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Autore: Persefone3    01/11/2015    4 recensioni
Aderisco con piacere all'iniziativa. Buona Lettura!
Nuova iniziativa : 12 Months Captainswan
Raccolta mensile di fanfiction dedicate ai Captainswan.
Per ogni mese 3 elementi come prompt, ognuno potrà scegliere quale gli sembra più congeniale alla propria storia,( anche più di uno) che naturalmente dovrà contenere anche il nome del mese corrente.
Gennaio: neve,camino, pattini
Febbraio: maschera, san Valentino, Super Bowl
Marzo: donne , risveglio, altalena
Aprile: scherzo, Cioccolato, pigiama
Maggio: fiori, pick nick, barca
Giugno:Estate, ciliegie, doccia
Luglio : spiaggia,temporale, gelato
Agosto: stelle, calore, mare
Settembre:vino, viaggio, passeggiata.
Ottobre: Compleanno ( Emma), coperta, zucca
Novembre: Ringraziamento, famiglia, nebbia
Dicembre: candele, vischio, anello
Abbiamo tanta voglia di leggervi!
Ideata da CSGroup
(Alexies, Alexandra_Potter, Clohy, CSLover, Lely_1324, Manu'sPirate e Pandina.)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Novembre: The Storm
 
Seduta alla sua scrivania, Emma aveva lo sguardo perso nel vuoto. Accanto alla sua sedia, Ginevra, nella sua carrozzina, giocava con la sua mano. Era la prima volta che Emma portava sua figlia in ufficio con lei. Da tre giorni viveva nell’ansia più assoluta e solo la presenza della bambina le aveva impedito di andare completamente fuori di testa: la nave su cui viaggiava Killian era dispersa in mare dopo il tremendo uragano che si era abbattuto sulle coste del Maine. Per l’ennesima volta, la donna stava ripensando alla loro ultima conversazione al molo. Lo aveva pregato di non partire, di aspettare, ma il Capitano era stato irremovibile.

- Killian, ti prego. Non puoi rimandare questa consegna? È in arrivo una tempesta, c’è il Ringraziamento, cosa succede se la fai la settimana prossima? Non puoi metterti in mare ora!
- Tesoro, non preoccuparti, ne ho superate di tempeste nella mia vita. Ti prometto che sarò di ritorno ancora prima che ti sia resa conto della mia assenza.

Hook l’aveva afferrata per i fianchi e stretta a sé, prima di riprendere a parlare.
 
- So che ora che ho una famiglia molte cose sono cambiate, ma ti prometto che per il giorno del Ringraziamento saremo insieme a mangiare tacchino e a giocare con i nostri figli. Non me lo perderei per niente al mondo. è il primo tutti insieme e abbiamo molto per cui ringraziare.
 
L’aveva baciata sulla fronte ed era salito a bordo senza lasciarle la possibilità di replicare. Da quando aveva iniziato a dirigere il porto con Eric, non era nuovo a queste brevi assenze. Aveva ormeggiato la “vecchia” Jolly Roger al porto per la famiglia e ne aveva acquistata una “moderna” per la sua ditta di trasporti marittimi in compagnia del fidato Smee.

Lasciando il porto, Emma però aveva una strana inquietudine dentro. Quell’improvviso viaggio non la convinceva del tutto. La ditta di mobili di Marco aveva avuto una grande espansione nell’ultimo periodo e i suoi mobili erano richiestissimi in ogni parte del paese e per le consegne aveva chiesto a Killian di occuparsene. Sapeva che quella consegna era per un’importante cliente che aveva pagato profumatamente sia Marco che Killian affinché la merce fosse consegnata prima del giorno del Ringraziamento. Era questa la cosa che più la tormentava: non avevano bisogno di soldi. Non navigavano nell’oro, ma la loro situazione economica era piuttosto solida e stabile. Certo, c’erano stati l’acquisto della nuova casa, la nascita della bambina e le spese per il matrimonio, ma erano stati molto attenti nella gestione delle finanze. A dir la verità, Killian si era dimostrato più abile e oculato di lei. Dirigere una nave e una ciurma per più di un secolo doveva essere stata un’ottima palestra per fare pratica.
Era tornata in ufficio e aveva cercato di convincersi che tutto sarebbe andato per il meglio anche se i bollettini meteo dicevano che sarebbe stato il novembre più piovoso degli ultimi cinquant’anni. E poi la paternità aveva reso Killian un uomo accorto e attento: se diceva che si poteva navigare doveva fidarsi.

Quando fu lanciato l’allarme meteo, Regina aveva immediatamente convocato Emma nel suo ufficio per concertare il piano di emergenza da attuare in caso di calamità naturale. Stavano mettendo a punto gli ultimi dettagli, quando il suo cellulare iniziò a suonare. Sul display c’era il numero di Killian.
 
- Regina, dammi solo un minuto.
 
La bionda si era alzata ed era uscita un momento in corridoio.
 
- Killian! – disse preoccupata senza neanche dire pronto – stai bene, amore?
- Benissimo Swan! Lo sai che sono un diavolo di Capitano! Ho terminato la consegna, il tempo di rifornire la Jolly e riparto immediatamente per tornare da te.
- C’è una tempesta che sta infuriando qui per le prossime quarantotto ore! Non puoi metterti in mare ora! Riparti quando la situazione si sarà calmata.
- È solo un po’ di pioggia! Ti ho detto che sarei tornato per il Ringraziamento e lo farò!
- No! Ascoltami! Puoi fare per una volta come ti dico, per piacere? Pronto! … Pronto!!
 
La linea era caduta improvvisamente. Emma aveva provato a richiamarlo ma la tempesta aveva già iniziato ad interferire con le linee telefoniche. Prima di rientrare nell’ufficio di Regina si era lasciata andare ad un gesto di stizza.
 
- Che succede? – aveva chiesto Regina
- Questioni personali. Dicevamo?
- Ho diramato l’allarme meteo e ho disposto che tutti i negozi fossero chiusi. La cittadinanza è stata avvisata di rimanere in casa e di uscire solo se strettamente necessario. Rimarranno attivi i numeri di emergenza e quelli dell’ospedale ovviamente.
- Mi sembra la cosa migliore da fare. Finisco le ultime cose alla centrale e poi mi chiudo in casa anche io.
- Emma so che non sono affari miei, ma non credo sia saggio che tu rimanga sola in casa con una bambina così piccola.
- So benissimo badare a me stessa e a lei, non preoccuparti.
- Non lo metto in dubbio, ma tuo marito è fuori e la vostra casa è piuttosto isolata. Se dovesse succedere qualcosa è meglio essere tutti vicini, facili da raggiungere. Perché non vai da tua madre per qualche giorno?
 
Uscita dal municipio, Emma era andata a prendere la bambina al nido e poi si era diretta a casa per preparare una borsa. Regina aveva ragione. Non appena misero piede in casa, un violento temporale condito da una nebbia fittissima aveva iniziato a rovesciarsi sulla città. Ginevra era stranamente irrequieta e continuava a trascinarsi dietro la giacca di pelle nera di Killian. Emma, alla fine, l’aveva sistemata sul lettone mentre metteva in un borsone le ultime cose. La bambina si era avvolta nel giaccone e si era accoccolata sul lato del letto che era solito occupare il padre. Quando Emma si accorse di ciò, si stese accanto a lei per tranquillizzarla.
 
- Amore, papà torna presto, lo sai che non può stare troppo lontano da noi. Lo dice sempre che niente lo rende felice come le sue Swans.
 
Ginevra aveva fissato la mamma con occhi dolci e allo stesso tempo con la giacca stretta in una delle manine. Per calmarla ulteriormente Emma le diede il ciuccio.
 
- Sai dove andiamo, tesoro? Da nonno David e da nonna Snow, almeno non saremo sole in casa.
 
Come aveva parcheggiato il maggiolino davanti al loft, David si era precipitato a raggiungerla con un grosso ombrello aperto.
 
- Prendi la piccola e corri dentro, non è il caso che prenda freddo. Penso io a parcheggiare la macchina e a prendere la borsa.
- Grazie papà.
 
Solo in quel momento David si era soffermato ad osservare meglio sua nipote nel seggiolino.
 
- Gioia del nonno, non è un po’ presto per le giacche di pelle stile pirata? A stento sopporto quelle di tuo padre …
 
Emma aveva reso di gusto e ringraziò suo padre nell’averle strappato un sorriso in quel frangente. Era riuscita a convincere Ginevra ad uscire di casa solo lasciando la bambina avvolta in quell’indumento.

Il resto della serata era stato piuttosto tranquillo nonostante il tempo fuori non aveva minimante accennato a migliorare. Dopo aver messo la bambina nel lettino al piano di sopra, Emma aveva provato a richiamare Killian ma la linea era ancora disturbata. L’ansia in lei continuava a montare silenziosa ma costante. Per cercare di arginarla decise di chiamare Eric al porto.
 
- Eric? Sono Emma. Scusa il disturbo, ma volevo sapere se ci sono notizie della Jolly e di Killian.
- Un’oretta fa il porto in cui era attraccata mi ha comunicato la sua partenza e la rotta. Sei preoccupata?
- Un po’ voglio dire perché si è messo in mare con questo tempaccio! Il cellulare non prende e non ho sue notizie da questa mattina.
- Lo sai meglio di me che quando Jones si mette in testa una cosa non lo smuovi. Vedrai che domani attracca in porto sano e salvo.
- Ma se succede qualcosa?
- Ci sono delle squadre pronte ad intervenire in caso di emergenza. Facciamo così, appena la Jolly Roger ci contatta te lo faccio sapere.
- Grazie, Eric.
 
Dopo aver riattaccato, Emma era salita al piano di sopra per controllare il sonno di Ginevra. La bambina sembrava piuttosto tranquilla malgrado i forti tuoni. Emma si era avvicinata alla finestra per osservare meglio le condizioni del tempo. Si strinse nel suo leggero pigiama di cotone e rimboccò le coperte di sua figlia. Appoggiata su una delle spondine del lettino c’era la giacca di Killian: senza pensarci due volte la infilò e tornò a guardare alla finestra. La strinse ancora di più a sé, come se fossero le braccia di Killian a cingerla. Immediatamente l’olfatto di Emma fu investito dal profumo dell’uomo rimasto ancora sulla giacca. E la nostalgia si era fatta ancora più acuta e quel dannato tarlo dell’ansia era sempre lì a battere dentro di lei. Un improvviso tuono e il pianto di sua figlia la ridestarono dai suoi pensieri.
Il cattivo presagio l’aveva inghiottita palesemente il giorno dopo, quando la nave di Killian non solo non era attraccata in porto ma aveva lanciato un segnale di SOS prima di perderne completamente le tracce. La nave sembrava sparita nel nulla. Alla povera Emma sembrava crollato il mondo addosso. Quando Eric era venuto a comunicarle la notizia, David aveva dovuto sorreggerla e metterla seduta al tavolo della cucina.
 
- Lo troveremo Emma, sono tutti lì fuori a cercarlo. Tutte le squadre sono in costante contatto con me. Torno al porto e lascio il cellulare acceso. Come ho qualche notizia ti prometto che sarai la prima a saperlo.
 
E poi erano trascorsi due giorno d’inferno, di notti in bianco e in lacrime, stringendo a sé Ginevra, l’ultima traccia di lui e del loro amore. Erano stati tutti molto comprensivi con lei, ma dopo il primo giorno in casa le era sembrato di impazzire, per questo era voluta tornare in ufficio: non pensare, avere la mente occupata e la sua bambina accanto. Non la lasciava praticamente mai, neanche con sua madre.
Stava ripensando all’ultima volta che lo aveva visto, alle ultime parole che si erano scambiati, all’ultimo bacio che le aveva rubato a fior di labbra, quando il telefono iniziò a squillare. Lo afferrò frenetica ed avviò la comunicazione.
 
- Pronto?
- Li abbiamo trovati! – disse Eric al telefono – abbiamo individuato la nave e la stiamo rimorchiando verso il molo. Saremo in porto tra un’ora al massimo.
 - Arrivo immediatamente.
 
Quando David rientrò alla centrale, vide sua figlia intenta ad armeggiare con il seggiolino del maggiolino, le mani le tremavano visibilmente, era evidente che fosse molto agitata.
 
- Non ti ci puoi mettere anche tu, maledetto coso!  Ho fretta!
- Emma che succede? Dove stai andando?
 
Non appena la donna si fu resa conto della presenza del padre, si appoggiò alla portiera iniziando a piangere.
 
- Hanno trovato la nave, la stanno rimorchiando al porto.
- Killian?
- Eric non mi ha detto niente, la linea era disturbata. Non so niente di preciso.
- Ora sistemiamo la principessina nel seggiolino e andiamo.
 
Non appena avevano messo piede al molo, Emma non aveva fatto altro che camminare nervosamente sulla banchina con la bambina in braccio. Come videro le navi rientrare, si precipitò sulla banchina per avere notizie. Come la Jolly Roger fu attraccata, Emma salì a bordo nonostante le fosse stato chiesto di rimanere a terra.
 
- Killian! – iniziò a chiamare – Killian, dove sei?
 
Sul ponte c’erano abbastanza feriti e solo in un secondo momento la donna si accorse che la stavano guardando in modo strano. Sapevano tutti che era la moglie del capitano.
 
- Dov’è il capitano Jones? Qualcuno mi risponda! Dov’è mio marito?
 
Nel frattempo David era riuscito a raggiungerla sul ponte. Il tono di voce di Emma tradiva le sue emozioni e lo stato di agitazione che pervadeva la donna. Ginevra, sentendo la madre molto agitata, aveva iniziato a piangere.
 
 - Emma, calmati! Stai spaventando la bambina!
- Perché nessuno mi vuole rispondere? La domanda è semplice: dov’è mio marito?
 
Improvvisamente sul ponte comparve anche Smee con una vistosa fasciatura al braccio, Emma fu subito da lui.
 
- Smee!! Dov’è Killian? Perché non è qui?
- Signora … io … veramente …
- Smettila di balbettare e dimmi dov’è maledizione!
 
L’unica cosa che l’uomo fu in grado di fare fu indicare gli alloggi sottocoperta. Emma guardò il padre con il panico che ormai la dominava completamente.
 
- Tengo io Ginevra – disse David prendendo in braccio la nipote – tu vai a vedere come sta.
 
Emma si precipitò giù per le scale come se avesse le ali ai piedi. Conosceva bene la nuova nave e sapeva perfettamente dove si trovava la cabina di suo marito. Si precipitò subito dentro. Non appena fece irruzione nella stanza, vide il corpo di Killian steso sul letto con una vistosa fasciatura alla testa e privo di sensi. In quel momento perse completamente ogni barlume di lucidità.
 
- No! – iniziò ad urlare sconvolta – Killian!!
 
Prima che potesse intralciare il lavoro dei paramedici e del dottor Whale, Eric si gettò su di lei per bloccarla.
 
- Perché non mi hai detto niente? – ringhiò in faccia a Eric.
- Perché sapevo che avresti reagito così. Potevi aspettarmi fuori?
- Credevo di potermi fidare di te! Killian si fidava di te! Ho il diritto di sapere come sta!
- Calmati per favore e lascia che Whale e la sua squadra si occupino dei feriti.
 
Emma vide il medico in persona occuparsi di suo marito. Si divincolò da Eric e raggiunse il corpo di Killian.
 
-Whale dimmi come sta, senza giri di parole.
-Ha ricevuto un brutto colpo al torace e alla testa. Se passerà una notte senza complicazioni posso sciogliere la prognosi già da domani. Lo trasportiamo in ospedale e lo ricoveriamo.
 
Quando David vide i paramedici portare fuori il corpo di suo genero in barella e Emma che lo teneva per mano con gli occhi inondati di lacrime, capì che la situazione era seria. Si avvicinò per dire a sua figlia di salire in ambulanza e andare con Killian, avrebbe pensato lui ad avvertire gli altri.
Nella sala d’attesa dell’ospedale, c’erano tutti. Quando fu chiaro che la cosa si sarebbe protratta per le lunghe, Snow aveva cercato di convincere sua figlia ad andare a riposarsi qualche ora con la bambina e che l’avrebbe avvisata in caso di sviluppi. Emma era stata irremovibile: avrebbe lasciato quell’ospedale solo in compagnia di Killian. E così alla fine Snow e David avevano portato i loro nipotini a dormire almeno un paio di ore al loft. Da quando era rimasta sola, Emma non aveva fatto altro che recriminare il fatto di non essersi imposta con lui e di averlo lasciato partire. L’alba era sorta da poco quando una mano con un bicchiere di caffè era comparsa dal nulla. Alzò lo sguardo e vide Smee davanti a lei.
 
-Signora Emma, ho pensato volesse qualcosa di caldo.
- Grazie Smee, perché non ti siedi?
 
Iniziarono a bere in silenzio il caffè della macchinetta dell’ospedale.
 
-Come è successo Smee? – chiese Emma improvvisamente
-La tempesta ci ha sorpresi non molto lontano da Storybrooke. Il capitano stava dirigendo le manovre per un attracco di emergenza, quando una forte ondata lo ha sbalzato contro il parapetto. Da lì in poi si è creato il panico a bordo. Mi dispiace.
 
Smee rimase accanto alla donna finché non arrivò il dottor Whale.
 
- Che mi dice dottore? – chiese Emma preoccupata.
- Ha la pelle dura tuo marito. È fuori pericolo.
- Posso vederlo?
- È ancora sotto sedativi Emma. Vai a farti un paio di ore di sonno e una doccia. Quando tornerai sarà già sveglio.
 
Quando Emma rimise piede in ospedale, aveva con sé una grossa borsa. Henry l’avrebbe raggiunta più tardi con Ginevra. Quando arrivò davanti alla porta della stanza in cui era ricoverato, sentì il cuore battere all’impazzata. Bussò. Una flebile voce da dentro le diede il permesso di entrare. Non appena entrò, lui era lì steso nel letto, felice che fosse arrivata. Emma si gettò immediatamente tra le sue braccia.
 
- Accidenti a te Jones! Mi hai fatto morire di paura!
- Scusa amore – disse l’uomo stringendola a sé
- Ho passato due giorni d’inferno, solo per una maledetta consegna!
- Sai che sono un osso duro!
- Ma si può sapere perché non hai voluto aspettare? Perché per una volta non hai fatto come ti ho detto? Non ho mai avuto così paura per qualcuno in tutta la mia vita! non farlo mai più!
- Marco mi aveva promesso un interessante benefit se avessi consegnato quella merce in tempo e così è stato.
 
Aveva ragione allora: era stata una banale faccenda di soldi. Emma sentì la rabbia salire in lei.
 
- Sei uno stupido! – disse con rabbia alzandosi.
 
Il rapido cambio d’umore lasciò Killian spiazzato.
 
- Emma mi spiace di averti fatto preoccupare, ti ho già chiesto scusa
 - Me ne strasbatto delle tue scuse! Non abbiamo bisogno di soldi, e tu non puoi comportarti come se non avessi una famiglia. Hai una vaga di come mi sono sentita? Stavo già immaginando di dover spiegare a nostra figlia come mai suo padre non era più con lei.
- Emma non esagerare ora!
- Non sto esagerando! Ascoltami attentamente: sto già crescendo da sola un figlio, non ho alcuna intenzione di dover fare lo stesso con Ginevra, intesi?
 
Killian si alzò dal letto con fatica e la abbracciò forte.
 
- Hai ragione, assolutamente ragione. Il fatto è che avrei guadagnato la cifra che mi avrebbe permesso di comprarti quella bellissima toeletta che stavi guardando l’altro giorno al negozio di arredi.
- Ti stavi ammazzando per una cosa del genere? Ascolta rischia la vita per salvare qualcuno, per una giusta causa, ma non per queste sciocchezze.
- Ma non ti ho mai comprato nulla, volevo farti un regalo.
- La nostra famiglia è il miglior regalo che potessi ricevere, non mi occorre altro.
- Mi dispiace di aver rovinato la festa del Ringraziamento, so quanto ci tenevi.
- Bene, perché Henry sta venendo qui con Ginevra e io ho portato il tacchino. Mangiamo qui tutti insieme e poi una volta che sarai dimesso nel pomeriggio torneremo tutti quanti a casa insieme.
- Mi piace il programma della giornata.
 
Improvvisamente si sentì bussare alla porta. Come Henry entrò con la sorellina in braccio e vide Killian sveglio si precipitò da lui. L’uomo fu sommerso. Sia Henry che Ginevra erano tra le sue braccia e si stringevano a lui.
 
- Piano, piano e ora prepariamoci per il pranzo. Henry mi aiuti ad apparecchiare?
- Certo mamma, inizio a tirare fuori le cose!
 
Emma rimase ancora un momento seduta accanto al suo uomo che stava ricambiando l’affetto che Ginevra gli stava dimostrando. Lo baciò sulla fronte ed ebbe la certezza di non volere niente altro dalla vita finche le persone che erano i  quella stanza erano con lei.       

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci qui con Novembre e con il penultimo capitolo di questa bella iniziativa. Io sto cercando di non farmi prendere la mano dall'angst, ma questa stagione mi sta mettendo a dura prova. Per fortuna poi torno in me e li faccio tornare insieme, con qualche scossone, ma tornano sempre insieme XD.
Prendetela così questa storia, mi è uscita dalla testa senza un motivo preciso.
Come sempre grazie a tutti per le letture, le recensioni e gli inserimenti nelle varie categorie.Siete una gioia!
Un bacione
Persefone 
     
  
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