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Autore: Tizio_Caio    31/12/2015    0 recensioni
Il racconto qui pubblicato è una storia tra l'epos e il fantasy, poichè lo stile è chiaramente epico.Narra la guerra tra il principe Airel di Alra e di Calior signore di Sirica nella terra di Airan. In seguito ho intenzione di pubblicare altri capitoli. Se la storia vi piace, fatemi sapere ;). Leggete, commentate e se avete miti o leggende di qualsiasi divinità di qualsiasi civiltà, ditemi subito, sarete ascoltati. Buona lettura :)
Genere: Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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                                           “LA MORTE DI LEINAR IL SOMMO”

Grandi festeggiamenti si svolgevano allora ad Alra, poiché Airel, suo sovrano, aveva appena placato le ribellioni delle città costiere di Neapala e Gradine. Esse si erano ribellate a lui e per tre lunghi anni avevano combattuto aspramente per ottenere l’indipendenza da un regno e da un popolo a loro estraneo, dato che gli abitanti di tali città non erano originari di Airan. Quelle genti erano venute dal mare, con navi robuste e veloci, e in passato erano divenute così potenti tanto che avevano formato dei regni indipendenti.
 Ma in quei giorni, la gloria spettava ad Airel solo: in sella al suo cavallo dal manto scuro come la pece, aveva varcato la Porta dell’Aurora, accompagnato dal suo fratello, Leinar il sommo. Costui, dicevano, era l’uomo più bello di tutta Airan: forte quanto dieci orsi messi assieme, era un po’ più alto del normale e aveva una folta chioma di capelli neri che gli ricadevano ordinati sulle spalle; due occhi di un azzurro simile al colore del cielo brillavano sul volto fiero dell’eroe, lui che per primo arrivò sugli spalti delle mura di Neapala uccidendo da solo più d’una dozzina di guerrieri con l’aiuto della sua possente ascia, Igderalt la spacca ossa.
Dietro a loro sfilava tutto l’esercito e l’immenso stuolo dei prigionieri catturati, oltre ai carri carichi di tutto il bottino dei saccheggi: spade, elmi, corazze, ma anche sete e vesti pregiate, spezie e profumi provenienti dalle lontane terre al di là del mare. I sacerdoti dei templi di Sigrid e di Aiser suo figlio sacrificarono grasse vacche e bruciarono gli incensi, rendendo grazie agli dei per la vittoria del loro amato signore. La gente per le strade cantava inni di gioia spargendo petali e ghirlande di fiori al passaggio dell’esercito del re:
“Osanna al figlio di Baler, osanna al grande re!”
La sera ci fu un gran banchetto al quale parteciparono tutti i sovrani, gli amici e gli alleati di Airel. Anche gli dei furono invitati alla festa, tutti eccetto uno. Gothl l’astuto non ricevette alcun invito. Ed egli. Vedendo che tutte le dimore degli dei suoi fratelli e di suo padre Sigrid erano vuote, si adirò moltissimo. Maledisse il nome di Airel e della sua stirpe e giurò vendetta.
Scese dunque nel mondo degli uomini, celando il suo volto e mutando il suo aspetto in modo tale che nemmeno gli dei potessero riconoscerlo. Mentre gli uomini mangiavano carni di maiale e selvaggina fresca condite con spezie deliziose e l’idromele e la birra scorrevano a fiotti, Gothl sussurrò all’orecchio di Airel queste parole:
“Domani organizza una grande caccia al cervo: fa che i nobili di tutta Airan possano ammirare la forza di tuo fratello, Leinar il sommo.”
Rispose dunque il re:
“Non posso esporre mio fratello in questo modo. So bene che un oracolo gli ha predetto la morte durante una caccia”
Ma il Lusingatore, che certo sapeva anch’egli dell’oracolo, non aspettava altro. Annebbiò la mente del sovrano con l’alcol e le donne, facendogli dimenticare il pericolo. Preso dall’eccitazione propose ai nobili l’idea della caccia, e tutti furono concordi, compreso suo fratello Leinar, dimenticandosi le parole e gli avvertimenti dei servi. I nobili acconsentirono tutti all’unisono, tra cui il principe Calior, re di Sirica, grande amico della casa di Airel da generazioni.
Il mattino seguente furono preparati i cavalli, incoccate le corde di nervo di bue agli archi in puro legno di tasso o nocciolo e i cani furono sguinzagliati per la foresta al di fuori della città. Allora l’Astuto prese le sembianze di un cervo, ingannando il sommo Leinar e il prode Calior. Li fece girovagare per ore nella foresta fino a quando i due si trovarono nello stesso punto. E il siricano, sentendo che una preda veniva alla sua volta, estrasse il dardo fatale dalla faretra in fine cuoio, incoccò la freccia e con grande precisione colpì al petto il principe di Alra.
 Un rumore sordo, simile ad un’ascia che viene piantata sul tronco di un albero, seguì; un urlo agghiacciante scosse la vegetazione intorno e il siricano, sorpreso, uscì dal suo nascondiglio tra la vegetazione per constatare l’accaduto. Grande fu lo stupore che gli apparve in viso non appena vide che la preda non era l’agognato animale, bensì il fratello di Airel, Leinar il bello. Trasalì, si avvicinò all’amico per prestargli soccorso, piangendo e dicendo tali parole:
“Oh Leinar, amico mio! Cosa ti ho fatto? Resisti, ora ti riporter&o alla reggia splendente, alle sale di tuo padre, nella casa di tuo fratello nella quale sarai medicato e assistito da ancelle esperte nella cura delle ferite, medici e saggi che conoscono i segreti del corpo. Ti chiedo solo di resistere, amico mio. Fallo per te stesso, per tuo fratello, per i tuoi cari. Che cosa dirà la tua donna? Cosa diranno il padre già vecchio e il fratello tuo? Resisti, non cedere alle lusinghe di Sceirin, la regina delle tenebre!”
Ma ormai c’era poco da fera: Gothl assisteva alla scena, nascosto alla vista degli uomini. Aveva fatto in modo che la freccia andasse dritta al fragile cuore, quel cuore di quel principe puro e innocente. Con il petto già macchiato del rosso sangue e sentendo la fredda Morte ormai vicina, disse il così Leinar, simile ad un fiore appassito:
“Valoroso Calior, amico mio, oggi muoio per mano tua, inaspettatamente. Sapevo che l’oracolo mi aveva avvertito che sarei morto andando alla caccia. Sappi che per te non porto riserbo, ma provo solo compassione. Di a mio fratello che io ti perdono, oh grande Calior. Ma ti avverto: Airan sarà messa a ferro e a fuoco, la tua città, Sirica, verrà distrutta e la tua gente sarà fatta schiava. Muoio col cuore triste e pieno di rabbia, poiché a causa mia il mondo intero non conoscerà più la pace.”
E detto questo, spirò. E la fredda Morte scese su di lui, portando il suo spirito a “Kaer Sref”, la casa dell’eterna gloria.  

   
 
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