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Autore: Lales    16/03/2009    3 recensioni
Non poteva crederci realmente perchè non pensava stesse succedendo davvero a lei. Erano passati quasi dieci anni da quando aveva detto addio ai Tokio Hotel. Come un flash, come il film della tua vita che ti scorre nella mente prima di morire, Michelle in quel momento riviveva tutto, tutto quello che aveva fatto per loro. Le sentiva sulla pelle, perchè quelle esperienze l'avevano segnata, ed anche fatta crescere. I giorni passati sotto al sole, sotto alla pioggia, fuori dai concerti, aspettando solo loro. Le ore perse sotto agli hotel, semplicemente per immaginarsi che lui le avrebbe sorriso, che le avrebbe detto mezza parola, e magari fatto una foto insieme. Lo sapeva, ci era cresciuta con quel mito e ne era consapevole del fatto che loro due non avrebbero mai avuto niente a che fare. Mondi opposti, completamente diversi, mondi che non si sfiorano neanche per sbaglio.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Georg Listing, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene, siamo qui oggi riunite perchè Lale ha avuto un'altra follia creativa a suo parere molto molto intrigante! Non so se chiamarla Short Fic o considerarla una FF a tutti gli effetti. E' composta di cinque massimo sei capitoli e quattro sono già scritti, per cui niente paura, verrà assolutamente terminata. Spero vi piaccia, come a me è piaciuta scriverla.

Nota: E' ambientata nel futuro, per cui se leggete qualcosa di strano e che al momento non si trova in commercio o comunque non esiste, non temete, è tutto calcolato e fa parte della storia. Ah dimenticavo, i Tokio Hotel (per loro fortuna) non mi appartengono e questo scritto è tutto frutto della mia fantasia (anche perchè è ambientata nel 2019 vedete un po' voi ^^).

Enjoy!

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Prologo.


I'm looking at you through the glass, don't know how much time has passed.
Oh God, it feels like forever, but no one never tells you that forever feels like home.
Sitting all alone, inside your head.


Ti guardo attraverso il vetro, non so quanto tempo sia passato.
O Dio, sembra sia per sempre, ma nessuno ti ha detto che per sempre sembra casa.
Seduta da sola, nella tua testa.



Camminava velocemente sui suoi scomodi tacchi di pelle nera in quella caotica via del centro di Berlino, era in ritardo, nuovamente. Il rumore del traffico mattiniero le impediva di capire perfettamente ciò che le veniva detto nell'auricolare del bluetooth e se lo spingeva nervosamente nell'orecchio rischiando di farlo entrare nel timpano. Era il tipo di donna che odiava chi faceva ritardo, ma non riusciva a non prendersi dieci minuti sull'orario d'ingresso in ufficio, mai. Forse succedeva perchè ogni volta che metteva piede fuori casa ad un orario decente qualcosa di imprevisto le accadeva come se il suo karma la volesse punire. Per lei era più una condanna il ritardo, che una fattore di distrazione. Senza contare che con ben due cellulari in mano che vibravano ad interrmittenza dalla mattina alla sera ed un matrimonio da organizzare, avrebbe voluto allungare la giornata e farla diventare di cinquanta ore, così da poter fare tutto senza problemi. Stringeva l'agenda sotto un braccio, le chiavi della macchina infilate all'indice tramite l'anellino del portachiavi, il bluetooth nell'orecchio, la 24 ore a tracolla e la borsa in spalla. Oltre all'allungamento della giornata avrebbe avuto bisogno di un trapianto di braccia. Aveva saputo che la chirurgia aveva fatto passi avanti in quel campo, avrebbe potuto farci un pensierino e diventare la prima donna polipo al mondo.
Michelle Essen era una donna in carriera; una donna in carriera che si stava sposando e da circa cinque mesi a quella parte era diventata nevrotica, irascibile e incontenibilmente stressata, più stressata del solito, il che voleva dire toccare picchi decisamente alti. Il ticchettio delle sue costose scarpe di pelle nera scandivano il ritmo dei suoi passi, accompagnati dalle urla isteriche che riusciva a produrre la sua voce in quel momento di grandissima crisi.
- Ho detto Tulipani, non Fresie, io odio le Fresie! - disse decisa sentendo l'altro telefono vibrare nella mano destra.
- Un secondo, ho un'altra chiamata in linea - spinse il silenzioso sul tasto del primo cellulare e rispose alla chiamata del secondo - Pronto? -
Una voce calda e familiare le arrivò all'orecchio, non ci mise molto a riconoscerlo e a non farlo finire di parlare - Ciao amor...-
- Benji dio santo, ti sto chiamando da un'ora! - lo investì Michelle con il tono più calmo che potesse fare, così somigliante a quello di una persona insana mentalmente.
- Che è successo? - rispose il suo futuro marito, esasperato.
- Mi ha chiamato il sarto poco fa, mi ha detto che oggi devi andare un attimo lì a misurare la giacca -
- Ma ci sono stato l'altro ieri! - sbuffò l'uomo dall'altro lato del telefono.
- Non lo chiedere a me, io oggi devo fare trecentomila cose e non so se riuscirò a pranzare, comunque, sto parlando con il fiorario, hanno sbagliato a prendere l'ordinazione dei fiori, stanno mettendo le Fresie Benji, le Fresie, ti rendi conto?! - squittì Michelle girando l'angolo.
- Tu odi le Fresie amore mio dolcissimo - la prese in giro il suo futuro marito non nascondendo una risatina.
- Non ridere idiota, la cosa è gravissima, ora devo andare, ci sentiamo dopotiamociao - chiuse il telefono senza neanche aspettare la risposta e ritornò alla chiamata con la segretaria del vivaio sull'altro cellulare.
- Ho detto che voglio i Tulipani - riprese a dire la donna accelerando il passo.
- Signorina le ho già spiegato che non è periodo di Tulipani - rispose cordialmente la ragazza non sapendo più in che lingua dirglielo.
- Non mi interessa, fateli arrivare dall'Olanda, io voglio i Tulipani! -
- Ci sono delle bellissime Orchidee bianch...-
- I Tulipani! - gridò Michelle girando nuovamente l'angolo e sentendo il corpo di un estraneo scontrarsi contro il suo. Uno degli imprevisti di guardarsi i piedi mentre si cammina, urlare parlando al telefono mentre si è intenti a leggere la rubrica dell'altro cellulare per trovare il numero del ristorante del pranzo di nozze. La borsa cadde per terra e la vide chiaramente scendere a capofitto sul marciapiede grigio e afflosciarsi di lato. La signorina all'orecchio continuava a ripeterle alternative ai Tulipani e lei alzò gli occhi di scatto verso il corpo estraneo che l'aveva colpita.
- Ma vuoi stare attento a dove vai? - gridò forte verso l'uomo che le era venuto addosso. Lo fissò negli occhi e corrugò la fronte.
- Veramente sei tu che non guardavi dove andavi - rispose gentilmente la voce della persona di fronte a lei abbassandosi per riprenderle la borsa e porgergliela.
Nel frattempo la signorina al telefono temendo che quel grido disumano si riferisse a lei aveva terminato di elencarle la lista dei fiori disponibili e attendeva che ci fossero segni di vita da parte della donna.
- Non c'entra - si stizzì Michelle prendendo la borsa dalla sua mano e girandogli le spalle - Pronto? Mi sente? -
Continuò a camminare più velocemente verso l'ingresso dell'ufficio reggendo la borsa sotto il braccio, cercando di mettere le chiavi della macchina all'interno.
- Che ne dice delle Rose verdi? -
- Le Rose verdi? - chiese Michelle perplessa.
- E' un nuovo incrocio che stiamo provando in via sperimentale, sono molto belle, può venirle a vedere quando vuole, sono qui in vivaio -
La donna entrò come un razzo nelle porte del grande palazzo di vetri che ospitava il suo ufficio fiondandosi dentro l'ascensore che si chiudeva lentamente. Si appoggiò alla parete dorata sospirando rumorosamente
- Va bene, appeno trovo cinque minuti verrò a vedere queste Rose verdi - disse chiudendo la chiamata e aspettando che le porte di fronte a lei si aprissero.
Guardò l'orologio del telefono e sgranò gli occhi lanciandosi fuori dall'abitacolo appena le porte gliene dettero l'occasione. Corse sulla moquette ed evitò qualche persona che camminava nel senso opposto, arrivando al suo ufficio ed entrando di gran carriera, lanciando tutto per terra: il telefono stava squillando.
- Pronto? - rispose Michelle senza fiato.
- Michelle - una voce profonda chiamò il suo nome in modo austero e le fece rabbrividire - Ti sto chiamando da cinque minuti e rispondi solo ora, dove sei stata? -
- Capo - disse lei sorpresa - Sono qui, dove vuoi che fossi? - rispose nervosamente facendo il giro della scrivania e sedendosi sulla sua poltrona di pelle nera.
- In effetti mi era parso di vedere qualcuno molto simile a te correre in corridoio, ma devo essermi sbagliato - disse l'uomo ironicamente.
- Sicuramente - rispose lei annuendo e mordendosi il labbro, si girò verso la finestra ammirando il panorama su Berlino e si afflosciò su se stessa - Posso fare qualcosa per te? -
- Si - disse sicuro - Rilassati e lavora -
- Certo capo - rispose lei sorridendo e chiudendo la chiamata. In effetti le sarebbe piaciuto sapere come ci si potesse rilassare lavorando ma non volle porsi ulteriori domande. Si appoggiò allo schienale della sedie e vagò con lo sguardo nel suo ufficio cercando di ricordarsi mentalmente dove aveva messo la sua agenda. Molti le chiedevano come mai nel 2019 continuasse a tenere un'agenda di carta, scritta addirittura a penna. Ma lei continuava a rispondere che le cose se le ricordava meglio se le scriveva di suo pugno. Alla soglia dei trentadue anni, c'erano ancora molte cose che rimpiangeva del passato, come i cari e vecchi diari fatti di pagine vere, che si potevano toccare e sentire sotto le dita. Ora invece tutti erano passati al digitale, e di cartaceo non c'era quasi più niente. I pc dell'ufficio erano collegati tra loro, e se c'erano appuntamenti o note venivano spedite via internet. Quella mattina ad esempio, avrebbe avuto due appuntamenti con due gruppi diversi, e se non se lo fosse scritto lei sull'agenda non se lo sarebbe mai ricordato. Per fortuna che questo digitale non lo odiasse poi così tanto. Accese il computer e vide gli appuntamenti trascritti per quella giornata. Il suo compito all'interno della Warner Music era quello di scoprire nuovi gruppi, nuovi cantanti, insomma i nuovi talenti musicali della Germania e di produrli nel caso valesse la pena; era una brava produttrice, anche se ancora giovane si era fatta le ossa con il tempo. Ascoltava moltissima musica, ed era fervente fan dell'Indie, che sosteneva a spada tratta. Nonostante le scarpe da 500€ ai piedi, il suo era serio animo rock, l'involucro che la conteneva erano soltanto vestiti.
- Chris - chiamò ad alta voce dalla poltrona cercando ancora l'agenda con gli occhi - Chris, vieni qui -
Christopher il suo assistente entrò nella stanza senza bussare e la guardò con gli occhi sgranati ed il fiatone.
- Che c'è? - chiese ansimando -
- Hai visto la mia agenda? -
- Forse te l'avrà rubata qualche vecchietta pensando che fosse una copia della Bibbia del XIX secolo -
- Idiota - lo apostrofò Michelle cercando nella borsa - Qui non c'è! -
- Oh mio dio devo chiamare la biblioteca nazionale - scherzò Chris - Forse l'hanno appena archiviata nei loro scaffali -
- Vuoi essere licenziato? - chiese Michelle con il fuoco negli occhi - Aiutami a cercarla -
Il ragazzo sbuffò e cominciò a cercare il prezioso oggetto non con troppa voglia, la perdeva sempre, e la ritrovava altrettante volte.
- Michelle, sei proprio anziana, eppure hai due cellulari che ti fanno anche il caffè macchiato, non capisco perchè ti ostini ad usare quella "cosa" -
- Dentro quella "cosa" - chiarì la donna - C'è tutta la mia vita; la disposizione degli invitati al matrimonio, gli appuntamenti, i numeri di telefono, tutto capito? Se la perdo sono morta! - disse con la voce incrinata, mettendosi quasi a piangere - Devo trovarla a costo di setacciare questo ufficio -
- Ma sei sicura che sia qui? - chiese Chris dubbioso - Sei entrata da quella porta e ce l'avevi con te? -
- Certo che si - berciò Michelle alzandosi dalla poltrona, ma non ne era troppo sicura neanche lei. Mise una mano sotto al mento e si guardò intorno - Che ore sono? -
- Le 9.30 - disse Chris guardandola.
- Beh ci penseremo dopo, andiamo in sala ci saranno già i... -
- I...? -
- Non mi ricordo il nome, ma vabbè, quelli... -
- Ah si, i Ciarlis -
- Bel nome del cazzo, se sono bravi dobbiamo farglielo cambiare, inizia a farti funzionare il cervellino - Non sapendo cosa portarsi dietro, perchè solitamente si portava l'agenda, prese i cellulari ed il portatile chiuso sulla scrivania, uscendo a testa alta dall'ufficio seguita da Chris.
- Sei tu quella che dovrebbe occuparsi di queste cose - scandì l'assistente affiancandosi alla figura della donna e sorridendo sornione.
- Lo so tesoro, ma tu guarda caso lavori per me e con me, e ti ricordo che io ho talmente tante cose da fare che non ho tempo neanche per mangiare...-
- Tu non mangi per entrare nel vestito, il che è diverso - si permise di dire il ragazzo guardandola serio.
- Ehi tu - si girò Michelle lanciandogli un'occhiataccia - Cos'è tutta questa confidenza? -
- Me la sono presa da quando mi hai raccontato la storia della tua vita, ovvero dopo due giorni che lavoravo qui -
- Si beh, sono un tipo socievole - disse la donna facendo finta di essere offesa e schiacciando il bottone dorato dell'ascensore - Ma sono sempre più vecchia di te, per cui porta rispetto alle signore anziane -
- Si scusami nonna - scherzò il biondino appoggiandosi al muro.
- Ora non esagerare, nonna no, zia casomai -
- Ti porto rispetto solo perchè sei nata negli anni '80 e sei una figa per forza di cose -
Michelle scoppiò a ridere notando le porte che si aprivano di fronte a lei e facendosi spazio tra la gente che scendeva dall'ascensore.
- Strano che non ti veda con i capelli cotonati e le spalline imbottite allora - disse lei continuando a sorridere, schiacciando il tasto numero cinque e poggiandosi alle pareti del mezzo - Sarebbe esilarante -
- Vedi, vedi che sono un genio! - rispose Chris alzando le mani al cielo - Se questi qua sono bravi li possiamo lanciare in puro stile 80ies, che ne pensi? Vita alta, cotonature e giacche fosforescenti! -
- Mah, la vita alta è appena tornata di moda, dici che dovremmo sfruttare l'onda? -
- Assolutamente - continuò Chris eccitato - Sarebbe figo, come un ritorno indietro nel tempo.-
- Non mi ricordo neanche che genere fanno - Michelle guardò i cellulari per leggere se nell'agenda elettronica degli appuntamenti aveva segnato qualcosa, ma ovviamente aveva scritto tutto sull'agenda lasciando per il pc e il cellulare informazioni puramente generali.
- Non importa il genere, possiamo plasmare chiunque, lo sai, è la nostra forza -
- Sai fino a dieci anni fa se mi avessero fatto un discorso del genere probabilmente avrei sparato al mio interlocutore - rispose la mora uscendo dall'ascensore e precedendo Chris.
- Dieci anni fa - continuò l'assistente - Non avevi delle Paciotti da 547 € ai piedi -
- Vero - annuì Michelle - Ma lo sai che il mio animo è ribelle -
- Lo so - rispose lui precendola e appoggiandosi alla porta della sala d'incisione e aprendola per far entrare Michelle.

Un'altra giornata era cominciata, con il piede sbagliato forse, ma probabilmente quello assolutamente giusto.

__________________



Ai posteri l'ardua sentenza. ^^
  
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