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Autore: IntoxicaVampire    13/01/2016    1 recensioni
«Ma... come fai?» gli chiesi, annebbiata da quel tepore. «Non fa male». Fissai il fuoco, che era basso e di un colore rosso intenso.
«Non ti farei mai del male, Rosalie».
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Alla Sky High, scuola per giovani aspiranti supereroi, Rosalie Frozehart, "Freeze Girl" con il potere del ghiaccio, è da sempre innamorata di Warren Peace, il ragazzo con il potere del fuoco. Ma Ghiaccio e Fuoco sono due Elementi opposti per natura, possono essi convivere senza distruggersi l'un l'altro? Il loro amore così contrastato potrà realizzarsi? Entrambi soffrono eppure è così difficile resistere a un amore reciproco così intenso...
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Warren Peace
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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14. Privilegi


Quando entrammo al bar quasi schiattai da quanto pieno era. Visto così sembrava una scatoletta di sardine.

Il dettaglio che più attirò la nostra attenzione, però, fu l'arredamento: era uno spettacolo.

«A saperlo prima mi portavo la Reflex!» udii Scarlett esclamare. «Bah non importa, tanto non sono comunque dell'umore adatto...»

Anch'io ero incantata. Quel posto era una meraviglia. Il soffitto e il pavimento erano a specchio, così si creava un'illusione di riflessi ripetuti all'infinito, e tutta la mobilia era in stile barocco, con le rifiniture dorate. Il Napoleon era uno dei locali più rinomati, di gran classe; ne avevo sempre sentito parlare ma non avevo mai avuto l'occasione di andarci, appunto perché trovare posto era impresa pressoché impossibile.

Amber però sorrideva.

«Ah, ma lei ovviamente ha il tavolo riservato, vero?» la prese in giro Scarlett, indicandola, senza che lei sentisse. (Perché, non si può avere un tavolo riservato? - direte voi. Ma dai! Quando mai uno riserva un tavolo al bar per merenda?!?)

Commentai: «Vuoi vedere che adesso ci dice che il gestore –che naturalmente è suo amico- le ha tenuto un tavolo libero solo perché era lei?». Sì perché lei era la vip, no, che aveva amici dappertutto e conosceva tutta la gente importante.

In effetti Amber poi ci disse proprio questo, vantandosi e confermando la mia teoria. Dovetti trattenere Scarlett perché non andasse a sbranarla.

Ci dirigemmo verso un grande tavolo circolare, l'unico libero nel locale, e ci sedemmo intorno. La disposizione dei posti era questa: Penny, Gwen, Amber, Audrey e Alison (le sue due amiche bau che la seguivano come cagnolini), Speed, Lash, Joe, Scarlett e io.

Ordinammo delle bibite al cameriere, dopo che Amber lo ebbe salutato molto calorosamente, e proprio quando ce le aveva portate e le stava appoggiando davanti ad ognuno di noi, Scarlett mi annunciò, leggendomi un messaggio sul suo cellulare: «Britney verrebbe qua, dopo. Cosa le dico?». Diede un'occhiata ad Amber, Alison e Audrey.

«Bah, dille che noi saremmo contenti di averla con noi ma che deve sorbirsi le tre oche là, però.»

«Ok. È lecito.»

Britney arrivò dopo circa cinque minuti. Come aveva fatto ad essere così veloce?!

«Che, avevi fretta per caso?» rise Scarlett.

«No è che ero qua in giro...» rispose Britney. Poi la osservò per un minuto. «Scarlett ti piace l'azzurro?»

Ska si guardò e vide che Converse, maglia, sciarpa (accessorio senza il quale lei non viveva senza, anche in estate), orecchini, smalto e perfino orologio erano tutti azzurri. E anche il suo Eastpak. Scosse la testa. «No! Mi fa proprio schifo!» disse ironica. L'azzurro era il suo colore preferito.

Ridemmo e Britney si sedette con noi, vicino a me. Mentre giocherellavo con i pendagli del mio cellulare, lei notò le mie unghie, che erano sempre state oggetto d'invidia da parte delle altre ragazze e ricettrici di un sacco di complimenti. Le tenevo lunghe, cosa che mi era possibile perché erano dure e non si spezzavano, e quando avevo tempo mi piaceva fare dei nail art particolari. La mia collezione di smalti era da paura, ne avevo più di cento!

«Oddio che unghie!» esclamò Britney affascinata, avvicinando la mia mano ai suoi occhi. Le osservò attentamente, sentendo se erano vere, poi mi guardò. «Ma sono tue??»

«Sì» risposi. Ormai non contavo più tutte le volte che mi era stata rivolta quella domanda. Quel giorno avevo lo smalto rosa brillantinato, senza disegni però.

«Ma come fai ad averle così lunghe???»

Ridacchiai. Sempre le solite domande da parte di tutti. «Mah, lascio che crescano...»

Mi lasciò la mano. «Che fortuna! A me si spezzano sempre! Poi ho il bruttissimo vizio di mangiarle!»

«Se vuoi una volta ti faccio un nail art» le proposi.

Penny richiamò l'attenzione di tutti.

«Voi cosa prendete? Io pensavo che era carino mangiare delle pastine» propose.

Ska disse: «Io in realtà volevo un tramezzino! Ma anche un biscotto!»

«Ehi tu, biscottifera» ridacchiai io. Scarlett avrebbe potuto vivere di soli biscotti.

Il cameriere ritornò per chiederci cosa desideravamo. Ognuno scelse qualcosa e il ragazzo se ne andò. Ognuno tranne me.

Infatti quando le merende ci furono distribuite sul tavolo, Gwen, vedendo che ero l'unica con solo il tè, mi domandò: «Rosalie ma tu non prendi niente?»

Tutti mi guardarono, attendendo una mia risposta.

Presi un respiro. «Sono a dieta» dichiarai, con voce solenne.

Ska mi spinse il braccio. «Ma a dieta cosa!!» esclamò. Prese un tòcco del suo tramezzino e me lo ficcò in bocca. «Toh, magna qua».

Risi a bocca piena, mentre Scarlett si gustava anche la sua pastina a biscotto, quella con la marmellata in mezzo. Secondo me pastina più tramezzino (più l'immancabile tè alla pesca) era un po' un misiotto, ma se era contenta lei allora andava bene.

 

Ero convinta che per quel martedì Amber avesse dato la sua dose di stronzaggine giornaliera, ma ahimè mi sbagliavo.

Poco dopo, quando Joe che era seduto vicino a Lash e Speed stava parlando con loro dell'ultimo videogioco di Assasin's Creed appena uscito, entrò nel bar un gruppo di ragazzi che si diresse a un tavolo un po' più in là del nostro.

Britney aveva adocchiato uno di questi ragazzi che le passò di fianco. Sembrava particolarmente interessante.

«Com'è?» le chiesi. «Carino?»

«Mmm... sì dai, diciamo riciclabile.»

«Ah beh, allora non era messo tanto bene!» disse Scarlett. Ridemmo.

Osservai meglio il ragazzo, che ora si era appoggiato al bancone e stava parlando con il nostro cameriere, probabilmente suo amico, quando mi venne un dubbio.

«Ska... ehi, Ska...» la chiamai col gomito e le indicai il ragazzo «Quello lì lo conosciamo? Mi sembra di averlo già visto da qualche parte».

«Quale?»

«Quello lì appoggiato al bancone.»

Lei, che da distante ci vedeva meglio di me, lo squadrò e poi esclamò piano: «Sì! Quello è Matt!»

«Matt?»

«Sì! Te lo ricordi? Quello che si gasava sempre e che alla festa di Capodanno al Disco Palace ci aveva provato sia con me che con te!»

Ah, ma certo! «Sì adesso sì che mi ricordo! Ah ma è simpatico! Dai andiamo a salutarlo!»

Ci alzammo in piedi e lo raggiungemmo al bancone.

Gli toccai una spalla. «Ciao Matt, ti ricordi di noi?»

Si girò e si aprì in un gran sorriso. «Ehilà guarda chi si vede!»

Ci abbracciò.

«Dove sei stato tutto questo tempo? Bazzicavi sempre qua in giro, poi sei sparito!» osservò Scarlett.

«Eh» sospirò «Non ho più tanto tempo da perdere! Ho grandi progetti da realizzare!»

«Ah sì?» chiesi io, prendendolo un po' in giro. Probabilmente si stava solo gasando per niente un'altra volta.

«Sì sì, e questa volta dico sul serio! Sono entrato in politica, sapete!»

«Ah, ecco perché sta andando a scatafascio!» lo derise Scarlett. Matt si offese per finta e poi ridemmo assieme.

«Ma come mai?» chiesi io, cercando di dargli un po' di soddisfazione, mostrandogli curiosità sui suoi grandi progetti che avrebbero rivoluzionato l'umanità.

«Perché credo che i Super debbano avere privilegi in più rispetto alle altre persone normali».

Ecco cosa non mi era mai piaciuto di lui. Aveva lasciato la Sky High tipo due anni fa per andare a lavorare ed era sempre stato razzista sul fronte Super e non. Tante volte era stato ripreso per questa sua mentalità chiusa.

Comunque feci finta di niente. «Beh hai ragione, però questo non comporta la sottomissione!»

Matt fece un gesto con la mano. «Sì sì. Ma io e un mio amico, non so se conoscete Jason... vabbè, io e lui stiamo cercando di entrare nel partito del Powerraising per vedere cosa si può fare per farlo salire al potere.»

Lo stavo ascoltando a malapena. Io di politica ne sapevo ben poco.

Diedi un'occhiata veloce a Scarlett e vidi che si era fatta pensierosa. Aveva un'ombra di preoccupazione in viso.

«Piuttosto» fece Matt poco dopo, come se non avesse appena dichiarato di voler conquistare il mondo «quella seduta al vostro tavolo vicino ad Amber è la Grayson?»

Annuimmo. «Sì, perché?»

«No, è carina. Jason mi aveva chiesto di lei dopo che gliene avevo parlato. Secondo voi ha voglia di fare due chiacchiere con me?»

Scarlett sorrise. «Perché no? E poi sia io che Rosalie siamo impegnate». Mi rivolse un occhiolino e una gomitata ammiccante.

«Ah sì?» si incuriosì Matt.

«Sì, beh, io sono con Joe e fin qua penso ci fossi arrivato. Ma indovina con chi è inciucciata Rosalie?»

Ridacchiai: «Cos'è, il termine tecnico?»

Ska mi fece l'occhiolino.

Matt mi guardò. «Non dirmi che ti sei messa con Warren Peace!»

Sgranai gli occhi. «Come hai fatto ad indovinare?!»

Ghignò. «Non sapevi che siamo amici? A volte ti nominava e dai pettegolezzi che giravano ero venuto a sapere che anche tu ci andavi dietro».

Ma quindi era una cosa già nota tempo addietro! Oh Signùr!

Arrossii. «Spero che fra non troppo tempo diventi più che un semplice inciucciamento! Ehi ma perché sto raccontando 'ste robe a te? Bah, ti mando qua Gwen che è meglio! Ah, a proposito: lei è single quindi vai tranquillo!»

Ridacchiammo e lo salutammo, dicendo a Gwen che "il ragazzo al bancone ti vuole conoscere. Scialla, è simpatico. Si chiama Matt".

Ci sedemmo di nuovo ai nostri posti, guardando Gwen che chiacchierava tranquillamente col nostro amico, quando Amber non se ne stette più zitta e cominciò a scassare le balle. Penny era al bagno, quindi non poté assistere alla scena.

Amber cominciò. «Scusatemi sapete, ma come fate a conoscere Matt? No perché ho sentito che avete detto che ci aveva provato con voi... ops, forse non dovevo dirlo davanti a Joe e Lash!»

Lash mi guardò, poi guardò Amber. «Perché scusa? A me cosa dovrebbe importare? Rosalie può farsi la vita che vuole, io cosa c'entro?»

Joe sorrise: era palese che si trovava pienamente d'accordo con ciò che aveva detto Lash. Caro Lash.

Amber si trovò un po' in difficoltà con questa resistenza mostratasi, ma durò poco. «Beh Rosalie, tu hai già Warren, dovresti accontentarti. Anche perché se non ti va bene sappi che ci sono un sacco di ragazze che gli muoiono dietro, quindi sarebbe lecito che tu lasciassi a loro il posto! Oh, forse non dovevo dire neanche questo, di fronte a Lash!»

Speed a quel punto intervenne, alzandosi in piedi. «Scusa Amber, ma stai dicendo una cazzata dietro l'altra. Tu non parli così con il mio amico!»

«Infatti. Solo perché sei una ragazza, e solo perché sei amica di Gwen e Penny a cui vogliamo veramente bene, non ti picchiamo, sennò te lo meriteresti in pieno! Basta, me ne vado.» aggiunse Lash, uscendo dalla panchina insieme a Speed.

Lash mi guardò un attimo, un po' rattristato, e mi disse: «Rose non ti preoccupare, puoi fare quello che vuoi. Basta che stai distante da Amber perché è una puttana». Quindi se ne andò insieme al suo amico.

Adesso sì che ero incazzata. Guardai Amber, che aveva un brutto ghigno stampato in faccia, e le dissi: «Sì, hai davvero superato i limiti. Me ne vado anch'io. Ciao.»

Io e i miei due amici pagammo il conto e uscimmo dal locale prima di tirare su un casino.

 

Alla terza ora del giorno dopo ero ancora in coma. La sera prima non ero riuscita a dormire bene, forse perché ero ancora scazzata per la storia di Amber.

Ma non era quello il vero motivo. Sapevo che mi mancava qualcosa, come se stessi aspettando un evento che ci metteva troppo tempo ad arrivare. Non era la prima volta che succedeva, anzi, era una situazione che conoscevo fin troppo bene.

No, avevo bisogno di una novità.

Warren si alzò dal suo banco, mentre la campanella della ricreazione suonava e il professor Medulla usciva dal laboratorio. Warren, avvicinandosi a me, prese la sedia del banco a fianco e ci si sedette al contrario.

Alzai la testa dalla mia mano, mi girai verso di lui e incrociai le braccia sul banco per poi appoggiarvi il capo.

Warren mi chiese: «Ehi, hai preso appunti per caso?»

Non so se mi prendeva in giro o cosa (io lì un po' viva e tre quarti morta, che non volevo far altro che dormire, e lui che mi parlava di scuola), ma sembrava serio perciò completamente assonnata gli risposi: «No, ho praticamente dormito tutta la lezione». Girai la testa dall'altra parte.

Ci fu un attimo di silenzio.

«Ma sei bipolare?»

«Che?!» gli chiesi intontita. «Che cavolo vuol dire, scusa?!»

«Che cambi umore facilmente. Un giorno sei tutta euforica e il giorno dopo totalmente depressa».

«Senti chi parla». Feci una smorfia.

«Doppia personalità?» mi chiese con un sorriso fra il tenero e il divertito.

Ci pensai e alla fine mi toccò dargli ragione. «Sì. Mi adatto alle persone che ho intorno, e a seconda dei loro livelli di insanità mentale adeguo il mio livello di esuberanza.»

Una risata riuscii a strappargliela.

Mi tirai su a sedere un po' meglio, ma sempre svogliatamente. «Comunque come mai vuoi gli appunti? È una cazzata l'argomento che stiamo facendo, e poi sul libro c'è tutto.»

Sembrava offeso. Poi però mi disse, sconsolato: «Io... non so, ho un'idea. Sai, io non ci capisco molto di Scienza Pazza, è come arabo per me». Alzai lo sguardo, lui continuò. «Pensavo... ehi, non offenderti... ma visto che non sei molto brava in Educazione Fisica e che non sai arrampicarti...»

Lo interruppi, più sconsolata di lui: «Sì, è vero... e Boomer ci ha detto che quest'anno non si scherza più e che CI ANDRÀ GIÙ PESANTE!». Dissi l'ultima frase tuonando, come faceva il prof con il suo superpotere.

Warren ridacchiò. «Ebbene, io invece me la sono sempre cavata bene in ginnastica, e so che tu sei molto brava in Scienza».

Feci un gesto con la mano, dandomi delle arie. «Beh sì certo, questo è ovvio» ridacchiai, scherzando. «Eh, e quindi?»

Mi guardò come se fossi una perfetta idiota. Quasi aveva stampato in fronte: "Ma oh, non ci sei ancora arrivata?!". Perciò, visto che io avevo i neuroni ancora a dormire e il cervello ormai in vacanza, mi spiegò: «Beh, potremmo studiare insieme, no? Non so, qualcosa del genere... tipo qualche volta io vengo a casa tua e tu vieni a casa mia...»

L'idea di incontrarci già mi piaceva più del dovuto. «Continua», lo incitai.

Un sorriso si stava distendendo in contemporanea su entrambe le nostre bocche.

«Così tu mi potresti aiutare in Scienze e in cambio io ti faccio fare un po' di esercizio fisico».

Esercizio fisico? Se avesse saputo a quale esercizio fisico stavo pensando, credo sarebbe scappato a gambe levate.

Probabilmente dovevo avere un'espressione sogghignante del tipo che mi era appena venuta un'idea malvagia, perché aggiunse lentamente: «Tipo la verticale, addominali... cose così, insomma.»

«E soprattutto flessioni che la forza sulle braccia è una delle poche cose che, modestamente, mi manca» gongolai vanitosa.

«Hey, Miss Vanity» ridacchiò Warren.

Non so bene perché, ma quell'ultimo epiteto che mi attribuì mi fece sorridere più del dovuto e mi rallegrò particolarmente. Mah...

Quando suonò la campanella dell'ora successiva, che era di Filosofia, salutai Warren promettendogli che ci saremmo ritrovati in mensa e mi diressi con Scarlett ed Ashley in classe. Mi fermai sulla porta e vicino agli armadietti vidi Warren passare davanti a Joe, e si fulminarono a vicenda.

Entrai in classe a passo di carica e sbattei la cartella sopra il mio banco.

Ashley non ci fece troppo caso, era intenta a scrivere una lista di non so cosa. Ska invece mi guardò e mi chiese: «Cosa c'è?»

Io le risposi, scazzata: «Senti, mi son rotta. Dimmi perché hanno litigato.»

Scarlett si morse le labbra, si guardò in giro e poi prese un foglio di carta e cominciò a scrivere.

Intanto la professoressa entrò in classe e cominciò a spiegare.

Dopo circa dieci minuti, vidi Ska, che era seduta di fianco a me, strappare un pezzo dal foglio e schiaffarmelo sopra il banco, proprio davanti alla mia visuale. Lo presi in mano.

Sgranai dagli occhi. «Dove l'hai trovato?!» le chiesi sbalordita. Sul biglietto c'era trascritto esattamente tutto il dialogo completo di Joe e Warren della loro litigata.

Ska mi rispose con voce e sguardo lugubre. «Gliel'ho cavato dalle cervellaaaa...!» ululò teatrale. La guardai terrorizzata.

Cominciai a leggere, e mi scandalizzai sempre di più a ogni riga che mi scorreva sotto gli occhi. Avevo un groppo dentro.

 

Perché Warren e Joe hanno litigato, mi chiedi?
Ebbene. Ecco il perché. Warren era geloso della relazione fra te e Joe. Cioè non capiva bene quale fosse la sua posizione, se era interessato a te o se ti considerava solo un'amica, perché con te era sempre troppo espansivo o invadente. Cioè non so bene cosa intendesse... forse che tipo vi abbracciate, vi date baci sulla guancia, queste robe qua.
Comunque, questo è il loro dialogo esatto (voglio un biscotto come ricompensa):

Joe: Di cosa cavolo sei geloso, lei non è tua! Non ti appartiene!
Warren: Lo sai che mi piace!
Joe: E allora mettetevi insieme!
W: Non è mica così semplice, sai?!
Joe: E invece sì! Se solo tu leggessi tra le righe, lei è pazza di te!
W (spiazzato): ...Davvero?
J: Non dirmi che non te ne sei mai accorto. Cosa credevi, che lei stesse sempre lì a fissarti perché aveva paura di te? Non hai capito un cazzo. Avresti dovuto capirlo da subito. Ti guarda nello stesso modo in cui tu guardi lei. Innamorata persa.
W: Quindi questo peggiora le cose. Non cambia assolutamente il mio giudizio sulle tue azioni. Anzi, lo peggiora!
J: Ascolta... ma si può sapere che ho fatto a te?!
W: A me?! A me niente! È con Rosalie che ti comporti in modo ambiguo! Non riesco a capire le tue intenzioni. Sei troppo invadente. Siete solo amici, o c'è qualcosa di più?!
Joe: Ma ti senti?? Stai sparando una cazzata dietro l'altra. Ti credevo più intelligente, caro il mio Warren Peace, ma se parli così sei solo un idiota.
W: Qui di idioti ce n'è solo uno, e sei tu. E comunque non è tutto: la prendi sempre in giro. Forse tu non te ne accorgi, ma alcune volte ci rimane davvero male!
J: Sentilo! Parla quello con due fette di salame sugli occhi!
W: Ma stai zitto.
J: E comunque, visto che la sai tanto lunga, lo faccio solo perché è la mia migliore amica, non con interesse! Lo vuoi capire?! Sto facendo questo per farti aprire gli occhi! Pensi che ormai io non ne abbia le scatole piene, di sentire sempre i tuoi sentimenti di frustrazione?!
W: Di chi stiamo parlando, di Rosalie o di te?! Perché sei sempre così egocentrico...!!!
J: No, qui il problema sei tu, bello. Stai tirando su un casino per niente. Vedi di darti una calmata. E comunque non ho più niente da dirti. Sono affari miei e a te non te ne deve importare.
(si gira e se ne va)
(Warren è incazzato e poi se ne va anche lui)


E adesso non sapevo più come comportarmi n'è con uno né con l'altro.
 

************


Oh no. Il pranzo. Avevo promesso a Warren che mi sarei seduta vicino a lui.

E adesso come facevo? Dopo aver saputo tutto in un colpo come lui la pensava su di me, non sapevo se avrei avuto il coraggio di presentarmi al suo cospetto. Risi di me stessa. Sembrava che dovessi venire ricevuta dal re, se non dall'imperatore.

Alla fine decisi di fare finta di niente. In fondo, lui non sapeva che io ero a conoscenza della sua conversazione con Joe. Quindi, assoluta indifferenza. Anzi, arrivai al tavolo col vassoio in mano canticchiando.

«Ciao, Miss Bipolar.»

«Ciao, Signore dei Soprannomi.» Siccome anche "Miss Bipolar" mi rallegrò particolarmente, gli dissi sospettosa: «Tu sai qualcosa che io non so».

Lui annuì con aria di superiorità. «Eh, sì, io so tante cose che tu non sai, cara la mia bambina».

Sorrisi, divertita dal suo fare così diverso dal solito. Forse dovevo preoccuparmi, ma lasciai perdere.

Alla fine decidemmo che il pomeriggio di venerdì ci saremmo trovati a casa mia subito dopo la scuola.

Così passai tutto il resto della settimana ad aspettare quel momento.

 

Quando entrò a casa mia, la prima cosa che disse fu: «Aaaaah, quanto mi mancava il tuo megaschermo da quarantasei pollici!»

«Cinquanta», lo corressi, come se lo avesse offeso.

«Vabbè, uno in più, uno in meno, il concetto è sempre quello.»

«Lo sapevi che si vede anche in 3D?» gli annunciai entusiasta.

«Forte» sorrise. «Allora il prossimo film vengo a vederlo qui da te, così ci guadagno molte cose». Mi fece l'occhiolino. Appoggiammo le nostre cartelle vicino alla porta e ci sedemmo sul divano.

Mi ero seduta tante volte vicino a lui, prima di quel momento, ma stavolta fu un po' diverso. Era a casa mia, sul mio divano, senza nessunissima fretta di doversi muovere da lì. Avevamo tutto il tempo che volevamo a nostra disposizione e dovevo sfruttarlo al meglio. O almeno non dovevo rovinare quell'occasione con una delle mie stupide cavolate. Ogni minuto era prezioso.

Parlammo un po' dei film che ci piacevano, e gli raccontai che avevo visto un solo film horror nella mia vita (cioè Silent Hill) e che ne ero rimasta completamente terrorizzata, quindi assolutamente niente horror per me. Gli raccontai anche di una volta che ero andata al cinema con Joe e che lui si era quasi strozzato con un popcorn da quanto stava ridendo. Ma non appena nominai il mio migliore amico, Warren si incupì.

Capii il perché e subito mi pentii di aver tirato fuori quell'argomento delicato. Però volevo anche parlargliene perché mi faceva star male, quindi mi avvicinai di più a lui e misi una mia mano sopra le sue.

«Warren, ti prego... ci soffro molto per questa cosa, non mi piace vedere i due ragazzi a cui voglio più bene in assoluto che ogni volta che si vedono vorrebbero sbranarsi. O quasi. Per favore. Lo sai com'è Joe, non è mai lui a chiedere scusa per primo, ma se lo fai tu poi lo fa anche lui. Anche se non so la causa del litigio» mentii «e non voglio obbligarti a dirmela... non potreste cercare di trovare un compromesso?».

Fece una smorfia, girandosi dall'altra parte, poi sostenne il mio sguardo implorante e mi strinse le mani nelle sue. «Va bene, Rosalie, te lo prometto. Ma solo perché me lo chiedi tu.»

A quel punto mi venne da abbracciarlo. E lo feci. Fu una cosa così, spontanea davvero. Gli misi le braccia attorno al collo, commossa dalle sue parole. Warren non disse nulla ma mi abbracciò di rimando.

Quando sciolsi il nostro abbraccio, avevo un gran sorriso sulle labbra. Gli dissi: «Ora però è meglio se ci mettiamo a studiare».

Lui concordò, così prendemmo le nostre cartelle e ci armammo di libri e matite.

E così alla fine Warren era super contento perché Scienza Pazza per lui ora era passata da arabo a tedesco, e lui il tedesco lo sapeva bene perché lo studiava a scuola.

  
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