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Autore: Duncneyforever    17/01/2016    3 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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- Allora? Ti sono mancato? - 

Schneider, da vanaglorioso qual'è, si assicura di poter essere udito da tutti, ripentendo la frase anche in tedesco: 
i soldati iniziano a parlottare come se la faccenda fosse lo scoop della giornata; Schurmann e l'uomo seduto accanto a lui sorridono compiaciuti, mentre Friederick mi cinge nervosamente le spalle. 
Finalmente ho compreso il perché di quegli sguardi allusivi ed il solo pensiero mi fa venire il voltastomaco. Come possono credere che io abbia fatto una cosa simile? Con lui poi! Sono una ragazzina, è perfettamente credibile che abbia quattordici anni, eppure hanno osato insinuare che io... 
La vergogna è presto sostituita dal rancore e dalla rabbia. 
Ho una dignità come tutti e, se si sentono in diritto di screditarmi solo perché sono uomini, per di più abituati a schiacciare chiunque ritengano inferiore, hanno sbagliato preda. 
Sentendoli ridere, abbasso lo sguardo, ferita. 
- Sie... - Un uomo dalla corporatura robusta prende parola per primo, ma viene interrotto dalla sottoscritta.

Non permetterò ulteriori umiliazioni. 

- Cosa volevate dire?! Davvero credete alle parole di quest'uomo? - Faccio schioccare entrambe le mani sulla tovaglia, alzandomi in piedi. - I vostri pensieri sono davvero indecenti, dovreste vergognarvi tutti quanti. La vostra immoralità non ha davvero fine. - Li addito uno per uno, pur sapendo di non poter essere capita dalla maggior parte di loro. Mi rivolgo all'uomo dai capelli rossi con particolare astio; - ah e, per la cronaca, non mi farei sfiorare da voi nemmeno se mi amaste. - Dopo quest'ultima affermazione, siedo nuovamente, ammirando con orgoglio i visi scandalizzati dei " crucchi. " 

Non mi aspettavo che qualcuno di loro parlasse la mia lingua, anche se, più probabilmente, si sono basati sulla reazione basita del colonnello e non sul significato delle mie parole. 

Schneider mi guarda alquanto sorpreso, prima di sfoggiare il suo tipico riso beffardo. 

- Sie mir gefällt. / Mi piace lei. - 

- Ich hasse dich. / Ti odio. - Scandisco, approfittando delle mie reminiscenze di tedesco. 

Al momento, parte della fame che avevo si è inspiegabilmente placata ma, in compenso, forse per essermi sgolata tutto il tempo, ho tanta sete. 
Noto che sulla tavola non ci sono caraffe... Mi domando il motivo.

- Fried, ho sete. Dove posso trovare dell'acqua? - 

- Dietro di te. - Mormora, massaggiandosi la fronte. Sembra così... malinconico.

Solamente dopo essermi voltata, comprendo. 

Non ho idea di come io abbia fatto a non accorgermi che nella stanza siano entrate cinque persone, quattro uomini ed una ragazza. Sono camerieri, ma non camerieri qualunque: portano l’uniforme a righe, hanno capelli cortissimi ed impressionanti occhi vuoti. Devono essere entrati dopo, senza far rumore, mentre io ero impegnata a sbraitare contro Schneider. 

Sobbalzo, boccheggiando un paio di volte, prima di trovare il coraggio di parlare: - s-scusate, avrei bisogno di un bicchiere d'acqua. - Il ragazzo più giovane, dopo avermi intercettata in mezzo alla tavolata, schiaccia al petto il vassoio argentato, camminando piano per non rischiare di rovesciare la caraffa. 

- Beweg dich Jude! / Muoviti ebreo! - Tuona un uomo dai capelli biondi e occhi azzurri, lo stereotipo del nazista. Dev’essere il tenente Hoffmann... Fried me lo aveva accennato. 

Il giovane ebreo affretta il passo, spaventato, salvandosi da una storta che gli avrebbe rotto la caviglia. A pochi centimetri di distanza, mi rendo conto di quanto realmente sia magro: riesco a distinguere chiaramente le clavicole e le ossa degli zigomi; le pelle ha un colorito pallido e innaturalmente bianco; gli occhi sono circondati da profonde occhiaie ed un grosso taglio non ancora cicatrizzato gli squarcia la guancia. 

Trema per la paura mentre si avvicina a passo incerto. Quella caraffa è troppo pesante.

Avvicino il bicchiere per aiutarlo, ignorando le silenziose minacce di Schneider.

- Non avere paura, a lui ci penso io. - Sussurro, cercando di non farmi sentire da nessun altro. 

Lui esprime un muto ringraziamento, mentre immette il liquido nel recipiente. 
Sono serena... Fino a quando, inconsciamente, scorgo sul suo braccio il tatuaggio marchiato a fuoco.

A15438. 

Nemmeno le bestie meritano un trattamento simile. 

Percepisco la vista appannarsi, ancora una volta.

Il ragazzo punta per qualche secondo i suoi occhi, resi grigi per il dolore, nell'ossidiana dei miei.

Sofferenza. 

Mi ritraggo alla vista di quel volto smunto e deturpato. Ha gli occhi di un azzurro chiaro, più chiari di quelli di Schurmann, ma non ci avevo fatto caso, perché sono spenti, come se la vita li avesse lasciati da molto tempo. 

- C-come ti chiami? - Raccolgo i cocci di cuore che ho perduto poco fa, per formulare questa domanda. 

Lui esita. 

- A1... - prova a rispondere. 

- Il tuo vero nome. - 

Il rosso inizia a sbraitare parole incomprensibili nella sua lingua, mentre gli altri tedeschi se la ridono, divertiti dalla situazione. 

Il detenuto emette un lamento sottomesso. Sembra terrorizzato, cerca di farsi piccolo, di scomparire nella sua casacca a righe, senza riuscirci. 

- Almeno questo, lasciategli almeno questo! - Devo prendere le sue difese, adesso. Non posso permettere che paghi lui per una mia imprudenza. 

- Vi prego Standartenführer, lei ne sarebbe così felice. - Friederick, che per tutto il tempo aveva taciuto, sembra aver convinto il nazista. 

- Ariel Lange. - Afferma d'un tratto, a voce bassa, prima di tornare alla sua postazione. 

Un sorriso vittorioso si fa largo sulle mie labbra. 

Rudy scaraventa con forza un bicchiere a terra, colpendolo di striscio. Il ragazzo, miracolosamente, si rialza e con sé la caraffa ancora intatta, che aveva protetto facendogli scudo con il suo corpo. 

- Weg! / Sparisci! - 

Ariel raccoglie i cocci e, come ordinato, si ritira in cucina.

Non posso credere che una gentilezza quasi insignificante abbia fatto scattare il rosso come una molla. È impazzito! 

- Sei stata bravissima. - Bisbiglia il mio vicino, passandosi una mano tra i morbidi capelli color oro. 

- Non ho fatto nulla. Anzi, lo stava per ammazzare e sarebbe stata tutta colpa mia. - 

- Ma non è successo... Bastano le piccole cose. Lui se ne ricorderà per sempre. -Mi immergo nei suoi occhi, dolci come il miele, prima di essere finalmente servita.

Mi ero completamente scordata del pranzo. 

Zuppa, di nuovo. 

Penso e ripenso, con nostalgia, ai buonissimi piatti di pasta fresca che ho mangiato e mi vien nostalgia di casa mia, della mia famiglia e, per quanto non mi sia mai accaduto durante un viaggio, anche della mia Italia, il mio bellissimo Paese. 

 

 

  
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