Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: mAAdCity    04/12/2015    0 recensioni
-Ahia cazzo! Guarda dove metti i piedi la prossima volta!- gridai con la testa abbassata e con il culo che mi faceva male dato che ero caduta col culo per terra, perché devono accadere sempre queste cose?
-Mi dispiace, e comunque sei tu quella con la testa tra le nuvole e che corre per i corridoi con lo skateboard- disse il ragazzo ridendo leggermente, non avevo ancora alzato la testa perché mi girava, ma riuscì a riconoscere la voce. Sentii che si abbassò leggermente e mi tese la mano per aiutarmi ad alzarmi, alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi color ambra, Justin.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Che cooooosa?!? Mamma non dirai sul serio! Come ti é venuta in mente un'idea così... così... Accidenti, mamma!" Ecco tutto quello che riuscii a dire dopo quello che mia madre mi aveva detto. "Eddai Samantha, non sarà poi così male, é da tanto tempo che io e Pattie non ci vediamo, e poi non ha mai visto la casa!" Mi disse lei. "Sì, ma..." "E poi a te piace Justin..." "Mamma!". Che casino! Mia madre aveva invitato a cena la sua amica Pattie e suo figlio, cioè Justin, quel tipo famoso che mi piaceva da morire. "Beh, e quando hai detto che verranno?" Chiesi. "Domani sera, alle sei e mezza, così possiamo chiacchierare un po'" "Che disdetta! Proprio oggi parlavo con i miei amici di uscire proprio domani alle sei e mezza! Che coincidenza..." Le mentii. "Sam... non mentire a tua madre" mi scopriva sempre, in effetti la recitazione non é mai stata il mio forte... Salii le scale e mi chiusi nella mia stanza. Mi lanciai sulla poltroncina marrone cacca di gatto di fianco alla finestra e sospirai, guardando fuori. Vidi una cosa muoversi, mi alzai e guardai meglio, poi cacciai un urlo di spavento. "Hey hey hey! Calma, sono io!" "Ma sei coglione?!? Che cazzo ci fai qui?!?" Dissi io con una mano sul cuore e una appoggiata al muro per non perdere l'equilibrio. "Che ci faccio qui nel senso del perché sono sulla tua terrazza o per quale motivo sono venuto da te?" Mi rispose lui tranquillamente con un'aria confusa. Cercai di essere più calma possibile, volevo strozzarlo. "Samantha! Tutto bene?" C'era mia madre dalla porta, lanciai Justin dietro al balcone per nasconderlo, era abbastanza imbarazzante. Era il momento di tirare fuori il mio talento da grande attrice. Ehm. Come no. "Mamma! Ahahah, sai quanto odio i ragni! Aprendo la finestra ne ho visto uno davvero brutto e grande, non so come ci sia finito lì" le dissi ridendo nervosamente, caricando su "ci sia finito lì" per far capire a Justin che parlavo con lui. "Ah, Sam, Sam, Sam" disse chiudendosi la porta alle spalle. "Se n'è andata?" Sussurrò piano Justin. "Sì, e se ne andrà via anche qualcun altro" lo spinsi fuori dalla mia camera perché nel frattempo era già entrato, ah, queste popstar. "Ferma! Sono venuto per una ragione importantissima! Devi aiutarmi, ti prrreeeego" mi implorò guardandomi con gli occhi da cucciolo, "aw, che carino" pensai nella mia mente, "no, non é carino, buttalo fuori sorella", era la parte stronza di me che aveva parlato. Alla fine mi arresi. "che ti serve..." Domandai. "La tua auto." Mi disse lui seriamente. Se in quell'istante avessi avuto dell'acqua in bocca, gliel'avrei sputata addosso. "Stai scherzando?!? Mai nella vita, amico! Mai nella vita" scandendo bene le ultime tre parole. "Beh ma la guiderai tu! Mi serve solo un passaggio, dopo faccio tutto quello che vuoi" mi disse. "Tutto quello che voglio?" Ripresi quello che aveva detto con un ghigno. "Non chiedermi di rubare della birra in un supermercato o qualsiasi altra cosa stupida" sembrava preoccupato, poverino. "A che ti serve un passaggio? Per andare dove?" Era bello tenerlo sulle spine. Abbassò la testa, come dispiaciuto. "Guarda i miei capelli." Glieli guardai e gli passai la mano tra i capelli. "Che hanno di strano?" Chiesi. "Che manca secondo te?" Mi chiese disperatamente. "Ehm... Il ciuff..." "Il ciuffo cazzo, il mio ciuffo!" Non riuscii a finire la parola che già era scoppiato, sbraitando come se fosse una madre esaurita che rimprovera i figli. "Okay, okay, calmati Justin, non é la fine del mondo..." Cercai di consolarlo carezzandoli la schiena, era imbarazzante. "Tu non capisci. Non capisci. Ho bisogno del gel." Stava guardando in basso, sembrava davvero triste. Guardai davanti a me, meditando. "Ti devo portare a comprare chili di gel?" Gli si illuminarono gli occhi, e sfoggiò un sorriso stupendo. "Esatto piccola! Sì, sei un amore, grazie Sammy!" Mi abbracciò, ma sembrava che voleva soffocarmi da quanto stringeva. Raccontai a mia madre una scusa per uscire con l'auto, Justin si arrampicò giù e corse nel garage, salimmo in auto e andammo a comprare il gel tanto amato da Justin. Arrivata nel parcheggio, spensi il motore e rimasi ferma. "Allora?" Sentii di fianco a me. Mi girai lentamente. "Allora cosa?" Chiesi a Justin. Ci fu una pausa di qualche secondo. "Vai sì o no?" Mi disse. Allora capii quel che voleva dire. Mi scappò una risata. "Io? Perché dovrei? L'hai detto tu che ti serviva solo un passaggio" Gli ricordai quello che mi aveva detto. "Non posso andare là dentro! C'è troppa gente! Mi vedrebbero" "Ma sei venuto fino a casa mia a piedi, e non so nemmeno perché, visto che hai auto a non finire, ma non voglio sapere, risparmiami la storia. Va bene, vado, non fare cazzate." Chiusi la portiera ed entrai nel supermercato. "Gel, gel, gel, oh, eccoli!" Mi dissi girando per i reparti del negozio. Chiamai Justin. "Justin, ci sono una miriade di barattoli. Quale ti serve?" "Prendine tre di quello più costoso" non risposi e guardai lo schermo del cellulare, poi richiesi per conferma "Come?" "Hai capito bene, dai che sei intelligente Sammy" "Okay, okay" Presi i tre barattoli e andai a pagare, poi uscii e andai nella mia auto. "Ecco il tuo gel." Dissi lanciandogli i tre barattoli. "E mi devi ventiquattro dollari e cinquanta." "Aspetta! Potresti prendermi un pacco di patatine?" Lo guardai. "Mi prendi in giro? Chiederlo prima?" Così dovetti uscire dall'auto, entrare nel supermercato, chiamarlo chiedergli che patatine volesse, pagare, uscire per poi tornare nella mia auto. Ma prima di mettere in moto lo avvertii "Se mi chiedi di tornare a prendere altre cose ti taglio tutti i capelli" mi guardò ridendo "mi prendi..." Gli tirai una sberla sul braccio, e si mise a ridere. "Lasciami pure qui. Grazie bimba" mi disse. Mi fermai e lui scese. "Non chiamarmi bimba." "Bimba" "Smettila." "Bimba" "Ti stai mettendo nei guai, piantala." "Bimba" disse dopo poco, rise e se ne andò. "Che ragazzo bastardo" pensai ad alta voce sorridendo.
   
 
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