Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    07/12/2015    2 recensioni
Lithar mac Lir, gemella di Rohnyn, porta con sé da millenni un misterioso segreto, di cui solo Muath e poche altre persone sono al corrente. Complice la sua innata irruenza, scopre finalmente parte di alcune tessere del puzzle di cui è composta la sua esistenza, ma questo la porta a fuggire dall'unica casa - e famiglia - che lei abbia mai avuto. Lontana dai fratelli tanto amati, Lithar cercherà di venire a patti con ciò che ha scoperto e, complice l'aiuto di Rey Doherty - Guardiano di un Santuario di mannari - aprirà le porte ai suoi ricordi e alla sua genia. Poiché vi è molto da scoprire, in lei, oltre alla sua discendenza fomoriana e di creatura millenaria, e solo assieme a Rey, Lithar potrà scoprire chi realmente è. - 4^ PARTE DELLA SERIE 'SAGA DEI FOMORIANI' - Riferimenti alla storia nei racconti precedenti
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei Fomoriani'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
10.
 
 
 
 
Era tempo.

Dovevo dar voce all'ultimo glifo, se volevo avere la certezza assoluta di avere tra le mani il mio passato.

Dovevo avere tutte le chiavi a disposizione, per aprire le porte del mio futuro.

Senza il primo, non avrei avuto il coraggio e la forza di affrontare il secondo.

Allungai perciò una mano verso Rey, in piedi accanto a me e in contemplazione della luna, visibile attraverso le finestre della mia stanza.

Decisa, mormorai: “Proviamo.”

“Sei sicura? Possiamo aspettare ancora, se vuoi.”

Gli sorrisi, compiaciuta ed esasperata al tempo stesso.

Sempre così protettivo, sempre pronto a difendermi da qualsiasi dolore.

Lo meritavo davvero?

Non ne avevo idea, ma avrei lottato con le unghie e con i denti, per meritarmi ciò che il destino mi aveva porto su un piatto d'argento.

Sapevo di amarlo, il mio cuore batteva all'unisono con il suo, e le paure si cancellavano, con lui accanto.

Avrebbe dovuto bastarmi ma ero certa che, presto o tardi, altri dilemmi, altri dubbi mi avrebbero assillato, se non fossi arrivata a capo di tutto.

Desideravo con tutto il mio cuore che, il mio futuro con Rey, fosse libero da ombre.

Annuii perciò alla sua domanda e, dirigendomi con lui verso il letto, mormorai: “Non voglio indugiare oltre. Desidero sapere.”

Ciò detto, mi tolsi la felpa, mettendo mano alla maglia color pervinca, ma Rey mi fermò.

Sorridendo, mi fece sedere sul letto e, con le sue mani, mi tolse maglia e reggiseno.

Sospirai, reclinando il capo all'indietro e lui, dopo avermi baciato sulla bocca, depose due casti baci sopra i seni e si portò dietro di me, in ginocchio sul letto.

Dondolai un po', a quel movimento e lui, tenendomi le mani sulle spalle, disse: “Procederò con calma, okay? Se è troppo, avvertimi immediatamente.”

Risi sommessamente, di fronte a una simile preoccupazione e, nel volgermi a mezzo, lo guardai ironica, replicando: “Guarda che non sono fatta di cristallo.”

Lui mi baciò con ferocia sulle labbra, dimostrandomi quanto fosse turbato da ciò che stava per fare e, sulla mia bocca, ringhiò: “Sai bene che detesto vederti soffrire. Perciò, scusa se preferisco sapere se, quello che sto facendo, ti procura dolore.”

Sì, sapevo che lui voleva solo il meglio, per me.

Era stato così fin dall'inizio, fin da quando mi aveva fatto entrare quel giorno di gennaio, preoccupandosi per il freddo che avevo patito nell'attenderlo sotto la nevicata.

Si era prodigato per me, dapprima semplicemente per via del suo carattere generoso, poi con sempre maggiore interesse personale.

Non faticavo a rammentare ogni momento in cui, nel corso delle settimane, i suoi occhi si erano posati con sempre più frequenza su di me.

Ricordavo bene quanto, quegli occhi scuri e apparentemente monocromatici, si fossero accesi di mille colori diversi, guardandomi.

Colori che avevano preso le sembianze dell'amicizia, dell'interesse, dell'affetto e, infine, dell'amore.

Amore per una donna, non per una dea quale sapevo di essere, almeno in parte.

Per quanto fossi diversa da lui, in alcuni aspetti, questo non gli pesava.

Si era innamorato di Litha, e io di Rey.

Il resto, veniva in secondo piano. Ci avremmo pensato a suo tempo, con tutta calma.

Nessuno poneva dei paletti al nostro futuro assieme, perciò avremmo affrontato le nostre diversità a tempo debito.

In quel momento, volevamo solo vivere il presente, e goderci questo sentimento appena nato, così caldo e avvolgente da rendermi pienamente soddisfatta.

Viva, come mai mi ero sentita in tanti millenni.

Deposto un bacio sulla mia spalla, Rey mormorò: “Comincio.”

Annuii, e la sua bocca sfiorò il glifo all'altezza dell'attaccatura col collo.

Rabbrividii, scossa da tremiti di desiderio sconfinato... e da un viso.

Muath, il viso accanto a quello di mia madre. E lacrime a ferirne il volto.

Aggrottai la fronte, cercando di comprendere quell'immagine, e un secondo bacio mi sfiorò la pelle.

“Ci ha ingannati tutti... noi e voi.”

“L'avidità reciproca, ci ha ingannati. E condannati. Tuatha e fomoíre. Entrambi i popoli volevano le medesime cose, nel medesimo modo. L'egemonia di uno sull'altro, e questo è stato il risultato.”

“Ma uccidere bambini innocenti non è cosa per i  fomoíre. Noi non uccidiamo bambini... mai!

La voce di Muath era tremante, sentita, così come il suo sguardo, straziato dal rimpianto.

Un terzo bacio, e la prospettiva cambiò, portandosi sul volto di Tethra che, furente come poche altre volte lo avevo visto, era in piedi accanto alla moglie.

I suoi occhi esprimevano un disprezzo senza pari, ma non nei confronti di mia madre, o di Muath.

Piuttosto, nei confronti dell'uomo che, prostrato a terra, ferito e ai ceppi, stava osservando la scena con aria soddisfatta.

Bress mac Elathain.

Mio zio, il vero colpevole di quella mattanza.

Presi un gran respiro, e Rey si affrettò a sfiorarmi le spalle con le mani, mormorando ansioso: “Smetto?”

“No, continua. Voglio arrivare in fondo alla verità” ansai, reclinando il capo in avanti, coprendolo con le mani.

“Litha... ti prego...”

“Continua” gli ordinai, perentoria, pur tremando come una foglia.

Non ero sicura di quello che avrei trovato alla fine di questo tunnel, ma ero ormai pronta a tutto.

Anche ad accettare una verità scomoda. Una verità che mi avrebbe portato a cambiare idea su molte cose.

Rey si piegò nuovamente su di me e, poggiate delicatamente le sue mani sulla mia vita, tornò a baciarmi la schiena.

Le immagini tornarono, potenti, violente in tutta la loro crudezza. Reali come se fossero state dinanzi ai miei occhi, in quel momento, in quel tempo.

“Pagherai cara l'onta di aver tradito la mia fiducia, Bress. Poco importa che tu abbia, o meno, sangue fomoriano nelle vene. La tua pena non sarà più clemente, solo perché sei nato in fondo al mare.”

Bress rise, sputando il sangue raggrumato che aveva in bocca, forse retaggio di un pestaggio recente, e replicò: “Quel che volevo, l'ho già ottenuto. La testa di mio fratello su una picca. Il resto, non conta.”

Il singulto di mia madre, l’imprecazione di Muath. Il mio pianto nella culla.

Ecco, che fine aveva fatto mio padre. Ucciso dal suo stesso fratello.

“Conterà, quando saprai quale sarà la mia vendetta” ribatté Tethra, lapidario, lo sguardo più duro dell’acciaio siderale.

Il sogghigno che sorse sul suo viso mi fece raggelare, perché nulla mi aveva preparata a una reazione del genere.

Nulla mi aveva preparata a un simile odio, a una simile richiesta di vendetta, a una simile volontà di portare dolore e sofferenza.

Soprattutto, non se rivolte verso un'unica persona.

Verso Bress, che lo aveva tradito, che lo aveva sfruttato.

Lo aveva usato per i propri scopi e, a quanto pareva, gli aveva fatto commettere un atto per cui avrebbe chiesto il suo sangue, e solo il suo.

Si volse, rivolgendosi alle guardie che lo tenevano ai ceppi e, perentorio, ordinò loro di portarlo a Mag Mell... e di rinchiuderlo nelle celle di palazzo.

Per sempre.

Senza la sua pelle di delfino.

Muath annuì a quella decisione  e, nel prendermi in braccio, mi asciugò la fronte dal sangue di mia madre, sorridendomi benevola.

“Mi prenderò cura di lei. Crescerà forte e, quando ne avrà la forza – o io l’avrò per lei – le spiegherò ogni cosa, ogni segreto.”

Lo sguardo corrucciato di Tethra, mentre scuoteva la testa contrariato.

La mano di mia madre sfiorò il mio piedino destro e, nel corpo semi addormentato, percepii una lenta, calda vibrazione.

“Le donerò parte dei miei ricordi, che la accompagneranno nella sua lunga vita, la aiuteranno a capire. A non odiare. Quando verrà il tempo, la sua stessa dinastia la aiuterà a recuperare il suo retaggio. E lei saprà, deciderà del suo destino.”

Ansai, riprendendo fiato come se stessi per annegare e, annaspando con le mani, mi portai le dita alla gola, graffiandomi.

Subito, Rey mi afferrò i polsi, allontanandomi dalle mie stesse carni – ora irritate – e, terrorizzato, esalò: “Litha, per favore, calmati!”

Mi abbracciò, tenendomi contro il suo petto, mentre le sue mani ancora mi trattenevano, impedendomi di ferirmi ulteriormente.

Singhiozzai, trattenendo a stento le lacrime e, crollando sul letto assieme a lui, esalai sconvolta: “Fu un errore... un tragico, maledetto errore. Muath e Tethra non volevano uccidere i miei genitori. Non mi rapirono...mi... mi salvarono.”

Iniziai a tremare come una foglia, sempre più violentemente, con sempre maggiore dolore a percuotermi le membra.

Rey mi fece volgere verso di lui per potermi abbracciare meglio e, depositando una serie di baci sul mio viso congelato, mormorò: “Respira. Respira con calma e parlami. Raccontami ciò che hai visto. Riordina le idee, Litha.”

Annuii più volte, pur continuando a tremare e, con voce resa flebile dallo shock emotivo, asserii: “Bress... mio zio... fu lui a ordire tutto. Odiava mio padre e mia madre così tanto, che volle vederli distrutti. Annientati. Sobillò Muath e Tethra perché attaccassero casa mia, raccontando loro che era un covo di traditori. Vi fu uno scontro, e i miei genitori vennero uccisi nel primo assalto alla villa. Non c’era stato il tempo di parlare, di spiegare. Non c’è mai, in battaglia.”

Sospirai, rammentando con straziante dolore la rabbia dei miei genitori putativi.

“Quando scoprirono chi fossero i proprietari della villa, si fermarono, ma fu troppo tardi. Il danno era fatto. Prima di morire, mia madre sigillò in me questi ricordi, e Muath promise che mi avrebbe detto ogni cosa, al momento giusto.”

Rey mi strinse ancor più a sé, carezzandomi la schiena nuda - ormai priva di glifi - e i capelli sciolti in una massa intricata.

Mormorò parole dolci per confortarmi e, lentamente, un'altra verità venne a galla, un'altra sconcertante realtà.

Ma che spiegava i molti quesiti che mi ero posta, fin da quando il primo ricordo era giunto a me.

Sia Eithe che Sheridan, che Ciara, a suo tempo, avevano visto – e taciuto – sui glifi che avevano scorto sul mio corpo.

Durante le fasi concitate della preparazione al matrimonio di Sheridan, avevano scorto sul mio corpo quegli arabeschi, e se ne erano chieste la natura.

Io, semplicemente, avevo detto loro che si trattava di tatuaggi fatti sulla terraferma, nel corso dei secoli, e le mie amiche avevano preso per buona la spiegazione.

Nessuna di loro, però, pur toccandoli con delicatezza, aveva scatenato il risveglio dei ricordi.

E ora sapevo il perché.

Pur se umano, in Rey persisteva una piccola parte di sangue Tuatha, sufficiente a renderlo membro della mia genia.

Questo, gli aveva concesso di schiudere i miei ricordi, di darmi libero accesso al mio retaggio.

Sorrisi, di fronte a questa consapevolezza, di fronte alla sensazione di non essere davvero sola al mondo, non più unica sopravvissuta della mia antica stirpe.

Lo baciai con tenerezza e, preso il suo viso tra le mani, mormorai: “Sei un discendente dei Tuatha... sei parte della mia famiglia... sei il mio sangue.”

“Cosa?!” esalò, sobbalzando di sorpresa.

Si mise seduto sul letto, guardandomi a occhi sgranati, spaventati per la prima volta da qualcosa che non comprendeva.

Lo imitai, attirandolo a me per confortarlo e, nel massaggiargli la schiena come, in precedenza, aveva fatto con me, mormorai dolcemente: “Solo così, avrei potuto leggere i miei glifi. Solo grazie a qualcuno della mia stirpe, a un sopravvissuto.”

“Ma … ma io non sono...” balbettò, confuso e sperduto come un bambino.

Sorrisi ancor di più e lasciai che il mio abbraccio lo confortasse, lo conducesse lontano dall'oscurità di paura in cui era caduto.

“Una piccola parte di te, è come me. Non sufficiente a renderti immortale, ma più che sufficiente per donare a me la libertà, il pieno possesso del mio retaggio.”

“Litha...” ansò, ora stringendomi con forza e terrore assieme.

Risi, e alcune lacrime scivolarono sul mio viso.

Ma non fu per tristezza, quanto piuttosto per la gioia di aver trovato, nel mio primo amore, anche la mia vera famiglia.

Giacemmo così, stretti l'uno all'altra, sdraiati su quel letto sfatto, mentre il giorno giungeva ad abbracciarci con il suo calore.

Un giorno senza nubi, un nuovo inizio, per entrambi.

Senza più oscurità a minare i miei, i nostri passi, senza più segreti a conferire dubbi al mio pensiero.

Ora, sapevamo entrambi.

E sapevo anche cosa dovevo fare, per chiudere una volta per tutte la partita.

Quando trovammo il coraggio di alzarci, le nostre membra erano indolenzite, ma i cuori infinitamente più leggeri.

Per lo meno, il mio lo era.

Nel momento in cui riuscii a scorgere con chiarezza il viso di Rey, però, notai il dubbio nei suoi occhi color cioccolata e, preoccupata, gliene chiesi i motivi.

“Non infuriarti se te lo dico ma, ora che sai che i tuoi genitori adottivi non furono la vera causa di ciò che successe, cosa ti trattiene qui con me?”

Sospirai, crollando a sedere sul letto e, tenendolo per le mani, esalai esasperata: “Ma pensi davvero che ti abbia detto di amarti solo perché non avevo che te, al mondo, in quel momento? Mi reputi così superficiale?”

Rey non parlò, si limitò a inginocchiarsi dinanzi a me, abbracciandomi la vita per poi poggiare il capo tra i miei seni.

Gli accarezzai i capelli, affondando le dita in quelle onde scure e morbide e, più gentilmente, aggiunsi: “Rey, convinciti di essere degno di amore, così come di fiducia. Soprattutto da parte mia. Ti amo, e voglio restare con te. Indipendentemente da ciò che ho scoperto.”

“Cos'ho da offrirti?” mi domandò, incapace di trattenersi.

“Il tuo amore?” ironizzai a quel punto, sollevando il suo viso per guardarlo negli occhi.

Lui abbozzò un sorriso, e io lo baciai.

“E ti basterà?”

“Sento cose che non ho mai provato prima per nessuno, Rey, e sei stato tu a risvegliarle, non la mia necessità di trovare un nuovo centro alla mia vita. Sei tu. Punto. Convinciti di essere una creatura speciale e unica, per me.”

“E' difficile crederlo” ammise, rialzandosi per sedersi al mio fianco.

“Solo perché, nella tua vita, sei stato circondato da idioti, scusami se te lo dico. Ma i tuoi amici licantropi, la gente del mercato, nonnina... e immagino anche tuo nonno... loro avevano, e hanno, visto in te ciò che sei realmente, Rey.”

“E cioè?” volle sapere, guardandomi con una sorta di timorosa aspettativa.

“Un uomo di valore, coraggioso, sempre pronto all'altrui bisogno. Sai essere sempre sorridente, aiuti le persone anche con il tuo semplice ottimismo, con la tua volontà di vedere sempre il buono nella gente. Sei una persona positiva, solare, e questo rincuora le persone che ti stanno vicino, le rende più... più luminose.”

“Tu non ne hai bisogno. Sei già luminosa di tuo” replicò Rey, dandomi un bacetto sul naso.

Risi sommessamente.

“Oh, credimi, ero tutt'altro che luminosa, arrabbiata col mondo com'ero. Sei stato tu a mostrarmi un nuovo modo di vedere le cose, e un'altra via per affrontarlo. Volevo escludere tutti dal mio viaggio, invece mi hai fatto capire che i miei fratelli non avevano colpe, che meritavano di starmi vicino, poiché mi volevano bene.”

Gli carezzai una mano, e aggiunsi: “Mi hai dato il coraggio e il sostegno per affrontare i miei ricordi, e questo mi ha permesso di scoprire la verità, e di redimere due persone che avevo commesso l'errore di incolpare senza sapere tutto. Solo una persona speciale, poteva farlo.”

“La persona che ti ama?”

“Esatto” assentii, alzandomi e attirandolo con me in piedi. “Andiamo. Dobbiamo aiutare nonnina, e dirle cosa abbiamo scoperto.”

“Su entrambi noi?”

“Sì. Su me e te” assentii, avvolgendolo in un abbraccio.
 
***

Alla fine del racconto, nonnina assentì con apprezzamento e una punta di sorpresa, chiosando: “Beh, se non altro, sappiamo perché ho capito subito chi eri, bambina. Ti avevo riconosciuta dal sangue.”

“A quanto pare, sì.”

“E ciò risponde anche alle mie domande, riguardanti la capacità di Rey di schiudere i glifi. Davvero sorprendente” disse ancora Gwendolin, lanciandoci occhiate vagamente maliziose.

Suo nipote arrossì un poco, di fronte a quello sguardo inquisitorio mentre io, divenendo pura fiamma, mi coprii il viso con le mani e borbottai: “Ti prego, nonnina. Non guardarci così.”

Lei, per tutta risposta, rise divertita e replicò: “E perché mai dovresti imbarazzarti, bambina? Mi sembra che stiate bene, insieme. Siete una bella coppia, no?”

“Nonnina, ti prego...” esalò Rey, con voce gracchiante.

Evidentemente, anche il suo imbarazzo stava crescendo esponenzialmente, a giudicare dalla voce.

Gwendolin continuò tenacemente a ridere, godendosela un mondo a vederci così imbarazzati.

“Giovani! Vi preoccupate di cose così banali!”

“Non ti da noia che noi...” mormorai, non sapendo bene cosa dire.

Per tutta risposta, nonnina mi fissò maliziosa e, guardando per un attimo il nipote, celiò: “Bambina, se non ti fossi accorta che Rey era un bravo ragazzo, oltre che un bell'uomo, avrei dubitato della tua intelligenza.”

“NONNA!” sbraitò a quel punto Rey, levandosi in piedi per uscire di casa.

Gwendolin scoppiò in un altro accesso di risa, e a me non restò altro che accodarmi a lei.

Sentimmo la porta d'entrata sbattere, ma questo non fermò nonnina dal suo divertimento e, anzi, rinfocolò la miccia.

“Che ragazzone timido, eh?”

“Lo hai messo in un imbarazzo tremendo, nonnina” le feci notare, pur sentendomi avvampare a mia volta. Non ero messa meglio di Rey.

“E' solo bello vederlo così preso da una donna, bambina. Non è mai stato così. Non ha mai portato a casa le donne che incontrava, con cui passava il tempo.”

“Va detto che io, letteralmente, gli sono piombata qui tra capo e collo, però” ironizzai, scrollando le spalle.

Nonnina scosse una mano, non dando peso al mio dire.

“Ci sono state licantrope ferite, negli anni, che hanno tentato approcci più o meno velati, con lui. Il fascino del camice non colpisce solo le fan di George Clooney, o di Patrick Dempsey.”

Ridacchiai, nel sentirla parlare di due attori piuttosto belli, e apprezzati dal genere femminile di ogni età.

“Lui, però, si è comportato con estrema cortesia con tutte, con professionalità inattaccabile, anche nei casi più lampanti di approccio, e mai nessuna ha scalfito il suo cuore.”

I suoi occhi si fecero più dolci e malinconici, quando aggiunse: “Quando ti ha condotta in casa, invece, ho visto qualcosa di diverso, in lui. Lo avevi colpito, anche se non sapevo esattamente come.”

Sorrisi appena, rammentando il nostro primo incontro. Lo ricordavo con dolce malinconia, mista a una gioia di giorno in giorno più forte.

Mi ero rivolta a lui, sperduta, quando il mondo mi era parso ostile e vuoto.

Rey, allora, mi aveva presa per mano, facendomi capire che, molte delle mie paure, erano inesistenti.

“L'ho visto cambiare, risvegliarsi, accendersi di nuova vita, assieme a te... e sapervi innamorati non può che rendermi felice. So che non rimarrà solo.”

Mi preoccupai immediatamente, nel sentirla parlare così e, afferrate le sue mani scheletriche e fredde, asserii con veemenza: “ Non devi parlare così. Non succederà nulla, davvero.”

“Sono vecchia, bambina, e il ciclo della vita giunge al termine, anche per me. Ma va bene. Ho vissuto pienamente ogni giorno, e ho amato il mio Fred dal primo momento fino all'ultimo. Rimpiango solo di non aver saputo fare nulla di buono per il mio Roger, il padre di Rey e Conner. Con lui, ho davvero fallito.”

Sospirò, e scosse mesta il capo.

“Non è colpa tua. Si è padroni solo di se stessi, non degli altri. Sono sicura che gli hai insegnato tutto il possibile. E' stata poi una decisione sua, come vivere” la rassicurai, sorridendole. “Rey, per esempio, è cresciuto benissimo. Devo ancora smussare un paio di cose, ma lo amo anche perché non è perfetto. Come non la sono io.”

“La perfezione si ottiene assieme anche se scoprirai che, per quanto vi vogliate bene, ci saranno sempre ottime occasioni per litigare. Star bene insieme, non significa privarsi del diritto di avere le proprie idee e le proprie opinioni che, a volte, possono non collidere.”

Annuii, grata per quegli insegnamenti materni.

Muath era stata tante cose, per me, forse anche una madre amorevole, a suo modo.

Ma da lei non avrei mai ottenuto simili consigli, simili parole.

Semplicemente, non era nel suo carattere. Non potevo pretendere che le persone cambiassero per me.

La baciai sulla fronte, e mormorai: “Ora so cosa fare. Grazie, nonnina.”
 
***

Trovai Rey appollaiato su una staccionata, lo sguardo perso in direzione dei campi, inverditi dalla primavera inoltrata.

Ben presto, il grano saraceno sarebbe cresciuto con lunghe spighe scure mentre, più a est, sarebbero sorte le foglie spesse delle piante di patata.

Le pecore, liberate dal freddo inverno, pascolavano placide poco più in là, circondate e protette da un alto muretto a secco, su cui spiccavano i colori brillanti di alcuni fiori di campagna.

L'aria era greve di profumi, di aromi campestri, ma io percepivo più di tutto quello di Rey, che sapeva di muschio e di uomo.

Mi avvicinai e, con un balzo, mi accomodai accanto a lui, lasciando che la brezza mi accarezzasse il viso e i capelli, rilasciati sulle spalle.

Ormai raggiungevano la vita, in una lunga cascata nera e fluente.

Rey mi accarezzò con lo sguardo, lasciò che la sua mano scivolasse sulla mia vita per un attimo, prima che si perdesse tra le mie chiome.

Fin dall'inizio, i miei capelli avevano avuto un effetto magnetico su di lui, anche se non ne avevo mai capito il motivo.

Mi baciò sul collo, continuando ad accarezzarmi schiena e capelli e, sulla mia pelle, mormorò: “Scusami per nonnina. E' un'impicciona matricolata.”

“E' una brava nonnina, e le voglio molto bene” replicai, appoggiando il capo sulla sua spalla.

“Prima, pensavo al detto 'dalle stelle, alle stalle'. Per te, varrebbe più che per chiunque altro. Tu, che vieni dalle stelle, finiresti col vivere accanto a una stalla.”

Lo disse con ironia, ma una punta dell'antica insicurezza punteggiò la sua voce.

Perciò gli sorrisi e, ironica, asserii: “Io sono nata qui, non su Vanaheimr. E la tua è una bellissima casa. Mi piacciono i suoi mattoni rossi, e come l'edera si inerpica verso l'alto, colorandola di verde. Il tetto è solido, dai coppi arrotondati e color della terra che circonda la tua tenuta. Intorno a essa cresce un giardino di erica, bosso, cardo e rododendro. Ci sono betulle dai tronchi sottili e pallidi, che si alternano a robuste piante di carpino bianco e querce secolari.”

Mi volsi completamente verso di lui, e aggiunsi: “Non è una stalla. E' una fattoria splendida, tenuta ordinatamente, e che cela un segreto importantissimo. E io voglio condividerlo con te, assieme a tutto il resto.”

“Non posso che esserne felice. Ma...”

“Ma...” lo spronai a parlare, scrollandolo un poco.

“Devi parlare con i tuoi genitori adottivi, prima, e chiarirti con loro.”

Annuii, sapendo di non poter mentire su un punto in particolare, che ancora non gli avevo riferito.

Scesi a terra per abbracciarlo e, contro il suo petto, mormorai: “L'assassino dei miei genitori, Bress, è vivo. Tethra lo fece rinchiudere a vita nelle segrete di palazzo e, avendogli tolto la pelle di delfino, se mai riuscisse a scappare – cosa improbabile, tra l’altro – non potrebbe andare da nessuna parte. E’ confinato a Mag Mell fino all’ultimo giorno della sua vita.”

Rey si irrigidì, a quella notizia, e mi scostò da sé per guardarmi.

“Una fine meritevole, visto quello che ha fatto” chiosò lapidario, nello sguardo acciaio temprato.

Non avrebbe mai perdonato chi mi aveva ferito tanto e, anche per questo, lo amai ancora di più.

“Desidero parlare con lui e...”

Mi morsi il labbro inferiore, non sapendo se andare avanti o meno, ma fu lui a precedermi.

“Se ti sentirai di ucciderlo, fallo. Non avrei nulla da ridire, credimi. Ha fatto uccidere i tuoi genitori. Non merita il tuo perdono” mi disse con veemenza, nella stretta delle sue mani tutto il suo appoggio incondizionato.

Annuii, trovando la forza di sorridergli e, dopo aver sollevato le sue mani, ne baciai i dorsi, mormorando: “Non starò via molto. Solo lo stretto indispensabile. Niente e nessuno mi tratterrà laggiù, perché tu sei qui. E io ti amo.”
Rey annuì, mi diede un bacio sulla fronte e asserì: “Ti accompagnerei, se potessi, ma ho idea che Mag Mell non sia il luogo adatto per me.”

“No davvero!” asserii, scoppiando a ridere.

“Avvertirai Ronan, della tua decisione di tornare a Mag Mell?” si informò a quel punto Rey, tornando serio.

“Temo dovrò farlo. Se chiamasse qui, e non mi trovasse, potrebbe davvero perdere le staffe, stavolta” mugugnai, davvero restia a parlare del mio progetto con Ronan.

Con tutta probabilità, mi avrebbe metaforicamente staccato la testa dal collo, non appena lo avesse saputo.

“E’ giusto che sappia. Non devi più tenere fuori la tua famiglia dalla vita che conduci… o dalle decisioni che prendi” mi rassicurò Rey, sorridendomi.

Scrollai le spalle, a quel punto e, afferratolo a una mano, lo feci scendere dalla staccionata, chiosando: “Lo blandirai tu, quando urlerà come un’aquila spennata contro di me. Io me la darò a gambe molto prima.”

Rey rise di quel commento, ma io sogghignai.

Forse non aveva ancora capito com’era mio fratello, ma lo avrebbe scoperto presto.






Note: Molti nodi vengono al pettine e quasi tutti i segreti vengono svelati. Litha ha finalmente scoperto quanto, e come, siano stati coinvolti i genitori adottivi nella morte della sua vera famiglia, e di come suo zio Bress li abbia ingannati tutti.
Ma sarà così facile, per Litha, parlare con lo zio e avere da lui risposte o, ancora una volta, Muath e Tethra le impediranno di avere ciò che desidera?
A voi le ipotesi...
Per ora, vi ringrazio per avermi seguita fino a qui!
A presto!







 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark