Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: IceCamille    10/03/2005    6 recensioni
Diversa, sola, umiliata e derisa. La storia di una ragazza fuori dal comune che lotta per quello che vuole ottenere
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

13 febbraio

 

La ragazza si rigirò nel letto cercando inutilmente di prendere sonno. Nonostante tutto era troppo nervosa per dormire. Rassegnata si alzò ed indossò la vestaglia poggiata ai suoi piedi.

Con passo felpato si diresse verso la scrivania ed accese la lampada da tavolo.

La fioca luce illuminò subitaneamente gli appunti sparsi sul tavolo e il blocco immacolato che più volete aveva cercato di scrivere nei giorni passati.

Trasse un profondo sospiro e mordicchiò indecisa il tappo della penna nera che teneva tra le dita esili.

Una strana nausea dovuta probabilmente al nervosismo si era impadronita del suo stomaco e il mal di testa, dapprima leggero, andava aumentando velocemente d’intensità più si concentrava sulle righe violette del foglio.

Per un attimo ponderò l’idea di tornarsene a letto ma qualcosa la trattenne alla sedia. Senso di colpa.

Lentamente iniziò a scrivere.

 

13 febbraio

Perdonami.

Sono stata una codarda nella mia vita sebbene lo abbia sempre

mascherato abbastanza bene con il sarcasmo.

Avrei voluto parlarti guardandoti dritto negli occhi ma mi è mancato

il coraggio, così ho deciso di affidare i miei pensieri a questo

foglio di carta.

Forse mi odierai per questo, mi dispiace, non era mia intenzione.

Se stai leggendo questa mia vuol dire che non ho fatto in tempo ad

affrontare la mia paura e a parlarti.

 

Corrugò istantaneamente le sopraciglia serrando gli occhi sull’evidenza. Non era più molto sicura di riuscire a scrivere tutto. Troppo spesso si era ingannata di vivere la vita di qualcun’altra: una volta giunta la fine per la vita dell’altra sarebbe tranquillamente tornata alla sua, come se niente fosse.

Represse l’istinto di urlare mascherandolo con un gemito leggero, poi si concentrò sulla lettera.

 

Battuta dal tempo, sembra così strano da dire.

Non sono mai stata brava con le parole, mi perdo nei convenevoli.

Tutto quello che volevo dirti è che ti amo e che mi dispiace averti

mentito fino alla fine.

Più e più volte ho cercato il coraggio dentro di me per dirtelo.

Strano, non l' ho ancora detto.

Dopo che l'avrò fatto forse capirai meglio le mie continue assenze e il mio

Continuo mentire, mi spiace anche per questo.

Non sto bene, non sto affatto bene.

Ho un tumore, un melanoma, e lo so  da ormai più di quattro anni,  da qualche mese

non rispondo più alle cure.

 

Una lacrima iniziò lentamente a scivolare sul suo viso pallido e tirato seguita subito dopo da una seconda e da una terza finché i solchi sul suo viso si confusero in uno solo.

Sempre più irruenti colarono fino al foglio confondendo l’inchiostro laddove cadevano silenziose.

Si morse il labbro tentando di smettere poi, con più risolutezza, scosse energicamente la testa liberando i capelli chiari che si erano incollati sul suo viso umido.

 

A questo punto dovrei frenare le lacrime, sto macchiando la mia

preziosa lettera.

Forse la sta macchiando anche tu, non farlo.

Tutto quello che ho voluto da te è stato un amore spensierato,

non bagnare la mia memoria con inutili lacrime.

Sembra stupido dirlo, vero?

Se ci amiamo veramente sicuramente ci rivedremo in un’altra vita, nella reincarnazione o in paradiso.

Tu ci credi?

Bhe, io no, non ci credo.

Non voglio morire, non adesso, voglio diplomarmi magari andare all’università,

sposarmi, avere dei bambini e poi dei nipotini, voglio morire di vecchiaia.

Ci sono tante cose che voglio ancora fare.

 

Rannicchiata sulla sedia affondava il volto nel collo alto del maglione bianco che indossava per la notte. I singhiozzi soffocati dalla lana spessa giungevano indistinti e fiochi alla donna che da uno spiraglio della porta osservava inerme sua figlia. Silenziosamente com’era giunta raggiunse il bagno e si chiuse dentro cercando con l’acqua fredda di sedare la sua pena.

Hazel si riscosse dopo qualche tempo. Si era fatto davvero molto tardi. Lentamente riportò lo sguardo offuscato dalle lacrime alla missiva. Con gli occhi scorse le ultime righe vergate dalla sua mano e nuovamente la nausea si impadronì di lei.

Si impose un minimo di autocontrollo e ricominciò la scrittura con la mano leggermente tremante.

 

Scusa, mi sono lasciata andare.

Non dovrei pensare ad un futuro che non sarà.

Brucia, sai? Ho tutte le ragioni per odiare il mondo intero eppure

sono troppo stanca per farlo. Per maledirlo come si deve.

Troppo spesso ho sonno e troppo spesso ho paura di non risvegliarmi più

 

Si morse il labbro inferiore e serrò i pugni, le mani le tremavano talmente forte che scrivere le riusciva impossibile. Chiuse gli occhi per qualche attimo sperando di riacquistare il controllo e che il suo cuore smettesse di battere così velocemente. Scosse nuovamente la testa mentre immagini degli ultimi mesi affollavano i suoi pensieri. La dolorosa consapevolezza del suo madornale errore sempre più pressante.

 

Non avrei dovuto innamorarmi di te.

Era tutto deciso, non dovevo attaccarmi agli altri eppure...

Odio sapere che soffrirai per questo, il mio dolore era già abbastanza

grande senza aggiungere i rimorsi verso di te.

Eppure ti amo e non smetterò di farlo finché avrò vita.

 

Il leggero bussare alla sua porta la riscosse dalla scrittura. Sua madre si affacciò alla porta accennando un debole sorriso

“E’ molto tardi cara, dovresti dormire”

Hazel annuì e la donna si allontanò silenziosamente.

 

Mi sto dilungando inutilmente, ora devo andare.

Dio solo sa quanto ti amo e quando sei importante per me...

Spero solo di esserlo stata anche io per te.

Hazel

 

Piegò la lettera con un movimento deciso e frettolosamente la chiuse in una busta verde acqua scrivendo a grandi lettere scure il nome del ragazzo su di essa, infine la ripose in un cassetto e si diresse stancamente verso il letto.

 

3 marzo

 

Si rigirò nel letto come  un animale in trappola, non si era mosso di lì per cinque giorni, eppure non se ne rendeva conto.

In quel frangente della sua vita il tempo aveva perso il suo significato e le ore si confondevano ai secondi in maniera indistinta.

Ricordava a stento l’ultima volta che aveva sentito l’odore dell’aria aperta e il suono stridente ma reale del traffico cittadino, semplicemente non aveva più memoria dell’ultima volta che si era alzato da quel giaciglio mortifero.

Immagini sfocate degli ultimi mesi turbinavano vorticosamente nella sua mente, macabramente mischiate a quelle della funzione funebre.

Strinse tra le dita la lettera ormai sgualcita che la madre di lei gli aveva dato prima di avvertirlo dell’accaduto.

La carta verde acqua era ormai logora, in più punti evidenti facevano mostra di se i segni della sua frustrazione e della sua disperazione

Stancamente si alzò e senza una parola si diresse alla porta di casa fuggendo i suoi genitori prima che si accorgessero della sua sparizione.

Nevicava.

Nevicava probabilmente da qualche ora perché la neve aveva preso sull’asfalto e sui giardini confondendo tutto con il suo candore indistinto.

 

Si era avvicinata e lo aveva baciato a fior di labbra con un sorriso felice che le illuminava il volto.

“Sai, mi piace la neve. Dove abitavo prima non nevicava mai” aveva detto meditabonda, e lui l’aveva abbracciata cominciando a ridere.

 

Camminava alla cieca, grossi fiocchi di neve si scioglievano sulla sua giacca e penetravano arrogantemente attraverso il collo largo sciogliendosi in minuscole gocce gelide lungo la sua schiena.

Incurante diresse i suoi passi contro la furia del vento verso il parco dove soleva incontrarla, vaghe

gli giungevano le voci dei bambini ben coperti che soddisfatti correvano per il campo innevato.

Le piccole stradine sterrate erano coperte dalla coltre intatta della neve soffice che da poco vi si era posata sopra.

Con rabbia e insolenza condusse i suoi passi fuori dalla strada maestra disfacendo in questo modo il manto candido ed insudiciandolo con le sue scarpe.

Afflitto ammirò lo scempio che aveva compiuto e con un sorriso amaro costatò che la neve come la carne non era incorruttibile.

Immagini indistinte di Hazel che, in un biancore abbagliante, correva accaldata sotto la prima nevicata della stagione, lo stesso bianco dei fiori che ricoprivano la sua bara e della rosa immacolata che aveva lasciato cadere sulla stessa, prima che fosse interrata.

Già…il funerale, le immagini si rincorrevano nella sua testa come il film della vita di qualcun altro.

 

<

Si era seduto in un posto qualsiasi, c’erano i suoi compagni di classe, ma nessuno gli si era avvicinato, era stato lieto di questo.

Il prete poi aveva iniziato a parlare ma lui non aveva capito nulla di quello che diceva, i suoi occhi erano fissi nel luogo in cui giaceva Hazel.>>

 

Si strinse nel cappotto, era ancora impregnato del profumo di lei, sentì la gola serrarsi e gli occhi farsi pericolosamente lucidi.

Solo un mese prima parlavano di università e ora…era tutto polvere.

Perché non glie l’aveva mai detto?

 

<>

 

Aveva forse ragione lei, non esisteva nessun paradiso e nessuna vita migliore?

Con qualche difficoltà estrasse la lettera verde acqua dalla tasta dove l’aveva riposta con cura religiosa e lentamente riprese a leggere le righe da lei vergate.

L’aveva letta ormai tante di quelle volte che avrebbe potuto recitarla a memoria stando attento anche alle virgole e alle interruzioni, eppure ogni volta che i suoi occhi scorrevano quelle parole il panico si impossessava di lui.

Sempre, immutatamente.

Serrò gli occhi tentando di cadere nuovamente nel dolce oblio della memoria.

 

Una voce lo riportò alla realtà

“ Perché piangi?”

Si girò di scatto e la vide accanto a se seduta sulla panchina, i capelli biondi spettinati:

“Perché sei morta” mormorò lui piangendo

La ragazza allungò la mano e strinse forte quella di lui.

“Si, ma ora sono qui con te, non piangere più” sussurrò dolcemente asciugandogli una lacrima con la punta delle dita.

Vorticosamente i fiocchi di neve cadevano su di loro poggiandosi con insistenza sui capelli di lei che intensamente guardava la lacrima che aveva raccolto sul polpastrello.

“l’ultima lacrima che bagnerà il tuo viso…”aveva mormorato e si era avvicinata in modo che il braccio di lui potesse comodamente circondarle le spalle.

“Sai, mi piace la neve. Dove abitavo prima non nevicava mai” aveva detto meditabonda, e lui l’aveva abbracciata cominciando a ridere.

 

FINE

 

Ebbene…è veramente la fine. Come ho notato dai commenti sono stata piuttosto abile a depistarvi anche se, naturalmente, il sospetto era nato.

Riguardo alla fine penso che ognuno la debba interpretare come meglio crede…a me piace pensare che lei sia tornata davvero.

 

Un grande ringraziamento va a tutti coloro che hanno commentato:

 

LEA

Kitty89

Julia87

Luna

Erika-mi-

Noesis2

Elyy

Hobbit

Sally90

Aki

subaru

-vale87-

Witchchild

Cassandra

PuK

_Kristel_

Ichigo Shirogane

Asuka Soryu Langley

yelle

 

 

Ma anche a quelli che hanno semplicemente letto.

Ora mi prenderò una bella pausa dalle originali…penso che mi dedicherò con più dedizione ad Harry Potter…ciò non esclude che però, in  futuro, non tornerò su questo genere.

 

IceCamille.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: IceCamille