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Autore: MartinsBieber    28/11/2015    2 recensioni
Zayn era un ragazzo misterioso, sfacciato e fastidiosamente attraente.
Jess era una ragazza timida, chiusa e fin troppo sensibile.
Due ragazzi apparentemente diversi, ma sotto le loro maschere si celava un carattere molto simile.
«Perchè le brave ragazze come me finiscono sempre con cattivi ragazzi come te?» sbuffai.
Zayn scoppiò a ridere, «forse perchè, in fondo, non sono poi così brave..»
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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69°



 
Un anno dopo la mia vita era completamente diversa. 
 
Era incredibile come, col tempo, tutto fosse cambiato da un giorno all’altro.
Avevo appena terminato la scuola e completato il traumatico esame di maturità.
Ero finalmente libera, ma allo stesso tempo spaventata. Provavo paura e timore perché non conoscevo quello che il futuro aveva in serbo per me.
Mi ero iscritta ad un college a Londra, sotto il consiglio di mia madre, e avevo iniziato a studiare lì dopo l’estate dell’ultimo anno scolastico. 
Se c’era una cosa che non era cambiata, nel corso degli ultimi mesi, quella era Zayn.
Nonostante fossimo insieme da quasi due anni, lo amavo ancora come il primo giorno. Lui aveva continuato a studiare canto e, nel frattempo, lavorava come aiutante nella scuola di musica per mettere da parte qualche soldo.
Riuscire a trovare un po’ di tempo da passare insieme, ultimamente, era diventata un’impresa impossibile.
I nostri orari non coincidevano ed io rischiavo di impazzire per questa cosa. 
Nell’ultimo mese ci eravamo visti soltanto nei weekend e, per me che ero abituata a stare con lui quasi ogni giorno, era una vera e proprio tortura.
«Oggi ho lezione fino alle quattro e mezza, dopo potrei passare da te» proposi al telefono con Zayn, mentre passeggiavo per i corridoi affollati del college. 
La folla di studenti mi travolgeva ed io, in mezzo a loro, mi sentivo completamente sola.
«Non posso piccola, ho il turno alla scuola tutto il pomeriggio» mi rispose lui, facendomi sospirare per la delusione.
Mi morsi il labbro, sconsolata, poi mi guardai intorno.
«Ma, Zayn..» provai a dire, senza continuare la frase. 
«Mi dispiace da morire» lo sentii sussurrare, «perdonami»
«Non importa» mormorai, prima di agganciare la chiamata.
Le cose continuarono così per un po’ di tempo, ed io cercavo di trovare il lato positivo approfittando di ogni momento libero dalle lezioni per stare con mia madre e impedire che sentisse troppo la mia mancanza. 
Da quando mi ero iscritta al college passavo molto meno tempo in casa e, di conseguenza, con lei. 
«Jess» mi chiamò una mattina, mentre mi osservava preparare la borsa per le lezioni.
«Sì?» mi voltai, piuttosto sorpresa dal suo tono di voce e il suo sguardo strano. Sorrideva e continuava a squadrarmi dalla testa ai piedi, poi si portò le mani davanti la bocca.
«Che c’è? Ho qualcosa che non va?» chiesi, portando lo sguardo su ciò che indossavo alla ricerca di un possibile difetto.
«No, no, non è questo» scosse la testa avvicinandosi, «mi chiedevo soltanto se ti ricordassi che giorno è oggi..»
Quando la sentii pronunciare quella frase il mio cuore perse un battito e chiusi gli occhi per un secondo.
«Certo che mi ricordo» annuii, mordendomi il labbro, «non potrei mai dimenticare questo giorno»
Una parte di me sperava che mia madre non avesse affrontato il discorso ma, d’altronde, non potevo pretendere che questa giornata passasse inosservata e non era giusto che entrambe fingessimo che fosse un giorno qualunque, come tutti gli altri.
«Oggi sono cinque anni da quando papà non c’è più» mormorai con un filo di voce. 
Lei non rispose, si limitò ad avvicinarsi e poi abbracciarmi forte. Io ricambiai la stretta, cercando di farmi forza e non piangere. 
Ci riuscii, con mia sorpresa.
Nell’ultimo anno ero cresciuta e maturata parecchio – o almeno così credevo – e sapevo che mio padre sarebbe rimasto con me, nel cuore, proteggendomi dall’alto.
«Mi dispiace, non volevo farti rattristare» si giustificò lei, quando ci fummo staccate dall’abbraccio.
«Non l’hai fatto, mamma, sto bene» le sorrisi, recuperando la borsa.
«Meglio così» annuì, «perché non inviti Zayn a cena qui da noi, questa sera? Ti farà bene distrarti un po’»
«Lo farei, se avessi la certezza che verrebbe» sbuffai, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Perché non dovrebbe venire?» chiese sospettosa, «avete litigato?»
«No, ma deve lavorare fino a tardi e, conoscendolo, sarà stanco» sospirai, scoraggiata.
«Fagli una sorpresa e vedrai che non sarà più stanco, fidati di me» mi fece un occhiolino.
La guardai in silenzio, per qualche secondo, poi scoppiai a ridere.
Dopotutto la sua non era male come idea, era da tempo che io e Zayn non trascorrevamo una serata da soli in tranquillità.
Intorno alle otto e mezza di sera arrivai nell’appartamento di Zayn.
Infilai le chiavi e sorrisi soddisfatta quando mi accorsi che lui non era ancora tornato, come pensavo.
Accesi qualche candela per rendere l’atmosfera più romantica poi corsi a specchiarmi. 
Per l’occasione avevo indossato un vestito blu – il suo colore preferito – che metteva ben in risalto il ciondolo che mi aveva regalato lui al mio scorso compleanno. 
Mi sedetti sul divano, aspettando con impazienza che lui arrivasse, ma il tempo passava e di Zayn ancora nessuna traccia. 
Solo mezzora dopo sentii finalmente la porta cigolare e infine aprirsi.
Vidi Zayn entrare con aria pensierosa e distratta, una mano in tasca e lo sguardo abbassato a terra. 
Soltanto quando mi decisi a far rumore con le scarpe col tacco che indossavo, lui sbarrò di colpo gli occhi e si accorse della mia presenza.
«Ma cosa..» balbettò, guardandosi intorno con la bocca spalancata.
Mi osservò a lungo, squadrandomi letteralmente dalla testa ai piedi, per poi chiudere la porta e avvicinarsi.
«Sorpresa!» sorrisi, buttando le braccia intorno al suo collo. 
Gli stampai un bacio veloce sulle labbra poi gli indicai tutte le candele, «bentornato da lavoro, tesoro» recitai, facendolo ridere.
«Se questo è quello che mi aspetta per i prossimi anni insieme, ti sposo anche adesso» sussurrò, stampandomi un altro bacio. 
Sorrisi, sentendo il cuore battermi più forte dopo quell’affermazione, e lo abbracciai di nuovo.
«Mi sei mancato da impazzire» dissi, con il viso spalmato contro il suo petto.
Lui mi avvolse tra le sue braccia e mi baciò la fronte, «anche tu, è un periodo un po’ difficile..»
«Quando passerà?» sospirai.
«Presto avrò più tempo libero, te lo prometto» replicò, staccandosi leggermente da me.
Sbadigliò poi si massaggiò la nuca, socchiudendo gli occhi per qualche secondo.
«Sei stanco, vero?» gli chiesi, accarezzandogli il viso.
Lui annuì, sforzandosi di sorridere ancora, «abbastanza»
«Mi dispiace, rimandiamo la serata ad un’altra volta» dissi subito, spegnendo una delle candele con un soffio.
Zayn mi bloccò per un braccio, prima che potessi continuare, poi tirò fuori dalla tasca un accendino e illuminò di nuovo quella candela che avevo spento.
Posò di nuovo lo sguardo su di me, «scordatelo, voglio stare tutta la notte con te.»
«Ma devi svegliarti presto, domani..» rabbrividii quando sentii le sue labbra umide sul mio collo.
Mi lasciò qualche bacio qua e la, poi si allontanò per guardarmi negli occhi.
«Non importa» scosse la testa in fretta, «fatti ammirare, forza»
Mi prese per mano e si soffermò sul vestito che indossavo.
«Hai scelto un colore casuale, insomma» ridacchiò, prendendomi in giro.
«Il blu? Certo, è il primo che mi è capitato» mentii, alzando le spalle e trattenendo una risatina.
«Non l’hai scelto perché è il mio colore preferito, assolutamente» continuò a sfottermi.
«Davvero, è il tuo colore preferito? E chi se lo immaginava» a quel punto non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere, poi lui si unì a sua volta.
«Beh, ti sta d’incanto» abbassò la testa per lasciarmi un bacio appena sopra la scollatura del seno, causandomi un ulteriore brivido. Si bagnò le labbra poi fece scivolare le mani sui miei fianchi, prima di portarle appena sotto il vestito.
«Zayn..» balbettai, richiamandolo all’ordine. 
Ma la mia voce spezzata mi tradì, simbolo che non volevo smettesse.
Lui si accorse della mia espressione rilassata al suo tocco, e sorrise beffardamente.
Mi alzò ancora di più il vestito e accarezzò con le dita i miei slip neri.
«Zayn» ansimai, «avevo in mente di prepararti una cenetta, o qualcosa del genere..»
«Non ne ho voglia adesso» rispose senza interrompere la sua tortura, «forse non è una fame di cibo, la mia.»
Dopo quella frase risi di nuovo, risata che venne sostituita da un grido di sorpresa quando Zayn ebbe la splendida idea di prendermi improvvisamente in braccio e camminare verso la sua camera.
«Che vuoi fare?» sorrisi, ancora sospesa tra le sue braccia.
«L’amore con te» rispose dolcemente, una volta raggiunta la sua stanza, per poi farmi toccare terra con i piedi. 
Zayn chiuse a chiave la porta alle nostre spalle, e in men che non si dica già si stava sfilando la maglia oltre la testa e i jeans lungo le gambe, fermandosi a metà dell'opera solo quando gli chiesi di aprirmi la cerniera del vestito. 
«Per quanto io adori questo vestito blu, non mi dispiace affatto togliertelo» ridacchiò, stampandomi un bacio sulla schiena ormai nuda. 
Sorrisi, voltandomi per portare nuovamente le labbra sulle sue. 
La sua lingua si intrufolò velocemente nella mia bocca, giocando con la mia e approfondendo quel bacio tanto desiderato. 
Passarono non più di due minuti prima che anche i suoi boxer finissero sul pavimento e che infilasse velocemente il preservativo; mi fece subito distendere sul suo grande letto matrimoniale non appena fu pronto, stendendosi su di me e baciandomi voracemente le labbra.
«Però, come sei frettoloso stasera» commentai, aggrappandomi con le mani alle sue ampie spalle.
«Questo è quello che succede quando non facciamo l’amore per un mese» commentò, facendo comparire un sorriso sghembo sul suo viso che ricambiai subito.
«Sei bellissimo» sussurrai tra un bacio e l’altro, percorrendo con le dita i suoi addominali.
«Tu, piccola, tu lo sei» un altro bacio poi terminò di spogliare anche me.
Si soffermò a guardare il mio corpo, come faceva ogni volta, ed io non potei fare a meno di arrossire.
Nonostante non mi vergognassi di niente con lui, detestavo il momento in cui si prendeva qualche secondo per osservarmi bene.
Zayn lo sapeva, ma si giustificava affermando di non poterne fare a meno. Soffiò contro le mie labbra, prima di baciarle un’altra volta, per poi soffermarsi sul mio collo.
«Fa’ l’amore con me, adesso» lo supplicai, incapace di sopportare quell’attesa straziante. 
Non se lo fece ripetere due volte e afferrò con la mano la sua erezione, scuotendola velocemente per qualche secondo prima di farsi spazio dentro di me.
Era chiara l'impazienza di entrambi mentre lui cominciava a spingere già con un ritmo piuttosto veloce, tenendo un avambraccio piegato accanto al mio viso per sorreggersi ed evitare di pesarmi. 
«Ah, quanto mi piace sentirti» ansimò lui, prima di battere in un punto in particolare che mi fece andare fuori di testa. Infilai le unghie nelle sue spalle e le lasciai scivolare lungo la sua schiena a quei movimenti così profondi che, ad ogni spinta, mi toglievano il respiro: gemetti con le labbra accanto al suo orecchio, sentendo il suo respiro accelerare ancora.
«Oh dio, Zayn» esclamai tenendo gli occhi chiusi, «ancora, di più, di più!»
Lui cercò di aumentare il ritmo – se fosse possibile – poi mi diede un'ultima spinta ancora più profonda che mi fece tremare le gambe prima di uscire da me.
Mi fece stendere a pancia in giù sul letto, strinse una mia coscia con una mano e la piegò il più possibile in avanti tenendola ferma in quella posizione, lasciando l'altra gamba ben distesa mentre si sistemava alle mie spalle e tornava a riempirmi da quella nuova angolazione.
«Così va meglio?» mormorò al mio orecchio, con un'aria quasi divertita.
Riprese a muovere velocemente il bacino contro il mio, arretrando sempre meno prima di tornare nuovamente dentro; io chiusi nuovamente gli occhi, mordendomi il labbro inferiore mentre gemevo senza sosta per il piacere che mi stava provocando.
«Ma.. ma tu non eri stanco?» balbettai, ricordandomi delle sue parole.
La sua bocca sorridente raggiunse il mio collo per succhiare la pelle con decisione, mentre una sua mano percorse avidamente tutto il mio corpo prima di stringere i seni scoperti tra le dita.
«Ero stanco, poi ti ho vista e tutte le cellule del mio corpo si sono inspiegabilmente risvegliate» spiegò, stampandomi un altro bacio.
Sentirlo parlare con quel tono di voce così basso e rauco, unito alla sensazione di sentirlo ancora dentro di me, mi fece raggiungere il limite. 
«Brava, piccolina» gemette, continuando a spingere per provocare ad entrambi quel piacere disperato di cui avevamo bisogno per sentirci uniti dopo tanto tempo rispetto l’ultima volta. 
Dopo che venne anche lui, rilasciando il suo liquido caldo in me, ci intrufolammo esausti sotto le coperte, l’uno abbracciato all’altra. 
Aspettammo che il nostro respiro tornasse regolare, prima di rivolgerci la parola.
«Allora, ti sei ripreso?» gli chiesi, accoccolata al suo petto, per poi lasciare un bacio proprio sopra il tatuaggio sul suo pettorale destro. 
«Io sto benissimo piccola, sei tu quella che urlava come un'indemionata» ridacchiò, prendendomi in giro. Gli lanciai un’occhiataccia minacciosa prima di dargli un leggero schiaffetto sul braccio.
Lui ignorò il gesto e iniziò a ridere, accarezzandomi i capelli con le dita.
«A parte gli scherzi, ne avevo bisogno» sussurrò, «avevo proprio bisogno di te.»
«Anch’io, mi sei mancato e stare tutto questo tempo lontano da te mi uccide» ammisi.
«Non sarà per sempre, te lo assicuro» ripeté, «presto sarò tutto tuo»
«E questo che significa?» alzai un sopracciglio.
«Domani è sabato, giusto?» cambiò discorso, «il che significa che io non devo lavorare, e tu non devi andare al college. Ti andrebbe di fare un salto dai miei, a Bradford? So che preferiresti passare del tempo da soli e, credimi, lo vorrei anch’io ma mia madre mi sta assillando con questa storia che le manco e non vede l’ora di rivederci..»
«Sarei contentissima di tornare a Bradford» lo interruppi subito, rassicurandolo con un sorriso.
«Davvero?» chiese, stupito.
«Certo» annuii, «mi manca troppo Safaa, e Waliyha, e Trisha, e Doniya, e Ben, e.. sì, anche Yaser!»
Zayn scoppiò in una fragorosa risata e mi strinse ancora di più a sé.

La prima persona che vidi quando, la sera dopo arrivammo a Bradford, fu proprio Yaser. 
Era fuori per buttare la spazzatura e, quando ci vide arrivare e parcheggiare l’auto fuori casa, sorrise. 
Non avevamo avvisato nessuno della nostra visita.
«E voi due che ci fate qui?» esclamò l’uomo, positivamente sorpreso. 
Ci venne incontro e abbracciò prima il figlio poi me. 
Zayn alzò le spalle, «la mamma non avrebbe smesso di chiamarmi se non fossi tornato almeno questo weekend»
Suo padre rise ed io non potei fare a meno di unirmi a lui. 
Yaser era cambiato molto rispetto ai primi mesi della nostra conoscenza; era ancora l’uomo riservato di un tempo, ma aveva trasformato la sua freddezza in gentilezza ed aveva perfino iniziato ad instaurare un rapporto con Zayn.
«Forza, venite dentro, abbiamo appena finito di cenare» ci informò lui. 
Lo seguimmo, dopo aver preso le nostre borse, e scoppiammo a ridere quando notammo le espressioni sconvolte dei presenti. Safaa, che cresceva a vista d’occhio, corse ad abbracciarmi prima ancora di salutare il fratello.
Certe cose non cambiano mai.
Io sorrisi e ricambiai l’abbraccio della piccola, salutando con le mani gli altri familiari.
Trisha era felicissima, lo si capiva dall’enorme sorriso che aveva sfoggiato e dal fatto che si era precipitata all’ingresso. 
«Perché non ci avete detto niente?» chiese lei, dopo aver salutato entrambi.
«Adoro le soprese, lo sai» ribatté Zayn, facendole un occhiolino. 
«Mi sei mancato così tanto, tra il lavoro e tutto il resto non siete più venuti a trovarci da un pezzo» si lamentò la donna, nascondendo gli occhi visibilmente lucidi.
«Dai, mamma» brontolò Zayn, portando una mano sul viso della madre.
«Sei sempre il mio piccolo, è normale sentire la mancanza» mormorò lei, sorridente.
«Mamma, andiamo» sbuffò lui, facendomi ridere. Trisha ricambiò la risata poi spostò lo sguardo su di me, «non sei gelosa, vero Jess?»
«Certo che no» ridacchiai, «sono consapevole che, per i ragazzi, la mamma è sempre la mamma.»
Zayn rise e, dopo avermi stampato un bacio sulla fronte, fece lo stesso con sua madre.
«Ma dov’è Waliyha?» chiese poi, facendomi notare che, in effetti, sua sorella non era lì.
«E’ uscita con Niall» intervenne Safaa.
Un’altra novità era proprio quella: nell’ultimo anno Waliyha e Niall erano diventati una coppia a tutti gli effetti. Attraversarono numerose difficoltà, soprattutto a causa della distanza, ma alla fine riuscirono a restare insieme.
Lui andava spesso a trovarla a Bradford, e lei faceva lo stesso.
«Ah, quei due sono inseparabili» sospirò Trisha con occhi sognanti.
«Mi ricordano qualcuno» commentò Safaa, lanciando un’occhiataccia a me e Zayn. Io e lui ci guardammo, poi scoppiammo a ridere contemporaneamente.

Circa un’ora dopo Zayn finì sotto la doccia, ed io ne approfittai per sistemare le mie cose in camera sua.
Nel giro di qualche secondo, però, sentii la porta alle mie spalle aprirsi lentamente.
«Hai già finito?» chiesi, confusa, credendo fosse Zayn.
Mi voltai e vidi Trisha avvicinarsi, con un sorriso dolce stampato in faccia.
«Scusa, credevo fossi Zayn» le spiegai, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Tranquilla tesoro» mi rassicurò, «come stai?»
«Un po’ stanca, a dire il vero» alzai le spalle, sedendomi sul letto, «e tu?»
«Ora che voi siete qui, bene» rispose.
«Anche per me è bello essere di nuovo qui» ammisi, «mia madre mi ha detto di salutarti e dice che la prossima volta verrà a Bradford anche lei»
«Ah, non vedo l’ora» esclamò Trisha, «deve ancora insegnarmi la ricetta di quella crostata fantastica che ha preparato all’ultimo compleanno di Zayn»
«Sì, è una vera maga ai fornelli» ridacchiai.
«Tu non sei da meno» ribatté, «Zayn mi ha raccontato che gli prepari spesso la colazione e anche la cena»
«Ogni tanto» ammisi.
«Non viziarlo troppo, quel pigrone potrebbe abituarcisi.» Scherzò lei, facendomi ridere.
«Credo sia troppo tardi, ormai» replicai.
«Le cose procedono bene tra voi, quindi?» chiese ad un tratto, facendosi seria.
Aggrottai la fronte, leggermente sorpresa da quella domanda, poi annuii.
«Fortunatamente sì» risposi infine, «non è il nostro periodo migliore, a causa dell’università e del lavoro di Zayn, ma ce la caviamo lo stesso.»
«Sono contenta che non permettiate a niente e nessuno di dividervi» commentò lei, «è quello che ho notato fin dal primo momento; la vostra voglia di stare insieme è così forte e incontrastabile che mi sorprende ogni volta»
Sorrisi, felice di sentirle dire queste parole, e arrossii leggermente.
La mia timidezza era una di quelle cose che non erano cambiate nel tempo.
«E’ bello che qualcuno abbia notato questo in noi» sussurrai.
«Io tiferò sempre per voi» rispose lei, «fino alla fine.»
Stavo per alzarmi ed abbracciarla, quando ad un tratto spuntò fuori Waliyha.
«Oh mio dio, e tu che ci fai qui?» quasi strillò quando mi vide lì.
«Sopresa!» ripetei, prima che mi saltasse letteralmente addosso.
«D’accordo, forse è meglio che vi lascio esultare in pace» intervenne Trisha, indietreggiando fino alla porta della stanza.
«Aspetta» le dissi per poi fare una breve pausa, «grazie, grazie davvero.»
Lei mi sorrise e poi uscì una volta per tutte.
«Allora, è troppo tempo che non ci vediamo, raccontami tutte le ultime novità» esclamò Waliyha, quando fummo rimaste sole, sedendosi sul letto accanto a me.

Restammo a Bradford per due giorni, tornammo a Londra il lunedì mattina.
E, quella mattina, Zayn si comportava in maniera strana e sospetta.
Durante il viaggio in macchina a malapena mi rivolse la parola e, invece di portarmi a casa, parcheggiò l’auto davanti la nostra vecchia scuola.
«Zayn, devo ricordarti che abbiamo finito la scuola?» ridacchiai, perplessa.
Lui mi guardò e, dopo essersi sfregato nervosamente le mani, sorrise.
«Lo so bene, ma vorrei che venissi con me» sussurrò, scendendo dall’auto.
Fece il giro per aprirmi lo sportello e mi tese la mano affinché scendessi anch’io.
Lo fissai per qualche secondo e aggrottai la fronte, «posso sapere che sta succedendo?»
«Vieni con me» ripeté, stringendo la mia mano, e incamminandosi dentro la scuola.
Erano mesi che non mettevo piede lì dentro e nel farlo riaffiorarono tanti ricordi nella mia mente. 
Camminare per quei corridoio faceva uno strano effetto.
«Come mai questa visita?» chiesi a Zayn dopo qualche minuto, «un po’ di nostalgia?»
«Una cosa del genere» 
sorrise sghembo, prima di bussare in una porta.
«Zayn, ma che fai? Questa è l’aula dei prof..» provai a dire, ma fui interrotta dalla visione della nostra vecchia professoressa di scienze. Lei ci guardò, per niente sorpresa, e fece un occhiolino a Zayn.
«Jessica, Zayn, che piacere rivedervi» esclamò la donna, «come state?»
«Bene, grazie» rispose lui esuberante, «è un piacere anche per noi rivederla.»
Io mi limitai a sorridere, totalmente incapace di comprendere ciò che stava succedendo.
«Potrebbe darmi le chiavi dell’ambulatorio di scienze, per favore?» gli chiese Zayn ad un tratto. Sbarrai gli occhi a quella proposta.
La professoressa tirò fuori le chiavi dalla tasca e le passò a Zayn, come se sapesse già che quel momento sarebbe arrivato. 
«Buona fortuna per tutto, ragazzi» continuò lei, prima di tornare dentro l’aula.
«D’accordo, adesso potrei sapere cosa sta succedendo?» insistetti, mentre Zayn mi scortava nell’ambulatorio di scienze fortunatamente vuoto.
Qualcosa mi diceva che non era un caso se fosse vuoto.
«Adesso te lo spiego cosa sta succedendo, con calma» ridacchiò lui misterioso, chiudendo accuratamente la porta. 
Si guardò intorno e sorrise, ed io feci lo stesso. 
Mi sedetti sulla cattedra, facendo dondolare le gambe che non toccavano terra.
Zayn, invece, camminava avanti e indietro per la stanza. Sembrava parecchio agitato. 
Iniziò a massaggiarsi la nuca, per poi passare a scompigliarsi i capelli – cosa che lui solitamente non faceva mai. Restai in silenzio, cercando di essere paziente, sebbene cominciassi a preoccuparmi anch’io.
«Zayn, tra un’ora ho lezione al college» lo richiamai alla realtà, sperando che parlasse. Detto questo si avvicinò senza dire nulla, prese il mio viso tra le mani e mi baciò senza preavviso. Sfiorò delicatamente le mie labbra con le sue, per poi allontanarsi e fissarmi intensamente negli occhi.
«E’ qui che ci siamo dati il nostro primo bacio, ricordi? O meglio, fuori da quest’aula» sussurrò.
«Già, e lo facevi sempre senza avvertirmi, come ora» risi.
Rise anche lui, «perché mi attraevi da morire.»
Sorrisi, affogando nei ricordi.
«Devo dirti una cosa, Jess» mormorò, irrigidendosi all’improvviso.
«Va bene, dimmi» sospirai, cominciando a tremare.
Si sfiorò la barbetta sotto il mento con le dita, poi chiuse gli occhi per un po’.
Quando li riaprì, si posizionò in piedi di fronte a me – ancora seduta sulla cattedra – e strinse le mie mani tra le sue. 
«Bene, eccoci qua. Non so da dove cominciare perché non sono bravo nei discorsi e, in tutta onestà, ti confesso che non mi sono preparato nulla da dirti. Sei sempre stata tu quella brava con i discorsi romantici e strappalacrime, ma stavolta è il mio turno. Volevo solo ripercorrere la nostra storia da dove è cominciato tutto, proprio qui, in questa merdosa aula di scienze che mi ha fatto incontrare quella che poi sarebbe diventata la persona più importante della mia vita.. tu.»
A quel punto stavo già piangendo.
«Esattamente qui, circa un anno e mezzo fa, la prof ebbe la splendida idea di assegnarci un progetto a coppie che io non presi molto sul serio, perché non sapevo ancora che quel progetto mi avrebbe cambiato la vita. Mi sono innamorato di te grazie a quel progetto, abbiamo passato pomeriggi interi a conoscerci e, mentre tu studiavi, io ti indispettivo con il mio carattere impossibile. All’epoca ero un ragazzo perso e smarrito, che si comportava da cretino con le ragazze e faceva il duro per sentirsi a posto con se stesso. La verità è che ero solo, avevo bisogno di qualcuno che tornasse a farmi battere il cuore e, quando conobbi la tua dolcezza, la tua timidezza e generosità, capii che quel qualcuno eri tu. Adesso ne sono più che sicuro, a distanza di quasi due anni, posso dire di essere maturato parecchio, che i miei sentimenti non sono cambiati e sono certo che non cambieranno mai. Sei tu la donna con cui voglio stare, sei l’unica che voglio tenere sempre con me e di cui non sopporterei la lontananza. Potrei morire se te ne andassi da me, dico davvero. Ho bisogno di te e il mio sogno più grande è renderti felice, per sempre. Vorrei crescere e invecchiare con te, mettere su una famiglia con te e magari avere tanti tanti tanti bambini. Chissà, magari se un giorno avremo un bimbo potremmo chiamarlo Walter come il tuo papà, che ne pensi? Non male come idea, ma c’è tempo per pensarci.»
Dopo quelle parole si inginocchiò e tirò fuori una scatolina dalla tasca e, quando la aprì, ne uscì fuori il bagliore di un anello di fidanzamento.
Persi qualche battito cardiaco soltanto nel vederlo.
«Lo so, non è un granché, ma che ti aspettavi? Non ho un gran gusto in fatto di moda, dovresti saperlo. Se poi aggiungi il fatto che l’ho scelto con quella capra di mio cugino Ben qualche giorno fa, quando ti avevo detto che non potevo vederti perché avevo il turno di sera alla scuola di musica, capirai il motivo di tutto quanto. A questo proposito, credo che lascerò il lavoro da aiutante, ho messo da parte soldi sufficienti per l’anello e per altre cose che ho in serbo per noi, adesso voglio godermi la vita che ho aspettato da tanto. 
E’ per questo motivo che ultimamente ero un po’ strano, è da tempo che sto pensando a questa cosa, e la mia famiglia è d’accordo. Ti sarai accorta, infatti, dello strano modo in cui ci guardavano quando siamo andati a trovarli: loro sapevano già tutto, e non vedono l’ora di sapere la tua risposta. Per non parlare di Safaa, quando gliel’ho detto per poco non saltava fuori dalla finestra per la gioia.»
 iniziò a ridere, con gli occhi lucidi.
«Sono insicuro su molte cose, Jess, ma su una cosa non ho dubbi: voglio te. Per sempre. Perciò, saresti disposta a diventare mia per l’eternità? E so che siamo ancora giovani, abbiamo tutta la vita davanti, nella mia cultura siamo abituati a fare questo passo piuttosto presto ma ti prometto che avremo tutto il tempo per organizzare ogni cosa. Quindi, suppongo che adesso devo proprio chiedertelo: vuoi sposarmi, piccola mia?»
Ero a bocca aperta. Non riuscivo a credere alle mie orecchie. 
Le lacrime, come mio solito, cadevano giù a fiumi e credetti quasi di svenire.
Zayn sorrise, bagnandosi le labbra, tornando a stringermi le mani.
«Tu mi farai morire prima o poi..» balbettai, ridendo e piangendo allo stesso tempo. Lui scoppiò a ridere, senza mai alzarsi da quella posizione, ancora agitato.
«Mi hai lasciato senza parole, io.. io non me l’aspettavo» cercai di smettere di piangere, «mi hai emozionato tantissimo. E so che non hai bisogno di sentirti dire ancora quanto io ti ami, perché lo sai già. Per questo mi limiterò a risponderti. Per me, sarebbe un onore diventare la signora Malik! Certo che voglio sposarti, amore mio» sorrisi di nuovo, commossa.
A quel punto, incapace di trattenermi, scesi frettolosamente dalla cattedra e Zayn balzò in piedi in mezzo secondo.
Mi strinse forte tra le sue braccia, riempendomi di baci. 
Non ero mai stata così felice in vita mia. E sapevo che il nostro futuro non sarebbe stato rosa e fiori, così come non lo è per nessuno, ma insieme a lui nulla mi spaventava. Così mi lasciai stringere dalle sue braccia, quelle braccia che non mi sarei stancata di avvolgere neanche tra un centinaio di anni.




 
 
 
 
 

 
***



 
 
The End.

 

Spero che vi sia piaciuto questo ultimo capitolo, io non posso ancora credere che questa storia sia finita!
Ci ho messo l'anima, essendo Zayn il mio 'preferito' è sempre stato piuttosto difficile per me scrivere di lui.
Avevo bisogno di condividere i sentimenti che provo per lui con qualcuno.
Beh, a parte questo, volevo ringraziarvi per aver seguito questa storia da oltre un anno e, visti i tempi molto lunghi, mi sembrava giusto arrivare ad una conclusione.  Spero che vi sia piaciuta, era forse scontato un lieto fine ma è proprio quello che i #Zass meritano dopo tutto ciò che hanno passato!
Non so cosa altro aggiungere, mi viene da piangere quindi la smetto! 
Un bacio a tutti e grazie davvero per ogni cosa, Zayn e Jess resteranno sempre nel mio cuore e, spero, anche nel vostro!
Vi voglio bene. 



-marty.




 
  
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