Un
doppio bip ed il cellulare che vibra nella borsa.
Tuffo la mano
nel caos che vi regna sovrano, cercando freneticamente il telefono
tra taccuini, portafoglio e oggetti vari. Lo trovo dopo due minuti
buoni, borbottando tra me, chiedendomi come diavolo faccia a
cacciarsi sempre sul fondo, quando l'avevo messo via non più di
dieci minuti fa.
Guardo il display col cuore in gola e un sorriso
pronto a dipingersi sulle labbra ma...
“Papà mi ha fatto una
sorpresa ed è tornato da Tokyo! Stasera usciamo a cena. Divertiti
con Hikaru. Mamma.”
Appunto.
Sospiro e mi aggancio con un
braccio ad uno dei sostegni della metro, appoggiandovi sconsolata la
testa mentre rispondo a mia madre.
Hikaru.
“Non è possibile
che se ne sia scordato!” mi ripeto per la centesima volta, inviando
il messaggio e rituffando il cellulare in borsetta. Nei posti a
sedere di fronte a me, un ragazzo e una ragazza si tengono la mano,
scambiandosi qualche piccola effusione che fa arrossire lei, mentre
stringe un piccolo ciondolo a forma di cuore.
No, non è
assolutamente possibile che se ne sia dimenticato, con tutto il miele
che scorre per le strade oggi...
Le porte si aprono e scendo come
un automa, camminando distrattamente verso casa senza più guardarmi
in giro.
Sono stata in un altro continente per quasi tre anni, e
non l'ho mai sentito lontano come in questi giorni.
Il campionato
è in una fase importante, è vero, così come è vero che ormai non
si tratta più di partite a livello studentesco, ma di
professionismo.
E poi la Nazionale, il Mondiale che si fa sempre
più vicino, le eliminatorie...
Lui si impegna al massimo, mette
tutto se stesso in quello sport che è il suo sogno, ed è normale,
mi dico, che in periodo così denso di impegni abbia poco tempo per
me.
“Ma non oggi, accidenti!” sibilo tra i denti entrando in
casa.
Un biglietto sul mobile dell'ingresso mi annuncia che i miei
sono già usciti. Papà era a Tokyo per lavoro e non tornava a casa
da più di una settimana.
“Almeno loro si godranno una bella
serata...” sospiro, buttandomi sul divano, gli occhi chiusi e la
testa riversa sui cuscini, il cellulare stretto tra le dita.
Chissà
mai che...
Il sole è basso, la luce dorata entra radente dalla
portafinestra del salotto, tingendo la stanza tutt'intorno con toni
caldi e confortanti. I raggi tiepidi m'avvolgono come un abbraccio,
morbido e confortevole come quello del mio amore.
Sento una
lacrima rotolare sulle guance, e non faccio nulla per
asciugarla.
Sono capitati giorni in cui non siamo riusciti a
scambiarci che un messaggio, senza neppure poterci sentire. In questo
periodo, poi, è quasi la normalità. E' doloroso ma, mi dico, è
solo un momento, passerà...
Il suo lavoro, la sua carriera sono
ad un passo importante.
Poi, in fondo, non l'ho lasciato io per
ben tre anni? E lui mi ha aspettata.
Posso bene attendere la fine
di un campionato!
Cerco di sorridere, ma le lacrime non smettono
di rigarmi il viso.
E' così difficile averlo così vicino e
contemporaneamente tanto lontano.
In un giorno come questo,
poi...
Mi lascio andare e svuoto la mentre, le dita si aprono ed
il cellulare scivola accanto a me.
“Se suona, mi sveglierà.”
penso, mentre una vocina cattiva sussurra al mio orecchio che il
telefono, questa sera, non squillerà.
E' un rumore fastidioso
quello che mi strappa dall'oblio. Apro gli occhi e vedo solo buio. Il
sole è calato del tutto ed il cielo fuori s'è tinto di un blu
intenso.
Scrollo la testa, cercando di svegliarmi del tutto e
chiedendomi cosa mi abbia destata, quando il campanello d'ingresso
ricomincia a trillare con insistenza.
“Arrivo!” grido,
tentando di alzarmi e cercando un interruttore della luce.
“Una
consegna per la signorina Fujisawa!” annuncia una voce dall'altra
parte della porta.
I pensieri sono ancora annebbiati dal sonno, e
lo sconforto che poche ore fa pesava su di essi schiaccia all'istante
qualsiasi speranza.
Faccio scattare la serratura e l'aroma intenso
di un'enorme mazzo di rose rosse, che occupa tutta la porta
nascondendo il fattorino, mi avvolge come fosse morbido velluto,
strappandomi del tutto dalle braccia di Morfeo.
Mi accorgo di
essere rimasta imbambolata a bocca ed occhi spalancati, col cuore che
ha cominciato ad accelerare man mano ed adesso batte come un tamburo
nel mio petto, quando vedo tra i petali purpurei spuntare un
bigliettino candido.
Lo prendo con le dita che tremano e l'apro
adagio, temendo, dopo una giornata come questa, l'ennesima
delusione...
“Ti amo.
Buon San Valentino,
amore.
Hikaru”
Stringo
il biglietto al seno, ridendo e piangendo contemporaneamente come una
sciocca, aspirando a pieni polmoni il profumo di queste rose che è
il profumo dell'amore che il mio Hikaru prova per me.
“Ti amo
anch'io, Hikaru Matsuyama!” sussurro tra le lacrime.
“Lo
so.”
E solo adesso mi accorgo che lui è lì, sorridente, il
mazzo di fiori che lo celava posato in terra e negli occhi scuri uno
sguardo intenso che spazza via ogni mia stupida incertezza.
Il
profumo delle rose ha invaso la stanza con la sua dolce essenza,
decisa ma discreta.
Socchiudo gli occhi nel buio, assaporando
nuovamente il mescolarsi dell'aroma dei fiori con quello della sua
pelle, ed accomodandomi nel forte abbraccio in cui mi tiene stretta a
sé.
Un sottile raggio di luna fa capolino tra le tende e si
posa sui di noi, giocando malizioso con l'anello che brilla sulla mia
mano, strappandone un bagliore sfuggente.
“Yoshiko Matsuyama...”
mormoro piano.
E sulle sue labbra si dipinge un sorriso.
Sì,
lo so, gronda miele in maniera quasi indecente... XD
Sarà per il
fatto che la dedico alla mia sister Saretta, che in questo periodo ne
sprizza da tutti i pori?
Dedicata a te, cara, la mia prima shot su
questa coppia che è la tua preferita.