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Autore: astiles03    07/12/2015    3 recensioni
Dal primo capitolo:
Camminò a piedi nudi lungo il corridoio diretta in camera sua. Poggiò la mano sulla maniglia della porta e immediatamente arrivarono le voci. E' questo ciò che fanno le banshee, pensò, sentono le voci. Continuava a sentire dei bisbigli da giorni e ripetevano sempre la stessa cosa: sta tornando.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo Lydia si svegliò con un brutto presentimento, uno di quelli per il quale ti convinci che dovresti rimanere a casa, uno di quelli che ti spaventa a morte. La ragazza avrebbe solo voluto restare sotto le coperte e evitarsi un altro interminabile giorno scolastico, ma si fece coraggio e si alzò. Da quando la notte prima aveva urlato alla clinica veterinaria le sembrava di essere impazzita e ebbe paura che i suoi amici le nascondessero qualcosa.

Nella stanza accanto sua sorella Emma si svegliò di buon umore, il sorriso già stampato in faccia. Si stiracchiò un po' prima di alzarsi per iniziare un nuovo giorno. Quando si affacciò alla finestra vide il sole alto in cielo senza nessuna nuvola intorno, il sorriso le si allargò ancora di più mentre apriva la finestra per dare un po' di aria alla camera.
Poi le arrivò un odore forte proveniente dalla cucina e il sorriso le si allargò ancora di più. Pancakes.
Scendendo di corsa le scale per andare a fare colazione trovò sua sorella Lydia che invece sembrava uno zombie. La scansò e continuò a scendere due scalini per volta.
"La prossima volta che fai così ti butto di sotto dalle scale." La minacciò la Banshee stropicciandosi gli occhi.
"Che hai? Ti sei vista allo specchio?" Scherzò la sorellina prendendola in giro sui capelli tutti arruffati e il trucco sbavato. Le era rimasto perfino il segno del cuscino sulla guancia e dovette soffocare una risata per non beccarsi un'occhiataccia da parte di Lydia.
La Banshee le fece una smorfia e la sorpassò per andare in cucina dove la madre, che era già vestita e truccata, girava per la stanza indaffarata a cucinare.
La colazione si svolse tranquillamente e in silenzio, gli occhi stanchi di Lydia erano fissi sulla sua tazza di cappuccino mentre gli occhi vivaci di Emma andavano da una parte all'altra della stanza aspettando che una delle due donne dicesse qualcosa. Aspettò, ma per tutta la durata della colazione regnò il silenzio in quella stanza, un silenzio ricco di tensione, che piano piano iniziò a scacciare il buon umore di Emma sostituendolo con un banale nervosismo.
Si girò a guardare sua sorella, era così bella anche con i capelli spettinati e le occhiaie. Guardò sua madre e pensò che era davvero una giovane e bella donna, con i capelli castani e corti e i grandi e luminosi occhi azzurri.
"Su, vestitevi e andate a scuola." Affermò decisa la donna. Diede un bacio sulla testa di ognuna e, dopo aver preso la borsa e le chiavi, uscì di casa.

"Prendi la macchina, vero?" Chiese Emma alla sorella con tono speranzoso.
"Certo che sì." La Banshee usò, invece, un tono noncurante e uscì dalla stanza.
La più piccola dopo aver posato la propria tazza seguì Lydia per le scale.
"E intendi accompagnare anche me, giusto?"
"Certo che no." Lydia si fermò di scatto e si girò a guardare la sorellina, la osservò un po' e le sorrise, poi riprese a salire le scale.
"Ma me lo avevi promesso!" Iniziò a protestare Emma. Una cosa era certa: nonostante fosse più piccola non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa tanto facilmente. "E una promessa è una promessa."
"Anche tu avevi promesso che non avresti più usato i miei vestiti per uscire, eppure l'hai fatto."
Lydia entrò nella propria camera e si avviò verso l'armadio per scegliere i vestiti che avrebbe indossato quel giorno.
"Mi dispiace, ti ho già chiesto scusa! Che ti costa darmi un passaggio fino a scuola?" Insistette Emma.
Le sorelle si fissarono negli occhi per qualche secondo e l'espressione dura della Banshee si ammorbidì appena.
"E va bene, ma siccome passo a prendere anche Kira devi stare sul sedile posteriore ed in silenzio." Si raccomandò Lydia, certa che la sorellina non avrebbe eseguito le sue richieste.
Tornò a concentrarsi sui vestiti presenti nell'armadio estraendone qualcuno e osservandolo con sguardo critico; quelli che potevano andare bene li buttò sul letto, gli altri li infilò nell'armadio come se nulla fosse. Emma contò almeno quattro maglie che le sarebbe piaciuto indossare e che Lydia giudicò non sufficienti per quel giorno.
"Un'ultima cosa" iniziò Emma tutta sorridente "posso prendere qualche tuo vestito per oggi?"
La ragazza più grande si voltò a guardarla alzando un sopracciglio e sgranando gli occhi.
"Sparisci!" Gridò alla sorella minore tirandole un cuscino.
Emma soffocò una risata ed uscì dalla stanza sbattendo la porta, quindi si diresse in camera sua per prepararsi. Finalmente aveva ritrovato il suo buon umore.

Quando entrarono in macchina Emma si mise le cuffie e si perse nella musica, lasciando Lydia sola con i suoi pensieri. Come poteva spiegare a Kira e ai suoi amici che non era pazza, che lei non voleva più sentire quelle voci insistenti che la portavano ad urlare? Cercò di formulare un discorso sensato per quando avrebbe fatto salire la Kitsune in macchina per andare a scuola ma il massimo che le venne in mente fu: non sono pazza, perchè i pazzi non sanno di essere pazzi. Anche se non ne era molto convinta.
Prese la borsa dal seggiolino accanto al conducente, una volta arrivati davanti a casa di Kira e la passò alla sorella che la prese alzando gli occhi al cielo.
"Attenta," le sussurrò la sorella maggiore "è Prada."
Emma fece una smorfia sospirando: non condivideva la passione per le borse della sorella, però decise di posarla con delicatezza accanto a lei.
Lo sportello davanti si aprì facendo entrare la ragazza dai capelli neri. Salutò Lydia che intanto mise in moto e partì.
La banshee poco dopo alzò il volume alla radio, meritandosi un'occhiataccia da parte di Emma che cercava di ascoltare la sua musica in pace.
"Oh, Lydia, dopo la scuola ci vediamo tutti a casa di Scott" la informò Kira con la sua solita enfasi "tu ci sarai, vero?"
"Posso venire anche io?" Domandò Emma intromettendosi nella conversazione e sorridendo a Kira.
La Kitsune si voltò verso Lydia con la sorpresa che le increspava i suoi bei lineamenti.
"Ma tu non stavi ascoltando la musica?" Chiese Lydia mordendosi un labbro sovrappensiero e vide subito che la sua sorellina si tirò indietro con delusione, i loro occhi verdi si fissarono attraverso lo specchietto retrovisore.
"Neppure per una volta? Che problema c'è se vengo insieme a te per una volta?" Chiese con voce sottile.
"E' che ormai abbiamo fissato noi, non so se agli altri possa andare bene." Cercò una scusa Lydia mentre entrava nel parcheggio della scuola, dopotutto non le poteva spiegare che dovevano parlare di cose importanti a livello di vita e di morte.
"Non credo Scott abbia nulla in contrario se oggi ci sarai anche tu." Kira fu sopraffatta dal dispiacere e acconsentì a quella follia guadagnandosi un'occhiata spaventata da parte dell'amica.
Emma sorrise soddisfatta e si sistemò la treccia di capelli rossi sulla spalla prima di scendere dalla macchina della sorella. Attraversò la strada sotto gli sguardi degli alunni del primo anno ed entrò nell'edificio.

"Allora oggi ci vediamo alla partita?" Chiese Mason affiancandola.
"No." Gli rispose cercando di trattenere il sorriso, lui la guardò accigliandosi e incoraggiandola a continuare.
"Oggi vado a casa di Scott, insieme a mia sorella."
"Scott chi?"
"McCall, è un amico di mia sorella." Rispose soddisfatta spettinando con una mano i capelli scuri dell'amico.
Mason annuì guardandosi intorno come se avesse appena detto una parolaccia e con la scusa di andare in classe fuggì via sotto lo sguardo perplesso di Emma.
La ragazza cercò Lisa, una sua amica, tra la folla di studenti che si affrettavano ad entrare nelle loro classi ma non la trovò. Decise di aspettare la ragazza in classe, forse era semplicemente in ritardo.

La prima lezione in programma era quella di algebra, a differenza di sua sorella lei odiava l'algebra. Troppi numeri e lettere insieme, troppo complicato e non le riusciva nulla.
Si sistemò in un banco in fondo, nell'ultima fila, tra Mason e un altro ragazzo di cui non conosceva il nome.
Emma osservò il ragazzo scoprendo che non era male, per niente. I capelli castani spettinati e corti, i muscoli delle braccia in risalto. Emma non riusciva a levarsi dalla testa la sensazione di averlo già visto da qualche parte. Girandosi verso il professore pensò che magari era stato una preda della sorella.
"Emma!" bisbigliò qualcuno.
La ragazza si girò in cerca del rumore, squadrando tutti gli alunni presenti nella classe e notando di nuovo che Lisa non c'era.
"Emma" questa volta il bisbiglio fu più forte, fu pronunciato quasi ad alta voce, dandole modo di riconoscere la voce e riuscire a girarsi verso la fonte dei bisbigli.
"Mason, che vuoi?" Chiese al ragazzo seduto alla sua destra.
"Smettila di fissare Liam!" Le sussurrò sorridendo.
"Chi diavolo è Liam?" Gli chiese con una smorfia che strappò una risata da parte dell'amico.
Mason guardò il ragazzo accanto a lei e lo indicò con un cenno della testa.
"E' uno dei miei migliori amici" concluse l'umano facendole l'occhiolino.
Lei sgranò gli occhi diventando paonazza per l'imbarazzo e si girò verso il ragazzo di cui aveva appena conosciuto il nome: Liam. Quest'ultimo li stava guardando sorridendo soddisfatto ed Emma non potè far altro che osservare gli occhi del ragazzo, di un azzurro splendente. Quando si riscosse pensò che forse il ragazzo aveva sentito ogni singola parola della conversazione tra lei e Mason. Per evitare altre figuracce iniziò a concentrarsi sulla lezione di algebra e aprendo il quaderno pensò che non sarebbe riuscita a dimenticare gli occhi del ragazzo tanto facilmente.
 
   
 
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