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Autore: Vulpix    20/01/2016    3 recensioni
TIME LINE:
I fatti “narrati” vanno a collocarsi nella terza stagione, prima della Season Finale, in un’immaginaria serie di eventi che partono dopo la 3x23 e in cui gli avvenimenti della 3x24 non sono mai accaduti.
*****
PREFAZIONE:
Sono trascorsi 3 anni da quando tutto ebbe inizio…
Tre anni dall’inizio della fine.
Tre anni in cui molte cose sono accadute e forse troppe cose erano cambiate…
(dal testo)
"Il 3 è il numero perfetto per eccellenza...
Sant' Agostino diceva che il 6 era il numero perfetto perchè il Signore ha creato il mondo in 6 giorni...
Per Dante il numero perfetto è il 9... numero primo, divisibile solo per se stesso e multiplo del numero perfetto. Il 9 è il 3 al cubo, l’elevazione a potenza del numero perfetto a se stesso...
Tra le tre, io preferisco la terza versione...
Il 9 è la perfezione in assoluto... per questo tu sarai la mia nona vittima!"
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle, Roy Montgomery
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione, Nel futuro
Capitoli:
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«Dal dì che vidi quella bianca mano ogni altro amor dal cor mi fe' lontano.»
  (Jacopo Sannazaro)


Prende tra le braccia quel frugoletto, la avvolge nella copertina di pail e si dirige verso la finestra dove aziona il mangiadischi che è sul comò.
Nella stanza si diffondono le melodiose note del piano e lei si accomoda sulla sedia a dondolo, con lo sguardo sulla sua piccola, aspettando che sia il momento di intonare le parole della canzone…
 
"Posso venirti vicino?
Riuscirò ad essere come vuoi tu?
Posso venirti vicino?
Io non ho granché da dire
Ma quando ti sto vicino,
tutti i miei pesi spariscono
soltanto a sentirti!"
 
Le accarezza il visino che poggia sul suo cuore e sospira pensando a quanto, quel piccolo esserino sia tutta la sua vita.
 
"Perché ogni canzone che tu canti
è una strada, è un’ala, è una storia
e con il cuore così aperto
mi scordo per un attimo di preoccuparmi,
quando sto vicino a te"
 
Fin da quando era piccolissima, il suono delle sue risate, i suoi gorgheggi, per lei erano come canzoni.  Ma già da prima, sentire quella vita prendere forma dentro di lei, era stato come un segno del destino… Le aveva mostrato la via per non perdersi ancora, l’aveva in qualche modo protetta dal passato e dal presente, le aveva dato l’opportunità di andare avanti e vivere una nuova vita. 
 
"Tu sai che sto cambiando
e ciò che era un problema ora è sciolto
tu sai che io sto cambiando
è tanto il coraggio di cui ho bisogno per comprendere,
e tenere il fuoco nelle mie mani"
 
Non poteva di certo dire che era stato facile, lasciare cadere tutto. Rinunciare alla cosa più importante della sua vita… continuando comunque a seguire quelle tracce che la portavano sempre più nel suo baratro… Finché quelle due striscette rosse le avevano cambiato la vita!
Non era lei ad averne una dentro di se, era stata Joe a riportarla in vita, minuto dopo minuto…
 
"Ora sono tornata sulla terra,
imparando a costruire dall’inizio,
con un cuore tremante mai aspro"
 
Aveva nascosto tutto dentro un angolo del suo cuore e si era lasciata guarire da quel regalo che aveva ricevuto. Quello che per sempre le avrebbe ricordato ciò che significava….
 
"e imparo poi a contenere tutta la ferita e il dolore come un fiore,
ora per ora,
come quando ti sto vicino
e m’immagino
di stare vicino a Te."
 
Chiuse gli occhi, avvicinando il viso a quello di Joe e lasciandole un tenero bacio sul nasino, ispirando quel dolce profumo della loro piccola...

۝§۝§۝            

- Dorme?- chiese l'uomo sopraggiungendo alle sue spalle.
- Dormono - rispose sorridendo la donna.
Da quando erano andati via per leggere la favola della buonanotte, era trascorso più di mezzora e dalla stanza non si sentiva trapelare nessun brusio.
Non che fosse stata tutto il tempo con l'orecchio teso ma a tratti le arrivavano le risate della piccola o le battute recitate dallo scrittore. Invece quando sembrava tutto tacere in uno strano silenzio, dapprima aveva pensato che la piccola si fosse addormentata ma poi non vedendo Castle tornare, si era scusata con sua cugina che continuava ad aggiornarla sulla sua vita sentimentale, di cui aveva ascoltato solo la metà delle chiacchiere, e si era diretta dove la sua mente era stata attratta da tempo.
Adesso se ne stava appoggiata allo stipite della porta della cameretta a guardare la figura dell'uomo pigramente abbandonata sulla sedia a dondolo che avvolgeva con le sue forti braccia il piccolo corpicino della bambina.
- Questa scena mi ricorda qualcosa.- disse Jim sorridendo mentre metteva le mani sulle spalle di sua figlia.
Kate si girò verso di lui, ancora sorridente, aspettando che continuasse.
- Quante volte, quando Joe era più piccola, vi ho trovate a dormire cosi...-
Kate si strinse nell'abbraccio di suo padre che continuò: - la prendevi in braccio per cantarle la vostra speciale ninna nanna e ti sedevi lì a cullarla, ma molte volte crollavi sfinita.-
- Non sono stati periodi facili e averla tra le mie braccia era l'unica cosa che mi infondeva tranquillità. Anche quando si era addormentata continuavo a cullarci dondolando e finivo per cadere in un sonno profondo e tranquillo, finché non arrivavi tu a prenderla per metterla nella sua culletta.-
- Ora invece è diventata una signorina e non vuole dormire se non le racconti la storia del super papà!- disse l'uomo.
- Già... ma almeno mi vuole ancora nel suo letto!-
Jim rise e Kate lo guardò sorpresa e in cerca di spiegazione.
- Niente - sussurrò - è che pensavo che tra ninna nanna e storie non ha mai avuto nulla di convenzionale!-
Scoppiarono a ridere entrambi ripensando al testo della canzoncina e alle storie che lei s’inventava ogni sera.
- Beh almeno hai smesso di cantarle quella cosa depressa! Ancora mi meraviglio come Joe sia così pestiferamente allegra!-
Kate gli diede uno scappellotto sul braccio e tornando a guardare i due dormire, disse: - Vuol dire che dobbiamo ringraziare quel lato del suo carattere che non ha preso da me!-
Suo padre la strinse forte in un abbraccio e le disse: - Tua figlia ha molto più del tuo carattere di quanto tu creda! E anche l'allegria, la vivacità e la forza vulcanica di Joe sono parte della mia piccola Katie...- la fece voltare con il viso verso di lui - che troppe poche volte ho visto in quella adulta!-
Si sporse verso di lui e gli diede un caloroso bacio sulla guancia, mentre lo cingeva in un forte abbraccio.
- E questo?- le chiese mentre appoggiava il viso sul suo petto, perdendosi tra le sue braccia, come quando era bambina - a cosa lo devo?-
- Perché,  non posso semplicemente voler coccolare il mio vecchio?- chiese alzando lo sguardo verso di lui.
- In primo luogo, non sono ancora vecchio e secondo, non me lo aspettavo dalla te adulta! Sono anni che non ti lasci più consolare dal tuo vecchio!-
Risero di nuovo entrambi e poi lei disse:
- Non sai quanto mi è mancato!- lo guardò negli occhi, sollevando un po' il viso - Grazie di tutto quello che hai sopportato e che fai per noi papà!-
- Non c'è nulla da ringraziare! Non esiste cosa che un genitore non farebbe per i propri figli! È un legame che va oltre qualunque cosa!-
Appoggiò la testa sul petto paterno e voltandosi appena per guardare i due all'interno della stanza disse: - Lo so!-
Trascorsero parecchi secondi durante i quali entrambi, ancora abbracciati, restarono a fissare Joe abbracciata a Rick. Poi Kate sollevò di nuovo il viso ad incrociare lo sguardo di Jim.
- Ti voglio bene Papà!-
- Anche io bambina mia!- disse lasciandole un dolce bacio sulla fronte.
- Ora smettiamola con queste smancerie! Non sono ancora così vecchio e ho degli ospiti di là...-
Risero ancora entrambi ma sorridendosi e poi disse: - Metti Joe nel suo lettino e sveglia il tuo scrittore. Poi tornate di là a festeggiare con noi!-
Dopo avergli lanciato uno sguardo di fuoco, si slegarono dall'abbraccio ed entrambi si diressero verso le loro mansioni.
Kate però si prese ancora qualche secondo per ammirare quella dolcissima scena, prima di avvicinarsi lentamente al dondolo e poggiare una mano sulla spalla di Rick mentre si chinava a baciare la fronte della sua bambina che beatamente dormiva sul petto dell'uomo.
 


⌘ * § * ⌘


Uscì dalla cameretta e socchiuse la porta come gli aveva chiesto lei.
Quando tornò nel salone, dovevano essere passate almeno un paio di ore da quando era andato via con la piccola in braccio, perché gran parte delle persone era già andata via.
Si avvicinò al tavolo per versarsi qualcosa da bere e nel prendere un bicchiere nell’angolo più estremo del tavolo, intercettò pezzi di una conversazione.
- Quindi adesso hai terminato la tua missione?- chiese uno dei due uomini.
- Esatto! Ora voglio solo tornare dalla mia Katherine.- disse Patrick.
Un sorso di acqua gli si bloccò nella gola e si voltò di scatto verso la fonte di quelle parole.
Jim aveva notato la scena e con un sorriso che era tutto un programma si rivolse di nuovo a Patrick.
- Sono certo che la tua dolce metà sarà felicissima appena lo saprà.-
Anche Patrick si accorse dello strano ghigno dell’uomo e con la coda dell’occhio intravide la causa di quel gesto, da bravo detective decise di tenere il gioco all’uomo.
- Si, ancora non sa che sono tornato per restare…- fece una pausa aspettando la reazione dello scrittore, che non li fece attendere molto prima di voltarsi palesemente verso di loro, non curandosi più di essere scoperto ma puntando a cercare di capire se quello che aveva origliato fosse la verità e non un brutto scherzo del suo subconscio.
- Ho anche intenzione di chiederle di sposarmi!- disse sorridendo.
- Oh complimenti!! Finalmente ti sei deciso!-
Quell’ultima affermazione di Jim fu la stoccata finale. Lo scrittore si avvicinò a i due e chiese :- Ho capito bene, ti sposi?-
Patrick alzò lo sguardo su di lui, con un’espressione da vincitore e disse: - Non gliel’ho ancora chiesto ma sono più che sicuro che mi dirà di si!-
- Sono certa che quando glielo chiederai ti dirà un SI… è quello che aspetta da sempre!-
La voce di lei, proveniente dalle sue spalle lo fece voltare, a quella frase e al suo splendido sorriso la mano lasciò cadere il bicchiere per terra. Per sua fortuna era di plastica e mezzo vuoto, altrimenti avrebbe dovuto fare i conti con la sua ira. Rialzò gli occhi e quello che vide fu diverso da ciò che si aspettava: lei stava sorridendo si, ma divertita alla sua espressione.
- Io non desidero altro che sposare Katherine e vivere con i nostri due figli-Patrick gli diede una pacca sulle spalle e lui si voltò.
- Du u due figli?- chiese incredulo.
- Si, Jonathan e Katye…- disse estraendo una foto dal taschino interno della giacca porgendola allo scrittore.
- Jon quattro anni- disse indicando il maschietto in foto - l’amore della mia vita Katherine, e la piccola Katye otto mesi.-
Kate si sporse in avanti, avvicinandosi allo scrittore per poter vedere anche lei la foto.
- O Mio Dio è cresciuta tantissimo!-
Patrick rise e poi aggiunse: - si la tua figlioccia si fa sempre più grande, Kat me l’ha mandata qualche giorno fa…-
Poi vedendo la faccia stupita di Castle, gli cinse le spalle con il braccio libero e spiegò: - Devi sapere che la tua Ka… -
Lo sguardo omicida della detective che sentiva su di lui, gli fece alzare per un attimo il viso, per poi ritornare sulla foto e correggersi:
- Hem… Kate, la detective Beckett è colei che ha fatto decidere la mia quasi moglie a voler un secondo figlio e quando abbiamo scoperto di aspettare una bambina volevamo chiamarla come lei, ma Kate ha lo stesso nome della madre di mia figlia, per cui la nostra piccola si chiama Katye, con la ipsilon che è un diminutivo di Ketyline.- spiegò tutto orgoglioso.
 - Detective, scopro ogni giorno qualcosa di nuovo su di te!- disse lo scrittore, cercando lo sguardo della donna.
- Castle… come devo dirtelo che sono come la cipolla!- sorrise ricordando quando aveva già usato quella similitudine in passato.-E comunque non è merito mio, loro mi hanno ospitato in casa durante la mia gravidanza e per un lungo periodo post parto… La voglia di avere un altro figlio gliel’ha fatta venire Joe, non io!-
- In parte ha ragione, - intervenne Patrick- è stata la piccola a farci intenerire e a desiderare un altro figlio, nonostante le difficoltà della nostra vita, ma… - alzò gli occhi per puntarli in quelli di Kate - La tua determinazione, la tua forza nel lottare da sola e ad ogni costo contro tutte le difficoltà senza mai mollare la spugna e senza ricorrere a quell’aiuto che tutti ti imploravano di chiedere… ci ha fatto capire che non potevamo essere così egoisti da chiuderci nelle nostre paure e assecondare il desiderio di Jon che da quando avevamo Joe con noi, ci chiedeva una sorellina!-
Vide due lacrime inumidire gli occhi della detective e il suo primo istinto fu quello di abbracciarla ma dentro di lui c’era una strana sensazione che lo frenava. Non sapeva dire cosa fosse ma quelle parole dette da Patrick gli avevano provocato come un senso di rimorso.
- Si è fatto tardi!- Esclamò il detective - domani ho un volo per Los Angeles che mi aspetta!- disse avvicinandosi a Jim e iniziando così i saluti di rito.
- Sarà meglio che vada anche io!- disse lo scrittore -Tu vieni con me?- chiese rivolto verso la donna.
A quella frase Patrick si girò verso di lei con un’espressione interrogativa.
- Questioni di lavoro!- intervenne Kate ma la sua risposta fece voltare di scatto lo scrittore che però si limitò solo a guardarla negli occhi con un’espressione ‘io e te dobbiamo parlare’.
- No, io resto qua stanotte…- disse in risposta alla precedente domanda di Castle, - Joe aveva qualche decimo oggi pomeriggio mi sen…-
- Allora a domani!- la interruppe Rick avvicinandosi e prendendola per le braccia le diede due baci a mo di saluto, facendola zittire all’istante.
Quando si riprese, si ricordò che Castle necessitava di protezione e chiese:
- Non vorrai mica tornartene in città da solo?-
Patrick notò lo sguardo accigliato della donna e non gli ci volle molto per fare due più due: - Io ho la macchina dietro l’angolo, se hai bisogno ti riaccompagno io in città!-
- Non c’è bisogno che ti scomodi, posso prendere un taxi!- rispose l’uomo.
Beckett stava per intervenire ma Patrick la precedette : - Tranquillo devo andare anche io in città, un po’ di compagnia non mi farà male e mi terrà sveglio!-
- Allora d’accordo!- disse lo scrittore.
Salutarono Jim e Kate e prima di congedarsi da lei, si fece promettere che se la piccola avesse avuto ancora febbre sarebbe rimasta a casa l’indomani e che poteva chiamarlo per qualunque motivo e a qualunque ora. Quando fu rassicurato a dovere, salutò la donna e si diresse verso il detective.
- Andiamo?- gli chiese.
- Si andiamo!-rispose. E mentre percorrevano la strada verso l’auto l’uomo gli disse: - Sai la cosa degli strati come la cipolla? –
Castle annuì.
- Da come ho potuto conoscere Kate, sono certo che lei ne abbia molti… Non ti arrendere, amico!-
Erano finalmente giunti all’auto e prima che l’uomo riuscisse a infilarsi in macchina gli disse: - Patrick… Ho intenzione di scoprirne uno ad uno, fino ad arrivare alla vera Kate che si cela dietro ognuno di loro…-
E mentre entrambi prendevano posto nell’abitacolo pensò,  “Questo viaggio mi servirà per conoscerne almeno uno, grazie a te!”

 

 
Salve a tutti!
Una piccola precisazione... qualcuno di voi ha avuto la sensazione di aver già letto la prima parte?
Bravissimi!
Infatti l'avevo pubblicata tempo fa (quando l'ho scritta) in occasione della festa della mamma anche se era già ideata per questa ff...
Ad alcuni tramite risposta alle recensioni dissi già che avreste capito tutti i riferimenti un po' più avanti (beh... in realtà un po' più di un po' :( sorry)
In ogni caso vi lascio anche il link della shot che pubblicai:
 Near You
Io ora provvederò a sistemare l'angolo anche lì con questa specifica...
Grazie per l'attenzione e la pazienza
A mercoledì!
Vulpix <3
   
 
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