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Autore: DigiPokeLover    27/12/2015    1 recensioni
Per Mirkho, 17 anni, un ragazzo italiano, è un giorno come gli altri. Ma quel giorno, la sua vita cambiò in un modo che non avrebbe mai potuto immaginare. Un nuovo mondo... nuovi amici. Amici molto speciali. Un sogno divenuto realtà. Un'avventura da iniziare... un mondo da conquistare. Col sostegno dei suoi amici... ce la può fare!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arceus, Ash, Celebi, Prof Oak, Team Rocket
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Furry | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon The Challengers'
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Il primo incontro col Team Rocket
 
Stagione 1 Episodio 5
 
Oggi è il 29 giugno, il nostro terzo giorno nel mondo dei Pokémon. Ci svegliamo tutti quanti verso le 9 e mezza/10. La prima cosa che fa mia cugina è piastrarsi i capelli (giustamente si è portata dietro tonnellate di prodotti di bellezza, phon, piastra, smalti, trucchi e chi più ne ha più ne metta; e si lamenta di Lady Gaga…! Quando mi cambio, ritiro il pigiama nello zaino, così velocizzo un po’ le cose.
«A che ora andiamo a fare colazione?» fa mia cugina.
«Tra un po’…» le rispondo.
«Mirkho, la roba cominciamo a ritirarla dopo?»
«È uguale, Yle, fate come volete. Però dopo colazione partiamo, perché vorrei fare una piadinata per pranzo»
«Grande! Sono d’accordo» fa Jacopo.
Scendiamo insieme. Io bevo del tè alla baccarancia (ho problemi a digerire il latte, qualunque esso sia), Giulia il latte e gli altri dei frutti, dopodiché esco a fumare, seguito dalla mia ragazza e da mia cugina.
«Oggi è un po’ nuvoloso… non è che piove?»
«Spero di no, Mirkho, Jacopo ieri ha controllato sull’iPad le previsioni e davano variabile, non c’era scritto che pioveva»
«Bè, se dovesse piovere, spero che almeno non lo faccia a pranzo, sennò addio piadina»
«Eh, che vuoi che sia»
«Rena, come va?»
«Bene, tesoro, tu?»
«Anche»
«Penso che gli altri abbiano anche finito di mangiare, spero – guardo dentro – sì, ci stanno chiamando. Andiamo a ritirare la nostra roba?»
«Certo!!»
Saliamo e iniziamo un minuzioso lavoro di ritiro della nostra mercanzia: abiti, telefonia, tecnologia varia, in mezz’ora siamo a posto.
«Ah ecco, volevo far la piadinata senza la roba, cominciamo bene… ragazzi, se avete pazienza qualche minuto, vado a Savignano a prendere tutto…»
«Ma non fai prima ad andare alla Crai che è più vicina a casa?»
«Yle, con ‘sta medaglia qua posso andare in qualunque posto ora, se andassi da qua a Rivabella o da qua a Savignano non faccio strada extra. È un portale dimensionale!!»
«Sì, scusami, devo ancora svegliarmi, eh eh»
«Ok. Dove l’ho messa… eccola. Allontanate tutto se non volete che venga risucchiato qualcosa, ok? Vado e torno, niente extra»
Tutti si allontanano.
«Savignano sul Rubicone, Ipermercato»
Faccio entrare Riolu e Jolteon nelle Pokéball e mi tuffo nel portale, trovandomi successivamente davanti al gigantesco edificio. Ci sono due o tre persone che mi guardano attonite dopo avermi visto uscire dal portale. Saluto ed entro. Dopo aver raccattato tre pacchi di piada, giro dispera-tamente alla ricerca dello squaquerone (sono anni che vado qui, ma al contempo sono anni che mi perdo in continuazione!), finché non mi trovo davanti la mamma di Ylenia.
«Oilà, il nostro allenatore di Pokémon! Come va?»
«Mamma mia non urlare, ti prego. Sto bene, stiamo tutti bene»
«A che punto siete?»
«Siamo ancora all’inizio, abbiamo già visitato due città che però non hanno molta importanza, non essendo sedi di palestra. Però sono molto carine, là si respira un’aria buona»
«Va bene, dai, faccio il tifo per voi. Come mai qui?»
«Abbiamo deciso di fare una piadinata, perciò sono venuto a prendere il materiale»
«Ah sì? Buon appetito allora!»
«Grazie, anche voi. Devo sbrigarmi perché mi stanno aspettando, ho promesso che mi sarei velocizzato, già quando arrivo mi butteranno giù tutti i santi del paradiso perché mi sto perdendo in ‘sto labirinto»
«Ah ah ok… se cerchi i formaggi sono là vicino al banco dell’affettato»
«Bene, grazie, mi hai risparmiato la maratona olimpica, eh eh… vado allora, ci sentiamo!»
«Ciao, salutami tutti!»
«Anche tu, statemi bene!»
Raggiungo di corsa il banco, arraffo tre confezioni di squaquerone, un casino di affettato e un po’ di rucola per l’Yle, poi mi precipito alla cassa ed esco dall’ipermercato. Faccio una corsa stile “1500 siepi” nel senso che di siepi e cespugli ne ho saltati 1500, fino ad arrivare nella parte più esterna del parcheggio nord, che è poco frequentata, in modo da aprire il portale senza essere notati da mezzo supermercato. Quando ritorno, borsa in mano, nel Centro Pokémon, mia cugina mi fa, col suo Totodile in braccio:
«Meno male che ci mettevi poco… è mezz’ora quasi!»
«Per 2 motivi: mi sono perso e ho trovato la mamma dell’Yle»
«Oddio, è sempre dovunque… e che ti ha detto?» fa Yle.
«Ha chiesto come va, a che punto siamo, e ci ha salutati tutti»
«Mh… contraccambiamo. Si parte?»
«Si parte. Scendiamo. Ragazzi non dimenticate niente, lo stesso vale per me, non voglio tornare indietro come in Pokémon Argento, ok? Lì Elm capisce in chissà quale maniera che ti si è aperto l’uovo che ti ha dato, e ti costringe a tornare indietro di 3 città per farglielo vedere… qui no!»
«Ah ah già… lì Elm ha fatto girare le palle un po’ a tutti, comunque sta tranquillo» mi risponde Jacopo.
Dopo un ultimo saluto all’infermiera Joy, usciamo dal Centro Pokémon zaini in spalla, direzione Violapoli. Attraversiamo colle bici il centro della città velocissimi ma poi, passati gli ultimi edifici, rallentiamo e continuiamo a ritmo normale. Mi porto Riolu sulle spalle, giusto per farla divertire un po’. Qui la strada si fa un po’ più larga rispetto a quella tra Borgo Foglianova e Fiorpescopoli, e quindi possiamo anche stare tutti quanti allineati. Ad un certo punto c’è una grande curva verso destra che seguiamo, trovando inoltre un cartello che ci conferma che Violapoli è in quella direzione. Ci stiamo allontanando dal mare, e la strada viene progressivamente circondata da una sempre più folta boscaglia. Dopo qualche minuto, su un ponte che sovrasta la strada, passa un treno molto grosso e con un sacco di vagoni.
«Quello è il Supertreno che collega le regioni di Johto e Kanto, che figata!»
«Già, gran bella cosa» mi dà corda Jacopo.
«Supertreno?» fa Lucia guardandolo sparire dietro gli alberi.
«Sì, quello è il Supertreno. Come ho detto prima, collega Johto, dove siamo ora, con la regione vicina, quella di Kanto. Parte da Fiordoropoli e arriva a Zafferanopoli. Adesso non vi so dire anche gli orari, non li ho ancora letti. Comunque sia, di sicuro sarà bellissimo viaggiare su quel treno»
«È ovvio che è meglio, non è uno di Trenitalia eh eh» conclude Jacopo.
«Quindi… sì, noi stiamo andando verso nord in questo momento, Kanto perciò sta ad est ora… ok, ragazzi, possiamo proseguire, volevo solo orientarmi un po’»
Tiriamo dritto passando sotto il grosso ponte. Qualche minuto più tardi incontriamo tre ragazzi, che ci propongono una sfida. Neanche il tempo di parlare che Giulia, Davide e Jacopo si offrono volontari. Tanto meglio, io volevo appunto dire che io la mia battaglia l’avevo fatta contro Jack e che quindi toccava a qualcun altro. Scendo dalla bici e mi siedo su una roccia, raggiunto subito dalla mia ragazza. Per un attimo, però, mi sembra di sentire delle voci, come dei lievi sussurri, provenire dal boschetto dietro di me. Mi guardo un attimo intorno, poi lascio perdere, e mi concentro sui combattimenti in corso. Giulia ce la sta mettendo tutta, Totodile di solito è un Pokémon che non ama tanto perdere, e se la sta cavando bene, anche grazie alla superiorità del tipo, contro un grosso Charmeleon. Davide e il suo Hoppip, invece, sono un po’ in difficoltà contro un Kakuna (Pokémon di cui da piccolo avevo paura perché assomiglia ad una vespa – ma tutta gialla – lo stesso per Beedrill), Jacopo, infine, data anche la sua esperienza sui tipi di Pokémon
che condivide con me, se la sta cavando abbastanza bene contro un Machop. Tutti e tre i combattimenti sono molto interessanti, dopotutto, si impara anche osservando. Dopo un quarto d’ora scarso, Davide incredibilmente riesce a ribaltare la situazione facendo uso del Paralizzante, per poi finire la storia, Giulia idem, un Pistolacqua senza eguali stende il Pokémon avversario. Riesce a vincere anche Jacopo, ma col suo Pidgey a corto di forze.
«Pidgey, bel combattimento, adesso riposati un po’» dice facendolo rientrare nella Pokéball.
«Grazie, è stato un bel combattimento» fanno i tre tipi.
«Prego, è stato un piacere» risponde mia cugina stringendo la mano a tutti e tre che, dopo aver pagato per la loro sconfitta, se ne vanno salutando.
«Avete finito?» chiedo prendendo in mano la mia bici.
«Finito, possiamo ripartire» mi risponde Davide.
Nel salire sulla bici appoggio male il piede e cado dall’altra parte.
«Mirkho! 17 anni e non sai ancora montare in bici? E dire che vuoi fare la patente l’anno prossimo»
«Giulia… stai zitta o t’investo! Mi è solo scivolato il piede!»
«Ah ah, mi diverto a farti incazzare, scemotto» e mi sorride.
Risalgo senza dire una parola e mi rimetto a pedalare, seguito da tutto il gruppo. Ma non facciamo molta strada: un Houndour e un Hitmontop con degli strani affari in testa ci sbarrano la strada.
«Ma cosa…?»
Poi saltano fuori due persone che mi sembra di conoscere: uno ha i capelli corti color verde acqua, l’altra bionda coi capelli divisi in due code che tra spille e quant’altro hanno la forma a freccia. Entrambi hanno una divisa bianca con una grossa “R” rossa.
«Cosa?? Butch e Cassidy del Team Rocket??» sono incredulo.
«Vedo che ci conosci, ragazzino…» fa lei.
«E certo che vi conosco, con tutte le stagioni Pokémon che mi sono sorbito… avanti, cosa volete da noi?»
«Dagli altri niente, ci interessi tu»
«Devi darci qualche preziosa informazione» continua Cassidy facendo un lieve sorrisetto.
«Mamma mia, non potevate mandare Jessie, James e Meowth che così li facevamo volare un po’?»
«Quei tre cretini sono la vergogna del Team Rocket, non ci sogneremmo di inviarli in qualche missione. Adesso basta con le chiacchiere, ti abbiamo visto ieri in compagnia di Suicune, gli hai salvato la vita rovinando così i nostri piani»
«Cosa?! Ma allora quella trappola l’avete messa voi?!»
«Bravo, ci sei arrivato» applaude Cassidy, parlando in tono ironico.
«Come, Mirkho? Tu e Suicune vi siete rivisti?»
«Jaco, ti spiego dopo…»
«Tranquillo, ragazzino, la storia la spieghiamo noi ai tuoi amici. Allora… il vostro caro amico, ieri, ci ha rovinato la giornata, seppur non direttamente: avevamo piazzato una trappola con l’intento di catturare il Pokémon Leggendario Suicune, e stavamo per farcela, perché c’era cascato, ma immediatamente sei arrivato tu e l’hai liberato… non passiamo mai una giornata della nostra vita senza che qualcuno ci intralci sempre!»
«Maledetti… la pagherete per ciò che avete fatto!»
«Tu adesso ci dirai dov’è andato, subito!» urla Butch.
«Mai!! Primo, non ho la più pallida idea di dove sia andato, secondo, anche se lo sapessi non ve lo direi mai! Lo dovete lasciare stare!»
«Ah sì? Quindi è questa la tua risposta?»
«Sì!!»
«Allora vi faremo assaggiare la potenza della macchina “provoca-rabbia”»
Non ci penso due volte: tiro fuori Riolu e Jolteon e mi preparo. A me si uniscono Giulia col Totodile e Jacopo col suo Pidgey.
«Riolu, Codacciaio su quel macchinario in testa ad Houndour, Jolteon, Fulmine sull’altro!»
Li colgo sul tempo, e subito distruggo i due strani macchinari.
«No! Com’è possibile?! Il professore aveva detto che erano in grado di sopportare ogni attacco!!»
«Probabilmente erano montati male… meglio per noi. Pidgey, Acrobazia su Hitmontop!»
«Totodile, Pistolacqua su Houndour!»
L’attacco di Jacopo va a segno e stende Hitmontop, ma poi Pidgey ansima, perché non si è ancora ripreso del tutto dalla lotta precedente. Giulia, invece, si vede il suo attacco schivato.
«Houndour, Lanciafiamme su Pidgey, e tu, Hitmontop, Calciorullo su quel Riolu!»
«Pidgey, schivalo!»
Ma il poveretto, stanco com’è, non riesce a muoversi in tempo e viene colpito.
«No!»
L’uccellino non è più in grado di lottare. A Jacopo si sostituisce Davide, che tira fuori il suo Hoppip.
«Hoppip, lancia un’onda di Paralizzante, subito!»
Una nuvola gialla investe i due Pokémon nemici senza che loro abbiano il tempo di fare un movimento. In pochi secondi sono stesi a terra, non in grado di fare un movimento.
«Grazie Davi, ora tocca a me! Riolu, Forzasfera su Houndour!»
Dopo aver schivato il precedente Calciorullo di Hitmontop, Riolu salta in alto e, con una sfera blu molto grossa colpisce il cagnolone. Ed è fuori.
«Bravissima Riolu!!»
Riolu mi salta in braccio e mi abbraccia.
«Jolteon, Tuonoshock su Hitmontop, e tu, Riolu, Codacciaio!»
«Hoppip, Frustata!»
«Totodile, Azione!»
Nonostante tutti gli attacchi vadano a segno, Hitmontop si rialza, seppur a fatica.
«Tesoro, lascia fare a me, ora. Voglio divertirmi anch’io»
«Va bene, vai Renamon!»
Non appena se la ritrova davanti, Butch impallidisce:
«E tu che… che essere sei??? Non sei un Pokémon, vero?»
«No, ma sono una che ti farà il fondoschiena a fette! Cyndaquil, tocca a te!»
Hitmontop è alle corde, lascio fare il resto alla mia ragazza, dopotutto deve allenarsi anche lei.
«Cyndaquil, Braciere!»
L’attacco lo colpisce in pieno, ma Hitmontop non demorde.
«Mamma mia, è tosto…»
«Hitmontop, Calciorullo!»
Nonostante il paralizzante sia ancora attivo, il Pokémon nemico si mette a roteare a testa in giù e gambe divaricate, colpendo il piccolo Pokémon Fuocotopo.
«Cyndaquil, tutto a posto?» le fa Renamon.
Il suo Pokémon si mette ad urlare “cyndaaaaaaa” e correndo diventa una palla di fuoco, che colpisce con potenza Hitmontop, ponendo la parola “fine” al combattimento contro il Team Rocket, complice un attacco in extremis del Chikorita di Lucia. Bene, così tutti abbiamo preso parte alla battaglia!
«Grande, Rena!!»
La mia dolce metà è al settimo cielo:
«Non ci posso credere, Cyndaquil, hai imparato Ruotafuoco!!»
La mia ragazza e il suo Pokémon si abbracciano felici, poi lei abbraccia me. Infine, tutti quanti ci diamo il cinque.
«Mocciosetti, sentirete ancora parlare di noi, ci rivedremo presto!»
Butch e Cassidy se ne vanno volando, ma non perché li abbiamo colpiti, bensì con dei “jet-pack”.
«Caspita, dev’essere figo viaggiare con quei cosi» commenta Davide.
«Ragazzi, è stato il nostro primo combattimento col Team Rocket, e abbiamo vinto! Questo sì che si chiama lavoro di squadra!» mi complimento io.
«Io ho fatto un bel video colla tua fotocamera, Mirkho, va bene?»
«Bravissima Lucy!! Ora abbiamo anche una documentazione della nostra vittoria!»
«Come la pubblicità dell’Amaro Montenegro… sembrava impossibile, ma ce l’abbiamo fatta!»
«Figuriamoci se tu, Jaco, non pensi sempre ad amari e grappini… così mi fai venir voglia di bere!»
«Certo che ci penso… dobbiamo festeggiare! Mirkho, torna a Savignano a prendere delle birre e una bottiglia di Sangiovese!»
«Ma vacci te! E poi neanche me la danno, 18 anni ancora non li ho, e poi ho ancora nello stomaco tutto quello che ho bevuto ieri alla festa! Festeggeremo colla nostra piadinata!»
«Ok. Però devo trovare subito un Centro Pokémon per curare Pidgey, ha riportato non pochi danni. Controllo la mappa sul Pokédex… vediamo… sì, ce n’è uno a cinque kilometri da qui!»
«Bene, mettiamoci in marcia allora, se ci muoviamo li facciamo in niente»
«Comunque, Mirkho, spiega bene cos’hai fatto con Suicune ieri»
«Di sicuro non era niente di programmato, è stata una pura casualità… ero in giro, sono uscito un attimo da Fiorpescopoli, non verso di qua, bensì da dove eravamo arrivati, e ho sentito un urlo potente di qualche Pokémon. Sicuramente, dalla potenza del verso sarà stato un Pokémon abbastanza grosso, e infatti avevo ragione: il Team Rocket aveva piazzato una trappola e Suicune, non so come, c’è finito dentro. Non potevo rimanere lì a far finta di niente, sono intervenuto immediatamente, e con l’aiuto di Riolu ho rimosso tutto e l’ho curato. Era felicissimo… ha mostrato il suo lato più tenero, nonostante sia così imponente»
«E lo credo… mamma mia, sei fortunatissimo, davvero»
«Bè… sono tre giorni che siamo qui, e una cosa penso di averla capita: qui ho decisamente più fortuna che nel mondo reale, non ho mai passato tre giorni filati della mia vita senza che qualcosa di sfortunato accadesse, a quanto io ricordi»
«Stai attento, Mirkho… dire che sei più fortunato del solito è la prima causa di sfortuna!»
«Già, hai ragione… forse è meglio se sto zitto. Ehi, eccolo laggiù il Centro Pokémon!»
In lontananza notiamo un edificio dal tetto arancione. Pensando a Pidgey, ancora nella Pokéball a soffrire, diamo alle bici un’accelerata stile Giro d’Italia fino ad arrivare al Centro Pokémon. Entrando, troviamo l’infermiera Joy parlare con l’agente Jenny. Jacopo e Renamon fanno curare i loro Pokémon.
«Scusi infermiera Joy, ci può curare i nostri Pokémon? Soprattutto il mio Pidgey, che è messo male…»
«Certo, sono qui per questo. Ve li sistemo in un attimo»
Mentre l’infermiera Joy entra nel retro del centro, l’agente Jenny si volta e ci fa:
«Scusate, ragazzi, per caso avete visto il Team Rocket passare di qua o fare qualcosa di losco?»
«Passare? Molto di più, ci abbiamo battagliato anche! Ecco perché siamo qui» le rispondo io.
«Ah sì? Allora potete dirci qualcosa, possiamo sederci là?»
Ci sediamo ad un tavolo.
«Allora, ragazzi, potete dirmi tutto, nei minimi particolari?»
«Sicuro» comincio io «allora, comincio col dire quello che è successo ieri. Stavo facendo un giro poco fuori Fiorpescopoli, sulla strada per Borgo Foglianova, sento un urlo e intervengo, e trovo Suicune con una zampa in una grossa trappola. È stato incredibile, con l’aiuto del mio Pokémon, un Riolu, l’ho subito liberato. Oggi è saltato fuori il Team Rocket, che dopo averci bloccati ha preteso da me di sapere dove fosse andato Suicune dopo che, mi hanno detto, ho fatto fallire i loro piani. Io non ho detto nulla, anche perché non sapevo proprio dove fosse andato, e dopodiché è partita la battaglia, che abbiamo vinto alla grande»
«Bravi, sono contenta. Dopo dove sono andati?»
«Ah, non ne ho idea… sono volati via con dei razzi verso sud-ovest, il luogo preciso dove fossero diretti non lo so»
«Va bene. C’è qualcos’altro?»
«Sì, dell’altro c’è… i due loro Pokémon, un Houndour e un Hitmontop, avevano sulla testa qualcosa di metallico che loro avevano definito come “macchina provoca-rabbia”, che penso sia qualcosa che stimola i Pokémon ad essere i più aggressivi possibile»
Il resto del gruppo conferma.
«Ah, interessante… avevo già sentito parlare di qualcosa del genere… bene, grazie ragazzi, ci siete stati d’aiuto, ora indagheremo più a fondo»
Si sente un suono (il classico suono dei videogiochi!) e l’infermiera Joy ci annuncia che i nostri Pokémon sono in perfetta forma, e perciò andiamo a ritirarli (ho preferito far riposare anche i miei).
«Grazie mille» ringrazia Jacopo.
«Figuratevi, sempre al vostro servizio»
Mentre ritiro le mie due Pokéball in due tasche larghe dei pantaloni, l’agente Jenny ci fa:
«Vi lasciamo andare, avete dato un prezioso contributo alle indagini. Telefonateci se ci sono novità»
«Sarà fatto, arrivederci» rispondo io.
«Arrivederci, fate buon viaggio» rispondono le due donne.
Usciamo fuori, ci riprendiamo le bici e ci rimettiamo in sella. Jacopo, mentre siamo in marcia, controlla ancora la mappa.
«Allora… prima di arrivare a Violapoli ci troveremo davanti l’entrata della Grotta Scura, che qui dice essere un tunnel sotterraneo che percorre tutta Johto, poi si gira ancora a sinistra»
«Cos’è, vuoi farti la grotta? Mi auguro di no»
«No, Mirkho, tranquillo, stavo solo ragionando un po’… nemmeno io ho voglia di farla… almeno finché non avremo Pokémon che sappiano usare Flash»
«“Almeno” un paio di palle! Non la facciamo e basta! Non sono claustrofobico, ma Johto preferisco girarla in superficie»
«Ok, ok… piuttosto, che ore sono?»
«Mezzogiorno meno venti» mi risponde Ylenia.
«Ecco, questa è la conferma del mio attacco di fame… dai, facciamo che cercarci un posticino dove mangiarci la nostra beneamata piadina»
«Ma aspettiamo un po’… tipo fino a mezzogiorno, finché possiamo pedalare pedaliamo»
«Mamma mia, Giulia, che due pugnette!! Stai sempre a contraddire tutto quello che dico, ti riesce naturale o lo fai solo per farmi girare le palle?»
«Ih ih… forse tutte e due»
Le mando un gesto col braccio e poi sussurro a Jacopo:
«Ma secondo te sta bene questa o…?»
«Sorvoliamo…»
Dopo un quarto d’ora, vediamo un parchetto con dei tavoli, e perciò ci fermiamo subito lì. Ci sistemiamo in un tavolo vicino alla strada, Jacopo tira fuori dallo zaino un fornelletto a gas di quelli che si usano nei picnic o negli scout, io tiro fuori la padella, e mia cugina tira fuori piade, affettato e formaggi (non mi ci stava tutto nello zaino, non è molto grosso, ho già i vestiti, i “medicinali”, le Pokéball, una bottiglietta d’acqua e, appunto, la padella, che non è piccola, senza contare il PC portatile). In pochi minuti un buonissimo profumino si leva dal tavolo, e ognuno si gode la sua piadina.
«Alla vittoria contro il Team Rocket» fa Jacopo.
«Olè!!!» rispondiamo tutti, ma senza urlare.
Io sorrido quando vedo che anche Riolu si gusta con velocità la sua fettina di piadina allo squaquerone, le piace un casino. Jolteon, invece, ha preferito il classico cibo per Pokémon. E mi sembra ovvio… Riolu da quando è nata fino ad adesso non ha mai mangiato nulla del suo mondo, se non una baccarancia, e gode di ottima salute. Jolteon, invece, è stato cresciuto da Corrado, e quindi è abituato a mangiare i loro cibi (già mi sembra strano che Riolu mangi le merendine della Kinder, o gli Yogurt, e simili, non credo che ci siano altri Pokémon che lo facciano). Io, Jaco, Davide e Renamon (anche lei l’ha subito adorata) facciamo il bis, Ylenia e Lucia smettono con la scusa che non vogliono ingrassare più di quanto lo sono già (non è vero, ma loro continuano a considerarsi grasse). Alla fine, tutti su altalene e dondoli per digerire meglio. Dopo dieci minuti torniamo al tavolo e scopro che qualcosa non torna:
«Ehi… avevo lasciato il pacchetto di squaquerone qui, chi l’ha preso?»
«Ah, noi non di sicuro, eravamo con te» fanno le donne.
«Sei sicuro che l’avevi lasciato qui?» mi chiede Jacopo guardando sotto il tavolo.
«Sì, lo giuro»
«E quanto ce n’era dentro?»
«Mah, poco, non una quantità rilevante…»
«E allora? Che te ne frega…» commenta Jaco facendomi cenno di aiutare a pulire il tavolo.
«Mi frega, perché volevo finirmelo»
Finito di pulire il tavolino, ci rimettiamo in marcia.
«Ce la faremo ad arrivare a Violapoli prima di sera?» chiedo.
«Eh, non so… è lontana, se non riusciamo dormiremo sul prato, come hai fatto tu il primo giorno che sei stato qui» mi risponde mia cugina.
«Non ero qui, ma a Sinnoh, comunque l’è istess, non è mica male»
«Sì, però i sacchi a pelo dove li becchiamo?» interviene Jacopo.
«Io ne ho due, che usavamo io e mio fratello a scout, Giulia ne ha uno… ne mancano quattro, ancora»
«Vabbè dai, useremo delle semplici coperte io, Lucy e Davide» fa Ylenia.
«Già» continua Davide «io una volta me l’ero dimenticato e ho dormito con una coperta… per me non c’è nessun problema»
«Come volete, basta che poi nessuno protesti»
Non so quanta strada, facciamo, ma poi arriva un altro problema: i pedali della bici mi si bloccano all’improvviso e faccio un bel volo in avanti.
«Ma che succede…?»
Mentre gli altri mi soccorrono, guardo la mia bici e vedo la catena giù e mezza infilata nei raggi della ruota.
«Ah perfetto… adesso con cosa arrivo a Violapoli?»
«Stai tranquillo, non sai quante volte rimetto su la catena alla mia enduro… sarà un gioco da ragazzi, lascia fare a me» mi fa Jacopo mettendomi una mano sulla spalla.
Si mette ad operare alla mia bici, tirando fuori la catena dai raggi e riposizionandola al suo posto.
«Cioè… non è la prima volta che accadono problemi con ‘sta bici, eppure insisto ad usarla… forse era meglio se prendevo quella di mia zia…» commento.
«Sì, così poi trovava un modo per arrivare in questo mondo a prenderti a calci nel culo… non ti ricordi qualche giorno fa che per andare in giro con Riolu gliel’hai presa e quando siamo tornati ti ha accolto con quattro urli?» mi si para davanti Giulia.
«Era un’idea…»
Mentre mi metto a fare alcune foto all’ambiente, Jacopo mi chiama:
«Ehi Mirkho, ho finito, è come nuova»
«Bene, grazie Jaco»
«Figurati, il meccanico del gruppo sono io»
«Non lo metto in dubbio»
Rimonto sulla bici e riprendiamo a pedalare. Spero davvero che non capiti più niente perché sennò non ci arriviamo più a Violapoli. Mah… può capitarmi qualunque cosa, ma nulla mi toglierà la felicità dell’aver trovato il mio mondo ideale. Sì, siamo appena partiti, non abbiamo neanche raggiunto la prima palestra, ma sono felice lo stesso. Il mio obiettivo è lo stesso di Ash: vincere la Lega e diventare perciò Maestro Pokémon. Ma la strada è lunga, molto lunga, non saprei minimamente stimare i tempi con cui impiegherò a fare tutte le città di Johto, dalla prima all’ultima; ma tanto non ho fretta, me la posso prendere pure con calma, e giacché a settembre ricominceremo la scuola, avremo anche il tempo di fare una pausa. Guardo in cielo: vedo stormi di Pidgey e di Pidgeotto, con in sottofondo le nuvole che vanno e vengono. Stavo assaporando il sapore della libertà quando…
«Mirkho, guarda dritto che ti vai a schiantare!»
«Oh mamma, Giulia»
Caspita, quando mi faccio i sogni mentali c’è sempre mia cugina che mi riporta sulla Terra! E il punto è che a scuola i professori mi conoscono per questa mia “abilità”.
«Ehi, potremmo fare una scampagnata alla Zona Safari quando ci arriveremo, che ne pensate?»
«Jaco, la Zona Safari è zeppa di Pokémon Coleottero… lo sai che a me non piacciono!»
«Ok ok ho capito…»
«Sai almeno dove si trova?»
«Eh… sinceramente non ricordo»
«Vicino a Fiorlisopoli»
«Apperò… è dall’altra parte della regione di Johto!»
«Appunto! Se ci vuoi proprio andare, prima pensiamo ad arrivarci»
Ad un certo punto, la strada si fa un po’ più in salita, e a me non sta bene: io odio le salite, e dopo quello che è successo prima c’ho paura a cambiare marcia alla bici: nello stato in cui è, non ci vuole molto a far cascare un’altra volta la catena. L’asfalto è molto liscio, e le strisce sono fresche di verniciatura. Ci sorpassa una macchina dalle linee sportive, color bordò. Leggo la marca: Monsuta.
«Però… guarda che gran bel pezzo di macchina!» commenta Jacopo.
«Già. Da quello che ho letto, è una Monsuta. Chissà, dal motore e dalle linee che ha, credi che possa essere una Lamborghini locale?»
«Penso di sì, Mirkho… sicuramente, è una macchina che nel nostro mondo costerebbe qualcosa come un numero a sei cifre»
«Eh già… fortunato chi ce l’ha. Comunque, non c’è tanto traffico… questa è la prima macchina che incontriamo»
«Saranno tutti al mare. Piuttosto, ogni tanto dobbiamo tornare a Rimini a goderci la nostra spiaggia»
«Ma se c’è un mare che fa schifo, Jaco… tra alghe, meduse, conchiglie rotte e le schifezze che ci butta dentro la gente in acqua non si sta! E poi guarda, a me non piace stare in spiaggia, non perché la odio, il fatto è che non ci metto niente ad ustionarmi, ho la pelle delicata, ti giuro che non è una bella sensazione. E dopo il bruciore, perdo la pelle come i serpenti!»
«Ma a te dove ti piace stare?»
«In giro la sera, ecco dove voglio stare! Lì sì che si sta bene! E poi contiamo pure i parchi divertimento!»
«Che monotono che sei! Le feste della birra non le conti?»
«Quelle sono sottintese»
«Ah ecco…»
Alle 4 e mezza siamo ancora a pedalare. Stanchi, decidiamo di fare una pausa. Tiro fuori il mio Nintendo DS e comincio a giocare a Versione Nera. E chi mi sono messo come starter insieme a Oshawott? Nient’altri che Zorua, eh eh eh! Tutto merito dei trucchi. Già, io non ho mai comprato Pokémon Versione Nera, l’ho scaricato e messo sulla R4, e modifico il gioco a mio piacimento con un programma chiamato “Pokésav”. Naturalmente non vado a toccare le lotte, quelle le ho lasciate così, sennò è troppo facile; più che altro mi metto i “medicinali” e gli strumenti (soprattutto Masterball) al numero massimo (999). Tornando a Zorua, non ho mai partecipato a nessun evento, una volta non potevo, un’altra volta era un casino. Nel caso del Pokémon Malavolpe, dovevi avere Celebi che era stato distribuito in un altro evento (e qui comincio a non capire più un tubo, perché hai bisogno di Pokémon che arrivano da eventi per i quali avevi bisogno di altri Pokémon di altri eventi -.- roba da farti cascare le palle per terra!) a cui non ero andato e per cui avevo buttato giù tutti i santi del paradiso. Ma lo volevo a tutti i costi, e finalmente ce l’ho fatta: nel pacchetto oltre al gioco c’era pure questo programma che ho imparato ad usare subito, l’unico problema è che, nonostante sia bravo in inglese, è un casino tradurre i nomi delle mosse, e perciò devo cercare su internet il nome della mossa con la traduzione. Ma col tempo ci ho fatto l’abitudine. Concludendo, ho scelto Oshawott perché adoro Samurott, la sua forma finale. Anche Jacopo è attrezzato, e si mette a giocare al mio stesso gioco. Un’altra cosa… a me piacerebbe tantissimo fare ‘sto Dream World o come si chiama, ma lì ci vuole la Nintendo WFC e non conosco un posto dove posso usare il Wi-Fi. Un’altra rottura di pelotas, mettendo pure che il mio DS è preistorico e quindi non ha una buona tenuta di connessione. Vabbè, come si suol dire, prendiamoci quello che passa al convento.
Decido di tirare fuori un pallone da calcio, con cui i Pokémon si mettono a giocare contenti.
«Allora, fin qui vi è piaciuto il viaggio?» chiedo, per curiosità.
«Massì, non è male. In vita mia non ho mai preso i Pokémon in considerazione, ma devo dire che l’avventura vissuta direttamente è un’altra cosa. Mi pento di non essermeli fatti piacere prima» fa Ylenia.
«Non c’è male -  si aggiunge mia cugina - ma li vorrei incontrare anch’io i leggendari, eh? Finora li hai incontrati solo tu»
«Credi che l’abbia fatto apposta? E poi è successo solo una volta per puro caso. Giuro che non vi potrei mai togliere la gioia di vedere i leggendari. Guardate, d’ora in poi andiamo in giro sempre assieme, nessuno si separerà, così se incontriamo qualcuno lo vediamo tutti, ok?»
«Va bene»
«Per me è lo stesso che ha detto l’Yle. Qui sto bene e l’avventura coi Pokémon mi rende felice» prosegue Davide.
«Concordo. È stata una fortuna scoprire questo bel mondo»
«Bene, Lucy. Sembra che bene o male tutti la pensiamo così. Jaco, so già cosa vuoi dire, che è la stessa cosa mia, cioè è stato il tuo grande sogno e che vederlo realizzato mette alla luce un’altra parte della vita che si vorrebbe vivere… scusa se ho cannato qualche verbo ma il concetto è quello, no?»
«Sì, mi hai letto nel pensiero»
«Nel mio caso può sembrare strano. C’è chi preferisce i Pokémon, chi i Digimon. Io sono un Digimon, è vero, ma ho sempre adorato così tanto i Pokémon… per alcuni è un po’ problematico da accettare»
«Amore mio, l’avevi già detto, e il discorso te l’avevo già fatto – la abbraccio e le do un bacetto – tutto ciò non importa. Anzi, essere un Digimon che ama i Pokémon è un particolare che ti rende unica, devi esserne fiera. È vero, non è facile trovare gente che ama tutti e due, ma penso che questa condizione che ci accomuna è una cosa positiva, non trovi?»
«Già, è vero. Grazie Mirkho»
Quando ci rimettiamo a pedalare, faccio che chiedere l’ora.
«Quasi le sei» mi risponde Ylenia.
La pancia mi brontola un po’. Sapendo di avere delle baccarance nel mio marsupio, tenendo la bici con una mano ne arraffo un paio e me le mangio. Il bello è che ti ritrovi pieno di forze, ecco perché ne faccio scorta.
«Ah, Mirkho, adesso che ci penso, quando avrai l’esame di recupero a scuola?» mi chiede Giulia.
«Mi sembra il 2 settembre, ma prima ho un altro giorno per il corso di recupero»
«E cioè?»
«Fra due giorni, il 1° luglio»
«Eh, vediamo di arrivare a Violapoli per il primo allora»
«Sì, ma penso che ci arriviamo… dovremmo passare una notte al massimo, poi penso che ci saremo…»
«Dobbiamo programmare i “turni” con cui andremo a sfidare quel Valerio»
«Ok, in tal caso penso di dover andare per primo, o per secondo, chessò, dipende quando arriviamo, in modo che io abbia fatto per quando devo andare al corso a scuola. Anche se dovessi perdere, ovvio, non è che mi metto a frignare o a far scene del tipo “non vado a scuola finché non vinco” o simili»
«Ah me lo auguro… scherzo, scemo pagliaccio» e mi dà una pacca sulla schiena.
Non so perché, ma mi piace farmi dare nomignoli da mia cugina, la prendo come un’altra dimostrazione che mi vuole bene.
E poi… a un’altra cosa stavo pensando: non so se portarmi dietro i Pokémon o no… sicuro la mia ragazza no… va bene che la scuola d’estate è deserta, ci sono giusto due o tre bidelli a pulire e quei due professori in croce lì a fare i corsi, nessun altro, ma preferirei non creare scompiglio, basta uno che si spaventi e tanti saluti. Ma i Pokémon… bè, le Pokéball rimpicciolite viste così sembrano tipo dei portachiavi, e sicuro i proff. non si mettono a giocare mentre spiegano. Bè, un tentativo facciamolo, proverò a portarmeli dietro, ovviamente cercando di non farli girare liberi per la scuola, ma tenendo le ball in tasca.
«Mmmhh… le sette e un quarto…» commento guardando il cellulare.
«Già, ci fermiamo a mangiare?» domanda Yle.
«Mh-mh» rispondono all’unisono tutti quanti.
Non appena troviamo un prato ci fermiamo. È su una collinetta, particolare che fa contenti tutti.
«Ok, adesso bisogna decidere cosa mangiare» fa mia cugina.
«Che ne dite di una bella zuppa di bacche?»
«Massì, buona idea, ma… la sai fare?»
«Brock mi ha passato la ricetta, però è meglio se cucina Giulia, che è sicuramente più portata di me»
Do il foglio a mia cugina, che se lo legge attentamente. Alla sua domanda di come fa a riconoscere le bacche, io le porgo un libricino che mi ero portato dietro, con su le foto di tutti i tipi di bacche.
«Ok, grazie. Mi date una mano a cercarle?»
Per essere ancora più sicuri, ognuno si fotografa col cellulare le varie bacche sul mio libro.
«Ragazzi, io vi do già qualche baccarancia, ecco qua. Avete una bacca in meno da cercare»
Dopo che gli altri mi hanno ringraziato, mi unisco al gruppo e vado a cercare in una zona del boschetto che avevamo poco vicino.
Alla fine, dopo qualche minuto, abbiamo raccattato 6 o 7 tipi diversi di bacche. Giulia si mette subito al lavoro: taglia a pezzettini le bacche e le frulla con un frullatore a batteria che aveva comprato a Fiorpescopoli, mentre Jacopo mette insieme un po’ di legna secca per il fuoco, sistemandoci attorno qualche pietra.
«Ma un momento… non potevamo usare il fornelletto come stamattina?»
«Eh, Giulia, devo dire che sono un po’ a corto, questo fornelletto era quello che ho usato qualche mese fa in campeggio» risponde ridacchiando Jacopo.
«Ah, bene… meno male che in un modo o nell’altro riusciamo sempre a cavarcela»
Quando Jacopo ha finito, mi fa:
«Mirkho, hai un accendino? Dai, ti fumi 3 tonnellate d’erba al giorno, non puoi non averlo»
«Ce l’ho, ce l’ho, adesso te lo accendo»
Aiuto Jacopo ad accendere il fuoco. Fatto ciò, ci sistemiamo sopra il supporto per la pentola, e Giulia mette tutto a scaldare.
«Tu che l’hai mangiata, che sapore ha?»
«È piuttosto dolce e saporita, vale la pena mangiarla. Dopo ci si sente meglio. È l’ideale a cena, così quando vai a letto digerisci bene durante la notte»
«Ok, ci fidiamo»
Dopo dieci minuti, Giulia pian piano versa il tutto nei piattini di plastica di tutti e, dopo qualche girata di cucchiaio per raffreddare, sorseggiamo la zuppa. Bene o male piace a tutti, solo Renamon sembra non gradirla particolarmente:
«Scusate, ma a me non è che piaccia tanto… non sto dicendo che Giulia ha cucinato male, per carità, per me è un po’ troppo dolce»
«Se non ti va, dalla pure a me, non c’è problema»
«Fa lo stesso, Mirkho, ormai l’ho presa e cercherò di mangiarla, non disturbarti»
«Come vuoi – le do un bacetto – nel caso cambiassi idea, il mio stomaco è sempre qui. E poi guarda il lato positivo, magari può farti bene»
«Non ne dubito»
Finito di mangiare, mentre Jacopo teneva vivo il fuoco e Giulia sistemava le coperte per tutti, Ylenia, Davide e Lucia si stendevano sul prato a guardar le stelle. Stavo per farlo anch’io, ma la mia ragazza mi chiama:
«Mirkho, vieni stare un po’ qua con me?»
Mi guardo in giro ma non la trovo.
«Sì, lo farei se solo ti trovassi»
«Sono quassù, dai, vieni»
La vedo arrampicata e distesa sul grosso ramo di un albero vicino.
«Eh, Rena… io non sono buono ad arrampicarmi, l’ultima volta che ci ho provato ho fatto un volo incredibile, per poco non ci rimettevo due costole»
«Ti do una mano»
«E va bene… spero solo di essere ancora vivo quando vado a dormire»
Provo ad arrampicarmi, ma poco dopo mi scivola il piede e atterro di schiena tra mille dolori.
«Ahia… ahi… tu mi vuoi ammazzare…»
Renamon scende con un balzo.
«Stai bene?»
«Mh… sì, più o meno… te l’avevo detto» gemo rialzandomi.
«Dai, riprova, sto dietro io a tenerti, vai tranquillo»
«Ma dobbiamo per forza salire là?»
«Si vede un bel paesaggio»
«Se proprio insisti…»
Ricomincio a salire tenendomi aggrappato più che posso, con Renamon che mi tiene sulla vita. Alla fine ce la facciamo, e ci sediamo all’inizio del ramo, con lei davanti a me che si appoggia colla schiena. Renamon aveva ragione: si vedono delle colline, una dietro l’altra, con sullo sfondo il sole che tramontava. Ci facciamo alcune foto insieme, poi io fotografo i miei amici sdraiati sui prati. Chiamo Giulia da quassù:
«Ciccia»
Lei ripone il telefono e ci fissa.
«Che ci fate là? Ammazzatevi, mi raccomando»
«Io l’ho quasi fatto. Lei non ha problemi, è molto più atletica di me. E poi si sta così bene…»
«Ah bè… cavoli vostri, io ci tengo alla mia vita»
«Ma perché sei così fiscale, Giulietta?» le fa Renamon, distesa su di me e cogli occhi chiusi.
«Non sono “fiscale”, una volta mi sono rotta un piede andando a karate, da quel momento c’ho un po’ paura di sforzarmelo troppo, tutto qui»
«Moumantai, si dice dalle mie parti»
«E vuol dire…?»
«Pensa positivo»
«Ci proverò… (yawn) io sarei un po’ stanca eh…»
«Anche noi» si aggiungono Ylenia e Lucia.
«Rena, scendiamo? Mi sta venendo il culo piatto a stare qua, tra l’altro non ci vorrei dormire, mica sono Tarzan»
«Va bene. Scendo io e poi mi segui, così almeno se caschi ti recupero»
«Ok»
Fortunatamente non ci sono stati imprevisti. Sono quasi le 11, ci sistemiamo tutti quanti attorno al fuoco, stile scoutistico, Renamon accanto a me come sempre.
«Giulia, lo fai spegnere al tuo Totodile il fuoco?»
«Va bene, Mirkho»
Giulia chiede al suo Pokémon di usare Pistolacqua, ma alza un po’ troppo la mira, attraversa le fiamme e mi prende al braccio.
«Devi spegnere il fuoco, non la mia sigaretta!»
«Scusami»
Stavolta il getto d’acqua spegne le fiamme. Io spengo anche la mia sigaretta, che metto nel mio posacenere a forma di cubo. Io e Renamon ci sdraiamo vicini sotto la stessa coperta.
«Buonanotte, raga» fa Jacopo.
«Buonanotte» rispondiamo tutti all’unisono.
Domani, un altro giorno nel mondo dei Pokémon!
 
FINE
   
 
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