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Autore: gattina04    01/11/2015    5 recensioni
Nuova iniziativa : 12 Months Captainswan
Raccolta mensile di fanfiction dedicate ai Captainswan.
Per ogni mese 3 elementi come prompt, ognuno potrà scegliere quale gli sembra più congeniale alla propria storia,( anche più di uno) che naturalmente dovrà contenere anche il nome del mese corrente.
Gennaio: neve,camino, pattini
Febbraio: maschera, san Valentino, Super Bowl
Marzo: donne , risveglio, altalena
Aprile: scherzo, Cioccolato, pigiama
Maggio: fiori, pick nick, barca
Giugno:Estate, ciliegie, doccia
Luglio : spiaggia,temporale, gelato
Agosto: stelle, calore, mare
Settembre:vino, viaggio, passeggiata.
Ottobre: Compleanno ( Emma), coperta, zucca
Novembre: Ringraziamento, famiglia, nebbia
Dicembre: candele, vischio, anello
Abbiamo tanta voglia di leggervi!
Ideata da CSGroup
(Alexies, Alexandra_Potter, Clohy, CSLover, Lely_1324, Manu'sPirate e Pandina.)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Novembre: Lasciami guidare la tua nave
 
Continuavo a guardarmi nello specchio assecondando il tumulto di sentimenti che mi si agitava dentro. Pur non approvando quel comportamento da parte mia, non ero riuscita a resistere e alla fine avevo fatto quello che non avrei mai pensato di fare. Avevo tirato fuori l’abito da sposa dalla sua custodia, ben nascosta nell’armadio, e l’avevo indossato. Mancavano poco più di due settimane al matrimonio, ma non riuscivo a placare la mia impazienza. Nonostante avessimo deciso di velocizzare al quanto tutti i preparativi, in modo tale da poterci sposare prima della fine dell’anno, mi sembrava che il tempo passasse al rallentatore. Non ero mai stata così impaziente in tutta la mia vita e mai avrei creduto di esserlo per un motivo simile.
Guardai di nuovo il mio riflesso nello specchio accarezzando le linee morbide dell’abito. Per quanto non desiderassi una cerimonia in grande stile avevo dovuto accontentare mia madre, lasciando a lei campo libero nell’organizzazione dell’evento, a patto che il matrimonio si tenesse entro la prima quindicina di dicembre. Ovviamente non avevo ceduto così facilmente, ma Mary Margaret era stata più testarda di me e avevo dovuto accontentarla, riuscendo però almeno a decidere la data. Mia madre aveva accettato, nonostante le lamentele per il poco tempo a disposizione, e così alla fine avevamo comprato un abito da sposa adatto alla situazione. Era molto classico, in realtà: aveva un’ampia gonna di tulle, con un scollo a cuore e delle semplici maniche. Per la prima volta, indossandolo, riuscivo a sentirmi una principessa. Con quell’abito riuscivo a sentirmi al mio posto anche se non sapevo esattamente spiegarmi il perché.
Ogni volta che mi ammiravo, inoltre, pensavo inevitabilmente alla faccia che avrebbe fatto Killian vedendomi. Lui che mi aveva sempre considerato molto più di una semplice principessa, sarebbe rimasto senza parole nel vedermi per una volta trasformata in quello che per nascita ero di diritto. Ricordavo ancora il suo sguardo quando avevamo danzato per la prima volta durante il nostro viaggio nel tempo. Mi aveva detto che sembravo nata per quello, per i grandi balli e le feste a palazzo. Beh e poi anche a Camelot aveva avuto lo stesso sguardo, solo che io non ero tanto in me in quel momento.
«Emma, tesoro, sei pronta?». All’improvviso sentii la porta sbattere e dei passi dirigersi verso la camera. Ero così presa ad ammirarmi che avevo perso la cognizione del tempo; e purtroppo non avevo considerato il fatto che Killian, prima o poi, dovesse tornare a casa.
«Non entrare», gridai, ma era già troppo vicino. Così dovetti ricorrere all’unica arma che potesse impedirgli di entrare: gli sbattei la porta in faccia chiudendola con la magia.
«Ahi», imprecò. «Maledizione Emma, vuoi rompermi il naso?».
«Scusa», sospirai affrettandomi a togliermi il vestito.
«Si può sapere che stai facendo? Perché non mi hai fatto entrare?».
Non avevo tempo di cercare una scusa credibile quindi optai per la verità. «Sto indossando l’abito da sposa, se vogliamo rispettare le tradizioni tu non puoi vederlo».
«E perché mai ti sei messa l’abito da sposa adesso? Ti sei forse dimenticata che dobbiamo andare alla cena del Ringraziamento dai tuoi genitori?». In realtà non me ne ero scordata, ma mentre mi preparavo avevo visto la custodia del vestito e non avevo resistito alla tentazione.
«Lo so, lo so. Solo che volevo provarlo soltanto per un secondo». Richiusi l’abito e lo infilai di nuovo nel suo nascondiglio sul fondo dell’armadio.
«Ecco adesso puoi entrare». Facendo un movimento del polso riaprii la porta. Killian entrò massaggiandosi il naso, mentre io mi infilavo il vestito che avevo preparato per quella sera.
«Lo sai, Swan, non ti facevo una di quelle donne che si provano l’abito da sposa davanti allo specchio i giorni prima del matrimonio, impazienti dell’arrivo del grande giorno. Una di quelle insomma che fin da bambina sogna il giorno del proprio matrimonio». Sorrideva sotto i baffi, sapendo quanto fossi suscettibile sull’argomento.
«Mi stai dando della ragazzina sciocca?».
Il suo sorriso si fece più ampio. «No sto solo dicendo che anche se lo celi molto bene, sei anche tu una sentimentale dolce donna che sogna il proprio matrimonio».
Lo fulminai con lo sguardo. «Se lo dici a qualcuno la pagherai molto cara. E lo sai che io mantengo sempre la parola data».
«Va bene, ma se non ti sbrighi faremo tardi e dovremo spiegare a David e a Mary Margaret il perché del nostro ritardo e…».
«Non oseresti», lo minacciai, superandolo e andando verso il bagno per truccarmi.
Lui mi seguì. «Lo sai Swan non ho paura della tua vendetta. Tu mi ami e mi vuoi sposare, lo hai appena dimostrato. Adesso sono io ad avere in mano informazioni compromettenti». Stava giocando con me, ma in fondo mi piaceva che lo facesse.
Gli sorrisi, sbattendo le ciglia. «Che cosa vuoi Killian?».
«È semplice, lasciami guidare il maggiolino fino a casa dei tuoi».
«Cosa?». Mi ficcai il mascara nell’occhio per la sorpresa. «Accidenti mi hai fatto sporcare. Spero che tu stia scherzando». Mi chinai a prendere lo struccante per rimediare al danno.
«Non sto scherzando. Voglio che tu mi insegni a guidare». Quando gli avevo chiesto cosa volesse per tenere la bocca chiusa avevo pensato che se ne uscisse con qualche richiesta più piccante, non certo quello.
«E vorresti imparare proprio oggi? Siamo già in ritardo Killian». E lui sembrava mettercela tutta per aumentare quel dato di fatto.
«In realtà no, sono passato in anticipo». Guardai l’orologio e sbuffai. Potevo prendermela con calma invece di fare tutto in fretta.
«Non importa Killian; è il giorno del Ringraziamento, e vorrei non dover ringraziare anche per essere arrivata sana e salva a casa dei miei».
«Non capisco bene lo scopo di questa festa, ma comunque da quello che mi hai spiegato non vedo come potrebbe esserci giorno migliore».
«Ah davvero? E per quale ragione?», gli domandai scoccandogli un’occhiata scettica. Presi la spazzola e iniziai a pettinarmi.
«Molto semplice Swan». Venne dietro di me e mi prese la spazzola di mano, iniziando a pettinarmi al mio posto. «Hai detto tu stessa che oggi saranno tutti impegnati a preparare dei grandi banchetti, quindi per le strade non ci sarà nessuno così sarà più facile per me».
Mi voltai verso di lui, permettendogli di sistemarmi le ciocche davanti con l’uncino. «Killian tu non puoi guidare mettitelo in testa».
«E perché mai?», protestò imbronciato.
«Beh mi pare ovvio. Hai una mano sola, e sai quanto questo sia poco importante per me, ma nessuno stato in questo mondo ti rilascerebbe la patente».
«Si ma ho anche un uncino. E tu potrai di certo confermare che anche con una sola mano, so cavarmela egregiamente in certe cosine». Mi scoccò un’occhiata maliziosa e piena di doppi sensi.
«È vero», sorrisi arrossendo inevitabilmente. «Ma io sono lo sceriffo Killian e devo dare il buon esempio».
«Emma ti prego, che cosa ti costa». Mi lanciò il suo sguardo da cucciolo, sapendo benissimo quanto quello potesse destabilizzarmi.
«Killian…», sospirai. «Non si può». Non ribatté ma usò comunque la sua arma migliore: mise il broncio e si allontanò da me con lo sguardo triste e amareggiato. Odiavo quando faceva così perché riusciva a farmi sentire in colpa anche se sapevo benissimo di aver ragione.
Chiusi gli occhi per poter pensare. Valutai i pro e i contro: beh sicuramente potevo farlo provare e accontentarlo, nonostante avesse una mano sola aveva dimostrato che quello per lui non era un handicap e quindi era come un semplice principiante che si accinge a guidare per la prima volta; in più aveva ragione per le strade non ci sarebbe stato nessuno. Dall’altra parte io ero lo sceriffo e dovevo far rispettare la legge, compreso quella di guidare con la patente o con qualcosa che identificasse l’idoneità alla guida. Inoltre il maggiolino aveva il cambio manuale e anche io mi ero trovata arresa la prima volta a guidarlo.
«Sarebbe meglio che tu imparassi con una macchina diversa», tentai. «Il maggiolino ha il cambio manuale e per te forse sarebbe più facile partire con una col cambio automatico».
«Se con più facile e per me ti riferisci al mio uncino mi pare di aver già chiarito ampiamente come questo non sia un problema. Tu lo sai, non puoi impedirmi di fare una cosa solo perché non ho…».
«Accidenti», sbottai interrompendolo. Mi ero messa intrappola da sola: l’aveva fatta diventare una faccenda personale tra me, lui e il suo moncone. Andai in camera presi il cappotto e la borsa, e quando tornai da lui gli lanciai le chiavi.
«È un sì?». Il suo volto si illuminò.
«Svelto prima che io cambi idea».
 Una volta in strada cambiare idea fu molto facile. Dalla finestra non mi ero accorta di quanta nebbia ci fosse: non si vedeva a due metri di distanza e sicuramente non era la situazione ideale per imparare a guidare.
«Beh direi proprio che dovremo rimandare», sospirai di sollievo. «C’è troppa nebbia oggi».
«Guarda Swan che io ci vedo benissimo», ribatté. «E poi ormai le chiavi ce l’ho io. Quindi non tentare di rimangiarti la parola». Dicendo ciò, salì in macchina dalla parte del guidatore e a me non restò altro da fare se non salire accanto a lui.
«Aspetta», lo fermai prima che infilasse le chiavi. «Prima ti devo dare delle lezioni base. Con il piede sinistro premi il pedale più a sinistra: quella è la frizione e devi usarla per inserire cambiare marcia. Con il piede destro premi o il freno, il pedale centrale, o l’acceleratore cioè quello a destra. Dammi la mano». Presi la sua mano e la portai sul cambio facendogli vedere come inserire tutte le marce.
«Parti dalla prima a salire. È tutto chiaro?».
«Penso di sì».
«Allora allacciati la cintura e infila le chiavi». Anche io allacciai la mia e mi voltai di nuovo per osservare ogni sua mossa. Quando la macchina fu accesa, misi per lui i fendinebbia e proseguii con le mie istruzioni.
«Allora per mettere la prima, devi premere la frizione e poi lasciarla andare lentamente. Via via che la lascerai vedrai che l’auto inizierà a muoversi. Prima però togli il freno a mano». Seguii le mie istruzioni, ma lasciò la frizione troppo velocemente e la macchina si spense con un singhiozzo.
«Maledizione», inveì. Gli sorrisi e aspettai che riprovasse. In effetti, non avevo mai avuto veramente paura a lasciarlo guidare: se sapeva gestire una nave era anche capace di guidare un auto. Si trattava più che altro di rispettare le regole. Però era divertente vederlo alle prese con qualcosa di cui non sapeva nulla.
«Riprova», sussurrai passandogli una mano tra i capelli. «Questa volta cerca di essere più delicato».
«Ci proverò, ma ti conviene smetterla di accarezzarmi se non vuoi distrarmi». Obbedii e tornai a fissarlo, riportando le dita sul freno a mano per precauzione.
Il suo volto era concentrato, gli occhi fissi sulla strada, una ruga di tensione a solcargli la fronte. Girò di nuovo le chiavi e inserì la prima; questa volta la macchina si mosse e un ampio sorriso si disegno sul suo volto.
Premette l’acceleratore e la macchina sobbalzò in avanti. «Oh!».
«Te l’ho detto devi essere più delicato, non fare movimenti bruschi», lo corressi. «Ti ricordi come si mette la seconda?». Annuì e si apprestò ad eseguire la manovra.
Ogni dubbio e perplessità svanì nel giro di poco; infatti, per essere un principiante se la cavava piuttosto bene. Nonostante la nebbia riusciva a tenere bene la strada, molto di più di quanto avessi fatto io la prima volta. Proseguimmo così lentamente, mentre io continuavo a spiegargli dettagli sulla tecnica, sulle varie spie e accessori e sui cartelli. Teneva il volante con l’uncino esattamente come l’avevo visto tenere il timone e via via che proseguivo vedevo il suo sorriso allargarsi sul suo volto. Avrei dovuto parlare con Regina per chiederle se non ci fosse un qualche modo per fare ottenere a Hook la patente. Vederlo felice era un incentivo sufficiente per invogliarmi a fare qualsiasi cosa per renderlo così sempre.
All’improvviso Killian, mise la freccia come gli avevo appena insegnato e accostò l’auto sul ciglio della strada spengendo il motore.
«Ma come ti sei già stancato di guidare?», lo presi in giro.
«No per niente». Si slacciò la cintura e si voltò verso di me. «Ho solo una tremenda voglia di baciarti». Un secondo dopo sentii le sue labbra premere sulle mie con dolcezza ma anche con passione. Prontamente sganciai anche la mia cintura in modo da poter voltarmi leggermente e ricambiare il bacio in maniera adeguata.
«Sai Swan», sospirò appoggiando la fronte sulla mia, «non sei l’unica ad essere impaziente. Non posso credere che ci sposiamo».
«Cos’è Capitano? Anche tu provi il tuo smoking di nascosto?».
«Beh non sono a questi livelli, ma credimi conto i giorni. Non vedo l’ora di poterti chiamare signora Jones». Sorrisi e intrecciai i miei occhi nei suoi.
«E chi ti ha detto che vorrò prendere il tuo cognome?», lo presi in giro. «Swan mi è sempre piaciuto e credevo che fosse di tuo gusto».
«Non mi importa del cognome, voglio solo che tu sia mia moglie». Lo baciai di nuovo, passando le dita tra i suoi capelli corti. Eravamo sul ciglio di una strada isolata, in mezzo ad un banco di nebbia: potevo lasciarmi andare e amoreggiare un po’ con lui. Era proprio quello di cui avevo bisogno prima della grande cena che sicuramente aveva organizzato mia madre.
«Grazie», sospirò alla fine di una serie di baci.
«Beh non devi ringraziarmi per un po’ di coccole. Lo so che in fondo sei un pirata tenero».
Il suo sorriso si allargo e i suoi occhi lampeggiarono nei miei. «Scherza pure, ma io ti stavo ringraziando per essere stata così paziente e avermi lasciato dirigere la tua nave».
«Il maggiolino sarebbe la mia nave? Devo dire che ne ha vissute parecchie anche lui. Comunque non sei per niente male. Sei bravo anche nella guida».
«Anche?», mi punzecchiò. «E in che cosa altro sarei bravo?».
«Non penso di doverti fare l’elenco completo. In fondo stai per diventare mio marito ed è quindi ovvio che io ti reputi bravo in molte cose». Questa volta ero stata io a creare doppi sensi, ma lui non raccolse le mie allusioni.
«Mi piace quando mi chiami tuo marito».
«Tra poco saremo una vera famiglia», sospirai trasognata.
«È così tanto che non ne ho una», mormorò. Potei notare le sue iridi scurirsi leggermente mentre dava voce a quel pensiero.
«Beh hai abbandonato la tua ciurma per me. Per inseguirmi hai rinunciato a molto».
«La ciurma non è come una vera e propria famiglia Swan. Devi mantenere un certa posizione e un certo controllo se vuoi che gli uomini ti rispettino. Quando ho scelto te non stavo rinunciando alla mia famiglia. È una cosa che non farei mai».
«Vuoi dirmi che in tutti gli anni in mare che hai passato con Spugna e con gli altri, non li hai mai considerati la tua famiglia?». Ero sbalordita, come si faceva a passare tanto tempo con delle persone e a non considerarle tali?
«Non fraintendermi Emma. Sono affezionato a tutti i miei uomini, e tengo a loro; e sì diciamo che sono stati una sorta di famiglia. Credimi avrei rischiato la mia vita per la mia ciurma se fosse stato necessario. Ma non è la stessa cosa di una famiglia basata su legami di sangue o sul vero amore. Un pirata va dove soffia il vento».
«Perché? Io ho cominciato a considerare Mary Margaret una di famiglia prima di scoprire che fosse mia madre».
«Non so dirti perché ma per me è diverso. In tutta la mia vita ho tradito la fiducia di molte persone, ma neanche nei momenti più bui avrei fatto una cosa del genere a mio fratello o a…».
«Milah», lo interruppi.
«Stavo per dire a te. Io non potrei mai, darei la mia vita per te».
«Ed io per te», sospirai baciandolo. Non capivo il suo punto di vista, o almeno non del tutto; forse era dovuto al fatto che avevo impiegato ventotto anni per riuscire ad avere una famiglia, o anche solo una persona da poter considerare come tale. Non lo capivo ma lo accettavo.
«Avrai di nuovo una tua famiglia Killian», affermai guardandolo negli occhi. «E poi proveremo ad avere un bambino». Il suo sorriso che mi rivolse fu oscurato da un’ombra nel suo sguardo.
«Che c’è?», gli domandai accarezzandogli una guancia.
«Emma tu credi che sarò un buon padre?». I suoi occhi mi scrutarono a fondo pieni di timore.
«Tu sarai un ottimo padre Killian. Ne sono certa». Non parve convinto dalle mie parole e perciò continuai. «Con Henry sei fantastico e sono sicura che nostro figlio sarà il bambino più fortunato del mondo perché avrà due genitori che lo amano. Un bambino non può chiedere di più».
«Non essere un bimbo sperduto», sussurrò.
«Non lo sarà. Noi non lo permetteremo. Killian io so bene cosa significa essere amati da te e nostro figlio non potrebbe avere un padre migliore. Essere amati da te è così travolgente: mi fai sentire come se fossi la persona più preziosa e speciale che ti sia mai capitata».
«Lo sei», mi interruppe.
«Lo so ed è per questo che so anche che nostro figlio o figlia avrà il padre migliore che possa desiderare».
Sospirò sollevato, come a liberarsi da quel profondo dubbio che evidentemente lo attanagliava già da un po’. Il mio tenero pirata insicuro! Era una parte che non tirava molto spesso fuori visto il suo ego abbastanza smisurato.
Lo baciai di nuovo per spazzare via ogni minimo dubbio che poteva essere rimasto. Presto i baci divennero più profondi e più intensi, fino a quando le sue labbra si spostarono sul mio collo in contemporanea con la sua mano che si faceva strada sotto il mio cappotto.
Lasciò una scia di baci roventi su e giù lungo la mia giugulare, per poi mordicchiarmi il lobo. L’uncino e la mano intanto salivano sempre più su sollevandomi cappotto e vestito. Era palese cosa stesse pensando, e l’avevo capito fin dal primo istante in cui aveva lasciato le mie labbra per andare a segnare la strada sulla mia pelle. Quello era il suo modo per dirmi che mi voleva ed era anche il mio punto debole.
«Killian», sospirai. Mugolò in risposta senza interrompere il suo lavoro.
«Non mi sembra il caso», tentai poco convinta io stessa. Strofinò il naso sulla mia guancia, facendomi fremere con il suo respiro caldo.
«Faremo tardi», protestai di nuovo. Appoggiò la fronte contro la mia facendomi naufragare nel mare dei suoi occhi. Gli passai le dita tra i capelli non riuscendo a resistere a quella enorme tentazione.
«Troveremo una scusa», mormorò in un tono appena udibile. Il suo uncino uscì da sotto i miei vestiti per andare a scostare una ciocca ribelle.
«Il maggiolino non è molto comodo per queste cose», era il mio ultimo tentativo, che sapevo già in partenza sarebbe fallito miseramente. Pur tutta risposta iniziò a baciarmi, sganciando il primo bottone del mio cappotto.
«Aspetta», lo interruppi ancora una volta.
«Maledizione Swan sai essere davvero testarda quando ti ci metti». Fece per scostarsi esibendo la sua migliore espressione imbronciata.
Lo fermai poggiando la mano sulla sua guancia e rivolgendogli un ampio sorriso. «Stavo per dire aspetta, fammi abbassare il seggiolino». Così dicendo con l’altra mano tirai giù la leva in modo tale che lo schienale assumesse una posizione orizzontale.
«Oh». Il suo sorriso riapparve più luminoso di prima. «La tua nave ha davvero mille sorprese. E poi dici che non è comoda». Non risposi e lasciai che mi prendesse ancora una volta.
 
Quando arrivammo dai miei, erano già tutti lì ed era evidente che stessero aspettando soltanto noi. Henry venne ad abbracciarmi esultando visto che stava morendo di fame. Regina era con Robin, Belle con Gold, il piccolo Neal stava giocando con Roland. Sembrava davvero una tipica riunione di famiglia per il giorno del Ringraziamento, se non fosse stato per il fatto che eravamo tutti personaggi delle fiabe. I miei genitori avevano la mia età, mio fratello poteva essere benissimo mio figlio, il mio fidanzato aveva un uncino al posto della mano, l’altra madre di mio figlio era anche la matrigna di mia madre ed era stata il motivo di tutto quel casino. Sarei potuta andare avanti così per ore.
«Perché siete arrivati in ritardo?», mi chiese Mary Margaret interrompendo il mio elenco mentale e prendendo i nostri cappotti.
«Abbiamo bucato», mentii prima che Killian potesse aggiungere qualcosa. Era stata la prima cosa che mi era venuta in mente anche se sapevo benissimo che non suonava per niente plausibile. La mia speranza era che non indagasse oltre.
«Oh». Sembrò perplessa ma lasciò perdere. «Bene adesso che ci siamo tutti possiamo cominciare». Se ne andò tirandosi dietro mio padre. Feci un sospiro di sollievo.
«Ma davvero?». La voce di Regina era scettica. Forse avevo cantato vittoria troppo presto. Mi voltai verso di lei sfoderando la mia migliore espressione innocente. Per fortuna nella stanza eravamo rimaste solo noi, Killian e Robin.
«Non capisco cosa tu voglia dire».
«Beh Emma forse potrai illudere tuo padre, e potrai avere la benevolenza di tua madre di non indagare oltre, ma non puoi certo ingannare me. Anche se siete ufficialmente fidanzati, non è stato cortese farci aspettare per dei motivi così futili».
Non sapevo come rispondere, anche perché sapevo benissimo che aveva ragione. Arrossii e cercai di balbettare qualcosa.
«Scusaci Regina», intervenne Killian cercando di togliermi da quel pressante imbarazzo.
«Da cosa l’hai capito?», riuscii a dire infine.
«Pensavo che una cacciatrice di taglie come te non avesse bisogno di queste domande. Forse l’amore ti ha annebbiato un po’ troppo la testa per non accorgerti dei dettagli anche più banali».
Stavo per ribattere quando Robin intervenne. «I vostri vestiti».
Mi guardai ed in effetti avevo i vestiti più sgualciti di quanto avessi notato. Erano decisamente in disordine.
«E i tuoi capelli», sospirò Regina rivolgendomi un sorriso, facendomi capire che il peggio era passato. «Sembra che tu abbia cercato di sistemarli con le dita e sicuramente è così».
«Oh merda», sbottai andando a guardarmi ad uno specchio.
«E per non parlare del fatto che hai le guance arrossate ed entrambi avete quel sorriso ebete di chi è stato appena appagato».
Killian intanto se la rideva sotto i baffi, insieme a Robin. Il fatto che fossero diventati amici non significava che dovessero prendersi gioco di me.
«Hook è tutta colpa tua», sbuffai puntandogli un dito contro.
«Allora che cosa aspettate?», ci interruppe mia madre venendo a richiamarci. «Perché non venite a tavola?». Killian approfittò subito per dileguarsi e uscire da quella situazione.
«Arriviamo», sospirai seguendo Regina e Robin verso l’enorme tavola apparecchiata.
«Emma per l’amor del cielo, forse è meglio se tieni i capelli sulle spalle».
«E perché mai?», sbottai spazientita.
«Non vorrei che tuo padre notasse il succhiotto che hai sul collo». Portai istintivamente la mano alla gola percependo benissimo il punto arrossato sulla mia pelle.
«Hook», gridai arrabbiata.
«Beh Emma calmati», mi sorrise mia madre. «Non sarebbe una cena del Ringraziamento in famiglia se non ci fossero moment imbarazzanti da poter raccontare in futuro». Detto ciò mi trascinò nel bel mezzo di quella che era la nostra strana famiglia.


 
Buon Novembe a tutti!
Sono di nuovo qua con un altro mese, che tra l'altro è il mio mese. Questo è un capitolo molto dolce e coccoloso, visto che ora come ora con la Dark Swan le cose sono un po' difficili (anche se poi ci regalano dei momenti stupendi Capitain Swan a Camelot). Comunque sia Emma che Killian non vedono l'ora che arrivi il giorno delle nozze, tanto che lei si prova il vestito da sposa ed ha anche lasciato l'organizzazione del matrimonio a Mary Margaret. Per il vestito io me l'ero immaginato più o meno così http://fotogallery.donnaclick.it/images/2014/02/Abirto-con-scollo-a-cuore-e-maniche.jpg 
Spero che il capitolo vi piaccia come sempre. Ringrazio chi legge, segue, recensisce la mia storia!
Un abbraccio e a dicembre!
Sara
P.S. Buon OUAT day!
  
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