Monastero di Albia
“Riesci
a fare di meglio?!”
Teranis
sbuffò spazientita, mentre di fronte a sé Anthel
cercava di
recuperare per la centesima volta la sua spada, gettata malamente
dalla ragazza con un abile fendente. Erano infatti ore che i due si
allenavano, era stato un ordine del Saggio del Clan della ladra che
l'aveva incaricata, o costretta come preferiva lei, a seguire i due
ragazzi nella loro impresa. Lei si era fermamente opposta, non voleva
più avere a che fare con loro, né tanto meno
dover fare loro da
balia.
“Può
accompagnarli quel tizio!” aveva sbraitato indicando Darn,
cacciato
dal vecchio appena fuori la tenda. Il Generale aveva acconsentito
perché avrebbe comunque seguito Elorin ovunque fosse stato
costretto
ad andare, ma ancora il Saggio aveva fatto finta che l'uomo non
esistesse. Lo stesso Principe, che già non voleva partire
per un
simile viaggio, voleva che fosse il suo Generale ad accompagnarli,
con la speranza che magari una delle fermate fosse appunto il Palazzo
di Mistral.
“M-Mi
dispiace! Ma non ho capito c-come devo m-muovermi!”
tentò di
replicare Anthel, che incontrò ancora lo spaventoso sguardo
assassino della ladra.
“Come
pensi di sopravvivere, allora?!”
Se
non mi uccidessi ora, forse ce la farei...
“Ragazzina!
Lascia che lo alleni io!” fece allora Darn, notando che ormai
il
povero stregone era allo stremo delle forze; scosse la testa alla
vista di quell'affarino così gracile e malmenato che
faticava a non
compatirlo.
Teranis
sbuffò e propose di scambiarsi gli allievi perché
tanto non se ne
sarebbe stata con le mani in mano; puntò infatti la
scimitarra verso
Elorin e lo minacciò di mettersi in piedi. Ad occhio
esterno,
sembrava volerlo più uccidere, che allenarlo
perché sopravvivesse.
Il Principe scosse la testa e si strinse le braccia al petto, con
tutta l'intenzione di stare seduto a guardare gli allenamenti del
povero Anthel.
“Sua
Altezza, avanti! Dimostri a questa ladruncola di che pasta è
fatto!”
esortò il Generale mentre aiutava lo stregone a rialzarsi.
Elorin
sbuffò e rispose che con tutti quei guerrieri non sarebbe
stato
necessario imparare a lottare, lo avrebbero protetto loro,
perciò
decise semplicemente di mettersi comodo sulla sacca di Anthel.
“Ah,
con me non la passi liscia!” fece Tera, gettando ai piedi di
Elorin
una delle sue scimitarre. Si morse poi il labbro inferiore, vedendo
il giovane principe fissare l'arma con pressappochismo e volle tanto
prenderlo a calci, anche perché quella era la seconda volta
che una
delle sue 'bambine' veniva ignorata così
brutalmente. Di
nuovo, la scena lasciata in sospeso sul campo di battaglia riprese,
mentre Anthel riusciva finalmente a riprendere fiato. Darn era tanto
più buono e tranquillo, si sentiva al sicuro nel dover
maneggiare la
sua spada con qualcuno di capace e dai nervi saldi: Teranis non era
infatti uno dei migliori maestri che avesse mai avuto.
“Allora,
Anthel! Dimostriamo a questa ragazzina quel che sai fare!”
Il
giovane stregone sospirò nuovamente e si rimise in guardia,
emulando
i movimenti del grosso omone che aveva davanti. Purtroppo non
riusciva a concentrarsi, aveva ancora in testa la strana
chiacchierata all'accampamento dei ladri, dove effettivamente era
custodita una delle steli di pietra che il Gran Mago voleva che
trovasse.
Le
parole incise su quella roccia erano ancora più enigmatiche
e strane
di quelle lette nella tana dell'orco: esse infatti insinuavano che
l'Eroe fosse l'allievo di un Grande, un titolo che per un comune
mortale poteva essere stato concesso a qualunque persona di una certa
importanza, che fosse essa un Principe, un Duca o uno Stregone.
Il
suo cuore... in.. vie del Regno dei Venti che, sotto la guid.. n
Grande e gli insegnamenti di un Potente, lo condurr...
affinché il
potere... dissipare le tenebre ...i nell'anima del dis... el
Maestral...
Ripeté
mentalmente, attingendo i vari significati possibili dai suoi anni di
studi di magia e storia antica. Sapeva che si trattava effettivamente
di un Eroe proveniente da Mistral, o come minimo qualcuno che sapesse
come orientarsi nel vasto Regno di Elorin, poiché in origine
il nome
del paese era appunto Regno dei Venti. Ma ciò che
più aveva
attirato la sua attenzione era la parte riguardante i cosiddetti
'Grande' e 'Potente'. Anthel si
chiese nuovamente chi
potessero essere i due a cui si riferiva la stele, di cui era ormai
rimasto solo un mucchietto di roccia gettato a terra.
Infatti,
mentre il giovane stregone analizzava la roccia, il vecchio Saggio
aveva tirato fuori da una delle sue sacchette un logoro pezzo di
pergamena che aveva conservato per anni, su cui erano riportate le
parole che il ragazzo stava ripassando.
La
grotta, nascosta dalla tenda del membro più anziano del Clan
dei
Ladri, era piccola e piena di muschi e muffe, ad indicare la poca
manutenzione che l'anziano le aveva riservato, e sul fondo la stele,
illuminata dai raggi del sole che filtravano da un buco sul soffitto.
Il
Saggio aveva invitato Anthel a farsi avanti ed analizzare quello che
aveva davanti, ricordandogli della missione assegnatagli dal suo
'collega' Bepharis, che probabilmente in quel
momento se ne
stava comodamente seduto sulla sua poltrona a sghignazzare.
“Che
ne dici, giovanotto?” aveva chiesto pettinandosi la
barba con
le dita.
Anthel
non aveva saputo come rispondere, per lui bastava raccogliere i
frammenti della Leggenda e riportarli al Maestro, ma a quanto pareva
i due vecchietti sembravano essersi messi d'accordo per far
sì che
qualcosa accadesse. Cosa, il giovane dai capelli blu non lo sapeva.
Fu
allora che il Saggio aggiunse qualcosa che Elorin aveva ripetuto fino
allo sfinimento, sorprendendo il povero apprendista. La storia
dell'Eroe si era ripresentata e il giovane aveva ricominciato a
opporsi, anche perché la faccenda del Grande
legata a Elorin
non sembrava avere nessun tipo di logica. Il vecchietto rise
all'ostinatezza del giovane e gliene diede atto, mentre dietro di lui
il Principe sembrava essere lusingato dall'essere stato nominato in
una Leggenda vecchia di secoli.
“Va
bene, ragazzo! Allora voglio dirti dove andare per trovare un altro
pezzo della leggenda... Magari potrai ricrederti sulle mie
parole!”
aveva aggiunto alla fine , per poi ricordarsi che anche Elorin
avrebbe avuto un ruolo fondamentale in quella grande impresa.
Ed
eccoli, ad allenarsi per dirigersi nel lontano Monastero di Albia,
nella regione dei laghi, dove a detta del Saggio qualcuno li
attendeva.
“Chi
mi aspetta?” aveva
poi chiesto
Anthel, scoprendo che l'ospite tanto atteso era lo stesso Principe.
Su quella parte, il vecchio fu assolutamente di poche parole, per non
dire di nessuna. La missione era semplicemente andare là e
basta.
“Anthel!
Vuoi attaccarmi?” chiese Darn, scaldandosi il muscolo della
spalla
sinistra in attesa dell'assalto del giovane.
Lo
stregone sospirò e corse verso il Generale, che aveva deciso
di
insegnargli alcune tecniche per poter sopravvivere in caso fossero
vittima di un'imboscata.
“Basta
così! Che ne dite di ripartire?” chiese Darn, di
fronte ad un
Anthel stanco e dolorante.
“Chi
ti ha detto che puoi avere il comando?!”
Teranis
fissò l'uomo indispettita, nonostante lei non volesse avere
niente a
che fare con la missione; eppure, a darle fastidio era che qualcuno
le desse degli ordini.
Elorin
la guardò dall'alto in basso e si affiancò al suo
Generale, per poi
superarlo a testa alta, rivolgendo alla ladra, che aveva deciso di
chiamare solo Tera, l'ennesima frecciatina acida.
“Preferisci
che sia io a comandarti a bacchetta?”
Anthel
inspirò una profondissima boccata d'aria per trattenersi dal
commentare la scena, poi anche lui si decise a procedere, fissando
gli occhioni verde intenso sulla mappa di Mistral. Se facessi
solo
da navigatore, eviterei di essere coinvolto da questi due,
pensò
calcolando la distanza da percorrere per raggiungere il Monastero di
Albia.
Il
Monastero era situato a circa due giorni di marcia dal Palazzo Reale,
due a cavallo e quattro a piedi, e sorgeva sulle sponde di un
bellissimo lago dall'acqua cristallina, tanto chiara che nelle
giornate d'estate cielo e acqua parevano mescolarsi. Lo stregone non
ci era mai stato e così anche Elorin, per quanto ricordava,
ma ne
aveva sentito ampiamente parlare dal Maestro e da molti membri della
servitù: questi raccontavano di quanto fossero ospitali i
monaci, di
quanto il cibo fosse buono e di come fossero belli i siti adibiti al
relax dei turisti, mentre il buon vecchio Bepharis aveva più
volte
citato la biblioteca custodita dal Superiore del Monastero.
Anthel
sospirò all'idea di potersi rilassare, dopo i quattro giorni
che
aveva trascorso con il 'simpatico' duo, con il
rischio di
farsi venire un esaurimento nervoso; la prima idea che gli
balenò in
mente fu quella di invitare il Principe a stare in panciolle sulla
riva del lago, mentre lui avrebbe svolto le indagini che gli erano
state richieste.
“Allora,
quanto manca?” chiese Teranis.
“Se
ci s-sbrighiamo, dovremmo arrivare là per il
tramonto...” fece
senza staccare gli occhi dalla pergamena. Ormai nemmeno distingueva
più le linee e le scritte tanto il suo naso era vicino alla
carta,
quel gesto sembrava dargli l'illusione di potersi nascondere dai suoi
compagni di viaggio e isolarlo come fosse in una bolla.
“Sarà
meglio per te, Anthel!”
“N-Non
si preoccupi, S-Sua Altezza!”
Il
viaggio procedeva lento e in silenzio. Tera e Elorin camminavano a
debita distanza l'uno dall'altra, con in mezzo quel grosso omone di
Darn, che con la sua stazza impediva al Principe di vedere la
ragazza. Invece, Anthel proseguiva a passo un po' più
spedito, con
in mano la sua inseparabile mappa e la spada che sbatteva
dolorosamente sulla coscia destra. Gettò quindi un occhio
sull'arma
e pensò di cambiarle posizione, magari sulla schiena, ma
preferì
aspettare di arrivare al monastero per non rallentare la loro marcia.
“E-Ehm,
Altezza?” chiese il Generale ad un certo punto.
“Che
c'è?”
“Come
mai lei e Anthel siete usciti fuori dal Castello? Avete detto di aver
incontrato questa ragazza prima della missione del Gran
Mago...”
Elorin
si passò una mano sul mento e si mise a riflettere. Gli ci
volle un
po' prima che riuscisse a ricordarsi del motivo della sua presenza
là, poiché gli avvenimenti di quei giorni si
erano succeduti
rapidamente travolgendo il giovane senza che nemmeno se ne
accorgesse.
“N-Non
se ne s-sarà dimenticato, vero Altezza?”
Il
Principe ebbe un sussulto e arrossì violentemente,
ricordandosi
finalmente del vero motivo della loro missione, ossia trovare Sefia e
salvarla. La reazione del Generale fu più violenta di quanto
tutti
si aspettassero, soprattutto Anthel che credeva di aver trovato un
compagno di viaggio mentalmente stabile, e tutti per un istante
ebbero paura. L'uomo urlava e sbraitava, diede la colpa a Tera per
aver rallentato i due e li esortò ad abbandonare la
richiesta del
Gran Mago di corte per andare a salvare la Principessa.
Nessuno
dei tre seppe come rispondere, Anthel provò a dire qualcosa
ma i
suoi occhi vennero colpiti da un raggio di sole che proveniva da un
meraviglioso specchio d'acqua, su cui si rifletteva il cielo ambrato.
“Beh,
direi che siamo arrivati...”
*****
Anthel
se ne stava sdraiato sul suo letto a fissare il soffitto di legno,
sostenuto da pesanti travi che correvano da una parte all'altra della
stanza. Se ne stava per conto suo, con gli occhi chiusi e le mani
dietro la nuca, a godersi il silenzio di quel monastero di pietra.
Elorin e Teranis erano in altre stanze, a debita distanza
affinché
non si incontrassero e Darn se ne stava di ronda davanti la porta
della stanza del Principe.
“Finalmente
un po' di pace...” fece stiracchiandosi, per poi aprire gli
occhioni verdi e afferrare dal comodino vicino il suo quadernino di
appunti. Non lo aprì immediatamente, se lo rigirò
tra le mani,
fissandone il dorso di pelle logoro. In quei pochi giorni aveva
scritto almeno una decina di pagine, tra incantesimi e pezzi di
leggenda, un po' per ripassare, un po' per estraniarsi dai suoi
compagni di viaggio. Eppure il suo chiodo fisso era Sefia,
probabilmente sola e spaventata in qualche prigione in balia di
mostri e affini. La voleva salvare e ormai non credeva più
di
potersi tirare indietro, ma il pensiero di affrontare il Signore
Oscuro lo spaventava a morte. “Magari, andando in cerca della
Leggenda, potrei trovare il vero Eroe che la
salverà...”
Fece
per aprire le pagine del piccolo taccuino ma si fermò quando
sentì
dei passi fuori la sua porta. Subito scattò a sedere e si
mise in
ascolto, cercando di capire a chi appartenessero quei passi. Per un
istante pensò si trattasse di qualche monaco, ma dopo un po'
arrivò
alla conclusione che fuori la sua camera c'era uno dei suoi compagni
di viaggio. Infatti, quando la porta si aprì, vide Teranis
con le
mani suoi fianchi e un'espressione indispettita sul volto.
Anthel
lanciò un urletto sommesso, il suo corpo si
irrigidì di colpo e
temette nuovamente per la sua vita: dopotutto, quanti motivi aveva la
ladra per presentarsi da lui? La ragazza si guardò attorno e
entrò
nella stanza con fare minaccioso, senza degnare lo stregone di uno
sguardo. Questo intanto tremava e aspettava l'imminente aggressione
della giovane.
“P-Posso
fare qualcosa per t-te?” chiese titubante lo stregone.
Tera
gli lanciò un'occhiataccia e si lasciò sfuggire
uno strano versetto
che l'apprendista interpretò come disprezzo. È
sicuramente
disprezzo...
“Tsk,
la cena è pronta...”
“Eh?”
“Non
farti venire strane idee! È stato quell'idiota di Elorin a
mandarmi
e non ne potevo più di sentirlo, perciò alza il
tuo deretano e
andiamo!”
La
ragazza non gli diede nemmeno il tempo di metabolizzare la situazione
che abbandonò la stanza con la velocità di una
tigre, lasciando uno
spaesato Anthel seduto sul letto. Lo stregone scosse la testa azzurra
e si fiondò fuori dalla stanza, lasciando dietro di
sé una scia di
foglietti spiegazzati e scarabocchiati.
“I-In
che senso ti ha mandata Sua Altezza? -chiese boccheggiando a due
passi dalla ragazza- Credevo non vi parlaste!”
“Infatti,
ma a quanto pare qualcuno ha deciso di giocare con la mia pazienza...
Dovrebbe ringraziarmi per essermi fatta coinvolgere in questa
faccenda...”
Anthel
rimase in silenzio a quell'affermazione, non poteva che darle
ragione, ma il pensiero di doverle dire altro lo spaventava.
Presto,
i due raggiunsero una pesante porta di legno alla fine del corridoio
in pietra, davanti alla quale Darn era ritto in piedi come una
statua. L'uomo teneva le braccia conserte e continuava a guardare
lontano, sopra le teste dei due guerrieri, attento ad ogni movimento
sospetto. Pareva essersi calmato e sembrava aver accettato la
situazione in cui si trovava; sicuramente stava pensando a come
salvare Sefia ma ovviamente nessuno dei presenti avrebbe saputo come
fare.
“Eccovi
qui! Entrate, io faccio la guardia qui!” disse aprendo la
porta su
un'enorme sala da pranzo con al centro una tavola imbandita degna di
un re. A capo tavola, Elorin se ne stava seduto impugnando le proprie
posate con la grazia e l'eleganza che gli erano state insegnate. Di
nuovo, però, la sua espressione tranquilla venne spazzata
via dal
fastidio che provava per Teranis, che si diresse senza dire una
parola al suo posto.
Anthel
raggiunse il Principe e si sedette accanto a lui, chiedendogli
spiegazioni sullo strano comportamento della ragazza; la risposta che
ottenne non fu assolutamente soddisfacente, perciò il
giovane
stregone andò a sedersi vicino al suo sovrano.
Diede
un'occhiata a ciò che Elorin aveva davanti e
deglutì la saliva che
gli si era formata in bocca tanto il cibo pareva buono; purtroppo per
lui, del suo piatto nemmeno l'ombra, ma un monaco sulla trentina, di
corporatura robusta e atletica, gli passò accanto
annunciando che
presto anche lui avrebbe mangiato. Decise quindi di ammazzare il
tempo guardandosi attorno, partendo dalla porta di ingresso da cui
intravedeva le larghe spalle di Darn, ancora fermo a fare la guardia.
Chissà
a cosa starà pensando? Mi chiedo cosa ne pensi di questa
storia,
pensò
poi. Non
è stato
per niente contento di sapere della Principessa.
Ovvio
che non fosse contento! Nessuno sarebbe potuto esserlo.
Lasciò
perdere quindi il Generale e spostò la sua attenzione alla
possente
struttura in cui si trovava: il soffitto era massiccio e sorretto da
lunghe travi di legno, mentre alle pareti erano appesi gli stendardi
della famiglia reale e il simbolo della divinità dei Venti
adorata a
Mistral; altro non c'era, anche perché si trattava di un
austero
monastero pieno di monaci e studiosi.
Se
mi avessero portato qui da piccolo, forse non avrei avuto tutti
questi problemi con Elorin,
fece guardando di sottecchi non tanto il Principe quanto il suo
piatto, per poi dare un'occhiata alla ladra seduta dall'altro parte
del tavolo.
“Ehi!”
Dietro
la ragazza un giovane monaco sulla ventina sembrò chiamare a
bassa
voce un suo superiore, facendo segno di avvicinarsi alla pesante
colonna di pietra dietro cui si era nascosto. Anthel lo vide e
inclinò la testa confuso, destando la curiosità
di Teranis che si
stava portando un cucchiaio colmo di zuppa alla bocca. Il giovane
stregone dai capelli blu, dopo essersi morso la lingua ed evitata una
lamentela per la mancanza di cibo, indicò piano alla ladra
lo strano
comportamento dei monaci.
“Non
ti voltare così!” mimò Anthel, per non
destare sospetti.
Tera
lo fulminò e girò piano il collo, poco
interessata al discorso. Il
giovane monaco pareva spaventato, forse anche preoccupato, cosa che
scatenò in Anthel un brivido lungo la schiena: di solito le
sue
supposizioni si rivelavano abbastanza vere. Strinse gli occhi a
fessura per mettere a fuoco e cercò di concentrarsi per
carpire il
tema principale del discorso. Non che fosse interessato, ma dentro di
sé sentiva che si trattava di qualcosa di fastidioso e forse
anche
abbastanza pericoloso.
Teranis,
invece, non ne sembrò affatto allarmata e tornò a
gustarsi il suo
pasto, forse migliore di quelli che aveva al suo accampamento.
“Che
hai?” chiese Elorin mandando giù un raffinato
pezzo di filetto di
manzo. Anthel gli fece segno di guardare dritto, dietro le spalle di
Teranis, ma questo eseguì l'ordine con la discrezione di un
cinghiale. Infatti, appena notato i due uomini di chiesa, Elorin
attirò la loro attenzione agitando il braccio e chiedendo
dall'altro
capo della sala del perché stessero confabulando tra loro.
Lo
stregone si coprì la faccia con la mano e la fece scorrere
sul viso,
nascondendo la sua espressione sconcertata e si fece piccolo piccolo,
allungando la mano verso un pezzo di pane che inghiottì a
fatica. Il
monaco più giovane cercò l'aiuto del suo
superiore con un'occhiata
da cane bastonato; una volta ottenuto il consenso, questo si
avviò
verso Sua Altezza Reale.
“Maestà...
Non vorremmo mai d-disturbarla, soprattutto perché c-ci ha
onorati
di una sua visita, ma c'è un problema con
l'Oracolo...”
“Che
problemi?” chiese Anthel, con la consapevolezza che a quella
domanda non sarebbe mai arrivata una risposta positiva.
“H-Ha
avuto la v-visione di u-un attacco...”
*****
La
splendida ragazza di fronte al Principe di Mistral sorrideva come una
dea, il capo coperto da un logoro mantello di tela tipico dei monaci
del Monastero. Ella fissava Elorin grata e con un dolce sorriso tutto
per lui, che sapeva che quella bocca di rose non avrebbe mai
incontrato le labbra di un uomo.
Il
Principe sbuffò e si tirò fin sotto gli occhi il
velo bianco che
aveva in testa, imprecando sottovoce contro l'altra ragazza presente
nella stanza.
“Piantala!”
sbottò dopo pochi secondi. Teranis non ce la faceva
più, le risate
erano talmente fragorose e convulse che le faceva male lo stomaco.
Invece Anthel sembrava trattenere come meglio poteva la risata che si
sforzava di tenere in fondo alla gola, nonostante guardare la ladra
non gli fosse di grande aiuto.
“Scordatelo!”
fece Tera, rimproverata più volte dal Generale Darn.
“Perché
diamine devo fare io da esca?! Tera è una ragazza, non
io!”
Elorin
si alzò dalla sua sedia e prese con riluttanza la gonna di
cotone
bianco che indossava, appartenente all'Oracolo di Albia, ossia la
bellissima ragazza che aveva davanti.
La
giovane sacerdotessa, l'unica donna presente nel monastero e custode
di uno dei tesori della Famiglia Reale, aveva avuto una terribile
visione di un mostro mandato dall'Oscuro deciso a rapirla per
accaparrarsi il prezioso manufatto. Ed era proprio a causa di questa
visione e della poca discrezione del Principe che questo si era
ritrovato a vestire abiti femminili, con la speranza di acciuffare il
mostro e salvare la preziosa ragazza.
“Almeno
io so combattere, al contrario di qualcuno...”
“Cosa
vorresti insinuare? A questo punto avremmo potuto usare
Anthel!”
Lo
stregone sussultò e cercò di fare finta di
niente, ma dietro si sé
sentì Teranis dire che anche lui era in grado di maneggiare
un'arma
ormai e che quindi Elorin rimaneva l'unico incapace del gruppo.
“E
poi, tu sei biondo come lei!”
“Sua
Altezza, non arrabbiatevi! Ciò che state facendo dimostra il
vostro
immenso coraggio, perché dovrete affrontare quell'infima
creatura
faccia a faccia...”
Il
Principe si sentì avvampare dall'ennesima giovane di
bell'aspetto e
si lasciò nuovamente sopraffare dal suo ego. Invece Darn
pareva
essere il più preoccupato di tutti, soprattutto
perché la sicurezza
dell'unico erede maschio veniva messa a rischio. Il Generale chiese
quindi all'Oracolo più dettagli sulla sua visione e lei
rispose con
un sorriso.
Indietreggiò
di pochi passi e allargò le braccia, per poi guardare in
alto, verso
il rosone di vetri colorati del Monastero. “Si tratta di una
chimera dalle possenti corna di toro, la cui coda velenosa è
in
grado di sciogliere la spada più resistente e le mura
più solide.
Verrà quando la luna brillerà alta nel cielo e
farà strage di
coloro che oseranno andare contro il suo padrone, che stringe tra le
grinfie l'erede del Maestrale!”
“Visione
per niente piacevole...” commentò la ladra con un
leggero
sarcasmo. Anthel non poté fare a meno di invidiarle il suo
coraggio
e la sua risolutezza. Se solo le avesse avute anche lui!
“E
io dovrei fare da esca a quel coso?! Darn, vai a riunire i tuoi
uomini!”
Il
Generale abbassò il capo e cercò di scusarsi,
poiché i suoi
uomini, da quanto riferito da un messaggero, erano tornati a Palazzo
e non si sarebbero potuti muovere per un po'. A quanto pareva il
destino di Elorin non era dei più rosei.
“Non
si preoccupi, Altezza! Sento chiaramente che la mia visione
potrà
essere cambiata dall'intervento di un valoroso, il cui volto
però
ora mi sfugge...” fece l'Oracolo guardando più
Anthel che il
Principe.
“Posso
farti una domanda?” esordì allora lo stregone,
riguardo al
valoroso nominato dalla sacerdotessa.
“So
che domanda mi vuoi fare, ma non è questo il momento...
Prima, la
vostra spada necessita di essere sguainata...”
Elorin
si trovava da solo nella stanza dell'altare dove di solito stava
l'Oracolo. Tremava e continuava a maledire l'artefice di quel piano,
ossia la bella Teranis, che sicuramente aveva voluto fargli
l'ennesimo torto. Sedeva sul gradino di fronte al tavolo delle
offerte e si guardava le mani, pronto a mettersele sul viso per non
vedere la creatura.
“Che
piano del cavolo...” fece al nulla, con il sentore di aver
visto
qualcosa muoversi alle sue spalle. Elorin non era mai stato un tipo
paranoico, a quello ci pensava Anthel, ma in quel momento era
convinto di non essere solo e che intorno a lui danzassero ombre
maligne. “Non darò a Tera la soddisfazione di
vedermi spaventato,
perché non lo sono affatto!”
“Davvero?”
Il
Principe lanciò un urlo di puro terrore e due lacrimucce gli
rigarono il viso, con la conseguente risata della ladra. Questa era
carponi nascosta sotto alla tovaglia candida del tavolo e lo guardava
sorniona, con un sorrisetto saccente. Accanto a lei, Anthel si
mordeva le labbra per non ridere.
“Che
diavolo ci fate là sotto?!”
Teranis
gli fece cenno di non urlare e di non 'sconsacrare'
un luogo
sacro con quel linguaggio puerile, per poi spiegargli che se i due
guerrieri fossero stati altrove, Elorin sarebbe stato bello che
mangiato.
“Tsk,
secondo me volevi solo farmi uno scherzo...”
“Forse,
ma adesso mettiti lì buono e aspetta il mostro! Anthel,
tieni gli
occhi aperti!”
“S-Sissignora!”
“E
Darn? Poteva benissimo prendere il tuo posto...”
borbottò Elorin.
“Fuori,
a controllare il perimetro di questa costruzione. E poi ce lo vedi
qui sotto, grande e grosso com'è?! Adesso tappati la bocca e
stai
zitto!”
La
ragazza tagliò corto e spinse lo stregone sotto al tavolo,
sotto cui
lo raggiunse. Intanto il tempo passava e nulla accadeva; Anthel aveva
fame, non era riuscito a mangiare quasi nulla e la ladra occupava
troppo spazio affinché lui riuscisse a sgranchirsi le gambe.
Infatti
la giovane teneva le gambe distese e si teneva a sedere come se
stesse prendendo il sole, mentre le sue scimitarre occupavano tutto
lo spazio accanto a lei. Invece, dal lato di Anthel c'era solo lo
stregone accoccolato su se stesso a mo' di armadillo, con la spada
che spuntava da dietro la schiena curva.
Nessuno
dei due guerrieri parlava, Elorin continuava a borbottare e imprecare
sottovoce e il tempo passava lento. Teranis si guardava attorno e
sembrava essere incuriosita dal piccolo armadietto dorato appeso
sulla parete dietro il tavolo.
“Ehi,
testa blu! -esordì con la sua solita finezza- Sai che tipo
di tesoro
è custodito qui?”
Anthel
venne colto alla sprovvista e scattò a sedere, con l'unico
risultato
di colpire il tavolo con la testa e attirare l'attenzione di un
spaventato, per non dire terrorizzato, Principe.
“Sono
cose che non ti riguardano, ladra!” urlò Elorin.
“Mi
interessano proprio perché sono una ladra, mio caro! Non sia
mai che
diventi la mia ricompensa per averti di nuovo salvato!”
Elorin
fece per controbattere ma in quel momento la profezia dell'oracolo si
avverò, con un enorme mostro dalla corporatura possente che
sfondava
la finestra principale della stanza. Il Principe si gettò
quindi tra
le braccia della ladra e nascose il viso sul seno di lei, che con una
rapida mossa gettò il ragazzo addosso allo stregone.
“Scrollatelo
di dosso e dammi una mano!”
Anthel
cercò di reagire il più prontamente possibile e
nella sua testa
pregò nuovamente il Grande Capo di graziarlo con un
miracolo, o
magari con l'arrivo del vero Eroe pronto a salvare tutti.
“Dove
diavolo è Darn?!” gracchiò l'erede di
Mistral ficcandosi sotto al
tavolo delle offerte.
Non
c'era tempo per pensarci, perché il mostro puntò
subito verso
l'Oracolo e con un balzo si ritrovò immediatamente dietro al
tavolo
delle offerte, mentre la sua coda da scorpione si agitava in cerca
della sua preda. Elorin continuava a strisciare all'indietro e
finì
col rotolare a testa in giù dai quattro gradini dell'altare,
mentre
Anthel seguiva come un segugio la ladra.
“Tieni
gli occhi aperti!” lo ammonì di nuovo lei,
completamente assorbita
dal combattimento col feroce mostro. La testa di leone sulla spalla
della belva ruggì spaventosamente, facendo addirittura
tremare i
pochi vetri rimasti; gli zoccoli invece scalciavano e pestavano,
mentre gli artigli da aquila sulle mani afferravano qualsiasi cosa si
trovasse nelle vicinanze.
“Ma
quella non mi sembra una chimera!” urlò lo
stregone, che di quelle
terrificanti creature conosceva parecchio dai libri. Peccato che
quella conoscenza quasi nozionistica non lo avrebbe di certo aiutato.
“Sei
più intelligente di quello che sembri, allora!”
Una
strana voce riecheggiò per la stanza e la creatura si
fermò per
accogliere sulla spalla destra una figura scura, che nemmeno alla
luce della luna riusciva a essere completamente distinta. L'unica
cosa che lo stregone fu in grado di vedere furono delle bizzarre e
lunghe zampe al posto delle mani, ricoperte di una peluria
incredibilmente ispida; le braccia invece sparivano sotto a un
raffinato mantello di velluto nero, ma di un nero talmente scuro che
non sembrava nemmeno normale.
Improvvisamente,
nella stanza tutto tacque e tutto sembrò congelarsi, tranne
per
quella figura attorno al quale si muovevano inquietanti fumi neri. I
tre attesero che l'essere si stabilizzasse, ma quello che videro li
lasciò a bocca aperta, soprattutto il secondo erede al trono
di
Mistral.
L'essere
che si era formato dalla nebbiolina continuava a rimanere una figura
indistinta, appollaiata sulla spalla della belva, mentre sul suo
grembo, seduta sulle ginocchia dell'essere, compariva una figura
vestita di bianco e argento.
“SORELLONA!”
Sefia
era stretta tra le braccia del suo presunto rapitore e fissava Elorin
e Anthel, con un'espressione a metà tra la sorpresa e la
preoccupazione. Non sembrava essere in pena per il fatto di essere
stata rapita, anzi, la cosa che più la turbava sembrava
essere la
presenza fuori dal castello dei suoi due amici, per lei sempre stati
come due cuccioli da accudire e tenere lontano dai guai.
“Elorin,
che ci fai qui? Dovresti essere a Palazzo! -rimproverò la
ragazza- E
perché sei vestito da donna?”
“Sono
davvero queste le tue priorità?!”
gracchiò il Principe gattonando
verso una panca di legno ormai rovesciata. Fece poi spuntare la testa
fuori e prese un respiro profondo, per riuscire poi a sfoderare tutto
il suo coraggio da Principe e attaccare, almeno verbalmente, la
creatura che teneva in ostaggio l'amata futura regina del regno.
“Chi
sei? Fatti vedere!”
L'essere
rise e strinse ancora più forte Sefia, per poi allargare
teatralmente le braccia e far scivolare giù la ragazza che
atterrò
proprio sopra Anthel, avvicinatosi guardingo per riuscire a salvare
la Principessa.
“Sua
Altezza! Che onore incontrarvi! -fece il nuovo arrivato senza
accorgersi di aver perso la sua preda- Io sono colui che presto
regnerà su Mistral, colui che ha tra le mani il potere della
Principessa del Maestrale!”
I
tre non seppero che dire, ci fu solo un lungo silenzio, in cui
Anthel, con la lingua stretta fra i denti per non urlare da dolore,
allontanava Sefia e la portava al sicuro. Teranis invece era intenta
a fissare l'essere che continuava a ciarlare del suo immenso potere e
di come avesse rapito la principessa sotto al naso di tutti. Questo
è proprio un idiota!, fu il suo primo pensiero e
gli altri
avessero potuto leggerle nella testa, avrebbero pensato la stessa
identica cosa.
“...
e ora sono qui per volere della mia amata. Sapete, voleva tanto
vedere come se la stavano cavando i suoi salvatori! Sono un Signore
misericordioso, nel profondo!”
“Io
direi bene!” fece Teranis, pronta ad attaccare di nuovo
balzando su
una panca. Intanto, Anthel era già arrivato alla porta della
stanza
con Sefia, che gli stringeva la mano con dolcezza. Lo stregone aveva
il cuore che batteva all'impazzata, non capiva se la cosa fosse
provocata dal mostro, dal Signore Oscuro o dalla Principessa per cui
provava una cotta, ma sapeva che non doveva pensarci: magari ci
avrebbe fatto su un pensierino una volta al sicuro.
“CHE
DIAVOLO! QUESTO NON VALE!” sbraitò il Nemico, che
con una strana
magia nera di cui nemmeno lo stregone era a conoscenza
afferrò
Sefia, per poi riportarla al suo fianco. La ragazza sembrò
solamente
sorpresa, mentre tutti gli altri guardavano interdetti l'essere in
groppa alla chimera, che dalle proprie movenze pareva invitare tutti
i presenti a pretendere che la scena appena avvenuta non fosse mai
successa. Teranis si scambiò allora un'occhiata perplessa
con
Anthel, che più di tutti non si era aspettato una reazione
simile,
soprattutto al suo quasi completo salvataggio; aveva infatti usato
tutto il coraggio che aveva per avvicinarsi a quel coso con parti di
animali diverse: ritrovarsi faccia a faccia con una seconda coda di
serpente che partiva poco sopra a quella da scorpione lo aveva
traumatizzato, perché comunque, da una parte, sperava che
quel
mostro dalle caratteristiche di una chimera non fosse tanto diversa
dalla creatura di cui aveva letto.
“Dicevo?
-mormorò il Signore del Male- Ah, sì! Vi ho
degnati della mia
presenza perché la mia amata voleva vedere come se la
cavavano i
suoi salvatori! Allora, mia Regina?”
Sefia
guardò il fratellino negli occhi e sembrò
implorarlo di tornare a
casa e mandare qualcuno e quindi non Anthel, ma qualcuno di veramente
capace di combattere. Ancora non sembrava importarle della sua sorte,
ma solo di quella dei due ragazzi. Non rispose quindi alla domanda
del suo futuro marito e fece spallucce, dicendo che quei due non
stavano tentando di salvarla, ma bensì che stavano facendo
una
scampagnata tra amici; peccato per la sua bugia che fosse
assolutamente poco credibile.
“Oh,
non prendermi in giro, mia cara...”
“Non
serve che sia lei a beffarsi di te, ti rendi ridicolo già da
solo!”
Le
mascelle di Elorin e Anthel precipitarono letteralmente al suolo alla
spavalda provocazione di Teranis: insomma, che diavolo le saltava in
mente? Con un simile gesto avrebbe potuto farli uccidere tutti in un
istante. Il Principe corse verso di lei e le tappò la bocca,
non
realizzando che magari lei avrebbe potuto benissimo mordergli la
mano. Dei tre spaventosi individui nella stanza sarebbe stato
difficile infatti capire di chi avere più paura.
“Lasciami
stare!”
“Ma
sei pazza?! Così ci farai ammazzare!”
“Con
il tuo atteggiamento rischieremo lo stesso di morire, ma io penso di
riuscire a cavarmela a differenza vostra!”
Il
Signore del Male grugnì irritato dalle parole della ladra e
ordinò
al suo mostro di attaccare, mentre lui e la principessa del Maestrale
si sollevavano per aria grazie a qualche magia nera. La bestia
ruggì
con tutte le teste che aveva scuotendo l'intero monastero, in cui
probabilmente tutti i monaci erano nascosti e tremanti, al sicuro
nelle loro stanze.
“Beh,
avevate la possibilità di salvare la principessa e ve la
siete
bruciata, bravissimi!”
“Non
credo!” fece Teranis partendo all'attacco con la sua solita
nonchalance, cogliendo di sorpresa il giovane Anthel, che per
correttezza seguì a ruota la ladra. Bella e letale, semmai
avesse
avuto una fidanzata del genere si sarebbe buttato già da un
ponte.
Lo stregone lasciò correre quello strano pensiero e si
avviò verso
Sefia, che sembrava volergli dire di fare marcia indietro e lasciare
quell'ingrato compito a qualcun altro, ad esempio a Tera.
La
ladra arrivò vicinissima alla Principessa, ma questa venne
allontanata ancora di più, per poi sparire in una coltre di
nebbia
nera e densa, esattamente come era arrivata pochi minuti prima. Tera
grugnì qualche imprecazione sotto voce e poi si rivolse sia
ad
Anthel che a Elorin: intimò loro di muoversi e pensare al
mostro,
che comunque voleva ancora impadronirsi del tesoro del monastero. Il
Principe ebbe un istante di smarrimento, non riusciva a fare altro
che balbettare e fissare il punto in cui la sorella era sparita,
deluso dal fatto che il suo campione non avesse fatto niente per
impedire l'accaduto. Sentiva la testa vuota e si sentiva come una
volpe braccata, da una parte dalla sua irriverente compagna di
viaggio e dall'altra da una chimera che non era esattamente una
chimera. Elorin era talmente frastornato che non si ricordava neppure
più di indossare abiti femminili, ma stranamente il suo
corpo si
mosse di scattò e si avviò verso la piccola
celletta dietro
l'altare, in cui era custodito uno dei tesori della sua famiglia con
in testa il bisogno di proteggere quell'oggetto. Intanto Anthel
cercava di dare man forte alla ladra, agitando la sua spada cercando
di non lasciarla come aveva fatto nella sua prima battaglia seria,
per non deludere anche quella volta Teranis.
Lo
stregone era concentratissimo, nonostante fosse la paura a muovere il
suo corpo gracilino contro la misteriosa creatura. Si stupì
infatti
dell'abilità, se così poteva chiamarla, che era
riuscito ad
acquisire con la spada nel giro di soli quattro giorni: Teranis si
era stranamente rivelata un'ottima insegnante nonostante i modi a dir
poco non convenzionali e fini. I suoi fendenti erano indubbiamente
migliori dei primi scagliati contro l'orco, erano più
precisi ma
continuavano a mancare di quella forza necessaria affinché i
colpi
risultassero efficaci.
“Sua
Altezza? State bene?” riuscì a balbettare tra un
colpo e l'altro.
Elorin non rispose, stava ancora cercando di capire come aprire
quella specie di armadietto, nonostante le mani gli tremassero
convulsamente e il sudore gli appannasse gli occhi. Ci
sarà pur
qualcosa qui che mi possa salvare la pelle!, questo l'unico
pensiero che gli attraversava la mente, ovviamente alternato ad un
ormai ricorrente Dove diavolo è Darn?!
Se solo il grosso
generale fosse stato più smilzo probabilmente sarebbe
già arrivato
in soccorso del suo giovane sovrano!
Infatti
l'uomo si trovava nel cortile interno del monastero, dopo essere
rientrato dalla sua ronda fuori le mura a seguito del boato che aveva
sentito, correndo verso la stanza dell'Oracolo sull'instabile terreno
ghiaioso, con il cuore in gola e il fiatone per colpa della lunga
corsa.
“Queste
cose non posso più farle alla mia età!”
boccheggiò arrivando
accanto alla fontana al centro del cortile. L'acqua scorreva
piacevolmente e la luna piena si rifletteva in quel tranquillo
specchio, circondata nel cielo da miriade di stelle luccicanti.
Sarebbe stato uno spettacolo rilassante e rinvigorente, esattamente
come il resto del monastero aperto al normale pubblico, per fermarsi
a sedere e togliersi i pesanti gambali di ferro battuto per far
prendere aria a dei piedi stanchi. Darn scosse la testa e
cercò di
allontanare quel pensiero che magari avrebbe solo potuto aspettare
una trentina di minuti, al massimo un paio d'ore, per poter essere
rivalutato. Nella mano destra teneva salda l'elsa della sua spada,
simile a quella di Anthel e pregò che il giovane stregone
riuscisse
ad usare la sua arma per proteggere Sua Altezza, almeno fino a quando
non li avrebbe raggiunti anche lui.
“Perché
ho dato retta a quella ragazzina?!” si ammonì di
nuovo, ormai a
pochi metri dal pesante portone di legno della cappella centrale. Si
era opposto con tutte le sue forze al piano della ragazza, di cui
comunque non capiva le motivazioni, visto che comunque continuava a
lamentarsi del suo coinvolgimento. Era stata infatti lei a proporre
Elorin come esca e lui ci era cascato per colpa del bel visino
dell'Oracolo, insomma, nulla che il grande Generale Darn potesse
controllare.
“Spero
solo che Sua Altezza stia bene!”
L'uomo
arrivò di fronte al portone, ma i suoi piedi si fermarono
quando
dietro di sé avvertì una strana presenza, come se
qualcosa fosse
scattata alle sue spalle. Si girò bruscamente e non vide
nessuno, il
cortile era vuoto ma sul lato destro del portico ebbe l'impressione
di vedere qualcuno. Si stropicciò quindi gli occhi e
cercò di
mettere a fuoco: c'era effettivamente qualcuno nascosto nelle tenebre
che camminava a passo svelto verso di lui. Darn alzò la
spada e
intimò alla figura vestita di nero di identificarsi,
poiché se
fosse stato un monaco, avrebbe dovuto intimargli di tornare alle
proprie stanze e aspettare che il pericolo finisse.
La
persona non rispose, accelerò il passo e non si fece
problemi a
correre di fianco al Generale, rimasto a bocca aperta per la
spavalderia del suo interlocutore.
Questo
si avvicinò alla porta e poggiò una mano avvolta
in un guanto di
cuoio nero sulla porta di legno, che esaminò con tutta
calma. “Sai
se è aperta?” chiese tranquillamente il giovane
che si rivelò
essere un ragazzo. Darn fece una smorfia sorpresa e di nuovo gli
chiese di identificarsi.
“Se
fosse aperta, mi risparmierei un sacco di fatica... -mormorò
il
ragazzo, facendo spallucce- Allora?”
“Sei
un ladro o cosa? Non ti permetterò di entrare! Devo
proteggere Sua
Altezza!”
Il
giovane scosse la testa e spinse piano la porta, emettendo un verso
soddisfatto e leggermente divertito; da sotto al mantello nero, poi,
tirò fuori un'arma che Darn non fece fatica a riconoscere,
lasciandolo anche abbastanza interdetto.
“C'è
qualcosa che devo verificare qui...”
Angolo
di Zenya ^^
Salve
a tutti e rieccomi con il nuovo capitolo, nonostante sia passato
molto tempo dall'ultimo aggiornamento! Lo so e mi dispiace
infinitamente, ma ho avuto parecchio da fare con
l'università...
Nuovo personaggio dall'aspetto misterioso, che sicuramente (?) ha ribaltato un po' le carte in tavola, credo :P presto aggiornerò e detto questo alla prossima^^
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