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Autore: Liv Catnip Jane    23/12/2015    3 recensioni
Katniss torna a casa dopo i suoi primi Hunger Games e cerca di riprendere la vita di un tempo. Passa le sue giornate nel bosco e continua a cacciare con Gale, ma le minacce di Snow le impediscono di vivere serenamente. Sa che tutt dipende da lei e teme di non riuscire a convicere gli abitanti degli altri distretti del suo amore per Peeta (la storia inizia il primo giorno del Tour della VIttoria). Troverete una Katniss più sensibile, ma soprattutto che ha già scelto. Gale.
Un futuro già deciso che però potrebbe cambiare del tutto. L'amore trionfa sempre.
La mia prima fanfiction, pietà!
Dal capitolo number one:
"Gale si avvicina e sta per prendermi il viso tra le sue mani, come sempre, quando Octavia interviene.
– Non vorrai mica rovinare tutto il lavoro di Venia, vero? – lo ferma con voce stridula. Lui la guarda sconcertato, con la bocca già semiaperta. Rido della sua espressione sconvolta.
– Oh, lasciali stare, Octavia! – la riprende invece Venia. – Vedrai che non si sciuperà proprio un bel niente! Forza, Gale. Ora baciala. – lo incita. Lui le sorride e finalmente sento le sue labbra sulle mie."
Totalmente Everthorne, ma non ho dimenticato Peeta. Enjoy xD
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Distretto 10. Piazza, folla, discorso, telecamere, saluti, treno.

Distretto 9. Piazza, folla, discorso, telecamere, saluti, treno.

Distretto 8. Piazza, folla, discorso, telecamere, saluti, treno.

Distretto 7. Piazza, folla, discorso, telecamere, saluti. E due donne. Siamo all’interno dell’ennesimo Palazzo di Giustizia, abbiamo appena finito di leggere l’ennesimo discorsetto scritto da Effie e totalmente privo di qualsiasi segno di opposizione verso Capitol City, nessun intervento personale, niente più iniziative ribelli di Peeta; quando vedo due donne venire verso di me, mano nella mano. Una ha i capelli scuri quasi quanto i miei legati in una coda stretta e la faccia arrabbiata, mentre quasi trascina la seconda donna dai lunghi capelli biondi. In poche falcate sono davanti ai miei occhi e la prima mi fissa con espressione truce.

– Tu! – mi indica. – Non credi ad una singola parola di quelle che hai appena letto, non è così? E allora perché non dici quello che pensi davvero, eh, ragazzina? – la fisso interdetta, non sapendo cosa rispondere. L’altra le tocca un braccio, gentilmente.

– Ah, lasciala stare, non devi arrabbiarti in questo modo – inizia, ma viene interrotta dalla voce incredula di Haymitch.

– Johanna Mason! – esclama estasiato. La ragazza mora lo guarda storto, mentre io mi domando chi siano queste due e come faccia Haymitch a conoscerle. Lui pare leggermi nel pensiero.

– Johanna è una vincitrice, dolcezza. – spiega al mio sguardo interrogativo. – Ha vinto fingendosi debole e per niente una minaccia, mentre alla fine si è rivelata un’assassina astuta e capace. E lei è sua moglie… –

– Alexandra Wilson. – si presenta la ragazza bionda, porgendomi la mano. La stringo debolmente, ancora stupita da quell’arrivo improvviso. Anche Peeta si è accorto delle due donne e si avvicina a noi. Si presenta con un sorriso a cui Johanna risponde con un grugnito, mentre sua moglie presenta entrambe molto educatamente.

– Allora? – Johanna torna a rivolgersi a me con sguardo sospettoso. – Perché continui a recitare quella stupida farsa della ragazzina innamorata e non ci dici quello che davvero credi? Pensi che qualcuno di quelle centinaia di persone con cui hai parlato ti creda, quando fingi di essere gradata a Capitol City per averti permesso di vivere con questo ragazzino? Non senti che sotto le urla di esultanza delle folle si cela la collera per le tue bugie, rabbia pura e delusione? – il silenzio che cade sul nostro piccolo gruppetto quando la donna finisce il suo discorso, mi fa correre una serie di brividi lungo la schiena. Non so cosa rispondere a quella ruvida verità che mi è appena stata sbattuta in faccia con tanta schiettezza e franchezza. Apro la bocca per difendermi da quelle giuste accuse, ma nessun suono viene fuori dalla mia bocca. Cerco un appiglio nello sguardo di Peeta, un aiuto. Perché alla fine è sempre stato lui quello bravo con le parole, non io.

– Lo sentiamo tutti. – le risponde, con gli occhi ancora piantati nei miei. – Sentiamo tutti l’amarezza della gente quando noi recitiamo i nostri discorsi già scritti, la sentiamo, ma non possiamo fare niente al riguardo. –

– E questo è molto frustrante per voi, non è così? Questi due giovani innamorati che si trovano per le mani qualcosa che non sanno gestire e si sentono così soli e spaventati, poveri piccoli. – il tono sarcastico e contrariato di irrita, così come il suo sguardo falsamente intristito. Sento la rabbia crescere dentro di me, mentre lei riprende a parlare.

– Ma a me non importa nulla di voi e del vostro stupido ego! Non si parla della vostra paura, ma del coraggio che siete riusciti a smuovere nel cuore delle persone! – il tono della sua voce si alza e noto che anche Effie ha notato le due donne e si sta avvicinando. – Katniss, la tua è stata letta dal popolo come un’aperta sfida a Capitol City e a quello stronzo di Snow. Per due volte ti hanno vista attaccare la sua autorità ed uscirne indenne. La gente crede in quello che fai, crede in te, perché tu lo hai sfidato e sei ancora qua, sana e salva, con il ragazzo che dici di amare. Erano anni che non succedeva una cosa del genere, finalmente ci si rende conto di com’è la realtà e non si ha più paura – la rabbia che prima traspirava dalle sue parole è scomparsa e ora i suoi occhi sono illuminati da una luce brillante, che li rende ancora più verdi. Faccio un passo indietro, colpita da quel cambiamento improvviso del tono della voce. Lei mi prende un polso e me lo stringe con fermezza.

– Tu non hai idea di che effetto fai alle persone, vero? – mi chiede con un sorriso nascente sulle labbra. I suoi occhi rimangono fissi nei miei per secondi interminabili, durante i quali la sua stretta solida sul mio braccio non diminuisce affatto. Cerco di trovare qualcosa di sensato da rispondere, ma le sue parole mi hanno stordita completamente e riesco solo a pensare che la luce negli occhi di Johanna era la stessa che si accendeva nello sguardo di mio padre quando parlava di come prima o poi avremmo raggiunto la libertà, mentre raccontava le sue idee fiduciose e scomode agli altri uomini che lavoravano con lui in miniera. Dopo non so quanto tempo, Johanna torna a parlare, ma questa volta in un sussurro che riesco a percepire solo perché lei sta bisbigliando nel mio orecchio. Poi riprende Alexandra per mano, la bacia sulle labbra, saluta tutti con un cenno veloce della mano e si allontana con lo stesso passo deciso di quando è arrivata da noi.

– Johanna Mason. – si limita a ripetere Haymitch ed Effie sbuffa in risposta, scuotendo la testa.

– Chissà come possa sua moglie riuscire a sopportarla. – la sento borbottare, mentre lei si incammina verso l’uscita del Palazzo di Giustizia. Hamitch la segue poco dopo, sorridendo davanti al commento di Effie. Io invece rimango ferma, a riflettere sulle parole appena pronunciate da quella donna così tempestosa e decisa. Mi accorgo che Peeta è ancora al mio fianco solo quando lo sento parlare.

– Che cosa ti ha detto? – mi chiede. E io mi domando quanto sia giusto che gli dica ciò che Johanna ha deciso di dire solo a me, se lei sarebbe d’accordo nel passare quell’informazione anche a lui oppure no. Poi, però, mi ricordo che lui è Peeta, il ragazzo del pane, e non trovo un motivo abbastanza valido per non condividere quella notizia anche con lui. Lo guardo fisso negli occhi, mentre pronuncio le stesse parole che Johanna mi ha sussurrato.

– Nel Distretto 11, appena noi ce ne siamo andati, i Pacificatori si sono abbattuti sulla folla. Inizialmente ci sono state solo vittime civili, ma durante la notte il popolo si è organizzato e all’alba ha attaccato la caserma principale dei Pacificatori è l’ha bruciata. Poi hanno occupato anche il Palazzo di Giustizia. Lo stesso vale per l’8 e il 9. La gente si difende dai soprusi dei Pacificatori e ora quasi tre distretti sono nelle mani del popolo. Attaccano cantando il ritornello di Rue e quando prendono un edificio pubblico, appendono degli striscioni con questa. – dico indicandogli la spilla della ghiandaia imitatrice attaccata alla spallina del mio abito. Rimaniamo a fissarci in silenzio per qualche secondo, consci entrambi di aver alimentato la scintilla che invece dovevamo, o meglio, dovevo spegnere del tutto. Effie ci chiama perché è ora di ripartire e con un semplice sguardo Peeta mi assicura che non dirà niente di quello che sa a meno che non lo voglia io. Mentre ci incamminiamo verso il treno, gli stringo la mano per cercare conforto e non perché sto recitando. E per la prima volta da quando siamo tornati a casa dopo gli Hunger Games, lui non mi caccia via, ma anzi, aumenta ancora la stretta, senza ovviamente arrivare a farmi male. Sento che dentro di me qualcosa scatta ed è per questo motivo che per un secondo il mio cuore diventa più leggero e permetto ad un minuscolo sorriso di aprirsi sul mio viso.

Perché forse Johanna ha ragione quando dice che io ho riportato la forza negli animi della gente, che io ho restituito al popolo la speranza che sembrava persa da troppo tempo per essere ritrovata. Speranza che ha il viso dolce della mia piccola Rue, la gentilezza del ragazzo del pane, l’eccentricità degli abiti di Effie e l’eleganza di Cinna, la serietà di mia madre, Prim e di Hazelle, la distruttività di Haymitch ubriaco. Speranza con la tenera possessività di Johanna nei confronti di sua moglie e la cordialità dei sorrisi di quest’ultima. Speranza che brucia nel cuore delle persone, che scaccia le paure e convince tutti con lo sguardo fiero di una persona che combatte, che non ha intenzione di arrendersi davanti alle difficoltà della vita. Lo sguardo di mio padre e di Johanna e finalmente ricordo di aver incontrato quella stessa luce anche in un paio di occhi grigi da Giacimento. Gli occhi di Gale.

Parliamone:

Salve! Prima di tutto, scusate il ritardo! Ho avuto due settimane molto impegantive ed ecco che il risultato è un capitolo corto e apparentemente inutile, ma non è così. Questo, come il prossimo, sono capitoli di passaggio nei quali devo introdurre alcuni personaggi –Alexandra, ad esempio– che mi serviranno in futuro.

Punto due: Johanna mi ha sempre dato l’impressione di essere lesbica o comunque bisessuale, ecco perché ho voluto che nella mia storia avesse una moglie. Inizialmente io ero per i Finna (?), Johanna e Finnick insomma, ma una volta conosciuta Annie non me la sono sentita di distruggere il rapporto tra lei e Finnick. Perciò ecco che Johanna è sposata con Alex, ho immaginato che almeno in futuro i matrimoni omosessuali siano possibili ovunque.

Basta, la finisco qua.

Grazia ancora a chi si prende del tempo per lasciarmi una recensione, ma grazie anche solo a chi legge!

Un bacio,

Liv Catnip Jane

   
 
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