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Autore: B e l l a t r i x    18/12/2015    12 recensioni
Storia Interattiva|Old Generation~Iscrizioni Chiuse
Dal primo capitolo:
"E, James" la voce di sua madre bloccò i piedi del ragazzo, che erano pronti a condurlo con un balzo nell'Espresso, ed ella continuò, ora con un tono vagamente esasperato.
"Comportati bene" ma quando James le rispose, come tutte le volte, con il suo solito sorrisetto ed un "contaci" la signora Potter sapeva che, anche quella volta, non aveva speranze.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo 1~Il viaggio

Zoey Wood era salita sul treno da un po’ di minuti e si guardava intorno, sbuffando: era stata capace di rimanere lì da sola, mentre i suoi fratelli erano andati in qualche scompartimento chissà dove. Si tirò la fascia aranciata che aveva ormai preso posto perennemente sul suo polso, quindi bussò al primo scompartimento su cui le cadde l’occhio, spalancando poi con forza la porta e scoprendo che si, effettivamente esso era occupato: al suo interno vi erano quattro ragazzini del primo anno. Due saltavano subito all’occhio-i loro capelli ricci e scompigliati si poteva dire avessero vita propria; dall’altro lato un ragazzo decisamente bassetto dai denti troppo grandi ne affiancava un altro dall’aspetto trasandato e i capelli biondo sabbia, con il capo chino in un libro-la piccola Wood si sedette accanto a lui, le ispirava fiducia.
“Piacere, James Potter!” uno dei due ragazzi che si trovavano sul sedile opposto, quello con gli occhiali, le parlò con voce squillante, evidentemente felice di fare nuove conoscenze.
“Timothy Pyke, Remus Lupin e Peter Pettigrew” rispose ancora James quando, dopo che la ragazza si era voltata verso i ragazzi, questi per timidezza non avevano proferito parola.
“Beh, ho delle caramelle tutti i gusti più uno, volete favorire?” la piccola era rimasta leggermente piccata: prese tre caramelle che, dal colore, erano senza dubbio fegato, cibo in scatola e peperoncino e le distribuì agli altri tre ragazzi-amava fare scherzi e le reazioni furono immediate. Degli sguardi disgustasti si erano dipinti sui volti di Remus e Peter,  la faccia di Timothy sembrava aver preso fuoco e James scoppiò in una sonora risata.
“Bella questa!” proferì dandole un pollice in su, mentre anche sul volto di Remus nasceva un bel sorriso divertito; Timothy continuava a sembrare affatto contento del comportamento della ragazza ma lasciò perdere. Zoey sorrise di rimando ai due mentre James scattava in piedi.
“Vado  in un altro scompartimento, non vorrei privare troppi della mia meravigliosa persona” disse godendosi le risatine di sottofondo “Ci si vede!” e chiuse la porta dietro di sé.
*
Eugene Frost stava tranquillamente chiacchierando nel suo scompartimento con un altro giovane ragazzo, Jonathan Foster, nato babbano. Il Mezzosangue si stava divertendo particolarmente nello spiegare al ragazzo tutto ciò che poteva sul mondo magico, mentre lui lo guardava con un sorrisone ed uno sguardo di immane curiosità.
“Si può?” la voce dolce proveniva dalla porta: a parlare era stata una ragazza dai lunghi capelli castani, i cui occhi verdi li scrutavano gioiosamente, rivelando tutta l’emozione della ragazzina; dietro di lei ce n’era una altra, dalla chioma ancor più scura e lo sguardo azzurro se possibile ancora più eccitato.
“Alexis Robert!  Piacere!” disse la mora sorridente, mentre anche la castana si presentava come “Amelia  Moore” ed entrambe prendevano posto nello scompartimento.
“Chiamatemi Amy vi prego ragazzi, solo Amy!” si era affrettata ad aggiungere la giovane Moore prima che i due ragazzi potessero anche solo risponderle, mentre Alexis accanto a lei ridacchiava, scattando subito dopo all’in-piedi .
Odio stare ferma” sospirò socchiudendo gli occhi azzurri, nonostante si fosse appena seduta “Io sono una nata babbana e voi?” trillò allegra, lisciandosi la gonna di un giallo acceso.
“Anche io lo sono!” rispose ancor più contento Jonathan e i due iniziarono a conversare fittamente. Amy allora si spostò, sedendosi accanto ad Eugene, attaccando anche lei bottone:
“Sono fantastici i nati babbani no?”
Assolutamente” rispose chiudendo gli occhi. Quell’anno si sarebbe proprio divertito.
*
Chantal osservava contenta la ragazza bionda che le stava di fronte. Si era presentata come Eris Holmes e la piccola, buonista com’era, l’aveva subito trovata simpatica: era lì da poco più di cinque minuti e l’aveva già fatta sbellicare dalle risate. La giovane Bouges si accarezzò la chioma castana: non vedeva l’ora di andare ad Hogwarts per stringere tanti amici ma era di certo era un po’ spaventata dall’idea di come sarebbero stati i suoi cugini materni: sua madre, una Flint dal sangue puro, aveva sposato un babbano, venendo di conseguenza cacciata dalla propria famiglia e Chantal sapeva che i suoi parenti magici non le avrebbero dato vita facile. Lei però continuava a sorridere: vedeva sempre la parte migliore delle cose ed il suo motto era “stare senza pensierI” e, ancora, continuava a prevalere in lei il sentimento di gioia nell’essere una maga e imparare la magia, nonostante amasse il mondo babbano in cui era cresciuta.
“Noi usciamo” avvisò gentilmente le due la bionda Mary Macdonald che, insieme ad Emmeline Vance, si trovava con loro. Chanel diede loro un cenno ed uno sguardo amichevole ma Eris pensava a ben altro per potersi accorgere delle ragazze appena uscite: all’inizio non voleva neanche esserlo una strega, voleva rinnegare ciò che era: infondo aveva avuto un’infanzia difficile, molto più dura di quella della maggior parte dei ragazzi della sua età, ma alla fine aveva accettato con gioia la magia e aveva riabbracciato i suoi tre fratelli, già diplomati, e la sua vera natura. Diede un’occhiata alla ragazza che le stava di fronte, la quale mostrava uno sguardo sognante, e un sorriso le si aprì sul volto: in genere preferiva la compagnia dei ragazzi, perché a dirla tutta era un po’ un maschiaccio-capelli perennemente scompigliati, carattere ribelle e sfacciato, sprezzante del pericolo e sempre pronta ad un occasionale rissa-ma quella ragazza le piaceva, era così spontanea, così vera. Ne aveva avute davvero poche di occasioni per conoscere una persona del genere.
“Signorine, qualcosa dal carrello?” lo stomaco di Eris brontolò appena, ma non le andava di spendere così i suoi soldi, già cospicui in somma.
“Hai fame? Offro io!” e lo sguardo gioioso color cioccolato di Chantal le aveva strappato, per la seconda volta durante quel viaggio, un sorriso sincero.
*
Cassiopea Fawley si era allontanata dallo scompartimento che aveva precedentemente ritagliato per sé, da poco occupato da un paio di ragazzi del primo anno con cui non le andava di avere a che fare. Di certo non avrebbe trovato un posto vuoto, ma voleva trovare qualcuno che almeno  i suoi genitori avrebbero ritenuto adatto. La vita della strega Purosangue le era sempre stata un po’ stretta: odiava le feste a cui era costretta a partecipare, gli abiti che doveva forzatamente indossare, il fatto che dovesse odiare i Nati Babbani-per cui in realtà non provava niente altro che indifferenza, per alcuni persino simpatia. Si fermò davanti allo scompartimento meno rumoroso che aveva trovato e bussò educatamente.
“È permesso?” come immaginava la sua voce suonava glaciale, ma andava bene così: non avrebbe dato di certo confidenza ad un estraneo.
Prego” la risposta essenziale che le arrivò dall’altro lato della porta era altrettanto fredda. Cassiopea entrò per trovarsi davanti una ragazza dai capelli biondo scuro, gli occhi di un intenso azzurro; alla piccola Fawley bastò uno sguardo per identificarne lo stato di sangue: il portamento perfetto, la mancanza di espressione meravigliata o eccessivamente gioiosa, il volto familiare-si trattava di una Rosier, Purosangue, di cui non ricordava il nome. Quindi nella stanza calò un silenzio, che né l’una né l’altra ragazza aveva intenzione di interrompere, mentre il tempo era scandito solo dagli sguardi occasionali che si lanciavano. Un rumore improvviso le riscosse. Un ragazzo biondino era inciampato sui propri piedi, cadendo sulla porta socchiusa e spalancandola, mentre accanto a lui una ragazza dal visetto paffuto cercava di aiutarlo. Cassiopea riconobbe subito la giovane e voltò il capo, tentando di fingere che non fosse mai entrata: Alice Fawley era sua cugina paterna, ma i suoi genitori, per quanto entrambi Purosangue, erano Traditori del loro sangue. Non la odiava, no di certo, poiché era proprio grazie ai genitori della ragazza che aveva sradicato una volta per tutte i pregiudizi verso chiunque non fosse Purosangue: ad ogni modo i suoi di genitori non volevano che parlasse con persone del suo genere e non l’avrebbe fatto. Convinta se stessa, portò lo sguardo in un punto imprecisato dinnanzi a sé, ignorando chiunque le fosse attorno.
“Scu-scusate” disse loro timidamente la ragazza “Tutto bene Frank?” continuò rivolgendosi al ragazzo ora in piedi.
La piccola Rosier osservò i due nuovi arrivati: Purosangue, figli di Traditori. Da ignorare. Poteva certo risultare un po’ snob ma spesso classificava le persone, era dopotutto una ragazzina furba ed organizzata. Come la compagna di scompartimento si limitò a fare un paio di cenni ad Alice Fawley che, trovandosi del tutto ignorata, rinunciò a tentare di rompere il ghiaccio, allontanandosi lungo il corridoio. Alaska tornò a concentrarsi sull’altra Fawley, che continuava a tenere gli occhi grigio-azzurri puntati sul muro, osservandolo con grande interesse. Erano molto più simili di quanto potesse credere: quella ragazza stava già iniziando a conquistare la sua stima e di certo, pensò Alaska, non era una cosa da poco.
*
James aveva girato di scompartimento in scompartimento, suscitando già da prima dell’inizio della scuola le prime simpatie ed antipatie, nonché l’odio di Prefetti e Caposcuola, che non ne potevano più di vedere quel marmocchio passargli sotto il naso e spostarsi per il treno come se ne fosse il padrone. Il piccolo Potter aprì quindi l’ennesima porta, infondo al treno: quello che avrebbe immaginato come uno scompartimento vuoto a giudicare dalla mancanza di rumori era in realtà occupata da un giovane stravaccato, dagli occhi grigi e i capelli neri scompigliati-non disordinatamente come i suoi, che facevano sembrare avesse un piccolo barboncino in testa, ma in un modo involontariamente elegante.  James ripetè quella che, dalle undici della stessa giornata era diventata una cantilena:
“Ehy! Piacere, James!” disse al ragazzo mettendo uno dei suoi classici sorrisi sornioni sul volto.
“Sirius Black” mugugnò l’altro, ma rispose all’espressione del ragazzo con un sorrisetto altrettanto malandrino.
“Mia zia è una Black! Dorea, la conosci?”
“Ovviamente, è la sorella di mio nonno” gli sembrava un tipo a posto e lo divertivano i tentativi di stringere rapporti del ragazzo di cui non sapeva il cognome e che non intendeva conoscere: aveva passato una vita a sorbire prediche da parte dei suoi genitori riguardanti l’importanza di quegli stupidi cognomi e il prestigio dell’essere un Black-ora però non c’erano né loro né Narcissa e, fosse il giovane davanti lui, mezzosangue o Nato Babbano che fosse, non gli importava. Nel frattempo una ragazza dai capelli rossi era entrata, gli occhi lucidi che stonavano con l’aria festosa dell’Espresso, in fretta seguita da un ragazzino con i capelli unticci. Non aveva fatto caso a quello che dicevano, parlottando col moro, finché una frase saltò all’orecchio sia suo che di James:
“Speriamo che tu sia una Serpeverde”
“Serpeverde? Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola, e tu?” James, era proprio come se l’era immaginato da quando aveva messo piede lì dentro: spavaldo e sicuro di sé.
“Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde” il tono di amarezza era ben percepibile nella sua voce.
“Oh, cavolo. E dire che mi sembravi a posto!”
“Forse io andrò contro la tradizione. Dove vorresti finire, se potessi scegliere?”
“Grifondoro... culla dei coraggiosi di cuore!”
La conversazione sembrava essere poco di gradimento al ragazzo dal naso adunco, che emise un piccolo sbuffo divertito.
“Qualcosa che non va?” disse James con tono di sfida, voltandosi verso quello
“No” rispose quello, ma il suo lieve ghigno diceva il contrario. “Se preferisci i muscoli al cervello...”
"E tu dove speri di finire, visto che non hai nessuno dei due?" ribatté Sirius sarcasticamente.
James scoppiò in una risata fragorosa.  La ragazzina rossa, che aveva sentito essere chiamata “Lily” dal mocciosetto si raddrizzò nel sedile, nervosa, e guardò prima James poi Sirius, disgustata.
Andiamo, Severus, cerchiamo un altro scompartimento”
“Ooooooooh...”
James e Sirius imitarono la sua voce altezzosa, mentre il primo cercò di fare uno sgambetto a Severus.
“Ci si vede, Mocciosus!” gridò James prima che la porta si chiudesse, quindi sprofondò nel sedile accanto a Sirius, ridacchiando ancora insieme al ragazzo. Ripresi dall’ilarità del momento, il piccolo Potter pensò fosse quello il momento adatto per porre a Sirius la domanda che voleva fargli da quando era entrato.
Scusa ma a te come fanno a restare così i capelli?
*
Artemisia Crouch si era appena allontanata dalla gabbia del suo grande gufo grigio, Sir Strix Nebulous, che aveva paura non sarebbe stato poi tanto gentile se l’avesse lasciato a digiuno. Guarda un po’ se quel gufo non deve persino farmi provare sensi di colpa…
Una figura che le sbatté contro la distolse dai suoi pensieri: si ritrovò con la schiena contro il muro, mentre di sfuggita una ragazza dai capelli rosso scuro, seguita da un tipetto dai capelli neri la superavano, appena usciti dallo scompartimento in fondo all’Espresso. La giovane si acconciò un po’ i capelli, perfettamente ordinati in morbide onde naturali ramate fino a solo un minuto prima e uno sguardo un po’infastidito le si dipinse sul volto mentre raddrizzava la schiena per assumere il portamento fiero e ritto che, seppur fosse così giovane, le era stato insegnato a tenere dai suoi genitori. Guarda tu che modi! Probabilmente erano Nati Babbani, ma in realtà non è che le importasse molto, e di certo non li detestava fino alla morte a differenza di sua sorella Araminta. La rossa sarebbe dovuta tornare nello scompartimento di Cissy, una cugina materna, ma il suo sguardo era puntato sul luogo da cui i due bambini erano usciti: non poteva farcela-la sua curiosità era troppo forte- e voleva proprio sapere chi mai ci fosse lì dentro. Aperta la porta, la persona che vide diede la spiegazione a tutti i suoi dubbi: gli occhi azzurro pallido della ragazza osservarono quelli grigi, di tonalità non troppo differente, di un altro suo distante parente materno, Sirius Black,  che, conoscendone il carattere era senza dubbio la causa delle pene dei due ragazzi che l’avevano quasi mandata a terra, ergo, era colpa sua. Classico, pensò osservando ancora con sguardo divertito il ragazzo: non credeva poi davvero che fosse sua la colpa, non del tutto almeno, ma la divertiva un po’ appiopargliela mentalmente.
“Beh, ciao Sirius, non dovevi trascorrere il viaggio nello scompartimento con Cissy e gli altri?” appoggiò la schiena ancora leggermente dolorante al muro, utilizzando stavolta un tono vagamente esasperato: di certo non lo avrebbe convinto-e quel ragazzo, per quanto avesse testardaggine ed ambizione, non sarebbe mai stato un Serpeverde-Artemisia non voleva neanche immaginare l’inferno che avrebbe scatenato in famiglia.
“Beh, se non ricordo male-e di certo non lo faccio-ci dovresti essere anche tu, a cosa dobbiamo questo cambiamento improvviso?” rispose di fatto con tono beffardo il Black
“Non ho forse imparato dal migliore?” disse mentre una leggera risata le sfuggì dalle labbra. Il mandarsi frecciatine tra lei e il cugino la divertiva e a lei piaceva davvero tanto divertirsi. Nel frattempo lo sguardo di James oscillava tra i volti somiglianti dei due ragazzi che gli stavano offrendo un simpatico spettacolo, suscitando per l’ennesima volta in quella giornata un certo divertimento nel ragazzo. Artemisia osservò il finestrino, con aria pensierosa: aspettava questo momento da anni, e, il primo pensiero che le affiorò a mente era che avrebbe dovuto scoprire tutti i segreti del castello che aveva a lungo perseguitato i suoi sogni-beh di certo avrebbe fatto di tutto per non annoiarsi-infondo lei era, come amava definirsi, una piccola investigatrice e come tale, beh, avrebbe esplorato un po’ in giro, pensò con un sorrisetto. Il suo sguardo si volse al cielo ormai oscurato.
“Siamo quasi arrivati, ci vediamo ad Hogwarts” proferì dopo poco lasciando lo scompartimento, alla ricerca di qualche, a suo parere, futuro Serpeverde come lei lo sarebbe stata.
*
Daniel Freeman teneva il suo sguardo determinato puntato in quello verde di Josh Mellarck, che, divorato dall’ansia, continua a martoriare il proprio baraccio-un nato babbano come lui, lì ad Hogwarts! Accanto a lui Dorcas Meadowes lo guardava con apprensione, chiedendosi come un ragazzo tanto adorabile sarebbe potuto sopravvivere in presenza delle serpi Purosangue che giravano per Hogwarts: suo fratello era al quarto e non mancava mai di ricordarle quanto fossero terribili i Serpeverde-forse l’avrebbero diseredata se fosse stata smistata nella casa verde-argento, come aveva detto ai due ragazzi nel tentativo di alleggerire la tensione, che non era propriamente andato a segno.
“Quindi ragazzi, vi piace il Quidditch?” provò ancora la ragazzina. Daniel, che si era mostrato molto più aperto a una conversazione rispose prontamente.
“Sicuro! La Nimbus 1000 che ho visto a Diagon Alley era incredibile ma ovviamente i miei genitori non hanno voluto comprarmela…” asserì con un tono leggermente intristito: cavoli, quanto avrebbe dato per poter avere il suo manico di scopa e giocare a Quidditch-se le sue conoscenze sul mondo magico erano da perfezionare, conosceva ogni cosa sullo sport più in voga tra i maghi; ad ogni modo l’argomento parve risvegliare l’interesse anche del piccolo Josh, che perlonmeno lo distolse dal terrore per l’arrivo a scuola.
“Sapete, vorrei provare ad entare in squadra!” disse con ora una certa enfasi nella sua voce.
Parlate di Quidditch?” i tre si voltarono verso la fonte della vocetta allegra, una piccola ragazza con due codine castane e gli occhi color cioccolato, la divisa nuovissima della scuola indosso : ella, dopo essersi presentata come Marlene McKinnon, rivolse un sorriso a Josh, che tornò in un leggero stato di disagio
“Anche io voglio far parte della squadra, sarò la cacciatrice più brava!” disse fieramente la giovane, il cui carattere energico aveva totalmente invaso lo scompartimento; poi un forte sbuffo di vapore, l’Espresso che smetteva di spostarsi freneticamente sulle rotaie e una voce il lontananza che strillava:
Primo anno! I ragazzi del primo anno con me!” i quattro si guardarono negli occhi e un misto di eccitazione, paura, gioia era visibile sui loro volti. Iniziava ora il viaggio che li avrebbe accompagnati per sette anni, che avrebbe delineato il loro futuro: i quattro Malandrini sapevano bene però ciò che volevano da quell’anno.
Peter avrebbe sconfitto la sua timidezza.
Remus sarebbe stato un ragazzo normale, o almeno ci avrebbe provato.
Sirius avrebbe mostrato a tutti di essere molto più di un cognome ed un bel volto.
E James, come sempre, anche quella volta avrebbe giurato solennemente di non avere buone intenzioni.

Angolo Autrice

Ecco qui il primo capitolo! Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato, così rapidi da permettermi di pubblicare già! Come avevo detto nel prologo,
ho preso massimo un OC a persona, poiché mi sembrava più corretto dare a tutti la possibilità di partecipare- a chi mi ha inviato due OC, spero non
vi dispiaccia il fatto che io abbia scelto solo i personaggi di sesso maschile, ed anche così mi ritrovo 5 ragazzi e ben 8 ragazze! Spero di essere riuscita,
nelle parti in cui i vostri personaggi compaiono, a caratterizzarli al meglio-qualunque critica, consiglio o commento riguardante il modo di agire del vostro
OC è molto ben accetto! Questo primo capitolo, riguardante il viaggio per Hogwarts, serviva per lo più ad introdurre i vari personaggi- nel prossimo avremo
lo smistamento, quindi le prime lezione, i primi voli, le partite di Quidditch…- proprio riguardo il prossimo vi pongo una domanda da rispondere nel messaggio
privato: Come va lo smistamento del vostro personaggio? Il cappello prende immediatamente la propria decisione? O tentenna, indeciso, o ancora ritiene
che il ragazzo/a possiede caratteristiche compatibile con più case? Il vostro OC è felice, spaventato, pieno di pregiudizi riguardante la casa in cui venir smistato?
Grazie mille a tutti, spero che il capitolo vi piaccia, alla prossima!

P.S. Nel caso non fosse chiaro, Alice Fawley è la futura mamma di Neville ;)
   
 
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