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Autore: Cloud394    11/01/2016    11 recensioni
New Orleans, Louisiana negli Stati Uniti D'America nel 1900 significava solo una cosa: segregazione Razziale.
Una storia forse comune dal solito. Amy Walker nel 1951 è una giovane donna bianca benestante.
La sua è la famiglia perfetta,nessun contatto con persone di colore,persone allora giudicate "impure" o "indegne". Tranne per la loro domestica:una donna dalla pelle nera.
"Ma la vera persona che per me è stata sempre come una madre è Domilda. Vive con noi da due anni prima che io nascessi. Fino ai miei 7 anni l'ho chiamata "mamma" "
Amy grazie alle sue cure e attenzioni,si è avvicinata molto alla sua cultura fino ad adorare la musica Jazz da quando è solo una bambina. Cosa dovesse succedere se dovesse avvicinarsi fisicamente al mondo degli afroamericani? O Se addirittura se ne innamorasse di uno?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Storico
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Chessboard


 

Prologue


 

New Orleans, Louisiana negli Stati Uniti D'America nel 1933 significava solo una cosa: segregazione razziale.

Sono Nata il 15 Luglio del 1933 a New Orleans. Il mio nome è Amy Walker e sono cresciuta in una villa della parte ricca della città.

Mio padre è un impreditore di grossa importanza, fa qualcosa che ha a che fare con le automobili. A quanto mi ricordo è un tipo che sta sempre a vantarsi di quello che ha, di quanto è ricco, importante. Ma soprattutto: odia i neri. Ha gli occhi verdi, tirati e sempre corrucciati, i capelli biondi pettinati all'indietro. Costantemente vestito in ghingheri: giacca, cravatta e quel bastone che adora usare per picchiarmi.

Mia madre è peggio di lui. Non ho idea di che lavoro faccia, so solo che quando non è in casa si sta anche meglio e che quando c'è non sa mai farsi i fatti suoi. Adora mettersi in bella mostra, adora essere invidiata e imitata da tutte le amichette-papere del quartiere. Non l'ho mai vista in disordine, come mio padre del resto. Mia madre preferisce disprezzare invece di dare una mano, sempre pronta a giudicare con quei suoi occhi grandi e azzurri e i suoi capelli castani sempre tenuti in un tuppo. Sì, odia anche lei i neri.

Ma la vera persona che per me è stata sempre come una madre è Domilda. Vive con noi da due anni prima che io nascessi. Fino ai miei 7 anni l'ho chiamata "mamma". Domilda è la nostra domestica, lei è nera e si occupa della casa, di mantenere tutto in ordine, si occupa di me. È dolce e ci tiene che io debba essere educata. Le voglio bene, mi ha insegnato tante cose, non la scambierei per nulla al mondo.

____

-Signorina Amy stia attenta agli scalini che sono alti per lei, poi cade e si fa male- dice una signora afroamericana vestita da cameriera.


 

Il suo nome è Domilda, ha i capelli ricci e corti, le labbra molto pronunciate e carnose, le narici larghe e gli occhi rotondi, scuri e profondi.

Domilda non ha vissuto una vita facile, l'hanno portata dall'Africa su delle barche malandate, tutti ammassati. Suo marito è morto nel tragitto mentre lei aspettava il loro bambino. Ha cresciuto suo figlio da sola, lavorando nei campi di piantagioni di New Orleans. Più tardi i bianchi hanno mandato suo figlio in guerra, purtroppo l'ha perso. Con tristezza e con molta difficoltà è riuscita a riprendersi, ma il suo dolore è perenne.

Domilda Wayne lavora da cinque anni per i Walker, ogni giorno è sempre più difficile per lei. Venire maltrattata per il colore della sua pelle è una grande fatica. Nonostante tutto, nel suo quartiere con altre famiglie di colore, con altre storie simili alla sua, si sente a casa. Da tre anni anche il lavoro è diventato più sereno per lei, è nata Amy. La piccola ogni giorno la cerca, la imita, la insegue. Una bimba così piccolina con le gambe paffute, vuole aiutarla a fare i servizi e la insegue dappertutto.

Per la signora Wayne è come una figlia, nonostante siano così diverse. Amy con gli occhi grandi e azzurri, capelli biondi, nasino all'insù e la pelle bianca come la porcellana.


 

-Mama...voio endee e cale!-dice la piccola aggrappandosi al vestito della domestica.

Non era la prima volta che la chiamava così.

-Signorina Amy aspetti– la prende in braccio– Piccola non mi chiami così, non sono io la sua mamma.- dice continuando. La piccola la guarda uscendo fuori il labbruccio e gli occhioni si riempiono di lacrime.

-Aoa chi è a mia mama?- Domilda accenna un sorriso.

-É la signora che ti dà la buonanotte ogni sera- dice guardando la bambina. Amy annuisce poco convinta, inizia a ridere.

-Pecché hai a pelle scula?- chiede la bimba accarezzandole la guancia. Domilda sorride.

-Perché da piccola ho bevuto tanto caffé e cioccolata- risponde ridendo.

-Allola lo voio pule io tanto cafe, cotì iventi a mia mama!- dice la piccola ridendo. Domilda la stringe.

-Signorina Amy, non è bello avere la pelle scura-dichiara la domestica.

-E pecché?-chiede la piccola.

-Ti prendono in giro-dice lei.

-Nono. io non ti pendo in gilo -ribatte la piccola stringendola.

-Ho una sorpresa per lei, signorina Amy-

-Avvelo?- risponde la piccola eccitata.

Domilda la mette giù, prende un 33 giri di musica Jazz e lo mette nel giradischi. In poco tempo la chitarra di Django Reinhardt in "Georgia on my mind" si espande in tutta la casa, la piccola si illumina, si aggrappa al tavolino del giradischi e inizia a muovere le gambine a ritmo, cercando di cantare. Domilda canta insieme a lei guardandola teneramente, poi la prende in braccio e balla con la piccola al ritmo della canzone. Entrambe ridono e si divertono. Domilda inizia a fare il solletico alla piccola e lei risponde con urla e si dimena dalle risate. All'improvviso le porte d'ingresso si spalancano e sbattono.

-Cos'è questa musica sporca come chi la compone?! DOMILDA!-urla la signora Jess Walker guardando la sua domestica e sua figlia.

Domilda sbianca, mette giù la bambina.

-Togli questa musica! Non basta la tua presenza a contaminare questa casa? Stai rovinando mia figlia. Non voglio più sentire quella musicaccia! Questa è l'ultima volta, alla prossima ti sbatto fuori da questa casa! Dovresti pure ringraziarmi, fossi stata in un'altra famiglia ti saresti già ritrovata buttata fuori!-continua ad urlare Jess.

Domilda toglie tutto molto velocemente, nasconde il 33 giri dietro la sua schiena.

-Sì, signora Walker, mi perdoni-

-A me piacea...-dice la piccola aggrappandosi al vestito della madre.

-La stai contagiando, sporca negra!-Jess urla di rimando alla sua domestica portando via la bambina.

***


In qualche modo sono riuscita a non farmi portare via l'unica persona a cui tengo davvero in quella casa. Con due genitori sempre assenti cosa bisogna aspettarsi, di essere amati dai propri figli? Un genitore non è solo chi ti concepisce, ma chi cresce insieme a te. Domilda l'ha fatto e gliene sono grata, anche se con il tempo ho dovuto dare più ascolto a mia madre. Ho iniziato ad andare a scuola e il pomeriggio lo passavo a studiare. Quando finivo mia madre era sempre lì, ma le volte in cui non c'era li avevo sempre in mente: io e Domilda che balliamo su Duke Hallington, i miei lp di musica Jazz; Li nascondo sotto il letto o dietro la libreria, mia madre non lo deve sapere. Non deve sapere soprattutto dei libri di letteratura degli afroamericani. Non sono veri è propri libri, sono fogli piegati tra loro copiati a mano da Domilda, me ne regala un paio ogni giorno.

Va avanti così da diciotto anni. Ora ne ho 21, studio all'università. Mia madre non ha voluto che mi trasferissi perché dice che poi "le manco". Cazzate. Ogni volta che sono a casa Domilda mi tiene compagnia. Può tenermi a casa quanto vuole ma devo assetare la mia sete di avventura.

 

__spazio autrice__

Questa è una storia completamente inventata da me,personaggi e luoghi. Spero di pubblicare un capitolo alla settimana. Oggi è il prologo! Spero vi incuriosisca e che vi faccia appassionare!
Aspetto le vostre recensioni

Baci, Cloud394

  
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