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Autore: MaryKei_Hishi    22/02/2009    3 recensioni
Il sesso è sbagliato. Il sesso non si deve fare. Il sesso è sporco.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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parte III

L'odore di limone, di un limone appena tagliato.
È l'odore di Will .
Un odore fresco ed estivo che entra nelle narici, prepotentemente, che ti fa solleticare il naso e che ti induce a pensare al caldo e al sole.
Anche se si è a meno tre e si gela e piove o nevica.

Essere accanto a Will , per certi versi è essere proiettati a due passi dall'estate frizzante.

Will è sempre stato una persona ingombrante, nel senso buono ovviamente.

All'inizio è diffidente, ti tiene lontano, poi per non si sa quale ragione o per chissà quale sua macchinazione mentale, decreta che tu sei una persona sulla quale può fare affidamento e allora lui, molto semplicemente, ti si affida.

Will non sempre è materiale, ma è ogni volta puro spirito.
Will è paragonabile ad un sentimento.

I sentimenti arrivano, ti circondano e ti entrano dentro.

Non stanno lì a chiederti il permesso, se lo prendono e tu glielo concedi perché non hai altro da fare.

Will fa la stessa cosa.

Una volta che si fida di te, arriva, ti circonda di se stesso e ti entra dentro.

Non sta lì a chiederti il permesso, se lo prende e tu glielo concedi, perché non hai altro da fare.


Will non si dona in piccole dosi, Will si da tutto e subito, Will non ha mezze misure, Will non prova le cose a metà,
le prova quasi elevate al quadrato e nel bene o nel male te le rende note anche solo guardandoti negli occhi.

guardandoti negli occhi

è quando non ti guarda che il problema puoi benissimo considerarlo enorme.

Will è qualcosa di bello che ti capita tra le mani e lo afferri senza accorgertene, e ti ci leghi perché lui, senza chiederti niente, ti è già entrato dentro.
Te lo senti dentro e addosso anche quando non c'è, perché piegando, ad esempio,
una maglia che gli hai prestato, rimane impresso quel profumo di limone e vedi giallo per un secondo.

Quante volte mi sono infuriato con lui dentro di me, perché monopolizzava la mia mente, però non lo faceva lui, lo facevo io.

Ogni volta che brontolavo tra me e me dicendomi che era un coglione per quel motivo -ma più di ogni cosa era rivolto verso di me ogni appellativo che donavo a lui
- squillava il telefono e rispondevo ed era lui che se ne usciva con un'idea folle e impossibile e non si poteva non adorare.

Poi ci furono quei maledetti tre giorni.

Tre giorni di caos e silenzi.

Tre giorni in cui io ed Adam impazzimmo.

Tre giorni in cui Will non uscì di casa.

Non mi sarei mai immaginato che potesse arrivare a tanto, non pensavo che le sue paure ed insicurezze potessero portarlo a tanto.

Non pensavo che quelle parole che, mi aveva raccontato, l'avevano visto crescere privo di contatti umani gli lasciassero un segno tanto in profondità.

Il bello e il brutto di quei tre giorni furono un'unica cosa: il silenzio.

Un silenzio ostentato e protratto troppo allungo per non divenire un fiume in piena di parole.

le cose non dette furono, finalmente, dette.

il silenzio aveva superato il limite e era evoluto in qualcosa che serviva a tutti: parole.

Will aveva sempre avuto, da ché lo conoscessi, un sesto senso innato, quando qualcuno lo pensava -io-, o lui si materializzava all'istante
-che so, svoltava l'angolo e tu te lo trovavi davanti oppure ti si presentava a casa- o il cellulare squillava illuminandosi del suo nome.

In quei tre giorni né si materializzò né il cellulare si illuminò.

Non appena seppi cosa era successo provai a chiamarlo io ma il suo cellulare sembrava perennemente spento.

Dell'ipotetica sofferenza di Adam poco mi importava, lui lo conoscevo ben poco, che stesse male o bene non cambiava molto per me,
era della sofferenza di Will, che mi importava.

Quando presi la decisione che sì, sarei andato a cercarlo a casa, ero già nelle vicinanze della sua abitazione.
Avevo iniziato ad avviarmi quando solo l'ombra di quel pensiero si era avvicinata alla mia mente ma che già padroneggiava il mio corpo, tanto da farlo andare nelle direzioni giuste.

Entrando in casa sua, sorpassando sua madre ancor prima che mi fosse dato un qualsiasi permesso d'entrata e mentre attraversavo l'appartamento,
un vocio prima confuso poi sempre più nitido raggiungeva le mie orecchie cantilendando qualcosa sull'orario sbagliato per far visita a qualcuno,
un rimprovero che evidenziava un qualcosa che non si deve fare, come tutte le altre cose.

ero nelle vicinanze della sua camera, con tutta l'intenzione di bussare e parlare con lui e quelle due presenze femminili incombevano alle mie spalle,
non potevo vederle ma le sentivo sulla pelle come se mi fossero state addosso.

Mi voltai a guardarle.

-devo parlare con Will.-

finito di dirlo mi resi conto che non avrei solo parlato con Will ma che me lo sarei portato via.

Lo capii vedendo lo sguardo di Sarha, era uno sguardo che parlava, che diceva tante cose, ma ne gridava solo una: salvalo

c'era un salvalo dalla pazzia stampato a chiare lettere in quegli occhi lucidi.

ma... quello non era un compito che spettava a me, no.
Io l'avrei solo sottratto dalla pazzia che c'era in quella casa.
Salvarlo era un compito che spettava ad Adam. Appena entrato in casa mia, con Will, la prima cosa che pensai potesse giovargli fu un bel bagno caldo.
Glielo preparai e rimasi con lui tutto il tempo;
mentre era immerso, l'acqua creava uno strano effetto, era molto calda e proprio sulla superficie il vapore che si veniva a creare dava l'effetto di una fascia opaca e pesante che rimaneva sospesa a mezz'aria,
dalla parte della parete risaliva la parete in lingue di nebbia appena percettibili che a poco a poco si condensavano creando delle piccole goccioline sulle maioliche chiare.

Non avevamo parlato molto, lui meno di tutti e i miei discorsi -tanto per instaurare un qualsiasi dialogo- vertevano su domande come:
"Lo shampoo per capelli mossi ti va bene?” o se intendeva usare il balsamo.

Finiti gli espedienti per instaurare un qualsiasi dialogo per poter prendere poi alla larga -molto alla larga, visti gli argomenti- il discorso, mi inginocchiai a terra vicino alla vasca, vicino a lui.

è così forte il ricordo di quel che successe dopo che mi sembra quasi il presente e non una proiezione mentale di quel che fu.
gli presi il mento facendolo voltare verso di me e gli sorrisi.

-non è successo niente di male, Adam si è preoccupato tanto.-

nella pausa si adagiò con la schiena alla parete della vasca.

-e anche io, cazzo, ci hai fatto preoccupare.-

si voltò e mi guardò, così intensamente che mi sentii trapassare da quel maledetto sguardo.

-veramente?-

gli risposi di sì con un sorriso e un vaffanculo affettuoso appena sussurrato, se lo era meritato, quel vaffanculo e tanto.
Mi sorrise dicendomi che ero dolce.

-Dio santo! Will! Questa è una cosa da super checche! No no, non va proprio bene.-

sentii il bisogno di interromperlo, quel momento, perché con quella frase mi aveva messo addosso un tremendo imbarazzo.

Un ragazzo non dice ad un altro ragazzo che è dolce, è una cosa che non si deve fare.


il dopo...
beh il dopo venne da sé.
Gli detti un bacio d'affetto e me ne andai in camera.
Mi raggiunse dopo non so quanto e molto semplicemente dormimmo.

*

agitazione.

Era l'unica cosa che riuscivo a riconoscere dentro di me,
per il resto era un mucchietto di emozioni tanto forti che si mescolavano in continuazione e non si lasciavano riconoscere.

Le parole di Dany mi avevano rassicurato, e non poco.
Adam si era preoccupato, io l'avevo fatto preoccupare.
E ad essere sinceri non ne ero totalmente dispiaciuto.

Da almeno venti minuti eravamo in un bar e da almeno un quarto d'ora era arrivata la nostra ordinazione.

Erano quindici minuti che lui parlava e io guardavo la mia cioccolata calda.

-Will, guardami negli occhi.-

non era un rimprovero, era un richiamo, dolce e pacato.

Voleva guardarmi.

Non voleva vedere il mio involucro, voleva guardare me.

quando alzai gli occhi e incrociai i suoi scattò qualcosa di incontrollato.
Non so definire bene cosa, non l'avevo mai provato prima di allora...
fu qualcosa più forte e grande di me.

Prima lentamente, poi sempre più prepotentemente le parole iniziarono a sfuggire al mio controllo.

e le cose non dette, furono dette. eccome se lo furono.

-e poi...-
-e poi siamo due imbecilli Will, c'è poco da dire.-
concluse lui per me, ed era vero, eravamo proprio due imbecilli.


grazie a tutti di aver letto, e grazie per i commenti,

spero di non farvi attendere troppo per il prossimo pseudo capitolo
purtroppo non ho molto tempo per scrivere e sinceramente vorrei finirla in fretta, questa, per dedicarmi all'altra, totalmente
ora vi lascio

kiss

marykei-hishi
   
 
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