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Autore: MissKiddo    06/12/2015    1 recensioni
Jessica Ludlow ha vent'anni e sta per affrontare l'avventura più grande della sua vita. I suoi genitori le hanno offerto un viaggio e lei ha deciso di partire per l'Alaska insieme alla sua migliore amica.
Quando arriverà al piccolo paesino rimarrà affascinata da quel luogo così suggestivo ma quando si perderà nel bosco in mezzo ad una bufera di neve si renderà conto che la sua scelta si è rivelata fin troppo estrema. In suo aiuto arriverà Vincent Sullivan, un ragazzo cresciuto nel bosco insieme a tutta la sua famiglia.
Tratto dalla storia: "Si incamminò nella direzione che pensava fosse giusta ma dopo cinque minuti ancora vagava per il bosco senza sapere dove fosse. Fermandosi vicino ad un albero il panico iniziò a prendere il sopravvento. Non aveva camminato così tanto per raggiungere lo scoiattolo. Il suo istinto di sopravvivenza iniziò a mandarle un messaggio molto chiaro. “Mi sono persa, mi sono persa, mi sono persa”. Iniziò ad urlare il nome di Fran senza sentire alcuna risposta."
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 2

La famiglia Sullivan

 

La tempesta di neve continuava ad imperversare. Gilbert disse che era da almeno cinque anni che non si vedeva una bufera del genere.
Quando lui e Fran tornarono dalle terme Jessica non c'era più. La cercarono per almeno un'ora senza ottenere risultato. Quando il buio stava per diventare totale Gilbert dovette quasi trascinare via Fran.
Una volta tornarti all'albergo Gilbert chiamò lo sceriffo cercando di tranquillizzare la ragazza. L'uomo non si fece attendere e adesso stava ascoltando Fran che piangeva mentre gli spiegava la scomparsa della sua migliore amica. «Perché non la state cercando?» disse in preda all'agitazione. «Con questa tempesta sarebbe impossibile. Domani mattina inizieremo le ricerche» rispose lo sceriffo impotente. «Domani mattina la troverete morta! Non vedete che razza di tempo c'è la fuori?» iniziò ad urlare. «Calmati. Magari si è trovata un posto sicuro»
Dina e Gilbert si guardarono negli occhi e poi fissarono lo sceriffo. Un posto sicuro? Con quel tempo la ragazza sarebbe sicuramente morta assiderata.

 

Jessica camminò per almeno due ore ma, ai suoi occhi, tutto era uguale. Ogni albero la confondeva ancora di più. Aveva capito sin da subito che si era persa ma adesso che era buio e che il vento le tagliava le guance capì che se non avesse fatto qualcosa sarebbe sicuramente morta. Ma cosa avrebbe dovuto fare? Non era di certo un'esperta di sopravvivenza.
Cercò di ascoltare i rumori che la circondavano, sicuramente Fran e Gilbert la stavano cercando insieme ad una squadra qualificata per quel tipo di cose, o almeno così sperava. Ma non udì nient'altro che il vento, solo ed esclusivamente il rumore del vento. Non le restava che continuare a camminare, sicuramente avrebbe trovato una casa oppure qualche cacciatore. «Certo, cacciatori in mezzo ad una bufera di neve» disse Jessica rabbrividendo ancora di più.
Dopo un'altra mezz'ora di cammino iniziò a piangere. Le punte delle dita le stavano diventando insensibili e non si sentiva più il viso, era come un enorme pezzo di ghiaccio. Scorse una roccia abbastanza grande da ripararla dal vento e vi si accasciò. Pensò che sarebbe sicuramente morta, l'avrebbero trovata il mattino seguente totalmente congelata. Mentre pensava a tutto quello che le poteva accadere sentì un ramo spezzarsi. Si alzò velocemente in piedi e andò incontro a quel rumore, sicuramente qualcuno stava venendo a salvarla. «Ehi, sono qui! Sono qui!» urlò con quanto fiato aveva in gola.
Arrestò di colpo la sua corsa, dal fondo del bosco uscì un enorme orso. La osservò con i suoi occhi tondi e totalmente neri. Jessica era impietrita dal terrore, non sarebbe morta dal freddo, a lei sarebbe toccato l'orso. Quel pensiero la fece urlare, urlò fino a farsi male alla gola.

 

Vincent sentì di nuovo quelle urla, adesso era sicuro che fosse una voce femminile. Corse il più forte possibile cercando di seguire quell'urlo straziante. Dopo pochi metri sentì un altro rumore che gli fece venire i brividi, nelle vicinanze vi era anche un orso.
Quando finalmente raggiunse il punto da cui provenivano le urla osservò l'enorme orso che si era alzato sulle zampe. Ma non fu quello a meravigliarlo, c'era una ragazza in mezzo al nulla. Non era molto alta ma ben proporzionata. Aveva dei lineamenti delicati ma adesso erano contratti dal terrore. I capelli lunghi e castani erano ricoperti di neve. La ragazza urlò di nuovo e il suono riportò alla realtà Vincent.

 

«Qualcuno mi aiuti» supplicò Jessica. Stava indietreggiando molto lentamente, l'orso la stava ancora fissando. Quando ormai stava per perdere le speranze vide un'ombra muoversi verso di lei. Era una persona? Non riusciva a capirlo, la vista le si stava annebbiando. Sentì che stava per svenire ma si oppose con tutte le sue forze, cercò di concentrarsi su quell'ombra che si stava avvicinando. «Aiutami...» fu l'ultima cosa che riuscì a dire Jessica, subito dopo svenne.
Vincent la prese tra le braccia, vide che le labbra della ragazza erano viola e che era davvero bellissima. L'orso stava continuava a fissarli. Vincent si alzò adagiando lentamente la ragazza e si avvicinò all'orso. «Va via!» urlò. L'animale ruggì e poi si avventò su di lui.
Vincent cadde a terre e batté la testa su una roccia dopo di che l'orso lo graffiò sul braccio lacerando la giacca. «VIAAAA!» urlò di nuovo lui colpendo l'orso sul muso con una pietra.
L'orso non sentì minimamente il dolore, scrollò la grande testa e ripartì all'attaccò, ma proprio quando stava per raggiungere Vincent, uno sparo lacerò l'aria.
Vincent si voltò per vedere l'origine del rumore e vide Adam con un fucile in mano, ovviamente aveva sparato in aria. Il grande grizzly scappò nel bosco spaventato.
Adam raggiunse il fratello. «Avevi deciso di farti ammazzare?» aveva il fiatone sia per lo spavento che per la corsa che aveva fatto. «È solo una graffio» minimizzò Vincent. «Avanti, portiamo a casa quella ragazza, spero per lei che non sia troppo tardi. Cosa le è saltato in mente?»
«Credo sia una turista, forse si è persa» rispose Vincent prendendola in braccio.

 

Quando tornarono alla fattoria Vincent sdraiò Jessica sul suo letto. La famiglia si era radunata intorno al letto per verificare le condizioni di salute della ragazza. Adesso le labbra erano tornate quasi ad un colore normale, una buona dormita al caldo l'avrebbe rimessa apposto. «Si riprenderà» disse Betty coprendo Jessica con un'altra coperta. «Siamo arrivati appena in tempo, quell'orso l'avrebbe uccisa» dopo aver parlato Vincent fece una smorfia, fino a quel momento si era dimenticato dei graffi profondi che aveva sul braccio. «Ma sei ferito!» esclamò Cristel. «Andrà disinfettato e medicato»
«Vieni con me, ci penso io»
In bagno Cristel prese dell'acqua ossigenata e bagnò la ferita, Vincent imprecò per il dolore. Dopo aver ripulito tutto, coprì il taglio con una benda. «Meglio?» chiese infine. «Molto meglio. Grazie Cristel» la sorella lo guardò con un sopracciglio inarcando. «Ti sei fatto quasi ammazzare da un orso per quella ragazza, è così romantico!» Vincent sorrise. «Non c'è niente di romantico nel farti ammazzare. Forza, adesso va a riposarti»
Dopo un'ora di trambusto finalmente tutti tornarono nei loro letti. Fuori la tempesta continuava a far ululare gli alberi.
Vincent era seduto in camera sua, non poteva usare il letto perchè la nuova ragazza vi stava dormendo. La osservò per molte ore. Osservò la linea del naso quasi perfetto, le labbra carnose e la pelle candida quasi quanto la neve.
Non aveva molta esperienza con le donne, a dire la verità nella sua vita aveva avuto una sola storia, sempre se si poteva definire così. Scosse la testa e decise che era arrivato il momento di dormire, sperò che la sua insonnia lo lasciasse in pace per qualche ora. Appena si sistemò sulla poltrona si addormentò quasi subito.

 

Jessica stava volando, sentiva freddo e aveva paura. C'era qualcosa dietro di lei che la stava inseguendo. Cos'era? Non ricordava più niente. Si voltò per un secondo e vide il grande orso che la stava per raggiungere. Proprio mentre l'animale le stava per balzare addosso aprì gli occhi. Si guardò intorno, era confusa.
Si trovava in una camera da letto ma non era quella dell'albergo. Sbatté gli occhi più volte come se potesse far cambiare le cose. Dopo poco cercò di sedersi e lo vide. Nonostante fosse seduto notò che era molto alto, almeno un metro e novanta. Lo sguardo di Jessica si posò sulle braccia muscolose e possenti. I capelli lunghi e castani gli pendevano sul viso e gli occhi color del ghiaccio la stavano fissando. «Buongiorno» disse l'uomo seduto sulla poltrona. La sua voce era calda e profonda. Jessica sobbalzò e iniziò ad urlare.
Vincent scattò in avanti e le mise una mano sulla bocca. «Shhh, così sveglierai tutti!» parlò sottovoce. «Tutti?» chiese Jessica dopo che lui tolse la mano lentamente. «Si, la mia famiglia»
«Ti prego, non mi stuprare!» rispose lei piagnucolando. Vincent si allontanò subito da lei e sorrise. «Non ho nessuna intenzione di farti del male. Ti ho salvato dall'orso, ricordi?» Jessica rimase in silenzio. Ricordò tutto all'improvviso; il bosco, il freddo e l'orso enorme. Ricordò anche l'ombra che aveva visto poco prima di svenire. «Santo cielo! Adesso ricordo. Ma come hai fatto? Quell'orso avrebbe potuto ucciderci entrambi»
«L'avrebbe fatto se mio fratello non avesse portato un fucile» rispose con calma Vincent. Il suo sguardo si posò sul seno di lei, si vedeva nella trasparenza dalla canotta che aveva addosso. Jessica capì e si coprì con il lenzuolo. «E i miei vestiti?» chiese allarmata. Vincent arrossì vistosamente. «Li abbiamo messi ad asciugare, erano praticamente congelati»
«Oh, ma dove siamo adesso? E tu chi sei?»
«Nella mia casa, vivo qui con la mia famiglia. Io mi chiamo Vincent e tu?»
«Jessica, mi chiamo Jessica. Io non vivo da queste parti...» mentre Vincent ascoltava sentì dei passi nel corridoio, poco dopo Betty entrò nella camera. «Vedo che ti sei svegliata!» esclamò la donna andando verso il letto. «Direi di si. Vincent mi stava spiegando che mi avete salvato la vita» disse Jessica vedendo che la donna aveva uno sguardo buono che contribuì a renderla più tranquilla. Betty sorrise. «Stavi per morire congelata. Cosa stavi facendo nel bosco con quella bufera?»
«Beh, forse riderete di me ma mi sono persa inseguendo uno scoiattolo» Jessica abbassò gli occhi. Quando sentì la risata che giungeva dalla porta arrossì. «Uno scoiattolo?» disse Noah che si trovava fuori dalla porta. «Va via scemo» rispose Vincent chiudendo la porta in faccia al fratello. «Scusa!» urlò Noah dalle scale.
Betty scosse la testa e si rivolse di nuovo verso la ragazza. «I miei figli sono dei bravi ragazzi ma a volte sono maleducati. Continua, cara, dicevi che ti sei persa?»
«Si. Ho inseguito uno scoiattolo per fare delle foto ma quando mi sono voltata per tornare indietro mi sono resa conto di aver perso l'orientamento. Ho camminato per ore senza trovare nessuno. La mia migliore amica deve essere molto preoccupata, devo tornare subito indietro!» Betty le prese le mani. «Devi essere morta di paura! Povera piccola. Ma per adesso non puoi tornare in paese, tutte le strade sono impraticabili a causa delle neve» Jessica strabuzzò gli occhi. «Cosa? Ma Fran mi sta aspettando. Siamo nell'albergo dei signori Rey, li conoscete? Possiamo chiamare» Vincent si avvicinò al letto. «Non abbiamo il telefono. E si conosciamo i coniugi Rey, la tua amica starà bene. Sicuramente avranno chiamato lo sceriffo e ti staranno cercando. Ma è impossibile raggiungere il paese adesso, sia in macchina che a piedi»
«Bella vacanza!» bofonchiò Jessica. Poi chiese quando sarebbe potuta tornare. «Due giorni, al massimo tre» rispose Vincent. «E dove andrò?»
«Starai con noi, cara! Che domande» rispose prontamente Betty.

 

Quando Jessica rimase da sola nella stanza iniziò a vestirsi. I suoi abiti erano ormai asciutti ed erano molto caldi. Guardandosi allo specchio notò delle occhiaie molto profonde. Le venne da pensare a Vincent che l'aveva vista in quelle condizioni ma poi la sua mente pensò a Fran e a quanto fosse preoccupata per lei.
Non avrebbe dovuto trascinarla in quel posto sperduto, anzi, neanche lei sarebbe dovuta andare fin lassù. La prima vacanza che faceva da sola in vent'anni e si ritrovava quasi morta, sperduta in mezzo al nulla in una fattoria con degli sconosciuti. Per fortuna che quelle persone sembravano gentili, senza nessuna cattiva intenzione, però chi è che nel 2015 non ha un telefono in casa? Scosse la testa e aprì la porta lentamente. Dal piano inferiore giungevano delle voci, la stavano aspettando per la colazione anche se il suo stomaco sembrava essersi scordato del cibo. Scese le scale lentamente ed osservò la casa. Era grande e fatta quasi esclusivamente di legno, le piaceva molto.
Si fece guidare dalle voci e raggiunse la cucina. Quando entrò tutti i presenti smisero di parlare e la fissarono, si sentì tremendamente in imbarazzo. «Salve» disse lei alzando timidamente una mano in segno di saluto. Vincent le si avvicinò e lei gliene fu grata. «Facciamo le presentazioni, che ne dici? Noah lo hai già conosciuto, lo scemo di famiglia» Noah la salutò e le sorrise. Poi Vincent continuò. «Mia madre, Betty l'hai già conosciuta. L'uomo accanto a lei è mio padre, Tom. Quello in giacca e cravatta è mio fratello Adam e la ragazza è mia sorella Cristel» Jessica li osservò tutti. Notò che Adam era l'unico vestito da uomo di città e somigliava molto a Vincent, molto alto e con gli occhi azzurri. Invece la ragazza era molto bella con i capelli rossi e gli occhi verdi somigliava all'altro fratello e alla madre.
Vincent la invitò a sedersi e lei si accomodò vicino a Cristel che le offrì dei pancake. Appena Jessica sentì il profumo il suo stomaco brontolò. «Mangia pure tutto quello che vuoi, sei la benvenuta in casa nostra» disse Tom sorridendo. Jessica annuì ed iniziò a mangiare velocemente. Noah rise. «Ehi, vacci pia...» fu interrotto da una gomitata da parte di Vincent. «Scusate... non mangio da ieri mattina» disse Jessica. «Non fare caso a Noah, non è abituato alle buone maniere. Da dove vieni?» disse Adam. «Dalla California, io e una mia amica volevamo passare due settimane in paese»
«Strano posto per passare le vacanze» aggiunse Adam mentre masticava il suo bacon. Tom lo guardò torvo. «Cosa c'è di strano? È un posto meraviglioso e sono felice che anche la gente di città lo apprezzi»
«Tom, non adesso» disse Betty mettendo fine alla discussione.
Continuarono a mangiare gli uomini della famiglia Sullivan parlarono della legna, della caccia e delle mansioni che avrebbero dovuto svolgere quel giorno. A quanto pare un albero aveva quasi distrutto il capanno degli attrezzi. Mentre Jessica ascoltava Cristel si voltò verso di lei. «Uomini! Solo caccia e forza bruta» disse sottovoce. «Vanno a caccia sul serio?» chiese lei. «Si, ma solo per il cibo. Sai... ho visto la tua macchina fotografica, non avevo mai vista una simile»
«È una canon»
«Una che?» Jessica sorrise. Quella famiglia era davvero strana, ma sentiva che le piaceva. In fondo era andata in Alaska proprio per stare in mezzo alla natura e lasciarsi indietro tutta quella tecnologia. «Ti farò vedere come funziona» disse infine. «Grazie, sarebbe fantastico!»

 

Quando gli uomini finirono di fare colazione si alzarono ed uscirono per verificare i danni causati dalla tempesta. Betty e Cristel iniziarono a sparecchiare e Jessica si offrì volontaria per aiutarle.
Mentre passava di fronte alla finestra che dava sul patio vide Vincent che la stava guardando. Il suo stomaco fece un balzo verso l'alto e poi ricadde pesantemente. “Attenta, Jessica, brutta situazione”. «Grazie, cara. Metti i piatti sul lavandino» disse Betty quando la vide arrivare. Jessica lo fece e poi incrociò le braccia sul petto. «Per te deve essere tutto nuovo, vero? Mi dispiace per quello che ti è accaduto e mi dispiace che tu debba restare qui» disse Cristel osservandola. «Beh non è colpa vostra. Voi siete stati fin troppo gentili e io non so come ringraziarvi per la vostra ospitalità. Però in effetti mi sento un po' spaesata»
«Immagino. Faremo del nostro meglio per rendere i giorni che passerai qui piacevoli!» Cristel sorrise e continuò a lavare i piatti. Jessica pensò che le sarebbe potuto andare peggio.

 

Fran era sveglia dalle sei di mattina, aveva dormito male. Quando si fu vestita scese subito dal piano di sotto per parlare con Gilbert.
Le ricerche iniziarono di buon'ora. Lo sceriffo aveva organizzato tre gruppi, uno di questi era formato da Fran e i coniugi Rey. Avrebbero iniziato a controllare il punto in cui aveva visto per l'ultima volta Jessica.
Le strade erano quasi tutte bloccate e la neve alta rendeva ancora più difficili le ricerche. Fran urlò il nome della sua amica con tutto il fiato che aveva in gola ma, dopo due ore, sentì le mani che si stavano intorpidendo per il freddo. «Forse è meglio che ti riaccompagni in albergo. Noi continueremo a cercare ma tu non sei abituata a questo freddo» Fran scosse violentemente la testa. «Assolutamente no!» rispose lei indispettiva. Continuò a camminare ma dopo un'altra mezz'ora si arrese all'evidenza, non poteva continuare, li avrebbe solo rallentati.
Gilbert l'accompagnò all'albergo e le disse che poteva fare come se fosse a casa sua. Fran lo salutò e si chiuse nella camera. Vedendo i vestiti di Jessica le scese una lacrima, non avrebbe dovuto lasciarla da sola. Per cosa poi? Per delle stupide terme che puzzavano di zolfo! Si sdraiò sul letto e dopo pochi secondi un cellulare iniziò a squillare, era Jason. Lei rispose bruscamente, sentendo una voce famigliare non riuscì a trattenere le lacrime. Dovette raccontare tutto quello che era successo.

 

Jessica aiutò le due donne a lavare i piatti, la cosa l'aiutò a non pensare a cosa le era successo. Quando ebbero finito Cristel uscì per aiutare Noah con alcuni lavori, ma
prima di andare le fece promettere che una volta finito avrebbe voluto fare delle foto. Jessica accettò volentieri.
Betty andò nella camera del bucato e iniziò a stirare dei vestiti. Vedendo Jessica annoiata le propose di uscire, sicuramente uno dei ragazzi le avrebbe fatto vedere gli animali e il giardino.
Quando uscì all'aperto il freddo le sferzò le guance, il cielo era ancora coperto e sperò che non nevicasse ancora, stare lì non era male ma avrebbe preferito tornare dalla sua amica.
In lontananza vide Cristel e Noah che posizionavano la legna in un piccolo casotto, poco più in la Tom ed Adam parlavano animatamente in disparte.
Voltandosi vide il capanno degli attrezzi e il pino che vi era finito sopra. Vincent stava cercando di rimediare ai danni. Si avvicinò lentamente verso di lui, doveva ammetterlo, era davvero un bel ragazzo. Quando lui sentì dei passi alzò la testa. «Ciao... vedi? Questo è un bel guaio» disse indicando il tetto sfondato. «Sei capace di rimetterlo apposto?»
«Si, ma ci vorrà del tempo» Jessica lo fissò negli occhi, non aveva mai visto degli occhi di quel colore così chiaro ma allo stesso tempo intenso. Si avvicinò ancora di un paio di passi e inciampò su un pezzo di ramo. Vincent la prese tra le braccia prima che cadesse. Jessica si stupì di quando fosse delicato il tocco delle sue mani, dall'aspetto sembrava un uomo rude, incapace di tanta dolcezza. «E con questo mi hai salvato la vita per due volte!» disse lei cercando di sdrammatizzare. Vincent rise lasciando vedere i suoi denti bianchi e perfettamente dritti. «Dovere» rispose lui lasciandola andare. Jessica se ne dispiacque. «Adam è l'unico vestito in giacca e cravatta, anche lui vive in città?»
«Si è trasferito qualche anno fa»
«E questo non va giù a tuo padre» disse lei sedendosi su un masso. Vincent si voltò e si sedette accanto a lei. «È così evidente?»
«Direi di si. Dato che dovrò passare molto tempo con voi potresti raccontarmi della tua famiglia» azzardò lei, sapeva che non erano fatti suoi ma era curiosa. Vincent sospirò. «E va bene, sei pronta? È un po' lunga»
«Non ho molto altro da fare!» Jessica rise e lui sentì il suo cuore sussultare. «I miei genitori si trasferirono qui quando mia madre era incinta di Adam, che adesso ha trenta anni. Dopo poco nacqui io, poi Noah ed infine Cristel. Volevano che crescessimo nella natura e liberi dalle cattiverie del mondo e così è stato. Andiamo in paese una volta ogni due mesi, per il resto siamo sempre solo noi. Ci procuriamo il cibo e ci basta poco per vivere. Poi un bel giorno Adam dice che vuole andare all'università nonostante abbia avuto un'educazione casalinga. Mio padre non era per niente d'accordo e dopo varie discussioni finiscono per litigare violentemente. Dopo il litigio Adam decise di trasferirsi spezzando il cuore dei miei genitori...»
«Non credo sia giusto togliere la libertà alle persone» disse Jessica interrompendolo. «Ma loro hanno fatto molti sacrifici»
«Hanno fatto molti sacrifici per rendervi liberi, giusto? Ma a quanto pare si sono comportati diversamente» Vincent rimase colpito da quelle parole, aveva perfettamente ragione. «Adam e mio padre sono solo testardi, due muli che si scontrano. Prima o poi faranno pace, ne sono sicuro»
«Però deve essere bello vivere in questo modo, un po' vi invidio»
«A volte è molto difficile a causa del freddo ma non cambierei casa per nulla al mondo» Vincent la fissò per alcuni secondi e Jessica fece lo stesso.
«Ehi, piccioncini! C'è da fare!» urlò Noah. Jessica arrossì ma dopo poco sorrise. «Tuo fratello è simpatico»
«Fin troppo, dovrei prenderlo a pugni!»
«Vado da Cristel, devo insegnale delle cose! Grazie ancora per ieri» quando lei si voltò Vincent le prese una mano. «Si?» chiese Jessica imbarazzata. «Niente, volevo dire qualcosa ma mi è sfuggito di mente» di certo non poteva dirle che voleva solo toccarla nuovamente, di sentire sotto le dita la morbidezza della sua pelle.

 

La giornata passò in fretta, Jessica si divertì ad insegnare a Cristel come usare la macchina fotografica. Quando il sole tramontò tornarono tutti in casa e dopo poco iniziò nuovamente a nevicare.
Jessica fissava la neve che scendeva lentamente e si rattristì. «Questo allungherà la mia permanenza qui, vero?» chiese a Cristel. «Purtroppo si, ma vedrai che domani ci sarà il sole!»
«E come lo sai?»
«Beh, non volevo dirtelo subito per non spaventarti ma io sono una strega!» Jessica constasse il viso. Stava scherzando oppure aveva appena scoperto che in quella casa erano tutti matti? Cristel scoppiò a ridere. «Dovresti vedere la tua faccia» Jessica capì che era uno scherzo e iniziò a ridere di gusto anche lei.
Alle dieci di sera, quando ormai fuori non si distingueva più niente, Jessica si sdraiò sul letto di Vincent. Lui le disse che avrebbe potuto dormire lì dato che soffriva di insonnia.
Quando spense la luce il suo pensiero andò a Fran ma questo non le impedì di addormentarsi dopo poco.

 

Fran stava ancora parlando con Gilbert e Dina. Le ricerche non avevano dato nessun frutto e la neve impedì di continuare. «È morta, non è così?» chiese infine. «La troveremo!» esclamò Gilbert. Non voleva neanche pensare che quella ragazza fosse morta. «Lo spero. Non potrebbe aver trovato aiuto?»
«Non è escluso. Hai chiamato i genitori?»
«Ancora no, voglio aspettare domani, non voglio che si preoccupino. Ma ho chiamato Jason, il suo... un amico. Domani verrà qui, ha già preso un aereo»
Quella notte Fran dormì poco e male, ormai aveva perso le speranze di ritrovare la sua amica ancora viva.

 

Spazio autrice:
Rieccomi con il secondo capitolo! Cosa ve ne pare? Come al solito vi invito a farmi sapere cosa ne pensate! Ringrazio tutti quelli che leggeranno e che lasceranno una recensione :)
A presto,

MissKiddo

 

   
 
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