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Autore: roseinwonderland    02/12/2015    1 recensioni
“Vedo che non è mai venuta. E questo mi dice ogni cosa.”
“Allora perché è venuta proprio lei a chiamarmi? Poteva venire chiunque altro.”
[fanfiction Loki/Nuovo personaggio][Leggete solo se avete visto entrambi i film!]
--->ATTENZIONE! Questa ff non tiene ASSOLUTAMENTE conto degli avvenimenti di un futuro Thor3!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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NOTA DI PRELETTURA
Freddo, gelo, conseguenze (?). Benvenuti sulle Lune di Jotunheim! | Copertina---> http://alicebloomsburypotter.tumblr.com/image/86007313604

Il calore del ghiaccio


Quando riaprì gli occhi, Meridia non aveva idea di dove fosse. Nulla le era familiare, tranne il gelo che s’infiltrava nelle ossa e la parete di roccia grigia sopra la testa, simile a quella della Torre di Guardia di Asgard. Era sdraiata su qualcosa di morbido; passando le dita sul pavimento, sentì una morbida pelliccia sfiorarle le mani. Si mise seduta, e constatò che si trovava in una piccola cavità. Ma non fece tempo a mettersi dritta che una fitta al fianco sinistro, appena sotto il seno, la costrinse di nuovo a terra.
“Fossi in te rimarrei ferma ancora per qualche tempo. Non abbiamo fretta.” Loki comparve all’ingresso buio; aveva i capelli scuri coperti di un leggero nevischio, e schiena e spalle nude, che mostravano la pelle di un blu intenso. Lei sbuffò.
“Dove siamo?”
Loki si sedette davanti a lei. “Non ricordi nulla..”
“Buio, dolore lancinante e poco altro.”
“Forse è davvero meglio se resti seduta.”
Lo sguardo del dio si fece triste, mentre incominciava a raccontare.

 
***

 
 
La neve cadeva fitta. A quanto pare si trovavano su una piccola luna di Jotunheim, fredda, desolata, disabitata completamente se non per qualche bestia selvatica. Loki aveva aperto un portale e li aveva portati entrambi lì. Le aveva salvato la vita: il colpo del caro fratellino del moro l’aveva raggiunta poco sotto il cuore, evitando ogni organo vitale per un soffio.
 
Sono passati tanti anni da quando ho lasciato la mia casa.
Sono cresciuta, mi sono innamorata.
Mi ha lasciata l’unica cosa che avevo costruito di importante.
Sono diventata un soldato, il migliore di Asgard, ma loro sono tornati, e con essi la guerra.
Sono andata a morire per salvare chi amavo, ma ho perso tutto ciò che avevo.
 
Meridia interruppe il pensiero a metà. Una lacrima solitaria le solcò le guance fredde.
 
Mio padre è morto.
 
Una seconda lacrima scivolò giù dalle palpebre. Un singhiozzo le scappò dalla gola serrata, mentre si asciugava in fretta il viso umido.
 
Ho tentato di fermare la guerra, e questa è cominciata comunque. Non mi resta nulla.
 
Un mezzo sorriso le alzò l’angolo sinistro della bocca. Non era vero.
 
Mi resta solo lui.
 
Ma moriremo qui, insieme. Moriremo, e non sarà servito a nulla. Tutto ciò che ho fatto è stato solo agitarmi inutilmente contro il tempo, lento e testardo.
 
Una mano le sfiorò la spalla. Era stato così silenzioso che non lo aveva sentito avvicinarsi. Nessuno ci era mai riuscito prima. Lui le prese il mento tra le dita e la guardò negli occhi: sembravano due piccoli specchi d’acqua increspati. Poi l’equilibrio perfetto delle due superfici si ruppe, e lenta l’acqua incominciò a scendere verso le sue labbra. Singhiozzò, senza nemmeno tentare di fermare il pianto, e appoggiò il capo alla spalla di Loki, tremando.



 
***
 
 
 
Due giorni. Due giorni di riposo completo: lui le aveva impedito anche solo di alzarsi. Muoversi era un piacere dopo ore di costretta immobilità.
Mentre usciva finalmente dal cunicolo nel ghiaccio, trovò il moro appoggiato alla parete d’ingresso, la schiena scura rivolta verso di lei. La pelle dei giganti di ghiaccio era incredibile, un capolavoro della natura: quella di Loki poi, era liscia e sottile come quella asgardiana e resistente come il cuoio più spesso. Vicino ai suoi piedi erano appoggiati due mucchi di pelliccia. Avvicinandosi di più Meridia notò che non erano pellicce ma corpi : due piccoli animali uccisi da poco.
 
“Quelli li hai presi tu?”
“Vedi altri in giro?”
“E come..?” Il moro con la testa le indicò una lunga lancia di ghiaccio abbandonata nella neve.
“Non dirmi che li hai rincorsi.”
L’altro rimase in silenzio, e Meridia ridacchiò.
“Sai almeno cosa sono?”
“Non esattamente.”
“Potrebbero essere velenosi.”
“Potrebbe anche crollare la parete dietro di te in qualsiasi momento e ucciderci entrambi.”
“Permaloso.”
“Un grazie sarebbe stato gradito comunque.”
Lei si appoggiò alla parete. “Grazie.”
 
“Quando ripartiamo?”
Loki sospirò. “Non possiamo andarcene.”
“Non puoi mandare un messaggio d’aiuto?”
“Non posso farlo.”
“Nemmeno con la magia?”
Lui alzò la testa e fissò le nervature di ghiaccio sul soffitto appena sporgente della grotta, e sussurrò: “No.”
Lo sguardo della donna era ancora fisso su di lui: si aspettava una risposta più coerente.
Loki abbassò lo sguardo su di lei, l’aria infastidita. “Non ho più magia.”
“Come?”
“Arrivare qui. Fare un viaggio tra i mondi senza portale è stato uno sforzo notevole anche per me, e ne ho pagato il prezzo.”
“Pensavo fossimo usciti usando un portale.”
“Certo che abbiamo usato un portale.”
“Ma allora come...”
Lui alzò gli occhi malinconico verso di lei.
 
“Tu hai creato un portale tra gli universi per me.”
“In realtà per entrambi se vogliamo essere precisi. Comunque, se vuoi vederla così, sì.”
“Grazie.”
“Ti stai ripet-“ Non potè terminare la frase perché lei gli poggiò l’indice sulle labbra in segno di silenzio.
“Grazie.”
 Lascio cadere la mano e ritornò ad appoggiarsi al muro. Lui sbuffò, guardandosi i piedi.
“Non ho idea di come tornare ad Asgard.”
“Beh qui non è male. Sole assicurato, aria fresca, riparo sicuro.” In quel momento la parete sopra le loro teste incominciò a scricchiolare, percorsa da una lunga crepa verticale.
“Prendi la mia mano Meridia, e non muovere nessun muscolo se non te lo dico io. L’intera grotta sta collassando su se stessa, con noi all’interno.” Le tese la mano, e lei la strinse: era calda al contatto non gelida come aveva pensato. “Spostati lentamente verso di me.” La voce di lui era calma e profonda, mentre piano la tirava verso di sé. Un altro scricchiolio e la parete crollò a terra con un cupo rimbombo, mentre i due con un balzo ne uscivano, finendo sulla neve ghiacciata appena fuori da ciò che rimaneva del loro nascondiglio. Meridia si rialzò velocemente, in tempo per osservare la fine di quella piccola catastrofe di ghiaccio sgretolato.
 
“Dovrò levare riparo sicuro dalla lista.” Si girò verso Loki e i due rimasero a guardarsi per interminabili secondi, prima di scoppiare a ridere come non facevano da tanto tempo.

 
***
 
 
Camminarono a lungo, diretti a Nord: non avevano una vera meta, solo stanchezza addosso e nessun luogo dove fermarsi. E si ritrovarono stupiti nell’imbattersi in un’enorme porta nel ghiaccio, finemente scolpita e decorata: Meridia ci poggiò delicatamente le dita, e la porta le restituì prima gelo, quindi un lievissimo calore. Ritrasse la mano, come ustionata.
“E’ probabile che all’interno faccia meno freddo. E’ chiusa da anni.” Loki si avvicinò ai battenti. “Ma senza magia non la apriremo sicuramente.”
 
“Questo, caro, lo dici tu.” Aveva già impugnato la sua ascia. “Spostatevi, maestà.”Con un sorrisetto di sfida e un gesto teatrale, la guerriera caricò il primo colpo, che si abbatté sul legno congelato.
 
Terminò solo al tramonto. Il sole era già quasi al limite dell’orizzonte quando i due s’infilarono nel piccolo buco che lei era riuscita a ricavare con ore di lavoro. La sala all’interno non era così vasta come la porta poteva far pensare, anzi, era piuttosto ridotta; un grosso altare si ergeva polveroso al centro, e poco altro.
 
“E’ pieno di spifferi.”
“Ti aspettavi una villa, capitano della guardia?”
La donna si lasciò cadere per terra, sdraiata. Era esausta.
“Potevo darti il cambio, se me lo avessi permesso.”
“Non ne ho avuto bisogno.”
“Lo vedo. Infatti ora sei in ottima forma.” Loki si sedette vicino a lei. “Quanto sei testarda, Meridia.
“E quanto sei noioso, Loki.”
“Resterò di guardia per primo, tu dormi.”
“Se vuoi inizio io il primo tur-“
Loki le lanciò una pelliccia che aveva trovato all’ingresso, zittendola. “Dormi, testarda.”
Lei grugnì ancora per poco, prima di crollare in un sonno profondo.
 
Sul soffitto c’era un’apertura, dalla quale filtrava leggera la luce delle stelle e delle lune vicine. Erano passate già parecchie ore, ma lui non l’avrebbe svegliata; doveva riposare, per una volta.
Con uno svolazzo della mano tentò di far apparire il solito sbuffo verde, ma non accadde nulla, se non un piccolo spostamento d’aria. In quello strano universo aveva pagato un prezzo alto, forse troppo; ma in fondo, se fosse tornato indietro, lo avrebbe rifatto. Per lei tutto aveva significato, niente era troppo.
Si voltò verso quella massa di riccioli biondi addormentati, e vide che tremava di freddo. Si alzò e cercò un’altra pelliccia: il tempio era vuoto da anni, e non c’era nulla né nei cassetti né nei bauli dei pochi mobili di pietra della saletta. Così si sdraiò lentamente di fianco a lei, le cinse la vita sottile con un braccio e la strinse delicatamente a sé.


ANGOLO DELL’AUTRICE


Se siete ancora con me, GRAZIE. Grazie di tutto. Non dico nient'altro, solo grazie di cuore.

Siete tutto per questa storia.
#roseinwonderland

 
   
 
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