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Autore: NiathWantsCookies    18/11/2015    3 recensioni
'In principio lui si era rifiutato.
Chi credeva di essere, quell’idiota?
Poi ci aveva messo di mezzo il cioccolato.
E con il cioccolato non c’è da scherzare.'
[E fu così che Niath fece il suo ingresso nel fandom di Death Note. Rovinando non solo EFP, ma anche il fandom stesso. Idea geniale scriverla, non trovate?]
Genere: Angst, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello, Un po' tutti | Coppie: Matt/Mello
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Si accorse di quanto fosse realmente grande la chiesa -e di quanto fosse malmessa- solo una volta esserci entrato.
Era un grande ambiente, dai muri bianco sporco, vetrate colorate e polverose.
Alzando lo sguardo, notò che le travi che sorreggevano il tetto erano ben visibili.
E probabilmente marce.
Alcuni scalini, dall’altra parte della sala, salivano fino ad arrivare a pochi passi dall’altare.
Mello percorse lentamente la chiesa. I passi rimbombavano, e c’era un insolito freddo.
Salì gli scalini per poi avvicinarsi all’altare. Fece scorrere un dito sul piano, ma lo ritrasse subito, pulendosi sui pantaloni di pelle nera.
Che schifo. Polvere ovunque. Da quant’è che qualcuno non ci mette piede?
Nel frattempo, qualcuno aveva posizionato delle sedie in mezzo alla sala, disponendole a cerchio.
Il biondo si accomodò su una sedia nera per poi squadrare gli altri componenti del gruppo.
Alla sua destra, c’era un ragazzo a dir poco inquietante.
Avrà avuto qualche anno in più di lui, eppure era un misto fra un bambino di sei anni e un anziano vissuto.
Aveva due profonde occhiaie sotto gli occhi scuri, la pelle diafana e un ammasso di roba sopra la testa.
Ma, la cosa più strana del ragazzo, era la postura.
Ginocchia portate al petto, schiena curva.
Come fa a restare così?
A fianco a lui, un altro ragazzo.
Capelli e occhi color nocciola, decisamente più normale dell’altro.
Mello notò, poi, che i due erano legati a un paio di manette.
Meglio starne alla larga.
Accanto al moro, sedeva un’altra ragazza. Questa era bionda, aveva due codini a dir poco ridicoli e due occhi azzurri. Carina, tutto sommato.
Beh, è evidentemente stupida. Se fosse stata anche brutta sarebbe stato peggio di un esperimento mal riuscito.

Alla sinistra di Mello, una ragazza dai capelli verdi –una tinta schiarita- e, di fronte a lui, il rosso.
Continuava a fumare, ignorando di essere in un posto chiuso.
Prima o poi si prenderà un cancro ai polmoni.

Erano una ventina in tutto, i partecipanti, e nessuno sembrava particolarmente felice di essere lì.
Ad un certo punto, uno si alzò: aveva un sorriso smagliante, pelle abbronzata e capelli pieni di gel.
-Per prima cosa, ci presenteremo, per conoscerci meglio. Andremo in senso orario. Comincio io: mi chiamo James, ho trent’anni...
Mello non lo ascoltò.
Che gli importava? Ma soprattutto, perché era lì?

Si riscosse dai suoi pensieri quando arrivò il suo turno.
-Mihael. Mello per gli amici. Nessuno di voi ha diritto di chiamarmi in modo diverso da Mihael. Non parlatemi e sarà meglio per tutti.
I presenti lo guardarono stupiti.
Alcuni impauriti, addirittura.
Mello non ci fece caso.
Era meglio così.

Il tizio a fianco a lui stava mangiando una fetta di torta.
Da dove l’avesse presa, rimaneva un mistero.
Si presentò come Ryuzaki.
A suo dire, un certo Watari l’aveva costretto ad andare lì per togliersi il vizio dei dolci.
Come se fosse facile.
L’altro, Light, era dovuto andare con lui per via delle manette, e Misa –la bionda, di conseguenza- l’aveva seguito per ignoti motivi.
Da come sta aggrappata al suo braccio, si direbbe che abbia una certa fissazione per lui.

-VAI CHARIZARD, SCELGO TE!
Cosa-
-Tu, con quel Nintendo in mano... che stai facendo?
-Oh, scusate. Sto cercando di battere la Lega Pokémon. Non fate caso a me, sarà questione di qualche minuto.
Ma è idiota?
Il rosso prese il cellulare e si mise le cuffie.
Una ragazza si alzò per presentarsi.
-Sono Annie, ho ventitré anni e faccio la...
-COME BADBOI
... si, è idiota.
James si alzò. Aveva la faccia arrossata, e stringeva i pugni.
Sei abituato ad avere tutto sotto controllo, vero? Mi dispiace, ma le cose non vanno sempre come ci si aspetta.
-Adesso basta. Se devi interrompere, puoi anche uscire!
-Lo farei anche, se la mia vicina-stalker non fosse fuori ad aspettarmi tra un’ora e mezza. Se mi vedesse uscire ora, mi prenderebbe a calci, e ho già abbastanza lividi, passo per questa volta. Fosse per me neanche ci starei, qua.
Inquietanti analogie.
-E perché ci sei, qua?
-Dice che devo togliermi il vizio del fumo. Le da fastidio. Che poi, che cazzo c’entra lei? Se non passasse tre quarti della sua vita in casa mia, sarebbe meglio per entrambi.
... non era forse la stessa cosa che capitava a lui?
-Comunque, sono Matt. Mail, in realtà, ma è un nome che non uso.
Abbassò la testa, prese un’altra sigaretta e l’accese, non curante degli sguardi straniti che gli lanciavano.

Quell’ora passò lentamente.
Mello continuava a fissarsi i piedi, e non prestava attenzione a cosa gli altri dicevano.
Una volta finite le presentazioni, James consegnò a tutti un foglio.
Spiegò poi, in seguito, che ognuno doveva parlare di sé, dire cosa gli piaceva e cosa no, e tantissime altre cose inutili.
Il biondo non scrisse nulla.
Se c’era una cosa che non voleva fare, era parlare di sé.
Essere un libro aperto che chiunque avrebbe potuto leggere; a cui avrebbero strappato le pagine e cambiato le parole, finché del libro originale non sarebbe rimasto nulla, eccetto la copertina.
E magari neanche quella.

Mello amava i libri.
Molte volte paragonava le persone a essi.
Esistono tanti tipi di persone, così come esistono tanti tipi di libri.
Lui si definiva un libro noioso, di quelli che ti danno da leggere a scuola e che vorresti bruciare.
E lui, effettivamente, era stato bruciato.
Gli avevano strappato decine di pagine, le avevano poi buttate nel fuoco, avevano osservato la carta lambita dalle fiamme.
E poi, anche la copertina.
Quel poco che rimaneva intatto.

Quest’ultima poi l’aveva recuperata.
Con difficoltà, certo, ma ci era riuscito.
Le pagine, invece, le aveva dovute riscrivere, una a una.
Ed era stato più difficile del previsto.
Quelle pagine erano state scritte con rabbia e Mello si era ripromesso che non le avrebbe fatte leggere a nessuno.
Sarebbe vissuto con una copertina a proteggerlo, a fare da scudo al vero Mello.
E, per anni, aveva rispettato la sua decisione.

Fosse stato così facile mantenerla ancora per molto.









****Niath says****
EBBENE, CI SONO RIUSCITA.
Ringrazio Landy onee-san per avermi aiutato a mettere il corsivo e i punti a capo (eggià, non so fare nulla) e Akemi-chan per avermi obbligato a scrivere -3- (altrimenti, poco ma sicuro, questo capitolo non esisterebbe).
è molto più lungo del solito e boh, sarei felice di sapere cosa ne pensate :3
-Niath
   
 
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