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Autore: rosamond44    11/11/2015    0 recensioni
Al confine tra la nostra dimensione e un'altra di cui gli umani ignorano l'esistenza, vi è il Mondo Astrale. Un frammento di notte che ospita in un'accademia, la cui maestosità troneggia freddamente sulle limpide acque del Mirror Lake, creature del Giorno, della Notte e del Mondo di Mezzo.
E se una ragazza, per la quale il massimo di anormalità è una pioggia improvvisa in una giornata assolata, finisse catapultata tra le mura di quest'incredibile accademia? Nicole non sa cosa e come fare per tornare a casa, ma lo vuole ed è proprio ciò, che le da la forza necessaria per resistere alle assurde situazioni che continuamente le vengono incontro. Quella che dovrebbe rivelarsi un anormale vita scolastica potrebbe diventare qualcosa di più, e i piani e progetti iniziali di Nicole potrebbero cominciare a vacillare, sconvolgendo a più non posso la sua realtà e la sua visione del mondo, che si sa, non è mai ciò che sembra.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Era ora», sentii una voce maschile alla mia destra.

Girai la testa in sua direzione trovandovi un ragazzo dai capelli biondo scuro che sorreggeva pigramente la testa con una mano. Aveva uno sguardo intenso, blu, bellissimo; mi parve di guardare l'oceano.

«Allora...», una voce famigliare mi fece girare la testa dall'altra parte «tu sei...».

«Nicole», mi presentai porgendo la mano alla ragazza bionda di fronte a me.

Lei la guardò curiosa, poi sorridendo la strinse. Mi risultò subito simpatica, sorrideva sia con le labbra che con gli occhi e questo mi aiutò a scacciare un po' dell'ansia dell'essere circondata da sconosciuti.

«Io sono Estelle», mi disse «loro invece», indicò la ragazza dai capelli scuri seduta su un divanetto accanto al ragazzo biondo «sono Beatrix e Luke. Siamo tutti studenti di quest'accademia», spiegò gentilmente.

«E noi?», una voce sottile, ma arrogante mi fece concentrare sulla figura minuta di una ragazza dai color caramello seduta più vicino allo scrittoio in legno massiccio accuratamente ornato di foglie d'oro.

«Sono la figlia del direttore, avresti dovuto presentarmi per prima», incrociò le braccia al petto e fissò pungente lo sguardo su Estelle.

«Su, su Monì, non arrabbiarti», le sorrise rassicurante il ragazzo dai capelli argentati al suo fianco.

«Ma Gabriel, come puoi dirmi di non arrabbiarmi?! Questa è una mancanza di rispetto anche nei tuoi confronti».

Il ragazzo che appresi fosse Gabriel scosse la testa esasperato.

«Come avrai capito io sono Gabriel», mi sorrise gentile «e lei è mia sorella Monica. Benvenuta all'Academy of Dark and White Magic, o Academy of Darkness come preferisci».

Strabuzzai gli occhi.

«Magic?», chiesi perplessa.

«Sì, qui si studia magia, il controllo degli elementi della natura e storia del Mondo del Basso e dell'Alto», Mi spigò come se fosse una cosa che dovrei già sapere.

«È inutile che le dici cosa studiamo, se non sa nemmeno cosa siamo», diede voce i miei pensieri Luke.

«Non spetta a me accogliere i nuovi studenti, tanto meno illuminarli su questioni tanto importante», si giustificò con innocenza Gabriel.

«Dov'è il direttore allora?», chiese annoiata Beatrix.

«Arriverà a momenti», intervenne Monica.

Per tutta la durata della loro conversazione notai il tono pungente col quale si rivolgevano l'uno all'altro. Mi sentii terribilmente a disagio nell'ascoltarli parlare ignorando completamente la mia presenza.

«Da dove vieni?», mi chiese Estelle indicandomi di sedermi accanto a lei, ignorando il brusio della guerra fredda tra i quattro.

«Londra».

«Gran Bretagna, che bello!», congiunse le mani entusiasta «Anche noi abbiamo una casa sulla Terra, in Olanda per esattezza».

Aggrottai le sopracciglia.

«Che intendi con sulla Terra? Dove mi trovo esattamente?».

Lei si fece seria guardandomi così intensamente da mettermi i brividi.

«Oops, ho parlato troppo. Presto scoprirai tutto».

Detto questo concentrò l'attenzione sugli altri, intimandomi così di tacere ed aspettare l'arrivo del fantomatico direttore. Sospirai confusa e a disagio, facendo attenzione a non farmi sorprendere, per poi puntare lo sguardo sulle quattro figure sedute d'avanti a me. Rivedei come un flash in un nanosecondo l'itinerario che percorsi finora, era stato breve ma intenso. Ebbi ancora fresca l'immagine del libro che aprii con cautela nella soffitta polverosa di casa mia. Dettaglio piccolo ma importante, considerando la meticolosità di mia madre e l'ossessione di entrambi miei genitori per le pulizie dubitai che mia madre l'avesse chiusa a chiave ancora ricoperta da un manto di polvere. Tutt'altro, potei affermare quasi certamente che l'avesse fatto proprio con l'intento di nascondere quel libro odorante di muffa e mistero. Sentii come se l'avessi ancora tra le mani e strinsi le dita ancora ricoperte da piccoli brillantini -segno inconfutabile che l'avessi avuto tra le mani- e assaporai sulla mia pelle il ricordo delle scosse che mi fecero precipitare in questo posto. È avvenuto tutto veloce, indolore e tutt'ora difficile da considerare realtà. Fui ridestata di colpo quando qualcuno -che ritornando con i piedi per terra scoprii essere Beatrix- parlò:

«Ma si può sapere dove è finito quell'uomo?», brontolò annoiata.

Monica, neanche le avesse sputato in faccia scattò:

«Quell'uomo guarda caso è il direttore di quest'accademia, quindi portagli rispetto», sentenziò inviperita.

Beatrix la guardò impassibile non mostrando di essere provata in alcun modo dalle sue parole. Alzò un sopracciglio continuando a fissarla poi sorrise.

«Sto pensando a qualcosa di molto cattivo da dire, però mi tratterrò».

Monica sbuffò.

«Per me puoi dire quello che vuoi, tanto...».

Un colpo di tosse attirò la nostra attenzione verso la porta dalla quale fece comparsa un uomo sui quaranta. Era biondo e aveva la pelle lattea, ciò che gli conferiva un'aria angelica, però lo sguardo trasmetteva tutto fuorché innocenza o stupidità, e una lunga cicatrice gli solcava la guancia sinistra. Tuttavia non arrecava alcun danno al suo fascino. Camminò lentamente verso di me sedendosi infine al mio fianco. Mi scrutò attentamente con i suoi occhi ambrati per poi presentarsi:

«Io sono Erasmus, direttore e discendente del diretto fondatore dell'Universo Astrale, mondo creato appositamente per ospitare i studenti di quest'accademia».

Guardai le sue labbra muoversi e pronunciare quanto detto in modo solenne. Mi vergognai ammetterlo, ma non compresi niente di quanto avesse appena detto. Per fortuna sembrò accorgersene e risparmiandomi di parlare cominciò lui stesso.

«Come ti chiami bambina?», chiese unendo le mani.

«Nicole», sussurrai flebile completamente catturata nell'ammirare le bolle che aveva appena creato con le sole mani.

Mi sentii davvero una bambina quando sorrisi nel vedere le bolle -che sembravano di sapone- danzare nell'aria, e una di loro si avvicinò pericolosamente al mio naso. Temendo che potesse scoppiare chiusi gli occhi.

«Guarda attentamente Nicole!».

Aprii cautamente gli occhi per vedere Erasmus ravvicinare le due bolle. La porzione che si sfiorava emanò una piccola luce.

«Posso andarmene, o la mia presenza è indispensabile?», sbuffò Beatrix.

«No, tu resti qui!», tuonò Estelle.

«Abbiate un po' di pazienza ragazze», le tranquillizzò calmo il direttore per poi concentrarsi di nuovo su di me.

«Che palle!», sentii borbottare Beatrix sottovoce sprofondando imbronciata tra i cuscinetti del divano.

«Supponiamo che la bolla alla tua destra sia il Mondo Demoniaco, ovvero la nostra dimensione , e la bolla alla tua sinistra la Terra», cominciò a parlare Erasmus.

«Allora, la luce che vedi qui è un piccolo spazio tra le due dimensioni che accoglie qui i studenti di ogni specie, come: angeli, demoni, streghe, folletti, ninfe, fate, vampiri e molti altri. Ogni individuo appartenente alla propria specie arriva qui tramite un portale protetto da un sigillo. L'individuo è in grado di spezzare il sigillo -che gli viene dato in un libro dai propri genitori da generazioni sin dalla nascita- solo quando è pronto. A quel punto è il sigillo stesso che richiama il proprietario del libro e si fa spezzare per poi far accedere lo studente alla mia accademia. Può succedere a qualsiasi età; basta che non superi i trent'anni, non ci tengo ad avere vecchietti qui», sicuramente cercò di sdrammatizzare un po' vista la mia faccia.

«E io che ci faccio qui, allora?».

«È vero che ci sono creature sovrannaturali -come le chiamate voi umani- che viaggiano o vivono sulla Terra, però...», fece una pausa grattandosi il mento pensieroso.

«Però...», lo incitai a continuare sempre più spaesata.

«Però non sono mai arrivati studenti da lì. Non hanno né le conoscenze, né il potere di farlo».

«Lei non è completamente umana, lo sento dal suo odore>>, fece concentrare l'attenzione di tutti su di sé, Luke.

«Giusto», commentò il direttore «voi demoni riuscite a distinguere le varie razze dall'odore. Quindi lei cosa è, Luke?».

Luke continuò a fissarmi ancora un po' con un'espressione impassibile dipinta sul volto. Poi passò una mano tra i capelli e si gettò indietro sullo schienale del divano chiudendo gli occhi.

«E io che ne so!».

Come sarebbe che ne sai? Li guardai stranita per poi abbandonarmi ad una leggera risatina nervosa.

«Scusate, scusate...», asciugai con l'indice una lacrima comparsa dallo sforzo di ridere «come fate ad essere così sicuri che io sia qui in veste di studente».

Analizzai le loro reazioni: Beatrix fumava indisturbata trovando più interessante l'analizzare il tessuto beige dei suoi pantaloni; Estelle mi guardava con apprensione; Monica aveva un'espressione schifata neanche fossi un'insulso insetto; Luke mi guardava come fossi una povera pazza; Gabriel spostava le sue iridi ghiacciate da me al direttore in attesa di una sua reazione.

«Dammi la mano!».

Titubante allungai la mano verso il direttore, che la prese fra le sue come quando fece apparire le bolle. Un leggero tepore mi baciò il dorso della mano e una luce bluastra fuoriuscì tra le dita di Erasmus. Guardai incantata -quando liberò la mia mano- la stella rossa o forse era un fiore a cinque petali, che si materializzò sulla mia pelle diafana. Azzardai a toccarla, ma questa scomparve immediatamente. Rivolsi al direttore il mio sguardo interrogatore.

«Questo è il simbolo impresso sulla pelle di tutti i studenti dell'Academy of Darkness. Appare ogni volta quando si apre un portale. La sua presenza indica che tu sei qui in veste di studente. Hai altre domande?».

«Voglio sapere come andarmene da qui?», chiesi con tono deciso.

«Hai due possibilità: primo studi fino all'ultimo livello per bene senza farti bocciare arrivando fino all'ultimo livello», alzò l'indice «e due», alzò anche il medio «se sei proprio impaziente, puoi sempre ricorrere alla Sfida del Diavolo».

Promettente. Pensai con il morale a terra.

«E in cosa consiste questa prova?».

«Lascia perdere, tanto non hai alcuna possibilità di superarla», scoppiò a ridere Luke.

Assottigliai lo sguardo in sua direzione, offesa.

«Luke ha ragione», ci mise del suo Monica con l'inseparabile cipiglio sul viso delicato da bambola di porcellana, uno spreco a parer mio «è chiaro come il giorno che non la supereresti neanche volendo».

«Beh, neanche tu se per questo», controbatté Beatrix con l'evidente intento di mettere a tacere l'altezzosità della figlia del direttore.

Non era certo mia intenzione, che le cose degenerassero fino al punto di aizzare l'una contro l'altra le due ragazze. Tuttavia ringraziai in cuor mio Beatrix per aver preso le mie difese -o almeno così mi era sembrato-.

Luke ridacchiò leggermente visibilmente divertito, appoggiando il gomito sul bracciolo del divano, coprendosi in parte la bocca. Chissà la furia di chi tentasse di evitare?

«Smettetela voi due!», sospirò esausto il direttore, poi rivolgendosi a me «666, la Sfida del Diavolo consiste in: 6 avversari da battere; 6 sfide diverse e 6 giorni a disposizione. Chi ne è capace, può lanciare la sfida quando vuole».

Sgranai gli occhi. Era chiaro come il giorno -per citare Monica- che non avrei superato quella prova neanche con un intervento divino.

«E adesso sparite dalla mia vista», il direttore di diresse, alzandosi, verso la sua scrivania «sono stanco morto. Monica accompagna la ragazza in dormitorio e dalle l'uniforme».

«Perché io?», sbottò questa.

Erasmus sospirò di nuovo massaggiandosi le tempie.

«Beatrix, occupatene tu».

Lei si alzò e mi fece cenno di seguirla.

«Aspetti un'attimo», mi rivolsi al direttore «io sono una ragazza normalissima, non ho alcun potere particolare...», ricordai il dito di Beatrix che prese fuoco «...e non so nemmeno come potrei cavarmela se restassi qui».

«Hm...», si grattò pensieroso il mento «non hai tutti i torti. Provvederò a mandarti un tutor, cosicché ti possa aiutare».

Non era questo ciò che intendevo. Mandami a casa! Mi morsi il labbro delusa.

«E non venirmi a dire che non hai alcun potere. Se hai aperto un portale dal Mondo degli Umani, significa che il tuo livello è piuttosto alto».

«E in che classe la mettiamo?», chiese Beatrix al mio fianco.

«Blu. La luce che è apparsa insieme al marchio era blu».

«Va bene», alzò Beatrix le spalle «andiamo!», mi ordinò infine.

Sospirai e la seguii fuori dalla stanza ancora più confusa di prima; sola ed impaurita per il futuro incerto e stravolto che mi aspettava. Solo un pensiero mi frullava in mente, mentre a testa china scendevo gli stessi gradini ripidi di prima: voglio tornare a casa.

 

 

   
 
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