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Autore: Julsss_    07/12/2015    3 recensioni
SUPERWHOLOCK.
E se, per caso, in un momento di noia, l'arcangelo Gabriele coinvolgesse i fratelli Winchester, Castiel, il Decimo Dottore, Sherlock e Watson in un'avventura pericolosa chissà dove?
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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A TRICKSTER GAME










 












Capitolo 3

Water



















Gli enormi massi di ghiaccio continuarono a cadere imperterriti, mentre i partecipanti del Trickster Game correvano a perdifiato per cercare un riparo. Dean e Sam correvano davanti a tutti, seguiti da Sherlock che si voltava spesso per vedere dove fosse Castiel col suo John poggiato su di lui. Il Dottore era l’ultimo e sembrava quello più in difficoltà; pensava che i massi ghiaccio ce l’avessero con lui siccome cadevano dritti verso di lui.
All’improvviso Dean urlò: « Da questa parte! »
Tutti seguirono la sua voce e si ritrovarono davanti una caverna. Entrarono tutti e si accasciarono a terra sfiniti dallo sforzo immane che aveva fatto e un ultimo masso di ghiaccio si conficcò davanti l’entrata.
« Grandioso! » esclamò ironicamente Dean.
« E adesso come facciamo ad uscire? » domandò Castiel poggiando delicatamente John a terra.
« Per adesso non è importante uscire da qui, prima pensiamo a John che dev’essere curato » affermò il Dottore.
Sherlock non aveva parole, era disperato per il suo amico. Si accasciò accanto a lui e da lì non si sarebbe mosso. John era già stato in pericolo altre volte, ma questa volta era diversa. Non erano in città dove avrebbe potuto portarlo in ospedale e farlo curare, no. Questa volta erano nel bel mezzo del nulla, chissà dove e lì non c’erano che alberi, massi di ghiaccio che sembravano avessero una propria coscienza, un alieno che si faceva chiamare il Dottore, ma che di dottore forse aveva solo il nome, un angelo senza poteri, ne ali e due fratelli che di medicina non ne capivano un tubo.
Tutto era inutile per Sherlock in quel momento, non ragionava.
« Signor H - Holmes…mi fa ancora strano dirlo, ma non si disperi, troveremo una soluzione » disse Sam.
« Non si disperi? NON SI DISPERI? » disse Sherlock alzando la voce « Qui non siamo in uno stupido gioco a quiz dove se sbagli la risposta perdi solo il denaro, qua si perde la vita! OVVIO CHE MI DISPERO! »
« Perdere le staffe non aiuterà il signor Watson, signor Holmes » aggiunse il Dottore con tono calmo.
Sherlock buttò un’occhiata veloce al Dottore e poi tolse lo sguardo posandolo su John che era svenuto per il dolore. Sapeva che era del tutto inutile, il Dottore aveva ragione.
In quel preciso istante, dalla terra, si aprì una voragine proprio davanti all’entrata della caverna e i partecipanti dovettero spostarsi altrimenti sarebbero sprofondati.
Fuoriuscì lo stesso leggìo argenteo che era uscito prima della prova di John, su cui poggiava una nuova pergamena.
Il Dottore, che era il più vicino di tutti, l’afferrò con disinvoltura e la lesse a voce alta.
« Prima prova superata: raggiungere la caverna. Alcuni bonus vi saranno aggiunti a breve » .
La pergamena prese fuoco e le sue ceneri caddero a terra.
« Sembra di essere in un videogame » disse Dean.
« Sì, ma dove sono questi bonus? Che cosa sono? » domandò Castiel.
« Sono dei.. »
Sam venne interrotto quando dalla parete della caverna spuntò una piantina di Aloe Vera.
« Ma certo! L’aloe vera serve per le ustioni! » esclamò Sam.
« Sei tornato nerd tutto ad un tratto » disse Dean.
« Smettila, dobbiamo incidere le foglie e ricavarne l’estratto e ci serve anche dell’acqua fredda »
« Per l’acqua non sarà un problema, sento una cascata infondo alla caverna» affermò il Dottore.
« Bene, allora mettiamoci in cammino » aggiunse Castiel.
« Andremo io, Sam e il Dottore. Cas rimani qui col signor Holmes a riposarti » disse Dean.
Castiel non ribatté a Dean, ma il suo volto parlava chiaro, avrebbe voluto andare con loro, come il vecchio Team Free Will, ma era stanco, senza poteri non era più invincibile come una volta. Si sentiva inutile.
La caverna era stretta, bassa e umida, e cadevano, di tanto in tanto, gocce d’acqua dall’alto, segno che qualcosa scorreva sopra di loro.
« Non pensavo che Sherlock Holmes fosse così sentimentale… eppure nei libri e nei film non sembra affatto così » iniziò Sam.
« Come sempre i libri e i film non sono mai fedeli all’originale » rispose Dean.
Dopo aver percorso per 5 minuti il lungo e stretto tunnel, vi si trovarono davanti ai loro occhi increduli, una grande grotta con all’interno stalagmiti e stalattiti che facevano da contorno a una grande pozza d’acqua limpida quasi ghiacciata. La pozza veniva riempita da una cascata d’acqua che proveniva da una parete della caverna. Avrebbero potuto raccogliere dell’acqua proprio da lì.
« Ma come facciamo senza un recipiente? » chiese Dean.
« Ottima domanda! » esclamò il Dottore.
In quel preciso istante, si aprì una nuova voragine dove fuoriuscì il solito leggio argenteo, però questa volta, conteneva un piccolo recipiente invece della pergamena.
« Sembra quasi che ci senta, quel maledetto! » esclamò Sam.
« Non perdiamo altro tempo, dirigiamoci lì » aggiunse il Dottore.
Tutti e tre scesero verso la pozza e Sam prese il recipiente. Il problema adesso era prendere l’acqua, ma non era affatto uno scherzo. Se non fosse stato circondato dalle stalagmiti sarebbe stato un gioco da ragazzi. Dovevano stare attenti altrimenti sarebbero rimasti infilzati delle loro punte aguzze.

Nel frattempo, John peggiorava. Le sue ustioni, sparse per tutto il corpo, erano gravi e avrebbe avuto bisogno di un intervento tempestivo. Sherlock tolse i vestito umidi e bruciati e coprì il suolo con la sua giacca e col trench di Castiel.
« Mi sento così inutile… l’avrei guarito in un attimo. Gabriele, stupido figlio di puttana! » esclamò Castiel dando un pugno sul muro della caverna.
Sherlock distolse lo sguardo dal povero John e guardò Castiel con aria stanca e sofferente.
« Non è colpa tua Castiel, non è colpa di nessuno »
Pian piano, John rinvenì e sussurrò una parola: « A-a-acqua ».
Sherlock si girò di scatto verso l’amico e alzandogli la testa disse « Non ti preoccupare John, gli altri sono andati a prendere l’acqua. Andrà tutto bene »
John gli sorrise debolmente e svenne di nuovo. Sherlock accennò ad un sorriso, ma il suo celava tutt’altro che la felicità. Sapeva che la situazione si stava complicando sempre di più e John sarebbe potuto morire.

« Dovremo fare gioco di squadra. Siete pronti? » domandò il Dottore allegro come se non fosse successo nulla.
Dean pensò che quello strano alieno fosse fuori di testa dopo una situazione del genere, ma almeno dava una mano col suo bizzarro modo di fare.
« Sì, hai un piano? » chiese Sam.
« Non proprio » rispose il Dottore esaminando il posto.
« Alla faccia del gioco di squadra! Non hai nemmeno un piano! » bofonchiò Dean.
Il Dottore si avvicinò alla cascata che portava l’acqua alla pozza. La toccò con una mano facendo schizzare gocce d’acqua  qua e là.
“Sembra tutto apposto” pensò. Tornò indietro con aria rassicurante.
« Se permetti, ‘tutto muscoli niente cervello’…» (« Ehi! » esclamò Dean) « Adesso ho un piano »
« Oh, era ora! » esclamò esausto Dean.
« Siccome sono più mingherlino di voi, prenderò io l’acqua. Nel frattempo però dovrete tenermi in caso, accidentalmente, accadesse qualcosa » ultimò il Dottore.
« Okay, diamoci una mossa » disse Sam.
Il Dottore afferrò il recipiente dalle mani di Sam e si affacciò tra le stalagmiti che circondavano quella pozza.
« Non sarà affatto facile » dichiarò il Dottore.
Sam e Dean lo tenevano per i fianchi e il Dottore si sporse tra l’incavatura dei due stalagmiti. Non appena il recipiente toccò l’acqua la terra iniziò a tremare.
« Non ci posso credere! » esclamò Dean mollando la presa sui fianchi del Dottore.
« Dean! » gridò Sam ( « Ehi, ‘tutto muscoli niente cervello’, afferrami! » urlò il Dottore ).
Dean si accorse di quello che aveva appena fatto e riafferrò il Dottore che cercava di andare più affondo.
« Un po’ più giù, non ci arrivo! » gridò.
I due fratelli lo spinsero più giù e il Dottore si teneva con una mano alla stalagmite.
Dal soffitto, a casa del tremore della terra, le stalattiti iniziarono a cadere in modo confuso. Dovevano affrettarsi se non volevano essere infilzati.
« Si sbrighi Dottore o moriremo! » gli urlò Sam.
Il Dottore c’era quasi, bastava allungarsi un altro po’ e ci sarebbe riuscito.
« Giusto un po’ più giù! » esclamò e in quell’istante una stalattite sfrecciò nella pozza mancando di poco il Dottore e questo gli consentì di prendere l’acqua.
« Tiratemi su! » gridò ancora.
I ragazzi lo tirarono su e, facendo attenzione a dove cadevano le stalattiti, si diressero verso l’uscita. Il tremore della terra sembrava essere interessato solamente in quell’area della grotta, mentre nel tunnel tutto era calmo e umido.
Cercarono di fare in fretta muovendosi a passo veloce. Di tanto in tanto qualche goccia dal recipiente cadde.
« Ce l’avete fatta! » esclamò Castiel pieno di contentezza andando contro i ragazzi e abbracciandoli. « Temevo il peggio »
« In effetti, non è stata proprio una passeggiata » rispose Sam.
« John, svegliati, è arrivata l’acqua » disse Sherlock.
John, poco a poco si svegliò aprendo non di molto gli occhi. Il Dottore andò verso John e gli porse l’acqua.
« Non berla tutta, dobbiamo tamponarla sulle tue ferite » ricordò il Dottore.
 Dopo aver pronunciato quella frase, John iniziò a lamentarsi e a dimenarsi. C’era qualcosa che non andava.
« John? Cos’hai John? >>» iniziando ad agitarsi. « Che cosa gli avete fatto?! » disse urlando il povero Sherlock.
« Niente! Abbiamo trovato una pozza d’acqua e…» ( « Ed era avvelenata » aggiunse il Dottore ).
« Avrei dovuto immaginarlo »
« AVVELENATA?! » gridò Sherlock con rabbia.
« Ma non era tutto apposto? » domandò Sam.
« La cascata non era avvelenata… CHE STUPIDO! » disse il Dottore che sembrava quasi voler far testa e muro.
Sherlock ormai non li ascoltava più, ormai la vita di John era ad un passo dalla fine. Continuava a dimenarsi e a lamentarsi del dolore. Una scena straziante stava avvenendo dinanzi a loro.
Sherlock si accasciò su di lui abbracciandolo cercando di tenerlo stretto. Si poteva udire il suo singhiozzare: stava piangendo.
Il veleno scorreva velocemente nel corpo di John facendo esplodere le vene e causando un’enorme emorragia: c’era sangue ovunque. Ormai era del tutto inutile fermare l’emorragia, la sua fine era segnata.
Il Dottore stava in disparte, di spalle alla scena che stava svolgendosi dietro di lui. Si sentiva in colpa, in colpa perché non era stato abbastanza attento e soprattutto perché non l’aveva previsto. Ma non ne aveva nessuna colpa. Il Trickster avrebbe potuto ingannarlo in qualsiasi momento e l’acqua avrebbe potuto tramutarsi anche in fuoco se solo l’avesse voluto.
Il gioco lo dirigeva lui. Loro erano solo pedine che venivano spostate secondo il suo volere e non avevano il potere di cambiare il corso degli eventi.
John morì poche ore dopo. Il suo corpo sparì dalle braccia di Sherlock come per magia. Lui sapeva che non sarebbe morto definitivamente, aveva ancora 9 vite da giocare e avrebbe fatto di tutto, questa volta, per tenerlo in vita. Non l’avrebbe più lasciato decidere, anche se questo voleva dire mettersi contro di John stesso. Era già deceduto una volta e non poteva permettersi di perderlo di nuovo. Avrebbe preferito sacrificarsi lui piuttosto che il suo amico.
Quella ‘notte’, se si poteva definire notte, non ne avevano la più pallida idea siccome erano richiusi lì, rimasero nella caverna per riposarsi mentre il Dottore faceva da sentinella.
Sherlock però non dormiva, la morte di John Watson l’aveva scioccato e non poco. Si poteva dire che l’unico amico a cui tenesse davvero non c’era più, almeno all’apparenza. Rimase sveglio ancora per un’ora poi crollò, come tutti, con le lacrime agli occhi.
Il ghiaccio, che bloccava il passaggio verso la foreste, iniziò a sciogliersi, per fortuna. Il Dottore, che era ancora sveglio, cercò di smuovere il grande masso per poi spingerlo verso l’esterno. Tutto inutile. Nonostante si stesse sciogliendo, non riusciva a muoverlo di un millimetro. Era troppo pesante per lui e decise che avrebbe aspettato il risveglio dei suoi compagni.
Un raggio di luce colpì il ghiaccio facendolo gocciolare e creando una piccola pozzanghera di acqua ghiacciata. Questa scivolò verso l’angelo che dormiva a poca distanza da lì.
Castiel, a cui il sonno era nuovo, percepì l’acqua fredda sulle sue dita. Si svegliò tutto intontito e non riusciva a capire cosa gli fosse successo.
« Buongiorno!» gli disse il Dottore che era lì proprio di fronte a lui a braccia conserte aspettando che si sciogliesse il ghiaccio.
« B- buongiorno » rispose l’angelo.
« Si sta sciogliendo, faremo meglio a svegliare gli altri, dobbiamo proseguire » disse il Dottore con fare serio.
Castiel annuì e andò a svegliare i fratelli Winchester abbassandosi verso le loro orecchie.
« Dean! » chiamò l’angelo.
« Altri cinque minuti mamma » rispose il ragazzo ancora dormiente.
« Sam! »
Sam si alzò di botto.
« Sì sono sveglio! Che succede? »
« Niente, il Dottore dice che dovremo andare » rispose Castiel mentre Sam si alzava in piedi.
Sherlock, udendo le voci nel sonno, iniziò a svegliarsi. Poco a poco i suoi occhi si aprirono e non ricordava dove fosse finito. Si alzò lentamente in piedi guardandosi attorno.
« Ma dove siamo, John? »
Ma John non c’era. 









Angolo Autrice:

...chiedo perdono! Sono mesi che non scrivo un capitolo, e ho anche la scusa! Stavo dedicando il tempo all'altra mia ff "L'angelo che s'innamorò di un uomo". Eheh... Scusate!
D'ora in poi alternerò le pubblicazioni in modo da accontentare tutti quelli che seguono le due ff.  
Tornando a noi, spero che non mi uccidiate per questo finale (non per niente c'è scritto che c'è angst), ma non temete, comparirà molto presto il nostro Watson <3
Commentate se ve la sentite, e voglio sapere se vi è piaciuto. 
Alla prossima,
Juls


 

   
 
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