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Autore: _Akimi    05/11/2015    1 recensioni
"Diamine, era così bella.
Un pensiero fulmineo passò nella mente dell'inglese. Veloce quanto doloroso. Non gli piaceva essere dipendente dai propri sentimenti, ma conosceva abbastanza il suo stesso io per riconoscere che quei segnali, quei ricordi che riaffioravano ogni qualvolta la guardasse, non erano altro che una punizione per tutto ciò che le aveva fatto e sopratutto, per tutto ciò che non le aveva mai detto."
[ENGLAND X SEYCHELLES] - Storico/Moderno
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Seychelles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1814 -Oceano Indiano

 
La ragazzina era chinata verso il basso, i capelli sciolti e umidi le ricadevano gentili sulla schiena scoperta e lasciavano intravedere solamente i fianchi femminili e morbidi della sua esile figura.
Per quanto fosse la più piccola tra il gruppo di giovani donne in quella zona, Seychelles poteva già vantare di una bellezza rara: il suo corpo, seppur in parte immaturo, era capace di attirare l'attenzione di qualsiasi occidentale che, celato malamente tra le piante tropicali dell'isola, osservava silenzioso le giovani isolane lavarsi e rilassarsi vicino ad una sorgente d'acqua.
Nessuna del gruppo, con la propria nudità, risultava impudica o provocatoria: il rapporto che avevano con la natura che le circondava non differiva da quello che un figlio poteva avere con la propria madre ed era per questo che, nonostante non indossassero abiti, nessuna di loro si sentiva a disagio o in imbarazzo nel rinfrescarsi alla luce del Sole.
Era un'abitudine che le donne più anziane avevano trasmesso a quelle più giovani e queste ultime si divertivano tra loro con brevi schizzi d'acqua o rincorrendosi vicino alla riva del laghetto dove erano solite lavarsi.
Michelle, tuttavia, preferiva starsene in disparte, si bagnava delicatamente la pelle ambrata con l'acqua cristallina e si massaggiava il capo con le morbide creme naturali che le permettevano di rendere i propri capelli profumati e puliti.
Sua madre le aveva insegnato a prendersi cura di sé stessa: la sua famiglia considerava la ragazza fin troppo testarda e ribelle per la sua età, ma avrebbe prima o poi trovato l'uomo adatto a lei creando un nuovo nucleo familiare proprio come tutte le donne dell'isola.
La società delle Seychelles, agli occhi degli occidentali considerata primitiva e priva di regole, si basava in realtà su princìpi e tradizioni che risalivano a molti anni addietro: le donne ricoprivano un posto importante nella vita dell'isola e i mariti rispettavano le loro decisioni nonostante fossero da molti considerate sesso debole. La concezione della donna, quindi, non coincideva al medesimo modo con quella occidentale, anche se Michelle non aveva mai realmente compreso quanto gli stranieri dessero importanza alle loro, di donne.
Era incuriosita dalla cultura della lontana Europa: aveva avuto modo di discuterne con Francis, ma molte sfaccettature del vecchio continente erano rimaste a lei ignote e l'immaginazione aveva avuto la meglio su ciò che Michelle ancora non conosceva. Non era certa che il rapporto con quell'inglese di nome Arthur Kirkland avrebbe portato a qualcosa di buono e proprio per questo, nonostante fosse ro passate più di due settimane dal suo arrivo, la ragazza aveva continuato a comportarsi in modo schivo nei suoi confronti.
Non poteva negare certamente di provare timore in sua presenza, ma non era solo la paura che l'aveva convinta ad allontanarsi da lui: Arthur non pareva una persona malvagia, ma la sua ambizione aveva corrotto quello che di benigno poteva essere rimasto nel suo animo e questo Michelle lo percepiva, per quanto non lo conoscesse adeguatamente.
L'alone di mistero che lo circondava lo rendeva un giovane uomo affascinante ed era questo ciò che più spaventava Seychelles della sua figura. La ragazzina aveva notato il modo in cui le sue coetanee osservavano interessate l'inglese, aveva ben compreso come queste ultime lo trovassero carismatico, ma, ahimè, non riuscivano ad intravedere niente altro oltre a quel bel paio di occhi verdi e i capelli chiari.
Senza dubbio i lineamenti di Arthur allo sguardo delle isolane parevano unici e inusuali, anche la stessa Michelle non poteva nascondere quanto trovasse ammaliante il portamento fiero dell'europeo, ma i gesti nei confronti della sua gente erano tutt'altro che gentili e questo la ragazza non sarebbe mai riuscita ad accettarlo.


Nonostante avesse idee discordanti con il resto delle sue coetanee, Michelle ammetteva apertamente che Arthur, a differenza dei suoi compari, fosse decisamente più educato e rispettoso con i più deboli e i bisognosi: anche il ragazzo,quindi, aveva una forte coscienza che lo guidava nei momenti in cui l'ambizione e la forza non portavano a nessun fine utile.
Questo era ciò che Michelle aveva appreso nel trascorrere tempo assieme a lui ed era proprio questo ad aiutarla a non giudicare in modo del tutto negativo la figura di quell'inglese apparentemente beffardo e superficiale.
C'era qualcosa, in conclusione, che Seychelles avrebbe salvato in lui e la speranza di poter scoprire nuovi lati meritevoli di Kirkland l'aveva preoccupata negli ultimi giorni più dei suoi stessi compiti: sapeva che questa sua condotta andasse, in realtà, contro i suoi stessi princìpi, ma le sue compagne avevano insistito infantilmente nel dirle che poteva rilassarsi e mettere da parte, almeno per una volta, l'orgoglio. Erano giovani e a prescindere dalla loro provenienza, l'ozio e il divertimento potevano rendere quella sensazione di dipendenza più sopportabile.
Michelle credeva ben poco a quelle parole e la presenza di alcuni europei non la faceva sentire per nulla a suo agio: percepiva i loro occhi su di sé, li sentiva ridere alle sue spalle e la giovane si era ritrovata spesso a maledirsi per la sua ignoranza a riguardo della lingua di quegli stranieri. Voleva poter comprendere ciò che li divertiva così tanto, ma in realtà, erano i loro gesti a parlare più delle loro stesse affermazioni.
Non ne aveva parlato con nessuno, troppo infastidita al solo ricordo dei loro sguardi ossequiosi e preferiva distrarsi con le risate delle proprie compagne mentre, spensierate, cercavano di convincerla a raggiungere l'ammiraglio Kirkland al più presto.


-Michelle, dal momento che dobbiamo convivere assieme a loro, è inutile essere sempre così schiva.- Pronunciò una delle sue amiche d'infanzia: Michelle l'aveva sempre invidiata per la sua radiante bellezza e quest'ultima era ben cosciente dei sentimenti che pervadevano molto spesso la giovane Seychelles.
-E poi Monsieur Kirkland non ti ha mai tolto gli occhi di dosso!- Aggiunse una delle più grandi del gruppo, obbligando la piccola a voltarsi per osservare lontano dalla sorgente ove un gruppo di inglesi era impegnato nel gestire un cantiere da pochi giorni iniziato.
Michelle non parlava per modestia, sapeva che Arthur fosse troppo impegnato con il suo lavoro e in ogni modo, non era certa di gradire gli sguardi interessati degli stranieri come le sue compagne: queste ultime non provavano vergogna nel sapere che gli uomini le stessero osservando, ma Seychelles, invece, sentiva il proprio viso avvampare al solo pensiero di poter attirare quel genere di attenzione da parte di Kirkland.
-Non è vero.- Si limitò dapprima a rispondere lei, coprendosi il corpo ancora umido con l'abito che aveva adagiato su una delle rocce vicino alla sorgente. Quest'ultimo aderì perfettamente contro la sua pelle, lasciando intravedere le forme morbide del suo corpo che, per quanto femminile, pareva meno sinuoso di quello delle sue compagne. Michelle sapeva quanto fosse sciocco paragonarsi alle proprie amiche, ma nonostante desse poca importanza al proprio aspetto fisico, non poteva di certo negare che l'essere graziosa come loro fosse qualcosa che aveva desiderato fin da bambina.


-E invece posso assicurarti che è così: guarda, si è appena voltato dalla nostra parte.-
La ragazza alzò il capo e vide gli occhi chiari dell'inglese osservarla: i loro sguardi si incontrarono e senza neppure rendersene conto, Michelle si ritrovò ad arrossire, rispondendo alle attenzioni dell'inglese con un'occhiata torva.
L'apparente fastidio parve obbligare Arthur a voltarsi verso il proprio lavoro e anche lui, al medesimo modo della ragazza, celò malamente l'imbarazzo per l'essere stato scoperto dai propri colleghi.
Nel notare il comportamento goffo dell'ammiraglio, senza neppure rendersene conto, Michelle si ritrovò a sorridere divertita e poco dopo, di conseguenza, ad essere di nuovo stuzzicata dalle proprie compagne che non si erano arrese all'idea di avvicinare la compaesana all'europeo.
A detta di qualcuno di loro, Michelle aveva tutte le possibilità di ammaliare il giovane comandante, ma non era nei suoi desideri poter essere al centro delle attenzioni del biondo. I due, quando erano soli, non faceva altro che litigare o ignorarsi, quindi non sarebbe stato per nulla semplice poter instaurare un rapporto d'amicizia con lui.


-E' un caso che mi abbia guardato e poi, quel Kirkland è solamente una stupida testa calda.-
Michelle si legò frettolosamente i capelli in una lunga coda, lasciando che un paio di ciuffi scuri le sfiorassero le guance ai lati. A piccoli passi uscì dall'acqua e indossò i sandali di paglia che sua nonna paterna le aveva regalato anni prima, donandole assieme ad essi una preziosa collana con un perla raccolta dalla stessa anziana quando aveva l'età della nipote.
A dire il vero, portava al collo quel gioiello solo per le occasioni speciali: capitava raramente che portasse con sé un oggetto così tanto importante e preferiva custodirlo nella propria camera, lontano da occhi indiscreti.
Era l'unico ricordo che le era rimasto di sua nonna, portata lontano dalle isole anni prima.
-Ed è per questo che gli piaci: anche tu lo sei e non puoi dirci di no!-
Un paio di ragazze cercarono malamente di celare delle risate divertite, conoscevano abbastanza Michelle per considerarla una persona con un bel caratteraccio ed era persino difficile per i suoi genitori riuscire a zittirla. Sembrava non temere nulla e neanche davanti alle proprie paure era facile vederla in silenzio o tremante: non lo faceva per avere l'attenzione di tutti, semplicemente non voleva essere dipendente da nessuno e neppure mostrare i propri punti deboli davanti a chi considerava suo nemico.
Questa sua determinazione si era rivelata utile alla sua famiglia che, ormai abituata alla forte personalità della ragazzina, aveva imparato a sfruttare al meglio questa sua dote; in compenso, l'essere una donna intraprendente non giovava a suo favore quando si trattava di trovare un compagno per lei e sua madre, insistendo decisamente troppo sulla faccenda, aveva fatto di tutto per convincere la figlia a trattenere spiacevoli commenti davanti ai suoi probabili, futuri spasimanti.
Questi ultimi finivano sempre con il trattare con sufficienza la giovane, o in alternativa, litigavano con lei fino a quando i genitori non intervenivano per scusarsi al suo posto. Michelle era una figlia complicata, ma le volevano bene e speravano di poter trovare al più presto un uomo che potesse amarla nonostante il suo carattere difficile.


-E' vero, sono una testa calda, ma posso assicurarvi che io e Kirkland non abbiamo nulla a che fare.-
Michelle alzò di nuovo il capo e i suoi occhi scuri puntarono incuriositi la lontana figura dell'inglese: quest'ultimo dava le spalle al gruppo di ragazze ed era ancora intento ad osservare i lavori poco distanti dalla riva dell'oceano. Seychelles era ancora all'oscuro del progetto che quegli europei avevano intenzione di portare a termine; probabilmente si trattava di un porto per l'esportazione di prodotti, ma in tutta sincerità, Michelle non aveva intenzione di interessarsi agli sciocchi ed ingiusti commerci di quegli schiavisti. Sapeva che non erano solamente le merci a partire per terre lontane: gli stessi isolani venivano trattati come oggetti di scambio e la ragazzina aveva visto fin troppe volte amici e parenti allontanarsi dall'isola per poi non ritornare mai più.
Questo era accaduto sotto il controllo dei francesi e neppure la stretta amicizia con Francis aveva migliorato la situazione tra il popolo e i coloni: di conseguenza, con gli inglesi il rapporto non avrebbe fatto altro che peggiorare.
-Io odio quello stupido ammiraglio.- Aggiunse poco dopo, ricevendo di rimando un paio di risate da parte delle sue amiche. Alle volte non le comprendeva: non riusciva a capire come potessero scherzare nello stato in cui si trovavano, ma per quanto non riuscisse a biasimarle, preferiva vederle sorridere ed essere spensierate. La loro era una convivenza infelice e complicata, ma Michelle riusciva a rilassarsi nel vedere il proprio popolo senza preoccupazioni e sperava che Arthur Kirkland, nonostante fosse testardo e sbruffone, imparasse a godere delle ricchezze di quell'isola senza dover abusare delle risorse che le Seychelles aveva dovuto obbligatoriamente donare agli occidentali.


-Sai, se imparassi a conoscerlo forse non diresti così.-
Michelle sbuffò non appena ascoltò quelle parole. Era inutile, non aveva intenzione di simpatizzare con lui ed era certa che lo stesso valesse per Arthur. Era vero: le loro erano personalità simili, ma non per questo sarebbero andati certamente d'accordo, anzi, l'avere caratteri forti non avrebbe permesso a nessuno dei due di rinunciare al proprio orgoglio e di conseguenza, poter discutere tranquillamente sarebbe rimasta un'utopia.
Michelle preferiva avere contatti con l'inglese solo in caso di necessità e così avrebbe continuato a fare. Non le importava se le sue amiche avessero insistito con la faccenda di scoprire qualcosa di più sul suo conto: era un europeo e questo alla ragazza bastava.
-E che cosa dovrei dirgli?-
Sapeva che lo stare sulla difensiva non avrebbe portato a risultati positivi e certi, ma il fidarsi di Arthur pareva troppo difficile e non bastava un bel viso o un sorriso sicuro ad ammaliarla: i suoi desideri potevano essere considerati infantili e sciocchi, ma ciò che faceva addolcire Michelle non erano né il coraggio né la superbia. Le bastavano chiacchiere sincere, parole che esprimessero gratitudine e amore nei confronti della propria terra, ma Kirkland non faceva altro che portare vanto della violenza del proprio Impero e della forza delle proprie navi.


Come poteva apprezzare una persona così?
Il solo pensiero la disgustava e la faceva sentire sbagliata: non voleva tradire la propria patria, non voleva accettare di essere comandata da uomini spregevoli e il ricordo di tutti quei compaesani resi schiavi dall'Occidente non svaniva mai dalla mente della giovane. Amava troppo la sua terra per abbandonarla e preferiva il cinismo alla curiosità di scoprire il buono che si celava nell'animo di Arthur. Era certa che Kirkland avesse un lato sensibile che non mostrava per non risultare vulnerabile, poteva ben comprendere la ritrosia dell'ammiraglio, ma non riusciva e non voleva condividere la brutalità con cui gli inglesi pretendevano di abitare quelle isole.


Come potevano,quindi, le sue amiche trovare affascinanti quegli uomini?
Si erano forse dimenticate delle gravi colpe di cui si erano macchiate le identità di quegli europei? Si erano forse dimenticate del male che avevano provocato al popolo delle Seychelles?


Michelle non voleva dimenticare e avrebbe fatto di tutto per proteggere i propri familiari: a costo di essere umiliata davanti ai propri genitori, a costo di essere sfruttata da quegli assassini. Non importava a cosa avrebbe dovuto rinunciare per raggiungere la pace, voleva solamente poter vivere libera dalle catene del colonialismo e della schiavitù.
Era questo ciò che impediva alla ragazza di provare interesse per Arthur Kirkland: ci era già passata, sapeva cosa significasse illudersi e il vivere nella menzogna era un peso troppo gravoso per un animo come il suo.


-Alle volte gli occhi esprimono i sentimenti più delle parole, cara Michelle.-
La giovane sentì le mani dell'amica più grande posarsi sulle proprie labbra. La maggiore le aveva accarezzato delicatamente il mento, obbligandola a voltarsi di nuovo nella direzione in cui l'europeo si trovava.
Seychelles avrebbe voluto ribattere, urlare che non le importava di ciò che Arthur stesse facendo, ma la pressione delle dita dell'altra si fece più forte sulla propria bocca e Michelle non poté che mugugnare qualcosa di impercettibile alle orecchie di chi le stava intorno.
Così, senza neppure desiderarlo, le sue iridi color cioccolato non si allontanarono dalla figura nitida del biondo che, ignaro delle attività delle giovani isolane, continuava imperterrito a controllare il lavoro dei suoi sottoposti.
-Lo so che non è facile...anche io voglio che la mia famiglia sia al sicuro e ti ringrazio per quello che stai facendo per noi. Vorrei essere forte come te e mi imbarazza ammettere che, nonostante sia più grande, io non riesca a fare nulla per difendere i miei cari.-
L'amica allontanò lentamente le mani da Michelle e continuò a bisbigliare alle sue orecchie, sperando che il resto del gruppo non potesse sentirla. -Ma sei come una sorella per me, Michelle , e meriti di poter vivere come una ragazza della tua età.-
A quelle parole gli occhi delle due giovani si incontrarono: la più piccola accennò un sorriso di gratitudine e avvicinò le proprie braccia attorno al collo dell'altra. Non voleva parere fredda e cinica, questa non era la Michelle che tutti conoscevano, ma non c'era altro modo per non rimanere ferita, non c'era altro modo per evitare di commettere gli stessi errori del passato.
La verità era che la partenza di Francis, molti anni prima, l'aveva resa una persona diversa e la prudenza si era insediata nel corpo della ragazza ormai da tanto, troppo tempo.
Arthur poteva non essere così superficiale come si mostrava agli altri, forse il sembrare invincibile era ciò che lo faceva sentire forte: entrambi, ormai scalfiti dalle paure del passato, volevano mostrarsi diversi da ciò che realmente erano e convivere con un'armatura di menzogne era più facile che accettare la verità.


-Questo non cambia quello che ho detto precedentemente. Quel Kirkland è davvero uno stupido!-
Esclamò ricevendo, come sempre, una risata divertita da parte dell'altra.
-Lo so, ma i suoi occhi non mentono, anche se vuole apparire forte, anche lui avrà un punto debole.-
Michelle l'avrebbe trovato - era questo ciò che pensarono all'unisono le due ragazze, anche se una vena di indecisione accomunava entrambe, non potevano lasciarsi sfuggire la possibilità di scoprire un nuovo lato di quel misterioso quanto spavaldo Arthur Kirkland.


 
* * *

 
Michelle osservò silenziosa il ragazzo seduto su un robusto tronco che, mosso dalle correnti marine, era divenuto un comodo punto di riposo per coloro che aveva deciso di abbandonarsi sotto quel manto illuminato da piccole e numerose stelle.
Alla notte, la Croce del Sud dominava su tutte le altre costellazioni: permetteva ai dispersi viaggiatori di ritrovare la propria strada, accompagnava il dormiveglia di quei pescatori che avevano finalmente raggiunto le proprie case e ancora, illuminava la notte di quei giovani che avevano deciso di rimanere svegli fino a tardi, osservando ciò che la loro patria offriva.
Piccole cavallette, lo zampettare lento delle sagge tartarughe e le risate sommesse degli ultimi bambini che ascoltavano vecchie e improbabili avventure dei loro nonni e genitori.
Nel percepire tutto ciò, Michelle sentiva una vena di malinconia pervaderla: temeva di poter perdere la propria famiglia, di poter veder scomparire la pace che caratterizzava la terra che tanto amava.
Non era mai stata capace di allontanarsi dalle sue isole, queste ultime facevano parte del suo stesso animo e non c'era un dettaglio, nemmeno un piccolo e apparentemente insignificante dettaglio che lei non amasse della terra ove era cresciuta.
Sapeva che con il tempo avrebbe imparato a distaccarsene, che per il bene del suo stesso popolo avrebbe accettato l'insediamento degli inglesi come quello dei francesi anni prima.
Forse era il destino - Seychelles pensò, per quanto non credeva che quegli eventi fossero voluti da un essere superiore, togliendo la possibilità agli umani di poter cambiare il conseguirsi del fato. Non voleva vivere la propria esistenza passivamente, era persino troppo testarda per poter abbandonare il proprio volere e non le importava di dover fronteggiare il dolore, la mancanza o la solitudine. La libertà e la pace avevano un prezzo assai caro, questo Michelle l'aveva ormai ben compreso, ma nulla poteva essere paragonato alla sensazione di non essere più legata alle catene imposte dalla Storia. Il suo popolo non sarebbe rimasto per sempre schiavo dell'Occidente, di questo ne era certa.


-Lo so che mi stai osservando. Sei silenziosa e attenta.-
Arthur le parlò, poggiò la penna con cui era poco prima intento a scrivere e si voltò lentamente verso di lei, accorgendosi che la ragazza si era nascosta prontamente dietro alla fine colonna in legno dell'abitazione occupata dall'ammiraglio.
I loro sguardi si incontrarono.
Quante volte era ormai accaduto di perdersi in quella figura? Dieci, cento, mille volte. Ormai Seychelles aveva perso il conto e non riusciva più a farne a meno, per quanto trovasse l'espressione dipinta sul volto di Kirkland ora spavalda ora schiva.
C'erano ancora molte cose che doveva imparare su di lui: il ragazzo aveva il vizio del fumo, lo comprendeva dal modo in cui le sue mani sfioravano troppo spesso la scatola metallica nella sua tasca; anche i suoi abiti avevano l'odore del tabacco, ma Michelle non lo trovava fastidioso. Convivente con l'idea di averlo vicino, aveva iniziato a farci l'abitudine: quei capelli biondi e quegli occhi chiari non erano mai troppo lontani da lei e per questo, alle volte, si imbarazzava nel rendersi conto di pensare troppo spesso alla figura di Arthur. Era divenuta un'attività spontanea, quella di immaginare ciò che Kirkland facesse nei diversi momenti della giornata.
Lo guardava svegliarsi pigramente alla mattina: quando il sole sorgeva il ragazzo osservava per lunghi, lunghissimi minuti l'oceano dalla veranda della propria dimora.
Quando la grande Stella raggiungeva il punto più alto del cielo, Kirkland si allontanava dalla sua scrivania e aspettava impaziente che uno dei suoi sottoposti gli portasse da mangiare. A differenza dei suoi commilitoni, erano rare le occasioni di vedere il giovane sedersi a tavola con tutti gli altri. Preferiva starsene in solitudine, ma era ben consapevole che gli occhi di quella ragazza non lo abbandonassero mai.


Lo spiavano, o forse no, vegliavano semplicemente su di lui.


-Mi dispiace, signore. Non volevo disturbarla.-
Allontanò le mani dalla superficie in legno, fece un passo in avanti e poi un altro, infossando i piedi nella sabbia fredda della spiaggia.
Osservò di nuovo la figura dell'ammiraglio voltarsi verso l'oceano, ma quest'ultimo non proseguì nelle sue attività, preferendo rimandare i propri compiti ad un altro momento.
-No, dovrei smetterla di lavorare fino a tarda notte. Il signor Hall dice che non fa bene alla mia salute.- Odiava quell'uomo, lo trovava chiassoso e monotono, ma qualche volta aveva ragione e preferiva non avere inutili discussioni con lui; infondo gli doveva molto ed ora che si trovava lontano dal Regno Unito, poteva considerarlo come il maggior finanziatore delle sue grandi imprese.
Chi aveva soldi era importante, chi era folle,invece, veniva pagato da gente come Hall.
-Non che seguire i consigli di quello stronzo sia utile, ma alle volte può mostrarsi meno stupido di quello che sembra.-
A quel punto Michelle raggiunse il tronco ove Arthur era seduto, limitandosi tuttavia a stare sul fianco di esso, sapendo che tra di loro non poteva esserci troppo confidenza o intimità: Kirkland era pur sempre il governatore di quelle terre e lei, in quanto comune isolana, doveva obbedire ai suoi ordini e soddisfare le sue richieste, di qualsiasi natura esse fossero.
-Non siamo abituati all'aria di queste zone in realtà. Non so come fate a sopportare questo caldo.-
Michelle balzò non appena vide Arthur guardarla di nuovo e quest'ultimo, divertito dalla sua improvvisa reazione, scivolò dalla parte opposta, lasciando un piccolo spazio per la ragazza sul tronco.
Seychelles attese in silenzio: non era certa di voler stare accanto a lui, per quanto non avessero cominciato a litigare; era consapevole che lo stare da soli avrebbe reso l'atmosfera solamente più imbarazzante e quello che rendeva certamente nervosa la ragazza era l'impossibilità di gestire la situazione in cui si trovava.
Non amava essere razionale, questo era ormai chiaro allo stesso inglese, ma non per questo voleva essere travolta dalle proprie emozioni e dal proprio orgoglio.


-I vostri abiti,- Parlò pacata, decidendo dopo lunghi minuti di sedersi accanto al ragazzo. -sono inadeguati per vivere qui. Dovreste indossarne di più leggeri.-
Pareva un'affermazione ovvia, ma England si limitò ad accennare con la testa ritrovandosi, stranamente, a non controbattere al consiglio della ragazza.
Era molto probabile che Seychelles non conoscesse il tipico clima londinese, le nuvole e la pioggia erano pressoché assenti su quelle sperdute isole e i raggi del Sole avevano reso la pelle chiara di Arthur sempre più secca e sciupata.
-Rimanere troppo esposti alla luce potrebbe farvi male.- Aggiunse poco dopo la ragazza senza, tuttavia, incontrare lo sguardo inquisitorio dell'ammiraglio.
Pareva voler scoprire ciò che stesse pensando, capire cosa passasse nella mente della giovane. Non era possibile, rifletteva spesso Kirkland, che una ragazzina della sua età avesse così tante responsabilità: era ovvio che il popolo si fidasse di lei, ma lasciarla in balia degli stranieri non era una sicurezza e lo stesso Arthur non poteva assicurare che i propri uomini non le avrebbero fatto nulla.
Alle volte non li comprendeva, i suoi stessi connazionali. Avevano in comune l'amore per la propria patria, l'orgoglio di essere inglesi e di essere soldati al servizio del Re, ma con la brutalità Arthur non riusciva mai realmente a specchiarsi.
Non sopportava vedere il modo in cui quei marinai approfittavano delle donne dei luoghi da loro occupati, come maltrattavano la natura incontaminata di quelle terre e come spesso scordassero il vero motivo del loro viaggio.
Arthur non era una ragazzo paranoico, non colmava la propria mente di inutili e improbabili preoccupazioni, ma la possibilità che la ragazza davanti a sé fosse stata ferita era reale e tra i tanti difetti, il biondo era ben consapevole di non riuscire a trattare con tatto determinati argomenti.
Odiava l'intimità, o meglio, non era mai riuscito ad essere realmente legato a qualcuno. Le sue erano sempre relazioni d'affari, di lavoro, nulla di troppo personale. Temeva di rovinare i pochi rapporti costruiti nel tempo e più passavano i secoli, più si rendeva conto di quanto la propria ambizione allontanasse chi aveva attorno; si ripeteva che prima o poi avrebbe raggiunto il successo che desiderava, ma nulla, in conclusione, era abbastanza per la sua sete di gloria e così continua imperterrito a sbagliare, a ferire, a lottare.
Arthur Kirkland era nato dal nulla, si era forgiato da solo e aveva provato l'aspro sapore del lottare contro i propri familiari, di essere odiato da chi aveva considerato amico.
Aveva tradito, aveva inutilmente cercato di fuggire dai propri errori, ma le sfide si ripresentavano anche quando Londra non era altro che un punto lontano sotto quello stesso cielo stellato.
La sua casa distava leghe e leghe da quelle isole, ma lo sguardo con cui Michelle lo osservava gli ricordava eventi passati di quanto, giovane come allora, aveva preteso di diventare potente usando solamente la forza.


-Come hai fatto a ferirsi?-
Pronunciò a bassa voce, sfiorando con le dita fini il piccolo taglio che aveva deturpato la guancia chiara del ragazzo. Premette con il pollice sulla ferita e questo bastò per vedere il polpastrello tinteggiarsi di rosso scarlatto, segno che quella lesione apparteneva al presente e non ad un lontano momento del passato.
Quel tocco, inusualmente gentile, fece irrigidire Arthur. Non erano mai stati così vicini e la preoccupazione da parte sua non faceva sentire il biondo a suo agio. Non poteva dimenticarsi all'improvviso dell'odio che li accomunava, eppure, Michelle non parve più preoccuparsi di ciò che li aveva resi nemici per così tanto tempo.
-Non è nulla, solo un graffio.-
Arthur fermò il polso dell'altra con forza, ricambiando con uno sguardo di rimprovero quello malinconico della ragazza. Il suo era di per sé un stato instabile: voleva mostrarsi coraggioso e senza scrupoli, ma davanti a Michelle quella finzione pareva non funzionare. La ragazza aveva compreso tutto sin dall'inizio, era questo ciò che temeva Kirkland.
Arthur sapeva di non meritarsi quel genere di gentilezza: non voleva sentirsi in debito con lei, non voleva affezionarsi per poi doversi allontanare, dimostrandole che le sue abilità non erano altro che essere un comandante, un soldato, ma nulla di più.
Preferiva essere dipinto come una persona distaccata e altezzosa perché era ben consapevole delle proprie debolezze e accettarle era qualcosa che non aveva mai imparato a fare; poteva essere un comportamento infantile il suo, di questo non aveva dubbi, ma le apparenze contavano molto più della sostanza e se i suoi uomini desideravano avere come capo un uomo spietato, così lui doveva essere.


-Sei davvero un testone,eh?-
Seychelles accennò un sorriso divertito, era la prima volta che Arthur la vedeva ridere ed era anche la prima volta che pensò che fosse graziosa. Era vero, negli ultimi anni aveva dato più importanza alla propria carriera che alla sua vita privata e questo gli fece ricordare le parole della madre. Non si sarebbe mai sposato - questo era ciò che gli diceva spesso, ma la sua non era solo negligenza nei confronti di sé stesso, semplicemente non aveva mai incontrato una persona che l'avesse colpito positivamente.
Era strano, quindi, provare un senso di piacere nel vedere quella ragazza sorridere davanti a lui: nell'ultimo periodo, da quando era giunto sull'isola, non aveva avuto modo di trascorrere molto tempo con lei. Si ignoravano spesso, sia per mancanza di tempo, ma anche per la volontà di non imbattersi in spiacevoli conversazioni.
La tensione tra di loro era in genere facilmente percepibile, ma in quel momento, in quella sera, nessuno dei due pareva infastidito dalla presenza dell'altro.
-Ah, detto da te dovrebbe essere una critica?-
Arthur increspò le labbra, anche se l'espressione che si dipinse sul suo volto pareva più una smorfia che un sorriso. Non era abituato ad essere spontaneo e l'esserlo lo imbarazzava facilmente.
Non era certo che fosse l'unico a sentirsi a disagio in quel momento, ma non appena si accorse di non aver lasciato la presa dalla mano dell'altra, anche Michelle si ritrovò ad accennare un sorriso timido.


-Credo che dovrei andare, stavi scrivendo e non volevo- -No, in realtà sono solo appunti,sai...-
Parlarono all'unisono, interrompendo uno la frase dell'altra. Entrambi finirono con lo zittirsi per un paio di lunghi, lunghissimi attimi. Non sapevano più come alleviare la tensione ed evitare di affrontare il proprio imbarazzo non pareva la scelta migliore per passare al meglio quella serata tranquilla.
Fu Michelle, la prima tra i due, ad interessarsi alle attività dell'altro e così allungò il braccio verso il fianco del ragazzo, afferrando delicatamente l'insieme confuso di fogli che aveva citato poco prima l'ammiraglio. Non si trattavano di pensieri troppo personali e Michelle si ritrovò a sospira sollevata, rendendosi conto solo successivamente del suo gesto imprudente.
In ogni modo, scacciò qualsiasi pensiero negativo dalla mente e si concentrò sulla calligrafia elegante del ragazzo.
Era certa che si trattasse di inglese, ma ma non sapeva leggere e fu più facile comprendere gli studi di Arthur grazie ai frettolosi e buffi schizzi che accompagnavano le dettagliate descrizioni vicino ai bordi delle pagine: pareva una persona ordinata, ma al tempo stesso non badava al seguire un schema preciso, proprio per questo Michelle fu più curiosa nello scoprire di cosa trattassero. Poteva essere un modo semplice, per quanto banale, di sapere qualcosa di più di Arthur e al contempo, non sarebbe stata obbligata a porre domande dirette mostrandosi sfacciata.


-E' una lista, ho notato specie di fiori che non ho mai catalogato. Pensavo di poterne portare dei campioni in Inghilterra, quando tornerò ovviamente.-
Arthur avvicinò un altro blocco di fogli, quest'ultimo rilegato con cura. Lo poggiò sulle gambe della ragazza e quest'ultima sfogliò in silenzio le pagine, notando che molte delle piante ritratte erano sconosciute ai suoi occhi. Immaginò quanti alberi adornassero le vie di Londra, quanti fiori impreziosissero le vistose capigliature delle dame e profumassero i grandi e luminosi studi di personaggi importanti della società britannica.
Per quanto fosse facile per lei fantasticare su tutto questo, si rese conto ancora una volta delle differenze che dividevano il suo mondo da quello di Arthur: l'aver incontrato gli europei aveva spaventato il suo popolo, li aveva resi schivi e diffidenti, ma il timore di incontrare una nuova cultura non permetteva di conoscersi e Michelle non riusciva più a convivere con l'idea di far parte di un pianeta così vasto, conoscendone solo una piccola parte.
-Mi piacerebbe vedere l'Europa...-
Seychelles mormorò a bassa voce, provando imbarazzo nel confessare quel desiderio. Non era la prima volta che sognava di poter raggiungere terre oltre oceano: lo stesso Francis, quando era solo una bambina, le aveva narrato delle bellezze della sua nazione e nonostante fosse ormai cresciuta, non era riuscita a rinunciare alla speranza di poter visitare quei paesi lontani.
Da quello che aveva compreso, il francese e Arthur non dovevano essere in buoni rapporti: forse la situazione nel continente europeo non era pacifica come lì, tra le isole dell'oceano Indiano e per questo si scusò non appena sentì lo sguardo di Kirkland su di sé, sapendo che le sue sarebbero rimaste aspettative irrealizzabili.


-Potresti, un giorno.-
Insieme, forse - Questo era ciò che voleva aggiungere, ma preferì non andare oltre a quelle parole. Non poteva forzare un rapporto inesistente; certo, con il passare del tempo avrebbero imparato a rispettarsi, ma ancora molte cicatrice del passato dovevano essere curate e né Arthur né Michelle sembravano pronti a dimenticare ciò che li aveva portati ad essere le persone che erano ora.
 
* * *


 

 
2015 - Congresso delle Nazioni Unite sull'Ecologia e l'Energia Rinnovabile, Dresda


Arthur chiuse bruscamente la porta alle sue spalle, incurante se avesse attirato l'attenzione di qualcuno nel corridoio: a dire il vero, erano stati abbastanza prudenti e dopo il giro in incognito per la fredda città tedesca, si erano ritrovati a sgattaiolare nell'albergo come due studenti intimoriti all'idea di essere braccati dai propri professori.
Il loro era un caso più serio, dato che in sostituzione ad una semplice ramanzina da parte di un docente, toccava loro sopportare delle domande sfacciate e poco caste da parte di Francis.
Il francese non era così sciocco da non aver compreso la situazione: non aveva visto personalmente uscire i due assieme dal ristorante, ma l'essere ritornato al propria tavolo senza vederli era bastato per capire che fossero scappati insieme, anche se l'indomani non l'avrebbero mai ammesso.
Erano passati gli anni, ma Michelle era rimasta la stessa: Arthur si era pentito di non averla portata in Europa con sé molti secoli prima; la ragazza aveva rifiutato di partire per quanto il vivere in Inghilterra l'avesse affascinata più di qualsiasi altra cosa. Non aveva mai pensato ad una vita movimentata prima di incontrare Kirkland e una volta vista la sua nave andare via, Seychelles era rimasta per ore da sola, sulla spiaggia, attendendo che l'inglese ritornasse da lei. Poteva mentirle: dirle che si era scordato un suo stupido quaderno, che voleva portare via un altro di quei fiori sgargianti che le fanciulle erano solite mettere tra i capelli, ma nessuna parola fu pronunciata dalle labbra dell'ammiraglio, per quanto quest'ultimo - proprio come Michelle - avesse passato molto tempo sul ponte del proprio vascello, fissando il punto da dov'erano salpati.
Le isole Seychelles si erano fatte poco a poco più piccole fino a scomparire completamente dal suo campo visivo: di Michelle gli era rimasto solo il ricordo, un fiore nascosto tra le pagine disordinate dei suoi appunti e il sapore del primo e ultimo bacio che si diedero quella notte, dopo aver concluso che le loro erano culture troppo diverse e che prima o poi si sarebbe rivisti.


Ormai il mondo non era così vasto come un tempo, esistevano gli aeroporti, internet e la televisione: Seychelles poteva facilmente connettersi per scoprire che cosa stesse succedendo a Westminster e per Arthur,invece, bastava un banale click su internet per poter prenotare un viaggio verso una qualsiasi località nell'Oceano Indiano.
Nonostante fosse così facile abbattere le barriere della distanza, i due non si erano mai contattati molto: l'inizio del novecento aveva portato sanguinosi conflitti e di conseguenze Michelle, insieme a molti altri, aveva sentito la necessità di diventare indipendente e di dimenticarsi una volta per tutte gli obblighi del passato.
Eppure, allontanarsi dai ricordi assieme ad Arthur non era stato così semplice: l'aveva odiato certamente per il modo in cui si era approfittato di lei, ma l'inglese aveva dato la speranza di un futuro migliore, di una consapevolezza del mondo che Michelle aveva solo da poco cominciato ad apprendere.
C'erano molti altri paesi oltre a Francia e Gran Bretagna e l'indole curiosa della ragazza ormai cresciuta, l'aveva portata a far conoscere sé stessa attraverso le manifestazioni che venivano organizzare annualmente in diverse parti del globo.
Dresda era sola una delle tante destinazioni e l'Europa, da sogno improbabile, era divenuta una parte importante della vita di Michelle. Le isole Seychelles non distavano molto da quel vecchio continente che l'aveva affascinata ed ora il ricordo di quel desiderio passato era divenuto un tutt'uno con le aspettative del presente che, senza neppure desiderarlo, venivano personificate ancora dalla stessa persona : Arthur Kirkland.


-Non buttarla per terra.-
Il biondo sentì le dita di Michelle sfiorargli con delicatezza il petto fino a raggiungere la cravatta scura che aveva stretto ordinatamente al collo: osservò gli occhi color cioccolato della donna ed era difficile, per l'inglese, non farsi distrarre da altre parti di quel corpo decisamente più importanti.
Aveva conosciuto Seychelles quando entrambi erano solo dei ragazzi, ma per quanto fisicamente fossero maturati, in lei riconosceva ancora quell'aura di testardaggine e coraggio che la rendeva diversa da qualsiasi altra donna.
Poteva sembrare banale, ma Arthur era piuttosto selettivo in questo campo e l'ammettere che Michelle gli piacesse non solo era limitato, ma risuonava quasi come un'utopia. All'inglese non mancava la sfacciataggine, semplicemente era troppo orgoglioso per ammettere di essersi invaghito di lei.
-Certo,precisino.-
Le labbra della donna erano a pochi centimetri dalle sue, poteva sentire il suo respiro unirsi lentamente al proprio e allo stesso modo, le loro mani cominciarono a cercarsi,sfiorandole i fianchi e lasciandosi accarezzare i capelli biondi con un'inusuale dolcezza.
Arthur poggiò delicatamente le mani sul suo fondo schiena e quest'ultima borbottò qualcosa che il ragazzo non riuscì a comprendere.
Michelle ben sapeva che l'inglese non fosse la persona più romantica nell'intero globo, ma apprezzava il tentativo di metterla a suo agio e sopratutto, di non rendere la situazione più imbarazzante di quanto già non fosse. Erano grandi e vaccinati, ma nel socchiudere le labbra le une con le altre, entrambi sentivano l'aria nei polmoni mancare a poco a poco, le mani tremavano nello sfiorare il tessuto degli abiti ormai divenuti ostacolo al desiderio che li pervadeva.
Arthur, il più impaziente tra i due, era sempre stato abituato ad ottenere le cose con la forza: la verità era che, secoli prima, avrebbe potuto farla sua senza concederle nulla e anche dopo così tanti anni, l'animo di Kirkland si domandava ancora se qualcuno non si fosse approfittato di lei.
Erano giovani, forse troppo giovani per comprendere il mondo degli adulti nella sua completa crudeltà: Michelle non si era scordata di quegli occhi stranieri che l'avevano osservata, eppure, incontrando lo sguardo con Arthur in quel momento, non si sentiva impaurita, in pericolo o a disagio.
Arthur Kirkland aveva sbagliato nella sua vita, nei confronti di quella ragazza, ma aveva dei princìpi saldi ed era ciò che aveva spinto Michelle a perdonarlo.


-Arthur...- La donna bisbigliò non appena si sdraiarono sul letto, premendo il corpo uno contro l'altro. England le tempestò il collo di baci, schioccandone di più piccoli lungo il profilo del suo mento e poi ancora più giù, sulle clavicole, mentre le mani sbottonavano la camicia della ragazza, raggiungendo il seno morbido.
-La giacca, appoggiala sulla sedia.- Michelle prontamente lo fermò dal polso, evitò il suo sguardo, ma non dovette aggiungere altro per evitare quell'imbarazzante silenzio: Arthur drizzò la schiena e si sfilò il cappotto scuro, lasciandolo tuttavia scivolare a terra, incurante se potesse sporcarsi.
Aprì i primi bottoni della propria camicia,sganciò i gemelli scintillanti dai propri polsi e infine sentì le dita timidi di Michelle sfiorargli la cintura,sfilandola per poi essere abbandonata poco distante dal resto degli abiti impilati sul pavimento.
In genere odiava indossare vestiti informali, odiava dover camminare con un paio di vertiginosi tacchi e anche le gonne, per quanto femminili, non faceva molto al caso suo. Adorava i vestiti comodi, colorati e i sandali che era solita indossare da ragazzina. Nonostante questo, Arthur non aveva smesso di osservarla, di contemplare i tratti del viso fatti più maturi, di assaporare con le proprie labbra la sua pelle color caffè e ancora, poter esplorare con le proprie mani quel corpo morbido ormai mal celato dagli ultimi abiti.
Kirkland colmava la propria mente con immagini della compagna: pensava al passato, a come erano cambiati o a come, molto probabilmente, erano rimasti gli stessi di allora.
Apprezzava il buon profumo che emanava Michelle: ricordava quando, sulle rive dell'oceano, le aveva adornato i capelli con una plumeria, un fiore di un candido bianco che contrastava con la carnagione scura della ragazza; In quel momento, ingenuamente, Arthur l'aveva vista ridere e l'imbarazzo aveva preso piede dentro di lui, immaginando che un gesto così gentile stonasse con la sua indole cinica.
-Le donne sposate tengono un fiore sull'orecchio sinistro...- Gli aveva bisbigliato lei, vedendo come l'inglese fosse arrossito poco dopo dando,tuttavia, colpa alle alte temperature della stagione.
Sì, il passato non era stato solo guerra e violenza, ma solo dopo anni, finalmente, Arthur aveva avuto l'occasione di poter giacere assieme a lei.
Era difficile, di conseguenza, allontanare il lontano ottocento per pensare alla Seychelles che aveva ora davanti a sé: aveva bramato inconsciamente quell'attimo per molto tempo e nessuno dei due anelava alla perfezione, quello che contava era poterlo vivere assieme.


-Sei caldo.- Gli bisbigliò Michelle, umettando lentamente il labbro del ragazzo. Quelle parole riecheggiarono nella mente concentrata di Arthur e quest'ultimo, accennando una delle sue caratteristiche smorfie, avvicinò il bacino a quello della compagna.
Non riusciva ad attendere, l'idea di diventare un tutt'uno con lei pareva ormai togliergli il fiato, facendogli sentire il cuore palpitare impazzito sino all'orecchio. Anche Michelle, meno indiscreta dell'inglese, desiderava poter condividere più a lungo quel dolce tepore che i loro corpi emanavano: voleva vedere il volto di Arthur avvampare, sentire bisbigliare il proprio nome o stringersi a lui, raggiungendo l'apice del piacere assieme.
Tuttavia, nessuno dei due era bravo con le parole ed era ancora strano, dannatamente strano rendersi conto di essere in una stanza di un albergo, in Germania, solo England e Seychelles.
Avevano avuti momenti di stretta intimità precedentemente, ma mai avevano condiviso quel fervore e quella passione: l'imbarazzo rendeva l'attimo apprezzato quanto temuto.
-Anche tu lo sei.- Mormorò Arthur, facendosi poco a poco spazio dentro di lei; trattenne il respiro e Seychelles gemette a pochi centimetri dalle sue labbra, finendo con intrecciare le sue dita con quelle del compagno.
Non pretendevano parole: bastavano gli sguardi, i sospiri per ricordare tutto quello che avevano passato, quello per cui avevano litigato, che li aveva allontanati e che aveva, inconsapevolmente, creato in loro una sensazione di dispiacere e di rammarico.


-Sei una frana,Arthur Kirkland, ma quando vuoi, sei gentile.-
Michelle accennò un sorriso divertito che lasciava trapelare sincerità e contentezza: l'odiarsi era ormai diventato inutile e avevano compreso ciò che avevano inutilmente nascosto per tutto quel tempo.
Si piacevano.
Forse.
Forse non sarebbero mai stati come gli altri: troppo orgogliosi, troppo testardi, ma non importava finché tra di loro ci fosse stata verità e spontaneità.
-E tu sei carina, fino a quando non apri bocca, ovviamente.-
Rispose a tono lui, ma quella provocazione non bastò per allontanare Michelle che, di rimando, decise di punirlo con un bacio passionale,umido,che toglieva il respiro ad entrambi. Era una sensazione piacevole, quella di naufragare in quelle inusuali attenzioni e coccole; non mancava l'affetto, il nervosismo e l'ingenua lussuria che si erano negati fin dal loro primo addio.


Proprio per questo, quella notte non si allontanarono mai da quella camera, mai da quel letto ormai disfatto. I vestiti erano rimasti lì, abbandonati sul pavimento freddo, mentre Michelle si era addormentata con il capo di Arthur poggiato nell'incavo del suo collo. Anche l'inglese, come quando era un ragazzino, aveva socchiuso le palpebre e aveva stretto il braccio attorno al ventre della compagna in un gesto possessivo, ma non maligno. Era un semplice modo per dire - rimaniamo ancora qui, ancora così. Seppur per poco, almeno per ora.
Sapeva che, una volta risvegliato alla mattina, i due si sarebbero scambiati dei saluti anonimi, magari dimenticando della notte precedente, mantenendo il segreto di voler passare altro tempo assieme, in quel modo.
Poco importava - pensò Michelle prima di addormentarsi - poco importava se Arthur avesse voluto dimenticare, era pronta a questo, nonostante il pensiero di allontanarsi la spaventasse.
 
* * *

 
-Non credo di voler partecipare al meeting: insomma, Norvegia non farà altro che parlare della vita dei salmoni e Italia finirà con lo scusarsi per non aver usato i fondi internazionali per un paio di maledette pale eoliche.-
England era davanti allo specchio, si sistemò un ciuffo di capelli che spuntava disordinato dietro alla nuca e allacciò il paio di gemelli luminosi ai polsi senza scordarsi di eliminare un paio di piccole, ma fastidiose pieghe sulla camicia prelevata dalla valigia alla mattina.
Seychelles, alle sue spalle, si legò frettolosamente i capelli e agganciò il reggiseno nero che aveva abbandonato ai piedi del letto la sera precedente, non per niente ignara degli sguardi che Arthur le aveva lanciato nel vederla rivestirsi.
-Ti lamenti sempre per qualcosa,eh?-
Un sorriso divertito le illuminò il volto e Arthur finì, come sempre, con sbuffare incontrando gli occhi della compagna attraverso il riflesso nello specchio.
Non avrebbero mai smesso di discutere sulle più piccole delle faccende e, per quanto strano, era un qualcosa che piaceva ad entrambi. Era un modo, il loro, per sentirsi più vicini, anche se trattavano di argomenti per nulla romantici. Arthur era convinto che Seychelles, come la maggior parte del gentile sesso, adorasse ricevere attenzioni, ma Kirkland preferiva un approccio decisamente meno mellifluo di quello di molti uomini che, scioccamente, credevano di poter attrarre donne con la sola galanteria.
Certo, alcuni consigli da parte del tanto odiato francese erano pur serviti a qualcosa, ma Arthur Kirkland aveva il proprio stile e non aveva bisogno di aiuti da parte di nessuno per poter rimediare ai propri errori.


-Ieri sera eri tu la lamentosa.- Rispose con un ghigno soddisfatto, immaginando un'espressione imbarazzata dipinta sul volto di Michelle.
-Arthur,Arthur,Art- La ragazza coprì prontamente la bocca dell'altro, evitando di dover sentire altro pronunciato da lui. Era imprevedibile, oltre ad essere testardo e sbruffone; erano peculiarità che lo rendevano unico quanto insopportabile e in tutta sincerità, Michelle non si immaginava che Kirkland parlasse di ciò che aveva fatto la notte precedente con così stata scioltezza.
E' da stupidi - pensò lei, riflettendo su quanto le sue ipotesi fossero sbagliate: Arthur non si era dimenticato e non voleva dimenticare il momento che avevano condiviso. Certamente non l'avrebbe raccontato apertamente a tutti, ma il parlarne bastava per convincere Michelle di vivere nella realtà e che quell'insieme di emozioni improvvise non si trattava, per fortuna, di una mera illusione.
-Non dire più una cosa del genere e sopratutto, non dire nulla a Francis!-
Il solo nome innervosì entrambi, ma sopratutto Arthur che, involontariamente, si ritrovò a pensare al primo incontro con la ragazza. Anche allora, il concatenarsi di casualità ed eventi aveva portato i due eterni rivali ad un accordo e, di conseguenza, all'arrivo degli inglesi sulle sponde calde di quelle isole nell'Oceano Indiano.
Non era stata solo fortuna; l'ambizione di Arthur aveva portato a qualcosa di buono, o meglio, a qualcuno di buono che si era insediato bruscamente nella vita di quel giovane ammiraglio che, ingenuamente, sperava di poter tenere con sé tutte le colonie in passato in suo possesso.
Ora Seychelles era un paese libero, una Nazione con la propria lingua, la propria bandiera, la propria politica, ma per Kirkland questi si trattavano solamente di dettagli formali. Lui lo sapeva, Michelle era sempre stata lì, le Seychelles erano sempre state lì. Avevano condiviso la propria cultura con gli occidentali, erano stati schiavizzati,abusati, eppure, nonostante queste ingiustizie, Arthur Kirkland del presente ricordava ancora le ultime parole pronunciate da quella piccola ragazza saccente che le aveva mostrata la propria terra.


Mi piacerebbe vedere l'Europa - Aveva bisbigliato, temendo di essere sentita dall'inglese. Il mondo era vasto, colmo di conflitti e ciò che divideva Arthur da Michelle non erano solo chilometri di acqua salata, no, erano i pregiudizi di un tempo, il razzismo, il bisogno di potere da parte del Regno Britannico e la ritrosia di quegli isolani all'arrivo di quella gente pallida che prometteva una nuova vita.
Arthur era ben consapevole che aveva molto da farsi perdonare, ma voleva recuperare e far comprendere a Michelle che il passato, in quanto tale, doveva rimanere un ricordo.
-Non lo dirò a nessuno, ma facciamo un patto.-
Le bisbigliò, afferrandogli delicatamente la mano.
-Non mi fido degli affari degli inglesi spocchiosi.- Fulminea,come sempre. Seychelles spesso rimaneva ancora sulla difensiva, ma il ragazzo la biasimava: non era facile fidarsi di un uomo che l'aveva ferita, ma neppure per Arthur, ahimè, era semplice sperare di ottenere fiducia.


-Rimani in Europa, non ritornare a casa. Potremmo andare a Londra.-
Non era un ordine, anche se il tono che utilizzò risuonava autoritario e austero. Non voleva forzare la ragazza a seguirlo, ma non voleva vederla andare via un'altra volta, seppur fino al prossimo incontro internazionale.
-Ovviamente non te lo chiedo come un favore, puoi fare ciò che vuoi.- Aggiunse in conclusione, allontanando la mano dalla sua e incrociando le braccia al petto solo per sembrare, come sempre, distaccato e disinteressato.
Non voleva essere vulnerabile, anche se il pensare a Seychelles l'aveva già reso un uomo diverso e quei cambiamenti era ormai radicati dentro di sé. Era troppo orgoglioso per accorgersi che la presenza di Michelle gli avrebbe fatto bene, che la ragazza sarebbe stata capace - almeno in parte - di tirare fuori del buono da lui.
-Londra, dici? Forse.-
La riconosceva quell'espressione: erano molto, troppo simili. Anche lei era solita a nascondere i suoi veri sentimenti, a sembrare annoiata dalle sue parole, ma era contenta, diamine se lo era. Voleva scoprire l'Inghilterra che Arthur conosceva,che aveva vissuto. Non le era mai bastato un semplice incontro della capitale britannica, i racconti dei suoi conoscenti o un paio di foto alla televisione.
Desiderava conoscere le strade in cui Kirkland era cresciuto, vedere il ragazzo gonfiarsi d'orgoglio a Trafalgar Square o osservarlo silenzioso davanti al Tower Hill, condividendo i successi e i fallimenti assieme a lei.


-Però,- gli bisbigliò vicino all'orecchio, lasciandogli infine un piccolo bacio sulla guancia. -voglio vedere i tuoi cataloghi, quelli dei fiori.-
Pareva una richiesta strana, ma una pila di pagine riempite di inchiostro andavano oltre alla conoscenza di un paio di piante e questo Arthur lo comprese bene, trovandosi, come un sciocco, a sorridere alle parole della ragazza.





ANGOLO DELL'AUTRICE
*Coro angelico* HO FINITO, NON CI CREDO.
Allora, lo so, ci ho messo più del dovuto, ma sono stata impegnata con lo studio. (e anche con il contest delle quattro stagioni, per questo ho dovuto staccare e poi riprendere) In ogni modo, mi sono divertita a scrivere questa parte, anche se pensavo/speravo di scrivere di più e di inserire tematiche più serie (e invece ho citato solo alcune cose come lo schiavismo o le molestie da parte degli Europei giunti in Africa etc...), ma non mi dispiace come risultato finale.
Sono pochi i riferimenti da spiegare:
- Con il Tower Hill mi riferisco al Memorial (forse avrei dovuto specificare) dedicato ai morti in mare durante la Prima Guerra Mondiale.
- La Plumeria è un fiore che ora troviamo ovunque, ma nel 1800 è possibile che fosse sono sviluppato in America centrale e in altri posti tropicali. Il fatto di indossare il fiore  è in realtà legato ad una tradizione della Polinesia e simboleggia appunto lo status di una donna ( orecchio sinistro: fidanzata/sposata e orecchio destro: nubile/single), ma volevo inserire questa scena per rendere i due goffi, ma dolci al tempo stesso.
Per il resto, non credo ci sia altro °-°

Concludo ringraziando chi ha messo preferito,seguito e in un futuro ritornerò con una EnglandSeychelles (li adoro troppo), ma non svelo dettagli.
Avevo già detto da qualche parte (credo) che su Hetalia ci sarò ancora per molto ed entro fino Novembre inizierò una raccolta sulla mia OTP (wowow finalmente), ovvero Spain x England (e no, Arthur non dovrebbe essere il mio preferito) che vedrà tutti e tre i generi di coppie (quindi Het,Yuri e Yaoi), lasciandovi la sorpresa dell'ambientazione storica.
Quiiindi, ci rivedremo di nuovo!

 
  
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