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Autore: AliceMiao    11/11/2015    3 recensioni
[...]"Perchè pensava fosse morta?".
"Anni fa la loro famiglia venne attaccata dai nostri nemici e lei sparì. Sospettavano che l'avessero catturata, ma credevano che dopo un anno sarebbe già morta, aveva solo 6 anni quando accadde. Invece eccola qui".[...]
Una ragazza misteriosa viene trovata davanti al portone. Nessuno vuole farla entrare, perchè temono sia un nemico. Chi è in realtà? Come cambierà la vita di tutti?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izzy Lightwood, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Aprii lentamente gli occhi. Temevo che fosse stato un bellissimo sogno, che al mio risveglio mi sarei ritrovata su un letto di paglia scomodissimo con anelli di catene alle caviglie. Invece no, era tutto reale. Mi misi a sedere e mi guardai intorno. Non era in una cella buia e fredda, in compagnia di alcuni solitari topolini (che mi faceva sembrare Cenerentola), a soffrire la fame e la sete. No, ero in una stanza bellissima, su un letto comodissimo, al caldo e senza topolini in giro. Però un po' di fame ce l'avevo lo stesso. Manco a farlo apposta in quel momento qualcuno bussò ed entrò un ragazzo: era lo stesso che mi aveva fatto entrare il giorno prima. Ero in debito con lui, se non mi avesse aiutato al 90% sarei morta di freddo. L'altro 10% era occupato dalla possibilità che mi catturassero di nuovo.
"Scusa se ti ho svegliata!", disse posando un vassoio sul tavolino accanto al mio letto.
"Tranquillo, ero già sveglia. È la mia colazione?".
"Sì. Mangia pure tutto quello che vuoi". Ok... Non sapevo se sarei riuscita a svuotare il vassoio, ma c'era la possibilità che succedesse. Sul vassoio c'erano tre brioches, una fetta di torta alle nocciole, un muffin ai lamponi, uova con pancetta, un succo di mela e un te caldo al limone.
"C'è la possibilità che non rimanga più nulla, ti avverto. Prendine pure un po' però se vuoi".
"Sono un vampiro, non mangio anche se mi piacerebbe".
"Oh. Scusa non lo sapevo". Che figura! Non sapevo fosse un vampiro, anche se avevo notato che quando mi aveva aiutata a entrare avevo sentito che la pelle era un po' troppo fredda. E, ora che ci facevo caso, notai anche gli occhi tendenti al rosso e la pelle pallida.
"Tranquilla. A proposito, io sono Simon".
"Piacere di conoscerti. Io sono Isabelle".
"Piacere di conoscerti. Sei anche tu una cacciatrice?".
"Esatto. Impari in fretta", scherzai. Lui rise e risi anch'io.
"Modestamente sono troppo intelligente", disse stando al gioco e ridendo e causando la mia di risata. Wow, da quanto tempo non ridevo?
"E sai perchè ti hanno catturata anni fa?".
Scossi la testa. "Non me lo hanno mai detto a dire il vero".
"Capisco. Immagino non sia stato semplice stare là per tutti questi anni".
Quanto aveva ragione! Purtroppo che quell'affermazione spazzò via l'allegria che avevo quella mattina. Mi rattristai e chiusi gli occhi, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire.
"Ehi, va tutto bene?". Annuii, poco convinta. E lui si accorse che non ero sicura che andasse tutto bene. Sentii che mi afferrava una mano.
"Scusa, non avrei dovuto dirlo".
"Non devi scusarti. Non potevi saperlo. Potresti lasciarmi sola? Finisco la colazione e poi mi riposo un'altro po'".
"Come vuoi". Si alzò e si avvicinò alla porta. "Se hai bisogno di qualcosa chiama pure".
Annuii e lui uscì dalla porta. Appoggiai la testa sul cuscino e chiusi gli occhi. Non me la sentivo di finire la colazione, così cercai di addormentarmi. Ma poco prima di finire tra le braccia di Morfeo mi ritornò in mente una frase che avevo sentito mille volte negli ultimi anni: Ti troverò ovunque tu andrai; non potrai mai scappare o nasconderti.

(Alec)

Andai a casa dei miei genitori per dargli la notizia. Peccato che mi sarei aspettato una reazione opposta a quella che ebbero.
"E allora? Anche se è tornata lei non è più nostra figlia. Chissà cosa le hanno fatto quei mostri. Potrebbe anche essere una trappola!".
"Non parlare così di mia sorella!".
"Lei non è più tua sorella. La bambina che era un tempo è morta. Lo capisci che non sarà mai più la stessa di prima?!".
"Sì lo capisco, ma ciò non cambia nulla. Lei è sempre mia sorella!".
"Ora basta! Esci di qui, fa pure come ti pare, ma se ho ragione io, poi non tornare a piangere o a rifugiarti".
"Certo che non lo farò. Perchè oggi hai perso anche un figlio". Uscii sbattendo la porta. Era pazzesco! Dovevo scaricare in qualche modo la mia rabbia, ma come? Senza rendermene conto, quasi fosse stato un gesto automatico, mi ritrovai davanti alla casa del mio fidanzato.
"Vuoi entrare?". Eccolo. Lì, davanti a me, che mi invitava a entrare in casa sua.
Varcai la soglia e lui chiuse la porta. Il soggiorno aveva cambiato stile per l'ennesima volta in due giorni. Ora aveva l'aspetto di un salotto stile Ottocento.
"Cambiato stile di nuovo?".
Lui rise. "Sì. Non riesco a decidermi".
"Si vede. Comunque grazie per aver protetto mia sorella con quell'incantesimo ieri".
"Vuoi che lo faccia tutte le notti? Per me non è un problema".
"Non è chiederti troppo vero?".
"No tranquillo. Secondo me faresti bene a portarla a casa, sarebbe più protetta lì".
Sospirai. "Mio padre e mia madre si rifiutano di credere che sia viva. Dicono che non è più lei, che è cambiata e che non potrà mai più essere la stessa. E poi mi ha cacciato fuori di casa. Non in modo esplicito, ma si poteva capire benissimo il senso".
"Ho capito. Però dico, quale genitore non sarebbe felice di vedere la propria figlia, che credevano morta, tornare dopo anni e scoprire che è ancora viva?".
"I miei genitori. Sai come sta? Non sono ancora passato da lei oggi".
"Prima mi ha chiamato Simon. Ha detto che sta bene, anche se è ancora un po' scossa, ma è normale dopo quello che le è successo".
"Sì lo immagino".
"Cosa c'è che ti turba?".
"Il fatto è che temo che possano venire a riprendersela. Ho paura di non riuscire a proteggerla".
Mi prese una mano. "La proteggerai, sta tranquillo. È vero quasi sicuramente torneranno a riprendersela, ma non sei solo stavolta. Ci sono i nostri amici. E io".
Sorrisi e gli diedi un leggero bacio. "Grazie".
Sorrise anche lui e per tutto il pomeriggio parlammo di come poter migliorare il salotto e di che stile usare per un po'.

(Simon)

Mi sentivo in colpa per quello che era successo quella mattina, così dopo aver passato un po'di tempo a parlarne con Maia decisi di tornare da lei.
La porta della sua stanza era aperta e inizialmente mi preoccupai, ma poi sentii la voce di Alec e mi calmai.
"Ah Simon, mi passeresti quelle bende?". La sua voce mi fece rendere conto di essermi bloccato davanti alla porta aperta.
"Certo!". Presi le bende e gliele passai. Volsi lo sguardo su di lei: le braccia erano interamente fasciate, così come parte del petto. In quel momento provai una rabbia indescrivibile, come se volessi occuparmi personalmente di uccidere colui o coloro che avevano fatto questo a lei, a una ragazza che conoscevo da un giorno e che mi sembrava di conoscere da sempre.
"Stanno guarendo?".
"Sì, un giorno o due e rimarranno solo alcuni segni".
Meno male una buona notizia! Li lasciai soli e andai in camera mia. Avevo bisogno di sangue.
Quella ragazza stava segnando la mia vita. Non sapevo per quale motivo, ma sentivo che sarebbe successo qualcosa, era come una sorta di presentimento. Ma in fondo non si può mai stare tranquilli, giusto?

Note: spero che vi piaccia anche questo capitolo!
Baci AliceMiao

   
 
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