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Autore: Stephanie86    27/12/2015    10 recensioni
Tutti vogliono salvare Emma.
Tutti vogliono trovare un modo per liberarla dall'oscurità prima che la divori.
Ben presto, però, Regina - e gli altri - si rende conto che per raggiungerla e aiutarla avrà bisogno di aiuto. E non di un aiuto qualsiasi.
Lily è sempre stata legata ad Emma, fin dal principio. Ha sempre dovuto lottare contro il potenziale oscuro che gli Azzurri e l'Apprendista hanno trasferito in lei. Cosa accadrà quando la sua oscurità incontrerà quella della nuova Emma? Dove la condurrà il filo rosso che la unisce al nuovo Signore Oscuro?
Regina diventerà davvero la Salvatrice?
[Spoiler! per chi non segue la messa in onda americana | Pairing: principalmente Swan Queen e Swan Star]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Lily, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost and Found'
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2

 

 “Sono atterrita da questa cosa oscura
Che mi dorme dentro;
Avverto tutto il giorno il suo torcersi lieve e delicato, la sua malignità”

[Sylvia Plath]

 

 

 
Massachusetts. Due anni prima.

 

 Dove sono i soldi?”

“Io... non...”

“La domanda è molto semplice, amico. Dove diavolo sono i soldi? Sappiamo che in questa casa c’è un bel gruzzolo. Quindi muoviti”.

Doveva essere una cosa facile.

Un colpo studiato per raggranellare un po’ di denaro.

Ognuno avrebbe avuto la sua parte e sarebbe finita lì. Niente complicazioni.

Lily aveva già rubato. Non in una casa così grande, ma l’aveva fatto. La prima volta era andato tutto storto. Aveva dovuto nascondersi (nel garage della famiglia adottiva di Emma, tra l’altro), ma solo perché era inesperta, era una ragazzina e i due tizi che avevano organizzato la rapina erano disorganizzati. Uno di loro le aveva piazzato in mano una pistola e nessuna l’aveva avvisata di ciò che stava per accadere.

Il ragazzo che era con lei quella sera sembrava più preparato. Aveva già fatto qualche grossa rapina. Si chiamava Murphy. O almeno, quello era il nome con cui si era presentato, ma immaginava che non fosse quello vero. Non era certo un problema, dato che anche lei usava un nome falso.

 “Ho trovato la cassaforte”, disse Lily. Il passamontagna era un po’ stretto e aveva caldo. I suoi occhi scrutarono la cassaforte a muro.

“Bella grande?”, chiese Murphy.

“Abbastanza”.

“Sgancia la combinazione. Adesso”.

Il tizio e sua moglie erano abbastanza terrorizzati da non opporre la benché minima resistenza. Rannicchiati sul divano, fissavano il tizio che li minacciava con una pistola.

L’uomo sganciò la combinazione, balbettando.

“La tua data di nascita. Ma che puttanata. Sai che se fossi morto d’infarto avrei cominciato da quella? Scegline una più difficile, la prossima volta”. Murphy gridò la sequenza di numeri a Lily.

“Non sono sorda. Ho capito”, commentò lei, mentre pigiava i tasti. Pochi secondi dopo la cassaforte si aprì con uno scatto.

“Visto? Abbiamo quasi finito. Via il dente, via il dolore!”

Lily roteò gli occhi e mise il denaro che trovò nella cassaforte nel sacco che le aveva dato Murphy. Lo fece in fretta, dicendosi che ce n’era abbastanza per tutti e due. Abbastanza per filare via. Per trovarsi un altro posto dove stare. Magari qualche posto un po’ più isolato, dove lei non avrebbe perso il controllo, dove non ci sarebbe stato nessuno che avrebbe rischiato di diventare la vittima di tutte le sue scelte sbagliate.

“Svignamocela”, suggerì Lily, mentre già si avviava verso la porta sul retro.

Murphy non si mosse. “Mi diverte un sacco vedere quelli come te in mutande. Mi ricordi mio padre, non so se te l’ho detto”.

“Murphy, sbrigati!”

Poi sentirono le sirene. Auto della polizia in avvicinamento.

Lily si rese conto che erano davvero in un mare di guai. Gli occhi di Murphy dietro al passamontagna si allargarono in maniera spropositata.

“Hai chiamato la polizia?!”, gridò, puntando la pistola.

Il padrone di casa aveva i capelli grigi e scompigliati, era pallido come ricotta e rigido come un palo. Sua moglie singhiozzava.

“Rispondimi, figlio di puttana!”. Spinse la canna contro la sua faccia.

Lily era pronta ad andarsene senza di lui. Poco gliene importava di Murphy. Non aveva la minima intenzione di farsi beccare e le sirene dannate erano sempre più vicine.

“C’è... l’allarme. È collegato... alla centrale di polizia...”, farfugliò l’uomo, scostando il viso per sfuggire alla pistola.

“L’ho disattivato! Il cazzo di allarme l’ho disattivato prima di entrare in questa fottuta casa!”

Lily si diresse verso il retro.

“Ce n’è un altro... era...”

Murphy gli sparò.

 

***

 

Storybrooke. La sera prima.

 

“Vuoi trovarlo?”, disse Emma, riferendosi al padre di Lily.

“Ti dispiace se resto in città per cercarlo?”, domandò lei.

“No, è un’ottima idea”.

 

Anche Lily credeva fosse un’ottima idea. Aveva detto a Malefica che sarebbe rimasta per un po’ e sua madre l’aveva abbracciata, sentendosi immensamente felice.

Ma non appena mise piede nel suo appartamento, Lily venne colpita da una strana sensazione. Una forma densa e gelida di inquietudine.

Accese tutte le luci e fece il giro delle stanze, assicurandosi che ogni cosa fosse esattamente come l’aveva lasciata quando era uscita. E lo era, in effetti. Non c’era nulla fuori posto. Nessuno era entrato di nascosto mentre lei non c’era.

Eppure...

Si fermò, raggelata, guardandosi intorno con meraviglia e domandosi che cosa diavolo le avesse preso. Prese il ciondolo e lo strinse forte. Il pezzo dell’uovo di drago da cui era uscita le sembrò molto più solido, consistente.

Non c’era niente che non andasse in casa. Era qualcosa... che ruotava intorno a lei. Anzi, dentro di lei. Il cuore le batteva all’impazzata e la cute era fredda, improvvisamente troppo scarsa per ricoprire il cranio. Avvertiva un peso al centro del petto, come se l’oscurità che aveva sempre portato con sé si stesse condensando in un punto, come se stesse cambiando forma.

Non avvertiva dolore.

Era molto più intenso del dolore.

Forse l’oscurità stava rompendo gli argini, quasi fosse stata un fiume vorticoso che, a furia di essere alimentato, alla fine straripava, inondando ogni cosa.

Il mondo si inclinò brutalmente da un lato e Lily barcollò. Incontrò il bordo del tavolo e vi si aggrappò per non cadere.

Le occorse qualche minuto per riprendere il controllo. Aveva ancora il ciondolo stretto nella mano destra.

Da qualche parte, una finestra lasciata aperta cigolò e si chiuse, sbattendo.

Lily fece un salto e per poco non cacciò un urlo.

 

***

 

Storybrooke. Il giorno dopo.

 

Il pugnale con il nome di Emma impresso sulla lama era sul tavolo della cucina e sembrava occhieggiare i presenti.

Tutti tacevano.

Per qualche momento lo stupore impedì a Lily di reagire. Aveva l’impressione che fosse tutto assurdo. Aveva visto Emma solo la sera prima e avevano parlato della sua collana, del fatto che avrebbe potuto condurla da suo padre.

Era proprio quello che aveva in mente di fare. Lasciare che sua madre le insegnasse ad essere un drago feroce e spaventoso... e possibilmente in grado di controllarsi. Poi avrebbe dato un’occhiata in giro. Non sapeva se suo padre fosse a Storybrooke. Era anche possibile che si trovasse nella Foresta Incantata e che fosse ignaro di tutto, ma avrebbe comunque fatto qualche indagine.

E adesso...

Le stavano davvero dicendo che Emma... era il nuovo Signore Oscuro?

E ne sono davvero così sorpresa?

Ripensò alla terribile sensazione provata la sera prima. Alla sensazione raggelante che l’oscurità stesse cambiando forma dentro di lei, che la stesse divorando.

Non la stava divorando. Forse stava cambiando sul serio. Perché Emma, la sua legittima proprietaria, era cambiata.

Lily sollevò lo sguardo, incrociando quello di tutti gli altri. Poi allungò una mano verso il pugnale.

Regina l’afferrò per il polso. – No.

Lei ritirò il braccio, sciogliendo la presa. – E perché siamo qui? Cosa dovrei fare io?

- Aiutarci ad aprire un portale. Che ci condurrà da Emma. – Regina le mostrò la bacchetta, deponendola accanto al pugnale.

- Io dovrei usare la magia per attivare la bacchetta? Non so nemmeno controllare la mia trasformazione. E dovresti saperlo bene!

- Già. Una bella osservazione – commentò Uncino.

Regina ignorò il commento. – L’Apprendista... ci ha detto che nella bacchetta è contenuta la luce. Ma per attivarla servono... tutte e due le facce della medaglia.

- Quindi serve oscurità. La mia – Lily aprì il palmo, quello che Regina aveva tagliato per procurarsi il sangue che sarebbe stato utile all’Autore. Il taglio non c’era più, perché Malefica l’aveva guarito. Ma lei espose comunque la mano per ricordarglielo.

- Vedila in questo modo. Hai sempre pensato di essere stata maledetta. – Regina si sporse in avanti. Dietro di lei David e Neve si scambiarono un’occhiata. – E avevi ragione. Il potenziale oscuro che hanno trasferito dentro di te ti ha procurato non pochi guai. Adesso è giunto il momento di usare quell’oscurità per fare del bene. Per trovare Emma.

- La mia oscurità non fa del bene. È pericolosa.

Forse ora che Emma è cambiata... lo è più di prima.

- Unita alla luce custodita nella bacchetta farà esattamente ciò che deve fare. Aprirà il passaggio che ci condurrà da Emma. – Lo sguardo di Regina era scuro e determinato. – Prendi la decisione giusta, Lily. So che puoi farlo.

 

***

 

Massachusetts. Due anni prima.

 

“L’hai ammazzato, Murphy”, disse Lily, mentre la macchina, una vecchia Chevrolet rubata, sfrecciava lungo le strade a quell’ora praticamente deserte.

Il suo complice sedeva accanto a lei con una sigaretta infilata tra le labbra, gli occhi arrossati che si limitavano a guardare fuori dal finestrino senza vedere nulla di particolare. Non aveva detto una parola da quando erano fuggiti da quella casa, correndo più veloci che potevano. Avevano raggiunto la macchina e Lily aveva messo in moto quando Murphy non aveva ancora chiuso la portiera. Ormai Lowell e la contea di Middlesex erano lontane quasi un centinaio di chilometri. Nessun’auto della polizia in vista. Nessuna notizia alla radio. Non ancora. La stazione su cui erano sintonizzati stava trasmettendo un vecchio successo country di Johnny Cash.

‘Born to lose, I’ve lived my life in vain. Ev’ry dream has only brought me pain...’

“Non era così che doveva andare. Avevi detto che sarebbe stato un lavoro facile e pulito. Che non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di usare la pistola!”

“Ma stai un po’ zitta, cazzo!”

“Perché l’hai ucciso? Non faceva parte del piano!”

‘All my life I’ve always been so blue. Born to lose and now I’m losing you’

Murphy si voltò di scatto verso di lei. “L’ho ucciso perché mi ha fregato!”

“Oh, no! La colpa è solo tua. Avresti dovuto sapere di quel secondo allarme”.

“Ho studiato la casa e il circondario per giorni!”

“Allora non l’hai studiata abbastanza!”

“Guarda la strada. Se facciamo un incidente siamo fregati per davvero. E poi quello che conta sono i soldi, no? Li abbiamo. Punto. Il colpo è andato bene. C’è un bel gruzzolo. Non me ne aspettavo così tanti”.

Guidò ancora per una quindicina di chilometri, contraendo la mascella e cercando di controllare la voglia di strangolare Murphy. Poi superò un cartello con la scritta: AREA DI SERVIZIO. 2 KM. E si rese conto che il serbatoio era quasi vuoto. La spia della riserva era già accesa. Johnny Cash aveva finito di ricordarle quanto fosse incasinata la sua vita.

“Dobbiamo fermarci. Siamo a secco”, annunciò Lily.

“Se l’area di servizio non è vuota non ci pensare neanche. Non mi interessa quanto siamo lontani, meglio proseguire fino alla prossima. L’auto reggerà”.

L’area di servizio era deserta. Forse ciò era anche dovuto al cartello che recitava: DIVIETO DI SOSTA NOTTURNA PER CAMPER, CAMION E FURGONI. Quindi parcheggiarono e scesero. Erano le cinque e quindici.

Lily andò a controllare i distributori di benzina, mentre l’altro si dirigeva verso i bagni. Non sembrava più nervoso. Probabilmente non aveva progettato l’omicidio, ma non l’aveva nemmeno escluso. O forse... non era il suo primo omicidio, perciò ci aveva fatto l’abitudine. Lily, dal canto suo, era furente. Qualcosa nella sua testa batteva forte, batteva come un maglio. Non riusciva a rilassare i muscoli e mentre prendeva la pompa di benzina per infilarla nella bocca del serbatoio le sue mani tremavano. Sentiva l’oscurità, quell’oscurità che l’accompagnava da sempre, salire da dentro, dall’abisso profondo, come una creatura affamata.

Avrebbe dovuto saperlo. Avrebbe dovuto saperlo che sarebbe finita così.

Finiva sempre così. Finiva sempre male.

‘Perché non provi a fare scelte migliori?!’

“Stai zitta”, sibilò, dando uno strattone alla pompa. “Stai zitta anche tu”.

 

***

 

Storybrooke. Oggi.

 

- Non è una buona idea, vero? – sussurrò Uncino ad Henry, riferendosi a Lily e a quello che stavano facendo con la bacchetta.

- E perché no? Lily era un’amica di Emma e ha... sai, una parte di mia madre dentro di sé. Che altro potrebbe servirci?

- La tua penna. – Ci pensava praticamente da quando era successo. Il ragazzino era il nuovo Autore. Significava che aveva il potere di cambiare le cose. Di riscriverle. L’aveva già fatto, riportandoli indietro da quella realtà alternativa in cui lui non era altro che un mozzo allergico al rum, incapace di battersi e soprattutto impacciato con le donne. Doveva esserci un modo per riscrivere ciò che era accaduto e riportare indietro Emma. Risistemare quel maledetto disastro. – Dov’è la penna? Ce l’hai con te?

- Beh... – iniziò Henry.

- Potresti usarla. Usala per cancellare l’oscurità e salvare Emma.

- Non ce l’ho più, la penna. L’ho rotta.

Uncino lo guardò, rabbuiato. Per una frazione di secondo provò il forte impulso di afferrare Henry per il colletto della giacca. - Tu... cosa?

- Era troppo potente. Hai visto che cos’è successo all’Autore. Lui...

Vi fu un colpo secco, di una porta che veniva sbattuta e poi Malefica fece il suo ingresso nell’appartamento. Rivolse ai presenti una lunga occhiata interrogativa. Poi vide il pugnale e la bacchetta.

- Che cosa sta succedendo qui dentro? – chiese sua madre.

Nessuno rispose. Lily stringeva la bacchetta.

- Che cos’è quella?

Regina era già abbondantemente stufa di mettere al corrente chiunque di ciò che era accaduto. E tuttavia dovette farlo.

- Il succo di questa storia è che vuoi usare mia figlia per attivare una bacchetta che apparteneva ad uno dei maghi più potenti che siano mai esistiti. – fu il commento di Malefica, quando ebbe finito di raccontare.

- Senti... – iniziò Lily, alzandosi.

- È l’unica persona che può aiutarci. – continuò Regina.

Malefica per poco non le rise in faccia. - L’unica?

- L’altra è mia sorella. Non ho la minima intenzione di chiedere a mia sorella di attivare la bacchetta!

- Lascia che lo faccia – disse Lily, osservando sua madre. – Posso farla funzionare. È solo una bacchetta...

Malefica afferrò il braccio della figlia. – No. Non sappiamo come si comporterà quando sarà attivata.

- Sentite, signora... – intervenne Uncino, facendo qualche passo avanti. La sua rabbia era palese. Serrava la mascella in continuazione. Sapere di non avere nemmeno la possibilità di usare la penna lo aveva reso ancora più furioso. – Non siete voi che decidete qui. Abbiamo perso già abbastanza tempo. Vostra figlia è... l’altra faccia della medaglia, mi dicono. Lasciatela provare e se non funzionerà ce ne andremo. Sono abbastanza convinto che non funzionerà, in effetti.

Malefica lo fissò come se lui fosse stato il più disgustoso degli scarafaggi. Poi si rivolse di nuovo a Regina. - Proverò io. Dammi la bacchetta.

- Non funzionerà e lo sai bene – intervenne Regina. – Con me non ha funzionato.

- Fino a poco tempo fa sapevo essere abbastanza terribile. Lo sono stata per molti anni. Se è l’oscurità ciò che serve, credo di averne ancora un po’.

- Lascia perdere, mamma. – disse Lily, cogliendo tutti alla sprovvista. La sua voce si era fatta più dura. Anche se l’aveva chiamata “mamma”, sembrava l’avesse detto unicamente per attirarne l’attenzione. I suoi occhi la scrutavano come si può scrutare qualcuno che ha appena raccontato la peggiore delle barzellette. – Ti hanno fatto troppe coccole. Se la Regina Cattiva non è in grado di usare questa cosa, figuriamoci se ne saresti capace tu. E poi non avevi detto che non ti dispiaceva la mia oscurità?

Malefica aprì la bocca per ribattere. Era costernata. Ci mise qualche istante a raccapezzarsi. – Non è la tua oscurità che mi preoccupa!

- Malefica, possiamo parlare in privato? – disse Regina, prima che la situazione precipitasse.

 

***

 

Massachusetts. Due anni prima. 

 

“Hai sistemato tutto?”, chiese Murphy non appena tornò da lei.

“Ho fatto il pieno. Per il resto non c’è proprio niente che possa essere sistemato”. Lily era appoggiata ai distributori, con le mani infilate nelle tasche della giacca e il vento che le scompigliava i capelli lunghi. Evitava di guardarlo.

“Non essere così apprensiva, Odile”, le rispose Murphy, chiamandola con il suo nome falso. “Non ci beccheranno. Non abbiamo lasciato tracce. La polizia non era ancora arrivata quando abbiamo tagliato la corda. Nessuno ha visto la macchina”.

“Non è solo questo che mi preoccupa! Dovevi per forza ucciderlo?”

“Non dirmi che ti dispiace per lui”. Murphy allargò le braccia. Portava ancora i guanti e la pistola era infilata nei jeans. I suoi occhi grigi risaltavano nella semioscurità. Erano argentei. “Pensa solo ai soldi. Con quei soldi faremo quello che vogliamo e andremo dove vogliamo”.

‘No, non andremo dove vogliamo. So che intendi uccidermi, Murphy. Forse non subito. Adesso ti servo. Ma lo farai’.

“E poi...”. Murphy le sorrise, ammiccante. Si avvicinò a lei, fino a quando la sua faccia non fu a pochi centimetri dal suo viso. Gli puzzava l’alito di tabacco e di birra. “È stato davvero eccitante, non pensi? Siamo proprio una bella squadra”.

Lily non disse niente e non si ritrasse. Lasciò che si avvicinasse ancora e che si chinasse su di lei per baciarla.

Poi allungò una mano e gli sfilò la pistola dai calzoni.

“Ehi, ma...”, fece lui, sinceramente sorpreso.

Lily lo colpì in fronte con il calcio della .38 e lo guardò cascare per terra, mentre il sangue gli sprizzava dalla ferita. Gridò di dolore e lanciò una virulenta imprecazione.

“Che cazzo...? Ma sei impazzita! Mi hai colpito!”, esclamò, ansimante. “Mi hai colpito, stronza!”

Lei gli diede un calcio in mezzo alle gambe e poi uno nello stomaco con il tacco dello stivale. “Tu non sai con chi hai a che fare. Mi avevi detto che sarebbe stato un lavoro pulito, invece hai ammazzato un tizio. La colpa è solo tua! Avresti dovuto sparare a te stesso. Sei così idiota da non esserti preoccupato del fatto che potessero esserci altri allarmi! E non te ne importa niente!”

“Ma fottiti!”, gridò Murphy, cercando di alzarsi. Cadde di nuovo e si portò una mano alla fronte. Il sangue gli inondava la faccia. “Se non fosse stato per me non avresti mai avuto quei soldi!”

“Se non fosse stato per te, non sarei nemmeno in questo casino!”

“Guarda che non te l’ho chiesto io di unirti alla rapina. Quindi te lo ripeto: fottiti! E si fotta pure tua madre!”

A quel punto la belva nera emerse dal suo abisso, digrignando i denti e con lo sguardo acceso come brace. Lily la percepì. Seppe che stava per perdere il controllo, ma non fece niente per impedirlo. Una nebbia rossa le oscurò la vista.

Con il primo calcio centrò Murphy in un fianco. Lui urlò di nuovo. Il secondo calcio lo raggiunse alla testa e lo mise a tacere.

Lo colpì ancora.

E ancora. E ancora. E ancora.

‘Fottiti e si fotta pure tua madre’

“Mia madre è un drago”, disse Lily, mentre seguitava a colpirlo. “Mia madre è un drago e se fosse qui ti avrebbe già dilaniato”.

La nebbia rossa si diradò lentamente.

Murphy giaceva immobile sull’asfalto. La sua faccia era un grumo di sangue e capelli.

Cercò di recuperare un po’ di lucidità. Il cuore le batteva fortissimo, quasi fosse in procinto di sfondare la cassa toracica.

Sarebbe arrivato qualcuno, adesso. Ne era sicura. Un camion o un’automobile avrebbe svoltato, entrando nell’area di servizio e la prima cosa che il guidatore avrebbe visto sarebbe stato Murphy. E lei. Soprattutto lei con lo stivale sporco di sangue e gli occhi da folle. Se fosse accaduto, Lily forse avrebbe avuto il tempo di scappare. O peggio ancora... avrebbe perso un’altra volta il controllo e avrebbe ucciso di nuovo. E poi di nuovo. Avrebbe ucciso... continuando all’infinito. Le venne in mente un orribile girotondo di bamboline di carta.

Salì in macchina e sbatté la portiera. Due secondi dopo la Chevrolet partì, sgommando. Lanciò un’occhiata nello specchietto retrovisore e vide il corpo di Murphy a terra, abbandonato come un sacco di stracci. Si diresse all’uscita, accelerando brutalmente. La strada era libera. Un vero miracolo. Notò i fari di un’auto, ma era ancora molto lontana e c’era la possibilità che nemmeno si fermasse nell’area di servizio.

Lily non si perse troppo dietro quei pensieri e guidò per altri cinquanta chilometri senza fermarsi. Ogni tanto superava il limite di velocità e poi decelerava per non correre rischi. Il senso di angoscia continuava a seguirla. Non era l’omicidio ad assillarla. Era proprio quello il punto. Non era l’aver ucciso Murphy a farla sentire male. Era proprio l’idea di non sentirsi minimamente in colpa e sconvolta per ciò che aveva combinato a renderla furiosa. Una persona normale avrebbe provato disgusto per se stessa, forse avrebbe provato rimorso anche se Murphy non era certo uno stinco di santo. Una persona normale avrebbe perso il sonno ricordando la testa maciullata del ragazzo. Lei no. Qualsiasi cosa facesse le si rivoltava sempre contro. Fosse una cosa giusta o sbagliata, la storia non cambiava. L’unica cosa che temeva era di essere beccata e accusata d’omicidio. Il che significava passare anni in carcere.

Ed era furiosa anche con le persone che l’avevano fatta diventare così. Che l’avevano maledetta.

‘Loro volevano proteggere Emma’, aveva detto l’uomo sull’autobus. ‘Volevano che fosse buona’.

E ciò comportava che qualcun altro dovesse essere riempito di oscurità.

Li odiava e li voleva morti.

‘Perché non provi a fare scelte migliori?!’

Cinquanta chilometri dopo l’omicidio si fermò in un’altra area di servizio e usò l’autolavaggio per dare una pulita alla Chevrolet. Si fiondò nel primo bagno libero per guardarsi alla specchio, sicura di avere un aspetto spaventoso. Invece no. Gli occhi erano un po’ cerchiati, ma quello non era una novità. Si gettò in faccia un po’ d’acqua gelata. Poi ripartì e fece una nuova sosta dopo altri quaranta chilometri. Aveva svoltato a sinistra invece di proseguire sulla Route 92. Trovò un ristorante ancora deserto, si portò sul retro della costruzione e imboccò una strada sterrata che conduceva nel bel mezzo dei campi.

Qui fece ciò che andava fatto. Prese il denaro e la borsa che aveva messo nel bagagliaio prima della rapina, immaginando che quella sarebbe stata, in ogni caso, l’ultima notte a Lowell. Poi prese la tanica di benzina che aveva riempito dopo aver fatto il pieno. La sparse dappertutto.

Infine diede fuoco all’auto.

La guardò bruciare. Le fiamme ruggirono e si proiettarono verso l’alto. La Chevrolet esplose con un rombo soffocato e una sfera di fuoco si levò dal baule della macchina. Era molto luminosa, troppo per poterla guardare, ma Lily restò comunque a fissare le fiamme per qualche minuto, affascinata. Il lunotto posteriore esplose verso l’interno. Pezzi di metallo volteggiarono nell’aria.

Quando si rimise in cammino erano le otto e quindici.

 

***

 

Storybrooke. Oggi.

 

- Che cosa stai cercando di fare?! – esclamò Malefica, dopo che Regina l’ebbe accompagnata fuori dall’appartamento.

- Sto cercando di salvare Emma.

- Usando mia figlia?

Regina roteò gli occhi. – Tua figlia è l’unica che può azionare la bacchetta. Se lo chiedessi a Zelena si rivolterebbe contro di me. Non possiamo permettercelo.

- Diciamo che tu non puoi permettertelo. – precisò Malefica, aggrottando le sopracciglia. - Perché sei totalmente incapace di gestire tua sorella.

- Mia sorella è ingestibile per chiunque! Adesso è senza poteri, ma se le tolgo il bracciale se ne approfitterà di certo. Ed è molto potente.

Malefica sembrava sorda. Parlava come se non avesse sentito le sue risposte. - Per te sarebbe un bene se prendesse il largo! Porta in grembo il figlio del tuo uomo.

- Forse! Forse sarebbe un bene! Peccato che, se lo facesse, non solo si porterebbe via il figlio di Robin, ma noi non saremo in grado di trovare Emma!

Vi fu un breve istante di silenzio. Lei e la sua vecchia amica si fissarono.

- Non sai nemmeno quali potrebbero essere gli effetti di quella bacchetta! – Malefica si avvicinò, minacciosamente. Era molto più alta di lei, quindi Regina dovette alzare la testa per guardarla in faccia.

- La bacchetta non farà del male a Lily. Tua figlia è l’altra faccia della medaglia. Senza di lei non possiamo aprire il portale.

- Se non sbaglio ci hai già provato una volta.

- Come?

- Lily me l’ha raccontato. L’hai ferita per prenderti il suo sangue e usarlo per scrivere il tuo maledetto lieto fine. – Adesso gli occhi di Malefica, che di solito erano grandi e celesti, si erano accesi come tizzoni ardenti. Erano talmente vicini che Regina riuscì a vedere il fuoco bruciare nelle iridi. – Ed ora... vuoi usarla di nuovo. Tanto a te non importa niente, vero? Se succede qualcosa a Lily a te non importa.

- Non è così...

- Lei non sa controllare la sua trasformazione. Non controlla l’oscurità che ha dentro. Nessuno gliel’ha mai insegnato. Non trovi anche tu che sia rischioso che entri in contatto con un’altra fonte di magia? – Malefica strinse il colletto della sua giacca con una mano. – Ho appena ritrovato mia figlia. Non permetterò che corra dei pericoli.

Regina sentiva il sangue ribollirle nelle vene. Non staccava gli occhi da quelli dell’altra e non aveva la minima intenzione di cedere. Ma comprendeva fin troppo bene che cosa volesse dire amare un figlio e fare di tutto per proteggerlo. Soprattutto quando quel figlio ti era appena stato restituito.

- So quanto ti piace cavalcare i draghi, Regina – continuò Malefica, con la voce incrinata dalla rabbia.  – Ma sai una cosa? Se dovessi fare del male a mia figlia, ti assicuro che non cavalcherai nessun drago. Finirai dritta nella bocca del drago. E verrai dilaniata.

Regina appoggiò una mano sul braccio di Malefica, inducendola a lasciarla andare. Chiuse gli occhi per un attimo e trasse un profondo respiro. - Non voglio fare del male a tua figlia. Ho solo bisogno che mi aiuti. Che mi aiuti con la bacchetta. L’avrebbe fatto l’Apprendista, ma lui ormai è morto. Pensa anche a tua figlia. Lei ha il potenziale oscuro di Emma dentro di sé. Ha sempre pensato di essere pericolosa. Si è isolata... apposta perché credeva che fosse la soluzione migliore per evitare di fare del male a qualcuno.

Malefica non disse niente.

- Quando io ed Emma l’abbiamo trovata... era piena di rabbia. Lo è tuttora, lo so. Ma questo potrebbe essere un inizio, non credi? Se usa la sua oscurità per portarci da Emma... farà una cosa giusta. Malefica, dobbiamo aprire quel portale e trovarla. Lei...

Malefica seguitò a fissarla.

- Lei mi ha salvato la vita. È diventata l’Oscuro per proteggere me. Se non fosse stato per Emma ci sarebbe il mio nome su quel pugnale.

“Ci deve essere un altro modo!”

“Non c’è. Hai faticato troppo per vedere la tua felicità distrutta”.

Per un attimo regnò il silenzio.

- Adesso... non ho molta scelta. – continuò Regina. - Devo trovarla. Dobbiamo trovarla, prima che l’oscurità prenda il sopravvento.

 

Lily impugnò la bacchetta ed ebbe l’impressione di avvertire la magia che vi era custodita, una forza bianca che cercava la controparte per poter diventare qualcosa di vivo e di reale.

- Che cosa dovrei fare? Pronunciare un incantesimo? – domandò la ragazza.

- Niente incantesimi – rispose Regina. Le spiegò come aveva agito lei quando aveva cercato di usarla per aprire il portale.

- Credo che mi piaccia questo ruolo da Harry Potter. – commentò Lily, portandosi la bacchetta davanti al viso.

- Harry Potter? – chiese Uncino, sollevando un sopracciglio.

- Era un mago – spiegò Henry.

Regina ignorò quelle esternazioni e si concentrò Lily, in attesa che facesse quello che tutti si aspettavano che facesse.

“Prendi la decisione giusta, Lily. So che puoi farlo”.

Quella era una cosa che avrebbe potuto dirle anche Emma, se fosse stata presente.

“Perché non provi a fare scelte migliori?!”

- D’accordo. Vediamo di farla funzionare – disse Lily.

Sollevò la bacchetta, puntandola verso il soffitto e disegnano un cerchio immaginario nell’aria...

___________________

 

 
Angolo autrice:

Salve!

Giusto una precisazione.

La frase: Le venne in mente un orribile girotondo di bamboline di carta. Non è mia. È leggermente modificata, ma è tratta da un romanzo di Stephen King, Chi perde paga.

Non in tutti i capitoli della fan fiction saranno presenti della citazioni come quella di Sylvia Plath. È una caratteristica di alcuni capitoli.


   
 
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