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Autore: Jessica Fletcher    10/01/2016    10 recensioni
In attesa che la James ci dia la sua versione, ecco a voi la nascita di Teddy dal punto di vista di Christian così come la immagino io.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Theodore Grey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Teddy2

Un'enorme fortuna




Sento il pianto di un bambino ... lo sento forte sembra disperato.
Lo riconosco : è il pianto del mio Teddy.
Mi sta cercando, sta chiamando il suo papà.
E' tutto buio, non riesco a vedere niente.
Ma sento comunque il suo pianto.
Devo andare, correre, cercarlo, andare in suo aiuto.

Non deve piangere così. il mio bambino.
Non deve, non lui.

Ma non riesco a muovermi.
Non ce la faccio.

Perché sta piangendo così?
Cosa gli sta succedendo?
Forse  qualcuno gli vuole fare del male?

Cosa cazzo sta succedendo, dannazione!
"Resisti Teddy, adesso il tuo papà viene in tuo aiuto!"
Ma ancora non riesco a muovermi, non posso muovermi
Sono legato al letto, mani e piedi, come ai tempi in cui ero sottomesso di Elena.
Ma quei tempi sono finiti già da tanto.
Cosa ci faccio qui?
Improvvisamente scende un grande silenzio.
Non sento più mio figlio, non lo sento più piangere.
Cosa è successo, mio Dio, perché non lo sento più?!
Perché?!

E' tutto buio, tenebra totale, non si sente un rumore, mi sento soffocare.
Mi manca il respiro, ho il cuore a mille ... non credo di poter resistere ancora lungo e ...

...mi sveglio con uno scossone, la luce fioca di un lampione penetra debolmente nella stanza.
Mi guardo intorno.
Sono nel mio letto, a casa mia.
A casa nostra: mia e di Anastasia.
La casa sul mare e con il giardino in cui siamo venuti a vivere qualche mese fa.
Mi giro su di un fianco, Ana è al mio fianco profondamente addormentata, il bel viso rilassato.
La guardo a lungo, è così bella, un angelo del Paradiso.
Ed è mia.

E' tutto a posto, tutto ok. Sono a casa, al sicuro, con Ana e mio figlio ...
Mio figlio!

Oddio e se Teddy stesse male?
Se gli fosse davvero successo qualcosa.
Devo vederlo, vederlo immediatamente.

Balzo giù dal letto e vado a piedi nudi nella cameretta di nostro figlio.
Il piccolo è nel suo lettino profondamente addormentato, il respiro lento, regolare.
Tranquillo, sereno, in pace
Tiro giù la sponda, mi appoggio al bordo del letto e resto a guardarlo ammaliato.
Nel sonno sorride, forse sta sognando qualcosa di bello.

Adoro quando sorride, saperlo felice e spensierato è la cosa più importante della mia vita.
Forse perché io da piccolissimo non ero né spensierato né felice.
E non credo di avere avuto molti motivi di sorridere nel sonno.
Proprio per questo voglio che mio figlio abbia il meglio dalla vita, a cominciare da due genitori che lo amano più di ogni altra cosa al mondo.

Vorrei prenderlo in braccio, spupazzarmelo, riempirlo di baci, ma non voglio che si svegli.
Così resto ancora a guardarlo per un po'.

Poi apre gli occhietti.
Mi guarda, di nuovo sorride.
Ma questa volta sorride a ME.

Mi chino e lo tiro su.
"Cosa c'è, giovanotto? Ti sei svegliato? Eccoti qui. Con chi sei piccolo Teddy? Eh? Con chi? Mi riconosci? Ma certo che mi riconosci, sono il tuo papà, sei con papà" gli dico dolcemente.
Lui mi sorride nuovamente e allunga la manina verso il mio viso.

E' tanto dolce, tenero.
Me lo stringo al petto, poteri sciogliermi dalla dolcezza.
Mai avrei creduto, mai, che si potesse provare qualcosa di  simile.
Un amore così totale, incondizionato.
E' incredibile, incredibile come avere un figlio ti possa cambiare la vita.

Ad un tratto sento come un leggero rumore dietro di me, un lieve sospiro.
Mi volto e, sulla soglia della porta c'è mia moglie, la mia Ana.

"Siete bellissimi, voi due insieme!" esclama, come estasiata;
"Ma Christian" prosegue "cosa ci fai qui?"
"Non riuscivo a dormire" mento spudoratamente "e avevo una gran voglia di vedere nostro figlio" così dicendo  stringo ancora il piccolo al mio petto.
"E tu ?" ribalto la domanda.
"Mi sono svegliata e non ti ho visto, così sono venuta a cercare dov'eri. E comunque, è l'ora della poppata. Hai fame piccolo Teddy? Si?".

Si avvicina.
"Dallo a me" dice alludendo a nostro figlio.
Glielo lascio, so che è  in buone mani.
E poi deve mangiare.
Non voglio che soffra la fame, lui deve essere sempre sazio , mai affamato.
Non come me, non come me.

Ana , il piccolo in braccio, prende posto sulla sedia  dondolo , si scopre il capezzolo sinistro (quello più sensibile, l'ho fatta venire tanta volte, solo stuzzicandole quel capezzolo) e nostro figlio si attacca.

Li guardo, sono dolcissimi, l'espressione reale dell'amore che c'è fra madre e figlio.
All'improvviso mi viene uno strano pensiero.
Cerco di scacciarlo ma è più forte di ogni cosa.
Mia moglie se ne accorge.
Infatti mi chiede:
"Christian, tutto bene?"
"Sì certo, perché?"
"Hai l'aria strana. Triste, pensierosa. Cosa c'è?"
Non riesco proprio a nasconderle niente. Io probabilmente sono come un libro aperto per lei. Mi conosce troppo bene, quegli occhi azzurri mi scavano nel profondo.
"No, niente. Solo ... pensavo a una cosa"
"Ti va di dirmela?"
" Pensavo ... secondo te, io sono stato allattato al seno o col latte artificiale?"
"Mhhh. Non saprei di sicuro. Però. Non credo che Ella potesse permettersi la polvere di latte artificiale. Ti avrà allattato al seno, se ne aveva"
"Cazzo! Era tossica! Chissà cosa avrò assorbito?!! Come minimo sarò diventato tossico anch'io! Oppure mi ha lasciato senza mangiare. Di quei giorni ricordo tanta fame"
"Non credo. Piccolino com'eri saresti morto. Secondo me ti ha allattato e, forse, in quei giorni è riuscita a rimanere pulita. Potrebbe averlo fatto per te"
"Pulita lei? No, non credo... la ricordo sempre fatta"
"Ma eri piccolissimo, non puoi ricordarlo"
"Non lo so. Credo che per lei sarebbe stato un enorme sforzo, con la vita che faceva. Per riuscirci avrebbe dovuto amarmi. E non credo che mi abbia mai amato"
"Perché no?"
"Perché, invece, sì?"

Ana mi guarda, scuote la testa e mi chiede:
"Christian, tu ami Teddy, vero?"
"Sì, certamente"
"E perché lo ami?"
"Che domande! Lo amo perché è ..."

Porca puttana! Lo amo perché è mio figlio!

Perché i genitori amano i loro figli, dannazione.  
Lo so, ne sono certo, l'ho capito quando è nato il mio bambino.
Tutte le mamme amano il loro bambino, anche quelle come Ella.
E quindi anche Ella, a modo suo, mi deve avere amato.
Quello che non capisco è perché non abbia potuto cambiare la sua vita per amore mio.
Mi amava ma ... amava la droga più  di me?
Non ha avuto la forza per voltare pagina?
Perché è rimasta a fare quella vita?

Scuoto la testa, affranto.

Ana, ancora con il bambino in braccio, si accosta a me.
Mi cinge la vita con il braccio libero e si mette in modo che il piccolo resti fra di noi.
La abbraccio a mia volta.

In quel momento sento di essere tutt'uno con mia moglie e il mio splendido bambino.

Non capirò mai la mia madre naturale, la sua vita, le sue scelte, resteranno sempre un punto interrogativo per me. E la cosa mi fa impazzire, preferirei la certezza di essere stato messo al mondo consapevolmente, magari in seguito ad un gesto d'amore. E invece mi resterà per sempre il dubbio di essere il figlio di uno dei suoi clienti, il frutto di una scopata mercenaria.
Ed è una cosa che mi fa soffrire enormemente.

La mano di Ana risale dalla mia vita e  percorre, carezzevole, il mio viso. E' dolce, è il mio conforto.

"Vieni" mi dice "mettiamo a nanna il piccolo e poi torniamo a letto. Aiutami a cambiarlo"

Adagio il piccolo sul fasciatoio, gli apro il pigiamino, tolgo il pannolino sporco, lo pulisco con le salviette idratanti, un po' di talco e gli metto il pannolino pulito. Sono abbastanza bravo in queste cose; un perfetto papà.

Portiamo Teddy nel suo lettino, gli rimbocchiamo bene le coperte, gli canto la ninna nanna, Ana gli accarezza le manine e in breve tempo il nostro cucciolo si addormenta.

"Adesso mi prenderò cura del mio bimbo più grande, del mio ragazzo perduto"
Mia moglie mi prende per mano e mi porta nella nostra stanza.
Si toglie la vestaglia e si sdraia sul letto, mi stendo vicino a lei e la abbraccio forte.
Le sua mani sono ora entrambe sul mio viso, le fa scivolare verso la nuca e spinge la mia testa verso la sua. Posa le sue labbra sulle mie in un bacio che vorrebbe subito diventare appassionato e sensuale, ma io la fermo.
"No, Ana. Se proprio lo vogliamo fare, deve essere lento. Lento e dolce; solo così, forse riuscirò a scacciare l'immagine di Ella che si concede ai suoi clienti. Solo così, forse, riuscirò a sperare, almeno, di essere il risultato di un gesto di amore e non di prostituzione. Lentamente, Ana, facciamolo lentamente."

"Si, mio signore" risponde lei sorridendo e, poi, più seria "Sì, amore mio" e, con molta dolcezza, le sue labbra si posano nuovamente su di me.

Mi abbandono totalmente alle sue premure.
Lei mi bacia, dolcemente, sulla bocca, poi sul collo, sulla gola. Scende fino a baciarmi il petto, bacia ad una ad una le mie piccole cicatrici.
Ecco, questa è una cosa che mi destabilizza e mi fa pensare.
Mettere un atto di amore proprio su quella parte del mio corpo che, non unica purtroppo, è stata a oggetto di tanta violenza e tanto odio è un gesto dettato dal profondo sentimento che questa donna nutre nei miei riguardi.
Ma  tanta intimità un po' mi spaventa, mi fa sentire così nudo e vulnerabile.
Eppure non dovrei avere paura di quest'angelo che vive al mio fianco.

Mi sollevo a sedere, la alzo insieme a me.
Le sfilo la camicia da notte, le mutandine, mi libero dei pantaloni del pigiama e dei boxer.
Le cingo i fianchi, lei mi stringe le spalle; siamo di fronte l'uno all'altra, lei a cavalcioni sul mio grembo.
Ed è bellissimo, così entrambi nudi, pelle contro pelle; la faccio scivolare sul mio membro rigido e lei lo accoglie interamente.
Cominciamo a muoverci, piano, il suo seno danza contro al mio petto, le sue mani mi accarezzano la nuca poi il viso.
Ci baciamo a lungo, il ritmo si fa sempre più serrato, i respiri affannati  e mi sento sempre più vicino al culmine.
La sento gemere e gorgogliare e questo accresce ancora di più il mio piacere, sapere che la mia donna gode ed è felice mi eccita enormemente.

La sento tremare fra le mie braccia e so che è vicino all'estasi. Le sfioro il clitoride e lei viene gridando il mio nome . Accolgo il suo grido baciandola sulla bocca e in quel momento raggiungo l'apice anch'io
"Ana, amore mio" riesco a dire quasi sconnessamente mentre l'orgasmo si impossessa di me.
Il mio sangue è come fuoco liquido nelle vene, poi, improvvisamente sento un brivido e, subito dopo, come una gran pace e crollo sul materasso portandola con me.

Sono sdraiato fra le sue braccia, il mio viso sul suo seno, le mie mani sulle sue spalle.
Lei mi tiene stretto e mi accarezza i capelli.
"Meglio?" mi chiede
Sollevo il viso a guardarla, annuisco.
Mi sposto su in modo da essere al suo fianco, la stringo forte a me.
Prendo la sua mano, la porto alla bocca, le bacio il palmo.
"Grazie" le dico "grazie di esistere. Senza di te non so cosa farei"
Non mi risponde, ma si accoccola contro al mio corpo.
"Qualsiasi cosa per te, Christian. Qualsiasi"
"Lo so" le rispondo e ancora le bacio la mano "ora dormi dolce Anastasia".

La guardo addormentarsi, felice, fra le mie braccia.
Un istante prima di scivolare nel sonno mi sorprendo a pensare che è stata veramente una grande fortuna averla incontrata.
Proprio un'enorme fortuna.




Allora, diciamo che non avevo mai "chiuso" la fanfiction su Teddy.
Forse perché mi sentivo che avrei ancora potuto dire qualcosa. Infatti ecco il secondo capitolo.
Forse ne scriverò qualcun altro, se mi verranno altre idee.
Mi piacerebbe scrivere dei pensieri di Christian mano mano che vede crescere suo figlio; però non garantisco di aggiornare con un certa continuità, vedremo.
Fatemi sapere se vi piace.
Naturalmente continuo con la mia storia su Christian bambino, ha già il nuovo capitolo in lavorazione.

A presto
Love
Jessie.






  
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