Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Mistiy_Ronny    11/12/2015    3 recensioni
“ Mia mamma fa la casalinga, invece il mio papà è un idraulico “
“ La mia mamma è una avvocatessa, mio padre fa il giudice “
“ Il mio papà e l'altro sono investigatori “
La maestra sbatte gli occhi leggermente spaesata
“ Con l'altro cosa intendi? La tua mamma? “
“ No, l'altro è Rivaille ma tutti lo chiamiamo Levi ” non capivo l'espressione confusa della mia maestra, all'inizio pensai che fosse così azzittita per il mio modo di parlare. All'epoca avevo solamente otto anni, eppure a differenza degli altri bambini la mia pronuncia era certa, non masticavo le parole.
Il silenzio strano creatosi in classe mi suggerì che dovevo approfondire la questione del secondo padre
“ Non è una mamma, perché non ha le bocce, però è basso e pulisce sempre casa e rompe le scatole perciò sì, la possiamo chiamare mamma ”
Mi sembrava d'aver fornito una spiegazione perfetta, o perlomeno soddisfacente, eppure in classe tutti erano muti e persino i bambini più scemi con le dita infornaciate nel naso, erano rimasti sconvolti dalla mia affermazione.
All'epoca avevo otto anni e fu allora che capii che i miei genitori non erano tanto normali.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Nuovo personaggio, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Socializziamo tutti insieme appassionatamente!


Levi


Oggi è sabato, il mio giorno libero e così ne ho approfittato: ho passato l'intera mattinata a pulire casa dato che quei due non alzano un dito, oppure lo fanno ma sono incapaci. Sì, sono veramente degli scansafatiche, ogni qualvolta che afferrano una scopa o una aspirapolvere con quel fare scocciato, so che dovrò ripassare i punti che secondo il loro parere,”hanno pulito”. Non importa quanto glielo insegni o quanto li sgridi, quei due lasceranno sempre della polvere o dello sporco in giro. Ovviamente continuo a sgridarli ogni qualvolta che producono sporcizia gratuita, però ho gettato la spugna: non puliranno mai bene perchè non hanno alcuna voglia di tenere in ordine la casa e dato che io non ho alcuna intenzione di vivere in una pattumiera, allora non ho altra scelta che impegnare le mie forze.
Oggi è sabato, magari dopo vado in palestra con Eren, se riesco trascino anche quella mociossetta pigra, deve mettere su un po di massa muscolare, è talmente magra che a fatica entra in una taglia trentotto.
Ancche per Eren è il suo giorno libero, stamattina è dovuto uscire da qualche parte, me l'ha detto ieri sera, eppure mi sfugge il motivo della sua assenza. Strano, in genere ricordo sempre tutto, sto invecchiando? No, sicuramente non si tratta di questo, anzi sono certo che si è dimenticato di comunicarmi la sua meta
Ora son le due del pomeriggio, eppure Eren non è ancora arrivato, e non capisco il motivo. L'ho provato a contattare sul cellulare, ma è irraggiungibile. Scommetto che è uscito di casa senza nemmeno controllare se fosse acceso. Tsk, il solito moccioso.
Eccolo, ho sentito lo schiocco della serratura, la porta striscia malamente sul pavimento, quante volte gli ho detto di aprirla delicatamente? Così facendo il parquet si segna e dopo a chi tocca tentare di pulire quei segnacci? La risposta è talmente scontata che non merita nemmeno d'essere espressa.
Eren entra in cucina e mi fissa con uno sguardo che traballa tra l'ira e il dispiacere, chissà cosa è successo, forse ha incontrato Jean. Quei due non fanno altro che litigare ...
Non è necessario porre domande, mi basta guardarlo negli occhi per fargli sputare la verità, infatti le sue labbra si muovono ...
<< Sono stato al colloqui genitori e insegnanti oggi! >> ecco dove è andato, non sapevano che quegli insegnati perdi tempo
<< E tutti hanno detto la stessa cosa … >>
Che cosa ha combinato Sylvia? Ha spacciato droga? Ha menato qualche ragazza? Ha schiacciato i testicoli di qualche studentello arrapato? In tal caso mi complimenterò con lei, gli ho insegnato io a difendersi dai possibili assalti sessuali
<< E' troppo riservata! L'hanno detto tutti, da quando ha cominciato l'anno scolastico non si è fatta neppure un amico, non dialoga con nessuno, è terribile … >> sprofonda sulla sedia e affonda le mani nella nuca castana e non riesco a capire il suo affanno.
<< La mocciosetta non è mai stata una persona molto socievole, e allora? >>
Eren alza lo sguardo e suoi occhi brillano di rabbia, per quanto belli so cosa annuncia quello sguardo: una sclera micidiale che dovrò sopportare o cercare di placare in qualche modo.
<< ALLORA? Sylvia ha quindici anni e non voglio che si ritrovi sola in classe, lo sai che nessuno si siede accanto a lei? Lo sai che il banco deposto al suo fianco è vuoto? Lo sai cosa succede alle persone solitarie in una classe? Succede che diventerà la pecora nera, quella che tutti prenderanno per i fondelli >>
<< No, è impossibile. Se qualcuno dovesse prenderla in giro, lei lo picchierebbe a sangue >> glielo ho insegnato io
<< No! Non è questo il punto! >> ecco, ora trema, Dio santo che uomo emotivo, mi chiedo come è possibile che un come me si sia ritrovato con un ragazzo del genere
<< Il punto è che è colpa tua! >> l'indice tremante si dirige verso di me e ora mi sto arrabbiando.
<< Non l'hai voluta mandare all'asilo perchè dicevi, parole tue “è un cumulo di germi assassini”, ora è incapace di socializzare. Se l'avessimo mandata magari … >>
<< Magari si sarebbe beccata il morbillo, la malaria e compagnia bella. Sylvia era una bimba cagionevole, bastava un soffio di vento e quella mocciosetta si beccava la bronchite >>
Da questo punto di vista Sylvia era terribile, ormai non rimembro più le innumerevoli notti in bianco passate a curarla.
<< Sì, però forse è stato quello, le abbiamo impedito di ambientarsi tra i suoi coetanei >>
<< Hey, Eren non ti sembra d'esagerare? Ti stai comportando come una vecchia sclerotica in preda alla meno pausa >>
Oh, è talmente arrabbiato che è sul procinto di piangere, allora non ho altra scelta che tranquillizzarlo un po. Mi alzo e mi accomodo dietro a lui, cingo il suo petto e diavolo, senti come scalpita questo cuore. Ha sempre scalpitato troppo, fin dal giorno in cui ci siamo conosciuti questo muscolo batte rumorosamente rendondo Eren incline alla emotività perenne. Certe volte penso che questo muscolo batte anche per me.
Pongo il mento sulla sua nuca profumata, sa di cocco, ha usato lo shampoo della mocciosetta, quante volte gli ho detto di non usarlo? Quella sostanza non è utile per la sua cute ma non importa, al momento non è il caso di fargli una tale notazione.
Eren sembra essersi calmato, ah non cambierà mai e la cosa non mi dispiace affatto. Nonostante i suoi strani sbalzi ormonali, è bello sapere che le mie carezze producano ancora un tale effetto su di lui.
Vedo un volantino sotto al palmo della sua mano
<< Cos'è quello? >>
Eren sembra ridestarsi dal suo stato agitato, ma io rimango immobile e non mi stacco, mi piace il suo profumo
<< Hanji, vista la difficoltà di Sylvia, ha proposto di partecipare a questi incontri >> alza il volantino colorato e a caratteri cubitali c'è scritto “ socializziamo insieme appassionatamente”. Spero di aver letto male
<< Dato che Sylvia è minorenne è necessaria la presenza di un genitore e … >> Eren volta il capo e mi mostra due iridi verdi velate da un scintillio strano
<< Dato che la colpa è tua, l'accompagnerai tu >>
<< Col cazzo. Non ho alcuna intenzione di perdere il mio giorno libero per cercare di risolvere un problema che nemmeno esiste >>
Eren mi guarda e stavolta i suoi occhi brillano, sono talmente lucidi e questa è quella maledetta espressione da cucciolo, disgustosamente carino, nonostante l'età non ha perso questa capacità.
<< E va bene! >> roteo gli occhi maledicendo la mia dannata debolezza,
Eren si allunga e mi lascia uno bacetto a fior di labbra
<< Grazie >> lo dice con quella serenità e grazie un cazzo! Lo fa apposta, lo sa che non riesco a negare nulla a quello sguardo.
<< Solo un bacio? Ci vorrà ben altro per ringraziarmi come si deve … >>
Diamine, ora è arrossito, è dannatamente carino e non resisto, affondo le dita sotto la sua maglietta massaggiando i suoi pettorali. La pelle è liscia, morbida è un contatto piacevole. Vorrei tanto strappargliela via di dosso, gettarla e guardare la mia mano diafana posata sul petto leggermente bronzeo. Il contrasto delle nostre pelli è a dir poco eccitante.
Sento la chiave della serratura, e mi allontano prendendo posto alla sedia. La mocciosetta è arrivata, è giunto a questa conclusione anche Eren perchè sta lisciando i capelli leggermente spettinati e con l'altra ventila il viso arrossato. Ah, mi sa che quel rossore non sparirà con una semplice folata di vento perciò non ti affannare, te lo farò passare quando tornerò a casa.



Sylvia


Appena entrata in casa papà mi spalmò addosso questo volantino con un entusiasmo a dir poco eccessivo mi ha chiesto di partecipare a questo incontro. Non ho fatto molte domande, anzi non ne ho avuto occasione perché Levi mi attendeva sul pianerottolo con le chiavi della macchina alla mano.
In cucina non lessi il volantino, ma lo sto leggendo ora ed è terribile!
Le indicazioni presenti su questo straccetto di carta non sono approfondite, non spiegano esattamente cosa si combina ma già il titolo colorato scritto a caratteri cubitali non promette niente di buono:“ socializziamo tutti insieme appassionatamente”. Che diamine significa? Sì, ci sono tante forme di “socializzazione”!
È una banda satanica? Non è che per caso sacrificheremo una vergine intonando cori ultraterreni? In tal caso mi andrebbe anche bene purché non sia io quella Vergine, allora sarei nella cacca. No, scherzi a parte sto leggendo il volantino e da quello che ho capito, si propongono giochi psicologici per invogliare i ragazzi ad aprirsi e a conoscere nuove persone. Il problema è il seguente: non voglio conoscere altre persone! Sto bene così, anzi c'è fin troppa gente accavallata nella mia vita.
Sotto a questo inquietante titolo, c'è una foto che immortala un gruppo di ragazzini sorridenti, uscirò così anche io dopo la seduta psicologica? Dubito, io rido raramente e onestamente mi da fastidio inarcare le labbra fin sopra il naso. Magari mi sottopongono a un lavaggio del cervello che m'imporra di sorride per tutto il resto della mia vita, che tragedia! Come potrò partecipare ai funerali? Chi mi prenderà seriamente dopo ciò?
Arrivata a questo punto c'è una questione che vorrei porre a Levi. Che cosa ho fatto di male? Sì, perchè questa mi pare una punizione, occupare così il mio sabato pomeriggio è una terribile punizione. Già, mi tocca a partecipare a quei terribili corsi d'avanzamento progettati dalla mia scuola con l'unico scopo di sfinirmi, poi i miei genitori m'impongono di partecipare a questo schifo assieme a dei bambini scemi. Che amarezza.
Prima di porre la questione a Levi che come Caronte mi sta conducendo verso l'inferno, devo chiedermi che peccato ho commesso …
A scuola vado bene? Sì, la pagella è cosparsa da nove e dieci
Ho offeso a parole i miei genitori? No, non credo d'averlo mai fatto … aspetta un attimo, che sia stata quella volta al ristorante giapponese quando ho riso dello starnuto arrivato in faccia a Levi? Che si sia offeso? Beh, forse però anche papà rideva perciò dovrebbe esserci anche lui sopra questa automobile. No, non credo si tratti di questo, Levi non è una persona così permalosa, o perlomeno non così vendicativa.
Rifletti Sylvia, rifletti … ci sono! Che non sia per il fatto che non ho pulito la stanza? Ieri Levi me lo ha chiesto, o per meglio dire me lo ha ordinato, eppure mi tirava troppo afferrare la scopa e pulire il lercio della mia stanza. Sì deve essere questo il motivo, eppure non mi ha mai punito per una sciocchezza del genere.
Mi ricordo che una volta avevo divorato una bacinella di pop-corn in camera davanti al televisore spaparanzata sopra il letto. Non vi dico che sfacelo di semi e briciole era presente lì sopra, e ci dormii anche! La mattina seguente ovviamente non cambia il piumino, ero troppa appannata dal sonno e angosciata all'idea di dover andare a scuola per ricordarmi una tale sciocchezza. Quando tornai a casa le coperte del letto erano immacolate, eppure Levi non mi mise in punizione, semplicemente mi rimproverò, ma niente di eccessivo.
A questo punto non so cosa pensare, perciò glielo chiedo
<< Levi, perchè devo andare a questo raduno? >>
<< Non ne ho idea, chiedilo a tuo padre >> oh, quindi ho offeso papà?! Come è possibile? Noi non litighiamo mai, in verità non litigo nemmeno con Levi, perchè dovrei? Saranno anche strani, però mi lasciano fare tutto quello che voglio.
Pensiamo, cosa ha offeso papà? Ah, non ho tempo per pensare, siamo giunti a destinazione.

È uno squallido centro sociale e come tale è poco decorato, pare una triste scuola.
Non facciamo in tempo ad aprire la pesante porta vetrata che una donna dalla faccia grassa e occhialuta ci accoglie con un “ciao” fin troppo esuberante. Sono all'inferno, Perchè sorridi?
<< Siete qui per il corso? >>
<< Sì >> dice papà senza alcuna inclinazione emotiva
<< Bene, seguitemi >> ci affianchiamo alla donna e seguiamo il suo passo
<< Io sono Elena, la psicologa che dirigerà il corso. Tu come ti chiami? >> mi rivolge uno sguardo esuberante quasi stralunato, e poi sarei io quella strana?
<< Sylvia >>
<< Oh, che bel nome! Bello come te, immagino che tu sei il papà >>
Levi annuisce
<< Si vede, vi assomigliate tantissimo! >> non critica l'affermazione della cicciona, eppure i suoi occhi roteano verso l'alto.
<< Eccoci arrivati! >> ci fermiamo di fronte alla porta, il pomello viene abbassato e entriamo in una grande stanza, anonima come l'intero edificio.
Voltando il capo a destra, vedo un branco di adulti attorno a un tavolo bandito di bevande e bicchieri di plastica. Probabilmente i genitori, dove sono i figli? Eccoli, dall'altra parte della stanza ci sono delle sedie posizionate in modo tale da disegnare un cerchio.
<< Sylvia, seguimi, invece il papà deve stare all'angolo assieme agli altri genitori >>
ahaha … che ironia! Quindi non sono l'unica che deve socializzare, tocca anche a te! Non ce lo vedo Levi a sorseggiare del thè racchiuso in uno squallido bicchiere di plastica assieme a questi vecchi.
Vorrei tanto vedere le faccia disgustata di mio padre, ma accidenti la grassona mi fa segno di seguirla e non voglio essere rimproverata, non rendiamo ancora più difficoltosa la situazione.
Vedo tre sedie vuote, ovviamnte mi siedo sulla seconda in modo tale da non avere dei vicini, preferisco evitare inutili contatti. Volgiamo lo sguardo intorno e vedo parecchi mocciosi, credo di essere io la persona più vecchia qua in mezzo. Sono strani: alcuni hanno delle facce costrette in espressioni incazzate, altri hanno lo sguardo fisso al pavimento e poi vedo uno vestito da metallaro , ma si può? Avrà si e no dodici anni eppure indossa borchie e abiti di pelle. I miei genitori non mi farebbero mai uscire da casa così, Levi mi svestirebbe a forza. Ora che ci penso credo sia Levi a comprarmi gli abiti, a me non interessa: er quanto mi riguarda potrei indossare jeans e scarpe da ginnastica per sempre, però ci sono delle occasioni in cui questo abbigliamento non è consono, come per esempio i matrimoni e le varie cerimonie. In questi casi entra in gioco Levi, trascina sia me che papà nelle boutique alla ricerca di capi eleganti ma non troppo ridicoli. Anche papà ama la comodità, infatti quando è l'ora di indossare lo smoking viene sempre costretto da Levi.
La donna grassa si pone al centro del cerchio attirando l'attenzione di tutti, anche di quelli che avevano gli occhi chini.
Magari si tratterà di una lezione frontale stile Hanji, cioè instaurerà un monologo che noi saremo costretti ad ascoltare. Non mi dispiacerebbe, sempre meglio che interagire con questi “stramboidi”.
<< Bene ora che siamo tutti riuniti qui vi avviso che questa non sarà una lezione frontale … >> a posto ora mi viene in mente la frase presente sopra alla porta dell'inferno dantesco: “ lasciate ogni speranza, voi ch'entrate ...” . Le mie speranze sono state buttate nel cesso.
<< … dato che questa è la prima seduta, oggi ci conosceremo meglio con piccoli giochi. Per cominciare ognuno di voi si alzerà in piedi, si alzerà e dovrete dire anche il colore che secondo il vostro parere rispecchia il vostro stato d'animo attuale >>
Ecco, con questa ho tirato la catenetta dello sciacquone e faccio “ciao ciao” con la manina alle mie speranze
<< Comincio io … mi chiamo Elena >>
<< Ciao Elena! >> oddio, l'hanno salutata in coro? Che ribrezzo
<< Il colore che rappresenta il mio attuale stato d'animo è il rosa >> ok, grazie per avermelo comunicato ma non m' importa. Dopo questa informazione la mia vita non cambierà
<< Ora tocca voi, cominciamo … >> il suo sguardo tentenna e passa ogni volto, per favore non cominciare da me ...
<< Cominciamo da te, alzati in piedi >> e ti pareva. Vabhè, speriamo sia veloce e indolore, mi alzo in piedi e obbedisco
<< Il mio nome è Sylvia Ackerman >>
<< Oh, non è necessario dire il cognome, troppo informale, ma non fa niente >> se “non fa niente” allora perchè diamine hai dovuto fare questa precisazione? Che testa di cazzo …
<< Di il colore con cui oggi ti senti affine. >>
<< Il colore è il nero >> ho risposto, è finita quindi ora mi metto a sedere
<< Ma il nero non è un colore >> argh! La grassa Elena ha bloccato i miei movimenti, perchè? E vabhè, una spiegazione la devo pur fornire
<< Lo so, e l'ho scelto proprio per questo. Al momento non provo alcuna emozione, perciò il nero mi pare il colore più incline al mio stato d'animo >>
La risposta mi pare più che soddisfacente, eppure la grassa Elena mi sta guardando come se avessi bestemmiato contro qualche dio.
<< Impossibile, non è fattibile, una ragazza come te deve pur pur provare un qualche sentimento, per esempio … come ti fa sentire il fatto di essere qui? Come ti fa sentire il fatto che ti sto parlando .. >>
<< Ok, allora il mio colore al momento è l'arancione >> sei contenta? Ti ho fornito un cazzutissimo colore, posso sedermi?

<< E' il colore dell'irritabilità ... >> la frase rimane sospesa nell'aria, e io rifletto, ho sparato il primo colore che mi è saltato in mente però ora che ci penso l'arancione viene associato a questa inclinazione: i segnale del semaforo è arancione, gli operatori stradali che puliscono le strade indossano giubotti fluorescenti di colore arancione ...
<< Sì >> forse è uscita secca la mia risposta, ma non m'importa, voglio solamente sedermi, infatti ora lo faccio.
<< Bene, continuiamo … >>
Che strazio, mi consolo con il fatto che almeno per un po non dovrò subire altre domande idiote. Guardandomi attorno capisco che non sono l'unica a provare noia, infatti vedo che il “bimbo- metallaro” sta a braccia conserte e emana uno sbuffo. Eh, quanto lo capisco. Che fa? No, non vorrà fare quello che penso?! Ha districato un braccio e porta una mano al volto, le dita si muovono verso il naso e l'infila dentro alla narice, disgustoso! Sta scavando e spinge il dito sempre più in fondo, guarda che non puoi spaccare il setto nasale. Vuoi andare a toccare il cervello? Disgustoso, devo assolutamente distogliere lo sguardo altrimenti rischio di vomitare.



Levi


<< Quella è tua figlia? >> che strazio, questo vecchio si è posto al mio fianco così tanto per fare e senza nemmeno presentarsi, alita sul mio volto questa domanda. Non è profumata, sa di cipolla. Disgustoso.
<< Sì >>
<< Si vede, ti assomiglia ed è molto bella … >> e il suo sguardo si addossa a Sylvia. Lo so, è bella, nonostante il fisico acerbo ogni giorno diventa sempre più femminile e questo dato di fatto viene confermato dagli sguardi degli uomini. Appena siamo entrati, tutti questi schifosi vecchi si sono voltati verso di noi e hanno guardato con strano interesse la figura della mocciosetta.
<< Ha quindici anni >> ci tengo a rimarcare questo dato di fatto, vedi di cancellare dalla tua testa qualsiasi strana perversione vecchio porco.
<< Ah sì, è grande >>
<< No, non lo è affatto, è una mocciosetta >> perciò vedi di abbassare lo sguardo schifoso maiale.
Pone le sue iride scure sulle mie, e vedo un certo stupore.
<< Sì, certo, intendevo dire che è più grande degli altri ragazzi. Mio figlio è quello vestito in pelle >>
Non riesco fermare il sopracciglio che si innalza fino all'attaccatura del capello, ma che razza di padre sei? Permetti a tuo figlio d'uscire conciato in quel modo?
<< Eh, sta passando una strana fase, è chiuso in se stesso e vuole vestirsi solamente di nero, tua figlia che problemi ha? >>
<< Nessuno >> sì, la mocciosetta sta benissimo, sicuramente meglio di quello scemo di tuo figlio
<< Ah … >> pare sconcertato dalla mia risposta, beh tanto meglio. Se te ne vai mi fai un piacere ma questo continua a parlare
<< Allora cosa ci fa in questo posto? >>
Bella domanda, devi chiederlo ad Eren. No, per la precisazione all'insegnante che ha proposto a mio marito questa demenzialità … Hanji! Quella stupida quattrocchi … prima o poi l'ammazzo
Non rispondo. La grassa psicologa alza la voce e noi l'ascoltiamo.
<< Ok, ora che abbiamo terminato le presentazioni faremo un semplice esercizio sociale, Sylvia ed Erick, alzatevi ... >> guarda caso devi coinvolgere la mia mocciosetta nelle tue stronzate.
<< Ah, mio figlio … >> dice il vecchio e infatti si alza dal posto a sedere il marmocchio metallaro, voglio ascoltare la grassona, sentiamo a quale tortura verrà sottoposta Sylvia.
Ora sono al centro del cerchio uno di fronte all'altro, invece la psicologa è a pochi passi di distanza da loro
<< Bene, per prima cosa stringetevi la mano >> il metallaro allunga la mano con fare annoiato, ma la mocciosetta no, tiene le braccia calate lungo i fianchi.
Perché non stringi la mano dell'idiota metallaro? Lo so, non deve essere piacevole stare lì, al centro dell'attenzione in mezzo a quel branco di dementi, però prima lo fai e prima te ne vai.
Sylvia alza leggermente il braccio ma non lo pone in avanti e rimane con la mano all'aria, indecisa se compiere o meno il gesto cortese. Sta a vedere che Eren ha ragione, se Sylvia avesse veramente questo tipo di problema? In tal caso mi toccherebbe accompagnarla a questi incontri assurdi ogni sabato? Sì visto che secondo la teoria di Eren è colpa mia anche se non la condivido affatto. Non l'avrò mandata all'asilo nido, però ha frequentato la scuola elementare, e poi le medie e ora fa le superiori.
<< Perchè non stringi la mano di Erick? >> ecco, la donna grassa lo domanda con quella gentilezza eccessiva, come se stesse parlando a una ritardata.
<< Perchè …. >> finalmente Sylvia prende parola, non sembra arrabbiata ma la sua voce risuona ferma quanto decisa.
<< Questo qui si è scaccolato il naso senza lavarsi le mani >>
E il silenzio cala, la donna occhialuta e grassa rimane senza parole, no tutta la sala è calata nel silenzio, tranne qualche genitore deposto all'angolo che nasconde il viso dietro due mani mal celando una risata. Che diamine hanno da ridere? Sylvia non è scema anzi, a casa abbiamo un documento che attesta la sua intelligenza paranormale, vorrei tanto sbatterlo in faccia a questo branco d'imbecillì. La sua è stata una scelta intelligente, nemmeno io avrei stretto la mano zozza di quel moccioso.
Il vecchio accanto a me mi guarda con due occhi a palla, che diamine vuoi? Non è colpa mia se tuo figlio è un idiota che si scaccola il naso in pubblico.
Gli occhi verdi di mia figlia si posano su di me, non c'è alcuna supplica nel suo sguardo, forse leggo una nota di rimprovero nei miei confronti, per averla portata qui e ha ragione. Mi basta compiere un cenno del capo e lei ha capito, s'incammina e percorre tutta la stanza sotto lo sguardo curioso di tutti i presenti e usciamo fuori da questa gabbia di matti.
Questo supplizio mi ha dato conferma del fatto che la mia mocciosetta non ha alcun problema psicologico. La testa di Sylvia non è difettosa ma sensata.


Non è arrabbiata, ma credo sia offesa.
In macchina ha annunciato la sua fame, così decisi di mia spontanea volontà, di portarla in questo schifoso fast-food, so che Eren gli ha trasmesso l'amore per il cibo spazzatura. No, in verità non credo che l'adori perché non ha preso roba fritta e stra-unta, ora sta mangiando un gelato bianco, mi pare si chiami “sundai” o “sunny” … non importa. Sono certo che gli piaccia perchè da piccola dopo scuola, lo richiedeva sempre con una certa insistenza.
Lo sta mangiando lentamente, rigira il cucchiaino nell'impasto candido e il suo sguardo è perso, fisso in un punto del tavolo. Non ha proferito parola ne in macchina ne qui riguardo a quella psicopatica seduta di gruppo. Non so a cosa sta pensando, il suo sguardo è fisso su un punto indefinito del tavolo.
Sicuramente è offesa e non lo deduco dal fatto che non parla, la marmocchia è di poche parole, lo è sempre stata fin da piccola. Mi viene in mente ...


Eren la teneva il piccolo fagotto tra le braccia e schiacciava il suo volto contro quello paffuto della piccola
<< Dì papà, Pa- pà …. >>
Sylvia rispose con un sorriso sdentato
<< Levi, secondo te è normale che non parla? >>
<< Ha un anno e mezzo, non gli si sono ancora formati tutti i denti da lette e tu pretendi che intavoli un discorso? >>
<< Certo che no! >> alza il tono della voce in modo troppo brusco, la mocciosetta lo percepì e cominciò a piangere.
<< Oh, no che è successo? >> Eren la strinse al petto cercando di cullarla
<< Hai urlato e si è spaventata >> alquanto irritato mi avvicinai e acchiappai la marmocchietta tra le mie braccia, Eren era troppo agitato e con il suo battito cardiaco accelerato non sarebbe riuscito a placarla.
<< Levi? Che dici io non ho urlato! >> un altro brusco innalzamento delle corde vocali e Sylvia emana uno strillo più forte
<< Perchè non vai a farti una doccia? Ormai è ora d'andare a letto … >> non so forse lo dissi con un tono esageratamente acido, fatto sta che Eren spalancò gli occhi e rimase lì qualche secondo a fissarci poi se ne andò con le palle leggermente incurvate. Non era mia intenzione offenderlo, però come Eren, ero dannatamente esausto, era il periodo in cui Sylvia piangeva tutte le notti.
Sentii il fruscio dell'acqua, Eren aveva appena azionato il getto d'acqua della doccia e la mocciosetta sembrava decisa a non smettere di piangere. Allora la strinsi al petto, posai delicatamente il mento sulla nuca corvina e camminai avanti e indietro cercando d'imitare in qualche modo i gesti della culla. Funzionò, pareva essersi tranquillizzata così mi diressi verso la camera, pronto per porla nella culla
<< Levi! Levi >>
la riacchiappai immediatamente con l'ansia che ricominciasse a piagnucolare
<< Cazzo >>
Sylvia mugugnava e il moccioso continuava strillare il mio nome, e sapevo il motivo: Eren come un dannato moccioso, si infilava nella doccia senza curarsi minimamente degli oggetti utili. Così urlava chiedendomi di allungargli lo shampo, la saponetta, o il balsano. Tali volte non resistevo e mi infilavo anche io senza troppi convonevoli, sotto il getto dell'acqua per deliziarmi del suo corpo, ma quello non era il caso. Anzi ero abbastanza incazzato, così mi diressi a passi docili verso il bagno
<< Levi Levi
<< Le … leei … >>
Rimasi lì allibito non capendo esattamente se avesse parlato lei oppure i suoi muggiti si fossero confusi assieme agli schiamazzi di Eren
<< Levi, Levi! Allora? >>


Credo che quella fu la prima articolazione vocale pronunciata dalla mocciosetta. Probabilmente l'ha imparata sentendo sempre Eren pronunciare il mio nome, però Sylvia non era una bimba molto chiacchierona.
<< Oi? Guarda che se non ti sbrighi quel coso si scioglierà >>
Eccola, ritorna fra noi e pone gli occhi verdi su di me
<< Impossibile, al suo interno ci sono talmente tanti conservanti e coloranti che non si potrebbe sciogliere nemmeno sotto a un sole estivo >> la apaticità con cui lo dice è a dir poco inquietante
<< Beh, allora muoviti a mangiarlo. Sono stanco di stare in questo posto >> l'odore di fritto si sta incollando addosso ai miei abiti, appena arrivo a casa li caccerò nella lavatrice
<< Sì >> il suo tono è apatico, eppure non mi va giù questo suo mutismo.
<< Senti un po, non è stato un'idea mia spedirti in quella landa di sfigati entusiasti >>
<< Lo so >>
<< E allora piantala di tenere quel muso lungo >>
<< No, non sono arrabbiata >>
La guardo e le sue pupille verdi sono leggermente velate. Non starà mica per piangere? No, non credo, lei è il tipo di persona che piuttosto che piangere di fronte a qualcuno, si caverebbe gli occhi con una penna.
<< La gente pensa che sono talmente scema da dover stare con della gente del genere? Davvero pensano questo? >>
Il mio sopracciglio si alza, lo sento e non riesco proprio a trattenerlo, mi pare quasi ridicola questa domanda eppure è normalissima. Tali volte mi dimentico che Sylvia è una adolescente e per quanto tranquilla e intelligente, è in una fase in cui risulta quasi normale preoccupasi dello specchio riflesso negli altri, dell'immagine che gli altri percepiscono di te. A me non è mai successo, ma non ho avuto un'infanzia normale
<< Senti mocciosetta, apri bene quelle orecchie … >> mi sporgo leggermente, voglio instaurare un contatto visivo
<< Nella vita devi fare quello che credi sia giusto, fai quello che ti senti di fare e fregatene del giudizio altrui >> gli scombino la testa folta e lei storce il naso. Non gli piace quando la spettino ma non me ne importa, è un gesto che ho sempre compiuto e non smetterò mai.






Ciao a tutti voi fantastici lettori! :)

Prima di proseguire con i vari ringraziamenti, devo chinare il capo fino al pavimento e chiedere scusa:
  • alle scienze sociali

  • ai metallari

  • a tutti coloro che affrontano un disagio psicologico

Anche Sylvia e Levi si inchinanoXD ma non c'è nulla di personale, è solo che pensando a questi due …. come diamine potevano reagire in una situazione del genere se non in questo modo?
Non odiatemi troppo per favore ;(

Ora è giunta l'ora di ringraziare tutti coloro che hanno inserito la Fics tra le seguite e le preferite, siete in tanti e non me l'aspettavo perché questa storia è nata per gioco e mi sto divertendo come una pazza a scriverla XD

Comunque sia vi ringrazio tantissimo <3 e spero di sentire la vostra opinione ( siete liberi d'insultarmi XD)

Un saluto caloroso

Mistiy

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Mistiy_Ronny