Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Sommerfugl    12/11/2015    2 recensioni
Mio padre è un uomo simpatico. E con molta fantasia. Beh, per forza. Peccato che quando mi registrò all'anagrafe la sua creatività prese il sopravvento ed ora mi ritrovo questo nome al quanto ridicolo. Un nome che a volte mi vergogno di avere. Rose Rose. Già che può esserci di peggio?!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Papà!”

“Ehi Rosie, lo sai che non mi devi chiamare così in pubblico.”
“Rassegnati, vecchio mio. Non hai più 20 anni e Axl hai una figlia. E poi non siamo in pubblico. Siamo fuori da casa nostra.” dissi a mio padre soffermandomi su quel soprannome che lo ha reso così famoso.

“Non farmici pensare. Quindi di che avevi bisogno, piccola?”

“Mi chiedevo se ti andasse di salire sul palco insieme a me sabato al concerto a Los Angeles. La data è sold out e sarebbe davvero figo se ci foste anche tu e zio Slash. Cantiamo insieme un paio delle vostre canzoni più famose e facciamo contenti i fans”
“Si può fare, Rosie.”

“Beh fantastico. Quando iniziamo le prove?”
“Ma quali prove? Tesoro, stai parlando dei Guns 'n Roses e i Guns 'n Roses non hanno bisogno di provare.”
“Mister modestia, da quanto tempo non sali su un dannato palco?! Due anni? Tre? Sarebbe davvero il caso che voi faceste le prove”

“Io sono Axl Rose, zucchero, non ho bisogno di buttare il mio tempo provando”

“Sì e io sono Erin Rose e tu, caro papà, dovrai provare perché io e te non abbiamo mai cantato insieme”
“E va bene tu organizza, poi vediamo”
“Perfetto. Ora io vado. La Sony mi sta organizzando un cavolo di incontro con dei tizi che hanno appena fatto un album dopo anni di assenza. Vogliono che faccia un paio di pezzi insieme a loro. Spero davvero che non mi affibbino dei mollaccioni cretini o giuro che questa volta mi metteranno dentro per omicidio.”

Diedi un bacio al faccione di mio padre e schizzai a prendere la mia Range Rover in garage per raggiungere gli uffici della casa discografica. Il viaggio fu corto visto che fortunatamente lavoravo piuttosto vicino a casa mia. Parcheggiai la macchina, scesi e notai che i ragazzi della mia band erano già arrivati.

“Eccola! Era ora, sei quella che abita più vicina e riesci ad arrivare sempre e costantemente in ritardo” disse Brad, il chitarrista.

“Ho dovuto fare opere di convincimento con mio padre. Alla fine ha accettato e salirà con noi sul palco sabato”

“Paul, fuori i soldi hai perso” disse John ridacchiando.

“Oh no, quindi ci sarà anche Slash! Io non suono, Erin non ce la posso fare a misurarmi con una leggenda come lui.”

“Smettila. Una chitarra di accompagnamento servirà, io non suonerò per quei due pezzi, mi limiterò a cantare. Quindi cerca di farti passare la fifa. E voi due. Siete pessimi. Avete scommesso su una stronzata simile.”

Giusto non ci ho nemmeno presentati. Noi eravamo i “Checkmate”. Brad alla chitarra, John alla batteria e cori, Paul al basso e io che suonavo la chitarra e cantavo, ovviamente. Eravamo molto bravi a mio avviso, ma ovviamente sono di parte. Spesso la gente, appena viene a sapere di chi sono figlia, giudica senza ascoltarci dicendo che probabilmente se siamo arrivati alle vette delle classifiche, non è di certo merito nostro. Ma a quanto pare il nostro manager e l'etichetta discografica che ci ha offerto il contratto, non la pensavano allo stesso modo.

La mia voce è molto diversa da quella di mio padre è più dolce, meno graffiante. La nostra musica in generale è molto diversa da quella di mio padre. E infatti non capisco come facciano a paragonarci. Non abbiamo mai fatto una collaborazione con i Guns. Mio padre era contrario sapeva che avrei dovuto farcela con le mie gambe e non voleva che sfondassimo solo grazie a una loro collaborazione. Il gruppo però ora è piuttosto famoso e ben avviato, quindi penso sia giunto il momento di fare scalpore e salire sul palco con il mio vecchio.

“Dai, entriamo ragazzi o Bart ci uccide” disse John. Lui era il più maturo, anche se non si direbbe. Credo che il motivo di tanta maturità sia l'età. Già John è il più grande di tutti noi. Ma credo che questo suo senso del dovere venga dal suo carattere estremamente amabile e tranquillo.

“Andiamo su” dissi mollando una pacca sulla spalla al bassista.

“Sì, voi entrate. Ehm Erin possiamo parlare un attimo”

Mi diressi verso Brad. Sì io e lui avevamo una specie di storia. Insomma scopavamo. Cioè Brad era seriamente innamorato di me, credo. E io... sì gli volevo bene, ma ecco non lo amavo. Non sapevo nemmeno cosa fosse l'amore. Ma sono certa che quello non lo fosse affatto, almeno non da parte mia. Era bravo a letto e io mi divertivo. Dopo i concerti avevo sempre bisogno di sfogare l'adrenalina che avevo in corpo e beh quale modo migliore se non una bella scopata. Era iniziato come un gioco una cosa saltuaria, ma poi la cosa era diventata una routine, una specie di rito. Gli altri sapevano tutto e non è che gli importasse poi tanto. Forse con Paul, che era il mio migliore amico, mi ero aperta di più spiegandogli che non provavo nulla per Brad. Ma che questa specie di tresca era solamente un passatempo, un divertimento, un modo per sfogare la tensione.

Mi avvicinai a Brad per capire che cosa volesse.

“Senti Erin, io.... cioè riguardo ieri sera”

“A che ti riferisci?” chiesi confusa.

“Beh al post-concerto. Sì insomma io volevo dirti che sì... io mi sono accorto che forse provo qualcosa per te.”

“Sì certo anche io ti voglio bene, Brad.”

Lo scrutai e mi accorsi di aver totalmente travisato quello che lui mi stava dicendo.

“Senti, Brad. Lo sai che io per te non provo nulla. Ti voglio bene, ma niente di più. Ci divertiamo dopo i concerti e quando ci va.”

“Sì ma io..”

“Senti facciamo così. Smettiamola prima che qualcuno dei due ci resti sotto e soffra. Torniamo amici come prima, proprio come se non fosse successo nulla”

“Sì. Forse è meglio così” lo abbracciai e gli diedi un piccolo bacio sulla guancia.

“Dai ora entriamo altrimenti questa volta Bart ci uccide”
“Caso mai ucciderà te. Sembra che non sopporti la tua “puntualità” così alternativa, piccola Erin”

Risposi con un gesto che una signorina per bene non dovrebbe mai fare. Ma io non ero una signorina per bene, quindi alzai sorridente il mio dito medio sventolandolo davanti alla mia faccia. Entrammo dal grosso portone a vetri, salimmo le scale e un Bart piuttosto alterato, ci accolse.

“Oh ma ben arrivata. Aspettavi che venissimo a prenderti con la limousine? Dove cazzo eravate finiti voi due? Se dovevate scopare avreste avuto tutto il tempo dopo, quindi ora muovete il culo che i ragazzi sono già arrivati”

Scoppiai in una risata divertita che fece imbestialire ancora di più Bart, che mi prese per il polso e mi tirò verso la sala in cui si sarebbe tenuta la riunione. All'improvviso proprio sulla soglia ancora chiusa si voltò e mi guardò furente.

“Erin non te lo ripeterò una seconda volta. Cerca di essere gentile con i ragazzi. Se non puoi dire qualcosa di gentile o intelligente, allora non parlare affatto. Questa collaborazione gioverà sì a loro, ma gioverà anche molto a voi. Soprattutto dopo che la tua reputazione si è così inclinata, in seguito alla tua bravata”

Già, la mia bravata. Una delle tante a dire la verità. Ma forse questa aveva proprio fatto traboccare il vaso. Durante un nostro concerto, un'idiota aveva iniziato ad insultarmi e spingere altri miei fans, così mi sono incazzata così tanto che sono saltata giù dal palco e le ho spaccato il setto nasale. Questa tizia mi aveva denunciata e beh avevo avuto non pochi problemi tra giornalisti e avvocati.

“Te l'ho già spiegato, Bart non è stata colpa mia. Lo sai che quando mi provocano non rispondo delle mie azioni”

“Sì, ma non puoi permettertelo più, va bene? Quindi ora fai la brava e cerca di comportarti bene”

“Agli ordini... capo” dissi, ridacchiando. Aprii la porta della sala riunioni e trovai Paul, Brad e John già seduti intorno al tavolo. Si voltarono e mi sorrisero. Mi sedetti vicino a Paul. Feci una smorfia e capirono immediatamente che il motivo per cui Bart mi aveva fermata, era per farmi le raccomandazioni pre-riunione.

Di fronte ai ragazzi della mia band erano seduti due ragazzotti dall'aspetto abbastanza atipico, altri due ragazzi piuttosto normali e un uomo che riconobbi come David Jost, il loro manager. Erano innegabilmente tutti e quattro molto belli, ma sicuramente i due ragazzi più particolari colpirono la mia attenzione, forse perché probabilmente più simili a me.

“Scusate il ritardo. Lei è Rose Erin Rose, la cantante del gruppo”

Il ragazzo dai capelli platino mi sorrise ed allungò la mano verso di me. Gliela strinsi e ricambiai il sorriso, cercando di essere più gentile ed educata possibile. Bart parve notarlo e mi sorrise di rimando.

“È davvero un piacere conoscerti, Rose Erin. Io sono Bill e sono il vocalist della band”

Sorrisi.

“Piacere. Ehm.. chiamatemi Erin. Solo Erin. E loro sono Paul, al basso, John alla batteria e cori e Brad alla chitarra solista”

I ragazzi sorrisero salutando con un cenno della mano.

“Molto piacere, ragazzi. Invece loro sono Gustav, alla batteria, Georg, al basso e lui e mio fratello Tom, alla chitarra”

Il ragazzo con la barba ed i capelli raccolti in una coda disordinata, mi fissò. Anzi mi fece proprio la radiografia, soffermandosi in particolare sullo scollo della mia maglietta nera, che faceva intravedere il mio seno piuttosto pienotto.

Mi sorrise malizioso ed allungò la mano verso di me. La fissai. Non avevo alcuna intenzione di stringergliela. Quello già non mi piaceva. Era viscido e un Don Giovanni pieno di sé.

Dirò la verità prima di incontrarli mi ero documentata e benché odiassi i pregiudizi, quella volta dovetti ammettere che ciò che avevo letto su quel Tom, doveva davvero essere la verità.

Bart mi diede una gomitata e fece un cenno con la testa come a dire “avanti stringigli la mano..... o ti uccido.”

Accortosi del mio dissenso, Tom ritrasse la mano quasi immediatamente.

“Dunque... Erin, tu saresti la figlia del leggendario Axl Rose, giusto? Deve essere davvero stupendo conoscerlo. Sono così eccitato di poter collaborare con te” disse il biondo.

“La fama di mio padre mi precede. Come sempre.” sorrisi amara. Mi alzai dalla sedia e sbuffando, uscii dalla porta. Tutti quelli che mi conoscevano e coloro con i quali lavoravo, erano a conoscenza del fatto che odiassi la gente che pensava a me solo come alla figlia di Axl Rose. Cristo, io ero Erin. Erin e basta. Ero una persona distinta da mio padre. Facevo musica e toccavo temi diversi da quelli di mio padre.

Sentivo silenzio dall'altro lato della porta. Poi qualcuno lo interruppe.

“Non le piace essere associata a suo padre. Ed in più ha un brutto carattere” disse Bart.

“Ehm... mi dispiace. Mi dispiace tanto. Io non....”

“Oh no no. Bill, non preoccuparti davvero. Non potevi saperlo”

“Senti Bart, io vado da Erin” disse Paul.

“Sì sì certo, va a cercarla.”

Sentii la porta aprirsi e vidi gli occhioni azzurri di Paul comparire da dietro la porta. Mi sorrise e senza dire nulla estrasse dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di Lucky Strike alla menta e me ne offrì una.

Mi alzai dalla sedia e mi diressi, seguita da lui, alla terrazza.

Era settembre e la brezza marina soffiava abbastanza forte quel giorno, mitigando il clima.

“Non male come primo incontro, no?”

Lo guardai negli occhi ed entrambi scoppiammo a ridere.

“Sì. Come no. Bart mi ucciderà. Questa volta mi staccherà la testa. Dio, che cazzo di disastro.”

“Già. Non credo che si arrabbierà, però. Sa bene che quella è l'unica cosa che ti manda in bestia”

Scoppiai a ridere.

“Ok, hai ragione ti ucciderà. Sai una cosa?! Dovresti cercare di essere meno intransigente. Abbatti quei muri, Er. Sono sicuro che quel ragazzo non voleva ferirti, né voleva assolutamente dire che se sei arrivata a questo punto non è per il tuo talento. Semplicemente era entusiasta di conoscerti e ha detto quella cosa per essere simpatico. Come poteva sapere che ti saresti incazzata. Cerca di essere più docile. Non è facile avere a che fare con una tipa con il tuo carattere.”

“Ci proverò” dissi, sbuffando un altra nuvola di fumo.

“Bene, ora però appena escono dalla sala va a chiedere scusa a Bill. È carino quel ragazzo mi sta già simpatico.”

“Sì simpatico eh. Dillo che ti piace Paul.”

“No dai sonoa biutuato ad altri generi di ragazzi e credo che comunque lui sia etero”

“Non ne sarei così certa sai?! Ne dicono tante su di lui”
“Sì. E ne dicono tante anche su di te. Se dovessimo credere a tutto ciò che i giornali scrivono e la gente dice su di te probabilmente a quest'ora non avrei nemmeno tentato di venire a suonare con te”

“Dio. Come diavolo fai ad avere sempre ragione cazzo”

“Che vuoi che ti dica? Sono un Dio.”

Lo abbracciai, dandogli una piccola pacca sulla spalla per scherzare. Gettai il mozzicone della mia sigaretta nel portacenere e notai che la porte della sala riunioni si stava aprendo. Mi ricomposi e mi affrettai a raggiungere la porta.

Mi trovai davanti Bart.

“Io e te facciamo i conti dopo” mi disse con uno sguardo assassino.

“Ehi Bill” dissi richiamando la sua attenzione.

“Oh Erin mi...”
“No aspetta. Volevo chiederti scusa per prima”

Brad, John e Bart mi guardarono esterrefatti.

“No, tesoro aspetta... aspetta... aspetta.... Stai chiedendo scusa? Di tua iniziativa?”

“Sì, Brad sto chiedendo scusa. Semplicemente credo di aver sbagliato e basta. Non potevi sapere che quella frase mi avrebbe dato fastidio. Facciamo finta che non sia successo nulla. Ricominciamo da capo“

“Ma certo. Certo, Erin.”

Il fratello di Bill, ragazzo viscido di cui avevo persino scordato il nome, mi si avvicinò.

“Anche con me vuoi ricominciare, tesoro” disse calcando su quel nomignolo che mi era appena stato dato da Brad.

“Beh, sei davvero sfortunato. Si dà il caso che tuo fratello mi stia davvero molto simpatico. Purtroppo per te non posso dire lo stesso. Quindi no, tesoro. Non potremo ricominciare io e te”

“Fa come ti pare. Non dobbiamo piacerci per forza”

“Sì lo penso anche io”

MI voltai salutai tutti con un ciao generale e mi incamminai verso la mia macchina.

 

“Scusatela lei è fatta così. Ha un caratteraccio. Non è cattiva davvero. È solo molto molto particolare.” si affrettò a commentare Bart sotto gli occhi esterrefatti dei 4 ragazzi e il loro manager.

“Non si preoccupi, Bart. Erin mi sta molto simpatica. Alla fine dovrà lavorare prima di tutto con me visto che siamo i vocalist. E poi a dirla tutta nemmeno mio fratello ha un bel carattere.”

“Speriamo che tutto vada per il meglio. Voglio che questa collaborazione sia piacevole sia per voi che per i miei ragazzi” disse David.

“Ne sono sicuro. Per intanto vi darò i biglietti per il concerto di sabato. Erin canterà per la prima volta e penso anche l'ultima, con suo padre e mi piacerebbe che ci foste per farvi un'idea dei “Checkmate” sul palco. Poi ovviamente potrete assistere a due leggende del rock che si esibiscono no?”

I ragazzi accettarono di buon grado il regalo che Bart aveva fatto loro e si congedarono con gentilezza. Bart li salutò con il sorriso e quando vide che avevano girato l'angolo si rivolse a Paul, John e Brad con astio.

“Lo giuro. Questa volta, Erin non la passerà liscia”

______________________________________________________________________________________

Ciao a tutte ragazze,
Come state? Sono riuscita a scrivere finalmente questo benedetto secondo capitolo. Ovviamente spero che vi piaccia anche se non è molto lungo. Ringrazio sin da subito chi lascerà una piccola recensione, ma anche chi leggerà silenziosamente. Vi mado un grosso bacio e al prossimo capitolo.
Ps: non so quando posterò il nuovo capirolo perchè in questo momento sono davvero super impegnatissima, ma prometto che cercherò di farcela . 

 

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Sommerfugl