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Autore: Zenya Shiroyume    02/02/2016    2 recensioni
Tutti abbiamo in mente l'immagine, o stereotipo, dell'Eroe, non è vero?
Di solito, si tratta di una persona coraggiosa, senza macchia e senza paura, abilissimo con la propria arma e capace di farsi in quattro, pur di salvare la propria Principessa e i propri cari.
Ma se una persona del genere non ci fosse, per sconfiggere il Male che incombe su Mistral?
Questa è la storia delle (dis)avventure del pomposo e codardo Principe Elorin e di Anthel, lo sfortunato apprendista stregone, impegnati in un'epica impresa di salvataggio assolutamente fuori dalla loro portata. Infatti si ritroveranno a sostituire l'Eroe delle Leggende, tra mostri, boss, armi da potenziare e alleati ben poco raccomandabili.
Spero di avervi incuriosito e buona lettura a tutti! ^^
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Genere: Comico, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dubbi

La stanza era completamente a soqquadro, sul pavimento erano malamente rovesciate panchine e giare ormai in frantumi, assieme ai cocci delle finestre che rilucevano alla luna. Il frastuono era quasi assordante, ogni tanto si udiva un verso disumano di dolore e una risatina compiaciuta, che più che udita sembrava essere solo nella testa di Elorin. Il giovane principe era infatti nascosto dietro ad una panca e si rigirava tra le dita la stoffa ormai polverosa della veste dell'Oracolo; in testa aveva solo l'immagine della sorella stretta tra le grinfie di quella strana creatura, mentre chiedeva a lui e ad Anthel di tornare a casa. Si chiese allora come facesse a non avere paura, fosse stato al suo posto se la sarebbe probabilmente fatta nei calzoni... Non che in quel momento non avesse l'urgenza di andare di corpo!
Che diamine faccio adesso?!” borbottò nascondendo il viso tra le ginocchia. Dietro di sé, riusciva bene a sentire cosa stesse succedendo e ciò lo riportò con la mente in quell'antro puzzolente, a combattere contro un orco. Fosse stato per lui e solo lui, la sua avventura sarebbe finita sul nascere perché, diciamocelo, Elorin non amava particolarmente questo genere di cose. Fatto stava che, mentre il giovane erede al trono del Maestrale rimuginava sulla sua sfortuna, la ladra che si era fatta coinvolgere negli strani giochetti del destino stava dando il meglio di sé, attaccando e istruendo quello che in molti avevano erroneamente additato come eroe.
Anthel aveva su di sé il peso del fallimento, gli occhioni verdi colmi di lacrimoni per aver perso molto pateticamente la sua principessa ed averla guardata con l'espressione di un totano sul viso. Se l'era vista scivolare via come fosse ricoperta di sapone e lui non era riuscito a fare nulla; la mano destra continuava a restare saldamente attaccata all'elsa della sua spada, che ancora non aveva provato il vero sapore della vittoria, mentre il resto del suo corpo rimaneva come pietrificato.
Idiota! Sono un idiota!, si era ammonito quando Sefia era sparita nella sua nuvoletta di fumo nero assieme al suo rapitore, che aveva lasciato dietro di sé un grosso mostro per occuparsi del secondo erede al trono e dei suoi amichetti. Teranis balzò accanto ad Anthel e gli diede un colpetto alla nuca, in modo che lo stregone abbandonasse pensieri non propriamente adatti ad un combattimento.

Ne hai per molto o ti degni di aiutarmi?”
L'apprendista si irrigidì e iniziò ad annuire velocemente, senza però sapere cosa combinare. La strana chimera ruggì ancora, questa volta più forte, tanto da far lanciare un urletto sgraziato al Principino sotto copertura. La ladra fece fatica a trattenere una risata, anch'essa abbastanza fuori luogo, e invitò la damigella in difficoltà a nascondersi. Con un cenno, ordinò ad Anthel di mettersi in guardia e prepararsi, anche con qualche incantesimo, alla battaglia. Pareva infatti che il giovane guerriero dai capelli azzurri si fosse dimenticato, nonostante il ripasso pomeridiano, di avere dalla sua un grande (circa) potere che avrebbe potuto risolvere velocemente la situazione; infatti, come durante le più difficili verifiche e interrogazioni, il cervello dell'apprendista sembrava essersi resettato, ricordando semplici nozioni come il camminare e respirare. Il mostro alzò allora la sua coda di scorpione e la sbatté accanto al giovane, che schivò l'attacco con un'agilità dovuta al suo istinto di conservazione.
Teranis approfittò quindi della coda appoggiata al terreno e riuscì a staccarla dal resto del mostro con un fendente, per poi tirare Anthel con sé e partire all'attacco.

Ottimo lavoro, Tera!” fece Elorin, uscendo allo scoperto. Azione fatale, diremmo, in quanto il mostro sembrò ignorare la ladra che tanto lo stava facendo sudare e indirizzò la sua attenzione verso il Principe, la cui gola si chiuse in un nodo di terrore. La chimera iniziò a inseguirlo e lui a fuggire come meglio poteva, finendo col girare in tondo come fosse un pesce in un barile. Teranis si sedette allora su una panca rimasta dritta, sotto lo sguardo stupito di Anthel.
C-Che fai?”
Aspetto che quell'idiota stanchi a dovere il mostro...” fece la ragazza ansimando.
Anthel inclinò la testa, confuso, e abbassò la spada che col suo peso iniziava a gravare sul suo povero braccino. “Non pensi dovremmo aiutarlo?”

Se vuoi farti avanti, non sarò io a fermarti! Per quanto mi riguarda, mi riposerò un po' fino all'arrivo di quell'armadio...”
Armadio?”
Anthel ebbe un sussulto all'ennesimo ruggito e si ricordò del buon Darn, che sperò arrivasse in tempo per salvare il Principe al posto suo. Ovviamente non gli avrebbe detto di aver perso Sefia, lo avrebbe costretto ad allenamenti molto più intensi simili a quelli di Teranis e l'idea sembrò spaventarlo a morte. Intanto Elorin correva per la sua vita, continuando a invocare l'aiuto del suo migliore amico, che ancora era in attesa sul da farsi, quando il pesante portone della sala dell'Oracolo si aprì lentamente.
Il tempo sembrò come fermarsi, persino la chimera arrestò il proprio passo e si fermò a fissare l'entrata, da cui si poté inizialmente intravedere la sagoma di un uomo incappucciato. Teranis si alzò e si mise in guardia, di fronte a quello che sembrava essere un altro guerriero. Quest'ultimo inclinò la testa di lato e si irrigidì appena, senza però mostrare ai presenti un leggero disagio. Lasciò perdere la figura della ragazza, la prima che aveva attirato la sua attenzione, e spostò lo sguardo verso l'altare in cerca di qualcosa, forse dello stesso Oracolo che in quel momento era lontano dal monastero. Il giovane si girò poi verso Anthel, senza dargli però troppo peso e afferrò la propria arma, costituita da un bastone abbastanza lungo alle cui estremità erano fuse due pesanti lame rosse.

H-Hai intenzione di aiutarci?” chiese lo stregone, gettando un'occhiata al Principe, tornato ad essere l'unico pensiero della belva dalla testa di toro. La sua voce era bassa, difficilmente il nuovo arrivato lo avrebbe sentito, ma l'apprendista non si sentiva affatto a suo agio: insomma, non riusciva a vedergli il volto, aveva in mano un'arma strana e possente e non aveva ancora detto una parola.
Lascialo stare, Anthel!- fece Tera, ormai stufa della situazione- Sbrighiamoci a finire quel mostro, voglio andare a letto!”
Il guerriero misterioso sembrò emettere una risatina e si diresse verso il mostro, per poi essere raggiunto da Darn, anche lui finalmente unitosi alla battaglia. Avrebbe voluto fare una bella lavata di capo alla ladra, ma appena si rese conto della situazione non poté fare a meno di sguainare la spada e unirsi al combattimento.

CE NE AVETE MESSO DI TEMPO!” fece Elorin, ormai con le lacrime agli occhi.
Sii felice che almeno ti stiamo aiutando!”
La labbra della ladra si incresparono in un sorrisetto beffardo e si avventò sul mostro, assieme ai due guerrieri che l'avevano raggiunta. Dentro di sé, la ragazza emise un sospiro di sollievo e diede un'occhiata al grosso omone che sembrava tanto non averla in simpatia, poi al combattente incappucciato, a cui probabilmente avrebbe fatto parecchie domande del tipo Cosa vuoi?, e Perché sei qui ad aiutarci?.
Con i due uomini al suo fianco, la ladra ci mise meno di dieci minuti ad abbattere la bestia, che cadde a terra con un tonfo spaventoso, come se il pavimento dovesse cedere sotto al suo peso. Teranis sorrise e rinfoderò le sue lame, poi si rivolse direttamente al nuovo arrivato, per la prima volta evitando di lanciare qualche frecciatina a Elorin. Fu una sensazione strana, ma nessuno ci fece veramente caso, anche perché il nuovo arrivato pareva aver catturato la loro attenzione.
L'uomo si era subito chinato verso la carcassa del mostro, cercando qualcosa con le mani tremanti. Anthel lo fissava stralunato e pensò che magari stesse tremando per il fatto di infilare le mani dentro quella bestia, ma quando il guerriero si alzò e si girò verso, tutti parvero immobilizzarsi per qualche istante. Elorin tossicchiò tutta la polvere che aveva ingerito durante il combattimento e si schiarì la voce, per poi dirigersi senza timore verso colui che li aveva salvati.

Dove diavolo pensi di andare?!” borbottò allora la ladra, facendo irrigidire il secondo erede al trono con un piede ancora per aria. Il giovane indietreggiò sotto la minaccia velata della ragazza ed emise un mormorio sommesso nella sua direzione, senza notare che il misterioso spadaccino aveva mosso alcuni passi verso di lui. Darn fu il primo a sguainare di nuovo la spada e a mettersi di fronte a Sua Altezza, ancora abbastanza frastornato da tutta la situazione.
Questo non è l'Oracolo?” chiese l'incappucciato con voce monotona. Da suo tono non si capiva e si trattasse di un nemico o altro, ma qualcosa di strano lo aveva di sicuro. Anthel ebbe questa sensazione, sulla pelle appesantita dalla cotta di maglia sentiva come una strana scossa elettrica che gli aveva messo in testa idee paranoiche. Lo stregone decise allora di studiare le reazioni di quelli che ormai doveva considerare i suoi compagni di viaggio e posò gli occhi smeraldini su Teranis.
La ladra sembrava incuriosita, ma sul viso aveva un'espressione indecifrabile che oscillava dal minaccioso al diffidente. Da una parte parve forse ammirata nell'avere a che fare con un altro guerriero capace, dall'altra sembrava essere infastidita dal fatto di essersi fatta sfuggire la propria preda, eppure non era possibile prevedere quale sarebbe stata la sua reazione. Era vero, aveva sgridato Elorin per essersi avvicinato, ma non sembrava sul punto di ingaggiare uno scontro diretto con il nuovo arrivato.
Invece, dal canto suo, il Principe fissava l'uomo che lo aveva scambiato per l'Oracolo e sembrò sentirsi offeso: quel guerriero aveva mostrato una certa ignoranza nel non riconoscere l'erede di Mistral e questo aveva creato nel giovane un certo rancore. Ormai Elorin non faceva altro che provare fastidio e irritazione verso tutti coloro che aveva incontrato, l'unico a portargli un po' di rispetto era Darn, ma ovviamente non se ne faceva molto. In quel momento aveva bisogno che il Generale lo riportasse a casa, nient'altro di più.

N-No...” balbettò Anthel, che finalmente si decise a dare la risposta allo spadaccino. Questo fece allora un cenno col capo e ringraziò, per poi dirigersi verso l'armadietto contenente il tesoro della famiglia Reale.
Che fai?! Non avvicinarti a quel tesoro!” urlò il Principe, mentre Darn aveva compreso di dover fermare il misterioso giovanotto.
Già, io devo prenderlo!”
Teranis e Elorin si scambiarono un'occhiata truce e di nuovo ripartì la solita solfa, segno evidente e incontestabile del loro odio reciproco. Ovviamente parte del Principe sapeva di dover proteggere l'eredità degli antichi sovrani e ovviamente la ladra sapeva quello che doveva fare, dopotutto quella poteva essere la migliore ricompensa per i suoi servigi.
Anthel cercò di fermare l'uomo, volendo dalla sua parte l'aiuto del generale, ma quest'ultimo stava dando man forte al suo giovane Principe.

Se non vi dispiace, io avrei bisogno di questo oggetto!” fece aprendo l'armadietto e tirandone fuori una specie di sfera azzurra. L'uomo se la rigirò tra le dita, mentre un tenue alone azzurro gli illuminò il viso nascosto. L'apprendista sussultò e sentì un nodo alla gola: il guerriero aveva sempre parlato con calma e pacatezza, non sembrava affatto cattivo, ma sul suo viso lo stregone notò una lunga cicatrice che gli correva sulla guancia sinistra. All'improvviso il giovane non sembrò più tanto affidabile, la sua espressione era indecifrabile e i suoi occhi misteriosi e illuminati dal bagliore azzurro.
Si infilò velocemente la sfera sotto al mantello e accennò un inchino, molto più diretto alla ragazza presente che a Sua Altezza, per poi usufruire della stessa porta da cui era entrato per sparire nella notte. Difficilmente qualcuno del gruppetto si rese conto di quello che era appena accaduto, tre su quattro erano più intenti a litigare tra loro che occuparsi direttamente della faccenda, mentre Anthel rimaneva a fissare il lungo corridoio nero in cui l'uomo era sparito.

*****

Anthel se ne stava seduto a tavola, assonnato e dolorante, mentre si portava alla bocca un pezzo di pane e burro. Infatti, dopo il viaggio del giorno precedente e l'incontro con il Signore Oscuro era finalmente riuscito a mettere qualcosa sotto ai denti, ma non si sentiva affatto affamato, stanco forse, ma sentiva proprio lo stomaco chiuso. Tutto quello che avrebbe dovuto fare al monastero non si era più fatto, avrebbe dovuto parlare con qualcuno e vedere dei libri, ma tutti i suoi piani erano stati mandati in fumo dalla poca discrezione dell'amico, che tra l'altro non era nemmeno lì con lui. Elorin era probabilmente ancora steso nel suo letto, a lamentarsi e a implorare che qualcuno gli togliesse quel dolore alle gambe, poco abituate alla corsa. Sicuramente, pensò Anthel, con lui c'era il suo fidato Generale, ormai più apprezzato del povero stregone che prima di tutti aveva visto la propria vita andare a rotoli.
Buongiorno...” mormorò Teranis sedendosi accanto allo stregone.
Anthel sussultò e ricambiò il saluto, con la testa ancora pesante e ovattata, risultato di una nottata passata in bianco. Il giovane sospirò e si chiese cosa avrebbe fatto da quel momento in poi, sapeva di voler solo tornare a casa e finirla con quella storia delle steli, dell'eroe e della principessa: quelle cose non facevano per niente per lui, avevano bisogno di essere compiute da persone sicuramente più forti e agili, non dal povero e gracilino Anthel.

Il Maestro aveva detto che questo viaggio mi avrebbe fatto scoprire di più su me stesso...” fece al pezzo di pane che teneva tra le dita.
Eh?”
N-Niente... Sai, io non avevo per niente intenzione di compiere questo viaggio... Ho bisogno di parlare con te, ma temo di risultare lagnoso...”
Sei sempre una grossa lagna!” interruppe la ladra con un enorme sorriso spocchioso. Anthel deglutì il pezzo di pane, che ormai aveva perso il suo sapore dolce e burroso. Che risposta poteva aspettarsi da lei? Di certo niente di rincuorante o consolatorio, ma pensò che ormai tanto valeva farsi avanti e parlarle di quel viaggio, in cui anche lei era stata coinvolta.
C-Comunque... Io non volevo che tutto ciò succedesse. Se non fossi stato preoccupato per la principessa, che magari sarebbe potuta essere solo in bagno, tutto questo non mi sarebbe mai successo...”
E quindi?”
Il tono di Teranis era piatto e leggermente scocciato, mentre si portava alle labbra una tazza di tè fumante. Solo allora Anthel notò che la ladra indossava abiti ben diversi da quelli che era abituato a vedere: la vide per la prima volta con un abitino bianco con le spalline, niente guanti di pelle o giacche pesanti. Lo stregone arrossì e tornò a concentrarsi sulla sua colazione, mentre il pensiero che la ragazza fosse più carina di quanto credeva iniziava a distrarlo dal suo discorso.

N-Niente... Ma qualcuno deve salvare la principessa! Non potresti farlo tu al posto mio?” fece tutto d'un fiato, utilizzando l'unico sprazzo di coraggio che era riuscito a raccogliere. Tera lo guardò di sbieco, con la bocca spalancata e la sorpresa che la faceva da padrone sul suo viso. Scoppiò a ridere fragorosamente, rovesciando parte del tè sul suo piatto, mentre una lacrima le spuntava dall'occhio destro. La ragazza non riusciva a formulare mezza frase, avrebbe voluto rispondere ma non riusciva a smettere di sghignazzare.
C-Che hai da ridere?”
Credi davvero che possa fare questa cosa per te? Scordatelo!”
M-Ma tu sei più forte... Più abile... Più coraggiosa di me...”
Smettila di adularmi e finisci di mangiare, così potrò raccontare al tuo principino questa battuta! Fidati, dovresti fare il giullare!”
Anthel abbassò lo sguardo e tirò su col naso, trattenendo i lacrimoni che avevo iniziato a riempirgli gli occhioni smeraldini, da una parte, forse grande, causa dei suoi problemi come eroe. Doveva trovare un modo per abbandonare quella faccenda, non poteva continuare a essere un sacco da pugilato per mostri e alleati, l'unica cosa che voleva era tornare a casa. Ma mentre la sua mente cercava invano di trovare una soluzione ai suoi problemi, un'esile e candida manina si posò sulla sua spalla facendolo sussultare. L'Oracolo sorrise, poi con la mano lo guidò fuori dalla grande sala da pranzo.

La sacerdotessa sedeva su una sedia di legno al centro della stanza, mentre i tre ragazzi e il generale stavano in piedi di fronte a lei, aspettando che questa parlasse e dicesse qualcosa. Anthel stringeva tra le dita il suo quadernino, rigonfio al centro a causa della matita usata come segnalibro. Finalmente, aveva pensato. Ora posso dare un senso a questa storia.
Lo stregone lo credeva davvero, ma non aveva incontrato nessuno che dovesse dirgli o raccontargli della Leggenda, eppure era fermamente convinto che qualcosa avrebbe scoperto. Dell'utilità di quest'ultima non era certo, ma era pur sempre qualcosa.

Sono contenta che siate tutti sopravvissuti alla notte!” disse l'Oracolo con dolcezza, mentre sul viso di Elorin si allargava un sorrisetto dei suoi, di quelli che parevano dire: 'Ci mancherebbe altro! Queste cose non sono ammesse per un Principe!'
La ragazza inclinò leggermente la testa di lato, poi ringraziò la compagnia per averla protetta dal mostro e dal Signore Oscuro, le cui azioni erano state imprevedibile e avventate, per non dire inutili.

Purtroppo, l'oggetto che dovevo consegnarvi ci è stato sottratto...”
La sacerdotessa si rabbuiò e si alzò per andare verso l'altare, sistemato alla bene e meglio quella stessa mattina dai monaci del monastero; intanto, le panchine rimanevano ancora buttate a terra, in attesa che qualche uomo di chiesa più corpulento le rimettesse in piedi.

Dovrò semplicemente mandare i miei soldati alla ricerca di quel ladro, così riavremo indietro il tesoro reale!” fu la risposta secca e concisa dell'erede di Mistral. Lui era il più scocciato di tutti, perché aver perso non solo la corona, ancora in mano a Teranis e tenuta chissà dove, ma anche uno dei tesori della famiglia reale non faceva una bella impressione sul suo curriculum da futuro sovrano, sempre nel caso non fosse riuscito a salvare la sorella.
Non credo sarà necessario, mentre ero al riparo ho avuto un'altra visione... Ritroverete il tesoro, perché il grande potere che alberga nei discendenti della famiglia reale vi permetterà di recuperarlo...”
Che genere di potere? -chiese Teranis- Dici che questo idiota potrebbe essere uno stregone migliore di Anthel? Non farmi ridere!”
La giovane sorrise: “Non si tratta di stregoneria, si tratta di qualcosa che è insito nella persona, niente che si possa apprendere tramite lo studio... Non so nemmeno io cos'è, ma so che il risveglio di questa Luce è strettamente legata alla missione data dal Gran Mago...”
Anthel emise un verso di stupore e incredulità, sembrava che quella donna stesse dicendo solo sciocchezze, niente che potesse rasentare la verità o altro. Il giovane apprendista chiuse gli occhi e si mise a pensare, cercando di ricordare qualcosa che il Maestro avrebbe potuto dirgli riguardo a poteri e leggende, ma tutto pareva così irreale che non voleva credere fosse vero.

Ma allora sai chi potrebbe essere l'Eroe di cui si parla nelle leggende!”
In verità non lo so, ma l'unica cosa che posso dirti, oh giovane guerriero, è di andare avanti, lasciandoti alle spalle le ombre che ti spaventano. Oh, Valoroso! Sguaina la tua spada e proteggi chi ti è caro, poiché questo ti condurrà sulla strada giusta!”
Teranis scosse la testa e sbuffò, annoiata e totalmente disinteressata. Lei aveva scelto di non credere in quelle parole, perciò fu la prima ad abbandonare la sala, lasciandosi dietro di sé i tre ragazzi ancora intenti ad ascoltare le parole della giovane sacerdotessa.
Anthel la fissò allora mentre se ne andava ed ebbe l'impulso di seguirla, perché per un istante temette che se ne fosse andata veramente. Se davvero devo continuare questo viaggio, ce la farei senza l'aiuto di Teranis?, fu il pensiero che attraversò la sua mente, quando poi sentì la mano dell'Oracolo sfiorarlo sulla nuca.

Rimarrà, ma voglio che tu mi prometta una cosa: non lasciare mai l'erede di Mistral. Per nessun motivo al mondo!”

*****

Il cielo era ricoperto di nubi e la luce del sole terribilmente fastidiosa, mentre filtrava attraverso leggere e spumose nuvole argentate. Era una giornata d'estate piuttosto anormale, come anormale era il vento freddo che soffiava dalle montagne. La compagnia aveva da poco lasciato il monastero, con le criptiche parole della sacerdotessa nella testa. Anthel continuava a marciare davanti a tutti, con il naso incollato sulla mappa del Regno, ancora stordito da quello che era successo. Ancora, di quello che era venuto a cercare, nemmeno l'ombra, solo parole che andavano a sommarsi a quelle pronunciate dal suo Maestro e dal Vecchio Saggio del clan di Teranis.
Che diamine sto combinando?” mormorò a se stesso, chiedendosi come si sarebbe conclusa questa storia. Nelle favole che leggeva da piccolo, l'Eroe delle leggende scopriva della scomparsa della Principessa, si metteva in viaggio e la salvava. Fine! Eppure lui, colui che avrebbe dovuto rivestire quel ruolo, non stava effettivamente seguendo lo schema tipico degli eroi. Non si sarebbe dovuto far coinvolgere da Elorin, andare a caccia di un orco e andare alla ricerca di vecchi versi. Niente di questo c'entrava con il salvare Sefia!
Anthel si voltò allora verso Elorin, a cavalluccio del povero Darn, con la scusa che i suoi piedi iniziavano a fare troppo male per continuare a camminare. Il Principe guardava lontano, ignorando le richieste di sosta del suo Generale, mentre sul suo delicato faccino c'era solo l'apatia più totale. Che stesse pensando alla sorella, Anthel non ne era certo, ormai voleva solo che le loro vite tornassero ad essere quelle di prima, dove lui cercava di seguire le orme del suo Maestro e Elorin cercava di diventare un buon sovrano.

Dove stiamo andando, Anthel?” chiese stiracchiandosi e rischiando di cadere all'indietro sul suo destriero di fortuna.
N-Non ne sono sicuro...”
Teranis si avvicinò pericolosamente e strattonò lo stregone per il codino, costringendolo a guardarla negli occhi. La ladra aveva lo sguardo minaccioso e ardente, e come al solito, per Anthel, terrificante.

In che senso, non ne sei sicuro?!” sbottò senza mezzi termini, molto più irritata di quanto i due ragazzi fossero abituati a vedere. Era uscita per prima dalla stanza dell'Oracolo, sbattendo la porta alle sue spalle. Nessuno aveva capito cosa le fosse preso e probabilmente nessuno era interessato a giocarsi la pelle per scoprirlo, ma qualcosa doveva averla turbata non poco. Lo stregone si chiese allora se non fosse stato per la sua richiesta un po' troppo invadente, oppure per ciò che aveva detto l'Oracolo su Elorin, eppure Tera non sembrava il tipo da farsi rovinare la giornata per una questione simile. La ragazza lo fulminò quindi con lo sguardo, poi lo lasciò andare, rimettendosi in cammino verso una qualche misteriosa meta.
Che le prende?” chiese Darn, mentre cercava di tenere su Anthel e Elorin, come fosse una specie di giocoliere. L'apprendista scosse con forza la testa e sospirò, mettendosi d'impegno per non deludere le sempre più numerose aspettative che si era ritrovato sulle spalle.

Intanto, lontano dalla distesa percorsa dalla strana compagnia, Sefia era seduta a capo di una lunghissima tavolata imbandita con cibo e frutta fresca, che discordavano con l'arredamento tetro e deprimente del castello del suo rapitore.
Questo camminava avanti e indietro con calma, con le zampe giunte dietro la schiena, gettando ogni tanto un'occhiata alla sua bella Principessa. Il suo corpo nero era rigido e evidentemente a disagio, a causa di una domanda abbastanza scomoda posta dalla sua futura regina.

Perché abbiamo fatto visita a quel monastero?”
C-C'era una cosa che mi interessava avere... E poi non sono affari tuoi!”
Invece dovrebbero! -rispose lei pacata- Hai detto che hai bisogno di me per attuare il tuo piano per conquistare Mistral...”
La ragazza accennò un sorriso e abbassò il capo, afferrando una ciocca di capelli che le scendeva dalla spalla. Quel colore argentato, come quello delle stelle, le piaceva veramente molto e doveva solo ringraziare Anthel, che durante uno dei suoi disastri non aveva fatto poi così tanti danni. Le venne presto in mente il volto dell'amico e la sua espressione quando non era riuscito a salvarla; lo avrebbe voluto stringere forte tra le braccia, magari dirgli qualche parola di conforto, ma sentiva di non poterlo fare.
Lui era sempre stato restio a toccarla o avvicinarsi troppo, era fin troppo timido e sicuramente la sua autostima non gli permetteva di prendere particolari confidenze con la futura regina del Maestrale, eppure lei era convinta che il giovane provasse qualcosa. Le tornò alla mente il giorno in cui lui era arrivato al castello, mano nella mano con Gran Mago di corte.
L'uomo sorrideva dolcemente, mentre la principessa e il principe arrivavano trafelati da una lunga sessione di acchiapparello, di cui Elorin era ormai stufo. Avevano giocato a lungo, a cinque anni poteva tranquillamente permetterselo, visto che a governare sul Regno c'era il suo valoroso e potente padre. Il nuovo arrivato aveva da subito attirato la sua attenzione e sapeva che avrebbe voluto giocare insieme a lui, anche perché Elorin non era il tipo da passare tutto il tempo con lei.
Sefia aveva fin troppe energie per sfogarle solo con il fratellino minore e l'arrivo di un altro bambino le aveva illuminato la giornata, che da bella si era trasformata in fantastica.

Come ti chiami?” gli aveva chiesto a ripetizione, saltando a destra e sinistra mentre questo si nascondeva dietro e sotto la tunica dello stregone. Sefia lo aveva capito subito, quegli occhioni smeraldini era terrorizzati da lei, che con il suo temperamento troppo manesco lo aveva intimidito.Aveva voluto subito fare amicizia, ma Elorin continuava a ripeterle che avrebbero dovuto lasciarlo in pace, anche perché il bimbo che all'epoca aveva corti capelli neri non gli piaceva affatto.
La principessa accennò un sorriso e l'immagine dei due che da piccoli facevano fatica a sopportarsi veniva sostituita da quella di due ragazzi quasi inseparabili.

Smettila di prendermi in giro! Posso farti molto male se voglio!”
La voce del suo rapitore la fece sobbalzare, perciò si voltò verso di lui e lo notò mettersi a sedere sul fondo della sala, su un trono dalle linee deprimenti e scure come quelle di tutta la stanza.

Non mi hai ancora risposto!”
N-Non mi provocare! -borbottò a denti stretti, per poi muoversi come un fulmine accanto alla principessa- Se ci tieni tanto, te lo mostrerò!”
Per la prima volta, Sefia provò veramente paura nei confronti di quell'essere, non le aveva mai parlato con tanta cattiveria e non sembrava essere impacciato come lo aveva sempre visto; forse il Signore Oscuro stava davvero meditando di conquistare il suo amato Regno e forse era ormai pronto a mettere in atto il suo piano. La ragazza lo guardò di sottecchi e si morse il labbro, tanto forte da farlo diventare bianco. Ora era certa che non si sarebbe fatta toccare, fu quello il momento in cui giurò di trovare un modo per fuggire perché il suo istinto premeva forte nelle sue tempie, dicendole di scappare il più lontano possibile.
Annuì e si mise in piedi, pronta a seguire il mostro.

Il lungo corridoio sembrava non finire, le pareti di pietra scura erano illuminate da fiaccole appese al muro ogni cinque passi, mentre la cera delle candele colava su quelli che sembravano crani umani. Il rapitore camminava a passo svelto, con Sefia a poca distanza. Il crepitare del fuoco era lugubre, le ragnatele rilucevano di condensa e muffa alla luce tremolante, mentre i passi delle due anime che attraversavano il corridoio erano gli unici rumori distinti che si potevano udire. Oltre la pietra, la principessa si chiese cosa potesse esserci, aveva come l'impressione che qualcosa si muovesse oltre, dando a quell'ala del castello un aspetto ancora più cadaverico.
Dove stiamo andando?” chiese Sefia.
La voce della ragazza era un sussurro che si mescolava con gli strani mormorii che credeva di sentire, mentre l'essere di fronte a lei continuava a mantenere il silenzio. Ripeté ancora la domanda, poi si limitò ad aspettare, chiedendosi il perché della sua presenza lì.
Un castello sulle Montagne della Morte, un misterioso Signore avvolto nell'oscurità e poi c'era lei, che in quel luogo pareva un fiorellino. Che diamine ci faccio qui?, si chiese per la centesima volta. A che potrei servirgli?

Eccoci!”
Sefia venne risvegliata dai suoi pensieri e si accorse di aver raggiunto la fine del corridoio, ritrovandosi con il naso a sbattere contro la schiena del suo rapitore. Fino ad allora, non si era mai accorta di quanto quel mostro fosse alto e slanciato: avrebbe detto senza dubbi che arrivasse a sfiorare i due metri e mezzo, se non di più. Si sporse quindi alla sua destra e si ritrovò dinnanzi ad un enorme portone di legno nero, intarsiato con scheletri e demoni. La giovane sussultò e quando avvicinò il viso alla porta, notò i piccoli demoni muoversi e contorcersi sul legno.
Un brivido l'attraversò da capo a piedi e sentì i lunghi capelli rizzarsi fino alle punte. Il suo rapitore ridacchiò e le poggiò le zampe sulle spalle, facendola sussultare. Il primo nome che le venne in mente fu solo uno, Anthel.
La porta si aprì lentamente sotto i lamenti dei piccoli essere che la ricoprivano, poi una luce iniziò a filtrare dall'apertura. Una luce strana, scura, carica di tensione e malvagità quasi palpabile. Sefia aveva comunque pensato che il suo rapitore fosse pericoloso, ma quella fu la prima volta che la principessa si sentì veramente in pericolo.

Entra!”
Lei obbedì e si ritrovò in una grandissima stanza rettangolare, con ai lati cristalli e stalattiti rossi, che pulsavano come avessero un cuore. L'aria era pesante e chiusa, umida e dal forte sentore di muffa, impadronitasi della stanza dopo anni, o forse secoli, di chiuso. La ragazza cercò di trattenere il respiro, ma i suoi polmoni non riuscirono a trattenere l'aria quando si accorse di quello che aveva davanti.
Rinchiuso in enormi catene, imprigionato nella pietra, c'era una bestia enorme dalla testa deforme, niente che assomigliasse a qualcosa che la principessa avesse mai visto, niente che potesse mai immaginare. Le zampe parevano simili a quelle del Signore Oscuro, le braccia erano lunghe e muscolose come il resto del corpo, appoggiato a un paio di gambe inginocchiate in cui erano infilzate lance e frecce anch'esse di pietra che pareva millenaria. Le grandi fauci, semi aperte, mostravano due file di denti affilati come rasoi.
Sefia emise un verso strozzato, dettato dalla paura che in quel momento la scuoteva dalla testa a piedi, sostenuta da strane mani che in quel momento le parevano sicure e protettive. Che cos'è?, si chiese nella testa, mentre il demone che svettava dietro di lei le stringeva le spalle con forza.

Ecco il motivo per cui sei qui!”
Le sue mani abbandonarono la pelle della ragazza e di nuovo apparve quello strano liquido azzurrognolo, in cui apparve la figura di un giovane ragazzo avvolto in un mantello nero, strappandola, con tutto il sollievo che aveva in corpo, dall'immagine della belva pietrificata che aveva di fronte.

Questo ragazzo ha un oggetto necessario alla liberazione della mia cara bestia, ma non mi basta! Per risvegliare il mio amichetto, -disse cambiando l'immagine su quella di un ragazzino di sua conoscenza- ho bisogno della Luce che alberga negli eredi del Maestrale!”


Angolo di Zenya ^^
Allora, rieccomi ad aggiornare dopo una sacco di tempo... Maledetti esami! Beh, la storia sta andando avanti, con mia grande felicità, così come i toni che questa sta prendendo! Suvvia, non sarà comica sempre e per sempre xD
Qui ho infatti deciso di trovare uno spunto di riflessione sulla faccenda dell'eroe, dopotutto la strada intrapresa dai miei cari non era quella che si aspettavano. Nonostante il capitolo non sia dei migliori che ho scritto finora, spero che vi sia piaciuto! Certo, un po' sottotono, ma sempre indirizzato alla salvezza della Principessa ^^
Detto questo, alla prossima! :3

   
 
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