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Autore: keinit    04/12/2015    2 recensioni
La relazione tra William e Hannibal prende una piega inaspettata a causa di... una parola
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo IV -

Allegro



Il tragitto sembrò durare in eterno mentre i due amanti si avvicinavano alla camera da letto; la loro, camera da letto. Hannibal aprì la porta e fece cenno al compagno di precederlo, così da poterne ammirare le forme coperte da quegli indumenti forse troppo larghi per lui, ma che riuscivano a farlo apparire candidamente piccolo.

Tale si sentiva William: una piccola preda osservata dal predatore che le è alle spalle, e che sta aspettando il momento propizio per saltare e divorarla. Difatti il Wendigo si avvicinò: non per divorarlo, ma per cingergli la vita con un proprio braccio e condurlo verso letto ammantato da una coperta di cashmere bordeaux.

Con un movimento sinuoso, il più grande si fece scivolare seduto sul bordo del maestoso letto matrimoniale in legno di noce con testata intagliata in un motivo floreale in stile Luigi XV; nel movimento, il braccio del dottore dovette abbandonare il fianco destro del più giovane, che con un brivido si sentì improvvisamente vulnerabile.

Accortosi di ciò, quasi istintivamente Hannibal cercò le mani di William, da stringere nelle proprie. La differenza nelle dimensioni era notevole, tanto che quel semplice gesto fece affiorare un sorriso che increspò le labbra sottili del più grande. Si perse, anche se solo per qualche attimo, nell'ammirare quel dolce contrasto che acuiva in lui il bisogno di prendersi cura dell'ex paziente. Quando l'ex psichiatra rialzò gli occhi nocciola verso il volto del più giovane, trovò che quella nebbia di preoccupazione che gli scuriva il viso si era dissipata come la prima neve di fronte al calore del sole.

D'improvviso il più giovane prese l'iniziativa e decise di imporsi sul più grande, trovando posto a cavalcioni sulle sue gambe; tuttavia non sciolse le proprie mani da quelle dell'altro, che gli fece portare al petto mentre si chinava per poterlo baciare. Le labbra piene di William trovarono ben presto quelle del medico e danzarono con loro, in quel bacio dai tratti dolci ma con un ché di poco casto. Non trovando resistenza, ma anzi collaborazione, provò, quindi, a prendere il sopravvento su quel neo-asservito Hannibal Lecter e quindi spingerlo contro la coltre del materasso.

Il dottore si oppose a quella nuova presa di posizione, restando fieramente immobile sotto la pressione che il giovane uomo cercava di imprimergli. Quando l'ex professore pensò che finalmente l'altro si fosse arreso, dovette aggrapparsi saldamente alle sue spalle scultoree: benché avesse smesso di resistere alla pressione esercitata su di se, Hannibal non aveva di certo deciso di non opporre resistenza; ed in una mossa che avrebbe potuto ricordare quelle del judo, fece ritrovare William lungo disteso al centro del letto, sotto il corpo dell'amante.

Quel movimento fulmineo fece preoccupare non poco, il giovane uomo, che anche una volta poggiata la schiena contro la morbida coperta continuava a tenersi saldamente alle spalle dell'uomo che lo dominava dall'alto. L'espressione sul suo volto avrebbe di certo ricordato un pulcino spaventato, cosa che intenerì la maschera imperscrutabile sul volto di Hannibal facendone trasparire divertimento.

« Idiota. » Disse un William Graham a metà tra l'offeso ed il divertito, mentre quell'espressione di paura si trasformava dapprima in un broncio, e poi in un sorriso... Non prima di aver tentato di spingersi via di dosso il dottore. Quest'ultimo, per tutta risposta a quel vano tentativo di ribellione, si fece più vicino per ricolmare la distanza tra le proprie labbra e quelle del più giovane... Ed infine le morse, prima di staccarsi da quelle dolci labbra e stendersi di lato. Sulle prime Will restò nella stessa posizione in cui si era trovato, nell'assoluta certezza che Hannibal sarebbe ben presto tornato su di se.

Quando comprese che non l'avrebbe fatto si girò...e lo trovò intento a sfogliare il libro che la sera prima aveva lasciato sul comodino. Il più giovane si mise quindi seduto, aggrottano la fronte e guardandolo sfrontatamente, ma l'altro non restituì lo sguardo. Spazientito quindi fece « Beh? » Guadagnandosi uno di quegli sguardi del dottor Lecter che riuscivano a far sentire in pericolo anche gli uomini più coraggiosi.

« Ritenevo che il tuo riferirti a me come un idiota fosse il segno che non desiderassi le mie attenzioni. Ho forse sbagliato? » E così dicendo, languidamente, il dottore sfogliò un'altra pagina del libro sulla filosofia orientale.

Una volta comprese quelle parole, l'espressione sul volto di William mutò nuovamente, divenendo quasi rassegnata: quanto sapeva essere infantile, quell'uomo! « Se invece di guardare quelle pagine guardassi me, noteresti che hai sbagliato. » sbottò in un borbottio l'ex professore, sperando che risolto il disguido potessero continuare quel che avevano interrotto: difatti, nella zona del basso ventre, poteva già notarsi un rigonfiamento.

Difatti il loro rapporto non era come quelli nei romanzetti rosa o come nelle fanfictions, dove i protagonisti si accoppiano quasi ne andasse della loro vita: i due amanti vivevano il sesso come l'occasione per abbassare quelle barriere che ancora li allontanavano e li dividevano; qualcosa di talmente profondo da non potersi replicare poi così presto. Certo, nelle talvolta lunghe pause che intercorrevano tra quei periodi si praticavano sesso orale l'un l'altro o si lasciavano andare a delle carezze lascive, ma la voglia di sentirsi un tutt'uno con il compagno era molto forte, in William. Ora che aveva capito, che l'altro gli aveva dimostrato quanto davvero ci tenesse a lui, pur continuando ad avere delle remore, rendeva l'ex professore propenso al rimuginare sul come far evolvere il rapporto per renderli più attivi.

« Lo avevo notato, William. » rivelò il medico, pur continuando a sfogliare le pagine di quel libro che il più giovane stava imparando ad odiare sempre più ad ogni fruscio che le sue maledette pagine producevano.

« ...Non ci credo: ti sei offeso perché ti ho chiamato idiota. Ti ho chiamato cannibale, assassino, pazzo criminale; ho tentato di ucciderti e fantasticato di farlo, e tu sei rimasto offeso perché, scherzando, ti ho chiamato idiota. » Dicendo ciò si passò una mano sul volto e tra i capelli, assolutamente divertito e quasi allibito. Non ricevendo risposta e provando la sgradevole sensazione che la cosa non si sarebbe risolta poi tanto facilmente, decise di cedere terreno...per il momento: « Va bene: mi perdoni, dottor Lecter, se ho osato darle dell'idiota. »

« L'intenzione c'è, ma la forma non è corretta. » Annunciò la voce profonda del medico, che aveva deciso di abbandonare la lettura nuovamente sul comodino e concentrare la propria attenzione sull'uomo che aveva di fianco. « Riformula le tue scuse in maniera più appropriata. »

Data la ben nota testardaggine dei due uomini, quella battaglia intellettuale sarebbe potuta durare secoli, ed ad aggravare la situazione vi era il fatto che William non avesse afferrato a cosa alludesse il dottore. Lo capì dal suo sguardo che sembrava scavargli una breccia nell'anima e che riusciva a farlo sentire impotente. Si tolse allora gli occhiali, li ripiegò e li poggiò sul comodino, proprio sopra quell'ormai odiato libro di filosofia orientale. Per effettuare quell'operazione, quindi, si mise quasi totalmente sdraiato su di Hannibal, puntellandosi coi polsi per non gravargli completamente sul ventre. Allora si girò, una volta conclusa quella manovra, verso il volto una volta tanto odiato che permetteva al suo possessore di risultare attraente; vi si avvicinò e quasi sussurrò, in un mormorio morbido e carezzevole: « Scusami, daddy: non avrei dovuto risponderti male. » Quelle parole, una volta pronunciate, fecero sì che le guance del più giovane si imporporassero quasi d'imbarazzo: si era quasi sentito realmente colpevole.

Verosimilmente a ciò che era accaduto nella cucina della villa nel Maryland del dottore, l'espressione di quest'ultimo si sciolse in quel che ricordava un sorriso accennato, ed il caldo palmo della sua mano lambì la guancia di William per depositarvi una carezza; ma stavolta non vi erano coltelli in agguato. « Scuse accettate, bambino mio. Ma non voglio dovertelo ricordare nuovamente. » Gli lasciò un casto bacio a fior di labbra, che William continuò nel tentativo di approfondire il contatto e ritornare ben presto a ciò che avevano interrotto poco prima. Parve funzionare: il fianco del più giovane venne ben presto afferrato dal più grande, che tentò nuovamente di ribaltare le posizioni. Stavolta l'ex professore era preparato e non protestò per quel repentino cambiamento; ma anzi lo incoraggiò divaricando le gambe cosicché Hannibal potesse sistemarsi tra di esse.

L'ex psichiatra, quindi, tornò nella posizione dominante e interruppe il caldo bacio che stava scambiando con Will solo per visualizzare gli effetti che scatenava su quel volto tanto amato: il rossore sulle guance era aumentato, le pupille erano nuovamente in midriasi; il dottore non poté imporsi di non carezzare quelle guance, benché meno di non passare il pollice sulle labbra lievemente spalancate dell'uomo sotto di se. Lo sorprese vedere che quest'ultimo chiudesse gli occhi, ed altrettanto sorpreso rimase quando sul proprio pollice sentì il contatto di un bacio.

Quella scena gli ricordò il mito di Ganimede; alla guisa di Zeus si sentì quando si avventò nuovamente a baciare quella bocca che adesso gli pareva bollente, bruciante come lava incandescente. Sentì poi quel novello Ganimede circondargli il collo con le braccia ed issarsi con le stesse, per amplificare il contatto tra di loro. Allora lui, in veste del Sovrano dell'Olimpo, gli cinse la vita con un braccio e spostò la mano dapprima poggiata alla sua guancia barbuta sino nuca ricoperta di riccioli castani, per sostenerla; ciò aveva anche lo scopo di imporre la propria volontà sul corpo del giovane uomo.

Quel lasciarsi guidare dall'uomo più esperto ( come gli rivelò essere il dottor Lecter ) diede la possibilità a Will di concentrarsi sulle sensazioni che tutto ciò gli faceva provare: l'essere spogliato dalle sue mani lo faceva sentire minuscolo; l'espressione di muto orgoglio che saettò sul volto dell'ex psichiatra nell'osservare il suo corpo lo fece sentire bello; il rigonfiamento della patta dei pantaloni di Hannibal, che riusciva a sentire chiaramente quando si chinava per baciargli le labbra, lo faceva sentire desiderato.

Recitando quel ruolo quasi passivo, poté osservare il corpo del dottore venire man mano rivelato dal proprietario, che cominciò con lo slacciare il bottone sopra la cerniera dei pantaloni. Stava portando le mani alla zip quando un moto partecipazione suggerì a Will di chiedere: « Posso farlo io? Per favore... »

Non dando a vedere la propria sorpresa, il più grande acconsentì: osservò dall'alto mentre il più giovane abbassava delicatamente la zip e poi la abbandonava per raggiungere i due lembi del pantalone, così da abbassarli alquanto lentamente e rivelare man mano la forma di Hannibal. Trovò sotto la superficie di cotone dei boxer color blu notte. Provò a passare le mani sulla stoffa tesa, ma venne bloccato da un mormorato « No » del proprietario degli stessi, che lo esortava di continuare a svestirlo riprendendo dalla camicia bianca. Allora William si issò seduto per intraprendere quell'operazione e rimuovere i bottoni dalle asole cui erano assicurati, ed ogni bottone rivelava qualche centimetro della pelle del dottore; cominciò dal basso, così che una volta arrivato a liberare dalla stoffa il petto non esageratamente ricoperto di peluria dell'altro potesse perdersi a carezzarlo. Stavolta il compagno non lo bloccò, e rimase ad osservare quell'esplorazione del suo essere effettuata dall'altro.

Stessa sorte toccò, poco dopo, ai boxer blu notte; non prima che Will ne convincesse, con un languido sguardo, il proprietario. Ottenuto nuovamente il permesso si mise a far vagare le dita sulla stoffa, autonomamente lasciando per ultimo il punto in cui era più tesa: quando finalmente arrivò a toccarlo, sentì tutto il calore che irradiava e sì chiese per per caso non stesse facendo male al proprietario. Nella certezza che, si, l'altro stesse provando se non dolore almeno fastidio, quasi mosso a compassione dato che l'altro si era imposto di non dire nulla per permettergli di esplorare, fece scorrere giù dalle sue gambe anche l'ultimo indumento rimanente prima che entrambi fossero nudi.

Con una premura che non gli era estranea, ma che era stata accentuata dalle sensazioni derivate da quel loro gioco, il dottore si occupò di stimolare il più giovane con le proprie labbra, lasciando una scia di baci e morsi che dal collo si estendeva fino alla base del membro; qui lambì il sesso del compagno con la bocca, cominciando a succhiarne la punta e scendendo man mano fino a trovarne nuovamente la base. Continuò per qualche minuto la stimolazione e quando fu soddisfatto dei gemiti che riusciva a strappare al giovane uomo sotto di se, lo liberò dalla stretta delle proprie fauci; godendo del mugolio irritato che risalì dalla gola del compagno.

Ricevette lo stesso trattamento, ovviamente William si bloccò nell'esatto momento in cui un brivido di piacere cominciava ad attraversare il suo corpo; una sorta di punizione per aver fatto lo stesso.

« Girati. » Sussurrò con voce resa roca dal piacere negatogli poco prima, ed aiutò il più giovane nell'operazione, prima di tornare su di lui: quella volta avrebbe dovuto essere speciale, quindi impiegò più tempo e più attenzione del solito per preparare l'entrata dell'ex professore, i cui gemiti sembravano riempire l'aria come fossero quasi musica.

Aveva appena indossato il profilattico quando William si girò per osservarlo, e lui si chinò per lasciargli un bacio sulle labbra e mormorargli: « Cosa c'è, piccolo? »

Per tutta risposta l'ex paziente gli morse piano le labbra, tirandole verso di se prima di lasciarle.

« Non farmi aspettare, dottor Lecter. »

Un sorriso sorse sulle labbra del dottore, che si posizionò nei pressi dell'entrata dell'altro. Prima di affondare nelle sue carni si avventò sulla collottola, mordendola per tenere ben fermo il compagno, che emise un gemito sorpreso che poi sfumò in un sospiro soddisfatto.

Quell'intrusione così improvvisa, quel sentirsi soggiogato dal corpo del più grande e quel morso fecero partire come una scarica elettrica dai punti colpiti dall'assalto del Wendigo fino ad irradiarsi in tutto il suo corpo. Il dottor Lecter ne fu consapevole, e baciò il punto appena morso mentre con le braccia cingeva e si stringeva contro il corpo dell'ex paziente: il petto premeva quindi sulla schiena imperlata di sudore di Will mentre la bocca andava a lambire il lobo di un orecchio, una mano saliva per cercare uno dei capezzoli e l'altra scendeva, per stimolare il sesso eretto del più giovane.

Le spinte cominciarono lente, alternate a dei movimenti circolari che riuscivano a strappare sospiri rochi alla gola dell'amante, per farsi più ravvicinate man mano che i muscoli si stendevano ed il fastidio dell'intrusione si dissipava.

Allora il volto di Will cercò quello di Hannibal, e labbra cercarono labbra. « Voglio...guardarti... » Riuscì a gemere l'ex consulente dell'FBI, mentre posava la propria mano su quella con la quale il compagno lo stava masturbando.

« Ed io voglio vedere te. » Asserì il dottor Lecter, uscendo dal corpo del compagno per rientrarvi poco dopo, subito dopo averlo aiutato a portarsi nuovamente con la schiena contro la coltre di coperte. Le mani del giovane le strinsero, quando il più grande rientrò con una spinta soltanto; e strinsero più forte quando Hannibal si fermò per portarsi le gambe del compagno sulle spalle, ed arrivare così più in fondo in quel corpo marchiato da una cicatrice che passava da un fianco all'altro.

Cambiarono poi nuovamente posizione: William si ritrovò steso su di un fianco, con l'ex psichiatra dietro di se che gli teneva sollevata una gamba, mentre con il braccio che passava sotto il corpo del compagno lambiva il membro pulsante del più giovane. Quest'ultimo cercava nuovamente le labbra bollenti del dottor Lecter, mentre con una mano tentava di arrivare a sfiorarne la guancia.

Quando il dottore fece per rallentare, sentendo l'altro così vicino al concludere, la mano si spostò a stringergli un fianco e poi tentare di spingere, anche se vanamente. Ma Hannibal comprese, si puntellò come meglio poteva con le dita dei piedi al materasso e prese a muoversi più velocemente: i gemiti del compagno si fecero più alti e ravvicinati, ed il flusso del suo umori ben presto fu riversato sulle costose coperte, ed in parte sul pavimento poco lontano. Poche spinte dopo anche l'ex psichiatra raggiunse il piacere, riversandosi nel profilattico con un roco sospiro, tenendolo comunque stretto a se.

Tra le braccia del dottore, carezzato dalle sue mani rese calde dallo sforzo fisico appena compiuto, stava William, disegnando cerchi concentrici sul petto marmoreo del compagno. Passò qualche minuto, poi un sorriso increspò le labbra gonfie dai baci ricevuti del giovane dai capelli ricci.
Sorpreso, il più grande chiese « Cosa ti fa ridere? »

« Cosa stavi cucinando? » Gli domandò William, e finalmente l'ex psichiatra ricordò che erano in ritardo per il pranzo.
« Coq ou vin, pomme duchesse e pain perdu. » Elencò un lievemente spazientito da quella dimenticanza Hannibal, ricevendo come risposta: « Avevi detto che non avresti cucinato francese. »

Chiudendo gli occhi e stringendosi ancor di più il giovane uomo contro, il dottore gli sussurrò all'orecchio:

« Le cose cambiano. »


 
Eccoci qui, dopo ben 4 capitoli.

Vi è piaciuto questo spaccato della vita quotidiana del Dottor Hannibal Lecter e del suo compagno, William Graham? Spero di si.

Come nello "spazio dell'autore" degli altri capitoli colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che hanno dedicato il loro tempo a leggere la mia storia; coloro che l'han recensita, ricordata o messa trai preferiti e la mia adorata beta reader, che legge le mie ff un capitolo per volta e che uso come cavia per vedere se una storia possa piacere o meno.

Grazie a tutti voi, alla prossima.





 
   
 
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