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Autore: Lales    17/03/2009    4 recensioni
Non poteva crederci realmente perchè non pensava stesse succedendo davvero a lei. Erano passati quasi dieci anni da quando aveva detto addio ai Tokio Hotel. Come un flash, come il film della tua vita che ti scorre nella mente prima di morire, Michelle in quel momento riviveva tutto, tutto quello che aveva fatto per loro. Le sentiva sulla pelle, perchè quelle esperienze l'avevano segnata, ed anche fatta crescere. I giorni passati sotto al sole, sotto alla pioggia, fuori dai concerti, aspettando solo loro. Le ore perse sotto agli hotel, semplicemente per immaginarsi che lui le avrebbe sorriso, che le avrebbe detto mezza parola, e magari fatto una foto insieme. Lo sapeva, ci era cresciuta con quel mito e ne era consapevole del fatto che loro due non avrebbero mai avuto niente a che fare. Mondi opposti, completamente diversi, mondi che non si sfiorano neanche per sbaglio.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Georg Listing, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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1.

- Quand'è il prossimo appuntamento? - chiese Michelle mettendosi le mani nei capelli scuri ed alzando lo sguardo verso Chris.
-  Ora hai una pausa di due ore prima degli appuntamenti di oggi pomeriggio, il primo è alle 15. -
- Oddio - sbuffò lei alzando gli occhi al cielo - Forse riesco a mandare giù qualcosa oggi -
- Oh no, poi non entrerai nel vestito - la canzonò Chris prima di continuare - Beh io vado a la-vo-ra-re, ci vediamo tra un po' -
- Se ho bisogno di te grido - rispose Michelle alzando una mano in segno di saluto.
- Non c'è bisogno, usa il telefono -
Sogghignò tra sé e sé poggiata con la fronte sulle mani. Ripensava, da quando aveva scoperto che la sua agenda era scomparsa, al percorso che aveva fatto quella mattina, e nonostante si ricordasse perfettamente che l'aveva presa dalla macchina, i suoi ricordi si fermavano a quando aveva sbraitato contro l'assistente del vivaio per i Tulipani.
- Scheisse - sbuffò poggiando la schiena contro la sedia e girandosi verso il panorama berlinese: era morta, doveva rifare tutto.
Il cellulare cominciò a vibrare sul piano di vetro dietro di lei e si voltò di scatto afferrandolo energicamente - Pronto? -
- Signorina Essen - una voce femminile le accarezzò il timpano.
- Sì? Avete trovato la mia agenda? - chiese lei speranzosa, non sapendo minimamente chi fosse quella donna e perchè avrebbe dovuto ritrovare la sua preziosa agenda.
- Ehm, veramente no, chiamo dal Royale -
- Ah, oddio il ristorante, vi stavo chiamando stamattina poi mi sono successe delle tragedie immani una dopo l'altra e... - si interuppe la donna pensando al fatto che a quella del Royale della sua vita non gliene importasse poi tanto - Mi dica -
- Ecco, avremmo bisogno della disposizione dei tavoli, per i segnaposto -
Il volto di Michelle andò a fuoco, per fare tutta la disposizione ci aveva messo ben due settimane e non aveva avuto tempo di trascriverle al computer. E quella disposizione si trovava inconfutabilmente sulla sua agenda perduta.
- Ehm sì -
- Se potesse inviarcelo via mail entro domani sarebbe meraviglioso - cinguettà la ragazza dall'altro capo del telefono.
- Domani? - chiese Michelle deglutendo.
- Sì, c'è qualche problema? -
- No no assolutamente - rispose la donna fingendo sicurezza - Domani avrete la disposizione dei tavoli -
- Perfetto, allora la saluto, buona giornata -
- Altrettando - squittì la mora chiudendo la chiamata e fissando un punto nel vuoto di fronte a lei, indecisa se cominciare a riscrivere la lista o suicidarsi in alternativa. Non ebbe il tempo di pensare a come morire lentamente ed in agonia che il cellulare squillò nuovamente.
- Pronto? - rispose monocorde continuando a fissare il nulla.
- Salve, parlo con la signorina Essen? -
- Sì - disse Michelle ancora più affranta.
- Sono Jean Claude, della pasticceria -
- Salve, mi dica -
- Senta signorina, è un problema se al posto del cioccolato al mascarpone mettiamo la crema di cioccolato? -
Michelle si alzò in piedi furente - Ma se io ho scelto il cioccolato al mascarpone un motivo ci sarà! -
- Lo supponevo signorina - rispose la voce con vago accento francese - Ma sa, la torta diventa un po' pesante... -
- NON MI INTERESSA - gridò la donna - Sarò libera di volermi strafogare il giorno del mio matrimonio o vuole venire a scegliere lei anche le bomboniere e il menù per il pranzo? - chiese stizzita, prima di rendersi conto che stava parlando da sola. Infatti la linea era caduta e riceveva in risposta solo de tu ravvicinanti. - Pronto? - guardò lo schermo e si vide che era tornato sullo sfondo principale e lo
buttò sulla scrivania prima che squillasse nuovamente; isterica come non mai lo riprese tra le mani e rispose chiaramente - Non mi interessa se non fabbricano più il mascarpone o il cioccolato, non mi interessa se dovete andare in Perù a prenderlo dalle piantagioni, fatemi quella cazzo di torta al cioccolato al mascarpone o cambio pasticceria, crede di riuscire a farlo senza ulteriori problemi o le devo mandare la ricetta di mia nonna? -
- Ehm, ciao -
Una voce tremendamente familiare, ma che non riusciva a ricollegare ad alcun viso le rispose imbarazzata, prima che lei potesse rendersi conto che non stava parlando con la pasticceria.
- Tu non sei Jean Claude - disse ovviamente cadendo a peso morto sulla sedia dietro di lei.
- Direi di no, e non vorrei essere nei suoi panni - continuò la voce profonda dell'uomo che le parlava.
- Scusami davvero, è una giornataccia, chi sei? -
- Tu sei Michelle Essen? - chiese l'uomo continuando a mantenere un tono di voce rilassato e molto seducente.
- Sì, chi parla? -
- Scusami, ho trovato la tua agenda per ter... -
Non fece neanche in tempo a far finire la frase all'uomo che comincio ad urlare dalla gioia.
- Oh mio Dio, chiunque tu sia ti amerò infinitamente per tutta la vita! Non puoi capire quanto l'ho cercata, lì c'è tutta la mia esistenza. Dov'era? - chiese quasi sull'orlo delle lacrime di felicità.
La risata dell'uomo continuò a farle venire la pulce nell'orecchio, quella voce e quella risata la conosceva, ma non sapeva dove l'aveva sentita.
- Per terra, questa mattina mi sei venuta addosso -
- Ah tu sei quello che mi è venuto addosso! -
- Beh ci siamo scontrati, diciamo così - sogghignò l'uomo.
- Mi stai salvando la vita, davvero -
- Non c'è problema, anzi scusami, ho dovuto aprirla per cercare un recapito -
- Non importa, la cosa che conta è che tu abbia chiamato ed io abbia risposto - cinguettò la donna felice.
- Si di solito il telefono funziona così - rispose l'uomo continuando a mantenere un tono ilare nella voce.
- Dove ci possiamo incontrare, avrei due ore libere da lavoro, anzi, permettimi di offrirti il pranzo, sei stato troppo gentile -
Michelle si guardò intorno; lei non offriva pranzi agli sconosciuti, non l'aveva mai fatto. Quell'uomo poteva essere chiunque, anche se era convinta del fatto che l'avesse già sentita quella voce, e non una volta sola. Sbuffò tra sé e sé mandando via la coscienza che le diceva sempre quello che doveva fare, e pensando che la notizia del ritrovamento dell'agenda dove essere festeggiato, non le importava se l'uomo potesse essere un omicida seriale.
- Io sono al Ritz - Carlton in questo momento - Michelle rizzò le antenne e pensò che un omicida seriale non trascorre le notti al Ritz e tornò all'ascolto - Possiamo vederci qui fuori e andare in un ristorantino qui vicino che consoco molto bene -
- Perfetto, qual'è il tuo nome? - chiese la donna interessata.
- Non preoccuparti, ci vediamo lì fuori tra mezz'ora, ti trovo io -
- Ok - rispose Michelle perplessa - A dopo -
Chiuse la chiamata e non sapeva se ridere per la felicità o essere preoccupata. In effetti poteva essere benissimo che un omicida seriale fosse uno ricchissimo che si annoiava e per divertirsi torturava la gente, anzi in particolare povere donne more tedesche in procinto di sposarsi. E poi cos'era quella storia che non voleva dirgli il nome, perchè? Gli assassini non dicono il loro nome, cos'aveva da nascondere? Forse aveva sbagliato ad essere così impulsiva, ma non le importava, sarebbe andata all'appuntamento; prese la sua giacca di pelle e i suoi fidati cellulari uscendo dall'ufficio di gran carriera, avrebbe ripreso l'agenda e sarebbe andata via, doveva riavere assolutamente la disposizione dei tavoli del suo matrimonio.

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Non poteva crederci realmente perchè non pensava stesse succedendo davvero a lei.
Erano passati quasi dieci anni da quando aveva detto addio ai Tokio Hotel. Come un flash, come il film della tua vita che ti scorre nella mente prima di morire, Michelle in quel momento riviveva tutto, tutto quello che aveva fatto per loro. Le sentiva sulla pelle, perchè quelle esperienze l'avevano segnata, ed anche fatta crescere. I giorni passati sotto al sole, sotto alla pioggia, fuori dai concerti, aspettando solo loro. Le ore perse sotto agli hotel, semplicemente per immaginarsi che lui le avrebbe sorriso, che le avrebbe detto mezza parola, e magari fatto una foto insieme. Le volte che li aveva visti passare in macchina e avrebbe voluto gridare il suo nome giurandogli amore eterno, insieme ad altre trecento fans che avevano avuto la sua stessa idea. Lo sapeva, ci era cresciuta con quel mito e ne era consapevole del fatto che loro due non avrebbero mai avuto niente a che fare. Mondi opposti, completamente diversi, mondi che non si sfiorano neanche per sbaglio.
Lui su una terrazza dorata riparato dalla pioggia, lei a prendere l'acqua con il naso rivolto verso il cielo. Era una fan, una delle prima in Germania, e faceva così strano trovarselo davanti a pochi metri di distanza. Il sogno, il desiderio, era lì, di spalle, in giacca di pelle.
Di foto insieme ne avevano una sola, e non si ricordava più che fine avesse fatto. Tutti i cd, i dvd, i giornali ritagliati, i poster, le foto sul pc non sapeva più dove fossero, e la cosa ancora più strana era che non ci aveva più pensato da quel giorno in cui la sua passione, il suo amore, era andato via, per sempre. Quando decise di smetterla con i Tokio Hotel, lo fece perchè li odiava, perchè non erano più gli stessi dell'inizio, perchè non li riconosceva più. Burattini da casa discografica li aveva chiamati, ed ora uno dei Mangiafuoco era lei, anche se non per i diretti interessati. Con gli anni, con il lavoro, riuscì a capire i motivi, ma non ritornò mai indietro. Ogni tanto le giugevano notizie sulla loro carriera, ormai in declino totale, ed era contenta, perchè se avessero lavorato con lei non gli sarebbe successo tutto quello. Bill drogato, Tom sull'orlo del manicomio e Gustav e Georg che seguivano a ruota gli amici, cercando di recuperare il recuperabile. L'ultimo album era stato un flop di livello mondiale, e non se ne erano più ripresi, Bill in riabilitazione e Tom scomparso chissà dove. L'aveva sempre pensato che la gestione del management era stata sbagliata, impensabile per una major come l'Universal, ma che li aveva effettivamente portati verso il baratro.
Li amava da impazzire a livello musicale, cosa strana per un amante di tutt'altro genere, ma non seppe mai spiegarsi il motivo del perchè loro avessero scelto lei. Si perchè l'aveva sempre pensato che loro sceglievano le fan; arrivava una specie di chiamata, come quella di Dio, e tu non potevi esimerti dal seguirli, adorarli, amarli più della tua vita.
Ma cosa ancora più forte, era vedere lui che suonava. Lui che si piegava all'indietro e toccava le corde del suo basso con quelle mani grandi e possenti, lui, che ora le dava le spalle, ma che aveva riconosciuto subito. Il tipo dell'agenda non si faceva vedere, ed il fatto che Georg Listing fosse davanti al Ritz Carlton (hotel davanti alla quale da giovane aveva passato memorabili nottate) non poteva che essere un segno del destino. Ormai non gli interessava più niente di lui, ma voleva parlarci, normalmente, come aveva sempre sognato di fare. La maggior parte delle volte i suoi sogni diventavano automaticamente erotici, ma la cosa che si era sempre chiesta era cosa dirgli nel momento in cui i suoi meravigliosi occhi verdi si sarebbero posati sui suoi banalissimi occhi marroni.
- Georg - chiese timidamente verso l'uomo, trentadue anni di bellezza teutonica e occhi color smeraldo.
Lui si girò piano e le sorrise chiudendo gli occhi. Michelle credette di stramazzare al suolo chiedendo pietà, ma lui le rispose - Ciao Michelle -
Sgranò gli occhi e si mise una mano sulla fronte, ora si che aveva bisogno di lamette per i polsi - Oh mio dio, non ci posso credere -
- Lo so che mi amerai per sempre, me l'hai già detto, ma prima riprenditi questa - sorrise nuovamente e le porse l'agenda che lei prese come se le stesse dando il segreto del Santo Graal.
- Tu sei Georg Listing - scandì bene le parole Michelle.
- Aspetta che controllo - rispose lui prendendo il portafoglio e tirando fuori la patente - Si mi sa che sono io... - sorrise ancora ad una Michelle paralitica con la bocca spalancata.
- E come ci è arrivata la mia agenda nelle tue mani? -
Georg scoppiò a ridere - Ma ti ricordi stamattina? Quello a cui sei andata addosso, ero io -
La donna si riprese sorridendo e scuotendo la testa - Impossibile, ti avrei riconosciuto -
- Beh non  è successo -
- Ma non potevi essere tu quello di stamattina, io ti conosco centimetro per centimetro, ti ho visto tanto volte, esaminavo le foto al computer esplorando ogni poro della tua pelle... - si bloccò notando che forse aveva esagerato e che probabilmente si stava mettendo in ridicolo davanti a quella che aveva sempre creduto essere la sua anima gemella, così si morse la lingua.
- Ogni poro della mia pelle - chiese Georg divertito - Wow, credo che questa me la segnerò -
- Dai scherzavo - cercò di aggiustare il disastro appena combinato una Michelle pallida che stringeva la sua agenda con quanta forza aveva in corpo; una cosa del genere non l'aveva neanche mai sognata, era assurda.
- Certo, come no -
- Beh se sei così non è colpa mia - si giustificò la mora - Potevi essere più brutto -
- Lo dirò a mia mamma quando la vedrò : "Mamma però... potevi farmi basso e grasso e pure con i brufoli!" -
- Ecco si, più o meno - rispose Michelle imbarazzata.
- Dai ti sto prendendo in giro - disse Georg tranquillo - Il ristorante che ti dicevo è di là, ti va ancora di pranzare con me? -
- Eh sai, adesso che ho scoperto chi sei non ne sono tanto sicura - rispose ironica la donna mettendosi una mano sotto al mento - Anche se sono abituata a trattare con certa gente, tu sei veramente troppo anche per una come me -
- Beh è un fardello che mi tocca portare, con i pro ed i contro -
- Capisco, ma almeno potresti smetterla di sorridere a 32 denti che mi stai accecando?! - rispose la donna girandosi di spalle - Beh dov'è questo ristorante? -
- Di qua, faccio strada -
E mentre lo vedeva camminare di fronte a lei non ebbe più dubbi. Quello era Georg Listing dei Tokio Hotel.

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- Non so se dirti "Wow non sei cambiato per niente" oppure "Come sei diverso" - disse Michelle mettendosi le mani sotto al mento e guardandolo mentre appoggiava le braccia sul tavolo. La verità era che sembrava ancora più bello e magnetico di quanto si ricordasse, i lineamenti erano sempre quelli, ma più maturi. L'unica cosa che mancava erano i capelli, più corti rispetto al passato, ma che lo rendevano sempre stupendo.
- Vorrei non essere cambiato, ma queste rughe intorno agli occhi non me le sono sognate di notte, ci sono no? -
- Si beh ci sono - rispose la donna socchiudendo le palpebre per vederlo meglio.
- Ecco, allora forse sono cambiato, dieci anni fa ero un gran bel figo - disse mesto.
- Beh adesso non è che sei proprio da buttare... - cercò di confortarlo la mora, mostrando una sincerità sfacciata.
- Tu sei di parte, non vale! - rise Georg abbagliandola di nuovo.
- Oh beh, un pochino, ma che ci vuoi fare, a me quelli come te mi sono sempre piaciuti - rispose serafica - E stai tranquillo, non ci sto provando, mi sposo tra un mese - Mise le mani avanti sorridendo ed osservando la reazione del bassista.
- No, ora che ne avevo trovato una sana -
- Di cosa? - chiese Michelle curiosa.
- Di fan - disse come se fosse ovvio.
- Ecco, forse è proprio perchè non sono più vostra fan che sono sana di mente, voi non vi siete mai resi conto quanto sia faticoso essere fan dei Tokio Hotel, è quasi un lavoro - annuì la mora seria.
- Ci siamo resi conto che fino a qualche anno fa non potevamo neanche venire in un posto come questo senza essere assaliti -
- Certo, ma l'avete voluto voi -
- Pensi davvero che ce la siamo cercata? -
- Ti parlo a livello professionale Georg - rispose Michelle passando la testa su una mano sola - Più neghi una cosa, più la proteggi, più la gente la vorrà toccare, vedere, prendere. -
- Perchè a livello professionale, che lavoro fai? - chiese curioso.
- Oh non credo che tu lo voglia veramente sapere - rispose la donna ridendo.
- No son curioso, che lavoro può fare una che va in giro con un'agenda? La bibliotecaria? -
- No - rispose Michelle stizzita - Sono una produttrice -
- Di intimo? - chiese Georg stuzzicandola.
- No - la donna si contorse le mani e guardò oltre quei fari verdi che la stavano penetrando - Lavoro alla Warner, quindi immagina che tipo di produttrice possa essere -
L'uomo scoppiò a ridere, con la classica risata che lei aveva sempre adorato, e rimase incantata ad ascoltarlo.
- Sei il nemico quindi - disse il bassista tornando semi serio.
- Potrei dire la stessa cosa di te -
- Vero - annuì Georg - ed hai trovato i nuovi Tokio Hotel? -
- Più di un gruppo veramente - disse sicura Michelle - Ma non voglio vantarmi con te -
- Quindi pensi di essere un'esperta? -
- Non lo penso, lo so - si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lo guardò di nuovo a fatica - Io cerco sempre di limitare gli isterismi nei confronti dei miei gruppi, e devo dire che ai livelli che avete avuto voi non c'è mai arrivato nessuno -
- Vi volevamo bene... - disse piano Georg abbassando gli occhi.
- Ci evitavate bene, vorrai dire - Michelle sentiva dentro tanti pensieri che aveva represso dentro di sé, pensieri che avrebbe voluto dir loro da anni, ed ora anche se ne aveva beccato solo uno non poteva farsi scappare l'occasione - Tutte quelle belle parole nelle interviste "L'amore con le fan è possibile"... ma dove? Non potevate neanche avvicinarci che avevate paura di noi e delle possibili reazioni. Vi circondavate di bodyguard anche per andare in bagno, come pensi che una persona possa vivere tutto ciò nella normalità? -
- C'erano moltissimi concerti e incontri... -
- Certo, milioni di persone compresse tentando di arrivare in prima fila. - Michelle posò le mani sul tavolo, quasi rabbiosa - Sai quanti giorni prima bisognava venire in fila qui in Germania? -
- Una settimana... -
- Esatto! - si animò la mora - D'estate e d'inverno, sempre lì per voi ad aspettare, per potervi vedere una misera ora  e mezza, e vi vedevo più distanti che mai, anche se arrivavo davanti -
- E' strano sentirsi dire queste cose - rispose Georg triste.
- Prima o poi qualcuno te le avrebbe dette -
- Quando è cambiato tutto, non ce ne siamo neanche accorti, noi pensavamo di essere sempre gli stessi -
- Certo, Bill che si droga è una cosa normale - rispose Michelle stizzita.
- Io non ero d'accordo con quello che faceva - disse l'uomo alzando leggermente la voce - Nessuno di noi tre lo era -
- E' stato quello sommato ad altre cose che vi ha portato a dove siete oggi, ovvero al niente - continuò Michelle - Vivete con i diritti delle canzoni e non vi parlate quasi più -
Georg alzò gli occhi - Tu queste cose come le sai? -
- Scusa - rispose Michelle abbozzando un sorrisetto - Non dovrei saperle, ma le voci corrono, specialmente se si può parlare male dei pupilli dell'Universal -
- I pupilli dell'Universal? - chiese l'uomo ridendo - Non la metterei così, comunque, credi davvero che noi non avessimo voluto che andasse diversamente? -
- Credo proprio di si - annuì Michelle - Io lo vedevo in voi che lo facevate per la musica e non per i photoshoot. Lo vedevo che tutto quello che c'era di contorno vi faceva schifo, noi lo percepivamo, ma voi lo continuavate a fare, perchè è così che funziona lo showbiz, lo so io, lo sai tu, lo sanno tutti. -
- Già - rispose mestamente mentre arrivava il suo piatto di pasta di fronte a lui.
- Posso farti una domanda? - chiese Michelle mentre le posavano l'insalata davanti - Dove sono gli altri? -
Il bassista prese la forchetta e sorrise - Bill in riabilitazione, esce tra qualche giorno, non vedo l'ora di vederlo, è ingrassato, sta bene - prese due rigatoni e li osservò soffiandoci sopra - Tom non esce di casa da più di un anno, ogni tanto lo vado a trovare e cerco di convincerlo di tornare ad Amburgo, ma non si vuole muovere da lì, sta bene, ma non riesce a mettere piede fuori dalla porta -
- Com'è? - chiede la donna rimanendo impressionata da quello che le stava dicendo.
- Senza dread e fa finta di essere felice in mezzo alla campagna- rispose mettendosi la pasta in bocca.
- Tomi - sussurrò Michelle abbassando lo sguardo - Quanto mi dispiace -
- La realtà è che il successo ci ha logorato, ci ha distrutto, ci ha portato su in cima e poi ci ha schiacciato -
- Gustav? -
- Lui sta bene, si è sposato ed ha due bellissimi maschietti, vive a Magdeburgo ed è felice, anche se non può suonare la sua batteria come prima - rispose soffiando quasi - In verità non so neanche perchè sto raccontando queste cose a te, ma non mi capita spesso di parlare con qualcuno che sappia tutta la storia dall'inizio, e non dover spiegare alcune cose è decisamente rilassante -
- E tu? - chiese Michelle non ascoltando ciò che le diceva - Tu come stai? -
- Stressato e felice grazie - rispose sorridendo.
- Le battute non ti mancano mai - constatò Michelle - Non ti sono mai mancate -
- Beh preferisco prenderla con filosofia - risponse infilzando altri due rigatoni - Altrimenti mi andavo a chiudere con Tom dentro una villa di quattro piani -
- Fa molto chic, potevi pensarci seriamente -
- Già - rispose lui - Invece ho preferito sposarmi una stronza russa che mi ha lasciato per un altro stronzo russo -
- No - disse la donna quasi sconvolta - Ti sei sposato?! -
- Si, siamo stati sposati 5 anni ed ho due bambine - a quelle parole il suo sorriso si illuminò ancora di più.
- Ed io che pensavo che sarei stata io la madre dei tuoi figli - ridacchiò Michelle mangiando un boccone di insalata.
- Beh all'epoca eri una fan, e noi avevamo paura delle fans no? - disse Georg ironico riferendosi al discorso precedente di lei.
- Infatti, lei immagino che non sia stata tua fan -
- Era una modella, non sapeva neanche chi fossi, quando l'ho conosciuta non mi sembrava vero che qualcuno non sapesse chi ero, ci siamo sposati troppo presto, dopo pochi mesi, ma la amavo davvero -
- Ma come ha fatto a tradirti? - disse Michelle pensando ad alta voce con gli occhi a guardare l'ambiente.
- Ah chiedilo a lei -
- Mah, una pazza - continuò la donna concentrandosi sull'insalata ed infilzando il radicchio quasi con rabbia.
- Grazie, quanta partecipazione -
- Prego - alzò gli occhi ancora sgranati - Io certe donne non le capisco -
- Neanche io - rispose lui - Veramente non le capisco tutte, ma sto cercando di trovare dei punti di contatto -
- Sei qui per lei? - chiese Michelle ingoiando altra insalata.
- Si, si è trasferita qui con le bambine, le posso vedere solo nel fine settimana, per cui faccio avanti e indietro da Amburgo -
- Ma oggi è mercoledì - lo contradisse.
- Sto cercando casa qui a Berlino, per evitare di stare sempre al Ritz, sai, questi luoghi mi ricordano i vecchi tempi, e per il mio cuore da inguaribile romantico fa male -
- Quante ore ci ho passato lì sotto, ad aspettare che usciste - si ricordò Michelle alzando gli occhi al cielo.
- Quante? - la sfidò Georg.
- Troppe - rise la donna - Una volta stava anche nevicando, ma sono rimasta sotto, avrei fatto di tutto... -
- Per me? -
- Per voi - lo corresse - Eravate la mia droga, se non vi vedevo stavo male, vi ho seguito il più possibile e non me ne pento però mi rendo conto di aver costruto quegli anni solo su sogni -
- Beh mi sembra che tu sia venuta su bene signora produttrice - la canzonò il bassista.
- Non mi lamento -
- Però sai, ora che ti guardo bene, hai un viso conosciuto - le disse Georg fissandola.
- Sì - disse lei arrossendo leggermente - Il 23 settembre 2006 abbiamo parlato -
- Davvero? - chiese lui ridendo -  E cosa ci siamo detti? -
- "Ciao Georg" e tu "Ciao" - disse lei imitandone la voce e facendolo ridere - "Possiamo farci una foto?" e tu "Certo" -
- Tutto qui? -
- No, poi io ti ho detto "Grazie" e tu "Prego". Il resto delle volte che pensavo mi avessi guardata immagino siano state solo mie percezioni -
- Beh guardavo da molte parti -
- Veramente tu non guardavi mai negli occhi una persona, se capitava era un evento unico -
- Ero un ragazzo timido - scherzò lui prendendo il calice del vino e portandoselo alle labbra.
- Ed io ero Jessica Rabbit - disse lei ironica - Tu e Tom eravate assurdi, almeno lui lo diceva apertamente e faceva anche un po' schifo, ma tu mio caro eri il peggiore -
- Io? - rise lui - Perchè? -
- Perchè era palese che tu e Tom andavate felici in coppia a mietere giovani vittime, anche se credo sia stato quello che volevano uscisse fuori -
- Brava, sei perspicace -
- In realtà io lo sapevo che Tom è di una timidezza da far spavento, lo sapevo e lo dirò sempre -
- Beh sì, è timido, ecco perchè la maggior parte delle volte era ubriaco -
Risero insieme a quella battuta, lui ricordando alcuni episodi divertenti, lei cercando di immaginarseli, ma tornarono subito seri.
Michelle sospirò e prese altre due forchettate di insalata portandosela alle labbra.
- Mi fa male pensare che voi non siete più voi -
- Anche a me, pensavamo che sarebbe rimasto tutto perfetto per sempre, ma ci sbagliavamo -
- "Wir bleiben immer..." - sussurrò Michelle guardandolo mentre ripuliva il suo piatto con la forchetta e la guardava.
- Ok, ora che siamo giunti alla fine del viale dei ricordi, cambiamo discorso - disse subito Georg - Dimmi un po', ti sposi davvero? -
- Oh si - disse Michelle sorridendo - Ammetto che avrei voluto che tu fossi il mio sposo, ma devo accontentarmi -
- Non si può avere tutto dalla vita -
- L'ho capito dieci anni fa - rispose lei fissandosi le mani e pensando nuovamente che tutto quello era assolutamente una delle cose più assurde che le fosse mai capitata nella vita.
- E' strano Georg - continuò Michelle - Mi era sempre sembrato di conoscervi, come se foste miei amici, ed ho sempre sognato di cenare con te in un posto simile, ma ora che mi sta succedendo non provo niente -

- Non ti faccio neanche un po' effetto? - chiese lui offeso.
- Non è quello, è come se io me lo fossi aspettato che prima o poi sarebbe accaduto, ed ora che è successo non ho nient'altro da aspettare -
- Hai il tuo matrimonio -
- Sì quello si, ma parlo di te, di voi, ora che anche questo è successo, ho chiuso, definitivamente - sospirò Michelle - E' brutto arrivare a questa consapevolezza -
- Magari questa non sarà l'ultima volta che ci vediamo -
- Magari stai vaneggiando perchè hai bevuto troppo vino - scherzò lei.
- Ci credi nei sogni? -
- Credere nei sogni? - chiese la donna incredula - Sotto queste vesti c'è un mondo che tu non conosci -
- Cioè? -
Michelle si sbottono il bottoncino della camicetta bianca del polsino sinistro e lasciò la manica salire fino alla spalla. All'interno del braccio gli mostro "Sognatrice" scritto nero su pelle, collegato tramite cinque stelle colorate ad una più grande sul polso. L'uomo rimase un attimo sorpreso e le fissò il braccio disegnato per alcuni secondi.
- Allora non ho idea di chi ho di fronte - disse Georg fingendo di aver paura - Tutta perfettina fuori e piena di tatuaggi sotto ad una camicia di seta -
- Te l'ho detto che qui sotto c'è un mondo che non conosci - scherzò nuovamente la mora portandosi i capelli da un lato della spalla, prima di sistemarsi la camicia.
Non fece in tempo ad abbottonarlo che il telefono cominciò a vibrare sonoramente e dovette cercare per bene prima di ritrovarlo nell'enorme borsa di pelle rossa.
- Scusami - disse rivolta verso Georg prima di rispondere - Pronto? -
- Mimi - la chiamò Chris dall'altro lato del telefono - Dove sei? -
- A fare una cosa chiamata pranzo - disse lei fissando il bassista mentre si guardava intorno.
- Beh muovi il sedere e ritorna in ufficio, abbiamo la nostra diva che fa i capricci e non so come fermarla -
- Va bene, arrivo subito, dille di sedersi sul mio divano e mettile la traccia otto dell'mp5 inserito nella USB -
- Perfetto -
- Arrivo -
Michelle chiuse il telefono e guardò Georg sconsolata - Perdonami ma ho un emergenza artista livello otto -
- Non preoccuparti - rispose lui alzandosi mentre lei prese una banconota dal portafoglio e la gettava sul tavolo, i soldi di carta esistevano ancora, loro malgrado.
- Ti avevo detto che ti offrivo il pranzo per l'agenda - disse lei prima che potesse replicare qualcosa.
Lui alzò le mani - Non ho detto niente -
- Meglio prevenire che curare - rispose lei infilandosi la giacca di pelle e guadagnando l'uscita del locale.
Camminarono in silenzio fino al marciapiede davanti al Ritz dove Michelle si ricordò in un lampo lei che correva dietro una delle loro macchine.
- Non puoi capire quanto mi abbia fatto piacere vederti - disse lei sorridendo.
- E a me conoscerti, Michelle -
- Sono sicura che una cosa simile non succederà mai più per cui - si sporse in avanti lasciandogli un bacio sulla guancia - Grazie di tutto, per quello che è stato -
- Grazie a te per il pranzo - rispose lui sorridendo.
- Beh ciao - disse lei timidamente girandosi di spalle e camminando nella direzione opposta. Non sentì la risposta da parte di Georg, e non le importava. Sapeva solo che uno dei desideri più grandi della sua vita, anche se passata, si era avverato, ed era sempre più convinta che le cose agognate prima o poi arrivano.
  
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