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Autore: Iaiasdream    01/11/2015    1 recensioni
Come ogni normale essere mortale, anche il mio Lys ha i suoi lati storti. Oltre alla dimenticanza, la cosa che detesto è il suo amico del cuore: quell'arrogante, sbruffone, antipatico, play boy, scontroso di Castiel..... In quel momento, ho come un flebile barlume di lucidità. quel movimento, scatena in lui il sudore, che evapora sotto forma di profumo, innalzandosi e invadendo le mie nari, dandomi una sensazione strana, come un giramento di testa, ma non dipende dall’essenza, bensì da chi la indossa, e non è Lysandro.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Lysandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12° capitolo: IL NIPOTE DEL SIGNOR GERARD


Il sapore di quel bacio sembra essere famigliare. E nonostante sia stata presa alla sprovvista, e spaventata, il profumo che invade le mie narici, non mi fa reagire e respingere la persona che mi sta baciando con trasporto. So chi è, e so che quello che stiamo facendo è sbagliato, ma non riesco ad oppormi al volere del mio corpo.
Le sue mani accarezzano in modo sensuale i miei capelli, vagano frenetici sul mio viso, mi artigliano la nuca e delineano le spalle. Sento il suo corpo spingermi, facendomi premere la schiena contro la porta.
Il rumore delle labbra che si incrociano, riecheggia nello spazio in cui ci troviamo, poi a un tratto si ferma. Allontana il suo viso dal mio, ma continua a reggermi la testa. I suoi ansimi inondano le mie labbra, e quel profumo di colonia mi fa girare la testa.
<< Apri la porta >> sussurra facendomi rabbrividire di piacere.
Scuoto la testa << Castiel... non possiamo >> balbetto sentendomi sciogliere << È sbagliato... >>
Non riesco a finire la frase, che sento le sue labbra catturarmi con più impeto. << Apri. Tu lo vuoi tanto quanto lo voglio io >> riprende stringendomi i fianchi.
Non so perché, ma le sue parole sembrano ordini, tant'è che contro il mio volere, spingo la porta alle mie spalle, trascinandolo con me all'interno.
<< Ti detesto Castiel >> sussurro a denti stretti un'ultima volta prima di ritornare ad accogliere i suoi strafottenti baci.
<< Anche io >> risponde a tono aumentando la sua voglia.
Senza rendercene conto, ci ritroviamo in camera mia, camminiamo alla cieca intenti a raggiungere il letto, e intanto le mie mani diventano sue complici: le insinuo sotto la sua maglia, e sentendo la pelle calda e scolpita, fremo gemendo sulla sua bocca.
A quella reazione, Castiel sembra perdere il controllo di sé stesso, mi getta sul letto e si posiziona sopra di me, ma non appena lo fa, la sua gamba colpisce l'angolo del comodino, facendo cadere qualcosa. Lo vedo fermarsi e alzare la testa. Rimane così, mentre sento i suoi muscoli irrigidirsi e vedo la sua mascella contrarsi.
Non parlo, non gli chiedo nulla; non comprendendo cosa gli sia preso, aspetto di vedere una sua reazione; e questa giunge dopo poco: sbuffa sibilando un "cazzo", poi si alza e si avvicina alla finestra. Lo vedo passarsi le mani fra i capelli.
Nel frattempo mi siedo sul letto e volgo lo sguardo verso il comodino. Trasalisco nel vedere la foto mia e di Lysandro, e subito un forte dolore mi pervade il cuore, avvisandomi che i sensi di colpa stanno facendo la loro entrata in scena.
Se all'inizio mi ero convinta che la sera del compleanno di Rosalya avevo tradito Lysandro inconsapevolmente, dicendomi che non avevo colpa, adesso è diverso. Io ho voluto Castiel, ho desiderato il suo corpo, e nessuno può immaginare quanto questo mi faccia penare.
Di scatto mi alzo dal letto, lascio da solo il rosso in camera mia e velocemente mi dirigo verso il bagno. Chiudo la porta appoggiandomi di spalle a essa e fisso il vuoto; poi con passo stremato, mi avvicino al lavandino; guardo la mia immagine riflessa nello specchio.
<< Mi fai schifo >> dico a me stessa con un tono di voce soffocato dal pianto.
Perché è successo questo? Non avrei dovuto accettare il suo aiuto, non avrei dovuto permettere ai miei sentimenti di abbandonarsi alla tentazione che quel ragazzo rappresenta.
Apro il rubinetto, raccolgo quanta più acqua possibile e la getto sul viso. Rimango con la testa abbassata e gli occhi chiusi, mentre il viso di Lysandro si delinea nella mia mente accompagnato da quello di mia sorella. << Cosa sto facendo? >> mormoro ormai preda al pianto.
Dopo qualche secondo sento la porta di entrata sbattere rumorosamente. Riapro gli occhi.
<< Sì, va' via >> dico rivolgendomi a Castiel << Sparisci dalla mia vita >> aggiungo sprezzante, sentendo però, che quelle parole fanno più male di cento lame affilate.
Non devo patire per lui, Lysandro farà presto ritorno, io lo amo e gli ho promesso che lo aspetterò.
Con quelle frasi cerco disperatamente di convincermi, anche se so che non sarà facile dimenticare questo giorno.
Quando esco dal bagno, mi fermo nel corridoio per guardare la mia camera; il letto dove stavamo per fare ciò che non dovevamo, riporta i segni vividi delle nostre impronte. Scuoto la testa stringendo le palpebre, poi mi reco in cucina.
Sul frigo c'è un bigliettino giallo, macchiato dalla pomposa scrittura di Aisi, lo afferro leggermente, leggendone il contenuto.
"Oggi tocca a te fare la spesa. Ricordati di comprare i marshmallow alla fragola, e va pure in libreria, non aspettarmi devo uscire con Castiel"
Il foglietto mi scivola dalle mani. Inspiegabilmente l'ho sentito come un peso troppo grande da poter reggere. Sono queste le situazioni che non riescono a farmi passare i sensi di colpa. Sembrano essere maledizioni, perché nonostante i rimorsi che provo, non riesco a dirle la verità. Con quale coraggio continuo a guardarla in faccia? Non oso davvero immaginare la sua reazione se venisse a sapere che il suo ragazzo l'ha tradita con me, che sono sua sorella e che non ho fatto nulla per impedirlo.
L'immagine di Aisi sconvolta, e delle sue parole taglienti e offensive nei miei confronti, inchiodano i miei pensieri pur sapendo che non sono reali.
Mi viene da piangere ancora una volta. Guardo il mio corpo coperto dalla tuta che l'idiota mi ha prestato, e con uno scatto d'ira mi sfilo la giacca e il pantalone di dosso, gettandoli a pochi metri più in là. Finalmente riesco a sfogarmi, finalmente le lacrime cadono copiose e senza contegno. Ho bisogno di farmi una doccia, devo cancellare le sue impronte. Se solo ci fosse un modo per cancellarlo anche dalla mia mente...

***

<< Non potevano metterli più in basso? >> mormoro puntando i piedi e allungando il braccio per afferrare la colorata busta dei marshmallow alla fragola.
Ho comprato tutto, mi mancano solo quelle caramelle gommose; per mia solita sfortuna non c'è neanche un commesso, e il padrone del negozio è occupato a servire un cliente.
L'orologio digitale sul mio smartphone segna le cinque meno un quarto, se non mi sbrigo farò tardi a lavoro, e anche se il signor Gerard non è il tipo da fare storie, non voglio approfittarmi della sua benevolenza, così fulminando con gli occhi quella busta, mi accingo a spiccare un salto, per riuscire -almeno spero- ad afferrarla. Non appena, però, mi accingo a piegare le gambe per darmi lo slancio, vedo un braccio allungarsi proprio verso i marshmallow e afferrarne il pacco che si rivela essere ultimo.
Mi giro di scatto pronta per reclamare ciò che dovevo prendere, quando lo sguardo assente di Leigh si trova a incrociare quello mio. Subito, le parole che dovevo far uscire, le ingoio come se fossero litri d'acqua.
<< Audrey, ciao >>
<< Leigh... >> mormoro smarrita, non mi aspettavo davvero che fosse lui.
<< Non sei andata in biblioteca? >> chiede mettendo le caramelle nel suo cesto.
<< Tra un po' >> rispondo fissando il suo gesto, incapace di dirgli che quella busta dovevo comprarla io. Non ho assolutamente voglia di litigare per dei dolciumi, almeno, non con Leigh. Aisi si accontenterà. E con quella convinzione mi reco alla cassa per pagare, seguita dal fratello di Lysandro.
Dopo essere usciti dal negozio, Leigh si offre per fare la stessa mia strada, dato che il suo atelier si trova a due isolati dalla libreria.
<< Lys ti ha chiamata? >> chiede dopo un po' per spezzare il silenzio.
<< S-sì... >> balbetto presa inspiegabilmente alla sprovvista. << ...mi ha detto che farà ritorno per sistemare delle carte >>
<< State di nuovo insieme? >>
Annuisco malinconica fissando il vuoto, un vuoto che nella mia mente si riempie delle immagini dell'idiota e di ciò che stavamo facendo. Leigh si accorge della mia reazione e mi chiede se la cosa mi disturba. Scuoto la testa sentendomi sobbalzare il cuore, e con parole incerte gli spiego che sono ansiosa di vederlo.
<< Lys ti ama molto >> soggiunge dopo un po' spiazzandomi completamente. Sembra che lui sappia qualcosa e che con quelle parole mi abbia fatto intendere che ho sbagliato.
Fermo i miei passi, incapace di poter continuare a muovere le gambe. Perché mi si sta rivoltando tutto contro? Perché devo essere solo io a soffrire? Da ciò che quell'idiota mi ha fatto intendere è che il male che fa a mia sorella, non gli procura alcun rimorso, e allora perché devo stare sempre a pensare ai miei sbagli?
<< Audrey, mi senti? >>
<< C-cosa? >> chiedo con voce soffocata dal pianto, che fortunatamente riesco a trattenere.
<< Ho detto che io sono arrivato >>
<< Ah, sì... >>
<< Ci vediamo, ok? >>
<< Certo Leigh >>
Mi saluta e come fa per voltarsi, dalla tasca della sua giacca vittoriana, scivola il cellulare.
Lo sento imprecare mentre mi abbasso per prenderlo. Per fortuna non ha riportato graffi, ache se si è acceso da solo. Quando lo giro dalla parte dello schermo, un'insolita immagine cattura il mio sguardo. Rimango perplessa e anche un po' frastornata, dato che sto cercando di riordinare le idee e capire il significato di ciò che quella foto rappresenta.
Subito però, mi vedo strappare il cellulare di mano. Guardo Leigh, sembra agitato, mentre quasi in modo disperato cerca di infilare il telefono nella tasca della giacca.
<< Devo... devo andare... >> dice sbrigativo allontanandosi.
<< Leigh! >> lo fermo convinta, sentendo dentro di me una sensazione strana, colma di rabbia.
Lui si gira e mi guarda infastidito.
<< Rosa lo sa? >> chiedo inarcando le sopracciglia.
Lo vedo sbuffare, poi sorridere nervosamente. Si massaggia gli occhi e alla fine guardandomi, risponde: << Non... non ho il coraggio di dirglielo >>
Trasalisco sentendo quelle parole.
<< Mi sono innamorato della ragazza della fotografia, e non riesco a dire a Rosalya che voglio lasciarla... >> continua con voce sincera e dispiaciuta << ...voglio un mondo di bene a Rosalya, ma non l'amo più >>
Io non riesco a crederci. Sembra di vivere la mia stessa situazione, ma al contrario suo, io amo Lysandro.
Il viso di Leigh sembra afflitto, mi guarda forse aspettandosi una mia reazione, ma come posso rispondergli, e soprattutto cosa devo dirgli?
Mi dispiace Leigh, ma hai sbagliato a confidarti con me, non sono la persona adatta, non so cosa dirti, perché ho bisogno anch'io di avere consigli.
Senza dire una parola, riprendo il mio cammino con passo lento.
<< Audrey! Non glielo dirai, vero? >> mi chiede supplichevole.
<< Sei tu a doverlo fare, non io... non farla soffrire, Rosa non lo merita >>. Queste parole mi sono uscite istintive, e capisco che sono le stesse che riguardano me. Con quale coraggio mi sono permessa di fare la predica a Leigh, quando la prima ad essere in difetto sono io?  Ciò che sento in questo momento è il disperato bisogno di sapere che non sono l'unica ad aver sbagliato, perché sono sicura che sapendo che c'è qualcun altro mi rende il cuore sollevato. Lo so. So di essere una stupida egoista, ed è per questo che devo prendere una decisione e il più in fretta possibile.
La libreria è ormai vicina, noto la porta aperta, e una macchina parcheggiata di fronte. Mi fermo incuriosita cercando di ricordare dove ho già visto quell'auto, solo pochi secondi dopo vedo uscire una donna vestita in maniera esageratamente elegante, che si dirige in fretta e furia verso la sua macchina per poi sfrecciare a grande velocità.
Facendo spallucce, riprendo il cammino per entrare nel negozio.
<< Signor Gerard! >> esclamo per annunciarmi, ma lui, stranamente non dà la solita risposta.
<< Signor Gerard? >> riprendo affacciandomi alla porta del suo ufficio << Sono io, Audrey!... signor Ger... >> mi blocco all'istante nel vedere la scena che si staglia davanti a me: il vecchio bibliotecario è disteso per terra privo di sensi.
Getto all'aria un urlo di spavento, precipitandomi verso di lui e iniziando a scuoterlo per fargli riprendere i sensi.
<< Mio Dio, signor Gerard! La prego si svegli!... aiuto!! >> urlo, vedendo che l'uomo non risponde. Non so cosa fare, sono nel panico più totale. Mi alzo di scatto uscendo dal negozio e continuando a gridare aiuto.
Qualcuno si avvicina chiedendomi cosa sta succedendo. Spiego la situazione e subito mi ordinano di chiamare l'ambulanza. Acconsento con smarrimento. Dopo aver chiamato il centodiciotto, ritorno dal signor Gerard accorgendomi che il signore che è intervenuto, sta cercando di rianimarlo, e fortunatamente sembra alquanto esperto.
<< Respira, vero? >> chiedo disperata. Lui mi ignora completamente continuando a spingere i palmi contro il torace.
A un tratto, fissando il volto livido dell'uomo, innumerevoli immagini mi passano per la mente, e neanche una sembra essere buona.
Porto una mano sulla bocca cercando di soffocare il pianto che esce copioso dai miei occhi, poi finalmente in lontananza, la sirena dell'ambulanza annuncia il suo arrivo.
Due uomini piombano velocemente sul corpo esanime del vecchio.
Mi accingo ad avvicinarmi, ma subito mi sento afferrata per un braccio per poi essere trascinata nella hall del negozio.
Si tratta di una donna con la divisa, la quale non appena lontana dalla confusione, inizia a farmi domande.
<< Non lo so... >> rispondo in lacrime << ...l'ho trovato per terra da quando sono entrata >>
<< È una sua parente? >>
<< N-no... io sono la commessa... signora, cosa gli è successo? >>
<< Sembrerebbe un infarto >> risponde sbrigativa, lasciandomi disperata.
Scuoto la testa mentre mi accorgo che la barella con sopra il signor Gerard tutto intubato, si sta dirigendo verso l'ambulanza, guidata dai due soccorritori.

***

Per fortuna l'attacco d'infarto non è stato letale, il signor Gerard si è ridestato e non appena mi ha vista, mi ha chiesto di portargli un libro. Ho riso sentendomi il cuore colmo di gioia nel vederlo così. La sua pelle ha finanche preso colore, ma la sua espressione sembra alquanto strana.
Mentre percorro il lungo corridoio del reparto, passo davanti i distributori, e mi fermo pensando di bere qualcosa. La paura e l'ansia mi hanno distolta completamente dalla realtà, facendomi dimenticare che l'ora di pranzo è passata già da un bel po'. A ricordarmelo non è altro che il mio stomaco, il quale, non appena ho visto l'immagine del cappuccino che fa da sfondo al metallo, ha iniziato a gorgogliare, facendomi vergognare per quel imbarazzante rumore.
Istintivamente mi porto la mano nella tasca dei pantaloni, cercando di estrarre qualche spicciolo, ma non appena me lo ritrovo fra le mani, qualcuno da dietro mi spinge. La moneta mi scivola, cade sul pavimento e rotolando, si va a infilare sotto il distributore di caffè.
<< Ma che cavolo! >> esclamo adirata.
<< Mi scusi tanto... >> soggiunge una voce maschile dietro di me.
Mi giro di scatto incavolata nera. La persona che si è scusata, è un ragazzo alto, affascinante, con capelli corvini e due occhi dallo splendido, nonché raro, colore dell'oro.
<< Mi scusi... >> ripete guardandosi intorno.
<< No, non è niente >> rispondo come un automa, cercando di incrociare quel suo sguardo che sembra volermi sfuggire.
<< Sa per caso dirmi qual è il reparto cardiologia? >>, ed eccoli finalmente che si piombano su di me.
<< La prima porta a destra >> rispondo con una voce che non mi appartiene, talmente non riesco a capire quale forza maggiore mi sta facendo parlare, dato che tutti i miei sensi sembrano essersi paralizzati alla sola vista di questo ragazzo bello da mozzare il fiato.
<< Grazie >> risponde sorridendomi, per poi dileguarsi come nuvole portate dal vento.
<< Wow >> mormoro con gli occhi incantati davanti la porta.
Quando ritorno in me, è ormai plausibile che non posso riuscire a mettere qualcosa sotto i denti. L'unica soluzione è quella di ritornare a casa, pranzare, recarmi in libreria, prendere un libro per il signor Gerard e ritornare qui in ospedale.
Prima, però, decido di avvisarlo; così con passo svelto mi reco nella sua stanza.
Non appena mi trovo a un passo dalla soglia, sento un colpo secco e un'esclamazione: << Ti ho detto di andare via! >>, mi blocco impietrita concependo che si tratta di Gerard. Sta avendo una discussione con qualcuno, ma non so chi.
L'istinto mi ordina di sbirciare senza farmi vedere, mentre la ragione mi dissuade dal farlo, consigliandomi che non è una cosa giusta.
Da brava ragazza, dò retta a quest'ultima: giro i tacchi e accenno qualche passo per allontanarmi. Purtroppo, però, le parole del libraio mi bloccano un'altra volta.
<< Cos'è, adesso che conoscete la mia durata di vita, volete starmi accanto per prendervi ciò che rimane della mia dignità? >>
<< Ma cosa dici, zio? Se sei stato tu a volerci allontanare... >>
<< Sai benissimo perché l'ho fatto!... Ho perdonato troppe volte tua madre! Anche quando non doveva essere perdonata! >>
<< E cosa centriamo noi con mia madre? Non starai parlando ancora di quel giorno? >>
<< Sì, invece! Sto parlando di Edmond! Non dimenticherò MAI! >> una pausa, poi lo sento riprendere << ... perché siete ritornati? Perché è venuta in libreria?! >>.
Quella frase mi dà un sussulto al cuore e subito mi torna alla mente la donna che è uscita dalla libreria prima che trovassi il vecchio steso nel suo studio.
<< Non lo so... Sai bene che da quel giorno, dopo il tuo allontanamento ci siamo divisi tutti... Mia madre partì senza lasciare uno straccio di indirizzo, io dovetti ritornare in città per mandare avanti l'azienda... >>
<< E tuo fratello? >> lo interrompe il signor Gerard.
Il silenzio piomba fra i due come da risposta a quella domanda, poi, però, quello che deve essere suo nipote riprende con voce sommessa: << N-non l'ho più visto da quel giorno... >>
Sento il vecchio sbuffare e più nulla, così penso che sia arrivato il momento di entrare e avvisarlo della mia decisione; tutto, naturalmente, con estrema spensieratezza.
Allungo il braccio per bussare, ma non appena lo faccio, la porta si apre e le mie nocche vanno a poggiarsi sul petto di qualcuno.
Alzo lo sguardo di scatto; il ragazzo del distributore, guarda la mia mano con incertezza poi volge lo sguardo verso di me.
<< I-io... >> è l'unica parola che riesco a pronunciare.
<< Ci vuole ancora molto? >> mi chiede serio.
<< C-come? >> balbetto non comprendendo cosa intende.
Come risposta, dirige gli occhi sul suo petto e con un lieve movimento del mento, indica la mia mano ancora appoggiata a sé.
Indietreggio velocemente portandomi il braccio dietro la schiena. Imbarazzata è a dir poco. Mi sento avvampare la faccia come se vi avessero attizzato un falò.
Il ragazzo mi guarda accigliato, i suoi occhi dorati sembrano volermi fulminare.
Eppure quando si è scusato, sembrava tutta un'altra persona. Mi dico cercando di spostarmi, così che lui possa uscire dalla stanza senza avere un minimo sfioramento. Questo, però, è quello che penso io, perché lui non accenna alcun movimento, anzi, ha infilato le mani nelle tasche del suo cardigan e continua a fissarmi con sfida.
Non so davvero come reagire, ho paura che ogni minimo movimento, ogni minima parola, possa peggiorare la situazione.
<< Spostati, Viktor. Falla entrare! >> esclama infastidito Gerard.
Lo sconosciuto si sposta da comando, liberandomi così la visuale e la via.
Guardo il mio datore di lavoro, fermo davanti la finestra a guardare l'esterno.
Accenno qualche passo in avanti, stringendomi nelle spalle non appena mi avvicino al ragazzo che sembra seguirmi con il solo sguardo.
<< Cosa c'è, Audrey? >>
<< È... per il libro... >> balbetto sentendomi tutt'a un tratto imbarazzata.
Gerard si volta e mi guarda aspettando che continui.
<< V-volevo avvisarvi che vado in biblioteca e poi torno qui... >>
<< Non fa niente, Audrey. Non ho più voglia di leggere. Puoi tornare tranquillamente a casa tua >>
<< Ma... >> provo a replicare.
<< Va', Aud. Sto bene... non preoccuparti >>
Mi arrendo a quell'ultima frase. Scrollo le spalle e mi giro verso la porta. Suo nipote se ne sta appoggiato con le braccia incrociate al petto. Saluto il vecchio ed esco allontanandomi con passo svelto.
Non appena sono fuori dall'ospedale, un vento gelido mi colpisce in pieno volto mentre i capelli vengono scompigliati dallo stesso.
Con una mano cerco di riportarli al loro posto, do uno sguardo sfuggente al cielo imbrunito e sbuffando mi incammino verso la strada di casa.
Questa giornata è stata a dir poco disastrosa. Cominciando con quel casino a scuola... a proposito, dovrei pensare a come passare questi due giorni di sospensione. Con il signor Gerard in ospedale penso proprio che mi rintanerò in libreria, il posto più adatto per non vedere nessuno.
Ripetendomi queste parole, mi ritorna in mente Castiel. Ciò che è successo oggi, non dovrà mai più riaccadere e per convincermi di questo, non devo far altro che pensare intensamente a Lysandro. Afferro il cellulare dalla tasca, e vado sulla rubrica.
Voglio chiamarlo. Sento a un tratto il bisogno di ascoltare la sua voce. Sfioro la cornetta verde per far partire la chiamata, quando a un tratto il rombo di un motore d'auto mi fa trasalire.
Mi giro a un lato e noto una Citroën C3 blu fermarsi al mio fianco. Mi fermo incuriosita. Il finestrino si abbassa scoprendo il volto affascinante del nipote di Gerard. Mi guarda con uno strano sorriso sulle labbra.
Mi sento come un'idiota, mentre non riesco a concepire il motivo per il quale non riprendo a camminare.
<< Posso offrirti un passaggio? >> chiede il giovane in maniera così diretta, spezzando questo assurdo silenzio.
<< Posso anche andare a piedi >> rispondo togliendogli lo sguardo di dosso.
<< Me lo ha chiesto mio zio >> rivela sbrigativo.
Lo guardo ancora negli occhi, cercando di trovare in essi qualche altra risposta. Lui sbuffa un sorriso e si passa sensualmente una mano fra i capelli.
<< Andiamo, non ti mangio mica >> aggiunge sorridendo, convincendomi a fare ciò che, forse, non dovrei fare.






BAKA TIME: quanti mesi sono passati dall'ultima volta che ho aggiornato? non fatemeli contare, e non contateli neanche voi!!! Please! ... spero solo che questo capitolo vi sia piaciuto. come avrete potuto notare, è entrato in scena un altro ragazzo (Viktor! Non potrò mai e poi mai ignorarlo nelle mie fan fiction su dolce flirt... o cattivo o buono lo inserirò sempre!), cosa c'entra con il signor Gerard? Ma soprattutto, perché ha offerto un passaggio alla nostra Audrey? Seguite e scoprirete.
Alla prossima, un bacio a tutte!

   
 
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