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Autore: PaleMagnolia    25/02/2009    2 recensioni
Una tragedia storica di proporzioni epiche, un uomo esile e scialbo, una bambina dagli occhi pallidi: due vite cambiate per sempre da un fatale istante - brusca virata e schianto, giubbotti bianchi sotto il cielo nero, freddo.
Una piccola, perfetta bellezza dodicenne, col viso serio di una bambola di porcellana; un uomo pallido e schivo.
Quando l'amore è a prima vista, a ultima vista, a eterna vista.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You raise me up, so I can stand on mountains
You raise me up, to walk on stormy seas
I am strong, when I am on your shoulders
You raise me up - To more than I can be.

Irish traditional song

Prima di tutto, vorrei specificare che i fatti andarono davvero così... Ma per un passeggero di nome Jack Thayer, che venne appunto raccolto, allo stremo delle forze, da - beh, ma non anticipiamo. Chi ha letto "Titanic, la vera storia" di Walter Lord sa di che cosa parlo. Diciamo solo che si tratta della Collapsible B.
Sì, sono una sporca imitatrice, ma che ci volete fare?
Un'altra cosuccia. Se vi va, date un'occhiata alla straordinaria illusione ottica di questa fotografia (http://www.mysteriouspeople.com/Text.htm/images/pic8.jpg): la foto - conosciuta come "The Wem Town Hall Girl" o qualcosa del genere, ritrae lo spettacolare incendio, avvenuto negli anni '90, del municipio di Wem, un paesino in Inghilterra: naturalmente, la fanciulla vestita di bianco non poteva assolutamente essere lì, e il tutto è il risultato di un bizzarro gioco di luci.
Però, la figura mi ha ispirato, all'epoca, il personaggio di Annie.


Naturalmente, una cosa era l’intenzione, un’altra la realtà

Naturalmente, una cosa era l’intenzione, un’altra la realtà.

Irwing si sentì, molto presto, disperato e completamente esausto: l’acqua gelata gli provocava fitte insopportabili dappertutto, e crampi alle mani e alle gambe, gli toglieva il respiro: a malapena riusciva a tenersi a galla lui stesso, nonostante il salvagente, e trovava sempre più arduo riuscire a tirarsi dietro anche la bambina; la quale appariva, per ogni segno, assolutamente incapace di seguirlo a nuoto, e nemmeno di tenersi fuori dall'acqua. Irwing la reggeva con un braccio, tenendola appoggiata sull’anca, stringendola contro il fianco destro, mentre con l’altro braccio si dava la spinta; ogni poche bracciate si voltava a guardare la sua esile compagna, che sembrava, nella strana, tenue luminosità di quella notte serena, ogni minuto più livida e sfinita: cingeva il suo collo coi polsi incrociati, non riuscendo più a piegare le dita quel tanto che bastava a tenersi stretta.

Aveva il viso, bianco come gesso, poggiato contro la sua spalla, gli occhi spalancati e fissi, e respirava a fatica. L’acqua ghiacciata aveva striato i suoi capelli scuri di brina argentea, che rifletteva la pallida luce con un tenue scintillìo. Coi capelli imbiancati e le labbra raggrinzite e pallide, sembrava una vecchina. Anche le sopracciglia brillavano di minuscoli cristalli di ghiaccio, come porporina d'argento, e la bocca sottile e spaccata dal gelo era di un bianco innaturale.

Irwing avrebbe voluto confortarla in qualche modo, ma non aveva la forza per pronunciare nemmeno una parola; tentò un paio di volte di parlare, ma dalla bocca gli uscì solo un sibilo rauco. Annie sollevò appena la testa, lo guardò per un attimo, poi chinò di nuovo la testa sulla sua spalla, in muta accettazione.

Attorno a loro decine di persone, tenute a galla dai salvagenti, gridavano o piangevano, e il rumore delle loro voci lamentose che si sovrapponevano e fondevano ricordò a Irwing un coro di locuste, come quelle che sentiva dalla finestra della sua camera, in Pennsylvania. Doveva, a tratti, difendersi dagli altri superstiti; resi folli dal terrore, cercavano di aggrapparsi a lui, tirandolo sott’acqua.

Irwing si rendeva conto dell’orrore di Annie a queste aggressioni improvvise dal modo in cui affondava le unghie nel suo collo e, quando non fu più in grado di stringere le dita, nella maniera in cui nascondeva il viso contro la sua spalla appena vedeva qualcuno avvicinarsi a loro.

Irwing tentò di allontanarsi dalla folla di persone, per evitare di essere trascinato a fondo da un passeggero terrorizzato.

Aveva visto, con suo sommo orrore, uomini adulti che, rimasti senza salvagente o semplicemente incapaci di nuotare, si avvingjiavano alle spalle di donne o ragazzini, spingendo loro la testa sotto l’acqua senza alcuna pietà, per tenersi a galla, resi insensibili e brutali dal dolore e dalla paura.

Irwing nuotò, con la forza della disperazione, lontano dagli altri sopravvissuti. Distolse lo sguardo quando vide una giovane madre dagli occhi sbarrati, senza vita, che stringeva un infante bluastro e raggrinzito; galleggiava esanime, sorretta dal giubbotto; la spinse via, senza guardarla, per evitare quella vista penosa agli occhi spalancati della bambina.

Nel momento in cui, con un gemito in cui si fondevano dolore, sconforto e risentimento per quella fine assurda e ingiusta, Irwing decise che non sarebbe riuscito a fare a nuoto nemmeno un altro metro, Annie sollevò la testa, socchiuse i pallidi occhi come per guardare meglio, poi mosse appena le labbra livide.

“Guar...da”, disse, in un soffio.

Con tremenda lentezza staccò un braccio dal suo collo e indicò, con la mano irrigidita e bluastra, una massa chiara alla loro sinistra.

Irwing girò il collo dolorante.

A pochi metri da loro, uno sull’altro a formare una instabile piramide, stava un grappolo di uomini infagottati in salvagenti candidi. Irwing aguzzò lo sguardo.

Erano cinque o sei superstiti, aggrappati ai fianchi di una scialuppa rovesciata. Irwing si domandò vagamente come facessero a non scivolare nell’acqua; ma questo era l’ultimo dei suoi problemi.

Trascinandosi dietro la bambina, Irwing cominciò a dare bracciate verso la scialuppa. A pochi metri dal suo obiettivo, il soprassalto di vitalità che lo aveva preso alla vista della scialuppa lo abbandonò: si sentì mancare le forze, ma un paio di mani si sporsero ad afferrarlo per il collo fradicio della giacca.

Quasi privo di sensi, si lasciò strattonare verso l’alto, e sentì appena la chiglia ricurva della scialuppa sotto il suo corpo.

“La bambina?”, chiese, in un sussurro, volgendo lo sguardo annebbiato verso i volti biancastri e sfocati protesi su di lui.

“Accanto a voi”, rispose una voce autorevole, con un accento che, forse, era irlandese.

Irwing disse qualcosa di incoerente in risposta, poi perse conoscenza.

Non si rese conto che, durante tutte le operazioni di salvataggio – e rendendo tutta la manovra alquanto difficoltosa ai suoi soccorritori -, non aveva mai tolto il braccio dalla vita della bambina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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