Capitolo 2
Appena varchiamo la porta dell’edificio veniamo travolti da una mandria di ragazzi. Per mia fortuna sono alto e così riesco a vedere qualcosa e a respirare al di sopra dei corpi accaldati degli altri studenti.
Superata
la barriera di adolescenti io, Jace, Izzy e Maia, riusciamo a raggiungere la segreteria
dove ci daranno i fogli con gli orari delle nostre lezioni. La signora dietro
al bancone va sulla cinquantina d’anni, ha i capelli tagliati a spazzola
bianchi palesemente tinti, un maglione nero ed una gonna lunga fino al
ginocchio del medesimo colore.
Abbiamo
tutti e quattro gli stessi corsi.
-
Fantastico- commenta Isabelle sarcasticamente- alla prima ora abbiamo lettere-.
-Bhè
poteva andarci peggio- le fa notare Maia- tipo algebra-.
Ci
incamminiamo verso l’aula di lettere e mi sembra strano che Jace non abbia tto
niente; poi con mio grande disgusto e….gelosia, noto che sta fissando da dietro
una ragazzina alta un metro e un tappo circa affiancata da un ragazzo
abbastanza alto dai capelli castani e gli occhiali. L’unica cosa che posso vedere
della ragazza è che ha i capelli rosso fuoco e che si sta dirigendo verso la
nostra aula. Purtroppo.
Finalmente
entriamo in classe. Mia sorella e la sua amica raggiungono in fretta gli unici
posti a coppia vuoti rimasti, così a me e a Jace non rimane che dividerci nei
due posti separati rimasti. Jace prende posto accanto ad una ragazza bionda che
gli ha fatto l’occhiolino. Io invece mi devo sedere vicino ad un ragazzo che
difficilmente passa inosservato. Ha svariati buchi alle orecchie, i capelli,
che sembrano campare di vita propria, sono mantenuti dal gel e sembra avere un
anno in più di me. Per quanto riguarda il vestiario, bhè, lo stile rimane
quello: maglietta giallo fluo con scritte poco ortodosse sopra, pantaloni di
pelle nera che lasciano poco alla fantasia…ora che ci penso stanno cadendo un
po’ troppo in basso, per i miei gusti. Allora distolgo lo sguardo e arrossisco,
cosa che mi da abbastanza ai nervi.
-Ehi
dolcezza- sussurra al mio orecchio facendomi rabbrividire- hai buon gusto, a
quanto vedo. Ti sei seduto accanto a me-.
D’accordo,
so di essere uno sfigato, praticamente non servo all’umanità, ma perché dico
io, il posto accanto al ripetente capita a me?
Fortunatamente
il professore entra in classe e tutti ci alziamo in piedi silenziosamente.
Allora comincia a fare l’appello, in orrdine alfabetico per cognome,
fortunatamente, altrimenti sarei stato il primo. Il mio nome comincia con la A.
Scorrendo con i cognomi il professor Fox arriva a…
-Bane?-
poi alza la testa in direzione del mio compagno di banco e alza un
sopracciglio- Bane- ripete sovrappensiero- Dio sta mettendo a dura prova la mia
pazienza, rimettendomi te tra i miei alunni. Cosa abbiamo intenzione di fare
quest’anno eh?-
-Non
lo so, è lei il professore, se non lo sa lei il programma di quest’anno, perché
mai dovrei saperlo io?- risponde di rimando l’interpellato con un sorriso furbo
in volto.
-Cominciamo
bene!- dice rabbioso il professore con la voce che grondava di sarcasmo.
Da
questo dialogo cominciano a levarsi dei piccoli brusii di sottofondo. Io
rimango in silenzio finchè il mio vicino di banco non mi dice piano: -Sai io
l’anno scorso sono stato bocciato per cattiva condotta-.
Io
in risposta deglutisco.
Alla
fine della lezione lui, il cui nome ho scoperto che è Magnus, mi fa
l’occhiolino e mi dice di chiamarlo. Solo dopo realizzo che in effetti non ho
il suo numero, e che anche se ce l’avessi, non lo farei. Poi abbasso lo sguardo
sul mio diario e vedo che in una scrittura molto elegante c’è scritto: Chiamami
dolcezza ;P e poi un numero.
La seconda
ora mi capita algebra, poteva andarmi peggio, tipo sport. In realtà le materie
scientifiche mi piacciono, e la cosa mi rende un secchione. Fortunatamente
passa in fretta e così possiamo fare ricreazione. Esco dall’aula e trovo Izzy e
Maia a chiaccherare vicino una macchinetta delle merendine. Mi avvicino e
chiedo dove è Jace.
-Mi
pare di averlo visto con una rossa- butta lì mia sorella.
Mi
guardo intorno e vedo Jace appoggiato al’armadietto, nella posa da rimorchio,
che parla con la ragazza del corridoio.Ora che non è più girata di
spalle posso vedere come è fatta: ha profondi occhi verdi, la faccia spruzzata
di lentiggini e sembra in imbarazzo.
Alla
fine delle lezioni torniamo a casa ed ognuno si rintana nelle rispettive
camere. Io mi butto sul letto con il quaderno tra le mani ed una sola frase per
la testa: Magnus lo chiamo o no?
Ma ciaooooo!
Questo capitolo l’ho pubblicato molto presto perché volevo andare
avanti con altre storie, perché volevo farvi un regalino di natale e perché l’avevo
scritto e quindi ho pensato: perché non lo pubblico?
Spero che vi sia piaciuto, fatemelo sapere in una recensione se
volete. Ringrazio tutte quelle personcine che leggono la storia, quelle che
arrivano fino a qui, quelle che recensiscono e via dicendo.
Ringrazio Marty-sezzy e Dranchen (siete troppo dolci :P)
Ed in fine ringrazio anche mia sorella più grande che mi ha
suggerito la frase “…e vedo Jace appoggiato al’armadietto, nella posa da
rimorchio,…”
Al prossimo capitolo.
SCRITTRICE NASCOSTA