Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Grimmjowswife    08/12/2015    4 recensioni
Jean Kirschtein è sempre stato impulsivo, ed un giorno questa impulsività lo porta a commettere uno sbaglio che lo porterà in tribunale. Nonostante il suo aspetto non è mai stato davvero un criminale o un trasgressore delle regole, ma questo non gli impedisce di essere condannato a tre mesi di lavori socialmente utili in un ospedale. Ed è proprio qui che incontra Marco Bodt, malato di cancro, e da qui tutto sembra perdere senso, mentre memorie - o forse solo allucinazioni? - vanno a mischiarsi alla realtà.
Reincarnation!AU [JeanMarco] [Ereri] Jean&Eren!Punk; Marco!Cancer; Levi!Cop.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Eren Jaeger, Jean Kirshtein, Marco Bodt, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo deliri

I: Salve gente! Come state? Siete felici che abbia aggiornato? Non ve ne può fregar di meno? Oggi abbiamo qui con noi un ospite speciale, la mia cara amica Jen, che no, non è la sorella di Marco, ma una bella ragazza che ha accettato di essere con me oggi di sua spontanea volontà.
Jen: Nota bene: "di sua spontanea volontà" va letto come "sono stata bellamente costretta e ricattata da la qui presente Icchan per apparire in questo angolo deliri, nonostante abbia paura per quello che succederà di qui in poi".
I: Ti ho già detto che nonostante Grimmjow sembri mestruato non sia donna.
Jen: Sì certo... A proposito, non sembra tutto troppo... silenzioso?
I: ... *Jen e Icchan si guardano in torno, trovando Eren in un angolino a coltivare funghi e Levi che guarda fuori dalla finestra tenendo una tazza di thè caldo tra le mani*
Jen: ... cosa gli hai fatto?
I: *fissa la parete della stanza diventata improvvisamente interessantissima* Magari potrei attaccarci foto e scritte stampate... faccio tipo la parete di quella coi capelli blu del gioco "Life is Strange"
Jen: ... ti ricordo che io sono vecchia e che non so di cosa tu stia parlando ma-
I: abbiamo un anno di differenza Jen, sei tu che non esplori internet.
J: SMETTILA DI CAMBIARE DISCORSO TU.
I: Qual'era la domanda?
J: *indica Levi e Eren*
I: Ah, potrebbe essere a causa di un certo coito che hanno avuto...
PersonaSconosciuta: *spalanca la porta dirigendosi velocemente da Eren ignorando Jen e Icchan che la fissano stranite e punzecchia Eren con un dito* Eren.
Eren: *continua a coltivare funghetti*
I: Sa-chan?
PersonaNonPiùSconosciuta: *si gira* AMMORA.
I: Come hai fatto ad entrare?
Sa-chan: Questa domanda implicherebbe la presenza di un antifurto in questo buco.
Jen: ... Mi spiegate?
Sa-chan: Ho trovato la porta aperta e sono entrata. *fa spallucce*
I: ... *afferra padella* DOVE CAZZO SI È CACCIATO QUEL GATTOPUFFO?! QUANTE VOLTE GLI HO DETTO CHE ESISTE UNA CHIAVE CHE DEVE USARE PER QUELLA CAZZO DI PORTA?!

ATTENZIONE: Certi "flashback" (vedi doccia) li ho aggiunti io perché mi andava, ok? Sono una ragazza capacissima di tagliarsi i capelli da sola (mi sono usciti bene anche), quindi posso anche inventare anche scene nella trama canonica si Shingeki no Kyojin per poi metterli nel capitolo, ok? Ok. In più ringrazio JesD per avermi aiutato con una scena, e scusate se faccio schifo a descriverli.

 





 

 

Capitolo 8: Credi nella reincarnazione?


Aprii gli occhi, la stanza era angusta, piena di umidità e illuminata solo da una luce traballante proveniente da una parete. Provai a muovermi, provocando un rumore stridulo, rendendomi conto solo in quel momento di essere incatenato mani e polsi ad un letto. Mi alzai a fatica, osservando una figura dai tratti indistinti che mi parlava attraverso le sbarre della prigione che prima avevo creduto essere la parete da cui proveniva la luce delle torce, e al suo fianco, l'ufficiale dell’Armata Ricognitiva Rivaille. Tenni gli occhi puntati su di lui, mentre la figura parlava, i nostri discorsi erano appannati, non riuscivo a capire niente di ciò di cui si stava parlando, però riuscii a vedere un luccichio negli occhi da parte di Levi quando risposi, sentendo il suo "non male", prima che si alzasse, avvicinandosi alle sbarre della mia cella, guardandomi attentamente attraverso esse, prima di ricominciare a parlare. Mi concentrai sulla sua voce, sforzandomi di renderla più nitida, riuscendo a sentirlo pronunciare un'ultima frase.
«Accetto la tua domanda di adesione all'Armata Ricognitiva»
 
Mi svegliai in un appartamento che certamente non era il mio, la testa girava ancora per il sogno. Lo stesso uomo di sempre che condivideva aspetto e voce con il poliziotto che, da quando era entrato nel bar di Hannes anni fa, aveva risvegliato in me questi sogni - o incubi, a seconda delle notti - che pian piano si erano fatti più vividi, arrivando anche a confondersi con la realtà quando la stanchezza iniziava a farsi sentire. Avevo sempre finto con gli altri, anche con Jean, nonostante sembrasse avere anche lui a volte incubi simili, arrivando al punto di mentire anche a me stesso, fingendo che fossero solo sogni e nulla di più. Provai ad alzarmi, ma fui bloccato da una stilettata di dolore al petto, che mi costrinse a stendermi di nuovo sul divano, la testa che girava ancora.
«Ti sei svegliato finalmente»
Voltai la testa, imprecando mentalmente per il dolore, incontrando gli occhi freddi di Levi – non Rivaille, pensai - appoggiato allo stipite della porta, con addosso i vestiti che indossava dopo il lavoro e in mano una tazza fumante.
«Quanto ho dormito?»
«Mi sei svenuto addosso come una ragazzina circa una decina di minuti prima che arrivassimo qui, sei più pesante di quanto mi aspettassi, tra parentesi. Poi hai dormito per circa un'ora e mezza» spiegò, mettendosi a sedere sul bracciolo del divano opposto a quello che stavo usando come cuscino.
Scacciai la voce che mi chiedeva, così uguale a quella dell'uomo che era seduto poco distante da me, se lo odiassi e mi sollevai sui gomiti, ignorando i giuramenti di testa, guardandomi attentamente intorno: la stanza era moderna e luminosa, le pareti bianche facevano risaltare ancora di più la luce che di solito doveva venire dalla porta finestra che si estendeva per buona parte della finestra, coperta ora da pesanti tende color panna che bloccavano buona parte della luce, forse per evitare mi desse fastidio. Il divano, anch'esso color panna, era fatto di tessuto, e poco distante c'era un tavolino in legno su cui erano disposti dei poggia bicchieri, in fondo alla parete c'era - incastrato in essa - una tv.
«È casa tua?» chiesi, facendo vagamente ancora lo sguardo, meravigliandomi della pulizia della stanza.
«Secondo te, moccioso?» rispose, schioccando la lingua contro palato.
Non risposi, limitandomi a sollevarmi di più per cercare di mettere la schiena dritta, bloccandomi quando il dolore al petto tornò a farsi sentire, facendomi serrare gli occhi e mordere le labbra, per evitare di imprecare. Se fossi andato all'ospedale non mi sarei meravigliato di sentirmi dire che avevo un paio o più di costole incrinate. Sentii il rumore sordo della tazza che veniva poggiata sul poggia bicchieri, e, quando riaprii gli occhi, mi ritrovai a fissare quelli di Levi, che mi scrutavano seri. Mi chiese se volevo che mi aiutasse a sedermi dritto, e annuii, sentendo una piccola scarica elettrica quando avvertii una sua mano posarsi alla base della mia schiena e l'altra sulla mia spalla, facendo perdere al mio cuore un battito. Fu un leggero fastidio proveniente dai punti in cui ero stato colpito a farmi tornare alla realtà, quando Levi mi aiutò a fare leva per potermi finalmente sedere.
«Quanto cazzo ti hanno colpito quei gorilla?» chiese, la rabbia nascosta nel tono fintamente interessato, osservando la mia mascella, dove probabilmente si stava già creando un livido.
«Un po', credo fossero incazzati per qualcosa come il fatto che li avevo fatti espellere» dissi, sorridendo divertito.
Levi alzò il sopracciglio, chiedendomi se lo avessi fatto, e io scossi la testa.
«Proteggevo un'amica, da loro tra l'altro»
«Per questo l'altro giorno eri conciato in quel modo?»
Annuii solamente, facendo piombare nuovamente il salotto nel più totale silenzio quando i nostri occhi si incontrano. Mi persi ad osservarli per non so quanto tempo, così taglienti ma allo stesso tempo capaci di farmi sentire al sicuro, come se appartenessi davvero a questo mondo, prima di distogliere lo sguardo, borbottando qualcosa sul fatto che avrei fatto meglio a tornare a casa, facendo per ringraziarlo quando mi interruppe, chiedendomi dove avessi intenzione di andare date le mie ferite e dato il tempo, che a quanto pare era peggiorato al punto da iniziare a piovere violentemente, prima di aiutarmi ad alzarmi, dicendo che era meglio andare a disinfettare quelle ferite.
 
La testa aveva iniziato a girare quando la pelle era entrata in contatto con l'aria ancora fredda del bagno, facendomi venire la pelle d'oca e tremare, la maglietta ancora stretta al petto, mi faceva sentire improvvisamente vulnerabile e fragile sotto lo sguardo di Levi, che continuava a passare lo sguardo dappertutto sul mio petto, per vedere in che condizioni fossero le mie contusioni.
«Sembra che siano solo lividi e ematomi, per la maggior parte... - disse dal nulla, riscuotendomi dallo stato di trans in cui ero caduto senza neanche accorgermene. - Dovresti mangiare di più comunque» aggiunse in fine, sfiorandomi con delicatezza la sagoma delle costole appena accennata.
Rabbrividii, questa volta non per il freddo, e sentii il volto andare a fuoco, stringendo la maglietta talmente forte da far diventare le nocche bianche e distolsi lo sguardo, puntandolo sul box doccia.
«Posso?» chiesi indicandola con un cenno del capo, per evitare di poggiare lo sguardo sull'uomo di fronte a me.
«Vai pure»
Sentivo ancora gli occhi grigi seguire ogni mio movimento quando mi tolsi l'ultimo indumento e entrai nella doccia, aprendo il getto dell'acqua calda e ripetendomi di stare calmo, eravamo entrambi uomini, non dovevo vergognarmi.
La testa continuava a fare male e dovetti appoggiarmi con la fronte alle mattonelle per alleviare il dolore, voltandomi quando sentii la stessa voce di Levi, fuoriuscire però dalle labbra di Rivaille, che mi ordinava di svegliarmi, la camicia completamente appiccicataglisi addosso, i capelli bagnati attaccati alla fronte e il corpo costretto in cinghie elastiche, mentre l'acqua calda mi rilassava, minacciandomi di farmi chiudere gli occhi.
«Capitano...»
«Ohi, Eren!»
Riaprii gli occhi, la matita con cui ero solito truccarli si era sciolta, facendomeli bruciare e chiudere d'istinto, almeno finché non sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla e scuotermi. Mi passai le mani sugli occhi, riaprendoli a fatica, la vista ancora appannata.
«Levi. - sorrisi, ritrovando a poca distanza dal mio il volto dell'uomo che mi aveva salvato nel vicolo, ripensando poi a Rivaille, mentre una domanda sfuggiva alle mie labbra senza un apparente motivo. - Credi nella reincarnazione?»
Non seppi bene chi iniziò, ad un certo punto mi ritrovai con le labbra unite a quelle di Levi, che, fameliche, mordevano e succhiavano le mie, facendomi sfuggire un gemito. Annaspai, stringendo di più la presa al suo collo, cercando di reggermi sulle gambe quando sentii le sue dita solleticarmi i fianchi, registrando il suono dell'acqua che smetteva di scorrere, per poi sentirmi spingere via dalla doccia. Rischiai di scivolare più volte, ma Levi continuava a tenermi, respirando a bocca aperta per cercare di riprendere fiato tra un bacio e un altro e quando venni spinto verso il letto ricadendoci sopra non mi importava di star tremando, forse – anzi, sicuramente – non solo per il freddo, non mi importava di avere i capelli ancora bagnati, perché tutto quello che riuscivo davvero a sentire erano le mani e le labbra di Levi sul mio corpo, sulle mie labbra. Nessuno dei due stava davvero pensando, era semplice e puro istinto a guidarci, o forse il destino, nonostante non avessi mai creduto a cazzate del genere, fatto sta che sembravamo conoscerci da una vita, e quello che stavamo facendo era così giusto, così naturale, come se avessimo vissuto solo per ritrovarci insieme in questo momento. Lo sentii allontanare una mano e sporgersi verso una parte del letto, mentre mordeva il mio labbro inferiore, prima di staccarsi completamente dal bacio raddrizzandosi e aprendo con una mano un tubetto di lubrificante, spargendosi il contenuto sull'altra, per poi chinarsi di nuovo verso di me, cercando nel mio sguardo il più piccolo ripensamento. Non dissi niente, attirandolo semplicemente a me, baciandolo con trasporto, avvertendo la mano ricoperta di lubrificante sfiorarmi tra le gambe, in una carezza lenta, per poi andare a prepararmi lentamente. Strinsi gli occhi e mi lasciai sfuggire un lamento, sentendo subito le labbra di Levi sul collo, che cercavano di darmi una dolce distrazione al dolore, riuscendoci in buona parte, prima di allontanarsi un'ultima volta per strappare l'involucro del preservativo e infilarselo, versandoci poi sopra una buona quantità di lubrificante, prima di tornare a baciarmi, reggendosi alla testata del letto quando iniziò a spingersi dentro di me. Graffiai la sua schiena e gemetti, stringendomi di più a lui, lasciando che il dolore cedesse il posto al piacere, cominciando a gemere senza ritegno, allacciando le gambe intorno al suo bacino per permettergli di andare più in profondità. Il tempo sembrava essersi fermato, non seppi nemmeno il momento in cui l'orgasmo ci colse, facendoci gemere l’uno il nome dell’altro, lasciandoci entrambi appagati e senza fiato, prima di farci cadere tra le braccia di Morfeo.
Quando mi risvegliai ero nudo sotto le coperte, i miei vestiti erano ripiegati e poggiati vicino al comodino vicino alla mia parte del letto, mentre l'altra metà era vuota. Mi tirai su a sedere e un dolore sordo mi percorso tutta la spina dorsale, lasciandomi senza fiato.
«Ah, ti sei svegliato»
Mi voltai in direzione della voce, trovando Levi seduto a terra, una sigaretta trattenuta tra le labbra e lo sguardo perso fuori dalla finestra. Mi rimisi addosso intimo e maglia, avvicinandomi poi a lui, un sorriso che minacciava di fare capolino sulle mie labbra ripensando a quello che era successo prima.
«E-ehi, non hai freddo?» provai ad dire, non ricevendo però alcuna risposta.
Mi feci coraggio e allungai una mano, richiamandolo, sottraendola non appena la sua voce arrivò alle mie orecchie.
«Va a casa»
Il tono era stato freddo, distaccato, e mi fece tremare di paura.
«Cos...» la mia voce al contrario era rotta, fragile.
«Mi hai sentito. Va a casa, dimenticati di tutto. È stato solo un errore»
Sussultai, le lacrime che minacciavano di cadere mi resero la vista appannata. Mi infilai frettolosamente il resto dei vestiti, dando le spalle all'uomo ancora fermo nella stessa posizione in cui lo avevo trovato, mordendomi il labbro per evitare di emettere singhiozzi, uscendo infine da quella camera da letto, sbattendo la porta e correndo fuori da quell'appartamento, rivolto non so dove.
 
Fanculo.







 


Angolo deliri

Jen: Continuo a pensare che manchi qualcosa...
Sa-chan: Dici?
I: Tipo? Levi e Eren hanno scopato, ho provocato crisi isteriche nelle lettrici, che adesso verranno sotto casa mia munite di torce e forconi o cercheranno di uccidermi nel sonno...
Jeff: Ehi! Quello lo faccio io.
Sa-chan: *urla e si nasconde dietro Icchan*
I: No Jeff, tu le fissi finché non si svegliano e poi le uccidi, è diverso.
*coccola Sa-chan*
Jen: ... CHE BELLE COSE CHE SENTONO LE MIE ORECCHIE, comunque non era a questo che mi riferivo.
I: E a cosa?
Jen: Grimmjow? Sasaki?
I: ... *scoppia a piangere*
Jen: COSA HO FATTO ORA?
I: *fissa una figura coi capelli insanguinati in un angolo buio della stanza*
Jen: ... Ho paura di chiedergli chi sia...
I: *gli porge una padella*
Jen: ... *si avvicina di soppiatto* Ehm, scusa, tu saresti?
PersonaggioMisteriosoAncheChiamatoAkanekiDaiFan: Chiudi quella cazzo di bocca.
Jen: Woo, scontroso il tipo.
I: *gli salta addosso* RIDAMMI MAMAN, CAPITO? PERÒ TI AMO COSÌ TANTO, NON PUOI SPARIRE DI NUOVO, PERCHÉ DEVI FARMI QUESTO?
Jen e Sa-chan: *trascinano via Icchan mentre questa piange e si dimena*
Jen: Ma devo chiudere io?
Sa-chan: *da Pocky a Icchan e la coccola*
Jen: ... Lo prendo per un sì. Allora io non ho idea di chi sia quel coso dato che io non leggo Tokyo Ghoul :re ma mi sembra una versione più badass di Kaneki e- *Sente piangere in lontananza* Cavolo. Devo andare a cercare Grimmjow, oppure dovreste recensire, altrimenti questa non smette fino a domani.
I: HIDE, DOVE SEI QUANDO SERVI? TORNA TI PREGO.
Jen: ... Grimmjow, vieni micio. Micio, micio, micio, qui micio...





Ringrazio davvero tutte le persone che continuano a starmi vicino nella scrittura di questa storia, questo periodo è davvero brutto per me ma sto cercando di superarlo, chi mi conosce sui social magari non capirà ma davvero a volte è dura per me, e voi coi vostri complimenti mi aiutate sempre, anche se non potete vederlo. Quindi grazie di cuore, siete davvero tutto per me, e nulla, mi sentivo di dirvelo. Restate sempre voi stesse qualsiasi cosa accada, mento in su e sguardo fiero, sorridete e lottate anche quando vi sembra di crollare, non arrendetevi mai e restate le persone imperfette e meravigliose che già siete.

  
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