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Autore: Summerbest    04/03/2009    6 recensioni
~In revisione: sto lavorando per voi :P
Un potente oggetto richiama l’attenzione dei Caraibi, visto il suo potere di dare risposta alla domanda che più può angosciare un animo umano il famigerato Capitan Jack non poteva restare impassibile davanti ad esso. Con la compagnia di una fastidiosa ragazzina, la cui presenza non è del tutto casuale, e l’incontro con uno dei suoi più famigerati avversari, Sparrow si ritroverà davanti ad una nuova avventura. Che oltre a portare altri guai rivelerà un segreto a lui ancora sconosciuto…
Ero ancora lì impalata che lo fissavo, non dicevo niente, non urlavo, non sbraitavo, non mi fiondavo contro di lui prendendolo a calci.. non facevo niente, era come se il mondo si fosse fermato. Per lui era lo stesso, vedevo la sua bocca che si apriva tentando di instaurare un discorso, ma che poi si richiudeva subito dopo, indeciso su cosa dire. Non potevamo assolutamente continuare così, con questo snervante silenzio.
“tu.. sei.."
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Last Tears'
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Last Tears








Capitolo I
Una Semplice Illusione




Salve!!! Ecco il primo capitolo della mia fan fiction sui pirati!
XOSummerbestXO


Affondo lentamente,
nel baratro della mia mente,
non mi ricordo più chi sono,
cosa voglio e a cosa tengo
qual’è il mio destino,
il mio posto nel mondo
perché ciò succede proprio a me?
mi illudo ancora adesso
è solo un brutto sogno
ma mi sbaglio,come mio solito...


Delle vele nere prendevano posto nella mia immaginazione.
Nere come la morte
Il loro profilo mi salutava, mentre la nave si allontanava sempre di più, fino a sparire tra il fumo che mi avvolgeva. L’oscurità mi lasciava andare, decretando la fine del mio sogno e facendomi repentinamente tornare al mondo reale. Mondo che da un giorno preciso si era rivelato essere tutto meno che piacevole.
Aprii gli occhi in un sussulto, visualizzando un bianco soffitto al posto della bandiera pirata mossa dal vento. Un raggio di sole mi fece strizzare gli occhi dal fastidio, spingendomi a ripararli con il dorso delle mani. Avevo ancora in mente quel sogno, frutto di un ricordo lontano, quando mi misi a sedere nel letto, sconvolta dal brusco ritorno alla realtà.
Con gli occhi ancora leggermente chiusi e richiamanti qualche ora di sonno in più mi affrettai ad abbandonarlo. Presi qualche secondo per stiracchiarmi pigramente mentre iniziavo ad avere una visione più curata della realtà circostante. Lo sguardo percorse il perimetro e si fermò sulla sedia vicino al comò, un bell’abito giaceva lì, pronto per essere indossato.
Mi avvicinai ad esso, compiacendomi di quell’elegante capo: era un lungo abito bianco ornato da rifiniture cobalto e dei tulle che lo decoravano, con sopra un corpetto stretto da dei lacci blu. Sapevo che il motivo della sua presenza in quella stanza preannunciava un’occasione importante a cui dovevo partecipare, e ciò gli fece perdere un po’ della sua bellezza ai miei occhi. Forse un evento mondano mi avrebbe aiutato ad uscire da quel sogno, ma inconsciamente sapevo che nulla poteva farmi dimenticare per davvero, principalmente perché non volevo dimenticare.
Indossai l’abito, finendo con l’adornare il collo con un ciondolo a forma di stella, quello datomi in dono da lui.
Scossi la testa, rifiutandomi di rivolgergli ancora i miei pensieri. Sostai qualche minuto davanti allo specchio, dove i miei occhi nocciola incontrarono la malinconica immagine riflessa. Ogni tentativo di un sorriso corrispondeva ad una brutta smorfia.
a cosa serve farmi bella?
Non m’interessava altro che sapere come sarebbe andata a finire la giornata.
Mi destai dalla mia comoda lentezza e corsi giù per le scale.
“ Alexis Marie Bernard! Non abbiamo tutto il giorno, sbrigati! ”
Venni reclamata da mia madre. Infastidita dalla fretta che mi veniva gettata addosso sbuffai, saltando l’ultimo gradino e ricadendo proprio davanti a lei. Quasi la feci balzare per lo spavento, ma abbandonò l’espressione scocciata non appena notò l’abito che avevo addosso. Ancora una volta aveva scelto bene come abbigliarmi.
Sorrisi, allargando le braccia e compiendo una piccola giravolta per farmi ammirare per bene.
“ sei bellissima, mia cara ”
Il mio sorriso si allargò, mentre prendevo un nastro blu dalle sue mani e lo usavo per legare alcune ciocche dei miei lunghi capelli neri.
“ ora possiamo andare ”
Esclamai, annunciando la fine dei miei preparativi.
Mi accostai alla composta figura di mia madre, seguendola lungo il tragitto che superava il giardino di calendule e rose e si concludeva con il nostro mezzo di trasporto. Quando raggiungemmo il portico alzai la mano in un educato saluto al cocchiere, venendo subito interrotta da mia madre, che non amava simpatizzare con chi lavorava per noi. Venni spinta dentro la carrozza, ricevendo l’ennesimo rimprovero per il mio ritardo.
Mi lasciai cadere contro lo schienale del sedile, perdendo da subito lo sguardo nel paesaggio che si metteva in moto con la corsa dei cavalli. Le fronde degli alberi ed il verde della campagna accompagnarono il mio viaggio, insieme al timore del concludere la giornata con una delusione.
spero non si riveli un’altra noiosa giornata come tante altre
Pregai mentalmente.
Durante tutto il viaggio il viso di mia madre restò tirato in un raggiante sorriso, mentre dentro di sé già m’immaginava accanto ad uno dei tanti nobili presenti alla festa alla quale ci stavamo recando quella fresca mattinata. Mi rifiutai di ricambiare con un finto sorriso, limitandomi ad abbassare lo sguardo ed a portare i miei pensieri su altro.
sono passati due anni, si ricorderà ancora di me?
Non riuscii ad impedire a quel pensiero di oltrepassare la barriera che avevo inutilmente tentato di creare. Assicurandomi di poter passare inosservata, attesi un momento di distrazione di mia madre per poter prendere un’importante cosa che mi avrebbe aiutata a rassicurarmi. Misi una mano dentro uno degli scomparti presenti nella carrozza e ne estrassi un foglio ingiallito. Di nascosto iniziai a leggerlo:

Lo sai che non sono bravo in queste cose, perciò mi limiterò a poche parole, iniziando con il dirti che mi dispiace.
Ecco, credo tu lo sappia già… ma ci tenevo a precisarlo. Non è l’unica cosa che voglio ricordarti… ci tengo davvero a te, questo lo sai?
Spero di si, insomma, ti prego di non dimenticarmi, anche se sarà difficile, non dimenticarmi… questo è tutto.
Addio, forse.


Erano poche parole che avevo riletto un sacco di volte, ed ancora sorridevo immaginandolo mentre le trascriveva sul foglio. Un immagine troppo buffa, un immagine che non sbiadirà mai nella mia mente.
“ Villa Nicholson ”
Annunciò il cocchiere una volta giunti a destinazione, fermando la carrozza ed attendendo che ci apprestassimo a scendere.
Riposi di tutta fretta la lettera nel suo scompartimento, un attimo prima di ricevere lo sguardo di mia madre e venire praticamente gettata a fuori. Nell’istante in cui toccai il suolo una fastidiosa vocina urlò il mio nome. Mi voltai in corrispondenza d’essa ed incontrai il viso della mia amica, figlia dell’organizzatrice dell’importante serata.
amica? Non credo proprio
Con il suo naso all’insù ed il suo pungente profumo, Marilyn Nicholson mi raggiunse, stringendomi in un soffocante abbraccio con tanto di lievi baci sulle guance. Io, che non ero proprio abituata a certe smancerie che mi mettevano sempre a disagio, risposi ad esse incrinando le labbra in un piccolo e falso sorriso, distaccandomi appena mi fu possibile. Nonostante i suoi modi fin troppo affettuosi, Marilyn era una ragazza abbastanza bella, con una marea di corteggiatori alle spalle (anche se il motivo del loro interesse non era sempre ben chiaro, visti gli alti possedimenti della sua famiglia).
“ Alexis Bernard e madre! È sempre un piacere incontrarvi! ”
Esclamò in tono melenso, lasciando il dubbio sulla sincerità della sua frase.
“ Marilyn, ma che villa splendida ”
Mi complimentai, avendo così la scusa della contemplazione della casa per potermi allontanare dalla sua morsa. Marilyn ne fu compiaciuta, lanciandosi in un lungo racconto dettagliato sui preparativi per la festa, che si concluse con la piacevole intromissione di mia madre alla discussione. In poche parole la liquidò, prendendomi per un braccio e portandomi via da lei.
“ mia eroina! ”
Esclamai sollevata, lasciandomi tranquillamente condurre lontano da quella prolissa ragazza.
“ non posso farti sprecare tempo con ragazzine petulanti, ora il tuo interesse dev’essere rivolto solo a persone di sesso maschile e con un patrimonio elevato… come il marchese Jeanson! ”
Concluse la frase indicando l’uomo accanto al buffet. Non sembrava proprio il mio principe azzurro…
Approfittai del suo debole per i pettegolezzi per svignarmela dalla scena, iniziando a gironzolare per la sala. Metà dei presenti mi era sconosciuta, e l’altra metà era assolutamente da evitare. Nulla era abbastanza interessante da catturare la mia attenzione. Passeggiai tra i tavoli e le persone, felice di venire totalmente ignorata, quasi fossi stata invisibile.
Con sollievo scorsi la porta che sembrava dare per un balcone, ed una boccata d’aria era proprio ciò di cui avevo bisogno dopo il soffocante puzzo dell’aristocrazia. Attenta a non farmi scoprire da mia madre, incedetti verso d’essa, ed una volta che posai la mano sulla maniglia l’aprii senza esitazione. Per fortuna non fece molto rumore, ed in ogni caso le voci degli invitati sovrastavano ogni cosa, quindi fu facilissimo raggiungere il balcone e godermi la pace di quell’istante.
Sospirai sollevata, e compiendo piccole giravolte mi lasciai trasportare dal vento di quella bella mattinata dove il verde padroneggiava nel panorama. Mi sporsi un po’, con le iridi che si posavano sugli invitati sorridenti intenti a superare il portico per fare il loro ingresso nella villa indossando i loro costosissimi vestiti. Forse esageravo un po’ nel criticarli, poiché un tempo ero proprio come loro. La presenza di una persona speciale però mi aveva cambiata, ed aveva dato vita alla vera Alexis. Spostai lo sguardo su di un paesaggio molto più interessante: il mare.
Sorrisi, pensando ancora una volta a quei giorni.
Questa volta, però, non scacciai i ricordi, anzi, mi lasciai trasportare da essi…

2 Anni Fa

Una giornata speciale, davvero molto importante per me, ancora nulla di certo e mancavano solo pochi attimi! Lui sarebbe arrivato a momenti e non ero ancora pronta!
Mi diedi un’altra volta un’occhiata allo specchio, con ancora addosso la sensazione di aver scordato qualcosa, mentre invece ogni cosa che avevo deciso d’indossare era al suo posto. Ero radiosa come non mai, una vampata di colore in quel viso pallido reso tale dal pochissimo sole che raramente lo baciava. Quella volte ne ero certa, stavo per conoscerlo, stavo per scoprire la verità e riempire quel vuoto!
e se lui non viene?
Non dovevo nemmeno pensarci! Scacciai il pessimismo e feci un profondo respiro, restando ancora davanti allo specchio, prima di sorridere a me stessa, come ad incoraggiarmi, e correre al pian terreno.
Raggiunsi mia madre alla porta, notando con piacere che persino lei sembrava di buon umore quel giorno, mentre di solito tendeva sempre ad essere particolarmente irascibile.
“ è già arrivato? Oddio come sto? Sono orribile! Vado a cambiarmi! ”
Venni fermata da mia madre che mi tirò indietro per un braccio, bloccandomi prima che potessi toccare il primo gradino delle scale. Mi resi conto solo in quell’istante di come stavo lasciando che la paura mi mandasse in paranoia, quando mi calmai venni “liberata” dalla presa. Capii che un cambio d’abito di certo non sarebbe servito a molto, visto che sarei subito tornata indietro decretando che l’abito precedente era migliore.
“ se solo mettessi tutto quest’entusiasmo con gli spasimanti che ci vengono a trovare! Adesso saresti sicuramente… ”
“ …sposata con un nobile e con dei figli, lo so madre, me lo ripetete ogni volta! ”
La interruppi, venendo subito fulminata con uno sguardo.
“ scusate! È l’ansia che mi fa parlare così! ”
Mi giustificai con un’innocente sorriso. Il discorso s’interruppe con il bussare alla porta.
“ è Lui! ”
Quasi urlai, presa dall’agitazione e dal suo improvviso arrivo. Corsi ad aprire, bloccandomi a metà strada.
“ aprite voi ”
Supplicai mia madre, lasciandomi pervadere dalla timidezza. Rimasi ferma in quel tratto di corridoio, indietreggiando poi per lasciarmi superare. Il battito del cuore andava a mille, mentre fissavo in preda all’affanno mia madre che apriva la porta, non riuscendo a nascondere un gran sorriso.
“ salve, benvenuto in casa Bernard. Prego, si accomodi ”
Lo accolse gentilmente. La porta si spalancò di più, rivelando l’uomo che dovrebbe essere il mio vero padre. L’uomo che desideravo conoscere dalla nascita, finalmente era lì, a pochi passi da me! Un momento… lui… non poteva essere mio padre! I suoi capelli erano biondi, i miei neri; i suoi occhi erano blu, i miei color cioccolato; Tenendo conto dell’aspetto di mia madre (capelli biondi ed occhi verdi) era assai strano che potessero avere una figlia come me.
Mi avvicinai impacciata, nascondendo il mio sgomento.
Dopotutto non potevo giudicarlo dall’apparenza, ed in seguito a particolari circostanze poteva lo stesso essere mio padre.
“ Alexis! Che piacere incontrarvi! Noi due abbiamo tanto di cui parlare! ”
Sorrisi, e lo seguii verso la sala da pranzo.
Passai una serata terribile, ed a fine giornata sperai davvero che quell’uomo non fosse mio padre. Una persona così vuota e poco interessante come lui non mi rendeva molto orgogliosa della mia famiglia. Come se non bastasse il suo essere così rigido nei miei confronti scemava ogni mia intenzione di lasciarmi cullare in uno di quegli abbracci padre/figlia che tanto avevo sognato.
Sempre più delusa mi misi sotto le coperte, e mentre venivo accolta da Morfeo nel suo mondo dei sogni una porta sbattuta con forza mi fece svegliare di soprassalto: mia madre era entrata nella mia stanza, ed aveva proprio l’aria di voler parlare con me.
“ tesoro, che ne dici di discutere di alcune questioni? ”
La fissai ad occhi socchiusi per qualche secondo, per poi mormorare un “no” e girare la faccia dall’altra parte. Per nulla felice del mio dissenso, avvicinò la lanterna alla mia faccia, facendomi strizzare gli occhi per il fastidio di una luce così forte dopo che mi ero già abituata al buio. Scocciata mi riparai da essa con una mano, mentre con l’altra tentavo di recuperare le coperte, tempestivamente spostate da mia madre. Se il suo intento era farsi odiare ci stava riuscendo benissimo.
“ mi pare sia andata piuttosto bene con tuo padre, vero? ”
Mi domandò, senza la giusta ironia che necessitava la frase.
Continuai ad ignorare la luce ed il freddo, obbligando me stessa ad addormentarmi.
“ è un uomo così elegante e raffinato, proprio un padre perfetto ”
Mi sollecitò a parlare, scuotendomi nel letto.
Decisi di accontentarla, sbottando con un: “ allora perché non siete più sposati? ”
Notai bene la smorfia da donna-colta-in-fragrante che assunse alla mia domanda. Sembrò ragionarci su per qualche attimo.
“ perché… prima non era così, ora invece è molto cambiato. Si, è per questo motivo. Ora avrai molto sonno, quindi… buonanotte ”
Sembrò abbastanza soddisfatta della bugia improvvisata, tentando di scappare subito dalla fastidiosa piega che aveva preso il discorso. Spostò la lanterna dal mio viso e si affrettò ad abbandonare la camera.
“ non è il mio vero padre ”
Esclamai, poco prima che la sua mano si potesse posare sulla maniglia della porta. Abbandonò quella posizione per voltarsi verso di me e fissarmi negli occhi.
“ ma cosa dici?! È stato così difficile rintracciarlo, ed ora mi ringrazi così! Rinfacciandomi di aver sbagliato persona! Mi ricordo ancora chi è tuo padre, signorina! Ed ora a dormire! ”
Uscì dalla stanza sbattendo la porta, ed ancora potevo sentirla allontanarsi per il corridoio borbottando quanto stavo diventando maleducata.
Tornai alla mia solitudine, lasciandomi cadere nel morbido materasso, mentre la mia mente ripescava l’immagine che mi ero fatta di mio padre.
Chissà se mai lo incontrerò…


   
 
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