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Autore: Yu_Kanda    08/12/2015    2 recensioni
Lavi cantava. Cantava cose senza senso, come un ubriaco che perda la nozione della realtà, una povera anima disperata che abbia smarrito la ragione. Sì, si rendeva perfettamente conto di quanto, a quelle guardie là fuori, il suo comportamento dovesse sembrare folle; e, d'altro canto, si sentiva del tutto giustificato, data la situazione in cui si trovava.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, ma ho una bella bambolina woodoo... prima o poi funzionerà!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!



Capitolo 2: Compromessi e Ingerenze

 

Lavi non si era mai sentito tanto determinato a fare qualcosa; fra le informazioni ottenute da Lenalee e quelle astutamente estorte a Komui, ora aveva una data certa per mettere in atto quel che progettava da settimane. La ragazza si era addirittura offerta di avvisarlo non appena Kanda avesse varcato l'ingresso del quartier generale, così, mentre era impegnato a fare rapporto, lui avrebbe avuto il tempo di organizzarsi per incontrarlo.

Sospettava che Lenalee si sentisse in colpa per quanto accaduto dopo il processo. Per aver partecipato a quella sottospecie di farsa che l'Ordine aveva chiamato 'purificazione', evento che aveva condotto allo stato attuale in cui versava Kanda.

Per quanto non avesse mai fatto mistero di odiare la Chiesa, il suo Dio e l'Ordine Oscuro, la notizia del loro arresto, le circostanze in cui era avvenuto e le motivazioni dietro di esso erano state un fulmine a ciel sereno anche per lei. Non la biasimava se all'inizio era rimasta scossa e le era stato necessario del tempo per 'metabolizzare' la situazione. L'importante era che adesso comprendeva e li supportava; e che lui tramite quel supporto fosse in grado di aiutare la persona che amava.

Lavi non era sicuro che il suo piano non sarebbe finito in tragedia, vista la scelta del luogo in cui attendere il ritorno di Kanda... la stanza di lui. Tuttavia, considerato il tipo di tentativo che voleva fare, quello era il posto in cui certamente non ci sarebbero state orecchie indiscrete ad ascoltare i loro discorsi. In particolare, non ci sarebbero stati testimoni se Kanda avesse reagito come era accaduto nella caffetteria.

Attese che il giovane richiudesse la porta dietro di sé, poi accese il lume poggiato accanto al letto sul quale lui era seduto. Il volto di Kanda si rabbuiò immediatamente e la sua mano corse all'elsa della spada.

“Ancora tu,” sibilò, avanzando di un passo. “Perché sei nella mia stanza? Che diavolo vuoi da me?”

“Yuu, io sono...” iniziò a dire Lavi, ma a quanto pareva in quello stato Kanda era regredito a quando la sua insistenza nel pronunciarne il nome lo provocava come poche altre cose.

“Non usare il mio nome!” tuonò, estraendo Mugen e puntandogliela contro.

Lavi si alzò dal letto con uno scatto fulmineo, portandosi schiena alla finestra, accanto al tavolinetto con la clessidra contenente il loto.

“Yuu, per favore, voglio solo parlarti, è importante,” supplicò, sperando che la sua voce facesse breccia di nuovo.

Kanda non dette segno di aver nemmeno sentito e si scagliò su di lui, ma, come sperava Lavi, non riuscì a portare a bersaglio il suo fendente. Spalancò gli occhi come se fosse stato lui a essere colpito e rovinò a terra, abbandonando l'arma per portarsi le mani alle tempie, la mascella serrata in una smorfia sofferente.

“Yuu!” In un istante Lavi gli fu accanto e lo prese fra le braccia, stringendolo forte a sé. “Sono io, Yuu, sono qui con te,” mormorò, le labbra che ne sfioravano i lunghi capelli corvini. “Dimmi cosa ti hanno fatto...”

Kanda scosse lentamente la testa, ma non cercò di liberarsi dall'abbraccio.

“Lavi...” disse in un sussurro, il tono chiaramente sorpreso, come se lo vedesse davvero solo allora. Il giovane lo strinse ancora più forte a sé, posandogli un bacio sulla sommità del capo, e Kanda si aggrappò disperatamente a lui.

“Non è una cosa orribile la vita che conduci, immerso in questo fango che t’ispira tanto odio, sapendo che col tuo sacrificio non aiuti nessuno, non salvi nessuno?!” E, pronunciando quelle parole, Lavi non era interamente certo di non intenderle più per sé stesso che per la persona fra le sue braccia. “Ma dimmi, dimmi, com’è possibile che una simile vergogna, una simile degradazione possa mescolarsi ad altri sentimenti, assolutamente diversi, degni di un santo, racchiusi nel tuo cuore?” Kanda s'irrigidì. Li avevano chiamati sodomiti, li avevano trattati come degenerati, come se fossero esseri immondi e corrotti... ma i loro sentimenti erano puri, l'amore che provavano uno per l'altro più sincero di tanti altri che quei cosiddetti uomini pii citavano ad esempio. Eppure, che posto poteva esserci per loro in un simile scenario? Che futuro potevano avere? “Sarebbe più giusto, mille volte più giusto, sai, sarebbe più saggio gettarsi a capofitto nell’acqua e finirla subito!” continuò Lavi, scostandosi dal giovane che stringeva per poterlo guardare in viso, per capire se davvero lo riconosceva, adesso.

“Credi che non ci abbia provato?” disse Kanda in tono amaro. “Sai bene che non posso morire.” Una smorfia di dolore gli attraversò il viso. “Sei un idiota.” affermò poi, aggrottando le sopracciglia e assumendo un'aria contrariata. “Un santo, io. Hai battuto la testa?”

Lavi sorrise, quasi sul punto di piangere; annuì e stava per rispondere a tono, quando Kanda iniziò a contorcersi.

“Yuu!” esclamò, cercando di capire cosa gli stesse causando quelle crisi.

“Dannato orecchino... è il...” riuscì a dire il giovane, prima di perdere i sensi.

Lavi gli scansò i capelli dal viso con gesti febbrili, scoprendo ciò cui Kanda si riferiva. Sul padiglione dell'orecchio sinistro aveva un bizzarro orecchino tubolare, sul quale era inciso un simbolo che lui conosceva molto bene: una runa Crow. Avrebbe dovuto pensarci subito, che stupido! Quello era l'unico modo che avevano per bloccare l'abilità rigenerativa di Kanda e impedirgli di recuperare la memoria... ed era anche un bel guaio. Non c'era modo di rimuoverlo senza l'aiuto di un membro dei Crow. Provò a toccarlo e subito ritrasse la mano come se si fosse ustionato.

Maledizione. L'unico Crow che aveva sotto mano era noto per la mentalità estremamente ristretta e la fissazione per le regole. Un suicidio, rivolgersi a lui.

Adagiò Kanda sul letto, sfiorandogli la fronte con le dita e poi scendendo lungo il contorno del viso. Non aveva scelta. Gli posò un bacio fra i capelli, per soffermarsi poi brevemente sulle labbra socchiuse, quindi lasciò la stanza.

 

“Fammi capire bene, Bookman junior,” disse l'Ispettore Howard Link, l'espressione un misto di sconcerto e indignazione. “Mi stai chiedendo di tradire il mio ordine, l'Ordine Oscuro, la Chiesa e infrangere tutte le regole in cui credo?”

“Sì,” confermò Lavi. “Sostanzialmente, è così, se vuole guardare solo all'apparenza delle cose. Yuu è un essere umano, non un oggetto. Siamo già stati puniti a sufficienza per il crimine di cui ci avete accusato, non privateci anche dei nostri ricordi, sono tutto ciò che ci resta!” supplicò, vedendo che l'Ispettore non era intenzionato a cedere. “Ci comporteremo come se non ricordassimo, non creeremo altro scandalo.”

“Fuori,” ordinò Howard Link con furia malcelata, “fuori di qui, prima ch'io sia tentato di riportare questa conversazione al mio superiore!”

Lavi lasciò la stanza con un sospiro afflitto. Era andata persino meglio di quel che si aspettava, non l'aveva fatto arrestare... ma non l'aveva nemmeno aiutato.

Che fare, adesso?

“Lavi.” La voce alle sue spalle lo fece trasalire, non si aspettava di trovare qualcuno davanti all'ufficio dell'Ispettore Link, meno che mai il suo mentore, Bookman. Si voltò adagio, scrutando l'anziano uomo con sospetto. “Ti sto osservando da vicino, ultimamente,” disse questi con aria tetra. “Credevi davvero che non mi sarei accorto? Che avresti potuto farla franca sotto il mio naso e tenere inalterata la tua memoria?”

Lavi chinò il capo, sopraffatto. Non c'era via d'uscita da quella situazione, dunque? Partivano sconfitti qualunque cosa tentassero?

“Possiamo trovare un accordo, vecchio?” chiese, la disperazione chiaramente visibile nel suo unico occhio.

Sorprendentemente, Bookman annuì. Lavi restò a bocca aperta, in attesa di sapere quale sarebbe stato il prezzo da pagare per conservare i suoi ricordi.

“L'unico accordo che posso offrirti è di andarcene domani e non tornare mai più qui,” annunciò, facendogli cenno di seguirlo.

Lavi obbedì senza protestare. Finché uno di loro ricordava, gli restava la speranza. La speranza che, un giorno, si sarebbero ritrovati.

 

Lavi si sentiva come se sedesse su un cuscino di carboni ardenti. Si stropicciò le mani; se, come gli aveva promesso Bookman, partivano all'alba, doveva salutare Yuu, dirgli che non avrebbe mai rinunciato. Dirgli di non cedere nemmeno lui, di continuare a lottare. Assicurargli che si sarebbero rivisti; e se il vecchio l'avesse poi punito per quel colpo di testa, pazienza.

Si avvicinò furtivamente alla stanza di Kanda e lo chiamò piano, ma non ottenne risposta. Scostò la porta appena appena, quanto bastava per sbirciare all'interno: nessuno.

Lavi emise un sospiro sconsolato. Dove poteva essere? A meditare o ad allenarsi? E, ancora più importante, c'era un'ombra che lo seguiva da quando aveva lasciato la biblioteca. Era certo che non potesse essere Bookman, chi accidenti era? Perché lo seguiva?

Svoltò l'angolo successivo e rimase in attesa finché l'ombra non fece altrettanto, finendogli dritta addosso. L'afferrò saldamente e questa reagì d'istinto, cercando di colpirlo.

“Ispettore Link!” esclamò Lavi, parandone l'attacco. “Perché mi sorveglia? Vuole di nuovo cogliere me e Yuu sul fatto?”

L'uomo parve turbato da una simile eventualità; o forse era la ragione che lo aveva condotto lì a turbarlo?

“Ho cambiato idea,” disse a voce bassa. Vedendo l'espressione di estrema sorpresa sul volto di Lavi, si affrettò a continuare. “Il peccato di cui vi macchiate è imperdonabile e ne sono disgustato, ma non approvo la tortura. Inoltre, ho sentito che tu e Bookman lascerete l'Ordine per non fare più ritorno. Renderò a Kanda la memoria, considerato che non vi rivedrete più.”

Aveva parlato con Bookman? Lavi sollevò il sopracciglio visibile, assumendo un'espressione sarcastica. Tenerli separati era una forma di tortura, a suo avviso.

“Sono venuto per dirgli addio,” rivelò, confermando i sospetti dell'Ispettore. “Mi aspetto che mi sia concesso.”

Howard Link scosse la testa con disapprovazione ed emise un sospiro rassegnato.

“D'accordo.”

 

Lavi si domandava in che misura gli sarebbe stato concesso di 'accomiatarsi' dalla persona che amava, considerato quanto inviso all'Ispettore fosse il genere di rapporto che quell'amore rappresentava. Si domandava inoltre come l'uomo contasse di convincere Kanda a collaborare per farsi togliere il maledetto orecchino.

“Ispettore Link?” azzardò a bassa voce a un certo punto, quando ormai era chiaro che Kanda non si trovava nemmeno lì. Le luci erano spente e la zona dove si allenavano deserta; dopotutto era molto tardi, la maggior parte dello staff e degli Esorcisti dormiva, a quell'ora. “Cosa pensa di fare?”

“Andare all'ultimo luogo rimasto da controllare,” rispose l'Ispettore in tono piatto, senza nemmeno voltarsi, come infastidito dall'ovvietà della domanda.

“Mi riferivo al sigillo,” continuò Lavi, “Yuu non le vorrà nemmeno parlare, come fa a credere che le permetta di togliergli l'orecchino?”

Howard Link sollevò il braccio per sbarrargli la strada, facendo cenno di spostarsi verso il muro; una debole luce proveniva dalla stanza arredata in stile Giapponese dove Kanda era solito andare a meditare. Lavi fissò il viso che si era voltato verso di lui con espressione decisa.

“Conto su di te, per quello,” gli comunicò l'Ispettore Link in un sussurro, senza nemmeno disturbarsi a chiedere il suo parere sul brillante piano d'azione. “Tu lo bloccherai e io mi occuperò del sigillo.”

“Siete forse impazzito?” sibilò Lavi di rimando, dopo essere rimasto per un istante a bocca aperta. “Avete idea della forza spaventosa di Yuu? Dovreste, visto che l'avete sperimentata in prima persona! Mi ucciderà se provo a toccarlo e lo sapete.”

Le sue parole parvero non avere alcun impatto sull'uomo, si accorse Lavi. Estrasse dalla giacca dei rettangoli di pergamena dall'aspetto rigido recanti ognuno delle rune, come se non avesse udito le sue parole.

“Vuoi il mio aiuto oppure no?” si limitò a chiedere.

Lavi fece per aprire bocca e poi invece non disse nulla; annuì semplicemente, l'espressione rassegnata.

“Sta bene, proverò a immobilizzarlo,” sussurrò, quando il silenzio dell'attesa si era fatto pesante e l'Ispettore pareva sul punto di spazientirsi. “Se... se Yuu dovesse... se io non...” aggiunse, cercando di forzarsi a dar voce a quel 'se Yuu mi uccidesse' che torturava i suoi pensieri e non riuscendoci. “Non tolga il sigillo,” concluse, rinunciando a spiegarsi. “È meglio che non ricordi, in quel caso.”

Howard Link parve colpito da quella richiesta. Lo sguardo che gli rivolse diceva che aveva capito perfettamente ciò che intendeva; che comprendeva le sue ragioni, sebbene non i sentimenti che nutrivano l'uno per l'altro.

“Andiamo,” disse dopo aver dato un breve cenno d'assenso col capo. Lavi espirò lentamente, sollevato, e si affrettò a seguirlo. L'Ispettore bussò sullo stipite dell'ingresso alla stanza e aprì la porta scorrevole. “Kanda,” esordì accennando un saluto formale. “Ti stavo cercando.”

Lavi si affiancò all'uomo nello specchio della porta, il cuore in gola per l'agitazione. Kanda non dette segno di riconoscerlo, ma Lavi lesse chiaramente nei suoi occhi l'incredulità nel vedere nientemeno che l'Ispettore Link presentarglisi davanti, accompagnato proprio da lui, quello che negli ultimi giorni lo perseguitava.

Li scrutò con aria sospettosa; interruppe la meditazione e si alzò in piedi, assumendo una posizione difensiva, come se si aspettasse qualche brutto tiro.

“Che diavolo volete?” chiese.

“Yuu, dobbiamo parlarti,” esordì Lavi, avanzando di un passo verso il giovane, le braccia leggermente aperte in un gesto amichevole. “È importante.”

“Non ho niente da dirvi, soprattutto a lui,” ribatté Kanda, pronunciando l'ultima parte della frase come se sputasse veleno.

Lanciò uno sguardo truce a quello che per lui era solo un inetto membro dei Crow e fece per oltrepassarli. Allora Lavi tese un braccio per trattenerlo e la situazione esplose esattamente come temeva, perché Kanda l'afferrò sbattendolo contro la parete con forza inaudita.

“Y-Yuu, guardami, sono io, Lavi...” implorò allora, sperando con tutto sé stesso che la sua voce facesse breccia come era accaduto le ultime volte che gli aveva parlato.

“Stai giocando col fuoco, idiota! Non so chi tu sia e mi chiami per nome, mi segui e ti tiri dietro anche un cane Crow!” sibilò invece Kanda, afferrandolo per la gola e sollevandolo di peso da terra.

Lavi dovette usare tutta la sua forza per liberarsi da quella stretta d'acciaio e ribaltare la situazione, cercando di bloccare l'altro giovane contro la stessa parete dov'era lui poco prima. Tutto ciò che ottenne, però, fu un rocambolesco sbattere a turno lungo tutta la stanza.

“Ispettore!” chiamò in tono urgente. “Che sta facendo, mi aiuti! Yuu, Yuu, riconoscimi!” continuò poi, disperato, fissando il giovane che cercava di ucciderlo negli occhi scuri.

Il suo dibattersi parve diminuire, l'espressione letale del volto iniziò a vacillare. Poi d'improvviso entrambi furono consapevoli della cantilena mistica che invadeva la stanza, e l'orecchino di Kanda andò in mille pezzi. Il giovane si accasciò fra le braccia di Lavi.

“Mi ha usato come esca!” esclamò quest'ultimo, ostentando un'aria oltraggiata.

Il destinatario del commento sollevò un sopracciglio, avvicinandosi a lui.

“Era la soluzione più logica; e pratica.” affermò, e gli porse un nuovo orecchino. Lavi avrebbe voluto strangolare quell'arrogante bastardo e stava per rispondere a tono, ma la voce di Kanda gli ricordò quale fosse la sua priorità.

“Lavi,” mormorò il giovane fra le sue braccia, massaggiandosi le tempie, come se si svegliasse allora da un brutto incubo. “Che è successo?”

“Tante cose,” rispose lui, sorridendogli con dolcezza, l'unico occhio illuminato di gioia, “tante cose. Sediamoci, ti spiego.”

Era stata particolarmente dura, soprattutto la parte delle 'spiegazioni', però alla fine il sigillo era stato rimpiazzato con uno inattivo, sul nuovo orecchino. Nel riceverlo fra le mani Kanda lanciò all'Ispettore un'occhiataccia in tralice, emettendo quello sbuffo seccato che era il suo marchio di fabbrica.

“Non c'è di che,” commentò l'uomo, una vena di sarcasmo nella voce.

“Tch,” fu nuovamente la risposta che ricevette.

“Yuu, penso che l'Ispettore Link si aspettasse almeno un 'grazie'...” s'intromise Lavi, ma il suo suggerimento andò totalmente ignorato. Scosse la testa, l'aria improvvisamente corrucciata. “Parto domani con Bookman,” aggiunse, dopo che Kanda ebbe rimesso l'orecchino al suo posto. Il giovane non parve affatto sorpreso.

“È il prezzo da pagare per il suo aiuto?” chiese senza mezzi termini, indicando l'Ispettore. Lavi abbozzò un sorriso triste e annuì.

“Non solo il suo,” rispose. “Bookman non c'è cascato, sai.” Kanda sollevò un sopracciglio, come a dire 'sei il solito incapace' e Lavi questa volta quasi scoppiò a ridere. “Ci rivedremo, te lo prometto. Troveremo il modo d'incontrarci.”

Ci fu un lungo attimo di silenzio durante il quale Kanda lo fissò, immobile. Poi si lasciò sfuggire un impercettibile sospiro e, mentre lui lo abbracciava stretto, lo sentì tremare appena. Voleva dirgli addio con un ultimo bacio, ma sapeva che l'Ispettore non avrebbe consentito, così l'allontanò da sé con dolcezza, sollevando la mano in segno di saluto.

Per una volta, però, Kanda non era disposto soffocare quel che provava, a fingere che non gli importasse, che nulla potesse toccarlo. S'avvicinò di nuovo, afferrò la nuca di Lavi e, forzandolo a chinarsi su di lui, ne reclamò le labbra, baciandolo con un impeto di cui non si sapeva capace.

“Questo non era...” iniziò a dire Howard Link, ma s'interruppe di botto. “Ah, al diavolo,” mormorò fra sé e, scuotendo la testa con rassegnazione, ritrasse il braccio che aveva proteso con l'intento di separare i due peccatori.

Mentre l'Ispettore lo conduceva via, Lavi si voltò indietro; Kanda lo seguiva con lo sguardo.

Non era un addio, era un arrivederci.

 

Lavi contò fino a cento, prima di aprire di nuovo la porta della stanza che divideva con Bookman; il vecchio pareva profondamente addormentato, ma Lavi era certo che sapesse perfettamente ciò che stava per succedere.

Si diresse verso l'alloggio di Kanda, il passo lesto e tutti i sensi all'erta, sgattaiolando come un ladro per i corridoi della torre, timoroso di essere visto da un momento all'altro. Ogni ingresso era allo scoperto, disposto su una specie di balconata e le porte non avevano serratura. S'infilò dentro senza bussare, timoroso del clamore che poteva suscitare la reazione del giovane, sottovalutando quanto poco gli piacesse quel genere d'improvvisata.

“Che diavolo...” sibilò Kanda, la spada puntata alla gola del povero malcapitato, sbattendolo contro il retro della porta con forza. Questi abbozzò un sorriso imbarazzato.

“Yuu, ti senti bene?” chiese, come se nulla fosse.

Kanda roteò gli occhi, incredulo di fronte a tanta stupidità.

“Sei tornato in piena notte solo per dirmi questo?” sussurrò in tono a metà fra irato e compiaciuto, abbassando la lama e rinfoderandola.

Lavi soffocò una risatina, lasciandosi strattonare verso il centro della stanza.

“Non ho avuto modo di farlo davanti al Crow, non ti arrabbiare.” si difese, ottenendo uno sbuffo irritato in risposta. “Volevo parlarti prima di partire, salutarti come si deve.”

Le labbra di Kanda si distesero in un accenno di sorriso quando la sua mano gli sfiorò la guancia, per posarvisi poi dolcemente. Socchiuse gli occhi, indulgendo in quel contatto, lasciando che il suo viso lo cercasse. Si lasciò abbracciare.

“Che intenzioni hai?” mormorò all'orecchio di Lavi. “Di passare la notte con me?”

“Sì,” confermò questi. “Resteremo separati a lungo, sarà il nostro solo ricordo per un bel po', prima che troviamo il modo di beffarli.”

Kanda ne era pienamente cosciente, ma la cosa non lo spaventava. Aveva sopportato molto di peggio, durante la sua vita; sarebbero riusciti a superare anche quella prova, ne era certo.

“Vorrei vedere la faccia dell'Ispettore Link in questo momento,” commentò in tono caustico, “sono piuttosto sicuro che sappia.”

“Sì, anche io,” concordò Lavi attirandolo a sé per un bacio appassionato.

Iniziò a spogliarlo e per tutta risposta Kanda lo gettò sul letto, prodigandosi per fare altrettanto senza perdere il contatto con le labbra di lui; se doveva essere la loro ultima notte insieme, allora se la sarebbe goduta a pieno. Al diavolo tutto il resto.

Affamato e impaziente, entrambi lo erano. Potevano disporre solo di quella manciata di ore, non avrebbero avuto altro per molto, molto tempo a venire.

Le labbra di Lavi assaporavano il suo collo e suggevano dal tatuaggio sul torace, lentamente, richiamando aloni violacei sotto e intorno all'inchiostro nero. Kanda inarcò la schiena, un debole lamento che gli sfuggiva dalle labbra, affondando le dita di ambo le mani in quella dell'amante.

Quelli sarebbero stati preziosi ricordi, non avrebbe permesso a nessuno di portarglieli via una seconda volta. Mai più.

Quando Lavi si alzò per andare a raggiungere Bookman, gli rivolse uno sguardo così intenso da far male. Protese una mano verso di lui e Kanda la strinse forte.

No. Non era un addio, era un arrivederci, si ripeterono mentalmente entrambi.

 

Li avevano guardati come lebbrosi, come se le loro anime corrotte potessero in qualche modo contagiarli.

Ancora adesso Lavi vedeva il disgusto negli occhi di molti di loro, Finder o scienziati, il desiderio di liberarsi dell'onta che rappresentavano; ma non potevano toccarli. Non più.

La guerra era finita. Il loro lavoro come Esorcisti con lei; al diavolo le regole dell'Ordine e i dettami della Chiesa!

Lavi si affacciò nella stanza dove sapeva Kanda stava sistemando le ultime cose.

Tch,” fu il commento che ricevette quando il giovane si accorse d'essere osservato.

Il giorno in cui erano stati sorpresi insieme aveva creduto fosse finita. Invece, l'increscioso incidente, dopo la prigione, le torture subite e la lunga separazione, s'era trasformato in semplici sussurri e maldicenze; ora però si sarebbero lasciati tutto alle spalle.

“Yuu, andiamo? Bookman aspetta!” chiamò Lavi.

Finalmente, liberi. Kanda afferrò la valigia.

“Arrivo,” rispose, l'ombra di un sorriso che gli incurvava le labbra.

Quello sì, era un addio. Al loro passato.




Note:

Citazione da Delitto e Castigo – F. Dostoevskij, adattata al maschile: «Non è una cosa orribile la vita che conduci, immerso in questo fango che t’ispira tanto odio, sapendo che col tuo sacrificio non aiuti nessuno, non salvi nessuno?! Ma dimmi, dimmi, com’è possibile che una simile vergogna, una simile degradazione possa mescolarsi ad altri sentimenti, assolutamente diversi, degni di un santo, racchiusi nel tuo cuore? Sarebbe più giusto, mille volte più giusto, sai, sarebbe più saggio gettarsi a capofitto nell’acqua e finirla subito!».

   
 
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