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Autore: marwari_    11/01/2016    0 recensioni
Cap.1: Tutti, in quel mondo, cercavano solo l’Amore. Lo avrebbero inseguito, trovato e custodito, infischiandosene di tutto il resto, del potere, delle opportunità.. avrebbero tutti pensato solo e soltanto al proprio lieto fine.
Trovò tutto quello estremamente patetico.

#3 storia della serie "𝓖olden𝓗eart ғairyτale"
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Signor Gold/Tremotino, Zelena
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '𝓖olden𝓗eart ғairyτale '
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Chiunque l’avesse vista, avrebbe pensato che fosse una tenera ed innocente fanciulla: i lunghi boccoli rossicci che le incorniciavano il viso angelico, morbidamente appoggiati su un cuscino in piume, i lineamenti squadrati ma dolci, rilassati, gli occhi socchiusi e le labbra piegate in un lieve sorriso. Il risvolto del lenzuolo bianco era ordinatamente ripiegato sotto le sue braccia, giunte sul petto, testimonianza del suo sonno tranquillo e, forse, privo di sogni; la sottile camicia da notte, di un verde chiaro, le avvolgeva l’esile corpo, lasciando appena le spalle scoperte.   
La luce del sole filtrava indisturbato dalle imposte socchiuse, prive di tende a schermarla e, minuto dopo minuto, un raggio di sole avanzava pacifico verso il viso di lei.  
Quando le illuminò entrambi gli occhi, Zelena si svegliò. Batté a lungo le ciglia chiare, aumentando la curva delle sue labbra mentre si svegliava, stiracchiandosi e sbadigliando con quanta più eleganza possibile.

Doveva essere mattina, non troppo presto, a giudicare dal sole già abbastanza alto. Zelena poggiò i piedi nudi sul legno del pavimento e, riluttante a causa del freddo, si portò vicino alla finestra, sporgendosi il più possibile per guardarsi attorno: poteva scorgere la cittadina, in lontananza, la foresta che la circondava e, il suo occhi esperto, poteva persino scorgere la bolla di magia che teneva tutti loro al sicuro dal mondo esterno.. come una bolla di sapone. Era a casa e nemmeno lo sapeva.

Ridacchiò divertita, impegnandosi per vedere la sua creatura, la sua arma segreta, girovagare tra le strade di Storybrooke. Passarono diversi minuti prima che potesse scorgere un’ombra nera, sfuggente, che dal punto più alto della cittadina, l’orologio, volava verso la parte della foresta che sfoggiava gli arbusti più alti, più scuri e più compatti: era lì che Rumpel e Cora si erano diretti? Doveva essere così. Quei due erano così prevedibili.. No, forse era ingiusta: forse anche lei, nella loro situazione, avrebbe fatto altrettanto.. eppure non ci riusciva. Non riusciva ad apprezzarli.

Sospirò, quasi infastidita e, con un gesto veloce della mano, si cambiò d’abito, si acconciò i capelli e, stretto il pugno sinistro all’altezza della spalla, fece comparire la sua fidata scopa nera.

Non impiegò poi molto per raggiungere la vetta degli alberi più alti. Se ne stava lì, appollaiata sulla sua scopa protetta da un incantesimo dell’invisibilità e seguiva i sentieri meno battuti, in cerca delle due persone che avrebbero attirato lo spettro. Poteva benissimo percepire la loro presenza, sempre più vicina, grazie alla sua estrema abilità nel fiutare creature magiche, quasi come fosse un segugio, un predatore e le sue prede divenivano vittime, ogni volta. Glinda l’aveva allenata e lei era diventata la migliore. Era la migliore in ogni campo.

═♡══════

Rumpel osservava preoccupato Cora, da dietro un albero, che se ne stava seduta su una roccia al centro di una piccola radura, gli occhi in continuo movimento e i nervi a fior di pelle. Attendevano entrambi l’arrivo di quel mostro, allarmati dalle grida lontane e dai fruscii sinistri che, ogni tanto, giungevano alle loro orecchie.   
Cora strinse il pugno, infastidita dalla sensazione di bruciore che sempre più spesso le pizzicava il palmo, e sospirò rumorosamente, scambiando, per un attimo, un’occhiata con Rumpel. Sembrava così sicuro di sé, padrone della situazione, come sempre.. eppure sapeva che aveva paura; un timore del tutto naturale, che almeno una volta nella vita doveva sfiorare l’animo di tutti.
Lei però sapeva che non si sarebbe arreso: aveva lottato tanto, a denti stretti, aveva sopportato per decenni quel momento, quel meraviglioso momento in cui la maledizione fosse stata spezzata, l’amore ritrovato e tutti gli amanti riuniti.

«Arriva.» la donna non poteva udirlo, ma aveva letto dalle sue labbra ciò che aveva detto. Si agitò appena nel vedere i suoi occhi guizzare impazienti da un albero all’altro, le grida disumane di una creatura che girava loro attorno e le ombre nere, grandi, che si formavano di tanto in tanto su questo o quel tronco d’albero.

Lo spettro si palesò di fronte a loro con un grido quasi assordente. Quasi fosse sicuro della sua potenza e della sua invincibilità, fissava Cora immobile e lei poteva quasi vederlo sorridere, nonostante non avesse volto. Fluttuò davanti a lei per qualche istante, si avvicinò, e senza quasi preavviso spalancò quella che doveva essere la sua bocca.
Cora si sentiva paralizzata, si sentiva stordita ed impotente mentre quel mostro le succhiava via l’anima, i suoi ricordi, il suo potere e tutto ciò che la rappresentava; le stava strappando i sentimenti, la capacità di amare, la felicità e i momenti belli. Ancora pochi istanti e, sentiva, sarebbe diventata solo un guscio vuoto privo di vita.

Fu esattamente in quell’istante che le sue palpebre, sbattendo, cancellarono ogni traccia di offuscamento dai suoi occhi, come se non fosse mai successo niente, come se lo spettro non si fosse mai avvicinato a lei; di quell’incontro non restava solo che una sensazione di estrema debolezza. Vedeva il mantello nero del mostro, lacerato, fluttuare davanti a lei, dandole le spalle, mentre, più in là, Rumpel tentava faticosamente di comandarlo con il medaglione stretto nella mano guantata.

Lo invocò, tante volte, ma era come se fosse sordo ad ogni richiamo. O forse era la sua voce, troppo flebile perché lui potesse udirla?

Gold lottava con ogni sua forza per riuscire a sovrastare la fame centenaria del mostro, combatteva contro la sua potenza, forse pari alla sua. Muoveva il medaglione, lo stringeva per attingere alla grande magi che lo impregnava, desiderava strenuamente di imprigionarlo; fece appello ad ogni sua emozione più potente dall’amore per Cora, alla volontà di proteggerla, alla paura che quel mostro suscitava in lui. Tutto doveva essergli utile.. soprattutto la paura.            
Era la paura, dopotutto, che creava gli eroi.

Strinse i denti, raccogliendo tutta l’energia accumulata prima nel petto poi, attraverso il braccio, fino alla mano che reggeva il medaglione bronzeo. Contò, a lungo, gli occhi fissi sulla creatura. Voleva fuggire, lo sentiva, eppure non poteva.. lui teneva lo spettro in pugno. Sorrise, spietato, respirando a fatica mentre l’immagine dello spettro catturato si formava nella sua mente e, istante dopo istante, diveniva realtà.

Cadde a terra, incapace di reggersi in piedi con il solo aiuto del bastone e, con sorpresa, osservò il medaglione disintegrarsi nel proprio palmo, divenendo una sottile polvere nera come la pece.

═♡══════

Zelena balzò giù dalla scopa con un movimento elegante ed agile. Aveva atteso che i due si fossero ripresi dalla loro prova e che si fossero allontanati, patetici, con i loro sguardi innamorati e le mani intrecciate, per calpestare il luogo del crimine.

Osservò ogni stelo d’erba e, trovato il mucchio di cenere, la ricompose con un veloce gesto della mano. Aveva fatto in modo che, una volta compiuto ciò che c’era da compiere, quell’oggetto divenisse polvere, sembrasse distrutto e inutile.. ma non era superfluo per lei. Lo prese delicatamente tra le mani, i guanti neri che le arrivavano all’altezza del gomito a proteggere la sua pelle candida da inattesi marchi.
Sorrise beffardamente     
«Quale coraggio.»

   
 
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