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Autore: mjay    16/01/2016    4 recensioni
« Verrà il tempo
in cui il figlio combatterà il padre,
fratello combatterà fratello,
sangue verrà versato,
arriverà il caos e poi il nulla,
ed il mondo finirà nel ghiaccio e nel fuoco ».

Duecento anni sono passati dalla caduta di Galbatorix, ma ad Est l' ombra di una nuova minaccia sta crescendo.
Alagaesia è chiamata alle armi, nuove e vecchie conoscenze dovranno stringere un' alleanza per proteggere ancora una volta la pace e la stabilità duramente conquistate secoli prima.
***
Anche il capitolo 05 è stato corretto, presto arriverà il capitolo 06, il tempo di decidere come affrontare determinati passaggi e sarà online!
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Castigo, Murtagh, Nuovo Personaggio | Coppie: Eragon/Arya
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 03 # Spezzata

NdA: Il capitolo è stato riscritto e ricaricato. Nei prossimi giorni toccherà al prossimo!
Auguro a tutti buona lettura!
Che la vostra spada possa essere sempre affilata!


NOTE INTRODUTTIVE

GENERE
 

Introspettivo, Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra. 
RATING 
Generalmente Giallo e Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli argomenti più violenti o più "hot".
PERSONAGGI 
Murtagh Morzanson, Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orrin, gli abitanti di Ostagar ed il popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE 
Ambientata 200 anni dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina  annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE 
  • Per rimanere aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per inviarvi il link.
  • Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
  • In fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
  • Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
  • Prestavolto: Garret Hedlund as Murtagh Morzanson e Katheryn Winnick as Sigrid La Benedetta.
  • Mail 
DISCLAIMER
I personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini. Gli abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
 

Creative Commons LicenseThis work by mjay is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.


titolo



CAPITOLO III

Spezzata


Una lunga ombra si allungò nella sua coscienza, il terrore si insinuò in lei, subdolo, mentre quell'oscura presenza affondava gli artigli dentro la sua stessa anima. Il mondo intorno a lei era sparito lasciandola sola in quell'incubo. Anche la presenza rassicurante di Heidael, sempre presente in un angolo della mente, l'aveva abbandonata. C'erano solo lei, le urla, e quell'ombra.
Sigrid si ritrovò paralizzata, i muscoli si contrassero in una morsa dolorosa, persino respirare le provoca solamente altro dolore. Immagini sfocate si susseguivano nella sua testa, senza controllo, impazzite. Figure indistinte correvano ed urlavano, alcune cadevano a terra senza più rialzarsi. A terra si allargavano macchie scure, viscide, sotto la suola degli stivali. Lampi di luce cremisi tagliavano l'oscurità e poté sentire il loro calore fin sotto la pelle scorrere dentro le vene bruciandole gli organi.
Quella presenza era sempre là, in alto nel cielo, una scura macchia nera in mezzo alle fiamme vermiglie. La stava aspettando, imponente e minacciosa, pronta a divorarla.
Grida e preghiere ovattate urlate al vento accompagnavano quelle visioni, lontani ricordi di un passato non così remoto, e sotto a quelle voci, il suono del suo respiro irregolare le riempiva le orecchie, mentre rimaneva un silenzioso spettatore.
Avrebbe voluto pregare di morire, se l'avesse aiutata a trovare sollievo da quella tortura, ma scoprì di non avere più voce. La bocca era arida, prosciugata dalla saliva e dalle parole, la gola veniva graffiata da dita invisibili strette in una presa fredda e crudele intorno alla pelle del collo. Non riuscì a proferire alcun suono, anche se avrebbe voluto gridare. Ogni suo sforzo era concentrato nel tentare di prendere aria, ma quell'oscura figura nella sua mente glielo impediva, continuando a farla annaspare.
Desiderava svegliarsi da quell'incubo, ma sapeva che tutto quello che le stava accadendo era dannatamente reale e questo lo rendeva mille volte peggiore.
Le fitte alla testa divennero pungenti, credeva che l'avrebbero fatta diventare pazza se avessero continuato, l'unica cosa che riuscì a fare per trovare conforto fu stringersi le gambe al petto e posare la fronte sulle ginocchia, ripetendosi che sarebbe finita presto.
Cercò disperatamente Heidael in ogni angolo della sua mente, ma quello che trovò fu solo orrore e paura. Nella totale e più assoluta disperazione, avvertì una briciola della sua coscienza nascosta fra quelle visioni. Era debole e lontana, ma per lei fu un faro nella notte tempestosa, ci si aggrappò con tutte le forze rimastele e finalmente riuscì ad udire di nuovo la sua voce, flebile, sotto alle altre.
Eske!
Fu un balsamo, una carezza gentile, in mezzo a quel violento turbamento buio e profondo da cui non riusciva a scappare.
Heidael, oh Heidael... la gioia di averla ritrovata, di non essere più sola, le fece scordare per un breve momento tutto il resto dandole un breve momento di pace.
Sigrid segui la mia voce, concentrati solo su di me, ascolta solo me.
Aiutami,
la pregò, mentre, alle sue spalle, l'ombra allungò le ali verso di lei. La lambì, ed il dolore divenne insopportabile. Una lama di fumo, fredda e tagliente come l'acciaio, le trafisse il fianco. Rimase senza fiato nel rivivere quel bruciante dolore, ma quando abbassò lo sguardo, la pelle era ancora intatta. Imprecò a bassa voce, stringendo i denti, provando ad afferrare il suo carnefice ma le mani brancolarono nel buio afferrando l'aria.
Un contraccolpo e fu scagliata lontano, diversi piedi più indietro, scontrandosi contro i confini di quello strano mondo. Il braccio sinistro le pulsò, in preda agli spasmi, ma ancora una volta lo trovò fasciato ed illeso. La testa prese a vorticare, ed ora quello che la circondava era poco più di una macchia sfocata.
Eske! Ascoltami Eske!
Scivolò a terra, esausta, e credette che sarebbe davvero morta lì.
Non lasciarla vincere, tu sei più forte di tutto questo, segui la mia voce.
Fu con l'ultimo briciolo di forza di volontà che Sigrid si lanciò verso la coscienza di Heidael, un barlume lontano fra le ombre distorte dei ricordi.


Quando si risvegliò, fu come una doccia gelata, il suo corpo era scosso da brividi e le immagini erano ancora così vivide da farle venire la nausea.
Ma, fra la costernazione, fu sollevata di poter di nuovo sentire i raggi del sole baciarle la pelle, il fresco tocco del vento sul viso e l'erba soffice solleticarle il palmo della mano. Poco lontano da lei, una canoa con a bordo degli Elfi attraversò le acque del lago, superandola.
Chiuse gli occhi, riempiendo i polmoni d'aria fresca, beandosi di quella calma. Accanto a lei era acciambellata Heidael, si abbandonò contro le sue costole, il ritmo del respiro della dragonessa era lento e cadenzato sotto le squame. Concentrandosi su di esso, riuscì a riprendere il controllo.
Qualcosa di caldo ed umido le bagnò la guancia, lo sfiorò con la mano, era il naso del drago.
Mi hai fatto così spaventare, stavolta la crisi è durata più del solito, temevo non ti risvegliassi più, anche senza contatto mentale, chiunque avrebbe potuto cogliere la preoccupazione nella sua voce.
Sigrid rimase in silenzio, incapace di rincuorarla, conscia che Heidael aveva provato il suo stesso dolore per colpa del loro legame.
Sotto alla sua mano, la dragonessa chiuse gli occhi, strusciandovisi contro.
Erano passati sei giorni dal suo risveglio a Storskog. Sei giorni da quando erano iniziate le crisi e gli incubi.
Era iniziato tutto con frammenti di immagini, reminiscenze che tornavano alla memoria di tanto in tanto quando era ancora sveglia e provava a riportare alla mente quanto era accaduto ad Ostagar. Si era detta che forse era un buon segno, la memoria stava tornando e ne era felice. Voleva sapere contro chi o cosa avrebbe dovuto combattere una volta tornata a casa, così avrebbe potuto prepararsi.
Aveva tentato di carpire ogni dettaglio da quei flash disordinati di sequenze contorte, ma non era servito a molto, e prima che potesse scoprire qualcosa di utile erano iniziati gli incubi. Quando si stendeva nel suo giaciglio e si addormentava, si ritrovava catapultata in un mondo grigio, la cui aria le lasciava in bocca il sapore della cenere. Gli eventi che si susseguivano erano impossibili da distinguere, immersi in una foschia così densa da poterla tagliare con la lama di un coltello, ma ciò che provava mentre era lì era così vivido e reale da farla svegliare madida di sudore.
Ogni volta lo stesso sogno, notte dopo notte, ora dopo ora. Presto, non era più riuscita a trovare giovamento nel sonno, ma solo paura e rabbia, ed aveva rinunciato a dormire.
Durante il giorno si sentiva meglio, lontana da quei terribili incubi, ma un senso di oppressione si era fatto largo dentro di lei. Non poter ricordare era frustrante, la mancanza di sonno la rendeva nervosa ed essere lontana da casa la faceva sentire impotente e vulnerabile. Heidael era la sua unica roccia in mezzo a quel caos.
Le crisi erano iniziate il terzo giorno, era come rivivere quelle sensazioni spaventose ad occhi aperti. Il fiato le si accorciava, il mondo si faceva più piccolo ed opprimente mentre lei si ritrovava immersa nei suoi stessi confusi ricordi.
Si vergognava di se stessa, mai aveva lasciato che il terrore l'attanagliasse così profondamente. Persino all'alba delle battaglie che aveva combattuto non aveva mai provato quel genere di paura, ma solo un senso di eccitazione misto all'adrenalina, poiché nessun mortale ad Ostagar poteva competere contro la furia di lei ed Heidael.
O almeno così aveva creduto fino a qualche giorno prima.
Ogni giorno che passava era sempre peggio e Sigrid temeva di essere sull'orlo della pazzia. Persino un rametto spezzato la faceva trasalire, la sua mano correva all'elsa della spada pronta a fronteggiare la minaccia, solo per poi voltarsi e scoprire che era stato un cerbiatto. Schiva e nervosa, si era chiusa in solitudine rifiutando qualsiasi aiuto che non fosse quello della sua dragonessa.
Quando torneremo e ci saremo vendicate di chi ci ha ridotto così, guarirò. Nella sua mente, sentì la coscienza di Heidael farsi irrequieta a quelle parole.
E se... non ci riuscissimo? Abbiamo fallito la prima volta, chi ci dice che andrà diversamente stavolta?
Sigrid riaprì gli occhi, guardando il drago con sospetto, Cosa ti fa dubitare?
Cosa, mi chiedi? Io condivido il tuo stesso onere, le tue paure sono le mie! Così come i tuoi incubi
, ruggì di rabbia alzandosi in piedi e Sigrid si ritrovò distesa fra l' erba, mentre il drago la sovrastava in tutta la sua mole, Non ti sei ancora ripresa e già parli di vendetta, getteresti alle ortiche la tua vita così facilmente? Dovresti averne più cura! Sarò io a piangerti mentre le Valchirie canteranno il tuo nome nel Valhalla! Ricordatelo!
Se non fosse stata sicura che mai Heidael avrebbe potuto farle del male, Sigrid avrebbe temuto per la sua vita, avendo le fauci spalancate in un ringhio così vicine al suo viso da poterne sentire l'alito sulla pelle. Ma era il suo drago, erano cresciute insieme come sorelle, perciò quella rabbia furente non la spaventò. Si alzò in piedi, impettendosi, fronteggiandola.
Tu non hai fiducia in noi, tu non hai fiducia in me, sibilò attraverso la sua mente, ferita.
L'espressione del drago si addolcì mentre si ritraeva, Io ho sempre avuto fiducia in te, Eske, e sempre ne avrò. Ho solo paura.
Allora corri a nasconderti, se è quello che vuoi, ma non ti aspettare che io mi rintani come un coniglio. Combatterò con o senza di te.
Quel pensiero arrivò ad Heidael prima che potesse fermarlo, lo sdegno rovente con cui lo circondò fece ritrarre il drago per l'impetuosità. La coscienza della dragonessa si allontanò, fino ad arrivare a chiudersi del tutto, in un angolo lontano della mente di Sigrid dove non potesse raggiungerla, rinchiuso in un bozzolo di sofferenza. Heidael si alzò in volo prima che Sigrid potesse rendersi pienamente conto della gravità delle sue parole, quando si fu sollevata sopra alle fronde degli alberi fu troppo tardi per fermarla. La seguì con lo sguardo mentre si allontanava, in un silenzio che la fece rabbrividire, a qualche piede di distanza la seguiva Castigo, che la teneva d' occhio.
Di nuovo sola, non poté far altro che maledirsi per il suo dannato orgoglio e quella rabbia immotivata. Era riuscita ad allontanare l'unica cosa che l'aveva confortata in quei giorni così difficili.
Se fossero state condizioni normali, avrebbe affogato il senso di colpa in una pinta di malto attendendo il suo ritorno, almeno per non pensarci, e forse, i fumi dell'alcol avrebbero soppresso per qualche ora quegli incubi, ma a Storskog non sembravano avvezzi a questo genere di cose.
Quella foresta non aveva nulla a che fare con Ostagar, Sigrid non aveva mai visto prati e foglie così verdi, abituata a colori scuri, toni di grigio e bianco tipici dei paesaggi che caratterizzavano il suo regno. Perfino d'estate la terra poteva essere coperta da del leggero nevischio. Le uniche piante adatte ad essere coltivate in quel terreno aspro e rigido erano patate, pomodori, carote, cavoli e lattuga. Tutto quello che non riuscivano a ricavare dalla terra lo ottenevano da scambi commerciali con le terre oltre il Mare Stretto, che stanche delle loro razzie, avevano accettato di scendere a patti commerciali.
Al contrario ad Alagaësia non sembravano avere di questi problemi, il terreno era rigoglioso e fertile, quella foresta ne era una prova. Gli alberi intorno a lei erano così fitti da riuscire a malapena a distinguere qualcosa fra gli scuri tronchi ed i bassi arbusti.
Sebbene fosse sola sulle rive dello specchio d'acqua, sapeva che quell'uomo, Murtagh, era là in mezzo a tenerla d' occhio. Questo lo confermava anche la presenza del suo drago rosso, alzatosi in volo subito dopo Heidael.
Lui temeva che Sigrid partisse quando ancora non si era ripresa o che qualche sua azione potesse mettere in pericolo la tranquillità di quel luogo. Aveva continuato a dubitarne nonostante avesse accettato con riluttanza la sua ospitalità, rivelandosi non così sprovveduto da lasciare da sola lei o Heidael.
Se non fossi sicura del contrario, potrei credere che abbia già avuto a che fare con il nostro popolo.
Gli abitanti di Ostagar erano guerrieri testardi, più duri delle rocce delle loro montagne, difficilmente avrebbero cambiato idea su qualsiasi cosa se erano contrari a farlo. Per la loro natura cocciuta, era difficile trovare un compromesso e prima come loro Principessa e poi come loro Regina, lei lo sapeva bene. C' erano solo due cose che comprendevano: il rispetto e la fedeltà. Non avrebbero mai voltato le spalle a chi ritenevano degno della propria spada e del proprio scudo.
Quei pensieri la turbarono, pensare a casa dapprima la rincuorava ma subito dopo veniva sopraffatta da un'agrodolce malinconia, senza Heidael a ridere con lei di quei ricordi, ciò che rimaneva era solo nostalgia e paura dell'avvenire.
Fu a testa bassa che si avviò verso la strana casa del guaritore ricavata da un albero dove momentaneamente alloggiava.
Non dovette allontanarsi molto prima di trovare Murtagh appoggiato al tronco di un albero, intravide la punta di un incisivo mordere il labbro inferiore per la concentrazione mentre era intento a scolpire con un coltello quella che a prima vista le parve una statuina in legno.
I lunghi capelli castani gli ricadevano disordinati sulla fronte e sulle spalle larghe, indossava abiti da cacciatore di cuoio e stoffa, sembravano di manifattura elfica ma molto consumati. Nonostante i lineamenti del suo volto richiamassero gli Elfi, lui era un umano proprio come lei. Il suo aspetto non dava a credere che avesse qualche anno più di Sigrid, ma era sicura che in realtà ne avesse molti di più.
Erano i suoi occhi a tradire la sua vera età, intensi e penetranti, rivelavano saggezza ed esperienza apprese con gli anni.
Normalmente Murtagh rimaneva sempre abbastanza distante così da poterle lasciare credere di essere sola anche quando non lo era, si avvicinava solo se voleva parlarle o se lei glielo permetteva.
Così, quando lo vide, non le fu difficile capire cosa volesse.
Nonostante l'avesse salvata, era restia a confidarsi con lui di quello che le stava accadendo, ora come ora faticava a fidarsi di chiunque. La perdita di memoria e tutto ciò che ne era derivato l'aveva resa schiva nei confronti di chiunque.
« Litigato? » domanda frivola di cui lui conosceva già la risposta.
« Mi sembra evidente » tagliò corto lei, ancora innervosita per la discussione con Heidael.
Murtagh sollevò gli occhi dalla statuetta per puntarli su di lei, rigida e impaziente di finire la conversazione, in piedi di fronte a lui. Le sue iridi nere sembravano sondarle l'anima così intensamente da costringerla a distogliere lo sguardo infastidita. Dopo quello strano attacco, di cui non ricordava nulla, si sentiva più vulnerabile e questo non le piaceva.
« Temo che sui Monti Beor non abbiano sentito il ruggito di Heidael, i Nani sono un po' duri d'orecchio »
« Sono felice che il mio malumore ti metta così a tuo agio » commentò Sigrid seccata, con la chiara intenzione di andarsene.
« Non dovresti allontanarla così »la rimproverò lui, per poi indicare con la lama del coltello il punto in cui i due draghi erano volati via « Quando sarai sola, lei sarà l'unica davvero al tuo fianco,
sempre »
« Credi che non lo sappia?» mormorò adirata, più con se stessa che contro di lui, « Le devo molto, molto più di quello di cui potrò mai sdebitarmi »
Murtagh annuì, soddisfatto da quelle parole « So che non avevi intenzione di ferirla » si scostò dall'albero e le si avvicinò, la sua espressione era grave e seria « Perché non mi hai detto che stavi così male? »
Lei si irrigidì, era sempre stata attenta a non mostrare segni di debolezza o cedimento di fronte a lui.
Lui parve comprendere il suo turbamento, si strinse nelle spalle prima di riporre il coltello nello stivale « Sono cose che non si possono nascondere per molto, e credimi, l'ho sperimentato sulla mia stessa pelle. Puoi darla a bere a qualcun altro, ma non a me »
Sigrid lo studiò, soppesando con attenzione le sue parole. Così lui era stato vittima del suo stesso dolore, la comprendeva. Qualcosa in lei si mosse e la sensazione di oppressione al petto le parve improvvisamente più leggera. Scosse la testa, no, non poteva capirla. Lui era un Cavaliere, rispondeva solamente a sé stesso, lei aveva un intero regno sulle spalle, se fosse crollata, Ostagar l'avrebbe seguita. Quella sensazione di fallimento e sconfitta l'avrebbe accompagnata per il resto della vita se, per la sua debolezza, altri ci avrebbero rimesso la loro.
Scostò lo sguardo da lui, ciò che stava accadendo era qualcosa che riguardava lei, un suo onere.
Murtagh dovette cogliere qualcosa dal suo silenzio, perché poi le sorrise e cambiò argomento « A volte più si tenta di ricordare qualcosa, più ci sfugge, devi concentrarti su qualcos'altro » le lanciò la statuetta che stava scolpendo fino a pochi momenti prima.
Sigrid, con ancora il braccio sinistro fasciato, la prese al volo con la mano destra.
Per essere così piccola, poco più grande del suo palmo, era incredibilmente minuziosa nei dettagli. Ogni scaglia era stata rappresentata con precisione, le ali sembravano una sottile membrana di carne piuttosto che legno, passò un dito sulle punte della schiena e sorrise. Era un drago. Era Heidael.
« Dopo duecento anni di pratica, si inizia a diventare bravi » si sporse appena e si bilanciò sui talloni per vederla meglio in volto « Se ti piace puoi tenerla, o meglio ancora, posso insegnarti. Ti aiuterà a distrarti »
Sigrid la strinse fra le dita, guardandolo al di sopra della statuetta « Apprezzo il tentativo, ma se vuoi tentare di consolarmi non devi ricorrere a certi trucchetti »
Murtagh si ritrovò a sorridere divertito da quelle parole « Trucchetti? »
Sigrid alzò un sopracciglio, scuotendo la testa, ma l'ombra di un sorriso le si disegnò sul volto.
« Vedi? Quello è la cosa che più si avvicinava ad un sorriso da sette giorni a questa parte »
Sigrid lo guardò incredula, prima di tornare seria e restituirgli la statuetta « Ti ringrazio, ma non posso accettare. È una cosa che devo riuscire a fare da sola »
Murtagh le scansò la mano, chiudendole con gentilezza le dita intorno al piccolo drago di legno « Puoi tenerlo, davvero. E non voglio importi il mio aiuto, se non lo vuoi, ma devi capire una cosa: non sei più debole se lo accetti »
Sigrid ritrasse il braccio, serrando la presa sul dono, sentì le parole bruciarle a fuoco nell'animo.
« Ho solo paura » mormorò alla fine, lasciando cadere il braccio inerte nel suo fianco. Dirlo fu come togliere un macigno dal cuore « Non sono Regina da molto e guardami, ho fallito alla prima difficoltà. Se non fossi all'altezza... » sospirò ed alzò lo sguardo al cielo, non riusciva nemmeno a finire la frase che le parole le si strozzavano in gola, più amare del fiele.
Tornò a guardarlo, sentì la rabbia ribollire dentro di lei mentre sputava quelle parole, incapace di fermarle « E come se non bastasse, devo riviverlo ogni dannatissimo momento ed è tutto così terrificante... ma quello che fa più male di tutto questo è che non ho avuto la possibilità e la forza di impedirlo »
Le labbra dell'uomo si arcuarono, ma non vi era traccia di alcuna gioia in quel sorriso, solo tristezza e rimorso. Guardandolo negli occhi, stavolta comprese pienamente, lui sapeva
davvero quello che lei stava provando.



Calò la sera ed il cielo si dipinse di tinte rosa e blu.
La brezza notturna le solleticò le spalle, lasciate nude dalla casacca, si era fermata sulle rive del lago a parlare con Murtagh mentre consumavano la cena.
Sigrid iniziava a sentire la mancanza del sapore della carne, oramai le verdure non la sfamavano più, ma all'interno di Storskog o Du Weldenvarden, come la chiamava la gente di Alagaësia, era vietata la caccia.
Ad Ostagar, invece, era considerata la fonte primaria di cibo. Lei stessa aveva guidato battute di caccia, la loro preda preferita erano gli Olifant, mastodontiche bestie con pesanti e spesse pellicce, erano provvisti di due lunghe zanne d'avorio e una proboscide. Ma era molto pericoloso avvicinarsi, poiché erano gli animali di cui si nutrivano anche i Giganti e non era raro incontrarne qualcuno nelle steppe, anche lui intento a procurarsi la cena.
I Giganti erano esseri dall'aspetto umano ma alti almeno cinquanta piedi. Erano stupidi e goffi, la loro pericolosità derivava dall'incredibile forza bruta. Le loro armi preferite erano clave di roccia ricavate da stalattiti che sradicavano dalle profondità delle caverne in cui vivevano.
Qualche anno prima, quando non era ancora Regina, aveva partecipato ad una grande caccia assieme a suo padre. I draghi erano necessari per trasportare i tagli di carne, la pelliccia e l'avorio ricavati dalle carcasse di quelle grandi bestie, adeguatamente dissanguate, nel caso in cui non fossero bastati i carri. Avevano spinto un gruppo formato da quattro Olifant contro una parete di roccia sulla cui cima un altro piccolo contingente di cacciatori li avrebbe tempestati di grosse pietre appuntite. Tre di loro erano caduti a terra con il cranio fracassato, ma uno era rimasto in piedi, ancora illeso. La vista dei suoi simili morti lo aveva imbizzarrito, aveva iniziato a muovere la testa dalle zanne acuminate contro di loro, minacciandoli. Aveva caricato alla cieca e due dei loro si erano feriti gravemente prima che gli altri riuscissero di nuovo a farlo arretrare contro la parete, più la situazione si dilungava più diveniva pericoloso per l'incolumità dei loro uomini. Era stato allora che lei aveva afferrato l'ascia di suo padre, più pesante della sua spada, ed era salita sulla groppa di Heidael, nonostante le grida di rimprovero del genitore. Quando era arrivata in volo sopra alla bestia, si era gettata oltre il suo drago, atterrando sulla groppa dell'Olifant. Sigrid sapeva dove colpire, il collo era il loro punto debole perché lì la carne era più tenera. Mentre con una mano si era aggrappata saldamente alla pelliccia, lottando per non venire disarcionata, con l' altra aveva scagliato con tutta la sua forza l'ascia nella carne dell'animale. Sebbene ogni sua capacità si fosse sviluppata da quando si era schiuso l' uovo di Heidael per lei, le ci vollero tre colpi ben assestati prima di riuscire ad arrivare all'osso. Una volta intaccato, la bestia era caduta sotto il suo stesso peso, esanime. Nonostante lo sguardo di suo padre le avesse fatto presagire che quella sera l' avrebbe aspettata un interminabile discorso sulla responsabilità di essere un capo e sull'importanza di seguire gli ordini, il resto del gruppo aveva battuto la spada contro lo scudo, in segno di ovazione ed approvazione. Da allora, le avevano conferito il titolo di Cacciatrice delle Steppe.
Il ricordo la fece sorridere, era finalmente riuscita a trovare un angolo di tranquillità e nonostante odiasse ammetterlo, Murtagh aveva ragione. Distogliere la mente da quello che era avvenuto l'aveva aiutata a non ricadere nelle crisi, ma questo non cancellava il suo senso di colpa a riguardo ed ogni momento passato lontana da casa era una pugnalata al cuore.
« Sai, quando non sei arrabbiata è piacevole poter scambiare due parole con te » ammise il Cavaliere lanciandole un veloce sguardo divertito fra le ciocche di capelli, Sigrid si morse il labbro e alzò gli occhi al cielo, la stava punzecchiando, di nuovo.
« Nemmeno tu sei poi così fastidioso alla fine, Murtagh di Alagaësia » gli rispose lei di rimando.
Il giovane ridacchiò sommessamente, inclinando la testa da un lato « Sono felice che tu te ne sia resa conto » si piegò in avanti, posando i gomiti sulle ginocchia e la guardò « Puoi chiamarmi solo Murtagh, in fondo sono solo un Cavaliere errante, ora come ora »
Sigrid piegò la testa per guardarlo, seduto su di un tronco accanto a lei, ed accennò un sorriso « Bene, così sia » sospirò, stringendosi nelle spalle « Immagino che tu mi possa chiamare solo Sigrid, non essendo la tua Regina »
Lui parve spaesato da quell'affermazione « Per la nostra etichetta, che tu sia o no la mia Regina, devo rivolgermi a te come si conviene ad una persona del tuo rango... »
Ad Ostagar non vigeva alcuna regola sul come rivolgersi formalmente ai propri sovrani, purché si mostrasse loro rispetto e fedeltà. Per questo non aveva mai ripreso Murtagh, laddove qualcun altro l'avrebbe fatto.

Non era difficile vedere il Re o la Regina di Ostagar scherzare e scambiare battute con il fabbro o con il macellaio per le strade di Darnek, la capitale. Ai membri della famiglia reale era chiesto di essere profondamente legati al popolo, poiché solo così se ne può capire pienamente le necessità e conquistarne la fiducia.
Sigrid corrucciò le sopracciglia prima di esclamare incredula « Ad Alagaësia avete delle usanze totalmente inutili »
« Penso che sia questione di punti di vista, ma se mi dai il tuo permesso, credo che non ci sia nulla di male nel chiamarti con il tuo nome di battesimo » poi lui rise, prima di aggiungere « Anche perché il tuo è un nome davvero lungo »
Anche Sigrid, suo malgrado si ritrovò ad accennare un sorriso « Immagino che per voi sia così. Allora, Murtagh... hai il mio permesso. Mi hai salvato la vita, direi che almeno questo te lo devo »
Doveva essergli grata e rendergli conto almeno di questo. Sebbene all'inizio lo avesse liquidato come un semplice Cavaliere, Sigrid iniziava a capire che dietro a quella facciata si nascondeva qualcos'altro, anche se Murtagh non voleva darlo a vedere. Durante quel poco tempo passato assieme, era stato particolarmente evasivo sulle domande riguardanti il suo passato. Ma non aveva voluto insistere troppo, in fondo, ogni uomo ha i suoi segreti e se non vuole rivelarli è giusto che se li tenga per sé finché riguardano solo lui.
Aveva imparato molto sulla storia e sui luoghi di Alagaësia, ma c'era molto altro da conoscere ancora e a Sigrid piaceva come Murtagh le spiegava della Grande Dorsale, del deserto di Hadarac o dei Nani che abitavano sui Monti Beor. Di tanto in tanto arricchiva noiose spiegazioni con storie e leggende apprese durante i suoi viaggi e presto arrivò anche a raccontarle della sanguinosa guerra consumata duecento anni prima.
« Fu la prima e ultima volta che un Cavaliere regnò su Alagaësia » concluse riponendo le loro ciotole vuote ai suoi piedi.
Sigrid ascoltò attentamente rimanendo turbata dalla forza e dal potere che un solo uomo era riuscito a conquistare.
« Ad Ostagar, invece, solo chi possiede un drago dimostra di essere degno per il Trono »
« E cosa gli impedisce di regnare fino alla fine della loro lunga vita? »
Sigrid rispose con spontaneità « L'onore e un giuramento » Murtagh parve scettico, ma lei continuò « Fu il Primo Re a stipularlo nell'Antica Lingua. Sebbene regnino più a lungo di un mortale, nessuno dei suoi eredi ha mai approfittato della sua posizione. Ad Ostagar l'onore e il legame che abbiamo con il giuramento ci impedisce di rimanere Re per più di quattrocento anni »
Il Cavaliere sorrise amaramente « Temo che semmai arrivasse qualcuno come Galbatorix sul vostro trono, allora non sarà certo un giuramento a fermarlo »
« Forse hai ragione, ma allora ci sarà qualcuno a fermarlo. Non siamo un popolo che accetta di essere comandato da qualche despota senza combattere »
« A volte non basta combattere, ci sono momenti in cui sei costretto a piegarti ed obbedire, se vuoi vivere »
« Ma allora una simile vita non è più tua » ribatté duramente Sigrid, incrociando lo sguardo del giovane accanto a lei.
Lo vide mordersi l'interno delle guance mentre la sua espressione diventava grave « Immagino che sia difficile da capire, se non ci si ritrova nel mezzo »
Il silenzio che calò subito dopo, per Sigrid fu esauriente più di mille parole e lentamente iniziò a capire cosa ci fosse dietro a quei tormentati occhi neri.
Fu Murtagh a spezzare il silenzio, le fece un cenno con la testa, indicando il cielo « Stanno tornando » l'avvertì.
Il cuore di Sigrid perse un battito quando, finalmente, Heidael atterrò e la sua coscienza tornò dove era sempre stata, calma e rassicurante.
Ma qualcosa turbava la dragonessa, una piccola macchia scura nella sua coscienza di cui non conosceva la provenienza.
Gli occhi del drago non incrociarono mai i suoi quando si avvicinò a lei, temendo che fosse ancora ferita per le sue parole, Sigrid le accarezzò il collo.
« Perdonami per prima, non sono in me in questi giorni... » le mormorò, con un timido sorriso di scuse.
Si rese conto quanto le era mancata la sua voce solo quando la udì di nuovo,
Non preoccuparti Eske, lo so. Ma nulla cambiò nella sua espressione e questo la mise in allarme.
Trovò conferma delle sue preoccupazioni quando Castigo, superando il suo simile, le sfiorò la testa con la sua e parlò nelle mente di tutti,
Diglielo Heidael. Ha il diritto di sapere.
Sigrid si allarmò, ritrasse la mano e la guardò confusa « Ho il diritto di sapere cosa, esattamente? »
Castigo si allontanò, sistemandosi al fianco di Murtagh – che parve ignaro di ciò che stava accadendo- dietro di lei. Un inaspettato silenzio cadde su di loro, Sigrid sentì di nuovo la rabbia farle ribollire il sangue mentre cercava lo sguardo di Heidael, ma lei continuò ad osservare insistentemente le creste d'acqua che si infrangevano sulla riva.
Un sospetto si insinuò dentro di lei.
« Heidael! » tuonò, la sua voce risuonò sullo specchio d'acqua per la piccola radura « Cosa mi stai nascondendo?! Rispondi! »
La dragonessa abbassò la testa e strinse gli occhi, il suo dolore la colpì più affilato di una lama nel petto.

Perdonami Sigrid, l'ho fatto solo per proteggerti... qualunque cosa io faccia è per proteggerti....
Il cuore le si strinse, no, non le avrebbe mai mentito. Mai. Era sempre stata al suo fianco.
« Heidael... no... » la sua voce era una preghiera, avvertì la vergogna che stava provando la dragonessa, chiara e cristallina come se fosse sua.

Io... ho sempre saputo cosa è successo a Ostagar...





GLOSSARIO E CURIOSITA':

Bard: Fratello maggiore di Sigrid.

Cerimonia della Schiusa: Rito attraverso il quale la famiglia reale di Ostagar determina il prossimo erede al trono. L'uovo di un drago deve schiudersi per uno dei figli o nipoti dell' attuale Re perché essi possano regnare in un futuro, colui che alla fine della cerimonia non possiede un drago non può più divenire re o regina. Se c'é più di un contendente che ha superato il rito, allora si segue l'ordine di nascita.

Darnek: Capitale di Ostagar.

Dragonsearch: Palazzo Reale di Darnek.

Dvergfjell: o Montagne Nane, in realtà sono i Monti Beor.

Eske: Amore mio, inteso come tesoro o cara.

Gamsted: Antico nome con cui gli antenati di Sigrid chiamavano Alagaësia

Giganti: Creature umanoidi alte diversi piedi dotati di una forza mostruosa, ma sono anche stupidi e grossi.  Popolano le caverne dei monti che circondano Ostagar, ma si possono spingere fino alle steppe per cacciare. 

Hamlen: Dea minore figlia di Ymvir e Jormungandr, da lei presero vita i primi uomini.

Mare stretto: Mare che bagna le coste ad Est di Ostagar.

Montagne del lupo: o Ulvfjell, catena montuosa che circonda i confini di Ostagar isolandola da Alagaësia .

Olifant: Bestie simili ad elefanti che popolano le steppe di Ostagar.

Ostagar: Regno ad Est di Alagaësia.

Re Bothvar l'Ammazzagiganti: Padre di Sigrid e Bard.

Regina Brunilde la Vergine: Madre di Bard e Sigrid, deceduta dopo la nascita di quest'ultima.

Scudo Giurato: Membro della famiglia reale -non salito al trono- o persona di fiducia del regnante che ricopre la carica di consigliere e guardia del Re o della Regina.

Sorresen il Re Colosso: Padre di Re Bothvar e nonno di Sigrid e Bard.

Storskog: o Grande Foresta, è in realtà la Du Wendelwarden.

Syrax: Drago argentato della Regina Brunilde, muore con lei per il dolore.

Tempio del Drago: luogo in cui vengono custodite e covate le uova di drago, a nord-est di Darnek.

Ymvir: Dea Maggiore, madre di Hamlen e dalla sua ombra si generò Jormungandr, suo amante e fratello.

Jormungandr: Dio Maggiore, padre di Hamlen, amante e fratello si Ymvir. Fu lui a creare i primi draghi.

Ulvfjell: vedi Montagne del Lupo.

   
 
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