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Autore: manueos85    28/12/2015    2 recensioni
Il rapporto tra genitori è figli non è mai semplice... Soprattutto quando il padre in questione è l'Hokage e il figlio risponde al nome di Boruto Uzumaki!
Una bravata con i fiocchi si merita una punizione esemplare e questo segna l'inizio di un lungo viaggio in un intreccio di ricordi vecchi e nuovi. A fare da guida un Virgilio d'eccezione: Sasuke Uchiha.
Nota: Questa storia partecipa al Contest "The journey that opened his eyes - Quel viaggio che gli aprì gli occhi - Naruto Contest" indetto da Nede
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 3

 

Erano ormai tornati al villaggio, ma Boruto era perso nei suoi pensieri e non si accorse subito che qualcosa era cambiato. Se ne rese conto soltanto quando notò che alcune botteghe non erano più al loro posto abituale. Allora si girò verso Sasuke.

L'occhio destro dello shinobi era diverso. L'iride scura era diventata rossa e riconobbe lo sharingan che Kakashi-sensei gli aveva mostrato una volta, quando gli aveva spiegato in cosa consisteva la celebre arte oculare degli Uchiha. Rimase di stucco quando lanciò per caso un'occhiata ad una finestra. Il vetro scuro rifletteva la sua immagine come uno specchio, ma, se non avesse saputo che era proprio lui quel ragazzino, non si sarebbe riconosciuto. Infatti, il monello che restituiva il suo sguardo aveva comunissimi capelli castani e altrettanto comunissimi occhi castani. Non c'era più alcuna traccia né delle ciocche bionde, né delle iridi azzurre tanto simili a quelle di suo padre, così uniche e così rivelatrici della sua ascendenza.

L'illusione avvolgeva anche Sasuke, perché il riflesso del vetro mostrava un uomo avanti con l'età accanto a lui, nel posto che invece era occupato dallo shinobi.

“Cosa mi hai fatto?” gridò, toccandosi la faccia.

“Non urlare. Ci guarderanno tutti.”

“E tu spiegami cos'hai fatto! Perché mi hai cambiato?” Boruto era veramente arrabbiato. “E perché il tuo jutsu è ancora attivo? Perché siamo ancora nel pass...”

La mano di Sasuke gli tappò la bocca e il maestro lo prese per un braccio, trascinandolo in un vicoletto lì accanto.

“Smettila di gridare” gli intimò, severo. “Il jutsu è ancora attivo perché la tua lezione non è ancora terminata. Finirà quando riterrò che avrai imparato qualcosa da tutto questo, non prima.”

Boruto si divincolò dalla presa dello shinobi. “Potevi almeno dirmelo che cambiavi il mio aspetto!”

“Calmati. È solo un'illusione.”

“Ma perché l'hai fatto?”

“Fai troppe domande. Sei noioso.”

“Ma tu non mi spieghi niente!”

Sasuke lo guardò per un lungo momento, ma Boruto tenne duro e sostenne il suo sguardo, con i pugni stretti e l'espressione più arrabbiata che gli riuscì di esibire. Alla fine, l'ombra di un sorrisetto attraversò per un istante il volto dello shinobi.

“Prova ad usare un attimo il cervello” gli disse. “Non ti ho forse già detto che sei praticamente identico a tuo padre?”

“E allora?” sbottò Boruto. Quanto lo irritava sentirselo dire!

“Come pensi reagirebbe la gente se vedesse a zonzo per le strade di Konoha qualcuno che gli somiglia così tanto, quando tutti sanno che lui è l'ultimo rimasto sia del clan Uzumaki, sia del clan Namikaze, da cui hai ereditato tutti i tuoi tratti?”

Vista da quella prospettiva, la questione aveva un senso e Boruto dovette riconoscerlo.

“E tu, allora? Perché hai cambiato anche il tuo aspetto?”

“Anche io sono l'ultimo del mio clan, e anche gli Uchiha hanno un aspetto piuttosto caratteristico. Verrei riconosciuto ovunque, senza contare che, in quest'epoca, ero ancora un rinnegato. Noi siamo qui perché tu hai detto che vuoi capire, ma non possiamo interferire con il corso degli eventi. Ti dico fin d'ora una cosa e tienila bene a mente perchè non ho alcuna intenzione di ripetermi. L'unico controllo che ho su questo jutsu è di poter decidere quando interromperlo. Non ho nemmeno il potere di decidere cosa mostrarti, perciò non so cosa vedremo e l'ordine temporale si altererà di conseguenza in base al momento in cui è avvenuto un dato evento.”

“Ordine temporale?” Boruto non ci aveva capito molto e la sua espressione perplessa ne era la prova.

Il maestro sospirò esasperato.

“In parole povere, potremmo passare dal mattino alla notte, dal tramonto all'alba, da un momento all'altro e senza alcuna logica, quindi non metterti ad urlare cose stupide in mezzo alla strada come hai fatto poco fa. Mi sono spiegato?”

“Sissignore.”

“Ricordati che dobbiamo passare inosservati. Fai finta di essere un viandante qualsiasi e cerca di non attirare troppo l'attenzione. Adesso seguimi.”

Lo shinobi si avviò lungo la strada con passo tranquillo. Pareva in tutto e per tutto l'anziano viandante che pretendeva di essere e Boruto sbuffò sonoramente prima di seguirlo. In lontananza era perfettamente visibile l'alta rupe con le teste degli Hokage scolpite nella pietra e al ragazzino parve strano quel nuovo paesaggio perché era sempre stato abituato a vedere anche i volti del Sesto e del Settimo insieme agli altri.

Stava ancora brontolando tra sé all'indirizzo dello shinobi quando notò un piccolo gruppo di chunin che stava camminando nella loro direzione. Sasuke lo afferrò per un braccio e si fece di lato per farli passare. Solitamente sarebbe dovuto accadere l'inverso perché i chunin dovevano mostrare il dovuto rispetto ai jonin, ma Boruto si era completamente dimenticato del loro travestimento perché li aveva riconosciuti.

Infatti, non appena questi furono alle loro spalle e poterono riprendere a camminare, afferrò Sasuke-sensei per la manica e indicò il gruppetto senza farsi notare.

“Ma quelli non erano Shikamaru-san, Ino-sensei e Choji-sensei?”

“Sì” gli rispose, senza degnarli nemmeno di un'altra occhiata.

“Stavano parlando di mio padre.”

“Davvero?”

Il suo tono era indifferente.

“Li ho sentiti chiaramente!”

“Allora non ti dispiacerà seguirli.”

Boruto non ebbe nemmeno il tempo di replicare. Lo shinobi tornò sui suoi passi e si mise a seguire il trio di chunin come se stesse andando nella loro stessa direzione solo per una bizzarra coincidenza. Del resto, il gruppetto non prestava la minima attenzione agli altri passanti perché erano impegnati a parlare tra di loro.

 

***

 

“Tutto questo allenamento mi ha messo un super appetito” stava commentando il più robusto dei tre. “Ma, senza Naruto, anche il ramen non è più buono come prima.”

“Smettila di lamentarti. Quando tornerà, potrete strafogarvi insieme quanto vorrete” replicò Shikamaru.

La versione più giovane dello shinobi non era per niente diversa dall'uomo che Boruto conosceva bene, visto che accompagnava suo padre quasi ovunque.

“Spero che si sbrighi a terminare quel suo addestramento con quel tale maestro Jiraya. Lui è l'unico degno di essere il mio compagno di scorpacciate. Se non torna presto, diventerò troppo magro” disse ancora Choji.

“Non c'è proprio pericolo!” ridacchiò Ino. “Ma prima che torni dovremo rendere perfetta la combinazione Shika-Ino-Cho!” La ragazza alzò il pugno, infervorata dal suo stesso discorso, ma i suoi compagni di team non sembravano ugualmente entusiasti.

Choji sospirò. “Voglio del ramen, ma andare da solo è troppo triste.”

“Smettila di brontolare. Anche se non siamo Naruto e non abbiamo il suo stesso appetito, possiamo sempre venire io e Shika con te. Non è vero?”

L'interpellato annuì, poi affondò le mani nelle tasche. “Quel Naruto... Non so come faccia, ma riesce a tirare fuori il meglio delle persone. Solo perché ha deciso di andare ad addestrarsi per tre anni con Jiraya-sensei, tutti gli altri sono stati presi dalla stessa smania di migliorarsi per non sfigurare in confronto a lui.”

“Non è il mio caso. Io mi sto allenando per non farmi superare da Sakura” rettificò Ino.

“Ma lei lo sta facendo per non restare indietro rispetto al suo compagno di team, quindi si può dire che è un effetto indiretto. Anche Neji si sta impegnando duramente per non farsi più battere come all'esame dei chunin.”

“Shikamaru, sei troppo intelligente” bofonchiò Choji, masticando un dolcetto che aveva pescato da una tasca.

Ino, invece, rimase in silenzio per qualche istante. “È vero” commentò poi. “Anche Hinata non sembra più la stessa. Da quando Naruto l'ha incoraggiata, non fa altro che allenarsi. Non so come faccia quell'enorme stupido a non accorgersi che è innamorata persa di lui.”

“Naruto non è intelligente come Shikamaru” bofonchiò ancora Choji. “Però è un bravo ragazzo. Mi manca.”

Shikamaru diede una pacca consolatrice sulla spalla del compagno. “Lo so, Choji. Manca a tutti.”

 

***

 

Il gruppetto di chunin svoltò un angolo e sparì alla vista, ma Boruto non aveva più voglia di seguirli. Si fermò e, qualche passo avanti a lui, Sasuke-sensei fece lo stesso, voltandosi a guardarlo.

“Ne hai già abbastanza?” gli chiese.

“Non mi interessa sentire quanto mio padre mancava ai suoi amici per uno stupido addestramento che è andato a fare con quel Jira-qualcosa-sensei!”

“Jiraya-sensei” lo corresse lo shinobi.

“Quello che sia! Questo non mi servirà a niente! Non mi importa sapere quanto Shikamaru-san e gli altri siano suoi amici!”

“Be', è un po' difficile imbattersi in qualcuno che non sia suo amico perché tuo padre è sempre stato straordinariamente bravo a stringere legami. Anche troppo, se devo essere sincero.”

“Ma questo non mi aiuta a capire! Non è quello che mi interessa!”

“Ti sbagli. Tutto ha un senso. Ma adesso è ancora troppo presto perché tu lo capisca.”

“Come no! Mi sono stancato! Non voglio più stare qui! Spezza subito questo jutsu e fammi andare a casa!” urlò Boruto, stringendo i pugni.

Ma Sasuke-sensei incrociò le braccia sul petto e lo guardò freddamente. “Ti arrendi già?” gli chiese.

Il ragazzino non rispose e abbassò lo sguardo.

“Evidentemente, mi sbagliavo su di te. Se proprio vuoi tornare indietro, d'accordo. Andiamo, spezzerò il jutsu.”

Forse se l'era immaginato, ma a Boruto parve di percepire una nota di delusione nella voce dello shinobi. Ma, rifletté, che cosa si era aspettato da quel tuffo nel passato di suo padre? Era ovvio che fosse sempre stato circondato da amici, la cosa non doveva stupirlo più di tanto. Perché non credeva che gli altri potessero riporre così tanta stima e ammirazione in lui? In fondo, se era diventato Hokage, qualcosa di buono doveva pur averla fatta.

Sasuke-sensei continuava a guardarlo, in attesa che facesse lui la prima mossa. Ma, se si fosse arreso davvero, non avrebbe dimostrato altro che di essere davvero un moccioso immaturo.

Così strinse i denti. “No” disse.

“Come, scusa?” Lo shinobi pareva sorpreso e alzò un sopracciglio.

“Non voglio ancora tornare indietro.”

Il silenzio che accolse la sua dichiarazione si protrasse per qualche secondo, ma alla fine lo shinobi sospirò. “Ti avverto, questa è l'ultima volta che te lo permetto, ragazzino. E adesso sbrigati. Abbiamo tanto da fare e poco tempo a disposizione.”

  
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