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Autore: CossNiehaus    12/01/2016    1 recensioni
Questa è la storia di una ragazza sopravvissuta al terribile Attacco Atomico Mondiale avvenuto nel 2049.
Ha un'unico obbiettivo: trovare i superstiti dell'attentato e portare giustizia, scoprendo chi ha provocato tale carneficina.
Tra mille peripezie farà conoscenze a lei veramente speciali, e certe completamente sgradevoli. Ma sarà questo a renderla l'eroina che (forse) porterà pace e serenità sulla Terra.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Inserii le chiavi nel blocchetto d'accensione della mia Range Rover e le girai, accendendola. Rilasciai la frizione dolcemente e contemporaneamente spinsi sull'acceleratore per dirigermi verso l'ignoto. Chiusi gli occhi e presi un respiro profondo per poi rilasciarlo, facendogli portare tutte le preoccupazioni lontane da me. Riaprii gli occhi, posizionai una mano sulla manopola delle marce e l'altra la ferrai saldamente al volante. Rilasciai tutta la frizione e partii.

Il fuoristrada aveva poco meno di metà serbatoio, e dovevo assolutamente trovare un distributore, il prima possibile. Presa dalla preoccupazione di essere abbandonata dall'unico mezzo che mi permetteva di spostarmi, provai a distrarmi vedendo se la radio funzionava.

Effettivamente non mi ero mai chiesta se, oltre che alle reti telefoniche e ad internet, pure le radio erano state interrotte.

Dopo qualche colpetto sul dispositivo questo partì. Si sentiva un ronzio tipico di una radio fuori segnale. Mi fece tornare in mente quell'inverno dove mia cugina Emily volle portarmi ad un parco divertimenti, ma ci ritrovammo sperdute in mezzo al nulla, dove non c'era alcun segnale e la radio emetteva lo stesso lamentio.

La spensi, rassegnata dall'idea che avrei dovuto subirmi ore ed ore in macchina con nemmeno l'ombra di qualche nota musicale. E posso giurare che mi sarei ascoltata anche il gruppo musicale più rivoltante al mondo, pur di far tacere il silenzio.

Queste furono le mie prime tre emozioni dopo tanti mesi: paura, voglia di ascoltare un po' muscia e rabbia, tanta rabbia, perchè non potevo farlo.

Prima dell'Attacco Atomico Mondiale non passava giorno dove non ascoltavo anche solo un paio di canzoni. La musica per me era vita, speranza, un modo ben riuscito per farmi staccare anche solo per tre minuti e mezzo dall'ansia pre esame che caratterizzava la mia vita da universitaria. Non volevo e non potevo permettermi di andare fuori corso, io venivo da una famiglia non del tutto adagiata, e i miei genitori avevano fatto i salti mortali per assicurarmi un fondo monetario adeguato per sostenere i miei anni di studio e specializzazione. Quei soldi erano frutto di anni di sacrifici e rinunce, uno ad uno, e meritavano di essere utilizzati nel migliore dei modi.

Ricordo che quando venni a conoscenza del buon esito del mio test d'ingresso di medicina svenni dalla felicità tra le braccia di mio padre, e una volta riacquistati i sensi feci una promessa a lui e a mia madre. Quando sarei diventata medico, nello specifico chirurga, avrei regalato loro la vita adagiata che si erano privati per me.

La mia promessa era ancora valida, anche se la mia famiglia non c'era più. Avrei lottato con tutta me stessa per portare alle persone un lieto fine, e la giustizia che ognuno di essi meritava di avere.

Presi questo giuramento con grande responsabilità, ne valeva la mia stessa vita.

Presa dai miei pensieri mi ritrovai nei pressi di Richmond, a circa due ore dalla capitale. La macchina era ormai agli sgoccioli e l'ansia si impossessò di me. Ed ecco la quarta sensazione, il peggior nemico dell'uomo: l'ansia.

E l'ansia si sà, va a braccetto con le paranoie che tengono in borsa il panico. E se la borsa si rompe è difficile aggiustarla a dovere.

Si fermò. La mia Range Rover percorse fino all'ultimo centimetro che le era stato permesso fare. Presa dalla rabbia sbattei un pugno deciso sul cruscotto, sbloccando l'airbag che mi proiettò sul sedile. Chiusi istintivamente gli occhi, strizzandoli più che potevo, come se la forza che impiegavo per serrarli più era intensa e più mi avrebbe protetta.

Quell'evento mi fece ritornare a qualche giorno prima, quando ero ancora priva di qualsiasi sentimento, perchè mi ricordò il momento in cui l'onda d'urto della bomba mi scaraventò inaspettatamente, tanto quanto quell'airbag, contro il muro.

Scesi dall'automobile e decisi di continuare a piedi, nel giro di poco sarei arrivata a Richmond e avrei di sicuro trovato un'altra automobile. O almeno, lo speravo con tutta me stessa. E ecco una quinta sensazione: la speranza.

 

Era da quando avevo dodici anni che non vedevo Richmond. Nonostante la devastazione che la rase al suolo riuscii comunque a riconoscere certi luoghi e quindi ad orientarmi.

Da lontano scorsi il vecchio orfanatrofio di Sant' Agata, famoso perchè un giorno ci fece visita il Papa. Non ricordo quale, se c'era una cosa che non m'interessava erano le religioni e tutto ciò che ci girava attorno.

Cercai prima di tutto delle provviste di acqua, perchè la mia stava per terminare, e non sarei stata certa di trovarne nelle città sucessive.

In circa un ora trovai solamente una bottiglia di Chardonnay e due litri di acqua. Presi il ritrovamento del vino come un'invito spudorato ad ubriacarmi, e forse lo avrei accettato. Poco dopo trovai anche dei medicinali, mi sarebbero serviti in caso di necessità.

Dopo aver bevuto qualche sorso d'acqua mi sentii subito rigenerata; decisi quindi di andare alla ricerca di un'automobile.

Quando trovai la bottiglia di vino notai poco distante una bicicletta integra. Non lo sò il perchè, ma mi venne in mente una persona alticcia pedalare a zig zag per la strada. Un tempo questo pensiero mi avrebbe fatto ridere, ero molto stupida. Ma prima che ciò potesse accadere i miei pensieri conclusero la scena con l'immagine della bomba cadere sulla città, e della povera persona venire cancellata dall'esistenza. Maledissi me stessa, per non essere stata in grado di guardare avanti dopo tutto quel tempo.

Presi la bicibletta e pedalai alla ricerca di un mezzo. Non dimenticavo mai la mia missione, quindi ad ogni 500 metri circa urlavo più che potevo, per farmi sentire da qualche essere vivente.

Presi un forte spavento quando udii un suono provenire dall'interno di un negozio. Mi fermai di colpo e rimasi a guardarlo fissa. Dopo qualche secondo urlai nuovamente se qualcuno riusciva a sentirmi, che ero venuta in pace e di darmi un qualsiasi segno.

Subito dopo udii un altro suono, simile ad un lamentio, sofferente.

Capii che era vero ciò che sentii; scesi dunque di fretta e furia dalla bicicletta e corsi verso l'entrata. Nel farlo provai una forte fitta alla gamba. L'osso si era sistemato, ma non era del tutto riparato, quindi spesso e volentieri di faceva sentire.

Ignorai i miei dolori ed entrai nel negozio.







Note dell'autrice:

Ed ecco qua il secondo capitolo, spero vivamente di avervi fatto sorgere un po' di suspance e voglia di scoprire il prossimo capitolo, dove vi avviso che ci sarà una tenera sorpresa.

Coss_

   
 
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