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Autore: fedsurvives    29/10/2015    5 recensioni
Il ragazzo pare ancora avere sembianze di una persona civile: i capelli corti, la barba come sempre incolta, ma il tutto rappresenta il solito ordine. Ciò che è differente arriva dai suoi occhi, quelle iridi chiare che appaiono già sconfitte in partenza, come se sapessero di essere nel posto in cui avrebbero terminato la loro esistenza.
The Arrow is dead. Oliver Queen non è più il Vigilante di Starling City e si è trasferito insieme a Felicity Smoak in una nuova città, dove provano a vivere una vita normale. Ma il destino gioca per l'ennesima volta un brutto scherzo all'ex arciere, che si trova nuovamente a dover combattere contro qualcuno, ma in un campo che non gli è congeniale. L'unica domanda è: chi ha incastrato Oliver Queen? Soltanto un avvocato di successo può rispondere a questa domanda.. e chi meglio di Annalise Keating?
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a tutti coloro che seguono e hanno recensito il primo capitolo!
Come avete visto, Oliver è in prigione, accusato di un omicidio che non ha commesso, e Felicity ha assunto Annalise Keating come avvocato, che, per chi segue How to get away with murder, non ha davvero bisogno di presentazioni. Ora vediao come avverrà l'ingresso di Annalise nella storia e soprattutto come reagirà Felicity al suo arrivo. Ed inoltre.. chi porterà con se l'avvocato dei suoi cinque super aiutanti? 
Buona lettura!

< Passato. 13 Settembre. >
 
Il trillo del telefono echeggia in uno studio arredato finemente, con buonissimo gusto. Un luogo lussureggiante, stracolmo di documenti, libri ed arredamento classico, ma decisamente in linea con l’atmosfera suggestiva che vige all’interno della stanza. Una donna, con capelli perfettamente ordinati in un taglio altrettanto classico, di colore, passeggia nervosamente verso quel dannato apparecchio, come al solito poco propensa a rispondere non sapendo chi ci sia dall’altra parte della cornetta. Annalise Keating deve sempre essere in controllo di tutto e nulla deve sfuggire al suo occhio indagatore.
«Keating.» Dice, con voce dura e diretta, attendendo che chiunque abbia osato chiamarla si presenti al più presto.
«Salve. Parlo con Annalise Keating?»
«Sono io.»
«Oh, grandioso! Sono Felicity Smoak e ho assoluto bisogno del suo aiuto. Ho sentito che lei è il miglior avvocato in circolazione e credo che possa davvero aiutare in questo caso, perché…»
«Stop!» Questa volta, il tono di voce della donna di colore è ben più accentuato, sonoro e dal volume quasi altisonante, che addirittura rimbomba sulle pareti del suo studio. Dall’altro lato del telefono, invece, si genera il silenzio più oscuro, un silenzio quasi interdetto di fronte a tanta prepotenza. «Chiunque lei sia, le consiglio di trovarsi un altro avvocato. Non sono disponibile nella sua zona, perché sì, ho visto il suo prefisso. Quindi, arrivederci.»
«Aspetti, la prego! Non è per me, ma per Oliver Queen e…»
«Senta, le ho già spiegato che…» Annalise si blocca per qualche istante, pensando a cosa non quadri in tutto ciò. Un dettaglio che ha ben compreso, ma che forse non ha ascoltato totalmente. «..scusi, può ripetere?»
«Ripetere.. cosa?»
«Ha detto Oliver Queen?»
«Sì, Oliver Queen. È stato arrestato per omicidio, ma è innocente, glielo posso assicurare. Lei deve assolutamente..»
«.. mi faccia trovare la prima parte della parcella domani sul mio conto. Le invierò le coordinate bancarie in giornata. Una volta che avrà fatto il versamento, partirò immediatamente. Arrivederci.»
«Aspetti, ma..» Click!
L’avvocato non attende oltre, odia le persone che parlano troppo. Ma sta sorridendo. Un sorriso determinato, un sorriso che attendeva un caso del genere da tempo. Un sorriso che ha individuato molto bene quanto potrà essere il guadagno in tutta questa storia. Oliver Queen è una delle persone più ricche del paese, che lei sappia. E potrà chiedere un compenso adeguato a ciò che l’aspetta.
«Walsh!» Ad un tratto, l’esclamazione che richiama uno dei suoi aiutanti arriva sino alla sala ubicata nelle vicinanze, da cui esce un ragazzo ben vestito, magrolino e con la barba abbastanza curata, capelli corvini e occhi da falco. La sua espressione è quasi indifferente rispetto a quella inaspettata chiamata.
«Eccomi.» Risponde, con tono incolore, osservando il suo “capo”, in attesa di ricevere le solite istruzioni.
«Partiamo tra due giorni. Preparati. Sarai l’unico a venire con me. E no, non è un premio.»
 
 
< Presente. 15 Settembre. >
 
La macchina, luccicante ed illuminata dal tiepido sole di fine estate, percorre la strada di quel viale che pare uscito da un classico telefilm americano. Villette ben sistemati, dai colori di una tonalità pastello, giardini con alberelli qui e là, macchine eleganti sui viali e una atmosfera di pura tranquillità. La donna di colore, seduta nel retro dell’anonimo Taxi giallognolo che ha preso, osserva il tutto con fare quasi disgustato ed impertinente. Annalise non è mai stata abituata a visioni così celestiali: tutta la sua vita è stata un vero e proprio inferno, in ogni senso, e non ha mai creduto al cliché dell’esistenza perfetta, della famiglia perfetta o della casa perfetta. Nulla di tutto ciò rappresenta la realtà, nella sua mente. Le sfumature della vita esistono da sempre e ad ognuno vengono consegnate quelle più chiare o quelle più scure, in maniera totalmente casuale.
«Gran posto per un omicidio, eh?» La voce ironica di Connor Walsh arriva alle orecchie dell’avvocato, con come unico sottofondo il rumore delle ruote dell’auto che premono sull’asfalto. Il ragazzo, stracolmo di impertinenza e sarcasmo, non si lascerebbe mai sfuggire qualche ghiotta occasione per una battuta pensata e ad effetto. Annalise lo conosce abbastanza bene ormai, tanto da capire quanto abbia bisogno di riempire i silenzi che si formano quando lei entra in una stanza, perché non riuscirebbe ad affrontarli. La donna si volta, alzando di poco le sopracciglia, scrutando quel ragazzo tanto abile quanto, alle volte, poco affine a lei.
«Anche un taxi è un gran posto per un omicidio se non la smetti di blaterare.» Replica, con fare autoritario e la solita parlantina da boss. Non ammette repliche, di nessun genere. Ciò che vuole sia fatto, deve essere fatto come vuole che sia fatto, senza se e senza ma, senza scusante alcuna.
Fortunatamente per Connor, la macchina si arresta pochi metri più tardi, di fronte ad una casa molto bella a vedersi, classica e non molto differente rispetto a tutte le altre presenti nel quartiere. Annalise scende dall’auto, osservando attorno a sé come a volersi impadronire all’istante di quei luoghi, scrutando ogni singolo particolare che possa aiutarla a comprendere di più di ciò che è accaduto. L’unica cosa fuori posto è una ragazza, bionda e con fare fin troppo rumoroso per lei. E già ha capito che si tratta della donna con cui ha parlato al telefono. Si avvicina velocemente e prova a proferire parola, ma viene subito interrotta dalla voce autoritaria della Keating.
«Entriamo, signorina Smoak. Non vorrà esporre ai quattro venti la situazione del suo capo.» La bionda la osserva, sorpresa e quasi interdetta di fronte a quella frase. Ma non c’è possibilità di replica, dato che la donna di colore le passa oltre, attraversando il vialetto ed andando verso la porta di casa. La Smoak si trova, dunque, a dover seguire quella perfetta sconosciuta nella sua casa, mentre accanto le si para la figura del ragazzetto sceso dallo stesso taxi. Connor fa spallucce, oramai ben abituato ai modi poco ortodossi dell’avvocato.
Una volta dentro l’abitazione, Felicity chiude la porta dietro di sé, indirizzandosi successivamente verso il salotto, una stanza che però sembra non riconoscere. Le appare chiarissimo come Annalise Keating abbia praticamente preso possesso del suo soggiorno, senza disturbarsi nel chiederne il permesso, cominciando ad analizzare le carte che erano appoggiate sul tavolino di vetro trasparente.
«Ho avuto a che fare con casi del genere. Anche se il suo capo è colpevole, vincerò.» Sentenzia la donna di colore, senza nemmeno rivolgere lo sguardo alla ragazza bionda, che si avvicina, questa volta ben più decisa a rispondere.
«Oliver non è colpevole.» Dice, con una sicurezza un po’ colma di finzione. Annalise si blocca, cominciando a volgere lo sguardo verso la Smoak, trasformando la sua espressione seria e dura in un largo ed ambizioso sorriso, quasi divertito dalle parole della ragazza. Ne ha viste tante, di biondine come lei. Saccenti, presuntuose e semplicemente insopportabili. Ma lei le può zittire in due secondi, le annulla con il solo sguardo.
«Oliver? Ora capisco con chi va a letto quindi.» Commenta, in maniera alquanto semplicistica, tornando successivamente alle carte. Il ragazzo, invece, sembra parecchio interessato ad una foto dei due, ritratti su uno sfondo marino.
«Bel bocconcino questo Oliver.» Dice, forse usando un tono molto più alto rispetto a quanto aveva preventivato. Ma in fondo non si vergogna affatto, Queen è un ragazzo affascinante e bellissimo e ciò che piace agli occhi, va anche esposto con la parola.
«Beh, signor Walsh.. visto che è parecchio interessato, direi che può andare lei in carcere, per capire la sua posizione verso questo processo.» Sempre con le iridi fisse sulle pagine che sta accuratamente studiando, l’avvocato assume ancora il ruolo di boss, senza possibilità di reclamare. Connor, tuttavia, sorride. In fondo è ciò che sperava.
 
 
Più tardi, lo stesso giorno, il Sig. Walsh, come adora chiamarlo Annalise, si ritrova nella medesima stanza in cui, il giorno prima, Felicity Smoak aveva avuto una conversazione con Oliver Queen. E quest’ultimo, vestito con la stessa tuta arancione, è seduto di fronte a lui, con aria quasi di sufficienza.
«Mi piace il nome Oliver. Il mio ragazzo si chiama così.» Afferma, divertito, Connor, scrutando l’ex Vigilante con notevole interesse. Sì, è fidanzato, ma è sempre stato un tipo alquanto libertino. E quell’Oliver Queen era tutto ciò che si potesse desiderare da un uomo. Il fidanzato della Smoak, ovviamente, non è dello stesso avviso e si limita ad inarcare le sopracciglia, trovando quella frase essenzialmente fuori luogo. Se questo ragazzetto era l’aiutante di Annalise Keating, non poteva essere così certo di uscire di prigione senza alcun capo d’accusa.
«Non credo che sarà una simile dichiarazione a far cadere le accuse.» Replica, con tono incolore, Queen, reputando oramai ben chiara nella sua mente la situazione. L’avvocato scelto da Felicity non era affidabile e non avrebbe nemmeno avuto voglia di conoscerlo. Conoscerla, a dire il vero, perché Annalise, fino a prova contraria, era un nome da donna.
«Già. Forse dovrei parlare del tuo fisico da macho, che ne dici?» Continua, imperterrito, l’aiutante della Keating, sempre più divertito da quella situazione. Gli è chiarissimo quanto Oliver Queen non abbia, ovviamente, i suoi medesimi gusti sessuali, ma in fondo non si può essere accusati di molestie in carcere, no?
«Forse dovresti dire al tuo capo di farsi vedere qui.» L’ex Arrow è ormai abbastanza innervosito da quella presenza disturbatrice, tanto da voler immediatamente congedarsi da questo incontro. Ma sa bene che cosa sia venuto a fare questo ragazzino impertinente: deve prendere informazioni su di lui, vedere come si pone ad estranei. Lo ha capito dagli sguardi, che non indicano unicamente l’interesse fisico dimostrato da Connor. Ma tutto ciò non serve a dargli fiducia. Ormai non si fida di nessuno.
«Lo farò, Ollie. Ma prima devi rispondere a qualche domanda.» Oliver sospira, estremamente esausto di quella assurda situazione. Ma resta lì, esattamente dove é. E si prepara a rispondere. Chissà, forse questa sarebbe stata la sua unica possibilità prima di pensare all’evasione.
  
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