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Autore: Araik_chan 0612    29/12/2015    0 recensioni
Era inspiegabilmente strano che il mio cuore sia stato rapito dall'intrepida e bellissima creatura del mondo oltre lo specchio.
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni seguenti passarono allo stesso modo: sistemavo tutta la casa, con la mia tremenda ossessione per l'ordine, si, non solo sembro un vampiro, ma sono anche un fanatico. 
Certe volte volgevo lo sguardo sullo specchio, quello in cui quella volta, di tre mesi passati, comparve Kodoku.
Spesso mi ero chiesto chi fosse lei, veramente. Insomma, rendetevi conto: una ragazza che compare nello specchio della mia stanza! Di certo non è una cosa che capita a tutti...che io ero speciale rispetto agli altri? Non credo proprio, io sono egoista e vigliacco, perchè mai l'avevo incontrata? Che era solo opera di  quello che tutti chiamano destino, o fato? Ancora oggi mi chiedo il motivo del suo incontro, ma di certo non me ne pento.
La incontrai nuovamente un pomeriggio: me ne stavo seduto sul mio letto, a gambe incrociate, con il viso annoiato, mentre tenevo tra le mani il mio prezioso libro. Sbuffai dalla noia e nostalgia, lasciandomi cadere sul letto, con le braccia molle, poggiate liberamente ai lati della testa. Scossi la testa: nostalgia di cosa? Mi chiesi, portandomi l'avambraccio sulla fronte, coprendo i miei occhi color oro.
"Nostalgia della mamma? Di mio padre, o mia sorella?" mi chiesi, con un sussurro, mentre la mano, che ricadeva sul letto, andò sotto la mia larga maglia nera, andando a sfiorare una lunga cicatrice sulla mia pancia, per poi andare a sfiorarne un'altra, situata poco più sù della prima.
"No..." sussurrai, con una risatina, "Io ho nostalgia di Kodoku..." continuai, per poi togliere il braccio dalla mia testa, che però rimase a mezz'aria.
Avevo gli occhi spalancati, la bocca aperta per lo stupore e sorpresa, per non parlare del mio cuore che martellava nel petto.
Lì, vicino al mio letto c'era lei: Kodoku, che mi guardava con un'espressione neutra. 
Avrei voluto dire qualcosa, ma dalla mia bocca non uscì niente.
Lei si girò di scatto, dandomi le spalle. "Voi umani vi stupite molto facilmente" disse, con le braccia incrociate al petto.
"U-Umani?" balbettai, lei non era umana? Mi chiesi mentalmente.
"Ti aspettavi che io fossi umana?" mi chiese, girando leggermente la testa, per guardarmi negli occhi. 
"Il mio nome significa: "solitudine"" disse, "Sono lo spirito della solitudine, Nico, ed inquanto tu persona sola, ed io la personificazione della solitudine, sono qui" continuò.
"Ma sei il primo umano che mi vede, tutti mi percepiscono come una sensazione, ma tu, mi vedi con il mio vero aspetto" disse, avvicinandosi molto a me, come per esaminarmi.
Potevo sentire il suo respiro sul mio viso, era freddo...come la solitudine, ero incantato dal suo viso, e dai suoi occhi grigi, fino al momento in cui non sorrise maliziosamente, per poi allontanarsi da me, che mi misi seduto.
"Tu, sei diventato solo...avevi la tua famiglia...un incidente, che ti ha causato quelle cicatrici" disse, con lo stesso tono neutro che aveva usato prima, indicando la mia pancia.
"Ho visto i tuoi ricordi, l'ultima cosa che hai detto prima di perdere conoscenza è stata-"
"Non sono affari tuoi, smettila!" urlai, portandomi le mani alla testa, e spalancando gli occhi, con le guance rigate dalle lacrime.
"Ormai sono anni che la mia famiglia è morta, non parlo mai di loro, non ne ho il diritto, e nemmeno tu lo hai!" continuai, ma quando alzai lo sguardo lei non c'era più.
"Mi dispiace..." sussurrai, piangendo e sfiorando le mie cicatrici,
"Questo dissi..." continuai.
   
 
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