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Autore: Ace of Spades    02/12/2015    4 recensioni
Raccolta di due one-shot dedicata al gerderswap.
Nella prima Doflamingo dovrà vedersela con Lady Crocodile, nella seconda toccherà a Sir Crocodile tenere a bada Miss Donquixote.
< Ma come sempre il karma, il fato o come lo volete chiamare, si diverte a giocare scherzi alle persone, giusto per prenderle un po’ per il culo.
E cosa poteva fare ad uno come lui se non farlo innamorare?
Ridicolo eh? >
-
< Era da anni che cercava di scoprire l'identità del suo rivale in affari, uno dei pochi che si permetteva di soffiarle i clienti da sotto il naso e farla franca.
"Ed ora è il mio vicino di casa"
Non resistette oltre e scoppiò a ridere. La situazione era troppo paradossale. >
Genere: Comico, Demenziale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crocodile, Donquijote Doflamingo | Coppie: Shichibukai/Flotta dei 7
Note: AU, Nonsense, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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The next door girl 

Mr Zero e Mrs Joker








 

Non sempre le cose sono come sembrano, il loro primo aspetto inganna molti: di rado la mente scopre che cosa è nascosto nel loro intimo. Per questo si dice che l’apparenza inganna, ma alla fine non è così: o inganna un occhio disattento, o inganna chi vuole lasciarsi ingannare.
-Francesco Alberoni, L'ottimismo (1994)












 

Cambiare casa è sempre una seccatura; devi organizzare il trasloco, imballare le tue cose, farti una mappa del posto in cui andrai a vivere e cercare di non inimicarti i vicini, giusto per avere una vita tranquilla e senza sorprese.

Vivi e lascia vivere.

Avete mai fatto un trasloco? Quello con gli scatoloni in cui rivolti ogni angolo e scopri cose che neanche ricordavi, album di fotografie da dimenticare - il periodo del liceo è meglio rimuoverlo in ogni caso - e altre cianfrusaglie simili?
È un viaggio all’interno di se stessi in quanto una casa, anche se non lo si vuole intenzionalmente, finisce sempre per rivelare qualcosa del suo proprietario.

Grazie alla sua mania dell’ordine era riuscito ad organizzare tutto in pochi giorni.
Crocodile scese dall’auto dopo averla parcheggiata nel suo nuovo garage; la casa non era male, con un giardino non troppo piccolo, due piani di puro lusso, con un bagno enorme e una cucina altrettanto grande, per non parlare della camera da letto e del salotto.
Inoltre la zona era veramente suggestiva, sembrava di essere in una di quelle cittadine americane, con le case attaccate tra loro divise solo da un muretto e con un bel prato che dava direttamente sulla strada principale.

Il traslocatore aveva l’aria abbastanza scocciata, strani capelli rossi tirati su da un quantitativo notevole di gel e tenuti fermi da un paio di occhiali da aviatore.
Dato il soggetto era inutile aggiungere il fatto che fosse privo di sopracciglia, che avesse le labbra tinte di rosso e che portasse lo smalto nero sulle unghie, il tutto su un corpo muscoloso che avrebbe fatto invidia a qualsiasi uomo.
Questo tizio - singolare? - strano era seguito ed aiutato da un ragazzo altrettanto sgangherato. Non sapeva come definire uno con lunghi capelli biondi e una frangia che gli copriva interamente gli occhi.



Ma ci vede? Se mi fa cadere il vaso della dinastia Ming non avrà più questo problema dato che gliela taglio la testa.



Tutta quella situazione gli aveva fatto venire voglia di fumare uno dei sigari che teneva nella tasca interna del suo cappotto.
Aveva deciso di cambiare aria perché era stufo di doversi recare in azienda ogni giorno per svolgere mansioni che avrebbe potuto benissimo risolvere anche a casa sua.
Così si era preso una pausa - tanto lui era a capo della Baroque Works, la più famosa azienda immobiliare del paese - e quindi poteva fare principalmente il cazzo che voleva.
Da qualche mese tirava una brutta aria per colpa di un carico di opere d’arte cinesi sparite nel nulla e lui non ne sapeva niente, pensò mentre guardava il biondo appoggiare vicino al muro un quadro di Qi Baishi.


“Kidd, ti suona il telefono” commentò il biondo scocciato.
Il rosso, che a quanto pareva rispondeva al nome di Kidd, estrasse l’apparecchio elettronico dalla tasca dei pantaloni.
“Che vuoi, ti ho detto di non chiamarmi mentre lavoro” ringhiò senza neanche guardare chi fosse dall’altro capo.
“No che non posso, finito qui devo andare in officina a dare una mano a Franky”

Crocodile si appoggiò alla porta fumandosi tranquillamente un sigaro, godendosi la scena.
Ragazza gelosa, possessiva, probabilmente la trascura a causa del lavoro. Dato il tipo però propenderei più per ragazzo.

“Senti, dottore di sto cazzo, smettila di provocarmi quando non posso sfondarti il culo! Stasera facciamo i conti” ringhiò chiudendo la chiamata e riponendo il cellulare in tasca.

Ragazzo. Infatti.

Espirò una boccata di fumo e distolse lo sguardo dai due che battibeccavano su dottori e pinguini cominciando a fissare le nuvole che si muovevano lente nel cielo azzurro.
Dopo diversi minuti e un sigaro cubano, si girò per constatare che, nonostante fossero due ragazzini, avevano portato a termine il loro lavoro senza rompere nulla.
Gli lasciò la mancia e si chiuse la porta alle spalle scrocchiandosi il collo.
Era ora di dare una pulita.

Qualche ora passata a pulire e la casa aveva un altro aspetto, era già arredata ovviamente ma una tirata a lucido non faceva mai male.
Mise a posto i libri e altre cose importanti, lasciando da parte solo due scatoloni contenenti i vestiti.
Era già tardi e lui non aveva ancora mangiato.
Ordinò una pizza e si sedette sul divano rilassandosi per la prima volta durante quella giornata.
Trovare una casa così lussuosa in un posto tanto bello era stato un colpo di fortuna, anche se non si spiegava come mai non fosse stata presa da tempo.

Il suono del campanello lo destò dai suoi pensieri.
Tutto si aspettava tranne che quello.
Una donna abbastanza alta, con corti capelli biondi, un top rosa e dei jeans bianchi e gialli striminziti lo fissava sorridente con la sua pizza in mano.
“Salve vicino!” esclamò contenta per poi fare una cosa che non si sarebbe mai aspettato da una donna: lo guardò da capo a piedi lentamente, come se stesse cercando di spogliarlo con gli occhi.
Dopo la tac - portava degli occhiali da sole quando era buio da ore, che razza di persona sana di mente poteva anche solo pensarlo? - la bionda si leccò le labbra.
“È un vero piacere fare la tua conoscenza~” concluse allungando una mano.

Crocodile sbattè più volte le palpebre e allungò la sua togliendo dalle mani della donna il cartone con la pizza.
“Certo, piacere.”
“Mi chiamo Donquixote Doflamingo”
“Io non gliel’ho chiesto, ora se vuole scusarmi avrei fame, per fare conoscenza dovrà aspettare domattina” detto questo il moro chiuse la porta.

Doflamingo restò immobile per qualche secondo e poi scoppiò a ridere tenendosi la pancia.
“Mi è capitato proprio un gran bel pezzo di vicino. Che bel caratterino” commentò allontanandosi.
Nella sua mente stava già pensando a come fare per portarselo a letto; e dire che di solito non era così attratta da qualcuno incontrato 30 secondi prima.
Evidentemente quel tipo aveva qualcosa di strano che la intrigava a livello chimico.

Per questo sarà mio.

Estrasse il telefono dal reggiseno.
“Sono io. Voglio avere tutte le informazioni possibili sul mio nuovo vicino di casa” chiuse la chiamata senza aspettare la risposta.



 

Crocodile non riuscì a gustarsi pienamente la pizza che aveva ordinato nonostante fosse ottima.
Quella donna, come aveva detto di chiamarsi? Doflamingo - che nome idiota - aveva qualcosa che lo disturbava, era una sensazione a pelle, non avrebbe saputo spiegarla, ciò che sapeva era che il suo istinto raramente sbagliava.

Andò a dormire sperando di non imbattersi in quegli occhiali strani il giorno a seguire.


 



Speranza che si rivelò vana.
Stupido lui a sperarci.
Quella mattina aveva deciso di dare un'occhiata in giro e di fare la spesa, così si era alzato presto, si era fatto un bagno e si era vestito.
Uscendo di casa aveva sentito subito un brivido lungo la schiena, segno che qualcuno lo stava osservando.
Si chiuse la porta alle spalle e si avviò verso il cancello mentre il suo cellulare cominciava a vibrare.

“Pronto”

“Boss” disse la voce del suo braccio destro, Das Bornes. “stanotte qualcuno ha cercato di entrare nel nostro server”

“Cosa volevano?” chiese girandosi verso sinistra guardando infastidito la bionda che lo salutava agitando la mano.

“Informazioni. Su di lei”
Chiuse la chiamata e riprese a camminare.

Che coincidenza.
Che strana coincidenza.



Dopo aver girato per le strade ed aver memorizzato dove si trovavano i negozi più importanti - riuscì perfino a trovare l’officina in cui lavorava il rosso del trasloco - passò davanti ad un fioraio e si fermò ad ammirare i girasoli.

“Salve, desidera qualcosa?” una ragazza dai lunghi capelli azzurri raccolti in una coda alta gli si avvicino cordiale.
“No, stavo solo guardando, ha dei fiori molto belli”
“La ringrazio!” esclamò lei per poi tornare a fissarlo sgranando gli occhi.
“Ma lei è il vicino della Signorina!”
“Scusi, chi?”
“La Signorina Doflamingo!” ripeté convinta.
“Ah. Lei.” commentò sbuffando.
“Sì, la conoscono tutti qui, è una donna molto gentile e altruista, pensi che l’anno scorso ha devoluto 100.000 berry in beneficenza! Ogni domenica va a messa e paga personalmente i fiori da esporre sulle panche!” continuò la tipa versando un po’ d’acqua su una pianta. “è davvero fortunato ad averla come vicina”

Crocodile non sapeva se riderle in faccia o aspettare che gli dicesse che stava scherzando, perché quella donna non era nel modo più assoluto una santarellina. Notando che la fioraia era seria preferì salutare e andarsene.
Purtroppo la stessa scena si ripetè dal panificio e dal macellaio, alcuni lo fermarono addirittura per strada per ricordargli quanto sia stato fortunato ad abitare di fianco alla loro eroina e benefattrice, santa e piena di grazia.

Ma per favore!
Erano tutti matti!

Tornò a casa con uno sguardo che avrebbe fatto impallidire anche il più impavido tra gli uomini.
Era ovvio che qualcosa nella sua vicina non andava.
Appoggiò le sporte sul tavolo e mandò un messaggio a Das.


-trovami tutto quello che riesci su Donquixote Doflamingo-


Si versò un bicchiere di lambrusco ed attese; dopo neanche un’ora arrivò la risposta.


-Ho provato, ma ogni informazione privata è secretata, ho solo potuto vedere il suo indirizzo e il numero di telefono-


Crocodile accese la televisione per passare il tempo e distrarsi.


‘Passiamo ora alla prossima notizia. Sono stati ritrovati i corpi delle due persone scomparse la scorsa settimana, entrambi carbonizzati. Gli inquirenti non rilasciano dichiarazioni ma probabilmente è ancora opera del famigerato Joker. Gli omicidi sono da ricondurre ad un traffico di droga non autorizzato nella cittadina di Dressrosa, segno che quest’uomo tiene ancora per le redini il crimine del paese. Ed ora il tempo…’



Dressrosa.
La città in cui si era trasferito appena ieri.
Non era la prima volta che sentiva parlare di questo Joker dato che molte volte aveva cercato di mettergli i bastoni fra le ruote nei suoi affari non del tutto legali.
Aveva provato ad indagare sulla sua vera identità, ma non ne aveva ricavato nulla di utile.
Appoggiò il bicchiere ormai vuoto sul tavolo proprio nell’istante in cui qualcuno suonava al campanello.
Aprì la porta intuendo chi si sarebbe trovato davanti.
“Salve vicino! Ti ho portato un regalo!” commentò Doflamingo porgendogli un mazzo di girasoli freschi.
Crocodile la fissò assottigliando lo sguardo.
“Mi hai pedinato?”
“Ma non dire sciocchezze! Sono passata da Bibi per le solite faccende e mi ha detto che stavi osservando con interesse i girasoli, tutto qui” commentò tranquillamente la bionda “e poi, volevo approfondire la nostra conoscenza” continuò.

Tutto, dal modo in cui si muoveva - provocante e seducente - al modo in cui lo guardava - perché anche attraverso quegli occhiali poteva sentire il suo sguardo maniacale sulla pelle - indicava che quella donna fosse pericolosa.

Controllò che dentro il mazzo di fiori non ci fosse una bomba e lo prese.
“Molto gentile da parte sua, Signorina” sibilò dedicandole un sorriso strafottente che alla donna mandò in tilt il sistema nervoso per qualche secondo.
“Il tuo nome” riuscì ad articolare. “non mi hai ancora detto qual è”
L’uomo la guardò con il suo solito sguardo glaciale.
“È Sir Crocodile per te” rispose chiudendosi la porta alle spalle.

Doflamingo rimase ferma per poi riscuotersi; quell’uomo aveva uno sguardo da pluriomicida e un’aura che faceva venire i brividi.
Che cosa fantastica.

“Crocodile” sussurrò trattendendo una risata.
Sapeva già il suo nome ovviamente, ma detto dalla voce melodica e fredda del moro assumeva tutto un altro significato.
Peccato che non fosse riuscita a trovare altro su di lui, anzi, era abbastanza strano che il capo di un’azienda immobiliare avesse un server così ben attrezzato e a prova di hacker.
Per fortuna quella mattina lo aveva seguito e le era venuta l’idea geniale di comprargli i girasoli nascondendoci dentro una cimice, così magari avrebbe saputo qualcosa in più sul suo vicino.

Tornò a casa sua, si sedette sulla sua poltrona ed accese il pc.


-significato dei girasoli-


Digitò rapidamente su google; lesse quello che sapeva già, eliotropismo, gioia, fedeltà assoluta e poi trovò un sito che entrava più nello specifico.

“Tutti almeno una volta” lesse ad alta voce “abbiamo osservato con stupore i campi dove vengono coltivati i girasoli. Abbiamo ammirato la loro altezza, che normalmente supera il metro e sfiora anche i due metri, il modo elegante, orgoglioso e anche un tantino superbo con il quale la pianta si erge dritta al suo culmine di metà giornata. Per questo il fiore di Apollo viene anche considerato simbolo di orgoglio e narcisismo, ma anche di eleganza e raffinatezza.” concluse per poi mettersi a ridere.
“Direi che ti rispecchia in modo esemplare, mio bel coccodrillo. Ed ora sentiamo cosa stai facendo” disse canticchiando infilandosi un paio di cuffie e accendendo un telecomando collegato alla cimice che aveva messo nel mazzo di fiori.
All’inizio sentì solo il rumore della televisione poi quello di un oggetto in vetro - un bicchiere? - che veniva appoggiato su un tavolo.


“Signorina, non lo sa che fare queste cose è illegale?” recitò la voce profonda del moro direttamente nelle sue orecchie; doveva aver trovato la cimice e ora ci stava parlando volutamente vicino con quel tono così… così...

“La prossima volta che immette in casa mia un qualsiasi strumento elettronico dovrò prendere provvedimenti”
La donna si ritrovò a mugugnare un “sì ti prego”  mentre si teneva le cuffie premute sulle orecchie. Sembrava quasi che fosse lì, dietro di lei, a minacciarla mentre le teneva ferma la testa e metteva le proprie labbra vicino al suo padiglione auricolare.
“Le auguro una buona serata. Grazie per i fiori”


Sentì un crack e poi più niente, solo il rumore del suo respiro pesante che si infrangeva sul palmo della sua mano.
In quel momento rimandò le domande importanti - come aveva fatto a scoprire in così poco tempo la cimice? Era evidentemente addestrato, quindi chi era in realtà? - e si diresse verso il bagno per farsi una doccia rilassante e placare i bollenti spiriti.

Quella voce non se la tolse dalla mente per tutta la notte e la mattina constatò di averci fatto pure un sogno estremamente bagnato sopra.
 


“Benefattrice un paio di palle” commentò rigirandosi la cimice distrutta tra le dita. Non c'era una bomba ma ci era andato vicino.
E come sempre il suo istinto non lo aveva tradito.
Quella donna non era affatto come tutti la dipingevano, anzi, era abbastanza sicuro che fosse un demonio sotto le sembianze di un angelo.
In pratica Lucifero in persona.

Si sdraiò sul letto provando a capire chi fosse Doflamingo in realtà, facendo ipotesi e mettendo insieme gli indizi sempre più inquietanti, ma non trovando risposte si addormentò.

 




Doflamingo aspettò che Crocodile fosse uscito di casa spiandolo dalla finestra con un binocolo, per poi superare con un balzo il muretto ed avvicinarsi alla sua casa.
Fece un giro dell’abitazione e trovò una finestra coperta dagli alberi, così tirò fuori il suo set da scassinatrice ed entrò.
A mente lucida era riuscita ad analizzare meglio la situazione: server criptato, addestramento militare, distacco, sguardo omicida.
Era ovvio che non si trovava in presenza di un normale cittadino, e dato che il moro le aveva espressamente detto di non introdurre oggetti elettronici in casa sua per spiarlo ci era andata lei in persona.
Si guardò in giro e constatò che il coccodrillo aveva un problema con l’ordine e la pulizia.
Ci avrebbe potuto mangiare su quel pavimento talmente era pulito; e il resto? Nulla fuori posto, tutto perfettamente allineato.
“Maniaco del controllo eh? Interessante” sussurrò pensando già a come farlo impazzire spostando tutto e buttando i libri alla rinfusa, ma si trattenne.
Era lì per delle risposte.


Guardò in giro e non trovò granché, i girasoli erano in un vaso sul tavolo, il bagno era pulito (leggermente caldo segno che prima di uscire Crocodile si era fatto una doccia), salotto normale, cucina normale.

“Noioso” borbottò salendo al secondo piano.
Entrò nello studio e guardò qualche titolo.
“L’arte della guerra di Sun Tzu, eh? Sempre più interessante”
Nietzsche, Freud e altri filosofi, saggi storici e molti gialli.
Solo in quel momento notò il quadro appeso al muro e capì.
“La collezione cinese scomparsa qualche mese fa… brutto stronzo ci ho rimesso milioni!” sbottò stringendo i pugni.

“Ok brutto magari no, ma stronzo sì, mio caro Mister Zero

Era da anni che cercava di scoprire l’identità del suo rivale in affari, uno dei pochi che si permetteva di soffiarle i clienti da sotto il naso e farla franca.
“Ed ora è il mio vicino di casa”


Non resistette oltre e scoppiò a ridere.
La situazione era troppo paradossale.
Anni passati a cercare quell’uomo e bam! si trasferisce di fianco a lei.

Il rumore di una chiave che girava la fece tendere come la corda di un violino.

Non doveva tornare così presto!

Quando sentì la porta chiudersi realizzò che doveva nascondersi da qualche parte e così fece.

Crocodile appoggiò il cappotto sul bracciolo del divano e si allentò il nodo della cravatta; alla fine dal meccanico ci aveva impiegato meno tempo di quel che credesse, Kidd si ricordava di lui e della mancia che gli aveva dato e lo aveva fatto passare davanti agli altri.
Si versò un bicchiere d'acqua e notò una cosa che non andava.
La finestra dello sgabuzzino era socchiusa.
Lui era sicuro di aver chiuso tutto prima di uscire.
Quel giorno la sua nuova piattola non si era fatta vedere, segno che stava complottando chissà quale piano malefico.


Che a quanto pare si è risolto con lo scassinare una finestra di casa mia ed entrarmi in casa.


Passeggiò tranquillamente per tutto il piano terra, senza alcuna fretta, sapendo che l’avrebbe stanata presto o tardi.
Appurato che non c'era anima viva salì al secondo piano.
Controllò anche lì e alla fine entrò nello studio.
Doflamingo trattenne il fiato quando sentì il moro avvicinarsi.

Crocodile si guardò attorno per poi aggirare la scrivania e sedersi sulla comoda poltrona nera.
“Cosa stai facendo lì sotto?” commentò con calma guardando la donna che, non avendo trovato altri nascondigli, si era ficcata sotto la scrivania.
“Pulisco” azzardò la bionda, spavalda come al solito.
“Ritenta” rispose il moro incrociando le braccia.
“L’hai detto tu che non dovevo introdurre apparecchi elettronici in casa tua” si giustificò mettendosi in ginocchio.
“Certo, quindi implicitamente ti ho chiesto io di scassinarmi una finestra e di entrarmi in casa” Crocodile era quasi divertito.
“Esatto” asserì Doflamingo posando entrambe le mani sulle sue gambe divaricandole ed avvicinandosi pericolosamente al suo inguine.
“Che stai facendo?” domandò l’uomo dedicandole un’occhiataccia.
“Tu cosa pensi?” la donna si leccò un labbro.
Crocodile fece schioccare la lingua sul palato e si alzò in piedi prendendola per il colletto della camicia e spingendola contro la scrivania.
“Potrei denunciarti”
“Fallo e io ti rovinerò la vita mio caro Mister Zero” sibilò Doflamingo sorridendogli in modo perverso. “quel quadro è mio di diritto”
Crocodile rimase paralizzato per qualche secondo finché il suo cervello non collegò tutti gli indizi.
Si diede mentalmente dell'idiota.
Come aveva fatto a non capirlo prima?

Joker” disse solo e il sorriso maniacale sul volto della donna fu una risposta più che eloquente.
"Ironico eh? Anni passati a farci la guerra e ci ritroviamo vicini di casa. Spero che mi inviterai alla cena di Natale” commentò la bionda.
“L’unica cosa che voglio fare ora e sbatterti fuori di casa” ringhiò il moro caricandosela in spalla.
“Puoi sbattermi dove ti pare, superfici orizzontali, verticali, non fa differenza, ma fuori casa no, sai, i vicini potrebbero vederci” esclamò divertita mentre lui usciva dallo studio scuotendo la testa.
“Essere guardata ti farebbe solo piacere” le disse mentre lei, per tutta risposta, gli toccava bellamente il culo facendolo fermare a metà del corridoio.
“Hai ragione, non mi interesserebbe granché. Però poi dovrei ucciderli tutti perché non permetto a nessuno di vedere le mie cose” sibilò seria; lui si girò a fissarla.
“Da quando sarei di tua proprietà?”
“Da quando mi hai rubato le opere di Qi Baishi”

Crocodile sorrise.
“Non ti va proprio giù di aver perso eh?”
“Non ti azzardare a prendermi in giro!”

Il moro la lasciò cadere in piedi e la spinse contro il muro più vicino.
“Altrimenti?” chiese abbassando la voce fissandola dritta negli occhi nonostante le lenti scure.
“Altrimenti ti ucciderò. Lentamente. Ti torturerò in modi che neanche immagini” sibilò afferrando la cravatta e tirandola verso di sé.
“Non sottovalutarmi solo perché sono una donna”

Crocodile sbatté le palpebre e sorrise.
“Non l'ho fatto per tutti questi anni, perché dovrei iniziare ora?” rispose con nonchalance mentre la donna deglutiva.
Per tutta la sua vita si era sentita ripetere che non avrebbe mai potuto essere al livello di un uomo, che qualsiasi cosa avesse fatto non sarebbe stata abbastanza. Ecco perché si era premurata di farla pagare ad ognuna di quelle persone, diventando un capo della malavita.

“Bene” borbottò soltanto lasciando la presa.
“Comunque dovresti andare da uno psicologo, tu sei tutta matta e molto probabilmente sei anche ninfomane.”
“Oh ma ci sono stata”
L’altro alzò un sopracciglio.
“Sono seria! Ci sono andata solo che invece che stendermi io sul lettino ho fatto stendere lui. A 90” ghignò; Crocodile alzò gli occhi al cielo e si allontanò.
“Non ci sono andata a letto”  chiarì subito lei afferrandolo per un braccio “diciamo che ha fatto da solo--” concluse lasciando la frase aperta.
“Non mi interessa” commentò il moro.
“Ma a me sì. Non voglio che pensi male, ci tengo a fare colpo su di te” disse tranquillamente Doflamingo lasciandolo e scendendo le scale, mentre sul volto di Crocodile si dipingeva un’espressione divertita.
“Ma non mi dire” 
Scese al piano terra e trovò l’altra seduta sul divano a gambe incrociate.
“Potrei spezzarti l’osso del collo e sbarazzarmi del tuo corpo, il tutto in meno di un’ora” disse serio guardandola e lei annuì.
“Lo so, potrei fare lo stesso. Ma proprio per questo mi interessi, le relazioni normali mi hanno sempre annoiata”

Crocodile sbuffò divertito.
“Fuori da casa mia”
“Non mi offri neanche da bere?”
“Quando avrai qualcosa di interessante di cui parlare ci farò un pensiero. Ora fuori”
“Quanto sei scortese.” commentò lei ridendo e alzandosi dirigendosi verso la porta “e dire che il galateo prevede che si offra la cena a chi riesce ad entrarti in casa”
Crocodile la guardò uscire e non poté evitare all’angolo sinistro della sua bocca di alzarsi.

“Fantastico.” disse passandosi una mano tra i capelli “ci mancava solo questa”

 





Quella notte non dormì molto, e alle 4 aprì gli occhi decidendo di alzarsi.
Aprì la porta di casa venendo investito dall’aria gelida del mattino.
Un rumore lo fece girare verso sinistra e spalancare gli occhi.
Doflamingo stava scavando una buca nel suo giardino con una pala per poi spingerci dentro un corpo di un uomo; realizzando di essere osservata si voltò verso di lui sorridendogli.
Lui si girò e tornò in casa.

Non gli venne da chiedersi quanti cadaveri avesse seppellito nel suo giardino, non si chiese neanche chi fosse quel tipo.
L’unica cosa che fece fu scoppiare a ridere.
Rise perché la gente della città la considerava una santa e lei uccideva e seppelliva le sue vittime nel prato davanti casa.

A metà mattina uscì nuovamente, con l’idea di dirigersi al panificio per comprare del pane.
Passò di fianco all’abitazione di Doflamingo e la trovò mentre stava scambiando delle amichevoli chiacchiere con una signora anziana.
“...qual è il suo segreto? Come fa ad avere un così bel giardino? Lei ha proprio il pollice verde”
La bionda rivolse un sorriso alla vecchia mentre il suo sguardo era tutto per Crocodile che stava camminando verso il centro della città.
“Sa, ci vuole amore per far crescere delle belle piante, ma anche il giusto concime è importante.”

Evidentemente l’uomo la sentì perché, mentre si allontanava, cercò di nascondere un sorriso.
Come avrebbe dovuto comportarsi ora che era riuscito a smascherare la vicina?
Semplice, avrebbe fatto come sempre.
Avrebbe trovato un modo di eliminare la concorrenza.






 

Passarono le settimane, con Doflamingo che cercò di entrargli in casa altre tre volte, seppellì un braccio sotto al cespuglio delle rose rosse e fece zumba in casa con una tutina aderente - terribilmente aderente, di quelle che non lasciano proprio nulla alla fantasia - che mandò un attimo il suo autocontrollo a farsi fottere.
Motivo in più per sbarazzarsi di lei, prima che potesse fare danni irreparabili al suo sistema nervoso.

Poi, mentre rifletteva sul da farsi, seduto sulla poltrona a bere un caffè, arrivò un messaggio.


-Stasera da me, cucino io-


Crocodile socchiuse gli occhi e inclinò la testa; l’aveva tolto da un grosso impasse.
Avrebbe sfruttato quella cena per ucciderla.


-A che ora?-


La bionda ghignò leggendo la risposta; quell’uomo era previdente - e soprattutto calcolatore - se aveva accettato subito voleva dire solo una cosa.


-Alle 8, porta il vino-


Che si sarebbe divertita un mondo.


 


Crocodile pulì la sua pistola e la caricò; si vestì con camicia bianca e cravatta nera, pantaloni anch’essi neri e le sue Derby Sate firmate Louis Vuitton ai piedi.
Si mise al polso il  Rolex d’oro e sistemò l’arma sotto la giacca nera.
Non aveva intenzione di fare colpo, o almeno, aveva intenzione di spararlo un colpo, magari dritto al cuore di Joker.
Gli sembrava uno smacco non presentarsi al meglio.

Vestiti sempre come se stessi per incontrare il tuo peggior nemico.
E lui seguiva sempre alla lettera quel detto, più che mai in quel momento.

Si mise un coltello a serramanico nella caviglia, così per stare sicuri, prese la bottiglia di champagne ed uscì di casa.
Dire che quella situazione non lo divertiva sarebbe stata una bugia bella e buona.
Suonò il campanello e la porta si aprì; si trovò davanti la bionda avvolta in un vestito blu notte senza spalline, con una scollatura a cuore.

Aderente ovviamente.

Il tutto con uno spacco profondo sulla gamba destra che metteva in mostra un bel po’ di pelle.

A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea.


Entrambi si ritrovarono a fissare l’altro un po’ troppo insistentemente per due persone che vogliono uccidersi.

“Hai portato il vino” si riscosse Doflamingo spostandosi e facendolo entrare per poi chiudersi la porta alle spalle.
“Già” rispose brevemente l’uomo sbottonandosi la giacca e sedendosi sulla sedia in cucina, davanti ad un tavolo perfettamente apparecchiato.
"Non te li togli mai quegli occhiali?”

La bionda sorrise avvicinandosi.
“No, mi piacciono troppo. E poi” continuò chinandosi per prendere qualcosa dentro il forno “così nessuno sa mai dove guardo. Sto fissando quell’albero oppure ti sto guardando il culo? Mah” concluse chiudendo lo sportello con il fondoschiena.
Crocodile, che per tutto il tempo non aveva staccato gli occhi da lei, sbuffò.
“Con me non servono a molto. So sempre dove guardi, il tuo sguardo si sente”
La donna appoggiò l’arrosto sul tavolo sempre più divertita dalla situazione; era la prima volta che qualcuno le diceva una cosa del genere.
“Taglio l’arrosto”
“Apro il vino”

Entrambi si mossero; lei si girò velocemente verso il banco della cucina per afferrare un coltello, lui si spostò dalla sedia e prese il coltello che aveva davanti.
Ace of Spades, uno champagne costoso. Per caso volevi fare colpo?” commentò con noncuranza Miss Donquixote mentre affondava il coltello nella carne tenera.
Crocodile sorrise alla parola ‘colpo’ e stappò la bottiglia.
“Sì, e credo che riuscirò nel mio intento”
Versò il vino ad entrambi senza distogliere lo sguardo dal coltello che teneva in mano lei finché non lo appoggiò di fianco al tagliere.
Tesoro, mi passi il piatto per favore?”
“Ma certo cara

La tensione non era palpabile, di più, potevi costruirci dei veri e propri castelli in aria.

Preso il piatto con le fette d’arrosto, Crocodile si fermò prima di sedersi.
“Meglio togliere dal tavolo il resto” commentò ma la mano della bionda andò ad accarezzare il manico del coltello usato poco prima.
“Magari dopo facciamo il bis”
Un ghigno sinistro fece capolino sul suo volto.
Il moro si sedette rassicurato dalla presenza della pistola; era da tempo che non aveva tutta quell’adrenalina in circolo.

“Bene, allora buon appetito” disse lei guardandolo.
Lui la fissò in un modo così profondo che Doflamingo lo sentì quasi stringere il suo cuore con la mano.

Voleva che mangiasse per primo.
“L’hai avvelenato?”
“Non dire sciocchezze.” rispose imbronciata mentre Crocodile ne tagliava un pezzo e lo mangiava, “Non userei mai del veleno per ucciderti, preferisco metodi più violenti e fisici per eliminare qualcuno” concluse tranquillamente iniziando a mangiare imitandolo mentre il moro nascondeva la sua espressione divertita dietro un fazzoletto.

Finirono di mangiare quasi contemporaneamente, senza badare molto a quello che ficcavano in bocca, troppo impegnati a non staccare lo sguardo dall’altro.
Crocodile si fissò sulle dita di lei; non ci aveva mai fatto caso ma era quasi una burla che una donna così sgraziata avesse delle mani così belle ed eleganti. Il modo in cui le muoveva gli ricordava il movimento che si compie quando si suona un’arpa, leggero ma deciso.
Doflamingo si incantò a fissare prima gli occhi, di un azzurro acceso, e poi le labbra. Non era mai stata così distratta come in quel momento, arrivò anche a formulare un pensiero che era qualcosa tipo “se dovessi morire per mano sua non sarebbe poi tanto male”, che prontamente scacciò scuotendo la testa.

Appoggiò le posate e si alzò in piedi, imitato dall’altro.
“Bis?”
“No grazie”

Si guardarono e seppero che era arrivato il momento.
La bionda sorrise leccandosi le labbra per poi afferrare il coltello e lanciarglielo, mirando alla testa.
“Insisto”

Crocodile scartò di lato, arrivando al muro e riparandosi dietro ad esso.
“La tua mira fa schifo. Esattamente come la tua cucina” la prese in giro.
Sentì distintamente il rumore di un’arma da fuoco venire caricata.
“Non hai apprezzato il tocco di cicuta, tesoro?”
Il moro sbiancò.
“Ma avevi detto…”
La bionda ne approfittò per sparare attraverso il muro mancandolo di un soffio.
“Giusto, me ne stavo dimenticando”

Doflamingo corse nella direzione in cui prima si trovava l’altro, ma si dovette nascondere dietro il divano perché Crocodile le sparò un colpo dalle scale.
Lei rispose al fuoco sfiorandolo di striscio ad una guancia e lui colpì di rimando la libreria dietro di lei, facendole cadere addosso dei vetri rotti che le provocarono qualche graffio.

“Spero che tu stia bene, dolcezza” aggiunse subito dopo.
Per tutta risposta si vide arrivare qualcosa addosso, si girò e notò una granata rotolare ai suoi piedi.


Merda.


Fece appena in tempo a spostarsi che l’ordigno esplose tirando giù diversi muri e ogni oggetto nelle sue immediate vicinanze.
“Perfettamente amore” commentò la bionda passandosi una mano sul collo dove stava perdendo sangue.
“Sei già morto?”

Salì le scale tenendosi allerta ed infatti riuscì a ripararsi dietro la colonna davanti al bagno mentre l’altro le sparava nuovamente.
Lei rispose al fuoco.
Quel gioco era terribilmente eccitante.

Crocodile si fermò;  gli rimaneva solo un colpo, lei invece li aveva finiti.
“A quanto pare sei a secco”

Lei gli rispose poco dopo.
“E tu come lo sai?”
“La tua pistola è una TAURUS 627 e ha sette colpi”
“Uau che bravo. Tu invece hai una Desert Eagle direi e ti rimane un colpo solo. Ma non hai considerato una cosa”
“Illuminami”
La bionda uscì dal nascondiglio mentre il moro sollevava gli occhi al cielo.
“Chi ti dice che abbia solo quell’arma?” chiese caricando un AK47.


Merda di nuovo.


Corse nella stanza affianco evitando i mobili, che inevitabilmente venivano distrutti dalla miriade di proiettili.
“Dai vieni fuori Croco-chan

Crocodile si irrigidì.
Non mi ha chiamato sul serio in quel modo.

La bionda, notando il silenzio di tomba, sorrise maniacalmente.
“Croco-chan ~ vieni da mamma”

Il moro non poté evitare che una vena pulsasse pericolosamente sulla sua fronte.
Decise di giocare il tutto per tutto, in quel momento era svantaggiato, ma se avesse giocato bene le sue carte la situazione si sarebbe invertita.
Aspettò fino a che non sentì il tacco di lei pestare un vetro e agì.
Corse tra le stanze, riparandosi dietro muri e colonne e riuscì ad avvicinarsi tanto da saltarle addosso bloccandole le mani.
Lei si divincolò con un colpo di reni e finirono per rotolare giù per le scale, con l’arma che era caduta poco distante da loro.
Si alzarono e cominciarono una lotta corpo a corpo.
Entrambi avevano un addestramento quasi militare; nessuno dei due si risparmiò; Crocodile non si fece il minimo scrupolo a tirarle un pugno nel costato, e lei per ringraziarlo gli ruppe due piatti in testa e lo spinse a terra.
Ormai avevano perso di vista anche in che luogo fossero,sapevano solo che se le stavano dando di santa ragione.
Lui le tirò un calcio, lei incassò e gli tirò una gomitata.
Lui la atterrò con una mossa di judo, lei rispose ficcandogli un piede nelle parti basse.
Lui usò il retro della mano per colpirla sulla guancia e vide i suoi occhiali volare lontano.
Lei lo fissò intensamente con degli occhi verdi smeraldo che fecero rimanere incantato Crocodile per qualche secondo di troppo; Doflamingo lo caricò e lo buttò dentro l’angoliera, sfondando la porta in legno.

La scena, vista da un occhio esterno, sarebbe stata catalogata come due persone che cercano di uccidersi a vicenda, se solo non fosse stato per i sorrisi divertiti stampati sui loro volti che rendevano tutto terribilmente paradossale.

Lei si girò e corse verso l’arma, lui si riscosse e si alzò in piedi.
In pochi secondi erano uno di fronte all’altro, ansanti e grondanti di sangue, con i vestiti stracciati, a puntarsi addosso armi da fuoco.
Rimasero in quella posa per un bel po’ di tempo, senza che qualcuno si azzardasse a fare una mossa.
Si stavano guardando negli occhi cercando di capire cosa fare.
Certo, era vero che volevano uccidersi, ma era anche vero che chi avevano di fronte era l’unica persona al mondo che potesse tenergli testa.
E questo lo sapevano entrambi.
Perché per anni Joker aveva condotto i suoi affari illegali e nessuno gli aveva messo un freno, nessuno tranne Mister Zero, un soprannome che era diventato una costante in ogni affare. Riuscire a prevedere e ad anticipare quella persona che osava prenderlo in giro era uno dei suoi passatempi preferiti.
Anni di battibecchi senza mai incontrarsi di persona.


Questo finché il karma, il fato o come lo volete chiamare non aveva deciso che era abbastanza, e ci aveva messo lo zampino.


Doflamingo espirò e distese i nervi.
“Direi che può bastare”
Detto ciò buttò l’arma per terra.
Crocodile la guardò confuso, ben sapendo il significato di quelle parole ma non molto propenso a volerle accettare.
“Cosa?”
“Se vuoi spararmi fallo, non credo mi divertirei così tanto con qualcuno che non sia tu”
Il moro ringhiò di disappunto; lui era venuto lì per ucciderla, per piantare una pallottola nel cervello al suo eterno rivale in affari, ed ora si ritrovava con di fronte una donna che lo guardava ridendo - ridendo! - senza distogliere lo sguardo.
“È ovvio che ti ucciderò”
“Lo so”
“Lo farò lentamente e ti farò soffrire”
“È quello che stavo pensando anche io”

Doflamingo annullò la distanza che c'era tra loro e disarmò Crocodile, che glielo lasciò fare, per poi buttarsi sulle sue labbra e cominciare a divorarle, mordendole con forza, mentre il moro le riservava lo stesso trattamento violento prendendola per le spalle e spingendola contro un muro in modo da strapparle un gemito di dolore.
Si separavano solo per respirare quel poco di ossigeno che serviva, nel mentre le loro mani artigliavano i vestiti che in quel momento erano decisamente di troppo.
Lei gli slacciò la cravatta e ruppe tutti i bottoni della camicia, lui fece lo stesso col vestito.

“Seriamente”
“Che c'è?”
“Non indossi la biancheria intima”
“Non si sa mai~”
“Tu sei tutta matta”

Crocodile gli morse la clavicola e gli leccò l’orecchio, mentre lei gli passava la mano tra i capelli.
“Sono stata previdente” riuscì ad articolare tra un sospiro e un altro.
“È andato tutto secondo i tuoi piani immagino”
“Non proprio, niente va mai secondo i piani, tranne l’ascensore”

Crocodile si fermò chiudendo gli occhi.
“Fammi un favore”
“Dimmi” disse lei guardandolo.
“Chiudi quella cazzo di bocca”

Si baciarono nuovamente, questa volta in modo più passionale, mentre Doflamingo, ancora contro il muro, si spinse con le gambe e le posizionò attorno alla vita dell’uomo per poi strusciarsi più volte su di lui.
Lui ringhiò e si staccò.
“Sto pensando se mi va più di fotterti contro questo muro o su quello che resta del divano”
Lei non riuscì a reprimere un brivido di aspettativa.
“Il muro”
“E che divano sia”

Questa volta fu la bionda a ringhiare mordendogli il collo a sangue e leccandogli la ferita per poi finire distesa sui cuscini bucati dai proiettili.
Lui mantenne la parola, la torturò in ogni modo possibile, facendola addirittura pregare perché gli desse quello che voleva; lei catalogò l’esperienza in una di quelle più eccitanti mai avute e ovviamente da ripetere.

Qualche ora dopo, quando si stavano ancora scambiando effusioni sul divano, sentirono qualcuno suonare al campanello.
La signora del giardino, sentendo strani rumori simili a spari provenire dalla casa della sua beniamina, aveva ben pensato di chiamare la polizia ed ora fissava allibita, insieme a due poliziotti, la porta che si era appena aperta.
Davanti a loro si trovavano il vicino, che da qualche mese si era trasferito di fianco alla Miss, senza maglia e con diversi tagli, segni di morsi e succhiotti sul corpo, con addosso dei pantaloni sporchi e bucati in più punti, che li fissava di rimando appoggiato alla porta, mentre di fianco a lui Doflamingo, con addosso la camicia che doveva essere dell’uomo dato che le stava grande, sorrideva gentilmente.

“Tutto bene? Ho sentito dei rumori e…” articolò imbarazzata la vecchina che sentiva già di doversi recare in anticipo dal dottore per misurare la pressione.
“Oh sì, tutto bene” rispose con noncuranza il moro.
“Lite domestica” concluse lei chiudendo la porta e lasciando le persone senza parole.

“Ma quanti ne hai?” chiese Crocodile guardandola.
“Ah parli degli occhiali” rispose lei mettendoli a posto sul naso “ne ho diversi, non si sa mai che qualcuno li rompa”
“Non ho ancora capito perché li porti, hai degli occhi-” disse bloccandosi a metà della frase e mordendosi la lingua.
“Sì?”
“Nulla”
“Stavi per farmi un complimento”
“No”
“Oddio sì!” rise lei guardando la faccia scazzata del moro.
“Grazie”
“Io non ho detto niente, e ora staccati dalla mia schiena”
“No”
“Vuoi ricominciare a fare a botte?”
“E se passassimo direttamente alla seconda parte?”
“Tu sei tutta matta”
“Lo prendo per un sì”



 


Dato che la casa di Doflamingo era distrutta, e dato che -secondo lei- era colpa di Crocodile, aveva pensato bene di trasferirsi in casa sua “finché la sua non sarebbe stata agibile”, ma lui, in quei giorni, non vide mai qualcuno cominciare a ripararla, e nessuno lo fece per le settimane successive.

Lei faceva di tutto pur di farlo innervosire, ormai non riusciva neanche più a farsi una doccia in pace che lei scassinava la porta e si infilava nel vano con lui.
Quando lavorava si isolava totalmente dalla realtà e quando faceva una pausa notava che l’altra gli aveva lasciato del caffè di fianco.
Una volta aveva cercato pure di soffocarlo con un cuscino perché la stava ignorando; per non parlare del serpente a sonagli nel divano -peccato che lui amasse i rettili e lo avesse comodamente appoggiato sulle sue gambe tornando a leggere il giornale sotto lo sguardo allibito di lei-.

Lui la ignorava e lei cercava la sua attenzione.


 

Quel giorno tornò a casa e salì rapidamente le scale constatando che non volava una mosca (il che non era buon segno).
Ignorò la sensazione di pericolo e chiamò Das.

-Pronto Boss-
-Das, come va con le armi provenienti dal Brasile?-
disse sedendosi davanti alla scrivania.
-Bene, al momento siamo in vantaggio con le trattative-
-Ottimo-
ghignò l’uomo ma non fece in tempo a gioire che sentì due mani appoggiarsi sulle sue cosce, molto, molto vicine al suo inguine.

“Non di nuovo” sibilò guardando Doflamingo in mezzo alle sue gambe.
-Come Boss?-
-No niente-
rispose lanciando un’occhiataccia alla donna che, con uno sguardo innocente -perché quando voleva qualcosa da lui gli occhiali li faceva sparire- aveva cominciato a disegnare dei cerchi con le dita sulle sue gambe.
“Croco-chan, lascialo a me quel carico di armi” sussurrò avvicinandosi pericolosamente.
Lui scosse la testa dedicandole uno sguardo infastidito ma la sua indole da bambina lo divertiva in fondo.

“Daiii~” mugugnò guardandolo con un broncio adorabile.

-Das, fai in modo che Joker non interferisca- commentò beccandosi una stilettata da parte dell’altra, la quale, dopo avergli lanciato le peggio maledizioni, sorrise.

-Boss, la devo mettere al corrente anche di alcune cose. Il cliente giapponese, Tadashi Yamamoto, ha detto che…-
Lui distolse lo sguardo da lei e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso; la mente della bionda riuscì a pensare solo a una cosa.

Vendetta.

-Digli che non è possibile avere quelle azioni a meno del 10%, poi ora che la borsa sta riportando un calo soprattutto nel…

Zip.

Crocodile chiuse gli occhi e bestemmiò internamente.
-Boss?-
-Stavo dicendo. Che non. Non è possibile. Il 10%...-

Non poteva concentrarsi quando la lingua di quella maledetta serpe si impegnava appositamente per dargli piacere.
-Ti richiamo dopo- riuscì a dire mantenendo una voce sicura e chiudendo la chiamata.

“Cosa devo fare con te?” ringhiò abbassando lo sguardo.
Lei sorrise di nuovo.
“Vuoi davvero che te lo dica o lo capisci da solo?”
Il moro per tutta risposta la sollevò, la portò in camera e la buttò sul letto, legandogli la cravatta sulla bocca per ripicca.




 

La Bibbia ci dice di amare i nostri vicini di casa, ed anche di amare i nostri nemici. Probabilmente perché spesso sono la stessa cosa.

Altri invece non osano uccidersi per paura di quello che diranno i vicini. Fortunatamente non era il loro caso.
Poteva uccidersi in assoluta tranquillità, sparandosi addosso, lanciandosi coltelli, avvelenando il pranzo o cercando di soffocarsi facendo l’amore.







 

“Allora… per quel carico d’armi-”
“No”
“Dio quanto ti odio”














 

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Salve! Siamo alla fine della raccolta, ringrazio chi ha letto e recensito, come sempre.
Un ringraziamento speciale va a ShadowMoonLady che mi ha suggerito l’idea per questa one -shot (che poi io ho trasformato in una sorta di Mr e Mrs Smith ma sssh)
Ora ritorno ad impegnarmi per andare avanti con la long, giuro.
PS.
Nella storia ho inserito il mio nome, Ace of Spades perchè sì, esiste uno champagne con questo nome e costa pure molto!
inoltre c'è una frase che si ripete in entrambe le one-shot:


“L’hai avvelenato?”
“Non dire sciocchezze. Non userei mai del veleno per ucciderti, preferisco metodi più violenti e fisici per eliminare qualcuno”

A presto,
Ace of Spades ☆

  
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