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Autore: meiousetsuna    08/11/2015    2 recensioni
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Il mio omaggio ai mieii Amori: i personaggi di Vampire Diaries e L’Ulisse di Joyce.
Il Romanzo è riadattato in modo semplicissimo, perché i personaggi si inseriscano nella complessa trama.
Stefan, Damon, Katherine,“interpretano” i protagonisti, con la comparsa di tutti.
Malgrado alcuni argomenti spinosi, il rating sarà arancione, visto che tutto sarà molto contenuto.
Aveva un bel dire, Lorenzo, della sua nobile terra. Stefan era certo che fosse poco più di un malfattore da strada, non un rampollo di buona famiglia che prendeva il tè delle cinque.
Non che lo disdegnasse; quello, la birra, il whiskey, purché non offerti da lui.
Stefan raggiunse Kai sul terrazzo, abbracciando con lo sguardo il panorama sotto di loro.
Le strade, avvolte dalla luce opaca e infida delle prime ore del mattino, apparivano illuminate da un alone pesante e sgradevole, come se nella notte la marea di un oceano immaginario le avesse sommerse, lasciando, nel ritirarsi, uno strato di alghe morte.
Stefan odiava il verde salmastro, che fosse la tinta sbiadita dei caseggiati popolari, il colore delle erbacce secche, fino alla sfumatura dei suoi occhi da quando non era più bambino.
Love, Setsuna
Genere: Angst, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Katherine
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Grazie della pazienza, 39 amiche lettrici! Siete aumentate... devo pubblicare ogni 15 giorni? Un grazie sempiterno a EchelonDeathbat, Iansom; a charlie997, beagle26, lucy stoker, Fernweh. ___Dobreva 16, robin d. Sono vostra!

Consiglio di leggere subito le note a fine capitolo, questa volta

 

American Ulysses, capitolo 10
Somewhere, over the rainbow (The Wandering Rocks)

 Ore 14:55 – 16:00

Padre Kieran O'Connell respirò a pieni polmoni l’aria tiepida e gradevole di Giugno. Eppure il motivo della sua passeggiata non era gioioso, doveva riuscire ad ottenere aiuto per il povero bambino di Sutton, così che potesse pagare la retta scolastica.
Appena attraversata Marietta Road, il suo sguardo pietoso fu catturato da un marinaio con una gamba sola; probabilmente proveniva da Savannah, c’erano sempre dei disperati che dovevano rinunciare alla vita in nave e si spingevano in altre città ricche a tentare la fortuna. Però appartenendo ad un ordine che comportava il voto di povertà, non aveva nulla da offrire di suo, tranne la benevolenza.
Tutti lo salutavano con piacere
e come sta il suo onorevole marito?
Che fortuna sapere che un buon collega sarebbe arrivato presto a dargli man forte! Doveva stare attento al suo orologio
tendeva ad andare indietro, come la sua memoria, come la strada che aveva scelto inconsciamente, quella che passava dalla sua vecchia scuola
Fu sorpassato da un uomo elegante, con scarpe di vernice gialla e cappotto viola, che si muoveva come un ballerino, poi da una donna vivace pur se anziana. Sembrava cordiale mentre gli rivolgeva un piccolo inchino, invece era una nota usuraia.
Kieran sospirò. Il Signore farà qualcosa di buono anche per i poveri? Come quel bacon e burro profumati che parevano invitarlo da una bottega, mentre una ragazza gli passava accanto stringendo un cestino con dentro un misero pezzo di pane…
Il manifesto sulla vetrina del tabaccaio mostrava la prima pagina di un giornale che illustrava la tragedia della General Slocum, avvenuta il giorno precedente *, al solito a New York; eppure non era ancora il peggio.
Tutte le anime non battezzate dei popoli selvaggi lo ossessionavano ogni volta che vedeva un’immagine che ritraeva una persona di colore, trascinata in schiavitù dalla sua gente per tre secoli. Che sarebbe stato di loro?
Continuò a camminare, procedendo come nella sua mente
beati immaculati in via qui ambulant in lege Domini
nobili persone, piante semplici, candide nuvole
Improvvisamente una coppia uscì ridendo da un cespuglio: la giovane, che si toglieva fili di paglia dalla veste, arrossì senza parlare.
Nello stesso silenzio, Kieran sollevò una mano, benedicendoli.

Oliver cercò di isolarsi mentalmente, mentre copiava diligentemente — con bella grafia — il referto per il medico legale. Non gli piacevano le bare, pensò, mentre si fermava a salutare dalla finestra padre Kieran che passava, sistemando subito il coperchio imbottito di raso di cotone nero.
Una certa persona, che non osava nominare neanche tra sé e sé, doveva avere qualcosa da nascondere.
La miglior cosa era informarsi, c’era appunto un poliziotto di fronte all’ufficio, non poteva farselo scappare!

Il marinaio con una gamba sola approfittò del suo passo sbilenco per lasciare che due graziose fanciulle lo sorpassassero: gli sembravano proprio le figlie di quel dannato Giuseppe Salvatore, una bionda ed una bruna come la madre. “Che due bellezze, che vi farei!”
La smorfia di rabbia di Lexi Salvatore lo fece desistere, pareva una belva.
Nello stesso momento, Luke, per nulla tranquillizzato dalla sua conoscenza della legge, si domandava quanto fosse rischioso aver lasciato che Atticus Shane si introducesse nel sotterraneo senza un permesso! Poteva solo sperare che facesse alla svelta.
Il marinaio imboccò la 14ª strada, cantando a voce spiegata un verso di ‘We Are a Band of Brothers’. Da una finestra, dalla quale cadde un cartello di cartoncino, si sporse un braccio femminile, per lanciargli una moneta tintinnante.  La mano era bella, e all’anulare brillava un gioiello molto particolare, forse un anello da uomo riadattato come dono. Era grande, in oro bianco, con una D al centro di un ovale di zaffiro.

Charlotte Salvatore si tolse il vecchio cappellino di paglia appena rientrata in casa, con un gesto delicato, mentre Lexi gettava il suo a terra, con ostentazione.
Caroline si girò, curiosa come una gatta. “Avete impegnato i libri?”
“Non ci siamo riuscite, cara”. Charlotte spostò con affetto una ciocca chiara come il Sole dal viso della sorella. Erano così forti, le ragazze: lei era l’unica col carattere di un pulcino bagnato.
“In che negozio avete provato? Quei delinquenti se ne approfittano!” L’ottava della voce della piccola quando era nervosa o affamata — il che coincideva spesso — era così alta che i vicini cominciavano a bussare sulla parete confinante coi pugni.
Anche padre Kieran, passando sotto la casetta, credette di udire un grido.
“Piuttosto, che c’è in pentola?” Lexi era l’altra pragmatica della famiglia, loro due si comprendevano alla perfezione.
“Camicie e sapone, vuol favorire, madamigella?” Sophie stava rimestando nella pentola come se preparasse una pozione magica, il viso serio e fine circondato da capelli castano scuro. “Ma ci hanno regalato anche un po’ di zuppa, per fortuna”.
“È decisamente il momento di andare da nostro padre”.
Caroline era già uscita ad una velocità quasi sovrannaturale, mentre Lexi versava il suo quarto del magro cibo in una ampia ciotola. “Certo non lo troverà lassù nei Cieli!”
“Alexia, che dici”. La voce di Charlotte fu un sussurro pieno di timore reverenziale, del tutto sovrastata dal rumore del cucchiaio che raschiava la scodella.

La commessa del negozio di delicatessen era così simile ai prodotti che stava sistemando, con grazia, nel paniere da regalo, circondato da un lucente nastro di raso.
Pesche vellutate quanto doveva esserlo la sua pelle, pasticcini burrosi come le braccia levigate, susine bionde come le sue chiome, fragole… le labbra accese mentre era preda dell’eccitazione sessuale dovevano assumere quella sfumatura di rosso.
Klaus passò una bottiglia di champagne alla giovane con un sorriso lusinghiero che significava ‘sei una bella cosa’.
Con voluta lentezza consultò l’orologio d’oro, forse appartenuto in epoche passate ad un Re e poi rubato, poi estrasse anche un portafoglio piuttosto rigonfio.
“Spero che facciate consegne a domicilio. Quanto pago, sweetheart?” Che significava chiaramente: ‘quanto costeresti tu?’
“E posso disturbarti qualche volta ad un numero di telefono?”
per stringere il tuo seno che straripa dalla camicetta, sbatterti come un animale e poi svanire come un sogno
“Può chiamare qui, e chiedere di Camille”. La ragazza gli passò timidamente un fiore color del sangue.
“È per me questo garofano? Grazie, dolcezza”. Stretto il fiore tra i denti candidi, Klaus la fissò come se potesse masticare lei, succhiarle la vita e poi gettarla tra i rifiuti.

Il Signor Fiorenzo guardò oltre le spalle di Stefan, distratto da qualcosa.
Le persone aggrappate ai portelli del tram, non hanno paura di cadere?
“Stefan lei ha una bella voce, che peccato che non voglia né cantare né recitare”. Il perfetto italiano dell’insegnante fu imitato in modo discreto dal suo interlocutore.
“Non è una gran perdita, per l’Arte”.
L’uomo fece un gesto plateale con le mani, da bravo latino. “Ci pensi, prometta”.
“Grazie, Maestro, lo farò”. Il giovane, soddisfatto delle lusinghe ricevute, guardò il suo insegnante che inseguiva il temuto mezzo di trasporto, poi si allontanò con dei libri sotto il braccio.

Anna nascose prontamente ‘La dama in bianco’; adorava i libri romantici con un sottofondo di trama spaventosa, era quello che le faceva trarre sospiri e desiderare di intrecciare le dita con quelle dell’amato fino alla fine dei tempi.
Con un certo sforzo riprese a scrivere a macchina.
‘Ma come farà Katy ad amare quello lì? Uff… allora, oggi è il 16/6/1904…’ Gettando lo sguardo annoiato fuori dall’ampia finestra, fu colpita dal poster di una avvenente attrice di teatro.
‘Davvero troppo truccata, è così fasulla’.
Lo squillo del telefono la fece sobbalzare e riprendere dalle sue fantasticherie.
“Salve è lei, signor Mikaelson! Sì, certo, lavoravo. Sì, Tripp Cooke ha chiamato, si troverà alle quattro al Double Tree Hotel, certo. A più tardi”. Neppure il tempo di mettere a posto la pesante cornetta nera ed un nuovo squillo disturbò l’ozio della segretaria di Nikalus Mikaelson.

La luce di una torcia illuminò malamente il cunicolo che correva sotto il basamento del Museo della Guerra Civile, mentre Shane procedeva preso dall’entusiasmo, malgrado il fango gli stesse sciupando le scarpe. Era interessato soprattutto alle pietre scolpite, di solito, ma ora l’idea di reperire un fucile o altre armi ancora funzionanti della battaglia di Dalton lo elettrizzava in modo incredibile.
“Forza Luke vieni, non star lì ad accendere fiammiferi, è pericoloso! Possono esserci ancora delle polveri”.
Il giovane avvocato si accorse della sua stupidità, scottandosi anche le dita: ‘Ma chi me lo ha fatto fare? Non m’importa dei cimeli dei ribelli: di questa guerra non ci libereremo almeno per un altro secolo. Magari Logan Fell scriverà un testo di storia’. “Può tornare con una macchina fotografica, se riesce a reperirla”.
“Grazie, sarei contento! Ora risaliamo, devo consegnare degli appunti di lavoro, purtroppo; mi ricorderò della sua disponibilità. Anzi, se posso farò qualcosa per quel suo affaruccio del debito”.
‘Almeno ci guadagno da questo stralunato’, pensò il biondo, occhieggiando senza simpatia una ragazza che usciva da un cespuglio e si toglieva dei fili d’erba secca dall’abito.

Noah fece ruotare tra le mani tozze un dischetto di ferro con numerose scanalature.
“Vedete, la ruota si sposta tenendo conto delle corse già effettuate e aiuta a fare delle previsioni statistiche”.
“Incredibile!” Matt era stupito dall’acume dell’uomo, sul quale non avrebbe scommesso un centesimo; d’altra parte lui era una persona semplice, voleva vedere le cose con i suoi occhi per giudicarle.
Anche Tripp Cooke era interessato. “E dire che questi metodi li consideravo da megere in nero che si fingono medium. Lo prenderò in considerazione”.
L’uomo uscì dal magazzino, percorrendo la strada con Matt, passando di fronte al manifesto di una bellissima attrice di teatro, volgarmente truccata.
“Sai, Matt? Il nostro Noah è un eroe, pochi giorni fa un tipo è caduto in un tombino, roba da non credersi. E chi è arrivato con una corda e l’ha tirato fuori? Lui!”
“Davvero? Fa piacere scoprire queste cose. Vieni con me a raggiungere Alaric Saltzman? Mi aspetta al bar”.
“Volentieri, solo un momento, voglio entrare nell’agenzia per le scommesse a scoprire a quanto quotano Scettro”. Matt asserì con un cenno del capo, osservando l’altro entrare e rivolgersi ad un commesso.
“Eccomi, ho impiegato poco, vero? Sai chi ho incontrato? Markos, che puntava su un ronzino senza speranza che gli hanno suggerito!”
Girando l’angolo di Marietta Boulevard, i due videro un signore vestito di nero, che sfogliava dei libri esposti su un chioschetto.
“C’è Damon Bloom, chissà che sta comprando”.
“Una volta ha preso un ottimo testo di astronomia, deve piacergli molto”, rispose Matt. “Credo che abbia un lato poetico che nessuno capisce. Era un libro sulle eclissi”.
cum tota se luna sub orbem solis subiecisset
“Gli si addicono”.

Il piccolo Ray Sutton junior uscì dalla bottega di Marcel Gerard con un involto di costatine sotto il braccio, incrociando Tripp Cooke ed Ethan Crane** che — stranamente — passeggiavano insieme in direzione del J.N. Boone Boulevard..
“Se stasera c’è un ricevimento contami, per favore, e anche la mia signora”. Tripp adorava abbuffarsi gratuitamente.
Ethan era un soggetto indisponente, ma la sua altolocata famiglia lo rendeva tollerabile a chiunque, almeno in piccole dosi. “Ti ho detto di quella volta che ho invitato Damon e Katherine Bloom ad una festa? Ti racconto. Io mi occupavo del rinfresco, e ho fatto passare tutti e due dall’ingresso di servizio. Abbiamo bevuto, e tanto… non crederesti come regge l’alcol quel sudista rinnegato. Poi abbiamo sbranato della carne alla brace, neanche fossimo lupi mannari! Al ritorno si cantava, in quella carrozza… Damon era seduto di fronte a mia moglie e le indicava le costellazioni per nome, e conosceva anche tutte le leggende, sembrava uscito da un poema greco. Ma Katherine era il vero astro: era completamente ubriaca, mi sbatteva addosso ridendo ad ogni curva della strada, e il suo seno mi si strusciava sul braccio, così le mettevo a posto la mantellina, la sciarpa, per toccarla di sfuggita, dopo poco ero sull’attenti, altroché! A letto deve essere una gran puledra, fatti servire! Lui pensava alla Via Lattea, io da dove l’avrei succhiato, il latte!”
Tripp non nutriva certo affetto per Damon, ma nemmeno per i discorsi triviali. “Almeno ha una cultura”.
“Uhm… sì, è vero. C’è un tocco d’artista in Damon Bloom”.

Le tre fanciulle vestite solo con un velo scarlatto sembravano occhieggiare in direzione di Damon dalla copertina di un volumetto di poesie erotiche, come se potessero distinguere le mani che stavano sfiorando le loro grazie cartacee.
Anche Aristotele era interessante, però.
La bellezza è la miglior lettera di raccomandazione per una donna
Quante sfortunate pagavano adesso per il loro potere seduttivo, partorendo? La povera Hayley di sicuro, chissà se era salva.
Nascosto sotto una pila di suoi confratelli, un libro di Masoch colpì la sua attenzione. Ovviamente l’aveva già letto.
Alle sue spalle, si palesò l’elegante passo di danza dell’uomo con scarpe gialle e soprabito viola.
C’erano vari titoli che colpivano Damon e tutti contenevano l’accenno ad un rapporto tra padrona e schiavo; il proprietario della bancarella doveva avere una spiccata predilezione per certe storie, oppure erano i clienti a fare il mercato.
“Ella si sentì andare a fuoco nel punto in cui le labbra del suo amante la percorrevano, lasciando una scia di baci lascivi…”
La solita solfa, sì: eppure la sua carne ascoltava quella canzone, rapita come ogni volta, un calore inappagato che lo artigliava fino in fondo alle viscere.
“Lei era bagnata e profumata, sciolta dalla passione…”
Il commerciante invece era untuoso. “Ha scelto qualcosa?”
“Prendo ‘I Piaceri del Peccato’”. Senza dubbio.

La ‘Gallery 63’ era la più famosa casa d’aste della città: non era raro incontrare degli ex benestanti che osservavano i loro oggetti venduti al miglior offerente, ma lo spettacolo di una giovane così attraente e male in arnese non era usuale.
Giuseppe ci mise un po’ a riconoscere sua figlia, era abbastanza alticcio a quell’ora: certamente portava noie, pensò, fissandola con cattiveria.
“Che fai per strada tutta curva appoggiata al muro, sembri una vecchia sciancata, sta’ dritta con la schiena”.
Caroline gli andò incontro fin quasi a gettarglisi addosso, era troppo arrabbiata per contenersi.
“Ti ho visto pranzare al ristorante, padre. Certamente hai del denaro oggi, anche noi dobbiamo mangiare”.
Giuseppe affondò la mano in tasca, cercando fino in fondo, estraendo finalmente un dollaro tutto spiegazzato.
“Ecco facci del tuo meglio, basterà per comprare qualcosa in latteria, no?”
“Me ne servono altri”. Caroline non era timida se doveva tenere un discorso, non avrebbe ceduto per prima.
“Sai cosa sto per servirti, invece? Due schiaffi! Brutta insolente, dopo la morte di Lilian berreste anche il mio sangue, vampire!”
“Per favore, non gridare, si stanno girando tutti”.
“Prendi queste monetine e non fiatare più”. ‘Dovrò tornare a casa, prima o poi’.

Assistere al corteo del Presidente Roosevelt era una grandissima occasione, specie per chi amava dire: “Io c’ero”. Giuseppe cercò quindi di farsi avanti tra la folla assiepata sui marciapiedi di Delkab Avenue, prima che fosse troppo tardi.
Caleb Smollwood ordinò con fierezza un drink piccolo, sentendosi sobrio e probo, mentre leggeva sul giornale la notizia di un’esplosione. ‘Ormai in America abbiamo solo la peggior gentaglia, spazzatura! Nessuno lavora bene. Meno male che io sono un tipo decoroso… devo chiedere a Shane un libro di storia americana. Oh, vedi, oggi hanno seppellito Sutton. E per stare qui a leggere, non vedrò la parata!’.
Anche Giuseppe era in difficoltà, e non si fermò a ricambiare il cordiale saluto di padre Kieran.

La vetrina del gioielliere stava esercitando un fascino inconsueto su Stefan, così poco mondano. Gli piaceva particolarmente l’argento, ornato di lapislazzuli; un gusto tanto gotico di norma lo faceva sorridere con disprezzo.
Rubini come sangue e vino, frammenti di meteore ardenti scavati avidamente dall’uomo.
Gemme sfacciate come donne imbellettate, come notti d’oriente, come il prezzo di un sofista.
Nel riflesso del vetro, al ragazzo parve di scorgere Gloria e la sua aiutante che tornavano indietro dal fiume, il loro passo stanco come il suo cuore.
Dove credi di andare, Stefan? Vago tra mondi immaginari
Meglio spostarsi verso una bancarella di libri, erano qualcosa che comprendeva di più. ‘Il sigillo di Salomone’. Un testo che rivelava incantesimi d’amore?
“Stef?”
Non ebbe bisogno di voltarsi per riconoscere sua sorella Caroline. Era decisamente la sua preferita, quella che gli somigliava di più nell’animo e nel modo di ragionare. Era a lei che nelle sere d’inverno raccontava le avventure parigine, il cuore stretto dalla vista degli scarponcini bucati e logori.
“Porti dei libri, vedo, ne avete impegnati altri dei miei?”
“Sì, dobbiamo sopravvivere”. Non lo stava accusando, lo adorava troppo. Stefan sentì il rimorso afferrarlo tra le sue fauci da vampiro e stringerlo fino a soffocarlo.
La paga di quel giorno l’aveva spesa per bere con una prostituta. Doveva vivere secondo la comune coscienza di un buon fratello? Non ce la faceva. La persona crudele nascosta in lui non lo permetteva, e aveva il controllo della parte buona e colpevole. Se avesse ceduto alla pietà sarebbe affogato con loro, in un vortice d’acqua verde salmastro. Senza ritorno.

Kieran era un po’ dispiaciuto che Giuseppe non gli avesse risposto, ma con la baraonda di quel giorno…
Anche Caleb era teso, non tollerava gli yankees esibizionisti, che erano lì per contestare la sacralità degli Stati Uniti. Se quell’ubriaco all’angolo non avesse smesso subito di cantare ‘When Johnny comes marching home’ gli avrebbe fatto inghiottire la lingua, sissignore!
Per fortuna fu distratto dal suo amico Giuseppe.
“Corri, c’è Wesley Maxfield che sta per entrare a casa di Brady per prendere il mobilio!”
Wes Maxfeld era preparato a ricevere l’odio di chiunque lo incontrasse, ma i suoi oppositori erano più feroci, e si sentiva anche a disagio per l’abito nuovo di elegante panno azzurro, appena pagato, che il sarto gli aveva confezionato di una taglia più grande, sembrava in camice! 
“Vattene, strozzino! Non usciresti vivo da qui”.
Perché la minaccia gli sembrava reale? Wes non faticò ad immaginare Giuseppe che gli puntava un fucile.
“Tornerò, vedrete se non farò il sequestro!” 

Richard Lockwood salutò il poliziotto, con una vigorosa pacca sulla spalla. “Il bambino starà bene”.
Da dietro le tendine del Double Tree Hotel, il capo color oro brunito di Rose, accanto a quello ramato di Sage, formava uno splendido contrasto mentre cercavano di affacciarsi per ammirare il corteo.
Anche Elijah, malgrado la sua discrezione avrebbe dato un’occhiata, ma era più interessato a leggere dei nomi su una lista esposta pubblicamente.
“Forse bisognerebbe coinvolgere Niklaus Mikaelson, lui ha molta influenza”, disse, mentre firmava a sua volta. “È stata una bella iniziativa, almeno potremmo chiedere al fratellastro, Kol. Salve anche a lei!” Alaric era passato di corsa, facendo loro un cenno con la mano.
“Ha visto, Damon Bloom ha firmato per dieci dollari, è stato molto sensibile col figlio di Sutton. Credo sia uno dei pochi che pagherà, in effetti”.
Lockwood non sapeva cosa rispondere e fu grato di poter fingere di non aver sentito per chiamare lo sceriffo Forbes, apparso in quell’istante.
“Ha visto quanto scandalo? Allora faremo una rivendicazione Sudista!”
La marcia trionfale di Theodore Roosevelt li sorpassò senza neppure sfiorarli.

Malachai smise di prestare attenzione a Kol che giocava a scacchi — ovviamente, barando — e tornò a fissare Enzo, seduto di fronte a lui nell’elegante caffè.
“Ordiniamo due rhum? Coi dolcetti? Sono abbastanza sicuro della mia virilità da non dover chiedere un bourbon… a proposito, oggi ti sei perso Stefan che dissertava di Shakespeare!”
Enzo gli indirizzò uno dei suoi sorrisi assassini, maliziosamente. “Il bardo piace tanto agli squilibrati; e non intendo come quello!” Il marinaio con una gamba sola stava incespicando nel marciapiede di fronte al locale.
Kai rise senza trattenersi, amava i giochi crudeli.
“Chissà che fissazione ha”.
“Colpa dell’educazione cattolica, ha paura dell’inferno, perciò non riesce a esprimersi con leggerezza riguardo la morte, non sarà mai un vero artista”.
“Oggi l’ho anche stuzzicato…” Enzo mandò giù il rhum d’un sorso. “Io non ho questi problemi, per un protestante c’è sempre l’espiazione”.
“Già. Ma forse, tra una decina d’anni gli pubblicheranno un libro di poesie”.***

John Eglinton evitò di poco il signor Fiorenzo, ma nell’effettuare questa manovra urtò pesantemente un bambino cieco che procedeva aiutandosi col bastone bianco.
“Dannato ragazzino!” Il piccolo Ray Sutton junior si chiese se il suo fato infine non fosse il peggiore: almeno lui era sano.
Invece la zia che avrebbe trovato a casa sarebbe stata ubriaca e di certo non gli aveva lasciato del cibo. Si fermò ad ammirare il ritratto di una stupenda attrice col rossetto rosso e le gote rosate. Suo padre l’avrebbe picchiato con la cinta se l’avesse scoperto; ma ormai non c’era rischio. Era morto, niente più grida dalla cima delle scale, l’unico rumore era quello del coperchio della bara inchiodato. Il silenzio era ancora più mostruoso.
Scarpe beige lucide e garofano rosso dall’altro lato della strada, senza riguardo per il suo lutto scuro

Il presidente Roosevelt proseguiva il giro in carrozza, per farsi ammirare dai suoi fedeli compatrioti, scortato da Pinchot e Albert Beveridge a cavallo.
Lockwood riuscì a sporgersi per acclamarlo, mentre seguiva il tratto più sporco del fiume Chattahoochee, un nastro grigio nella città.
Giuseppe si sbracciò finché fu certo di essere visto, mentre Cooke si trovò in una posizione più agevolata.
Diretta verso la scuola di suo padre, Elena Gilbert rallentò il passo, ma fu incerta, e perse l’occasione.
La sensuale soubrette che aveva pubblicizzato la sua immagine ovunque, invece riuscì a farsi notare.
Enzo e Kai si profusero in inchini ironici, sbellicandosi di risate.
Il vestito viola e le scarpe gialle fecero il paio con il completo blu, le scarpe beige e il fiore rosso di Klaus, che attraeva le donne.
Ray Sutton yunior, non arrivando a vedere oltre la folla, spintonò senza volerlo il bambino cieco.
Il corteo proseguì, come la vita intorno ad esso.

Note cap.10:
Il capitolo delle rocce vaganti, non esiste nell’Odissea. Ulisse sceglie, tra i due mali, di passare tra Scilla e Cariddi, e non tra le Simpegladi, ancor più pericolose. Joyce ci mostra ambedue le ‘versioni’. La narrazione è divisa in 19 mini-capitoli, in cui i personaggi vagano disordinatamente tra le vie di Atlanta, tra “le due sponde”. Gli strani 5 minuti in più, segnalano per molti critici che il capitolo è formato di 18+1 parte finale, che ha bisogno di un ‘momento extra’.
Le parti principali sono la prima e l’ultima, l’asservimento ai due poteri: “la Chiesa Romana e il potere di Cesare”, rappresentati dal prete e dal Presidente, che a loro modo vorrebbero salvare la loro patria.
* Il 15 giugno 1904 la General Slocum bruciò in un incendio nelle acque dell'East River a New York
** Ethan Crane, come  Caleb Smallwood, è preso dai romanzi delle ghost writer
*** Autobiografico: Joyce si identifica in Stephan Dedalus, protagonista di “Ritratto dell’artista da giovane”
Scienza: meccanica
Parte del corpo: sangue
Colore: arcobaleno

 

  
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