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Autore: FreddyOllow    19/01/2016    1 recensioni
Dopo che l'infezione ha divorato mezza città, Erik e il suo fratellino Brad trovano rifugio in un campo profughi della BlackWatch. Ben presto si accorgeranno che la Blackwatch non è lì per salvarli, ma per usarli come cavie. Cominciano così a prendere i bambini e trascinarli nei laboratori con la forza. Quando i sopravvissuti ribellano, i soldati li fucilano tutti.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ora non precisata - Luogo sconosciuto




Una debole luce illuminava Erik disteso un letto, attorniato dall'oscurità.
- Lasciate stare mio fratello, bastardi! - mormorò nel sonno.
Mentre i soldati della Blackwatch lo tenevano fermo per le braccia, uno scienziato dai capelli bianchi, la schiena ricurva e un sorriso compiaciuto apriva in due il corpicino di Brad con un bisturi.
- Nooo! - disse Erik in lacrime cercando di liberarsi dalla morsa dei soldati.
Lo scienziato staccò il cuore di Brad ancora palpitante e lo sollevò verso la luce, eccitato. - Questa è pura perfezione! Ho finalmente trovato ciò che cerco da anni!
Erik continuava a piangere, a disperarsi e crollò sul pavimento, ma i soldati lo rialzarono. Era al limite. La sofferenza gli stava uccidendo.

D'un tratto si svegliò, agitato e confuso. Aveva la felpa madida di sudore e il respiro affannoso. Si calmò e si sedette sul letto, lo sguardo rivolto sul pavimento. Una lampada a soffitto illuminava solo il suo letto. Mentre rifletteva sull'incubo, gli balenò in mente l'immagine del suo fratellino. - Brad...
Scattò in piedi e si guardò intorno. Si trovava in una stanza circondata dall'oscurità. Sbarrò gli occhi in preda al panico. Dov'era? Restò fermo per un momento, poi si mosse nel buio. La luce si spense e uno strano ronzio gli si avvicinò minaccioso. Prese a girargli intorno come una mosca, avvicinandosi e allontanandosi di continuo. Il cuore gli martellava nel petto e le labbra gli si seccarono. Il ronzio diventò sempre più forte, finché cessò.
Tutti le luci si accesero. Le pareti bianche erano spoglie, con vari specchi unidirezionali e un letto al centro. Credette di essere in un laboratorio della Blackwatch, dove i sopravvissuti venivano utilizzati come cavie. I suoi conoscenti e amici non credevano alla loro esistenza, ma lui sì. Si mise a cercare freneticamente un'apertura tra le mura, ma non la trovò. La stanza non aveva porte e finestre e ciò lo inquietava non poco. Indietreggiò al centro della stanza spaventato, quando si lanciò contro uno specchio e lo martello di pugni. Non serviva a niente. Si ritirò in lacrime, afferrò il letto e lo scaraventò contro lo specchio, che rimase intatto. Urlò con tutta la voce che aveva in corpo, si lanciò in corso contro lo specchio e cadde sul pavimento. Strisciò in un angolo, pianse e si cullò avanti e indietro, bisbigliando parole incomprensibili.

- Erik, sono io. - disse una voce da donna che echeggiò nella stanza.
- Chi sei? - rispose Erik, sconvolto.
- Abbiamo molto da fare. Devi superare le tue paure e combattere contro te stesso. Il vero nemico risiede in te.
Un violino e un pianoforte suonarono una dolce e tetra melodia. Erik restò nel suo angolo a bisbigliare parole confuse. D'un tratto comparve una donna dall'altra parte della stanza e cominciò a danzare. Passi dolci, leggeri. Indossava una vestaglia bianca da ospedale. Aveva i capelli rasati e il viso sfregiato, mostruoso. Le vene nere delle gambe e delle braccia erano visibili e pulsavano come se dovessero esplodere da un momento all'altro.
Mentre a donna canticchiava un motivetto sereno, Erik la guardava incantato con un lieve sorriso sulla labbra. - Chi sei? - chiese.
Lei fece una piroetta. - Sono il tuo incubo. E sono qui per farti sognare.
La musica cessò e le luci della stanza si spensero lentamente. Erik cominciò a tremare, a respirare con fatica. Il ronzio tornò a riverberare nell'oscurità, distante. D'un tratto le luci si accesero e il viso sfregiato della donna comparve davanti ai suoi occhi. Erik trasalì e sbatté il retro della testa contro il muro. Si allontano in tutta fretta della donna, che indietreggiò e scomparve attraverso il muro.
- Erik... - echeggiò la donna. - Perché fuggi? Perché hai paura? Perché non mi ami? Perché non mi odi?
Il ronzio cominciò a girargli attorno come una mosca che si allontana e si avvicinava.
- Cosa vuoi da me?! - gridò Erik.
Nessuna risposta.
Le luci si accesero di colpo. Il letto che era stato scaraventato contro lo specchio, era scomparso. Davanti a lui si materializzò una porta di legno nera con la maniglia bianca. Si alzò e si avvicinò lentamente. Era restio ad aprirla, ma l'unico metodo di lasciare la stanza era varcarla. Tese la mano tremante verso la maniglia, ma si fermò per un momento. Poi l'aprì.
Fu accecato da una luce bianca e una profonda sensazione di pace si propagò in tutto il suo corpo. Non sentiva più niente, niente pensieri, niente emozioni, finché un sentimento di rabbia e frustrazione si insinuò nella sua mente. La luce si affievolì e Brad comparve a pochi passi da lui. Gli sorrideva, stringendo tra le braccia un casco della Blackwatch. Poi il sorriso lasciò il posto alla tristezza e lasciò cadere il casco sul pavimento, che rotolò ai piedi di Erik.
   
 
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