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Autore: Fragolina84    04/11/2015    1 recensioni
Sequel di "Makani"
La nebbia ti fa sembrare strane e aliene anche cose che conosci benissimo. Inoltre, ti confonde, ti stordisce. Così come confonderà Nicole che, ad un certo punto, si renderà conto di essere persa nella nebbia, smarrita.
Ma, e questo è certo, sotto la nebbia c’è sempre il sole che prima o poi scalderà l’aria e la farà salire, cosicché Nicole tornerà a vedere con chiarezza ciò che la nebbia nascondeva.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve McGarrett
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I miei Five-0'
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La missione è compiuta,
ma a che prezzo?

Un leggero bussare svegliò Nicole che aprì gli occhi proprio mentre Steve apriva uno spiraglio nella porta della stanza uno del reparto di medicina dell’Hawaii Medical Center dove la donna si trovava ricoverata da una settimana.
«Ci sono visite per te» sussurrò. «Sei presentabile?»
Nicole sorrise e annuì. Steve spalancò la porta e Cynthia ed Elliot entrarono nella stanza. Quest’ultimo si era ripreso perfettamente dal forzato soggiorno su Isla Niebla e, sebbene la maglia gli ballasse addosso a causa del peso perduto durante la prigionia, era in forma.
Lei sorrise e gli tese la mano, che lui strinse, mentre Cynthia si fermava ai piedi del letto.
«Stai bene, Elliot?» domandò.
Il giovane scosse la testa mentre un sorriso gli incurvava le labbra. «Hai anche il coraggio di chiederlo tu a me! Sei incredibile». Poi divenne serio: «Steve e Cynthia mi hanno raccontato quello che hai fatto per me. Non avresti dovuto metterti in pericolo in questo modo. Hai ben visto che Rafael Machado non è propriamente un sant’uomo e hai rischiato molto».
Nicole si strinse nelle spalle: «Siamo a casa, no? È ciò che conta».
Elliot si chinò per abbracciarla con cautela: «Ti devo la vita. Non potrò mai ringraziarti abbastanza» disse.
«Nemmeno io, per avermelo riportato indietro sano e salvo» gli fece eco Cynthia.
Si trattennero per un po’ e Elliot raccontò a Nicole cos’era successo. Come già sapevano, aveva accettato l’incarico per salvare la sua azienda che da qualche tempo navigava in acque non troppo tranquille. Aveva fatto ricerche su Machado prima di partire, capendo bene che tipo fosse il colombiano. Ma non aveva potuto dire di no; non con le cifre di cui si parlava.
Ma appena arrivato, si era reso conto di non poter proteggere qualcuno che infrangeva la legge in quel modo. Non poteva soffocare ciò che la sua coscienza dettava. Perciò, come Steve aveva previsto, aveva cercato di rimediare da solo, raccogliendo segretamente informazioni sulle operazioni di Machado, nel tentativo di incastrarlo.
Machado però era troppo furbo e se n’era ben presto accorto. Quando era stato scoperto, Elliot aveva cercato di fuggire, ma non ci era riuscito. Rafael l’aveva quindi imprigionato sull’isola per cercare di capire per chi lavorasse. Elliot non aveva parlato, anche perché non lavorava per nessuno se non per amore di giustizia.
«E poi tu e i Seals capitanati da questo pazzo amico che mi ritrovo siete arrivati e mi avete riportato indietro» disse Elliot, scambiando un’occhiata con Steve che si era seduto sul letto della moglie.
«Tu avresti fatto lo stesso per me, se fossi stato in pericolo».
«Ma io ci avrei messo di più. Non posso certo contare su una compagnia di forze speciali».
«Qualcuno ha nominato i migliori?»
Il vocione di Dean Cooper li fece voltare. L’uomo era sulla porta e dietro di lui c’era il resto della compagnia che aveva aiutato Steve ad estrarre Nicole ed Elliot da Isla Niebla.
Entrarono tutti nella piccola stanzetta che divenne ben presto sovraffollata. Un’infermiera di mezza età con un paio di occhialini sulla punta del naso entrò schioccando la lingua in segno di disapprovazione, borbottando oscure minacce e cercando senza successo di sospingere fuori i visitatori. Elliot la tranquillizzò, assicurando che lui e Cynthia se ne sarebbero andati e, dopo aver salutato Nicole e averle augurato di rimettersi presto, uscirono.
L’infermiera rimase sulla porta con i pugni chiusi sui fianchi, ma non poteva vincere una squadra di Seals e alla fine, dopo la garbata richiesta di Steve consentì che rimanessero, ma non più di dieci minuti.
«Come stai, signora McGarrett?» domandò Dean.
«Come se mi avessero sparato!» esclamò la donna. Poi tese le braccia verso il marito: «Ti spiace, Steve?»
L’uomo l’afferrò con delicatezza e la tirò un po’ più su, mentre lei stringeva i denti sentendo i punti tirare leggermente.
«Mi sa che ti sei rovinata il bikini, bellezza» sottolineò Johnny.
«Temo proprio di sì» confermò la donna.
Quando era arrivata sulla nave appoggio, Nicole era stata portata subito in sala operatoria. Il medico le aveva estratto il proiettile che le aveva perforato la milza, rendendo necessaria l’asportazione della stessa. Poi l’aveva ricucita, mentre la corvetta navigava verso Panama. Lì, Nicole era stata imbarcata su un volo militare assieme a suo marito e al resto dei Seals e riportata in patria.
A Honolulu l’avevano operata di nuovo, riaprendo la ferita per suturarla in modo diverso, tentando di limitare i danni, ma le sarebbe comunque rimasta una cicatrice abbastanza visibile. Nicole era ricoverata da una settimana e sperava che presto l’avrebbero dimessa: non desiderava altro che tornare a casa e ritrovare il suo equilibrio e la sua intimità con Steve.
«Ma questi non sono affari tuoi, depravato che non sei altro!» borbottò Steve, e le risate scrosciarono.
Poi Dean alzò una mano e chiese un attimo di silenzio. «Penso di poter parlare a nome di tutti dicendo che sei stata grande, Nicole. Senza il tuo aiuto e le informazioni che hai coraggiosamente raccolto sull’isola, il nostro lavoro sarebbe stato più approssimativo e di certo più pericoloso».
Tra i Seals non c’erano state perdite, lei ed Elliot erano stati portati in salvo senza troppi danni e, cosa più importante, erano riusciti ad assicurare Rafael Machado alla giustizia. In quel momento, il colombiano aveva la residenza presso uno dei carceri di massima sicurezza più top secret del continente, soggiorno che si sarebbe protratto per il resto dei suoi giorni.
«I dati che hai raccolto mentre eri lì e il video che hai registrato il primo giorno sono bastati a incastrarlo per bene. La prossima volta che uscirà di prigione sarà dentro una bara per il suo funerale» concluse Dean. Poi alzò gli occhi verso Steve. «Gliel’hai già detto?»
L’uomo scosse la testa: «Volevo che foste presenti anche voi».
«Dirmi cosa?» chiese Nicole.
«Il mese prossimo, il Presidente Obama verrà in visita alle Hawaii e ha chiesto di incontrarti. Vuole scambiare quattro chiacchiere – e probabilmente dare una medaglia – a chi ha dato un contributo fondamentale alla cattura dell’uomo che da anni forniva armi ai nemici degli USA e alimentava il traffico di droga» spiegò, di fronte all’espressione incredula di Nicole.
«Una medaglia?» chiese lei. «E perché a me? Siete voi ad averlo catturato».
«Ma sei stata tu ad incastrarlo» rispose Johnny.
«E quel riconoscimento te lo meriti alla grande» disse Alex con il suo vocione.
«Anche se si è trattato di un’operazione clandestina?» domandò la donna.
«Il Presidente deve aver visto la tua foto, bellezza!» esclamò Dean e tutti risero.
Nicole non sapeva cosa dire: non aveva fatto altro che quello che per lei non era solo un lavoro ma una vocazione. Suo padre era un ufficiale dell’Esercito e le aveva trasmesso il forte senso del dovere che l’aveva spinta ad arruolarsi in Marina. Il destino gliel’aveva portato via troppo presto, quando ancora non si era laureata, ma sapeva che lui sarebbe stato orgoglioso sia dei risultati che aveva ottenuto, sia della decisione di unirsi ai Five-0, sia di quanto aveva fatto da allora. E di sicuro sarebbe stato fiero nel vederla incontrare il Presidente della Nazione che aveva giurato di proteggere.
«Tua moglie riceverà una medaglia, Steve» evidenziò Sam. «Sei più orgoglioso o più invidioso?»
Steve sorrise, chinandosi per sfiorarle i capelli con le labbra in un bacio delicato: «Soltanto orgoglioso. Ma non credo che le permetterò più di spaventarmi in questo modo».
I Seals risero, richiamando l’attenzione dell’infermiera con gli occhiali che si precipitò di nuovo nella stanza e pretese che se ne andassero, con la scusa che Nicole doveva riposare. I militari la salutarono – sarebbero partiti il giorno seguente – ma promisero di tornare quando Obama avesse deciso di consegnarle l’onorificenza. Steve rimase ancora un po’, poi Nicole insistette perché  andasse in ufficio e anche lui la lasciò, con la promessa di tornare nel pomeriggio.
Lei accese il televisore e si rassegnò all’ennesima giornata di noia in ospedale.
 
L’oceano era stranamente calmo e la brezza era quasi assente. Nicole si godeva l’ultimo sole della giornata distesa su una sdraio, sulla spiaggia privata dietro casa. Erano trascorse tre settimane dal suo ferimento nel corso dell’operazione di salvataggio e dieci giorni dalla dimissione dall’ospedale. Nicole aveva sperato di tornare subito in ufficio ma, nonostante avesse protestato con Steve che un’altra settimana di inattività forzata le sarebbe costata la vita, lui era stato irremovibile, al punto da piazzare un agente davanti a casa per fare in modo che la donna ci restasse.
In effetti, nonostante tutta la sua buona volontà, il colpo era stato notevole e non bastavano pochi giorni per riprendersi da una ferita del genere. Steve lo sapeva e faceva del suo meglio per tenerla a riposo, cosa che la donna aveva infine accettato.
Steve la trovò ancora lì quando rientrò dal lavoro e si avvicinò senza farsi sentire, osservandola mentre, ad occhi chiusi, prendeva l’ultimo sole del giorno. Era in bikini e non era difficile scorgere che era un po’ dimagrita, ma aveva comunque un corpo stupendo, anche se ora la pelle liscia era deturpata dalla cicatrice sul fianco. Il medico aveva detto che, con il tempo, sarebbe sbiadita, ma ora era ancora ben evidente, e gli avrebbe ricordato per sempre quanto vicino a perderla era stato.
«Guardone e pervertito!» esclamò lei ad un certo punto, senza aprire gli occhi. Steve sorrise e si avvicinò. La donna si spostò un po’ e lui sedette sulla sdraio, chinandosi per baciarla.
Le labbra di lei erano calde e morbide. Steve le accarezzò con le proprie e lei le aprì subito, lasciandolo entrare. Le mani della donna salirono a cingergli la nuca. Era più di un mese che non facevano l’amore e il desiderio ribolliva appena sotto la superficie tanto che, mentre le loro lingue giocavano a sfiorarsi e i respiri di Nicole si facevano brevi e spezzati, lui si scostò un attimo, sfilandosi la maglietta e lasciandola cadere per terra.
Riprese a baciarla, accarezzandola sulla pelle che ora non era più rovente soltanto per il sole, finché lei si scostò bruscamente.
«Non posso farlo» sbottò.
Confuso e preso in contropiede dalla sua reazione, Steve ci mise un attimo a riprendersi. Poi si allontanò un po’ dalla moglie.
«Tranquilla, è tutto ok» mormorò, scostandole i capelli dal viso. Prima di arrivare a sfiorarla però, Nicole si scostò di nuovo, evitando il contatto. Quando voltò la testa verso di lui, Steve si accorse che gli occhi, scuri come il mare in tempesta, erano colmi di lacrime.
«Tesoro, che succede?» domandò con dolcezza.
«Devo parlarti, Steve. Ho già rimandato troppo a lungo».
L’espressione dell’uomo era perplessa. «Di che si tratta?»
Nicole tacque; poi trasse un lungo respiro come se si stesse preparando per un’immersione e lo guardò negli occhi.
«Io non posso continuare con questa consapevolezza, Steve» disse, rendendo l’espressione di lui ancor più esitante.
«Non ho idea di cosa stai dicendo».
«Io ti ho tradito» spiegò, calando le palpebre sugli occhi viola e voltando la testa per evitare il suo sguardo.
Lui la costrinse a voltarsi. «Era lavoro, Nicky».
Nicole scosse la testa. «No, non lo era». Era difficile tirare fuori quelle parole, eppure Nicole doveva farlo. Doveva parlare con lui e dirgli ciò che era successo: Steve aveva il diritto di sapere e di decidere. «Non era la prima volta che mi ritrovavo a dover sedurre qualcuno sotto copertura, ma stavolta è stato diverso».
Steve scosse la testa: sapeva cosa voleva dire, l’aveva intuito. Ma non era necessario: «Piccola, va tutto bene. Questo non…» tentò di dire, ma lei lo interruppe. Si raddrizzò e gli afferrò il braccio con forza.
«Machado è un bell’uomo e con le donne ci sa fare… Non sapevo più se ero io a sedurre lui o lui che stava seducendo me… Lasciarsi andare era così facile e io mi sono accorta che mi stavo lasciando andare… Ho cercato di oppormi, ma non…»
Parlava con frasi spezzate e smozzicate, mentre le lacrime le scivolavano giù sulle guance. Steve la prese per le spalle, scuotendola leggermente e facendola tacere.
«Nicky, ora ascolta me, per favore» mormorò con dolcezza. «So cos’è successo con Machado. Ho udito quasi tutto». Le accarezzò il viso con delicatezza. «E so perfettamente come ti devi essere sentita. Ma so anche che non saresti andata fino in fondo con lui».
«Non puoi saperlo, io stessa non…»
«Sssh, va tutto bene» le disse di nuovo. «Hai fatto ciò che dovevi per salvare qualcuno che considero quasi un fratello e va bene, non posso né voglio incolparti di nulla». Le asciugò le lacrime con le dita. «Quando ho accettato che venissi con me, sapevo che il tuo ruolo avrebbe potuto portarti a questo punto. E anche se, mentre eri con lui, la gelosia sembrava divorarmi, non ho mai dubitato che appartenessi a me e a me soltanto».
Non aveva ancora finito di parlare che Nicole già gli gettava le braccia al collo, schiacciando la guancia bagnata di lacrime contro la sua. Steve l’abbracciò stretta.
«Sono stato ad un passo dal perderti per sempre, Nicky. E in quel preciso momento ho capito che non mi importava cos’era successo tra te e Rafael. L’unica cosa importante era che tu tornassi al mio fianco».
Nicole rimase in silenzio fra le sue braccia mentre pensava che, fosse stata nei panni di Steve, la sua reazione non sarebbe stata altrettanto magnanima. Ma aveva davanti a sé un esempio di lealtà che andava oltre il legame che avevano.
«Quando Danny mi ha chiamato, dicendomi che aveva scoperto che Rafael aveva fatto ricerche su di te, mi sono spaventato a morte» proseguì Steve, lisciandole i capelli sulla schiena. «Se lui sapeva che non eri chi dicevi di essere, eri in grande pericolo. Per questo ho anticipato l’attacco. E quando ho sentito il segnale del tuo anello, ho capito che sarei potuto arrivare tardi».
Chinò la testa per baciarle la spalla e riprese a parlare. «Se hai bisogno del mio perdono, non preoccuparti: sei perdonata. Ma, come ti ho già detto, non c’è nulla che io ti debba perdonare».
La donna si raddrizzò, tenendolo a distanza di un braccio. «Sembra una frase fatta, ma mi rendo conto ora di essere una donna fortunata».
«Ma non prenderci l’abitudine, signora McGarrett. Se accadesse fuori dall’ambito lavorativo potrei anche arrabbiarmi».
«Puoi stare tranquillo, Steve».
La baciò, tendendosi per passarle un braccio dietro le ginocchia e cingendole la schiena con l’altro. Poi si alzò in piedi, tenendola contro di sé.
«Ora, se non ti spiace, vorrei dimostrarti quanto mi sei mancata» disse, avviandosi verso la casa con la donna in braccio.
«Non credo che il dottore ci abbia dato il permesso».
«Tranquilla, sarò assolutamente delicato».
«Oh, penso che non sarà necessario. Il dottore non sa proprio tutto», mormorò lei con voce suadente.
Mentre le onde continuavano a infrangersi sulla spiaggia e il sole tramontava annegando nell’oceano, Steve la portò in casa e chiuse la porta spingendola con il piede.

 
NOTE
Dato che non voglio prendermi meriti che non sono miei, è mio dovere informarti, o lettore, che tutta la faccenda del caso di omicidio di Melanie Thorpe è presa da un videogame, nella fattispecie, Special Enquiry Detail - The Hand that Feeds, distribuito da Floodlight Games. Il fatto è che io ho sempre difficoltà con i casi di polizia e quindi, dopo aver terminato questo gioco, mi è saltata l’idea che potesse diventare un caso adatto ai Five-0. Ho quindi cambiato i personaggi, ma la storia è stata mantenuta, per quanto possibile, fedele all’originale.

Per quanto riguarda il titolo di questo lavoro, mi sento di spiegare il perchè della mia scelta.
A volte il titolo è la prima cosa che ti viene in mente, a cui poi si aggrappa tutta la storia. Altre volte, invece, ti arriva soltanto alla fine, quando stai rileggendo la tua creazione per gli ultimi ritocchi. Per me, questa volta, si è trattato della seconda opzione.
Il titolo non si riferisce soltanto a Isla Niebla, il covo di Rafael Machado. Può essere letto in diversi modi.
La nebbia (chi vive nella pianura padana lo sa bene!) ti fa sembrare strane e aliene anche cose che conosci benissimo. Michael Thorpe pensava di conoscere sua moglie, ma la donna lo tradiva, arrivando perfino ad architettare e portare a compimento l’omicidio della sua stessa figlia.
Inoltre, la nebbia ti confonde, ti stordisce. Così come ha confuso e stordito Nicole che, ad un certo punto, si è resa conto di non riuscire più a tenere le cose, con Rafael, sul piano professionale. 
Ma, e questo è certo, sotto la nebbia c’è sempre il sole che prima o poi scalderà l’aria e la farà salire. La nebbia alla fine è salita e Nicole è perdonata da Steve (il solito uomo perfetto che in realtà non esiste! ;-) ed è tornata a vedere con chiarezza ciò che la nebbia nascondeva.

RINGRAZIAMENTI
Beh, dopo tutto questo sproloquiare, mi sento in dovere di ringraziare chiunque è arrivato fin qui e ha avuto la pazienza di seguire la storia fino al suo epilogo.
Spero che vi sia piaciuta e ci terrei tanto a sentire la vostra opinione, positiva o meno che sia.
Perciò, se vi va, recensite con un commento.
Grazie a tutti e a presto.
  
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