Socializziamo tutti insieme appassionatamente!
Levi
Oggi
è sabato, il mio giorno libero e così ne ho
approfittato: ho
passato l'intera mattinata a pulire casa dato che quei due non alzano
un dito, oppure lo fanno ma sono incapaci. Sì, sono
veramente degli
scansafatiche, ogni qualvolta che afferrano una scopa o una
aspirapolvere con quel fare scocciato, so che dovrò
ripassare i
punti che secondo il loro parere,”hanno pulito”.
Non importa
quanto glielo insegni o quanto li sgridi, quei due lasceranno sempre
della polvere o dello sporco in giro. Ovviamente continuo a sgridarli
ogni qualvolta che producono sporcizia gratuita, però ho
gettato la
spugna: non puliranno mai bene perchè non hanno alcuna
voglia di
tenere in ordine la casa e dato che io non ho alcuna intenzione di
vivere in una pattumiera, allora non ho altra scelta che impegnare le
mie forze.
Oggi
è sabato, magari dopo vado in palestra con Eren, se riesco
trascino
anche quella mociossetta pigra, deve mettere su un po di massa
muscolare, è talmente magra che a fatica entra in una taglia
trentotto.
Ancche
per Eren è il suo giorno libero, stamattina è
dovuto uscire da
qualche parte, me l'ha detto ieri sera, eppure mi sfugge il motivo
della sua assenza. Strano, in genere ricordo sempre tutto, sto
invecchiando? No, sicuramente non si tratta di questo, anzi sono
certo che si è dimenticato di comunicarmi la sua meta
Ora
son le due del pomeriggio, eppure Eren non è ancora
arrivato, e non
capisco il motivo. L'ho provato a contattare sul cellulare, ma
è
irraggiungibile. Scommetto che è uscito di casa senza
nemmeno
controllare se fosse acceso. Tsk, il solito moccioso.
Eccolo,
ho sentito lo schiocco della serratura, la porta striscia malamente
sul pavimento, quante volte gli ho detto di aprirla delicatamente?
Così facendo il parquet si segna e dopo a chi tocca tentare
di
pulire quei segnacci? La risposta è talmente scontata che
non merita
nemmeno d'essere espressa.
Eren
entra in cucina e mi fissa con uno sguardo che traballa tra l'ira e
il dispiacere, chissà cosa è successo, forse ha
incontrato Jean.
Quei due non fanno altro che litigare ...
Non è
necessario porre domande, mi basta guardarlo negli occhi per fargli
sputare la verità, infatti le sue labbra si muovono ...
<<
Sono stato al colloqui genitori e insegnanti oggi! >>
ecco dove
è andato, non sapevano che quegli insegnati perdi tempo
<<
E tutti hanno detto la stessa cosa … >>
Che
cosa ha combinato Sylvia? Ha spacciato droga? Ha menato qualche
ragazza? Ha schiacciato i testicoli di qualche studentello arrapato?
In tal caso mi complimenterò con lei, gli ho insegnato io a
difendersi dai possibili assalti sessuali
<<
E' troppo riservata! L'hanno detto tutti, da quando ha cominciato
l'anno scolastico non si è fatta neppure un amico, non
dialoga con
nessuno, è terribile … >> sprofonda
sulla sedia e affonda le
mani nella nuca castana e non riesco a capire il suo affanno.
<<
La mocciosetta non è mai stata una persona molto socievole,
e
allora? >>
Eren
alza lo sguardo e suoi occhi brillano di rabbia, per quanto belli so
cosa annuncia quello sguardo: una sclera micidiale che dovrò
sopportare o cercare di placare in qualche modo.
<<
ALLORA? Sylvia ha quindici anni e non voglio che si ritrovi sola in
classe, lo sai che nessuno si siede accanto a lei? Lo sai che il
banco deposto al suo fianco è vuoto? Lo sai cosa succede
alle
persone solitarie in una classe? Succede che diventerà la
pecora
nera, quella che tutti prenderanno per i fondelli >>
<<
No, è impossibile. Se qualcuno dovesse prenderla in giro,
lei lo
picchierebbe a sangue >> glielo ho insegnato io
<<
No! Non è questo il punto! >> ecco, ora trema,
Dio santo che
uomo emotivo, mi chiedo come è possibile che un come me si
sia
ritrovato con un ragazzo del genere
<<
Il punto è che è colpa tua! >>
l'indice tremante si dirige
verso di me e ora mi sto arrabbiando.
<<
Non l'hai voluta mandare all'asilo perchè dicevi, parole tue
“è
un cumulo di germi assassini”, ora è incapace di
socializzare. Se
l'avessimo mandata magari … >>
<<
Magari si sarebbe beccata il morbillo, la malaria e compagnia bella.
Sylvia era una bimba cagionevole, bastava un soffio di vento e quella
mocciosetta si beccava la bronchite >>
Da
questo punto di vista Sylvia era terribile, ormai non rimembro
più
le innumerevoli notti in bianco passate a curarla.
<<
Sì, però forse è stato quello, le
abbiamo impedito di ambientarsi
tra i suoi coetanei >>
<<
Hey, Eren non ti sembra d'esagerare? Ti stai comportando come una
vecchia sclerotica in preda alla meno pausa >>
Oh,
è talmente arrabbiato che è sul procinto di
piangere, allora non ho
altra scelta che tranquillizzarlo un po. Mi alzo e mi accomodo dietro
a lui, cingo il suo petto e diavolo, senti come scalpita questo
cuore. Ha sempre scalpitato troppo, fin dal giorno in cui ci siamo
conosciuti questo muscolo batte rumorosamente rendondo Eren incline
alla emotività perenne. Certe volte penso che questo muscolo
batte
anche per me.
Pongo
il mento sulla sua nuca profumata, sa di cocco, ha usato lo shampoo
della mocciosetta, quante volte gli ho detto di non usarlo? Quella
sostanza non è utile per la sua cute ma non importa, al
momento non
è il caso di fargli una tale notazione.
Eren
sembra essersi calmato, ah non cambierà mai e la cosa non mi
dispiace affatto. Nonostante i suoi strani sbalzi ormonali,
è bello
sapere che le mie carezze producano ancora un tale effetto su di lui.
Vedo
un volantino sotto al palmo della sua mano
<<
Cos'è quello? >>
Eren
sembra ridestarsi dal suo stato agitato, ma io rimango immobile e non
mi stacco, mi piace il suo profumo
<<
Hanji, vista la difficoltà di Sylvia, ha proposto di
partecipare a
questi incontri >> alza il volantino colorato e a
caratteri
cubitali c'è scritto “ socializziamo insieme
appassionatamente”.
Spero di aver letto male
<<
Dato che Sylvia è minorenne è necessaria la
presenza di un genitore
e … >> Eren volta il capo e mi mostra due
iridi verdi velate
da un scintillio strano
<<
Dato che la colpa è tua, l'accompagnerai tu >>
<<
Col cazzo. Non ho alcuna intenzione di perdere il mio giorno libero
per cercare di risolvere un problema che nemmeno esiste >>
Eren
mi guarda e stavolta i suoi occhi brillano, sono talmente lucidi e
questa è quella maledetta espressione da cucciolo,
disgustosamente
carino, nonostante l'età non ha perso questa
capacità.
<<
E va bene! >> roteo gli occhi maledicendo la mia dannata
debolezza,
Eren
si allunga e mi lascia uno bacetto a fior di labbra
<<
Grazie >> lo dice con quella serenità e grazie
un cazzo! Lo fa
apposta, lo sa che non riesco a negare nulla a quello sguardo.
<<
Solo un bacio? Ci vorrà ben altro per ringraziarmi come si
deve …
>>
Diamine,
ora è arrossito, è dannatamente carino e non
resisto, affondo le
dita sotto la sua maglietta massaggiando i suoi pettorali. La pelle
è
liscia, morbida è un contatto piacevole. Vorrei tanto
strappargliela
via di dosso, gettarla e guardare la mia mano diafana posata sul
petto leggermente bronzeo. Il contrasto delle nostre pelli è
a dir
poco eccitante.
Sento
la chiave della serratura, e mi allontano prendendo posto alla sedia.
La mocciosetta è arrivata, è giunto a questa
conclusione anche Eren
perchè sta lisciando i capelli leggermente spettinati e con
l'altra
ventila il viso arrossato. Ah, mi sa che quel rossore non
sparirà
con una semplice folata di vento perciò non ti affannare, te
lo farò
passare quando tornerò a casa.
Sylvia
Appena
entrata in casa papà mi
spalmò addosso questo volantino con un entusiasmo a dir poco
eccessivo mi ha chiesto di partecipare a questo incontro. Non ho
fatto molte domande, anzi non ne ho avuto occasione perché
Levi mi
attendeva sul pianerottolo con le chiavi della macchina alla mano.
In cucina non lessi il
volantino, ma lo sto leggendo ora ed è terribile!
Le indicazioni presenti su
questo straccetto di carta non sono approfondite, non spiegano
esattamente cosa si combina ma già il titolo colorato
scritto a
caratteri cubitali non promette niente di buono:“
socializziamo
tutti insieme appassionatamente”. Che diamine significa?
Sì, ci
sono tante forme di “socializzazione”!
È una banda satanica? Non è
che per caso sacrificheremo una vergine intonando cori ultraterreni?
In tal caso mi andrebbe anche bene purché non sia io quella
Vergine,
allora sarei nella cacca. No, scherzi a parte sto leggendo il
volantino e da quello che ho capito, si propongono giochi psicologici
per invogliare i ragazzi ad aprirsi e a conoscere nuove persone. Il
problema è il seguente: non voglio conoscere altre persone!
Sto bene
così, anzi c'è fin troppa gente accavallata nella
mia vita.
Sotto a questo inquietante
titolo, c'è una foto che immortala un gruppo di ragazzini
sorridenti, uscirò così anche io dopo la seduta
psicologica?
Dubito, io rido raramente e onestamente mi da fastidio inarcare le
labbra fin sopra il naso. Magari mi sottopongono a un lavaggio del
cervello che m'imporra di sorride per tutto il resto della mia vita,
che tragedia! Come potrò partecipare ai funerali? Chi mi
prenderà
seriamente dopo ciò?
Arrivata a questo punto c'è una
questione che vorrei porre a Levi. Che cosa ho fatto di male?
Sì,
perchè questa mi pare una punizione, occupare
così il mio sabato
pomeriggio è una terribile punizione. Già, mi
tocca a partecipare a
quei terribili corsi d'avanzamento progettati dalla mia scuola con
l'unico scopo di sfinirmi, poi i miei genitori m'impongono di
partecipare a questo schifo assieme a dei bambini scemi. Che
amarezza.
Prima di porre la questione a
Levi che come Caronte mi sta conducendo verso l'inferno, devo
chiedermi che peccato ho commesso …
A scuola vado bene? Sì, la pagella è
cosparsa da nove e dieci
Ho offeso a parole i miei
genitori? No, non credo d'averlo mai fatto … aspetta un
attimo, che
sia stata quella volta al ristorante giapponese quando ho riso dello
starnuto arrivato in faccia a Levi? Che si sia offeso? Beh, forse
però anche papà rideva perciò dovrebbe
esserci anche lui sopra
questa automobile. No, non credo si tratti di questo, Levi non
è una
persona così permalosa, o perlomeno non così
vendicativa.
Rifletti Sylvia, rifletti … ci
sono! Che non sia per il fatto che non ho pulito la stanza? Ieri Levi
me lo ha chiesto, o per meglio dire me lo ha ordinato, eppure mi
tirava troppo afferrare la scopa e pulire il lercio della mia stanza.
Sì deve essere questo il motivo, eppure non mi ha mai punito
per una
sciocchezza del genere.
Mi ricordo che una volta avevo
divorato una bacinella di pop-corn in camera davanti al televisore
spaparanzata sopra il letto. Non vi dico che sfacelo di semi e
briciole era presente lì sopra, e ci dormii anche! La
mattina
seguente ovviamente non cambia il piumino, ero troppa appannata dal
sonno e angosciata all'idea di dover andare a scuola per ricordarmi
una tale sciocchezza. Quando tornai a casa le coperte del letto erano
immacolate, eppure Levi non mi mise in punizione, semplicemente mi
rimproverò, ma niente di eccessivo.
A questo punto non so cosa
pensare, perciò glielo chiedo
<< Levi, perchè devo
andare a questo raduno? >>
<< Non ne ho idea,
chiedilo a tuo padre >> oh, quindi ho offeso
papà?! Come è
possibile? Noi non litighiamo mai, in verità non litigo
nemmeno con
Levi, perchè dovrei? Saranno anche strani, però
mi lasciano fare
tutto quello che voglio.
Pensiamo, cosa ha offeso papà?
Ah, non ho tempo per pensare, siamo giunti a destinazione.
È uno
squallido centro sociale
e come tale è poco decorato, pare una triste scuola.
Non facciamo in tempo ad aprire
la pesante porta vetrata che una donna dalla faccia grassa e
occhialuta ci accoglie con un “ciao” fin troppo
esuberante. Sono
all'inferno, Perchè sorridi?
<< Siete qui per il corso?
>>
<< Sì >> dice papà
senza alcuna inclinazione emotiva
<< Bene, seguitemi >>
ci affianchiamo alla donna e seguiamo il suo passo
<< Io sono Elena, la
psicologa che dirigerà il corso. Tu come ti chiami?
>> mi rivolge uno sguardo
esuberante quasi stralunato, e poi sarei io quella strana?
<< Sylvia >>
<< Oh, che bel nome! Bello
come te, immagino che tu sei il papà >>
Levi annuisce
<< Si vede, vi
assomigliate tantissimo! >> non critica l'affermazione
della
cicciona, eppure i suoi occhi roteano verso l'alto.
<< Eccoci arrivati! >>
ci fermiamo di fronte alla porta, il pomello viene abbassato e
entriamo in una grande stanza, anonima come l'intero edificio.
Voltando il capo a destra, vedo
un branco di adulti attorno a un tavolo bandito di bevande e
bicchieri di plastica. Probabilmente i genitori, dove sono i figli?
Eccoli, dall'altra parte della stanza ci sono delle sedie posizionate
in modo tale da disegnare un cerchio.
<< Sylvia, seguimi, invece
il papà deve stare all'angolo assieme agli altri genitori
>>
ahaha … che ironia! Quindi non
sono l'unica che deve socializzare, tocca anche a te! Non ce lo vedo
Levi a sorseggiare del thè racchiuso in uno squallido
bicchiere di
plastica assieme a questi vecchi.
Vorrei tanto vedere le faccia
disgustata di mio padre, ma accidenti la grassona mi fa segno di
seguirla e non voglio essere rimproverata, non rendiamo ancora
più
difficoltosa la situazione.
Vedo tre sedie vuote, ovviamnte
mi siedo sulla seconda in modo tale da non avere dei vicini,
preferisco evitare inutili contatti. Volgiamo lo sguardo intorno e
vedo parecchi mocciosi, credo di essere io la persona più
vecchia
qua in mezzo. Sono strani: alcuni hanno delle facce costrette in
espressioni incazzate, altri hanno lo sguardo fisso al pavimento e
poi vedo uno vestito da metallaro , ma si può?
Avrà si e no dodici
anni eppure indossa borchie e abiti di pelle. I miei genitori non mi
farebbero mai uscire da casa così, Levi mi svestirebbe a
forza. Ora
che ci penso credo sia Levi a comprarmi gli abiti, a me non
interessa: er quanto mi riguarda potrei indossare jeans e scarpe da
ginnastica per sempre, però ci sono delle occasioni in cui
questo
abbigliamento non è consono, come per esempio i matrimoni e
le varie
cerimonie. In questi casi entra in gioco Levi, trascina sia me che
papà nelle boutique alla ricerca di capi eleganti ma non
troppo
ridicoli. Anche papà ama la comodità, infatti
quando è l'ora di
indossare lo smoking viene sempre costretto da Levi.
La donna grassa si pone al
centro del cerchio attirando l'attenzione di tutti, anche di quelli
che avevano gli occhi chini.
Magari si tratterà di una
lezione frontale stile Hanji, cioè instaurerà un
monologo che noi
saremo costretti ad ascoltare. Non mi dispiacerebbe, sempre meglio
che interagire con questi “stramboidi”.
<< Bene ora che siamo
tutti riuniti qui vi avviso che questa non sarà una lezione
frontale
… >> a posto ora mi viene in mente la frase
presente sopra
alla porta dell'inferno dantesco: “ lasciate ogni speranza,
voi
ch'entrate ...” . Le mie speranze sono state buttate nel
cesso.
<< … dato che questa è
la prima seduta, oggi ci conosceremo meglio con piccoli giochi. Per
cominciare ognuno di voi si alzerà in piedi, si
alzerà e dovrete
dire anche il colore che secondo il vostro parere rispecchia il
vostro stato d'animo attuale >>
Ecco, con questa ho tirato la
catenetta dello sciacquone e faccio “ciao ciao” con
la manina
alle mie speranze
<< Comincio io … mi
chiamo Elena >>
<< Ciao Elena! >>
oddio, l'hanno salutata in coro? Che ribrezzo
<< Il colore che
rappresenta il mio attuale stato d'animo è il rosa
>> ok,
grazie per avermelo comunicato ma non m' importa. Dopo questa
informazione la mia vita non cambierà
<< Ora tocca voi,
cominciamo … >> il suo sguardo tentenna e
passa ogni volto,
per favore non cominciare da me ...
<< Cominciamo da te,
alzati in piedi >> e ti pareva. Vabhè,
speriamo sia veloce e
indolore, mi alzo in piedi e obbedisco
<< Il mio nome è Sylvia
Ackerman >>
<<
Oh, non è necessario dire il cognome, troppo informale, ma
non fa
niente >> se “non fa niente” allora
perchè diamine hai
dovuto fare questa precisazione? Che testa di cazzo …
<< Di il colore con cui
oggi ti senti affine. >>
<< Il colore è il nero >>
ho risposto, è finita quindi ora mi metto a sedere
<<
Ma il nero non è un colore >> argh! La grassa
Elena ha
bloccato i miei movimenti, perchè? E vabhè, una
spiegazione la devo
pur fornire
<<
Lo so, e l'ho scelto proprio per questo. Al momento non provo alcuna
emozione, perciò il nero mi pare il colore più
incline al mio stato
d'animo >>
La
risposta mi pare più che soddisfacente, eppure la grassa
Elena mi
sta guardando come se avessi bestemmiato contro qualche dio.
<<
Impossibile, non è fattibile, una ragazza come te deve pur
pur
provare un qualche sentimento, per esempio … come ti fa
sentire il
fatto di essere qui? Come ti fa sentire il fatto che ti sto parlando
.. >>
<< Ok, allora il mio colore al momento è
l'arancione >> sei
contenta? Ti ho fornito un cazzutissimo colore, posso sedermi?
<<
E' il colore dell'irritabilità ... >> la frase
rimane sospesa
nell'aria, e io rifletto, ho sparato il primo colore che mi
è
saltato in mente però ora che ci penso l'arancione viene
associato a
questa inclinazione: i segnale del semaforo è arancione, gli
operatori stradali che puliscono le strade indossano giubotti
fluorescenti di colore arancione ...
<< Sì >> forse è
uscita secca la mia risposta, ma non m'importa, voglio solamente
sedermi, infatti ora lo faccio.
<< Bene, continuiamo …
>>
Che strazio, mi consolo con il
fatto che almeno per un po non dovrò subire altre domande
idiote.
Guardandomi attorno capisco che non sono l'unica a provare noia,
infatti vedo che il “bimbo- metallaro” sta a
braccia conserte e
emana uno sbuffo. Eh, quanto lo capisco. Che fa? No, non
vorrà fare
quello che penso?! Ha districato un braccio e porta una mano
al volto, le dita si muovono verso il naso e l'infila dentro alla
narice, disgustoso! Sta scavando e spinge il dito sempre più
in
fondo, guarda che non puoi spaccare il setto nasale. Vuoi andare a
toccare il cervello? Disgustoso, devo assolutamente distogliere lo
sguardo altrimenti rischio di vomitare.
Levi
<<
Quella è tua figlia?
>> che strazio, questo vecchio si è posto al
mio fianco così
tanto per fare e senza nemmeno presentarsi, alita sul mio volto
questa domanda. Non è profumata, sa di cipolla. Disgustoso.
<< Sì >>
<< Si vede, ti assomiglia
ed è molto bella … >> e il suo
sguardo si addossa a Sylvia.
Lo so, è bella, nonostante il fisico acerbo ogni giorno
diventa
sempre più femminile e questo dato di fatto viene confermato
dagli
sguardi degli uomini. Appena siamo entrati, tutti questi schifosi
vecchi si sono voltati verso di noi e hanno guardato con strano
interesse la figura della mocciosetta.
<< Ha quindici anni >>
ci tengo a rimarcare questo dato di fatto, vedi di cancellare dalla
tua testa qualsiasi strana perversione vecchio porco.
<< Ah sì, è grande >>
<< No, non lo è affatto,
è una mocciosetta >> perciò vedi di
abbassare lo sguardo
schifoso maiale.
Pone le sue iride scure sulle
mie, e vedo un certo stupore.
<< Sì, certo, intendevo
dire che è più grande degli altri ragazzi. Mio
figlio è quello
vestito in pelle >>
Non riesco fermare il
sopracciglio che si innalza fino all'attaccatura del capello, ma che
razza di padre sei? Permetti a tuo figlio d'uscire conciato in quel
modo?
<< Eh, sta passando una
strana fase, è chiuso in se stesso e vuole vestirsi
solamente di
nero, tua figlia che problemi ha? >>
<< Nessuno >> sì,
la mocciosetta sta benissimo, sicuramente meglio di quello scemo di
tuo figlio
<< Ah … >> pare
sconcertato dalla mia risposta, beh tanto meglio. Se te ne vai mi fai
un piacere ma questo continua a parlare
<< Allora cosa ci fa in
questo posto? >>
Bella domanda, devi chiederlo ad
Eren. No, per la precisazione all'insegnante che ha proposto a mio
marito questa demenzialità … Hanji! Quella
stupida quattrocchi …
prima o poi l'ammazzo
Non rispondo. La grassa
psicologa alza la voce e noi l'ascoltiamo.
<< Ok, ora che abbiamo
terminato le presentazioni faremo un semplice esercizio sociale,
Sylvia ed Erick, alzatevi ... >> guarda caso devi
coinvolgere
la mia mocciosetta nelle tue stronzate.
<< Ah, mio figlio … >>
dice il vecchio e infatti si alza dal posto a sedere il marmocchio
metallaro, voglio ascoltare la grassona, sentiamo a quale tortura
verrà sottoposta Sylvia.
Ora sono al centro del cerchio
uno di fronte all'altro, invece la psicologa è a pochi passi
di
distanza da loro
<< Bene, per prima cosa
stringetevi la mano >> il metallaro allunga la mano con
fare
annoiato, ma la mocciosetta no, tiene le braccia calate lungo i
fianchi.
Perché
non stringi la mano dell'idiota metallaro? Lo so, non deve essere
piacevole stare lì, al centro dell'attenzione in mezzo a
quel branco
di dementi, però prima lo fai e prima te ne vai.
Sylvia
alza leggermente il braccio ma non lo pone in avanti e rimane con la
mano all'aria, indecisa se compiere o meno il gesto cortese. Sta a
vedere che Eren ha ragione, se Sylvia avesse veramente questo tipo di
problema? In tal caso mi toccherebbe accompagnarla a questi incontri
assurdi ogni sabato? Sì visto che secondo la teoria di Eren
è colpa
mia anche se non la condivido affatto. Non l'avrò mandata
all'asilo
nido, però ha frequentato la scuola elementare, e poi le
medie e ora
fa le superiori.
<<
Perchè non stringi la mano di Erick? >> ecco,
la donna grassa
lo domanda con quella gentilezza eccessiva, come se stesse parlando a
una ritardata.
<<
Perchè …. >> finalmente Sylvia
prende parola, non sembra
arrabbiata ma la sua voce risuona ferma quanto decisa.
<<
Questo qui si è scaccolato il naso senza lavarsi le mani
>>
E
il silenzio cala, la donna occhialuta e grassa rimane senza parole,
no tutta la sala è calata nel silenzio, tranne qualche
genitore
deposto all'angolo che nasconde il viso dietro due mani mal celando
una risata. Che diamine hanno da ridere? Sylvia non è scema
anzi, a
casa abbiamo un documento che attesta la sua intelligenza
paranormale, vorrei tanto sbatterlo in faccia a questo branco
d'imbecillì. La sua è stata una scelta
intelligente, nemmeno io
avrei stretto la mano zozza di quel moccioso.
Il
vecchio accanto a me mi guarda con due occhi a palla, che diamine
vuoi? Non è colpa mia se tuo figlio è un idiota
che si scaccola il
naso in pubblico.
Gli
occhi verdi di mia figlia si posano su di me, non c'è alcuna
supplica nel suo sguardo, forse leggo una nota di rimprovero nei miei
confronti, per averla portata qui e ha ragione. Mi basta compiere un
cenno del capo e lei ha capito, s'incammina e percorre tutta la
stanza sotto lo sguardo curioso di tutti i presenti e usciamo fuori
da questa gabbia di matti.
Questo
supplizio mi ha dato conferma del fatto che la mia mocciosetta non ha
alcun problema psicologico. La testa di Sylvia non è
difettosa ma
sensata.
Non
è arrabbiata, ma credo sia offesa.
In
macchina ha annunciato la sua fame, così decisi di mia
spontanea
volontà, di portarla in questo schifoso fast-food, so che
Eren gli
ha trasmesso l'amore per il cibo spazzatura. No, in verità
non credo
che l'adori perché non ha preso roba fritta e stra-unta, ora
sta
mangiando un gelato bianco, mi pare si chiami
“sundai” o “sunny”
… non importa. Sono certo che gli piaccia perchè
da piccola dopo
scuola, lo richiedeva sempre con una certa insistenza.
Lo
sta mangiando lentamente, rigira il cucchiaino nell'impasto candido e
il suo sguardo è perso, fisso in un punto del tavolo. Non ha
proferito parola ne in macchina ne qui riguardo a quella psicopatica
seduta di gruppo. Non so a cosa sta pensando, il suo sguardo
è fisso
su un punto indefinito del tavolo.
Sicuramente
è offesa e non lo deduco dal fatto che non parla, la
marmocchia è
di poche parole, lo è sempre stata fin da piccola. Mi viene
in mente
...
Eren
la teneva il piccolo fagotto tra le braccia e schiacciava il suo
volto contro quello paffuto della piccola
<<
Dì papà, Pa- pà ….
>>
Sylvia
rispose con un sorriso sdentato
<<
Levi, secondo te è normale che non parla? >>
<<
Ha un anno e mezzo, non gli si sono ancora formati tutti i denti da
lette e tu pretendi che intavoli un discorso? >>
<<
Certo che no! >> alza il tono della voce in modo troppo
brusco, la mocciosetta lo percepì e cominciò a
piangere.
<<
Oh, no che è successo? >> Eren la strinse al
petto cercando di
cullarla
<<
Hai urlato e si è spaventata >> alquanto
irritato mi avvicinai
e acchiappai la marmocchietta tra le mie braccia, Eren era troppo
agitato e con il suo battito cardiaco accelerato non sarebbe riuscito
a placarla.
<<
Levi? Che dici io non ho urlato! >> un altro brusco
innalzamento delle corde vocali e Sylvia emana uno strillo
più forte
<<
Perchè non vai a farti una doccia? Ormai è ora
d'andare a letto …
>> non so forse lo dissi con un tono esageratamente
acido,
fatto sta che Eren spalancò gli occhi e rimase lì
qualche secondo a
fissarci poi se ne andò con le palle leggermente incurvate.
Non era
mia intenzione offenderlo, però come Eren, ero dannatamente
esausto,
era il periodo in cui Sylvia piangeva tutte le notti.
Sentii
il fruscio dell'acqua, Eren aveva appena azionato il getto d'acqua
della doccia e la mocciosetta sembrava decisa a non smettere di
piangere. Allora la strinsi al petto, posai delicatamente il mento
sulla nuca corvina e camminai avanti e indietro cercando d'imitare in
qualche modo i gesti della culla. Funzionò, pareva essersi
tranquillizzata così mi diressi verso la camera, pronto per
porla
nella culla
<<
Levi! Levi >>
la
riacchiappai immediatamente con l'ansia che ricominciasse a
piagnucolare
<<
Cazzo >>
Sylvia
mugugnava e il moccioso continuava strillare il mio nome, e sapevo il
motivo: Eren come un dannato moccioso, si infilava nella doccia senza
curarsi minimamente degli oggetti utili. Così urlava
chiedendomi di
allungargli lo shampo, la saponetta, o il balsano. Tali volte non
resistevo e mi infilavo anche io senza troppi convonevoli, sotto il
getto dell'acqua per deliziarmi del suo corpo, ma quello non era il
caso. Anzi ero abbastanza incazzato, così mi diressi a passi
docili
verso il bagno
<<
Levi Levi
<<
Le … leei … >>
Rimasi
lì allibito non capendo esattamente se avesse parlato lei
oppure i
suoi muggiti si fossero confusi assieme agli schiamazzi di Eren
<<
Levi, Levi! Allora? >>
Credo
che quella fu la prima articolazione vocale pronunciata dalla
mocciosetta. Probabilmente l'ha imparata sentendo sempre Eren
pronunciare il mio nome, però Sylvia non era una bimba molto
chiacchierona.
<<
Oi? Guarda che se non ti sbrighi quel coso si scioglierà
>>
Eccola,
ritorna fra noi e pone gli occhi verdi su di me
<<
Impossibile, al suo interno ci sono talmente tanti conservanti e
coloranti che non si potrebbe sciogliere nemmeno sotto a un sole
estivo >> la apaticità con cui lo dice
è a dir poco
inquietante
<<
Beh, allora muoviti a mangiarlo. Sono stanco di stare in questo posto
>> l'odore di fritto si sta incollando addosso ai miei
abiti,
appena arrivo a casa li caccerò nella lavatrice
<<
Sì >> il suo tono è apatico, eppure
non mi va giù questo suo
mutismo.
<<
Senti un po, non è stato un'idea mia spedirti in quella
landa di
sfigati entusiasti >>
<<
Lo so >>
<<
E allora piantala di tenere quel muso lungo >>
<<
No, non sono arrabbiata >>
La
guardo e le sue pupille verdi sono leggermente velate. Non
starà
mica per piangere? No, non credo, lei è il tipo di persona
che
piuttosto che piangere di fronte a qualcuno, si caverebbe gli occhi
con una penna.
<<
La gente pensa che sono talmente scema da dover stare con della gente
del genere? Davvero pensano questo? >>
Il
mio sopracciglio si alza, lo sento e non riesco proprio a
trattenerlo, mi pare quasi ridicola questa domanda eppure è
normalissima. Tali volte mi dimentico che Sylvia è una
adolescente e
per quanto tranquilla e intelligente, è in una fase in cui
risulta
quasi normale preoccupasi dello specchio riflesso negli altri,
dell'immagine che gli altri percepiscono di te. A me non è
mai
successo, ma non ho avuto un'infanzia normale
<<
Senti mocciosetta, apri bene quelle orecchie …
>> mi sporgo
leggermente, voglio instaurare un contatto visivo
<< Nella vita devi fare
quello che credi sia giusto, fai quello che ti senti di fare e
fregatene del giudizio altrui >> gli scombino la testa
folta e
lei storce il naso. Non gli piace quando la spettino ma non me ne
importa, è un gesto che ho sempre compiuto e non
smetterò mai.
Ciao a tutti voi fantastici lettori! :)
Prima di proseguire con i vari ringraziamenti, devo chinare il capo fino al pavimento e chiedere scusa:-
alle scienze sociali
-
ai metallari
-
a tutti coloro che affrontano un disagio psicologico
Non odiatemi troppo per favore ;(
Comunque sia vi ringrazio tantissimo <3 e spero di sentire la vostra opinione ( siete liberi d'insultarmi XD)
Un saluto calorosoMistiy