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Autore: Shasir    27/11/2015    1 recensioni
Un Ryo giovane e acerbo, da poco trasferito in Giappone e ai primi contatti con Hideyuki. E' la mia seconda fiction, ma il mio primo tentativo con storie di più capitoli. Non so come continuerà, forse deciderò l'andamento della trama sulla base dei vostri commenti.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideyuki Makimura, Kaori Makimura, Ryo Saeba, Ryo Saeba/Hunter
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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E anche l'ultima sigaretta è stata fumata. Getto il mozzicone consumato sull'asfalto mentre continuo a camminare tra la folla notturna. Il mio corpo veloce e duro si fa largo lungo la strada appiccicosa e vociante, mentre sopra di me i neon lampeggiano viscidi di pioggia. Non penso a niente, respiro e basta.

Arrivo al Nites. Lela è sulla porta in cerca di clienti e già mi vede: "Ryooo", strilla con la sua vocetta acuta. Mi ritrovo fra le sue braccia spugnosette e molli, una parte di me la detesta.

"Tesooooooorooooo, mi sei mancatoooo", chissà se mente o se è abbastanza vacua da provare nostalgia per un animale come me. "Non potevo non venire, micetta", le rispondo infilandole una mano fra le tette. E' carina e profumata come tutte le altre troie della zona.

Entro e ordino da bere. Ho un'ora di tempo, poi saranno le tre. Alle tre uscirò e mi incamminerò verso il luogo del mio appuntamento. Maki dovrebbe arrivare in tempo per prenderlo alle spalle e tagliargli la via di fuga.

Mi piego verso la mia birra in arrivo sul bancone, mentre sorrido tutto denti alla ragazzina dientro al bancone. Il peso della mia Magnum mi sfiora la coscia mentre mi siedo sullo sgabello: è lei la mia donna, il mio unico amore. Anche stasera farà il suo dovere, e non mi tremerà la mano anche se sono alla diciottesima birra...o almeno lo spero! Fai la brava, cazzo! Ahahaha.

 

“Cazzo Makimura, potresti almeno offrirmi una sigaretta!”

Lui si butta in macchina e io metto in moto: "Lasciami riprendere fiato, Ryo, ti prego...”, sospira. Mi viene da ridergli in faccia come al solito, per fortuna non se la prende mai.

“Te l’avevo detto che ce l’avremmo fatta. Tu sei arrivato in tempo e tutto è filato liscio”.

“Già”.

D’improvviso è triste, già dietro a pensieri solo suoi. Lo lascio stare e mi concentro a guidare. Voglio bene a quest’uomo, ma secondo me è troppo sentimentale. Troppo sensibile per questo lavoro, per questo mondo. O forse sarebbe più giusto dire che sono io quello senza sentimenti, quello freddo, quello arido. Maki dovrebbe pensare di meno, come me, gli farebbe bene.

Quando fermo l’auto sotto casa sua ricomincia a piovere fitto. “A domani, socio”, gli do una pacca sulla spalla. Vorrei vederlo più allegro di così. In fondo, anche stasera ha portato a termine il suo incarico, è tornato vivo a casa e soprattutto, cosa più importante, ha qualcuno che lo aspetta. Eppure, mentre lo guardo avviarsi verso il portone, capisco quanto possa essere dura per lui. Da un certo punto di vista, il nostro lavoro per lui è più difficile. Lui non può rischiare la vita ogni volta a cuor leggero, morire gli dispiacerebbe sicuramente più di quanto dispiacerebbe a me. Non tanto per sè stesso, quanto per ciò che lascerebbe. La sua vita è ricca di legami, di responsabilità, ha una famiglia, parla sempre di sua sorella.

Io forse una volta avevo qualcosa. Ma ormai, qui in Giappone, non ho più niente.

 

Finalmente arrivo a casa, sono le 5 del mattino. Butto i vestiti bagnati in un angolo, spero non facciano troppa muffa. Mi asciugo i capelli dalla pioggia e mi butto sul letto nudo. Le lenzuola non hanno il  migliore degli odori, prima o poi dovrò cambiarle...ma sono sempre troppo stanco.

La stanza è buia e il silenzio immenso.

Fuori, la città dorme. Ognuno nel suo letto. Li immagino dentro i loro begli appartamenti, al calduccio, dormire beati e contenti, accanto alle loro mogli, mariti, figli, madri, padri...Non diversi gli uni dagli altri, non estranei al loro facile mondo, non prosciugati da una vita maledetta.

Alla finestra, le goccie di pioggia continuano a scivolare cieche una dietro l'altra. Una, cento, mille, infinite.

Ad un tratto lo sento, il mio caro vecchio amico, la sensazione ricorrente di ogni fottuta sera passata dentro quest'appartamento: il vuoto. Viene a trovarmi e si impossessa di me, mi cresce dentro come un’ enorme bolla di sapone. Mi leva quasi il respiro.

Sento che avrei bisogno di un altro drink.

Sento di essere solo un cane.

Un cane stanco.

Mi addormento.

 

 

Mi sveglia il rumore della porta che si richiude. Apro gli occhi e le lancette della sveglia segnano le cinque del mattino. Ancora mezzo addormentata sento i passi di Hideyuki avviarsi verso la sua camera da letto. Dio mio, anche stanotte è stato fuori, ma perchè? E con questa pioggia per giunta! Che lavoro orrendo che deve fare, povero fratello mio. Ogni giorno sono tremendamente in ansia per lui, e questo mi fa arrabbiare. Devo assolutamente convincerlo a cambiare lavoro.

Gli occhi mi si richiudono.

Domani mattina gli parlerò di nuovo.

 

Alle otto sono in cucina a cuocere le uova per la colazione. Hide non si sveglierà che in tarda mattinata, quindi gliele lascerò da parte insieme a due tost. Sistemo tutto con cura e gli lascio un bigliettino di saluti sulla tavola. Poi prendo la borsa e corro fuori.

La giornata è splendida dopo il diluvio di stanotte. Il cielo si apre azzurro sopra le cime dei palazzi e le vie si asciugano lentamente al sole nella luce fresca del mattino.

Stamattina sono uscita decisa a trovarmi un lavoro, qualcosa per contribuire alle spese della casa. Sono convinta infatti che ora, finito il liceo, sia arrivato per me il momento di rendermi utile a mio fratello. Con un lavoro mio potrei partecipare alle spese e forse lui...a quel punto forse lui si convincerebbe a lasciare il suo mestiere orrendo per sceglierne un altro migliore. Sì, questa è sicuramente la soluzione migliore. Sono grande ormai, e lui ha bisogno di me!

   
 
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